Il documento descrive come il fascismo in Italia abbia creato una religione civile nazionale attraverso l'istituzionalizzazione di riti, simboli e festività. Vengono analizzate le tre fasi di questo processo e come il fascismo abbia monopolizzato l'universo simbolico dello stato per imporre la propria dottrina totalitaria.
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Il documento descrive come il fascismo in Italia abbia creato una religione civile nazionale attraverso l'istituzionalizzazione di riti, simboli e festività. Vengono analizzate le tre fasi di questo processo e come il fascismo abbia monopolizzato l'universo simbolico dello stato per imporre la propria dottrina totalitaria.
Il documento descrive come il fascismo in Italia abbia creato una religione civile nazionale attraverso l'istituzionalizzazione di riti, simboli e festività. Vengono analizzate le tre fasi di questo processo e come il fascismo abbia monopolizzato l'universo simbolico dello stato per imporre la propria dottrina totalitaria.
Il documento descrive come il fascismo in Italia abbia creato una religione civile nazionale attraverso l'istituzionalizzazione di riti, simboli e festività. Vengono analizzate le tre fasi di questo processo e come il fascismo abbia monopolizzato l'universo simbolico dello stato per imporre la propria dottrina totalitaria.
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Emilio Gentile:
Il Culto del Littorio
INTRODUZIONE: ALLA RICERCA DI UNA RELIGIONE CIVILE PER LA TERZA ITALIA.
Anche in Italia, come ovunque, il nazionalismo moderno
venne formandosi sul principio della divinit della patria. Il mito della rigenerazione morale degli Italiani attraverso una religione della nazione fece presto presa sulle lite dominanti. Si trasfer dal mito della rivoluzione dei giacobini italiani, al misticismo politico di Mazzini fino alla classe dirigente post-risorgimentale sotto forma di mito della rivoluzione nazionale incompiuta (ununificazione avvenuta con lindifferenza o lostilit della maggior parte della popolazione).
Nonostante gli amministratori della Terza Italia avvertisse la
necessit di dar forma ad una coscienza unitaria collettiva
attraverso una religione laica nazionale, i risultati in questo
senso furono assai modesti a causa:
1) della convivenza nella stessa classe dirigente di visioni
contrapposte di quale avrebbe dovuto essere la nuova religione e di come essa sarebbe dovuta essere diffusa tra le masse;
2) lo scarso impegno e coesrenza della pedagogia nazionale;
3) la funzione commemorativa delle liturgie nazionali
improntate alla mestizia e al rito del rimpianto;
4) la mancanza di continuit e coordinamento delle
manifestazioni nazionaliste che coinvolgevano sempre una massa doccasione e mai una massa liturgica;
5) la concorrenza agguerrita della religione internazionale
del socialismo;
6) la fondamentale diffidenza della classe dirigente
risorgimentale nei confronti delle masse.
Agli inizi del nuovo secolo la borghesia liberale abbandona
definitivamente ogni proposito di formazione religiosa degli italiani. Lobbiettivo della rigenerazione morale culturale viene assorbito dallavanguardia modernistica e presentato come via duscita alla crisi esistenziale delluomo moderno dopo la caduta delle fedi tradizionali. La religione proposta da questi intellettuali era per una fede aristocratica che ignorava le masse e la liturgia.
Rilevante impulso alla sacralizzazione della politica venne,
con la Grande guerra, dal mito dellesperienza di guerra, dalla propaganda patriottica e dal culto dei caduti (linaugurazione dei monumenti dei caduti divenne occasione per i primi esperimenti di liturgia di massa). Attraverso il sacrificio del sangue e la violenza rigeneratrice della guerra (presentata come la continuazione della rivoluzione risorgimentale) il nazionalismo italiano diffuse, per la prima volta in dimensioni veramente di massa, il mito della patria.
Spicc in questa fase la figura di DAnnunzio che si elesse a
profeta della religione della patria e fu efficace ed influente inventore di miti, riti e simboli nazionalisti.
1. LA SANTA MILIZIA.
Il fascismo ebbe origine (come molti altri movimenti quali il
combattentismo, larditismo e il futurismo) da quello stato di effervescenza prodotto dalla guerra. Inizialmente il fascismo si limit a presentarsi come il continuatore del radicalismo nazionale di cui riprese la religione. La novit del fascismo stava nel dare a questa religione una diffusione di massa e uno sviluppo metodico. In questa fase i riti e i simboli fascisti sorsero in modo spontaneo e sincretico da una moltitudine di tradizioni precedenti.
Fin dallinizio il movimento fascista si present come un
ordine religioso militare. Il nucleo dellorganizzazione fascista era la squadra, ladesione alla quale era sancita da un giuramento celebrato con una cerimonia solenne che rappresentava un atto di dedizione totale. La squadra era un gruppo che perpetuava il cameratismo del mito dellesperienza di guerra.
I miti attorno al quale si costru il primo fascismo furono:
1) il mito della violenza (incarnato dalle spedizioni
squadriste di sfida e di conquista) contro i nemici;
2) il mito della morte, cui erano dedicate le cerimonie pi
intense come ad esempio quello dellappello (che divenne il mito fascista per eccellenza), sempre trasfigurata nel vitalismo fascista come sacrificio e martirio e come atto di sfida di un ottimismo tragico ed attivo;
3) il mito della romanit come mito delle origini della patria
e del fascismo stesse e come atto di fede nel destino di grandezza della stirpe italiana.
I riti fascisti avevano in questa fase, e manterranno sempre,
una triplice funzione:
1) mostrare la propria forza ai nemici;
2) rafforzare la coesione interna l movimento;
3) servire da mezzo di propaganda di massa.
In pochi anni il fascismo riusc a monopolizzare il
nazionalismo italiano e a superare nella mobilitazione delle masse socialismo e cattolicesimo. Quando poi giunse al potere la religione della nazione fu imposta con la propaganda e lazione di polizia come unica religione laica degli italiani.
2. LA PATRIA IN CAMICIA NERA.
Nella istituzionalizzazione della liturgia fascista si possono
dello Stato, in questa fase feste, riti e manifestazioni erano lasciate alla spontaneit e si rivolgevano soprattutto verso linterno del movimento;
2) 1926-1932 consolidamento e assorbimento del culto
della patria nel culto del littorio, il partito impose un controllo severo sulla liturgia bloccando ogni manifestazione spontanea e orientando le manifestazioni verso la propaganda esterna;
3) 1932- cristallizzazione in una dottrina stabile.
Nella prima fase il regime fascista ag in modo in due
direzioni complementari: (A) da un lato promosse il
rinnovamento e la fascistizzazione di riti e simboli della
nazione, (B) dallaltro nazionalizz e rese statali i riti e i simboli del proprio partito. Per quanto riguarda (A) il fascismo:
a) prescrisse ai comuni di stanziare fondi per la celebrazione
delle feste laiche;
b) rese obbligatoria lesposizione della bandiera in tutti gli
uffici pubblici e nelle scuole;
c) approv, nel quadro della riforma Gentile, iniziative per
una nazionalizzazione della scuola (rito della bandiera, pellegrinaggi alla tomba del Milite Ignoto);
d) arricch il calendario delle feste laiche. Alle feste:
1) dello Statuto, festa che non fu usata dal fascismo perch
festa del vecchio regime;
2) del 20 settembre (anniversario della presa di Roma), da
cui fu cancellata ogni tratta della tradizione democratica ed anti-clericale e che fu collegata alla marcia di Roma;
3) del 4 novembre (?), grazie alla contiguit con
lanniversario della marcia su Roma fu assimilata a questa;
aggiunse:
4) il 24 maggio (anniversario dellentrata in guerra), ad
entrambe le celebrazioni della Grande guerra (mito di fondazione ed epopea di eroismo e martirio) i fascisti dedicarono molta attenzione ed impegno per presentarsi come unici depositari dei valori combattentistici (Mussolini fu elevato a principale protagonista e artefice dellintervento e della vittoria) e della volont della nazione (non a caso tra il 23 e il 25, ovvero finch il controllo di polizia non fu consolidato, queste feste furono occasione di scontri fra opposte concezioni della patria);
5) il 21 aprile (Natale di Roma, festa dei lavoratori al posto
del Primo maggio).
Per quanto riguarda (B) il fascismo:
a) introdusse il simbolo del fascio littorio nelliconografia
dello stato inserendolo in monete, francobolli, edifici pubblici e infine nello stemma dello Stato;
b) impose dal27 che su tutti gli atti dellamministrazione
dello Stato fosse indicato lannuale dellavvento al potere del regime fascista;
c) istitu nuove festivit che pur essendo dedicate alla storia
del movimento fascista furono celebrate come feste nazionali di Stato:
1) 31 ottobre, anniversario della marcia su Roma, fu
celebrato nel 23 con quattro giorni di solenni ed imponenti manifestazioni, nel 24 invece, essendo il fascismo investito dalla crisi seguita allomicidio Matteotti, prevalsero manifestazioni meno clamorose dominate dallo spettacolo di forza della milizia;
2) 23 marzo, anniversario della fondazione dei fasci di
combattimento, conserv fino al 30 il carattere di rito di partito.
3. LARCANGELO MONDANO.
Il fascismo fu e si present sempre come una religione. La
definizione del fascismo come religione dello Stato o ordine religioso-militare presente in tutte le autorappresentazioni del movimento. Ladesione al PNF era un atto di dedizione totale e chi infrangeva il giuramento era espulso dalla comunit fascista (e di conseguenza dalla vita pubblica)
In origine la religione fascista fu espressione spontanea
dello squadrismo e ne riflesse la spontaneit ribelle, propria di una fede non ancora assoggettata ad una chiesa e ad un capo infallibile. Con linstaurazione del regime tale situazione divenne incompatibile con la necessit di una severa disciplina interna e la spontaneit dei riti squadristi fu ovunque domata e ricondotta ad un credo ben determinato. Tale istituzionalizzazione avvenne attraverso il contributo apportato da ideologi di formazione idealista ed avanguardista, primo fra i quali Giovanni Gentile, che diedero alla primitiva religiosit un pi robusto sostegno culturale.
Il fascismo mantenne sempre una forte natura sincretica e
in esso convissero tendenze diverse, nessuna delle quali per era in grado di imporsi o di minacciare il nucleo della dottrina che venne progressivamente identificandosi con il culto dello Stato totalitario. La sacralizzazione totalitaria dello Stato si introdusse in ogni aspetto della vita pubblica e comport la totale svalutazione dellindividuo e della vita privata.
Il ruolo di sacerdote di questa religione laica fu affidato al
partito in modo da legittimarne il primato sulle altre istituzioni del regime. Le case del fascio divennero le chiese del culto fascista (al punto che dal 32 fu sancito che esse si dotassero di una torre littoria munita di campane) e in esse era contenuto un sacrario dedicato alla memoria dei caduti e venivano conservati gli oggetti sacri, quali i gagliardetti simbolo delle squadre. Norme severe furono emanate per tutelare i simboli del partito contro la banalizzazione.
I rapporti tra fascismo e Chiesa cattolica furono sempre
molto complessi. Dopo una prima fortemente anticlericale il fascismo, con spirito di realismo politico, si rese conto che, in una guerra di religione, avrebbe avuto solo da perdere e decise di sfruttare la religione come istrumentum regni,
presentandosi come restauratore del prestigio della Chiesa
di Roma e saldatore della frattura tra Stato e Chiesa (i Patti lateranensi furono uno straordinario successo propagandistico). Allo stesso tempo il fascismo non pot mai riconoscere alla religione cattolica pi che un ruolo storico di religione tradizionale dei padri. Per la sua natura di religione, per il suo impegno la conquista totalitaria delle coscienze, per il suo impianto di miti, rituali e simboli, per la sua pretesa di definire il fine ultimo ed il significato dellesistenza, il fascismo era destinato ad entrare in conflitto con la religione cattolica. La Chiesa stessa ne era consapevole e temeva per la sua supremazia, autonomia ed universalit (come dimostra lenciclica di Pio IX che condann severamente la religiosit fascista).
Luniverso simbolico fascista si componeva di diverse
elementi:
1) Il mito di Roma come mito delle origini. Il fascismo pratic
unarcheologia simbolica, una ricerca attualizzante priva di qualsiasi rispetto per la realt della storia. Il fascismo si present sempre come una ierofania della grandezza di Roma.
2) Lossessione del tempo. Per il fascismo la storia una
ciclica lotta tra il destino e la volont. LItalia si trovava ad una di quelle periodiche svolte epocali in cui il destino offre ad un popolo loccasione di creare una nuova civilt e di conquistarsi in questo modo leternit.
4. LITURGIA DELLARMONICO COLLETTIVO.
La liturgia delle masse serv a molte funzioni pragmatiche (1.
dimostrare la propria forza agli avversari; 2. propagandare il regime tra la popolazione; 3. rafforzare la coesione interna; 4. distrarre le masse dalle difficolt e dalle crisi del regime), ma fu anche una conseguenza coerente della concezione fascista delle masse. Il fascismo riteneva che la massa costituisse una fondamentale forza della politica moderna. La massa non pu autogovernarsi, perch in essa listinto predomina sulla ragione e tuttavia facendo appello ai sentimenti e alle emozioni per tramite dei rituali, dei miti e dei simboli possibile per i regimi di incanalare lenergia delle masse ai propri fini suscitando una adesione di fede (non una partecipazione libera e critica).
Lidea di plasmare la massa trasformandola in una massa
liturgica divenne unossessione del fascismo che si vantava di aver rinnovato lestetica della massa. Il fascismo sono credeva nella bont delluomo e nella sua perfettibilit, ma credeva nella plasticit del carattere espressione di un popolo.
Il mito (che fu oggetto di molte riflessioni da parte degli
intellettuali del regime) non era considerato una forma mentale arcaica, quanto una struttura universale del pensiero umano che si manifesta nellarte, nella religione e, nellepoca contemporanea, anche nella politica.
Il fascismo affront con decisione il problema della
formazione dellunit morale degli italiani e tent di risolverlo con gli strumenti totalitari poich era sinceramente convinto che essi fossero gli unici davvero efficaci. Solo imponendo il fascismo come religione, abito mentale e persino stile di vita quotidiano era possibile integrare le masse nello Stato e trasformarle in un armonico collettivo.
Lorchestrazione della liturgia politica non fu limitata ai riti
politici, ma abbracci tutte le manifestazioni della vita collettiva. Il fascismo si appropri delle feste tradizionali (come nel caso della Befana fascista), alle sagre popolari (come la festa delluva), dalle manifestazioni sportive (il culto della sanit fisica fu praticato come parte del progetto di rinnovamento degli italiani), alle mostre. Lazione propagandista era ovviamente intensissima nelle case del fascio, nelle scuole e nellesercito. Nel 32 furono istituiti i
raduni domenicali e nel 35 il sabato fascista. Lo Stato si
occup del turismo e delle attivit ginniche e ricreative.
Una motivazione per questa invadenza nella vita fu pubblica
fu sicuramente il tentativo del fascismo di influenzare la mentalit di quelle parti della societ rimaste ancora diffidenti. Tuttavia questa invadenza, che sollevava entusiasmo e consenso tra i fedeli ed i giovani, suscitava pi che altro malcontento e saziet tra i ceti che non si identificavano con il fascismo. Attraverso la rete dei suoi informatori il regime ne fu sicuramente consapevole eppure, per la sua logica totalitaria non pot fare a meno di perseguire il mito della comunit totalitaria.
Nellarmonico collettivo rifiutavano di integrarsi soltanto i
nemici della sacralit dello Stato, gli antifascisti, i borghesi, per il loro individualismo, ma anche gli ebrei. In questa luce la legislazione antisemita appare come una conseguenza coerente dellossessione di conformit del regime.
5. I TEMPLI DELLA FEDE.
Il fascismo, a differenza del nazismo e dello stalinismo,
riconobbe agli artisti (che non fossero apertamente antifascisti) libert di espressione, ma allo stesso tempo rivolse un appello per la creazione di unarte fascista ovvero di un arte che lasciasse da parte lindividualismo e si integrasse in nello Stato totalitario assumendo un ruolo pedagogico-propagandistico rivolto alle masse. Molti ed importanti artisti aderirono a questo progetto a cominciare dalle avanguardie moderniste che vedevano nel fascismo un movimento che realizzava, partendo dalla politica, il loro mito di rivoluzione totale.
La realizzazione pi importante dellarte fascista fu la
Mostra della rivoluzione fascista aperta a Roma nel 32 nel quadro delle manifestazioni del Decennale del regime. Fin dalla presentazione del progetto, attorno alla mostra si venne creando, grazie ad un abile orchestrazione propagandistica che incontr un genuino entusiasmo, un aura di religiosit. La preparazione assunse laspetto di una impresa collettiva perch tutti i fascisti furono mobilitati per la raccolta del materiale.
Laspetto estetico della mostra fu realizzato, per volere
dello stesso Mussolini, con spirito modernista e futurista per esaltare la modernit dinamica e rivoluzionaria del fascismo. Allinterno il visitatore seguiva un percorso obbligatorio in diverse sale che contenevano, immagini, documenti, fotografie, affreschi, gigantografie, fotomontaggi e sculture. Le due sale pi importanti erano quella in cui si realizzava la trasfigurazione mitica di Mussolini e il Sacrario dei martiri, centro della mostra e sancta sanctorum della religione fascista.
La mostra, una ambiente descritto dai visitatori con gli
aggettivi sacro e raccolto e con le metafore del tempio e dell'altare, fu scenario ed occasione per lo svolgimento di una serie di efficacissimi riti, da quello dellapertura, a quello del giornaliero cambio della guardia, a quello della chiusura.
La mostra ebbe uno straordinario successo (anche fuori
dItalia) di critica e di pubblico. La sua chiusura fu rimandata due volte e nei due anni di apertura fu visitata da circa quattro milioni di persone. Furono rivolti molti appelli perch la mostra fosse resa un tempio permanente della
religione fascista e la proposta fu accettata da Mussolini
prima ancora che la mostra chiudesse.
Larte prediletta dal fascismo fu larchitettura per almeno
tre motivi:
1) come tutte le religioni, voleva lasciare una impronta
indelebile della propria civilt;
2) fu posseduto da una mania per la monumentalit come
materializzazione del mito;
3) necessitava di una scenografia imponente e stabile per la
celebrazione dei suoi rituali.
Leuforia per la nuova Era liber la fantasia degli architetti
e Mussolini ricevette fin dai primi giorni del regime una valanga di progetti pi o meno grandiosi e strampalati. Ovunque il fascismo si impegn a costruire monumenti per i caduti e Case del Fascio, la cui architettura e collocazione urbanistica doveva essere funzionale sia alle funzioni burocratiche che a quelle propagandistiche.
Entrambe le opere che avrebbero dovuto costituire le
massime espressioni dellarchitettura fascista rimasero incompiute allo scoppiare della guerra:
1) La Casa Littoria. Essa avrebbe dovuto contenere la
segreteria nazionale del PNF e la mostra della rivoluzione, inoltre una spianata davanti ad essa avrebbe creato un immenso spazio sacro tra il Colosseo e piazza Venezia. Nei progetti ricorrevano gli elementi della torre (come simbolo di potenza e di comando) e della luce (per rappresentare lavvenire radioso della nuova civilt) e la glorificazione del duce.
2) EUR (Esposizione universale romana). Prevista per il
1942, nellambito delle celebrazioni per il ventennale del regime, lesposizione sarebbe dovuta divenire il nucleo urbanistico di una citt nuova, capitale del nuovo impero e della nuova civilt, centro sacro del culto del littorio.
Il teatro (e pi tardi il cinema) che coinvolgeva un pubblico
di massa fu diffuso tra i ceti rurali ed operai grazie allistituzione nel 36 del sabato teatrale. Si tratt di opere
puramente propagandistiche prive di qualsiasi valore
artistico.
6. IL NUOVO DIO DITALIA.
Luniverso simbolico del fascismo ruotava attorno alla figura
del duce e tuttavia il culto di Mussolini fu assieme pi stretto e pi ampio di quello del fascismo. Da un lato infatti la religione fascista era nata da un movimento che allinizio non veniva affatto identificato con Mussolini. Dallaltro lato il mito di Mussolini non fu limitato al solo ambiente fascista.
Ci sono stati diversi miti di Mussolini in diversi momenti
della sua vita e in ambienti politico-culturali diversi:
1) Mussolini, a soli 29 anni, balz sulla scena nazionale come
protagonista della corrente rivoluzionaria socialista e divenne lidolo delle masse operaie. Il mito croll, trasformandosi nellanti-mito del traditore, a causa della scelta interventista.
2) Resistette, anzi si rinforz, di fronte alla scelta
interventista il mito, diffuso fra gli intellettuali avanguardisti ed anti-giolittiani di Mussolini come uomo nuovo della politica italiana.
Da principio, per la maggior parte dei fascisti il duce non fu
Mussolini, ma DAnnunzio. Nella stessa organizzazione Mussolini, pur essendo il dirigente pi prestigioso (perch unica figura di rilievo nazionale e direttore di un importante giornale) non godeva affatto di autorit indiscussa. Soltanto quando, con il congresso del 21, il movimento si trasform in partito Mussolini venne accettato come duce. Tuttavia molti gerarchi continuarono ad opporsi alla pretesa di M. di esercitare unautorit assoluta e alla fine desistettero solo perch si resero conto che soltanto M. era in gradi di tenere insieme quellinsieme di potentati locali che era il fascismo. Col tempo tuttavia il mito del duce si diffuse anche tra gli stessi gerarchi fascisti, uomini che non ignoravano gli artifici della propaganda e conoscevano i limiti e le debolezze delluomo.
Durante la costruzione del regime la posizione del duce fu
codificata nellordinamento del partito aumentandone progressivamente la superiorit. Nello statuto del 26 la figura del duce fu collocata al vertice della gerarchia; in quello del 32 il duce fu innalzato al di fuori della gerarchia; in quello del 38 fu formalmente definito Capo del PNF. Parallelamente il ruolo del duce fu rafforzato nello Stato il
cui ordinamento venne ad assumere la fisionomia di un
cesarismo totalitario data lestensione e lintensit delle attribuzioni riservate a Mussolini. Laccentramento del potere nelle mani di M. non fu mai assoluto (quanto lo era in Germania quello di Hitler) per la permanenza di istituzioni potenti quali la Monarchia ed il Papato. In effetti per rarissimamente queste istituzioni entrarono in contrasto con la politica del regime fascista.
Lesaltazione di M. divenne presto la principale attivit della
fabbrica del consenso. La dilatazione della sua figura non conobbe limiti di tempo o di spazio: egli rappresentava il mito della grandezza delleroe e fu presto avvolto da un alone di santit che si trasmise anche ai suoi genitori a Predappio il suo luogo natale. Nel 1930 sorse persino una scuola di Mistica fascista. Allo stesso tempo il culto del duce si inseriva organicamente nella religione fascista che attribuiva la nascita di una civilt allazione di un capo fondatore che plasma la collettivit attraverso il mito.
Lidentificazione del fascismo con Mussolini comportava il
problema (e molti fascisti se ne resero conto) di cosa sarebbe successo al regime alla morte del suo capo.
Fu tra le generazioni pi giovani, tra la piccola e la media
borghesia non politicizzata e tra ceti popolari pi umili, specialmente rurali, che il mito di Mussolini ebbe la pi larga ed intensa diffusione. La crisi del dopoguerra aveva creato tra queste classi le condizioni psicologiche per la nascita di un culto popolare delluomo provvidenziale. M. propagand il suo mito soprattutto attraverso i continui viaggi per lItalia e incontri con la gente. Questi incontri erano preceduti da un annunci, ma prima che avvenissero potevano trascorrere anche anni il che contribuiva a rendere pi viva lattesa. Particolarmente curata era la scenografia e la scansione ritmica delle visite in modo da suscitare un stato dalta tensione emotiva collettiva. Inoltre il duce chiedeva spesso il consenso plebiscitario al popolo dandogli limpressione di partecipare alle scelte del suo capo. In altre occasioni M. si compiaceva di fare improvvise visite private, volendo apparire come un nume benevolo che scende a parlare amichevolmente con la gente.
Lanalisi del culto popolare del duce mostra la limitatezza
dei successi propagandistici fascisti. Ladorazione di M. dipendeva da tradizioni e superstizioni fideistiche molto pi che dalladesione allideologia fascista. Anzi spesso il malcontento verso il partito ed i gerarchi si manifestava in una fiducia nel duce come nume protettore e risanatore dei
mali, compresi quelli inflitti dal fascismo stesso. Un nume
che si fosse mostrato fallibile era destinato ad essere detronizzato e dissacrato con la stessa passione con la quale era stato adorato.
7. IL FASCISMO E LA SACRALIZZAZIONE DELLA
POLITICA.
Il fascismo fu una religione e come tale esso va inserito in
un ampio fenomeno tipico dellera moderna: la sacralizzazione della politica. Il declino delle religioni tradizionali e la laicizzazione della societ e dello Stato non ha portato ad una scomparsa del sacro dalla vita collettiva quanto piuttosto ad una sua trasfusione ai movimenti politici di massa.
Si tratta di un fenomeno universalmente diffuso che ha
investito anche le societ dove pi radicale era stato il processo di laicizzazione e che ha caratterizzato tanto le destre che le sinistre, tanto gli autoritarismi che le democrazie. Il massimo di questo fenomeno si toccato con il nazionalismi totalitari del XX secolo (caratterizzati dalle tradizionali tirannie proprio per la loro sacralizzazione).
La sacralizzazione pu avere origini, forme e conseguenze
veramente molto diverse ed anche opposte manifestandosi nelle forme discrete e non coercitive della religione civile, propria delle societ aperte, o in quelle integraliste della
religione politica, propria delle societ chiuse. Le diverse
espressioni della sacralizzazione trovano comunque una base comune nelle tensioni strutturali del mondo contemporaneo tra la crescente secolarizzazione e la necessit di mantenere un nucleo centrale prescrittivo minimo. Di fronte alla modernit la collettivit ha avvertito un senso di crisi e smarrimento ed ha espresso lesigenza di nuove fedi come fondamento di una nuova stabilit.
Cos le religioni laiche non sono soltanto un espediente
demagogico, ma una risposta ad un bisogno collettivo. I capi di nuove religioni hanno agito spinti da una personale volont di potenza, propria di chi convinto di possedere la Verit, ma hanno anche servito unesigenza diffusa. In questa prospettiva la propaganda e lorchestrazione del culto, che certamente furono presenti, erano avvertite da chi le produceva e da chi le consumava come unattivit coerente e doverosa di propagazione della vera fede. La liturgia ed il rituale non furono considerati dagli stessi propagandisti che strumenti per educare e convertire ad una nuova teologia politica che operasse una metanoia della natura umana creando un uomo nuovo.
Il fascismo istitu una religione laica e in questa impresa
profuse un considerevole capitale di energia anche a costo di sottrarle a campi pi importanti per la sopravvivenza del regime e con una determinazione ossessiva che non venne meno nemmeno quando il regime era prossimo al crollo.
Il fallimento non consente di dichiarare la marginalit
storica del fenomeno delle religioni politiche, n di pensare che le fonti che le hanno generate si siano definitivamente esaurite.
Azione Antifascista: Storia, teoria e pratica della resistenza alla violenza squadrista e razzista: dai camerati di Mussolini e Hitler al suprematismo bianco della “nuova destra” in Europa e negli Stati Uniti