"Elisio Calenzio. Un Poeta Umanista" by Brandisio Andolfi

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Elisio Calenzio* ( Giovanni Luigi Galluccio 1430 1502 ?

) : un poeta
umanista della Terra degli Aurunci, di cui ne esalta la feracit e la bellezza
naturalistica.
Elisio Calenzio vissuto nel cuore dellUmanesimo napoletano e ne rispecchia la
cultura e lo spirito attraverso le sue opere e la sua vita. Ebbe la fortuna di formarsi
negli ambienti intellettuali di quei mecenati definiti da Vespasiano da Bisticci << due
singolari lumi >> : papa Niccol V ( 1447 1455 ) , << il papa pi liberale del
liberale suo secolo >> ( L . Von Pastor ), e Alfonso dAragona ( 1442 1458 ) il
Magnanimo. Alcuni biografi del suo tempo, ma anche dopo, fra cui P. Giovio , C .
Gesner , F. De Jorio , C . Villani, ecc ..., lo vogliono erroneamente nativo di Anfratta,
in Puglia, presso Bari ( forse anche per richiamo toponomastico con Fratta ), mentre
D. Chioccarello gi nel 1647 lo dice << ex oppido fractarum sive Amphratarum, in
Campania prope Cajetam >> perci, di Fratte, ora Ausonia, presso Gaeta. Dunque
certo che il Calenzio sia nato a Fratte, - Ausonia dal 1862, con delibera del 23 agosto
e approvazione definitiva con R. D . 21 settembre 1863, per distinguerla
definitivamente da altre Fratte : Fratta Maggiore, Fratta Minore, sempre del Regno di
Napoli - in data 1430 , come si evince chiaramente dal suo testamento fatto nel 1474,
prima di intraprendere un lungo viaggio in Francia per accompagnare Federico
DAragona, quando aveva 44 anni . Infatti si legge : << Elisius Calentius testator
scripsi acclausi anno Christi quadragesimo septuagesimo quarto supra millenium
sexto Calendas novembris, anno natus quattuor et quadraginta >>.
Fu amico del Pontano, del Sannazzaro, del Panormita, del Minturno, del Campano,
del Colocci e tanti altri con i quali si misur e scrisse opere epiche, poesie ed elegie
solo nella lingua latina che restava lunica accademica e curiale del tempo. Trascorse
tutta la sua vita alla corte di Ferrante DAragona , e qui ebbe molti incarichi
diplomatici. Abbandonati gli studi di legge presso lUniversit di Napoli, dove
laveva indirizzato il padre, si dedic interamente alle lettere. A soli ventidue anni,
compose il suo primo poemetto epico in latino : Craucus su de Bello ranorum ac
murium, un poema in tre libri che , rifacendosi sulla falsa riga, sia a Omero che a
Virgilio, narra , con piglio epico, avventure, episodi, battaglie, amori e contrasti
sentimentali che succedono nel mondo dei topi e delle rane ( i cui rappresentanti sono
Oleardo e Cicenetto per gli uni e Crocco e Crauco per gli altri ), il tutto con un tono
comico, umoristico, avventuroso e favolistico; che subito gli procur fama ed
ammirazione fra gli amici e i contemporanei, tanto che il re di Napoli, Ferrante, figlio
naturale di Alfonso DAragona gli diede, nel 1463, lincarico di precettore di suo
figlio Federico e quello di una ambasceria presso Anna Colonna vedova di Antonio
Orsini, coinvolto nella congiura ( la prima ) dei Baroni .
Messosi in mostra come bravo fautore nella Corte aragonese di Napoli, si trov
affidati molti importanti incarichi di Stato che port a compimento con diligenza e
bravura . Sicch , nel 1465, lo vediamo insieme a Federico DAragona prelevare e
accompagnare a Napoli Ippolita Sforza, sposa di Alfonso II , Duca di Calabria; e per
loccasione scrisse il bellissimo Carme nuziale per la divina Ippolita e Alfonso
*Nome accademico datogli dal Pontano

Duca di Calabria, scritto su modello di quelli greci e romani, nonch di altri suoi
contemporanei, come Francesco Bertini, G. Pontano, e ancora di G. Brancati e
Ludovico Carbone che ne scrissero anche in occasione del matrimonio di Eleonora
DAragona con Ercole DEste . Come nellantica Grecia e nella classica Roma, anche
nel Quattrocento umanista vigeva a Corte labitudine di comporre carmi nuziali in
occasione di matrimoni regali. Anche Calenzio, appunto, ne compose uno per le
nozze di Alfonso DAragona e Ippolita Sforza. Il poeta umanista Calenzio, per , pur
rifacendosi agli schemi classici e tradizionali, cant della gioia, del desiderio amoroso
degli sposi, dellauspicio della prole, dellelogio agli sposi e ai parenti, per
loccasione storico epocale e di svolgimento; lo impost su di un racconto poetico
di un viaggio calato in una realt viva e rispondente ai fatti accaduti e narrati : un
principesco corteo nuziale che da Milano deve condurre la sposa a Napoli. Da qui la
descrizione di tutti i luoghi che il corteo dovette toccare fino al trionfale ingresso a
Napoli , che noi possiamo , oggi, leggere anche nella particolareggiata cronaca del De
Tumulillis. Tralasciando le bellissime descrizioni riguardanti i particolari del corteo
con tutti i suoi apparati, della magnificenza dei cavalieri, dei baroni, dei cortigiani,
dellammirazione del popolo e , soprattutto, dei giovani e fanciulle tutti presi
dallaspetto raggiante e felice della graziosa Ippolita, ci colpisce la eccezionale
descrizione del banchetto nuziale dove, fra laltro, << si fanno ammirare sulle mense
imbandite i sontuosi convivii / in coppe dargento e in vasi doro rossiccio , / infine
ogni tipo di vasellame; sopra vi sta ogni genere di uccelli : / fumano i piatti dei
pavoni posti sopra; [ ] uomini, portate bevande ma non lacqua del Sebeto / bens
quel gran vino sincero quale fanno a Sessa, quale a Taranto . / Servi , cos versatelo
nelle coppe cos come ! >>.
Quale accompagnatore del giovane Federico DAragona, nominato luogotenente
generale nelle Puglie, Calenzio lo segue e risiede per due anni a Taranto. Nel 1474,
poi , ebbe limportante incarico di accompagnare il suo protetto nel viaggio che fece
in Borgogna, presso la corte di Carlo il Temerario, del quale Federico avrebbe dovuto
sposare la figlia Maria, cosa che non avvenne per tante peripezie militari e di mirate
proposte matrimoniali non riuscite ( in ultimo Maria fu promessa sposa a
Massimiliano DAsburgo ). Il Pontieri la defin una vera Penelope dei suoi tempi
per il continuo cambiamento di fidanzati ai quali il padre la sottopose . Proprio in
questa delicata missione pens di fare testamento prima di lasciare la casa e la sua
famiglia per tre anni. Ma ci gli diede loccasione di conoscere , descrivere e cantare
tutte le avventure che incontrarono e superarono lui e il suo Federico lungo il viaggio
in Italia , in Francia e in Europa, dopo aver oltrepassato i confini italiani. Si ha cos la
possibilit di leggere belle e chiare pagine sui paesaggi e le visioni di citt italiane,
ma pure tanta malinconia provata dal Calenzio lontano dalla sua Fratte, la famiglia e i
bei luoghi della sua terra.
I freddi nebbiosi e privi di sole paesaggi nordici sono messi a confronto, insieme ai
rozzi costumi degli abitanti del Nord, con quelli ariosi e dolci della Terra Aurunca.
Perci laccorata preghiera agli dei Italici Ad Deos italos benefici e protettori
della sua gente e delle sue terre , contro << la barbara Francia >>, gli dei
*Nome accademico datogli dal Pontano

dellAusonia, perch proteggano il << poeta amico >> per aver cantato << i vostri
doni e i numi / e le varie raffigurazioni che un povero volgo vi diede / attraverso
forme immaginate , con mano imprecisa; >>, e << la barbara Francia >> in preda
alla sua follia di << guerre crudeli >>. Allora grida disperato il poeta << o patria, o
cari amici, un tempo mia forza, / o moglie , massimo affetto della mia anima/ quando
sar che potr dire : addio pessima terra ! >>. Ugualmente , con una trasposizione
storico-temporale, immagina sia accaduta nella guerra dei Geti o Goti che tanto
disprezza, come canta nella lirica Finis belli Gotorum per essere stati barbari e
devastatori; ( cos come accadr , secoli dopo, ancora durante la Seconda Guerra
Mondiale - 1943/44 - quando tutti corsero sui monti per sfuggire alla cattura delle
armate tedesche e ai disastri rovinosi degli alleati , e soprattutto alle violenze dei
marocchini e algerini), e ci amaramente canta e descrive nella lirica rivolta allamico
Pacifico Massimi Poeta, << Un soldato Barbaro , calato da terre nordiche, / aveva
ordinato che i campi italici fossero devastati / e incendi i boschi sacri e distrusse le
citt . / Chi penserebbe che ignoti Geti abbiano potuto ci [] la giovent
ausonide superstite della citt distrutta / dalle fondamenta occupa a schiera questo
colle/ e costruisce nuove mura sullalto Cesco ( frazione di Fratta )[] Ma a me
reduce dopo ci sono stati dati i campi confinanti / con la porta situata a Nord ed
anche la casa . / Tuttavia campi , boschi, quella casa , il suolo, sono stati acquistati /
col mio danaro ed ora sono campi e casa anche per il mio impegno . / Io stesso, di
mia mano , ho piantato il cotogno venuto / da Cipro e i virgulti colti sul litorale
greco / i pruni che possibile vedere negli orti di Sagunto , / i fichi provenienti da
Lampsaco. / Infine raccolgo pomi ricercati per diverse regioni / che ho riunito in un
piccolo campo , come potete vedere ; / la stessa casa non rozza , sebbene la nuova
terra / che mi ospita non sia n Roma n Capua [ ] dolce suolo per me la patria e
ancor pi dolci i genitori , / dolce la moglie e dolce tutta la cara casa . >> Infine ,
dopo aver confessato allamico di non aver voluto abitare << a Baia o nella lasciva
Taranto o nella tua Napoli >> localit , per, ritenute sempre care perch vi trascorse
la tua fanciullezza , continua a dirgli << non ti dispiaccia che ora sia frattese io che
fui ventusino o ausonio >>. Come ventusino ci ricorda di aver amato << la bella
Aurimpia >>, donna di Ventosa che gli pieg lanimo e fu lispiratrice di molte sue
poesie .
Abbiamo saputo cos la sua origine e la sua patria nata che tanto ha di stirpe della
Gente Aurunca. Nellelegia Alla moglie Manenzia continua ancora il suo afflitto
dialogo a distanza con la sua Cara e , per rassicurarla della propria fedelt, dice che
nessuna donna francese dai costumi licenziosi, anche per gli indumenti femminili
portati << tagliati in modo da lasciar vedere il femore scoperto / dunque nella coscia
ogni bella prestanza >>, lo avrebbe mai ingannato , perch di un paese freddo,
umido e nebbioso , coperto di selve o colli e con una terra senza risorse << dove i
dolci fichi non vengono alla mensa / n il cocomero n ci che ha lorto italico , / n
si vede alcuna zucca dal grande ventre / col collo contorto che sta davanti alle porte.
/ Non abbiamo visto un solo melone in due anni, / n vi sono le pesche che il mio
fondo produce , / n ho davanti a me le graditissime melagrane, / n alcuno estrae
*Nome accademico datogli dal Pontano

olio dalla verde oliva, / e la mia candida mensa non rosseggia di ciliege , / qui dove
la donna sposata non cura la capigliatura , / ma rasatosi di propria mano sembra
una brutta pecora. / Come puoi pensare, allora, che unaltra donna possa offrirmi le
tue carezze ! Credimi, moglie, non ho trovato niente in questa regione / che mi
piaccia e la terra mi odiosa [] Mi sia sufficiente, e gli dei me lo permettono , di
toccare / i confini dItalia , i tuoi confini, o mia terra , / e lodare con te Manenzia, i
nostri monti e pregare insieme a te gli dei patrii / perch giungano le gioie sperate di
una serena vecchiaia>>. Nostalgia , desiderio e amore per la moglie, la patria e i
dolci luoghi della sua ubertosa terra rendono bella e interessante questa elegia Alla
moglie Manenzia . Elisio Calenzio fece della Terra Le Fratte motivo ispirativo
delle sue poesie , elegie e poemi scritti in stile classico, in virt dei suoi studi
umanistici e della conoscenza delle opere dei grandi autori latini, e soprattutto delle
opere virgiliane che dovette leggere , studiare ed assorbire con la mente e lo spirito
fino a trasferirne il valore e lo stile nei suoi scritti. Elisio infatti , se si rivolse agli
autori del passato, aderendo spesso alla materia epica dellEneide e, nel gusto dei
racconti a tinte forti e alle Metamorfosi di Ovidio, seppe fare parodia del poema
virgiliano ( Craucus ) e temperare leccesso degli amori e tradimenti insito nei
racconti dellaltro poema ( Mauri et Naiae amantium - Amanti infelici ), come
pure si riserv la libert di narrare nuovi miti, un po troppo spinti e pornografici
come quelli degli amanti Ciulo e Fiale convertiti in cani ; per la sua Venere ( De
Venere ) ; lirica bellissima inclusa negli Opuscula , che parla dei sacrifici a cui si
sottoposero le timide donne ausone , forti guerriere pronte a combattere i feroci Galli
e riscattare con dolore e amore i loro cari mariti morti in guerra , finita con abbracci
tra guerrieri e le donne in una pace amorosa . E l Hector libellus ( un rifacimento
della vita e morte delleroe omerico, trasposizione epico-storica della guerra contro i
turchi 1453 / 1464; contrapposizione tra occidente e oriente , fine dellImpero
Romano dOriente ); e fra laltro sono da ricordare gli Opuscula, la raccolta pi
importante di tanti componimenti di alta poesia e una variet di generi, non ultimo
quello erotico ben evidenziato in una elegiaca giocosa pubblicata da Benedetto
Croce. Essa parla di un arbitrato di Elisio intorno alle capacit amatorie di tre donne,
una vergine , una sposata ed una vedova e dice cos << Comincio dalla fanciulla
tenera e intatta ; Ella rifugge i miei duri colpi ; la sposata giace e pi volte mi affatica
le forze ; ho allungato poi mani vogliose verso la vedova : ella non rimase mai ferma
in tutto il letto . Felici quelli che hanno abitato le case delle vedove >>. Il Calenzio
concepisce lantica letteratura come un grande laboratorio da utilizzare per il suo
poetico narrare usandolo , per , attraverso il travestimento del moderno con
lantico : i personaggi epici omerici virgiliani diventano personaggi turchi e
occidentali impegnati nei fatti storici del tempo . I pontefici Niccol V, Callisto III ,
Pio II,il Solimano , Ettore / Maometto danno materia episodica ad un epica nuova,
moderna, di stile, e di forma. Laver cantato in senso georgico i suoi campi , le sue
terre e soprattutto i suoi monti, colli e campagne , ce lo dimostra in tanti suoi versi;
infatti da Calenzio << la natura della valle dellAusente , parte dellantica terra degli
Ausoni, fu sentita come realt viva luogo di piacere e di libert, centro ispiratore di
*Nome accademico datogli dal Pontano

una poesia scevra da preoccupazioni politiche e pratiche >>. E ci corrispondeva


esattamente ad una pratica di vita della << nobilt napoletana depoca aragonese che
si convertiva sempre pi alla cura del feudo, base del suo potere economico >>.
Da questo interesse furono presi anche altri nobili del tempo che , addirittura ,
trasferirono questa passione per la natura anche in alcuni loro scritti : questi furono
Tristano Caracciolo, il quale esortava un amico ad occuparsi del suo feudo ; il
Pontano, che descrisse << con quale cura la moglie coltivasse gli alberi da frutto e in
particolar modo i limoni >> ; il nobile Belisario Acquaviva, che illustrava con
orgoglio lorganizzazione della propria azienda di campagna . E in questo sistema di
attivit non fu da meno Calenzio , che, anzi, in quasi tutte le sue opere non tralasci
mai , quando se ne presentava loccasione , di cantare , illustrare e manifestare
linteresse e la passione per la campagna e lagricoltura in generale con le sue
bellissime e particolareggiate descrizioni naturalistiche ; sicch , a ben ragione,
poteva esprimere , allinizio e alla fine nella elegia In lode degli orti : << loder ogni
cosa colui che avr visto orti e vigneti >>. E dopo aver invocato i vari Dei protettori
di piante , erbe, messi, viti , olive, pesci , fiere, acque, uccelli , semi, fiori, ecc ..
conclude : << Chi tra gli uomini dunque pi felice ? Solo colui che possiede le
delizie dei poderi , doni degli dei >>.
Ed egli fu uno di questi , come si evince ancora da una sua elegia Ad Pontanum de
sua Patria, in cui descrive accuratamente la casetta , la campagna , lorto che con
amore coltivava insieme alle piante . Infine unaltra elegia , in cui canta con profondo
amore la natura, quella scritta e dedicata A Vito Rutilio sui luoghi a lui cari .
Calenzio ci ha lasciato molte Elegiae ( Libri III ), Epistulae ( Libri III ), e Epigramma
e Poemi epici di vari argomenti storico favolistici ; rivelandosi grande cultore ,
amatore e compositore di opere ad imitazione di quelle dei classici antichi.
Lelegia A Vito Rutilio forse quella, fra le altre, dove pi forti e rimarcati sono il
richiamo e lispirazione alla georgica poesia di Virgilio e alla sua cultura rurale , tanto
sentite e cantate nella letteratura classica antica , e via via poi in quella dei grandi
poeti del Trecento fino ai giorni nostri , passando per gli Umanisti del Quattrocento ,
fino a quelli dellOttocento romantico e amanti della natura, riscoperta sia pure in un
contesto malinconico e meno solare . In questa ultima elegia, il Calenzio si
abbandona ad un richiamo della memoria rurale e della predilezione della vita
campestre che gli permette di rivivere i tempi in cui con zelo riuscito a trasformare i
campi , una volta del tutto incolti , un suolo che fu prima boscoso , in ubertosi e ricchi
di alberi da frutta, perch << coltiv il suolo con arte ammirevole >>. Nel testamento
poi precis : << Vorrei che la mia casa che io stesso ho fatto e il fondo piantato di mia
mano e comprato con i miei soldi che detto Valle Calenzia, non siano mai divisi n
separati dal nome Calenzio >>.
Questo gli permette cos di nominare e citare , come in un breve erbario , erbe e
piante medicinali quale il tarassaco, la ruta, il mirto, il lauro, ed altre o ricordarci
alberi, i cui frutti sono stati sempre utili e necessari alluomo : il mandorlo, il fico, il
gelso, sia per i suoi frutti rossi o bianchi sia per la produzione della seta.
*Nome accademico datogli dal Pontano

Tutto questo poter ricavare << Da orti strappati alle rocce dei monti ( fra cui quello
del Fammera che sovrastava le Fratte ) / dai quali , dice, io possa ammirare i campi
dellAusonia / e i fiumi ( Ausente e Garigliano ) e le imponenti cime e i prati
profumati / e i lidi ameni lungo il mare Tirreno . / Ho in odio la pianura vasta dei
campi distesi / ed i luoghi che sono contigui ad alture , / quali quelli che confinano
col Volturno e col Vesuvio. [] Io prediligo invece i colli sanniti / e Suessa o prima
di tutto la regale Napoli >>. Raggiunti gli anni del sospirato riposo ( come ci viene
ricordato anche da altri poeti cortigiani del tempo, quali lAriosto che era stato per
molto tempo al servizio degli Estensi ) , finalmente il poeta , lumanista e cortigiano
presso gli Aragonesi di Napoli, pu esclamare : << Io qui, ( nellorto e nella comoda
casa di Fratte protetto dallombra dei pampani dai raggi del sole , seduto a terra /
seduto a terra o in piedi , colgo frutti dorati . / E ora canto quelle stesse poesie che
scrissi per gioco / quasi fanciullo, ora questi versi ora altri >>.
Ci nonostante fu saltuaria , per i tanti suoi impegni politici presso la Corte degli
Aragonesi di Napoli, la sua permanenza tranquilla e spensierata nella dolce residenza
frattese ; e forse per questo, ogni qualvolta, se ne allontanava o era costretto a starne
lontano, la cant con tanta passione , rimpianto e nostalgia . Che anzi la vera e
desiderata pace la pot godere dopo morto ed essere stato sepolto , come fermamente
desiderava e volle , nella chiesa di Santa Maria del Piano in Fratte, lasci scritto :<<
Se morir alle Fratte o da essa non troppo lontano , desidero essere sepolto nel
tempio della Vergine Santa detto di Gorga Longa ( fiume lungo ) nel territorio frattese
voglio che l le mie ossa siano sepolte sotto una lapide e che su di essa si scritto il
mio nome, in mia memoria e per ledificazione dei miei discendenti >> oggi Ausonia,
in un sarcofago di marmo che si pu ancora ammirare, eretto in una forma semplice
ma ammirevole, sopra il quale il figlio Lucio Calenzio , secondo il testamento
paterno, fece scolpire queste parole :
Viator
Si tibi sit foelix et faustum iter qui sim discito
paucis verbis
hic ego vates Jacco Calentius somno sopitus gravi
donac me tubicen aetheris excitet vocans ad pias
superum sedes
legistin amabo dic abiens vale
L. Calentius Helisii Cal. F. ex testamento patris
M.D.XXI
<<O passeggero, se il cammino ti sia felice e fausto ,
ti piaccia sapere chi io sia .
Qui riposo io , Calenzio poeta addormentato nel sonno eterno ,
fino a che il trombettiere del cielo non mi dester,
chiamandomi alle pie sedi celesti.
Hai letto ? Ne avr piacere. Andandotene dimmi : Addio.>>
L. Calentius Helisii Cal. F. ex testamento patris
*Nome accademico datogli dal Pontano

M.D.XXI
Nota : Per la stesura di questa breve scheda ci siamo avvalsi liberamente dei seguenti testi :
1 Maria Grazia De Ruggero Il poetico narrare di Elisio Calenzio Umanista del Quattrocento
napoletano Edizioni Palazzo Vargas , Salerno, Marzo 2004
2 Maria Grazia De Ruggero Ausonia I luoghi della natura e della storia Comune di Ausonia
1995.
3 Gabriele Inglese Civilt Aurunca Numero 70 Caramanica Editore Marina di Minturno (LT)
4 Gabriele Inglese Testamento di un poeta delle Fratte : lumanista Giovanni Luigi Galluccio
(Elisio Calenzio ) Civilt Aurunca Numero 72 Caramanica Editore- Marina di Minturno (LT).
5 Le illustrazioni sono state prese dal libro di Maria Grazia de Ruggiero : Ausonia I luoghi
della natura e della storia. Comune di Ausonia 1995
6 La raffigurazione del sarcofago con epigrafe di Elisio Calenzio sito nella chiesa di Santa Maria
del Piano in Ausonia, stata presa dal n 72 della Civilt Aurunca Caramanica Editore
Marina di Minturno ( LT ) 2009
7 Ricordiamo che quasi tutti i manoscritti originali si trovano nella Biblioteca Apostolica Vaticana
e , in particolare , nei seguenti Codici : Cod. Vat. Lat. 2833, 3367, 3372, 3909, ed ancora , Cod .
Vat. Lat. 3352, 5640; Cod. Ottob. Lat. 2860. Molti altri manoscritti non sono stati trovati.

- Brandisio Andolfi -

*Nome accademico datogli dal Pontano

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