Appunti Diritto Amministrativo Clarich
Appunti Diritto Amministrativo Clarich
Appunti Diritto Amministrativo Clarich
AMMINISTRATIVO
Dipartimento di Scienze Giuridiche - LUISS Guido Carli
A.A. 2011-2012
Prof. Marcello Clarich
CAP. I
INTRODUZIONE
1. Premessa; 2. Modelli di Stato e nascita del diritto amministrativo; 3.
Diritto amministrativo e scienze sociali. La scienza del diritto
amministrativo; 4. Il diritto amministrativo e i suoi rapporti con altre
branche del diritto; 5. I caratteri generali del diritto amministrativo; 6.
Piano dellopera. (pagg 3-37)
CAP. II
LA FUNZIONE DI REGOLAZIONE E LE FONTI DEL
DIRITTO
1. Premessa; 2. La Costituzione; 3. Fonti comunitarie e pubblica
amministrazione; 4. Fonti normative statali, riserve di legge, principio di
legalit; 5. Le leggi provvedimento e la riserva di amministrazione; 6. I
regolamenti governativi; 7. Cenni alle fonti normative regionali, degli enti
locali e di altri enti pubblici; 8. Atti di regolazione aventi natura non
normativa; 9. Gli atti amministrativi generali: a) i bandi di concorso e gli
avvisi di gara; 10. Segue: b) gli atti di pianificazione e di
programmazione; 11. Segue: c) le ordinanze contingibili e urgenti; 12.
Segue: d) le direttive e gli atti di indirizzo; 13. Segue: e) le norme interne
e le circolari; 14. Il riordino della legislazione: i testi unici e i codici; 15.
Sviluppi recenti. (pagg 38-71)
CAP. III
LA FUNZIONE DI AMMINISTRAZIONE ATTIVA
1. Le funzioni e lattivit amministrativa; 2. Segue: il potere, il
provvedimento, il procedimento; 3. Il rapporto giuridico amministrativo. I
diritti potestativi e il potere amministrativo; 4. Il potere amministrativo e
la norma dazione; 5. Il potere discrezionale; 6. Linteresse legittimo; 7.
Segue: linteresse legittimo oppositivo e pretensivo; 8. Diritti soggettivi e
interessi legittimi: criteri di distinzione; 9. Interessi di fatto, diffusi e
collettivi; 10. I principi generali. (pagg 72-122)
CAP. IV
IL PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVO
1. Premessa; 2. Il regime del provvedimento amministrativo: a) la
tipicit; 3. Segue: b) la cosiddetta imperativit; 4. Segue: c) Lesecutoriet
e lefficacia; d) linoppugnabilit; 5. Gli elementi strutturali dellatto
amministrativo. Lobbligo di motivazione; 6. I provvedimenti ablatori
reali, i provvedimenti ordinatori, le sanzioni amministrative; 7. Le attivit
libere assoggettate a regime di comunicazione preventiva.
La
segnalazione certificata di avvio dellattivit. 8. Le autorizzazioni e le
concessioni; 9. Gli atti dichiarativi; 10) Altre classificazioni: atti
collettivi, atti plurimi, atti di alta amministrazione, atti collegiali; 11.
Linvalidit dellatto amministrativo; 12. Lannullabilit: a)
lincompetenza; b) la violazione di legge; 13. Segue: c) leccesso di
potere; 14. La nullit; 15 Lannullamento dufficio, la convalida, la
ratifica, la sanatoria, la conferma, la conversione, la revoca, il recesso.
(pagg 123-186)
CAP. V
IL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO
1. Nozione e funzioni del procedimento amministrativo; - 2. Le leggi
generali sul procedimento e la l. n. 241/1990; - 3. Le fasi del
procedimento: a) liniziativa; - 4. Segue: b) listruttoria; - 5. Segue: c) la
CAP. I
INTRODUZIONE
1. Premessa; 2. Modelli di Stato e nascita del diritto amministrativo; 3.
Diritto amministrativo e scienze sociali. La scienza del diritto
amministrativo; 4. Il diritto amministrativo e i suoi rapporti con altre
branche del diritto; 5. I caratteri generali del diritto amministrativo; 6.
Piano dellopera.
1. Premessa.
Il diritto amministrativo pu essere inteso, in prima approssimazione,
come quella branca del diritto pubblico interno che ha per oggetto
lorganizzazione e lattivit della pubblica amministrazione. Esso
riguarda in particolare i rapporti che questultima instaura con i soggetti
privati nellesercizio di poteri ad essa conferiti dalla legge per la cura di
interessi della collettivit1.
Il diritto amministrativo si compone di un corpo di regole e di principi,
autonomo dal diritto privato, che si andato formando nellEuropa
continentale nel corso del XIX secolo in parallelo allevoluzione dello
Stato di diritto.
Rispetto alla tradizione millenaria del diritto privato, si tratta dunque di
un diritto recente. Le locuzioni administration publique e burocrazia
comparvero per la prima volta in Francia intorno alla met del XVIII
secolo e vennero riferite alla nascita e al consolidarsi di un potere
pubblico nuovo, dai tratti dispotici e autoritari. In epoca napoleonica si
1
Secondo una delle prime definizioni, proposta da Vittorio Emanuele Orlando nei Principii
di diritto amministrativo del 1891, il diritto amministrativo il sistema di quei principii
giuridici che regolano lattivit dello Stato per il raggiungimento dei suoi fini. Secondo
quella pi recente contenuta nel Trattato di diritto amministrativo francese di Andr de
Laubadre, il diritto amministrativo la branche du droit public interne qui comprend
lorganisation et lactivit de ce quon appelle couramment ladministration, cest--dire
lensemble des autorits, agents et organismes chargs, sous limpulsion des pouvoirs
politiques, dassurer les multiples interventions de lEtat moderne. Per quanto riguarda gli
Stati Uniti, secondo il manuale di Stephan Breyer e Richard Stewart, Administrative law and
regulatory policy, Administrative law consists of those legal rules and principles that define
the authority and structure of administrative agencies, specify the procedural formalities that
agencies employ, determine the validity of particular administrative decisions and define the
role of reviewing courts and other organs of government in their relation to administrative
agencies.
Secondo la celebre definizione di Ulpiano, jus publicum quod ad statum rei Romanae
spectat, jus privatum quod ad singulorum utilitatem.
La nota affermazione di Luigi XIV --- Lo Stato sono io --- esprime in modo efficace la
riconduzione della sovranit, nelle sue varie espressioni, a un unico centro di imputazione.
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
A partire dagli anni Novanta del secolo scorso, anche in Italia lo Stato
imprenditore entr in crisi dati i suoi costi sempre meno sostenibili in una
fase di crisi della finanza pubblica. Vennero cos avviati processi di
liberalizzazione, imposti, come si accennato, da direttive comunitarie, e
di privatizzazione di imprese ritenute non strategiche. Si fece strada cos
lo Stato regolatore che comport un riassetto complessivo degli apparati
amministrativi.
Furono anzitutto soppressi il ministero delle Partecipazioni Statali e
alcuni comitati interministeriali. Quasi tutti gli enti pubblici economici
(preposti alla gestione di banche e di servizi pubblici nazionali) furono
stati trasformati in societ per azioni. Si attu cos la cosiddetta
privatizzazione fredda, cio della mera forma giuridica, unoperazione
propedeutica alla cosiddetta privatizzazione calda, cio alla dismissione
totale o parziale dei pacchetti azionari in man pubblica. Anche a livello
di enti locali le aziende municipalizzate che gestivano servizi pubblici
locali vennero trasformate in societ per azioni controllate in tutto o in
parte (societ miste) da uno o pi azionisti pubblici. Altri enti pubblici
non economici (musei, enti lirici) furono trasformati in fondazioni private.
I processi di liberalizzazione portarono allistituzione di autorit di
regolazione (Autorit per lenergia elettrica e il gas, Autorit per le
garanzie nelle comunicazioni, Autorit garante della concorrenza e del
mercato, ecc.) indipendenti dal potere esecutivo e dotati di poteri di
regolazione, di vigilanza e sanzionatori assai estesi.
Gli anni Novanta del XX secolo videro anche affermarsi una
concezione dello Stato che favorisce processi di decentramento e
valorizza le autonomie territoriali e funzionali. In particolare, le Regioni
e gli enti locali acquisirono nuove funzioni e spazi di autonomia
statutaria, organizzativa e finanziaria e fu operata una riforma dei
ministeri (in attuazione soprattutto delle cosiddette leggi Bassanini n. 59 e
n. 127 del 1997). Il processo culmin con la legge costituzionale 18
ottobre 2001, n. 3 che ridisegn lassetto delle competenze legislative
dello Stato e delle Regioni e delle funzioni amministrative dei vari livelli
di governo (Stato, Regioni, Province e Comuni) in base al principio della
sussidiariet verticale.
Questultimo, come si vedr, privilegia
nellallocazione delle funzioni per quanto possibile le unit organizzative
pi vicine ai cittadini destinatari delle attivit e dei servizi. Unampia
autonomia organizzativa, della quale espressione anche la possibilit di
approvare un proprio statuto, venne attribuita anche a enti pubblici quali
le Universit e le Camere di Commercio. Nellambito della riforma
20
3.1. Premessa.
Oggetto del diritto amministrativo , come si accennato,
lorganizzazione e lattivit della pubblica amministrazione e i principi
che le regolano. Precondizione necessaria per ricostruire correttamente
21
22
23
b)
24
d)
e)
25
26
27
28
29
30
31
32
Lespressione contenuta nella premessa alla III edizione del Deutsches Verwaltungsrecht
pubblicata nel 1924 dopo il tracollo dellordinamento statuale emerso nel 1870 e lapprovazione
della Costituzione di Weimar del 1919, la prima Costituzione contemporanea che supera il
modello dello Stato liberale ottocentesco.
33
maggior autonomia agli enti locali avvenne solo a partire dagli anni
Novanta del secolo scorso.
La piena applicazione da parte della pubblica amministrazione di leggi
di riforma fondamentali come la l. n. 241/1990 sul procedimento
amministrativo, che, come si gi accennato, esprime un nuovo modello
di rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione in base a principi di
efficienza, trasparenza, partecipazione, coordinamento tra uffici e ricerca
del consenso con i destinatari, ancor oggi lungi da essere completata.
4.2. Il diritto europeo.
In generale il diritto pubblico un diritto intimamente connesso con la
struttura politica propria di ciascun ordinamento e regola istituti
direttamente collegati alla sovranit dello Stato. Esso costituisce cio la
branca del diritto che risente maggiormente della storia, della cultura e
delle tradizioni nazionali e che dunque pi resistente a innesti e trapianti
di istituti in vigore in altri ordinamenti. Ladozione di testi costituzionali
che ricalcano Costituzioni in vigore in altri Stati spesso produce esiti
concreti talora assai diversi rispetto a quelli attesi.
Anche il processo di integrazione degli ordinamenti nazionali
allinterno dellUnione europea sconta questa maggior resistenza del
diritto pubblico a influenze esterne e a spinte armonizzatrici.
Il diritto amministrativo italiano ha acquisito peraltro, anche per scelta
consapevole del legislatore nazionale, una dimensione europea sotto
quattro profili principali: lattivit, la legislazione amministrativa,
lorganizzazione, la tutela giurisdizionale.
In primo luogo, lart. 1, comma 1, della l. n. 241/1990 include tra i
principi generali dellattivit amministrativa (economicit, efficacia,
imparzialit, pubblicit) anche i principi generali dellordinamento
comunitario.
Questi ultimi sono ricavabili sia dai Trattati e dalle altre fonti del
diritto europeo, sia dalla giurisprudenza della Corte di giustizia
dellUnione europea (proporzionalit, tutela del legittimo affidamento,
ecc.). Lart. 5 del Trattato sullUnione europea enuncia, per esempio,
come criteri per lallocazione delle funzioni tra lUnione e gli Stati
membri (e dei livelli di governo interni agli Stati), il principio di
sussidiariet. Enuncia anche il principio di proporzionalit che costituisce
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
50
51
CAP. II
LA FUNZIONE DI REGOLAZIONE E LE FONTI DEL
DIRITTO
1. Premessa; 2. La Costituzione; 3. Fonti comunitarie e pubblica
amministrazione; 4. Fonti normative statali, riserve di legge, principio di
legalit; 5. Le leggi provvedimento e la riserva di amministrazione; 6. I
regolamenti governativi; 7. Cenni alle fonti normative regionali, degli enti
locali e di altri enti pubblici; 8. Atti di regolazione aventi natura non
normativa; 9. Gli atti amministrativi generali: a) i bandi di concorso e gli
avvisi di gara; 10. Segue: b) gli atti di pianificazione e di
programmazione; 11. Segue: c) le ordinanze contingibili e urgenti; 12.
Segue: d) le direttive e gli atti di indirizzo; 13. Segue: e) le norme interne
e le circolari; 14. Il riordino della legislazione: i testi unici e i codici; 15.
Sviluppi recenti.
1. Premessa.
La funzione regolatrice della pubblica amministrazione ha assunto un
ruolo crescente negli ultimi decenni in conseguenza della crisi della legge
come fonte di disciplina dei rapporti giuridici. A causa della velocit dei
cambiamenti tecnologici, economici e sociali nel mondo contemporaneo,
il Parlamento sempre meno in grado di elaborare testi legislativi
completi e di operare tempestivamente gli aggiornamenti necessari. Le
leggi diventano cos leggi dindirizzo poggianti su incerta prognosi o
meri programmi legislativi aperti che si limitano ad assumere
decisioni di metalivello che lasciano spazio a una amministrazione
autoprogrammantesi (J. HABERMAS).
In molti settori di intervento dellamministrazione, la legge si limita a
delineare i principi fondamentali della disciplina di una determinata
materia e delega agli apparati amministrativi il compito di porre in via
sub-legislativa, con atti normativi e con altri tipi di atti (linee guida,
circolari, norme tecniche, ecc.) le regole di dettaglio volte a disciplinare
anche i comportamenti dei privati.
La cosiddetta funzione regolatrice della pubblica amministrazione
attenua almeno in parte il principio della separazione dei poteri, in base al
quale la funzione normativa dovrebbe essere riservata al Parlamento, cio
alla legge generale e astratta, la funzione esecutiva al Governo e agli
52
53
54
55
56
Il Trattato di Lisbona entrato in vigore a fine 2009 si compone di due testi: il Trattato
sullUnione europea (TUE) e il Trattato sul funzionamento dellUnione europea (TFUE). Il
primo corrisponde allincirca al TUE approvato nel 1992 e integrato nel 2004; il secondo
corrisponde al precedente Trattato CE, anchesso integrato nel 2004.
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
80
81
esercitato in luogo di poteri tipici previsti dalle norme vigenti idonei a far
fronte a quel tipo di situazione. Per esempio, per far smantellare
unantenna per la telefonia mobile installata in modo non conforme alle
prescrizioni urbanistiche e sanitarie e che genera proteste nella
popolazione residente timorosa del rischio di inquinamento
elettromagnetico, il sindaco ha gi a disposizione i poteri di tipo
urbanistico, e dunque non pu esercitare il potere di ordinanza.
Quanto alla qualificazione giuridica, le ordinanze in questione hanno di
regola natura non normativa anche quando si rivolgono a categorie pi o
meno ampie di destinatari. Esse si riferiscono infatti ad accadimenti
specifici (come ad esempio uninondazione o un terremoto o
unepidemia), dunque hanno tendenzialmente un carattere concreto e una
efficacia temporalmente circoscritta.
Tuttavia ove la situazione di emergenza tenda a protrarsi, le ordinanze
acquistano necessariamente anche un carattere di astrattezza e perdono il
carattere della temporaneit. Specie nel caso delle ordinanze emanate dai
sindaci in materia di sicurezza urbana (contenenti misure contro il
commercio ambulante abusivo, la prostituzione, comportamenti contrari
al decoro, ecc.) esse finiscono cos per assumere caratteristiche simili ai
regolamenti comunali, intesi come atti normativi in senso proprio di
rango sublegislativo.
Le ordinanze contingibili e urgenti vanno distinte da altri atti
amministrativi che hanno come presupposto lurgenza, ma il cui
contenuto e i cui effetti sono predefiniti in tutto e per tutto dalla norma
attributiva del potere (i c.d. atti necessitati). Cos, per esempio, nel caso
in cui i lavori relativi alla costruzione di unopera pubblica siano
dichiarati indifferibili e urgenti, lautorit amministrativa competente pu
disporre loccupazione durgenza dei terreni interessati prima ancora che
si sia concluso il procedimento di espropriazione. In materia di contratti
pubblici, lurgenza pu giustificare una deroga al ricorso a procedure a
evidenza pubblica, giustificando la trattativa diretta con un solo fornitore.
In altri casi, lurgenza pu giustificare lemanazione di un atto da parte di
un organo diverso da quello competente in via ordinaria che si riunisce
con minor frequenza e che poi provvede alla ratifica. Per esempio, come
si dir anche nel Cap. IV, la giunta comunale pu esercitare in via
durgenza alcuni atti di competenza del consiglio comunale.
12. Segue: d) Le direttive e gli atti di indirizzo.
82
83
84
85
86
87
88
89
90
91
92
93
94
95
96
Nel settore del credito, per regolare alcuni aspetti specifici dellattivit
delle banche (adeguatezza patrimoniale, contenimento dei rischi), la
Banca dItalia pu, indifferentemente, emanare provvedimenti individuali
nei confronti delle singole banche oppure disposizioni di carattere
generale (art. 53 del d.lgs. 1 settembre 1995, n. 385, Testo unico
bancario).
Anche i procedimenti di tipo sanzionatorio, quelli cio volti ad
accertare la sussistenza di un illecito amministrativo e ad applicare una
sanzione nei confronti di un determinato soggetto, si aprono in alcuni casi
a una dimensione regolatoria. Cos, lAutorit garante della concorrenza e
del mercato e altre autorit di regolazione (come, per esempio, lAutorit
per le garanzie nelle comunicazioni) allorch avviano procedimenti
sanzionatori nei confronti di unimpresa possono concluderli senza
accertare lillecito e irrogare la sanzione, accettando impegni proposti
dallimpresa stessa volti a rimuovere anche per il futuro le ragioni
sottostanti allapertura del procedimento sanzionatorio. Questi obblighi
comportamentali in alcuni casi sono assunti a favore di soggetti terzi (per
esempio, le imprese concorrenti, alle quali assicurato anche il diritto a
partecipare al procedimento in questione) e pertanto questo tipo di
impegni, avallati dallAutorit, assumono una dimensione regolatoria.
d) Unultima tendenza consiste nellintroduzione di strumenti volti a
promuovere la qualit della regolazione (better regulation) per perseguire
una pluralit di obiettivi: contenere liperregolazione (regulatory
inflation) dovuta alla vigenza di norme inutili o troppo dettagliate; ridurre
gli oneri (finanziari, organizzativi) che gravano sulle stesse pubbliche
amministrazioni e sui privati per adeguarsi alle nuove normative
(compliance costs); evitare che un'eccessiva quantit di regolazione
determini una riduzione della competitivit del sistema economico,
ingessato tra vincoli spesso con effetti anticompetitivi che scoraggiano gli
investimenti, e incrementi indirettamente i costi sociali (regulatory costs).
Uno degli strumenti, sperimentato da tempo nei paesi anglosassoni e a
livello comunitario, la cosiddetta analisi di impatto della regolazione
(regulatory impact analysis) introdotta nel nostro ordinamento alla fine
degli anni Novanta oggetto di numerose disposizioni legislative e
applicative (art. 5 della legge 8 marzo 1999, n. 50; direttiva del Presidente
del Consiglio dei ministri del 27 marzo 2000; art. 2 della legge 29 luglio
2003, n. 229; art. 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246; d.p.c.m. 11
settembre 2008, n. 170).
Lanalisi di impatto della regolazione (AIR) obbliga le pubbliche
97
98
CAP. III
LA FUNZIONE DI AMMINISTRAZIONE ATTIVA
1. Le funzioni e lattivit amministrativa; 2. Segue: il potere, il
provvedimento, il procedimento; 3. Il rapporto giuridico amministrativo.
I diritti potestativi e il potere amministrativo; 4. Il potere amministrativo e
la norma dazione; 5. Il potere discrezionale; 6. Linteresse legittimo; 7.
Segue: linteresse legittimo oppositivo e pretensivo; 8. Diritti soggettivi e
interessi legittimi: criteri di distinzione; 9. Interessi di fatto, diffusi e
collettivi; 10. I principi generali.
1. Le funzioni e lattivit amministrativa.
Illustrata, nel capitolo precedente la funzione di regolazione --- che,
nella classificazione proposta, costituita dallinsieme delle fonti
normative e non normative a disposizione dellamministrazione per
regolare i rapporti con i privati e la propria organizzazione (fonti
dellamministrazione) ---, ora possibile intraprendere lanalisi della
funzione di amministrazione attiva. Come gi accennato, essa consiste
nellesercizio, attraverso moduli procedimentali, dei poteri amministrativi
attribuiti dalla legge ad apparati pubblici al fine di curare, nella
concretezza dei rapporti giuridici con soggetti privati, linteresse
pubblico.
Per avvicinarci al tema, occorre introdurre e raccordare tra di loro
alcune nozioni generali, approfondite nei paragrafi che seguono, che
costituiscono la trama allinterno della quale possono essere inseriti i
singoli elementi che connotano il regime della funzione di
amministrazione attiva.
a) Le funzioni.
Conviene muovere dallosservazione secondo la quale la legge,
allorch istituisce un apparato amministrativo, ne delinea anzitutto le
funzioni correlate alle finalit di interesse pubblico.
Queste ultime concorrono a definire, con espressione atecnica, la
missione (mission) affidata a un soggetto pubblico che consiste appunto
nella cura in concreto di un determinato interesse pubblico individuato
dalla legge. Lesigenza di tutelare un interesse pubblico si afferma via via
99
100
101
102
103
Per esempio, il par. 35 della legge tedesca sul procedimento amministrativo del 1976
(Verwaltungsverfahrensgesetz) definisce latto amministrativo come ogni provvedimento,
decisione o altra misura autoritativa che emanata da unautorit amministrativa per regolare
un caso singolo nel campo del diritto pubblico e che volta a produrre un effetto giuridico
diretto verso lesterno.
104
dalla IV Sezione del Consiglio di Stato istituita nel 1889, si pose subito il
problema di quali caratteristiche dovessero avere gli atti delle
amministrazioni per poter essere assoggettati al controllo giurisdizionale e
contribu cos, insieme con la dottrina, a elaborare la teoria dellatto
amministrativo.
A questo riguardo, lart. 26 del T.U. delle leggi sul Consiglio di Stato,
approvato con r.d. 26 giugno 1924, n. 1954, abrogato dal Codice del
processo amministrativo (d.lgs. 2 luglio 2010, n. 104) e sostituito con
disposizioni sostanzialmente analoghe, stabiliva che il giudice
amministrativo pu decidere sui ricorsi per incompetenza, per eccesso di
potere o per violazione di legge, contro atti e provvedimenti di
unautorit amministrativa () che abbiano per oggetto un interesse
dindividui o di enti morali giuridici. Questa disposizione processuale
definiva cos le condizioni minime per poter accedere alla tutela
giurisdizionale amministrativa (impugnabilit o giustiziabilit dellatto
amministrativo). Doveva trattarsi cio di un atto emanato da unautorit
amministrativa, ritenuto illegittimo dal ricorrente (per incompetenza,
eccesso di potere o violazione di legge), che fosse lesivo di una situazione
giuridica soggettiva del privato (il cosiddetto interesse legittimo). Anche
il Codice del processo amministrativo menziona latto o il
provvedimento eventualmente impugnato tra gli elementi che devono
essere contenuti nel ricorso (art. 40, comma 1, lett. b)).
Altre disposizioni legislative rilevanti si ritrovano nella l. n. 241/1990,
come integrata dalla legge 11 febbraio 2005, n. 15, che pone una
disciplina generale del procedimento amministrativo e dellatto
amministrativo.
Anzitutto, lart. 1, comma 1-bis, della l. n. 241/1990, introdotto dalla l.
n. 15/2005, stabilisce, come si visto, che la pubblica amministrazione
agisce di regola secondo le norme del diritto privato nelladozione di atti
di natura non autoritativa. Questi ultimi vanno dunque distinti dagli atti
aventi natura autoritativa, i quali, invece, sono assoggettati al regime
pubblicistico proprio degli atti amministrativi.
Inoltre, lart. 3 della l. n. 241/1990 stabilisce che ogni provvedimento
amministrativo deve essere motivato, indicando anche qui un elemento
formale tipico degli atti amministrativi che li differenzia dagli atti privati.
In relazione a questi ultimi, di regola, i motivi, cio lo scopo individuale
che induce il soggetto a porre in essere il negozio giuridico, sono
irrilevanti e non devono essere esplicitati nellatto.
105
106
c) Il procedimento.
La l. n. 241/1990 richiama gi nel titolo e poi in numerose disposizioni
la nozione di procedimento amministrativo. Essa stata elaborata dalla
dottrina amministrativistica (A. SANDULLI) verso la met del secolo
scorso e si affianca a quella di procedimento legislativo e di procedimento
giurisdizionale o processo.
Come si pi volte sottolineato, le leggi amministrative attribuiscono
alle pubbliche amministrazioni poteri finalizzati alla cura degli interessi
pubblici. Lesercizio del potere avviene secondo il modulo del
procedimento amministrativo, cio attraverso una sequenza, individuata
anchessa dalla legge, di operazioni e di atti (a partire dalla
comunicazione di avvio del procedimento ai soggetti interessati)
strumentali allemanazione di un provvedimento amministrativo
produttivo degli effetti giuridici tipici nei rapporti esterni.
Il procedimento assolve ad una pluralit di funzioni: assicurare il
coordinamento tra le pubbliche amministrazioni (alcune delle quali
deputate, per esempio, a esprimere nellambito del procedimento un
parere o una valutazione tecnica che lamministrazione competente ad
emanare il provvedimento deve tenere in considerazione); garantire la
partecipazione dei privati allesercizio del potere attraverso la
presentazione di memorie, di documenti e in taluni casi anche attraverso
laudizione personale, e ci a tutela dei propri interessi che sono
suscettibili di essere pregiudicati dallemanando provvedimento
amministrativo; consentire allamministrazione di acquisire informazioni
utili ai fini dellemanazione del provvedimento (o anche, nel caso delle
autorit indipendenti preposte a particolari settori di imprese, degli atti di
regolazione, colmando cos almeno in parte le asimmetrie informative tra
soggetto regolatore e imprese regolate).
La procedimentalizzazione costituisce, in realt, la modalit ordinaria
di esercizio di tutte le funzioni pubbliche corrispondenti ai tre poteri dello
Stato, in considerazione delle esigenze di accentuare la trasparenza (in
funzione di accountability, cio di controllo e di responsabilit) e di
garantire meglio la tutela dei soggetti interessati di fronte ad atti che sono
espressione diretta dellautorit dello Stato. La funzione legislativa
assume le forme del procedimento legislativo, disciplinato in gran parte
dai regolamenti parlamentari e finalizzato alla emanazione di atti con
forza o valore di legge; la funzione giurisdizionale assume la forma del
processo, la cui disciplina si ritrova nei vari codici processuali e si
conclude con una sentenza dotata dellautorit del giudicato; la
107
108
109
110
111
Anche per i diritti potestativi del primo tipo prevista una fase di
verifica giurisdizionale che, tuttavia, presenta due caratteristiche:
posticipata rispetto alla produzione delleffetto giuridico; liniziativa
processuale grava su colui nella cui sfera giuridica si prodotto leffetto
giuridico. Questa seconda peculiarit determina una inversione tra
posizione sostanziale e posizione processuale delle parti: il soggetto
passivo nel rapporto sostanziale (che si trova in uno stato di soggezione)
diventa parte attiva (nella veste di attore) nel rapporto processuale ed
dunque gravato dellonere di contestare il prodursi delleffetto giuridico
che altrimenti si consolida; viceversa, il soggetto attivo nel rapporto
sostanziale (titolare del potere) diventa parte passiva (nella veste di
convenuto) nel rapporto processuale.
Cos, nellesempio del licenziamento, il dipendente pu impugnare il
licenziamento entro sessanta giorni dalla ricezione della comunicazione
allo scopo di far accertare lassenza della giusta causa o del giustificato
motivo e ottenere dal giudice una pronuncia di condanna del datore di
lavoro alla sua riassunzione o al risarcimento del danno (artt. 6 e 8 della l.
n. 604/1966).
La seconda tipologia di diritti potestativi, grazie al preventivo
accertamento giurisdizionale in contraddittorio tra le parti, tutela meglio
gli interessi di colui che subisce in modo passivo il prodursi nella propria
sfera giuridica delleffetto tipico. Ha per come controindicazione la
perdita di immediatezza nella produzione delleffetto giuridico dovuta al
tempo necessario per lo svolgimento del processo, determinando dunque
un maggior intralcio nei traffici giuridici. Spetta al legislatore calibrare
attentamente caso per caso quando prevalga luno o laltro interesse.
Il potere amministrativo pu essere ricondotto allo schema del diritto
potestativo del primo tipo. Infatti, la produzione delleffetto giuridico
discende in modo immediato dalla dichiarazione di volont
dellamministrazione che emana il provvedimento. Inoltre, laccertamento
giurisdizionale pu avvenire solo in via posticipata, cio in seguito alla
proposizione di un ricorso giurisdizionale innanzi al giudice
amministrativo su iniziativa del soggetto privato nella cui sfera giuridica
latto impugnato ha prodotto leffetto.
Nel caso del potere amministrativo questo schema trova giustificazione
nellesigenza, ritenuta prevalente, di garantire limmediata realizzazione
dellinteresse pubblico la cui cura affidata allamministrazione. Inoltre,
poich essa, in base alla l. n. 241/1990, tenuta ad ispirare la propria
attivit a criteri di correttezza, imparzialit e trasparenza e al principio di
112
113
114
115
116
117
118
Si pensi, ad esempio, ai 61 articoli sul regime delle pertinenze oppure ai 250 articoli in
tema di possesso contenuti nel codice prussiano del 1794.
119
120
121
122
123
124
125
Questa espressione stata usata di recente anche dalla giurisprudenza amministrativa: cfr.
Tribunale regionale di giustizia amministrativa del Trentino-Alto Adige, Sez. Trento, 16
dicembre 2009, n. 305.
126
127
128
129
130
131
132
principali specificit del nostro sistema giuridico, posto che essa non
emersa in nessun altro ordinamento. Linteresse legittimo stato sempre
fonte di controversie in sede dottrinale e di incertezze in sede applicativa
tanto che si auspicato, specie negli ultimi tempi, la sua riconduzione al
genus del diritto soggettivo.
In realt, al pari di questultimo, linteresse legittimo trova un
riconoscimento costituzionale nelle disposizioni dedicate alla tutela
giurisdizionale (artt. 24, 103, 113) e costituisce dunque una situazione
giuridica soggettiva dalla quale non si pu prescindere.
La rilevanza della distinzione tra le due categorie di situazioni
giuridiche stata tradizionalmente duplice: assurta a criterio di riparto
della giurisdizione tra giudice ordinario e giudice amministrativo, il primo
investito della giurisdizione sui diritti soggettivi, il secondo della
giurisdizione sugli interessi legittimi; servita a delimitare lambito della
responsabilit civile della pubblica amministrazione che non includeva il
danno derivante da una lesione di interessi legittimi.
Questo secondo aspetto stato superato nel 1999 ad opera della
sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione n. 500/1999 che ha
aperto la strada alla risarcibilit del danno da lesione di interesse legittimo
superando il precedente orientamento fatto proprio da una
giurisprudenza pietrificata.
Il primo aspetto mantiene ancora la sua attualit.
La Corte
Costituzionale, infatti, in una sentenza che pu essere considerata come la
pronuncia pi importante in materia di assetto della giustizia
amministrativa (sentenza n. 204 del 6 luglio 2004), ha sconfessato il
tentativo del legislatore della fine degli anni Novanta del secolo scorso
(d.lgs. n. 80/1998) di superare la distinzione tra diritti soggettivi e
interessi legittimi come criterio di riparto della giurisdizione del giudice
ordinario e del giudice amministrativo, introducendo il criterio dei blocchi
di materie omogenee (servizi pubblici, urbanistica ed edilizia). La Corte
ha affermato che la giurisdizione amministrativa ha al suo centro il potere
amministrativo correlato a situazioni giuridiche di interesse legittimo e
che ad essa pu essere devoluta la cognizione di diritti soggettivi solo
quando questultimi sono in qualche modo connessi e intrecciati a un
rapporto nel quale lamministrazione si presenta essenzialmente in veste
di autorit.
Il modo migliore per inquadrare linteresse legittimo quello di porsi
in una prospettiva storica.
133
Per dar conto della nascita dellinteresse legittimo occorre partire dalla
l. n. 2248/1865 All. E di abolizione del contenzioso amministrativo,
richiamata nel primo capitolo, che impresse una svolta al nostro sistema
di giustizia amministrativa adottando, sulla scorta del modello inglese e
belga, il modello del giudice unico. Venne cio attribuita al giudice civile
la giurisdizione in tutte le controversie tra il privato e la pubblica
amministrazione nelle quali si facesse questione di un diritto civile o
politico (art. 2), ossia di un diritto soggettivo, ancorch la controversia
fosse correlata allemanazione di un provvedimento amministrativo. Posta
questa regola di base, per tutte le altre situazioni nelle quali la posizione
giuridica del privato nei confronti dellamministrazione non fosse
ricostruibile in termini di diritto soggettivo, la legge del 1865 prefigurava
soltanto una tutela di tipo procedimentale e amministrativo
(partecipazione al procedimento, ricorsi gerarchici ai quali fa cenno lart.
3).
Nella prassi interpretativa il giudice civile, come si accennato,
dimostr una notevole timidezza nel sindacare loperato
dellamministrazione nellesercizio dei propri poteri discrezionali. Larea
delle situazioni non inquadrabili in termini di diritto soggettivo divenne
cos sempre pi ampia, creando in tal modo un vero e proprio vuoto di
tutela di fronte a numerosi casi di illegittimit e abusi da parte
dellamministrazione, rispetto ai quali il cittadino non trovava alcuna
protezione efficace.
Da qui lorigine della legge del 1889 istitutiva della IV Sezione del
Consiglio di Stato, che mirava a integrare la legge del 1865 introducendo
un nuovo rimedio volto a tutelare tutte le situazioni non qualificabili come
diritto soggettivo ai sensi dellart. 2 della legge abolitrice del contenzioso.
Fatto salvo lambito della giurisdizione del giudice ordinario, la IV
Sezione venne dunque investita del potere di decidere sui ricorsi per
incompetenza, eccesso di potere o violazione di legge contro gli atti o
provvedimenti amministrativi aventi per oggetto un interesse dindividui
o di enti morali giuridici (art. 26 del T.U. delle leggi del Consiglio di
Stato del 1924). In caso di accertamento di un vizio, la IV Sezione poteva
annullare il provvedimento impugnato.
La giurisprudenza e la dottrina si dovettero confrontare subito con il
problema di riempire di contenuto la formula generica di interesse,
posta dal legislatore come requisito per poter proporre il ricorso alla IV
Sezione. In buona sostanza, con una singolare inversione logica, la
previsione di una nuova forma di tutela processuale precedette
134
135
136
137
138
139
140
141
142
143
144
145
146
147
148
149
La sentenza capostipite quella delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, 4 luglio
1949, n. 1657, in Foro.it. 1949, I, 926.
150
151
152
153
154
155
156
157
158
159
160
161
162
della sana amministrazione (Corte. Giust. 4 luglio 1963 in causa C323/63). Del resto anche il Consiglio di Stato, nel silenzio della legge, fin
dalle sue prime decisioni lo fece proprio in quanto principio di eterna
giustizia che trova un fondamento ultimo nella legge di natura (Cons.
St., IV Sez., 29 novembre 1895, n. 423).
Anche il principio di pubblicit e di trasparenza enunciato nella Carta
dei diritti fondamentali dellUnione europea, secondo la quale ogni
individuo ha diritto di accedere al fascicolo che lo riguarda, nel rispetto
dei legittimi interessi della riservatezza e del segreto professionale (art.
41, comma 2). Nelle disposizioni generali del Trattato sul funzionamento
dellUnione europea precisato che Al fine di promuovere il buon
governo e garantire la partecipazione della societ civile, le istituzioni,
gli organi e gli organismi dellUnione operano nel modo pi trasparente
possibile (art. 15). Viene altres stabilito che le istituzioni, gli organi e
organismi dellUnione si basano su unamministrazione europea aperta
(oltre che efficace ed indipendente: art. 298), ispirandosi cos al
principio dellopen government in base al quale le determinazioni assunte
devono essere rese accessibili a chi vi ha interesse.
Il principio in questione rileva in due ambiti. Il primo, pi ampio, si
riferisce alla messa a disposizione della generalit degli interessati, con
modalit di pubblicazione predeterminate da parte dellamministrazione
(albi, bollettini, siti, ecc.), di una serie di informazioni riguardanti
lorganizzazione e lattivit dellamministrazione stessa. Lart. 26 della l.
n. 241/1990 impone allamministrazione lobbligo di pubblicare unampia
gamma di atti organizzativi e di regolazione. Lart. 12 della medesima
legge, gi richiamato a proposito della discrezionalit, prevede la
pubblicazione dei criteri generali per la concessione di sovvenzioni,
contributi e altre erogazioni finanziarie.
Il secondo ambito, pi specifico, si riferisce al diritto di accesso ai
documenti amministrativi che la l. n. 241/1990 definisce come principio
generale dellattivit amministrativa al fine di favorire partecipazione e
di assicurarne limparzialit e la trasparenza (art. 22, comma 2) e
regola sotto due profili.
In primo luogo, lo include tra i diritti attribuiti ai soggetti che possono
partecipare al procedimento (art. 10), instaurando cos un legame
funzionale tra principio di trasparenza (sotto forma di accesso al fascicolo
procedimentale) e diritto di partecipazione, che ne esce cos rafforzato
(partecipazione informata). In secondo luogo, nel Capo V intitolato
Accesso ai documenti amministrativi, lo disciplina come diritto
163
164
165
166
167
168
169
CAP. IV
IL PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVO
1. Premessa; 2. Il regime del provvedimento amministrativo: a) la
tipicit; 3. Segue: b) la cosiddetta imperativit; 4. Segue: c) Lesecutoriet
e lefficacia; d) linoppugnabilit; 5. Gli elementi strutturali dellatto
amministrativo. Lobbligo di motivazione; 6. I provvedimenti ablatori
reali, i provvedimenti ordinatori, le sanzioni amministrative; 7. Le attivit
libere assoggettate a regime di comunicazione preventiva.
La
segnalazione certificata di avvio dellattivit. 8. Le autorizzazioni e le
concessioni; 9. Gli atti dichiarativi; 10) Altre classificazioni: atti
collettivi, atti plurimi, atti di alta amministrazione, atti collegiali; 11.
Linvalidit dellatto amministrativo; 12. Lannullabilit: a)
lincompetenza; b) la violazione di legge; 13. Segue: c) leccesso di
potere; 14. La nullit; 15 Lannullamento dufficio, la convalida, la
ratifica, la sanatoria, la conferma, la conversione, la revoca, il recesso.
1. Premessa.
Nel capitolo che precede gi stata introdotta la nozione di
provvedimento che pu essere definito come la manifestazione del potere
amministrativo volta a disciplinare un rapporto giuridico intercorrente tra
la pubblica amministrazione e un soggetto privato e avente per oggetto un
bene della vita.
Si anche osservato che manca nel nostro ordinamento sia una
definizione legislativa di atto o provvedimento, sia una disciplina
organica delle sue caratteristiche strutturali e funzionali. Il suo regime
giuridico si ricava in parte dalle disposizioni contenute nella l. n.
241/1990, in parte dallelaborazione dottrinale e giurisprudenziale. Il
Capo IV-bis della l. n. 241/1990, aggiunto dalla l. n. 15/2005, disciplina
alcuni aspetti del regime del provvedimento, come lefficacia, linvalidit,
la revoca e lannullamento dufficio. Ma si gi accennato a come il
giudice amministrativo, partendo dalle scarne disposizioni della legge del
1889 istitutiva della IV Sezione del Consiglio di Stato, si fece carico di
costruire, tra le nozioni fondamentali del diritto amministrativo, quella di
atto impugnabile.
Nel Cap I, nellesaminare i casi principali di fallimenti del mercato,
170
171
172
173
174
175
176
177
coattivo degli obblighi nei loro confronti (nei confronti cio delle
pubbliche amministrazioni), includendo cos anche gli obblighi che
sorgono nellambito dei rapporti paritari. In proposito gi il r.d. 14 aprile
1910 n. 639 sulla riscossione delle entrate patrimoniali dello Stato
attribuiva allamministrazione il potere di procedere allesecuzione
forzata anche per i crediti di fonte non tributaria.
In relazione agli obblighi che sorgono per effetto di un provvedimento
amministrativo, questultimo deve indicare il termine e le modalit
dellesecuzione da parte del soggetto obbligato. Inoltre, lesecuzione
coattiva pu avvenire solo previa adozione di un atto di diffida con il
quale lamministrazione intima al privato di porre in essere le attivit
esecutive gi indicate nel provvedimento, concedendo cos al privato
unultima chance.
In definitiva, in base al primo comma dellart. 21-ter lesecutorit del
provvedimento si concretizza nellavvio di un procedimento dufficio in
contraddittorio con il soggetto privato.
Il secondo comma, infine, menziona in modo specifico lesecuzione
delle obbligazioni aventi ad oggetto somme di danaro, precisando che ad
esse si applicano le disposizioni per lesecuzione coattiva dei crediti dello
Stato. Anche questa disposizione opera pi che altro un rinvio alla
normativa vigente, cio principalmente alla disciplina della riscossione
esattoriale di cui al d.lgs. 26 febbraio 1999, n. 46 che, peraltro, precisa gi
che la riscossione mediante ruolo riguarda non solo le entrate dello Stato
ma anche quelle di enti pubblici diversi dallo Stato (art. 17).
Lesecutoriet del provvedimento presuppone che il provvedimento
emanato sia efficace ed esecutivo. La l. n. 241/1990 contiene due articoli
dedicati allefficacia e allesecutivit (o forse, pi correttamente,
eseguibilit) del provvedimento.
Secondo lart. 21-bis il provvedimento limitativo della sfera giuridica
dei privati acquista efficacia con la comunicazione al destinatario.
Emerge cos la distinzione gi operata nel capitolo precedente, tra
provvedimenti limitativi della sfera giuridica dei privati e provvedimenti
ampliativi della sfera giuridica dei privati. I primi hanno la natura di atti
recettizi, la cui efficacia cio subordinata alla comunicazione
allinteressato. In passato si riteneva invece che anche i provvedimenti di
questo tipo (per esempio la revoca di una concessione) fossero in grado di
produrre immediatamente gli effetti.
Sono peraltro esclusi dallobbligo di comunicazione i provvedimenti
178
179
180
Lobbligo di
Come per tutti gli atti giuridici, anche per latto amministrativo
possono essere individuati alcuni elementi strutturali che consentono, di
volta in volta, di identificarlo e di qualificarlo in termini di conformit o
non conformit alle norme che lo disciplinano. Essi si ricavano sulla base
delle nozioni generali elaborate in sede di teoria generale degli atti
giuridici e sono essenzialmente il soggetto, la volont, loggetto,il
contenuto, i motivi, la motivazione, la forma.
Cos, assume rilievo anzitutto il soggetto, cio lorgano che, in base
alle norme sulla competenza e sullinvestitura, deputato ad emanare
latto. Di regola, si tratta di pubbliche amministrazioni, ma in casi
particolari, come si accennato, anche soggetti privati sono titolari di
poteri amministrativi e i loro atti sono qualificabili come amministrativi.
Si pensi, per esempio, al caso di unimpresa privata concessionaria di un
pubblico servizio che, in base al Codice dei contratti pubblici, sia tenuta a
esperire procedure a evidenza pubblica per lacquisto di beni e servizi
(art. 1, comma 1-ter, della l. n. 241/1990).
Un secondo elemento costituito dalla volont. Il provvedimento
amministrativo manifestazione della volont dellamministrazione,
anche se questultima va intesa non gi in senso psicologico (stato
psichico del dirigente o del titolare dellorgano che emana latto), bens in
senso oggettivato (volont procedimentale). I vizi della volont non
determinano, come accade invece per il negozio privato (art. 1427 cod.
civ.), in via diretta lannullabilit del provvedimento, bens rilevano
tuttal pi in via indiretta (indiziaria) come figura sintomatica delleccesso
di potere.
Un terzo elemento pu essere individuato nelloggetto del
provvedimento, cio nella cosa, attivit o situazione soggettiva cui il
provvedimento si riferisce (come per esempio il bene demaniale dato in
concessione o il terreno espropriato). Loggetto deve essere determinato
o quanto meno determinabile.
Un ulteriore elemento il contenuto del provvedimento che si ritrova
nella parte dispositiva dellatto e che, per riprendere una definizione
181
182
degli atti negoziali. Esso , come si visto, una delle componenti del
diritto ad una buona amministrazione enunciato nella Carta dei diritti
fondamentali dellUnione europea (art. 41).
Per un verso, infatti, fin dallepoca della rivoluzione francese per gli
atti legislativi non richiesta una motivazione: la compenetrazione tra
legge, volont generale e sovranit esclude una necessit di
giustificazione delle scelte. Per altro verso, per gli atti dei privati, i
motivi del negozio sono irrilevanti e attengono alla sfera interna del
soggetto e, come si accennato nel primo capitolo, solo in casi del tutto
eccezionali richiesta una motivazione.
Per un altro verso, lobbligo di motivazione avvicina il regime del
provvedimento a quello degli atti giudiziari per i quali vi addirittura una
garanzia costituzionale (art. 111, sesto comma, della Costituzione, ripreso
anche dallart. 3, comma 1, del Codice del processo amministrativo). Le
pubbliche amministrazioni soffrono, anche se in misura minore rispetto ai
giudici, di un deficit di legittimazione democratica che richiede di essere
compensato attraverso un onere di giustificazione.
La motivazione adempie infatti a tre funzioni:
promuove la
trasparenza dellazione amministrativa;
rende pi agevole
linterpretazione del provvedimento amministrativo; costituisce una
garanzia per il soggetto privato che subisca dal provvedimento un
pregiudizio perch rende possibile un controllo giurisdizionale pi
incisivo sulloperato dellamministrazione.
Nella motivazione lamministrazione deve dar conto di tutti gli
elementi rilevanti, acquisiti nel corso dellistruttoria procedimentale, che
hanno indotto lamministrazione a operare una determinata scelta. In
particolare nella motivazione devono emergere le valutazioni operate
dallamministrazione sugli apporti partecipativi dei privati (art. 10, lett.
b), l. n. 241/1990). In ogni caso, dalla motivazione deve essere possibile
ricostruire in modo puntuale liter logico seguito dallamministrazione per
addivenire a una certa determinazione. La motivazione pu essere anche
per relationem, cio con un rinvio ad altro atto acquisito al procedimento
del quale si fanno proprie le ragioni (art. 3, comma 3, della l. n.
241/1990).
La motivazione assume particolare importanza nel caso di
provvedimenti discrezionali, mentre in quelli vincolati essa pu essere
limitata allenunciazione dei presupposti di fatto e di diritto che
giustificano lesercizio del potere. Essa infatti lo strumento principale
183
184
185
186
187
188
189
assumendo in questo caso una valenza latu sensu regolatoria. Cos, per
esempio, in materia bancaria e creditizia, la Banca dItalia pu emanare
nei confronti delle banche vigilate provvedimenti specifici riguardanti
ladeguatezza patrimoniale, il contenimento dei rischi, lorganizzazione
aziendale inclusi il divieto di effettuare determinate operazioni o di
distribuire utili (art. 53, comma 3, lett. d) del d.lgs. 1 settembre 1993, n.
385). Essa pu anche emanare misure inibitorie nei confronti dei soggetti
vigilati nel caso in cui nellesercizio dei controlli emergano irregolarit
(art. 128-ter). Nel settore delle comunicazioni elettroniche, le imprese che
allesito di un particolare procedimento di analisi del mercato sono
designate come detentrici di un significativo potere di mercato (del quale
possono abusare nei confronti delle imprese minori) possono essere
destinatarie di un provvedimento dellAutorit per le garanzie nelle
comunicazioni volto a imporre obblighi specifici necessari per garantire
un equilibrio concorrenziale (art. 45 del Codice delle comunicazioni
elettroniche approvato con d.lgs. 1 agosto 2003, n. 259). Per esempio,
lautorit pu prescrivere di applicare tariffe agevolate per i consumatori
a basso reddito (art. 59, comma 2), oppure di concedere alle imprese
minori laccesso su basi non discriminatorie alla rete o di garantire
linterconnessione delle reti (art. 47) e di praticare nei loro confronti
prezzi orientati ai costi (art. 50).
In base al Codice del consumo (d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206)
lAutorit garante della concorrenza e del mercato pu vietare dufficio o
su istanza di chi abbia interesse la continuazione di pratiche commerciali
scorrette eliminandone gli effetti (art. 27, comma 2). Le autorit di
regolazione dei servizi di pubblica utilit possono ordinare alle imprese
esercenti il servizio la cessazione di comportamenti lesivi dei diritti degli
utenti (art. 2, comma 20, lett. d) della l. n. 481/1995).
Questi ultimi esempi gi introducono unaltra tipologia di
provvedimenti ordinatori costituita dalla diffida, che consiste nellordine
di cessare da un determinato comportamento posto in essere in violazione
di norme amministrative, anche con la fissazione di un termine per
eliminare gli effetti dellinfrazione. La diffida pu essere accompagnata
da sanzioni di tipo amministrativo.
Un esempio di diffida pu essere preso dalla disciplina ambientale.
Lautorit competente al controllo degli scarichi di acque inquinanti pu
diffidare il titolare dellautorizzazione che non rispetta le condizioni in
essa contenute dal cessare dal comportamento entro un termine
determinato e, nel caso in cui si manifesti una situazione di pericolo per la
190
191
192
193
194
195
amministrativo.
Per agevolare i controlli effettuati dallamministrazione, in un secondo
gruppo di casi di attivit libere nel senso ora precisato, la legge assoggetta
i privati a un obbligo di comunicare preventivamente a una pubblica
amministrazione lintenzione di intraprendere unattivit. Talvolta, la
comunicazione contestuale allavvio dellattivit; altre volte tra la
comunicazione e lavvio dellattivit previsto un termine minimo. Cos,
per esempio, lagricoltore che voglia vendere direttamente al dettaglio i
propri prodotti deve darne comunicazione al Comune (art. 4 del d.lgs. 18
maggio 2001, n. 228). Anche chi vuol intraprendere unattivit di affitta
camere in base alle normative regionali deve comunicarlo al Comune. I
promotori di una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico devono
darne avviso al questore almeno tre giorni prima (art. 18 del Testo unico
delle leggi di pubblica sicurezza). In materia di privacy, chi vuol
raccogliere, elaborare e conservare particolari categorie di dati personali
(genetici o attinenti alla sfera della salute, alla situazione patrimoniale e
alla solvibilit economica, ecc.) deve notificare il trattamento al Garante
per la protezione dei dati personali (art. 37 del d.lgs. n. 196/2003)
fornendo una serie di informazioni previste in un modello standard. Il
Garante inserisce poi le notificazioni ricevute in un registro accessibile a
chiunque sia interessato a verificare che i dati raccolti siano conformi alla
disciplina della privacy, che attribuisce al Garante poteri ordinatori e
sanzionatori assai incisivi in caso di violazioni riscontrate.
La fattispecie delle attivit libere regolate da leggi di tipo
amministrativo e assoggettate a un regime di comunicazione preventiva
ora disciplinata in termini generali dallart. 19 della l. n. 241/1990. Questo
articolo, modificato pi volte negli anni, prevede, come si gi
accennato, listituto della segnalazione certificata dinizio di attivit
(cosiddetta, Scia, introdotta nel 2010 in sostituzione dello strumento
omologo della cosiddetta Dia, dichiarazione dinizio di attivit).
La Scia riconduce una serie di attivit, per le quali in precedenza era
previsto un regime di controllo preventivo sotto forma di
autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso o nulla
osta comunque denominato (comma 1), a un regime di controllo
successivo, effettuato cio dallamministrazione una volta ricevuta la
comunicazione di avvio dellattivit. Lavvio dellattivit pu essere
contestuale alla presentazione della dichiarazione. Il privato deve
corredare la segnalazione con una autocertificazione del possesso dei
presupposti e requisiti previsti dalla legge per lo svolgimento dellattivit
196
197
198
199
8. Le autorizzazioni e le concessioni.
Come si visto, i regimi di comunicazione preventiva dellavvio di
determinate attivit restano ancora allinterno del modello
dellamministrazione titolare di poteri il cui esercizio determina effetti
limitativi della sfera giuridica del destinatario. Infatti la nascita di un
rapporto giuridico amministrativo con la pubblica amministrazione
titolare del potere di controllo solo eventuale e segue allavvio del
procedimento dufficio volto a contestare la violazione delle norme
amministrative che conformano lattivit ed eventualmente a inibire
lavvio o la prosecuzione dellattivit.
Con i regimi che subordinano lavvio dellattivit a un provvedimento
di assenso si passa invece al modello dellamministrazione titolare di
poteri il cui esercizio determina effetti ampliativi della sfera giuridica del
privato. Nellambito della teoria della regolazione amministrativa esso
considerato come maggiormente intrusivo nelle libert dei privati (A.
OGUS, a proposito del modello del prior approval).
La scelta da parte del legislatore tra i due modelli richiede dunque
unattenta valutazione caso per caso. Secondo il d.lgs. n. 59/2010 di
recepimento della direttiva servizi 2006/123/CE, come gi accennato, i
regime autorizzatori possono essere istituiti o mantenuti solo se
giustificati da motivi imperativi di interesse generale (art. 14) indicati in
un elenco tassativo piuttosto esteso (art. 8, comma 1, lett. h). Come
precisa ancor meglio il testo della direttiva, lautorizzazione preventiva
giustificata quando lobbiettivo della tutela dellinteresse pubblico non
pu essere conseguito tramite una misura meno restrittiva, in particolare
in quanto un controllo a posteriori interverrebbe troppo tardi per avere
reale efficacia (art. 9, comma 1, lett. c).
Del resto, la stessa Costituzione, per evitare limitazioni arbitrarie
nellesercizio di alcuni diritti fondamentali, come accadde nel ventennio
autoritario, pone il divieto di introdurre regimi autorizzatori che
condizionano il diritto di associazione e di stampa (art. 18, primo comma,
e art. 21, secondo comma) o prevede, nel caso delle riunioni in luogo
pubblico, che possa essere imposto solo un obbligo di preavviso (art. 17,
200
terzo comma).
Nellambito del modello del controllo preventivo sulle attivit dei
privati (prior approval) vanno considerate principalmente le
autorizzazioni e le concessioni.
Di esse conviene anzitutto proporre linquadramento della dogmatica
tradizionale, per poi introdurre qualche elemento di critica e alcuni spunti
ricostruttivi.
a) Secondo una definizione classica (O. RANELLETTI),
lautorizzazione latto con il quale lamministrazione rimuove un limite
allesercizio di un diritto soggettivo del quale gi titolare il soggetto che
presenta la domanda. Il suo rilascio presuppone una verifica della
conformit dellattivit ai parametri normativi posti a tutela dellinteresse
pubblico (funzione di controllo). Le autorizzazioni danno dunque
origine, come si accennato, al fenomeno dei diritti soggettivi in attesa di
espansione, diritti soggettivi il cui esercizio subordinato a una verifica
preventiva del rispetto dei presupposti e dei requisiti stabiliti dalla legge
in relazione allesigenza di tutela di un interesse pubblico. Rispetto a un
siffatto potere conformativo dellamministrazione, il soggetto privato
vanta una posizione di interesse legittimo (pretensivo) che fa coppia con il
diritto soggettivo preesistente.
La concessione invece latto con il quale lamministrazione
attribuisce ex novo o trasferisce la titolarit di un diritto soggettivo in
capo a un soggetto privato. Nel rapporto giuridico amministrativo che
con essa si instaura tra il soggetto privato che presenta listanza e
lamministrazione, il primo si presenta titolare di un interesse legittimo
(pretensivo) per cos dire allo stato puro. Solo in seguito allemanazione
del provvedimento concessorio sorge in capo al privato un diritto
soggettivo pieno (utilizzo di un bene demaniale, esercizio in regime di
monopolio di unimpresa, ecc.) che pu essere fatto valere anche nei
confronti dei terzi.
Sotto il profilo funzionale lautorizzazione uno strumento di controllo
da parte dellamministrazione sullo svolgimento dellattivit allo scopo di
verificare preventivamente che essa non si ponga in contrasto con un
interesse pubblico. Lautorizzazione spesso si esaurisce uno actu, senza
cio che si instauri una relazione stabile con lamministrazione che vada
al di l di una generica attivit di vigilanza da parte di questultima sulla
permanenza in capo al soggetto privato delle condizioni previste dalla
201
202
203
204
205
206
207
Solo per lutilizzo delle frequenze radio, che costituiscono una risorsa
scarsa, il Codice prevede un piano nazionale di ripartizione, in modo
ridurre il rischio di interferenze, e la concessione dei diritti duso alle
imprese richiedenti, ma nel contesto di procedure pubbliche, trasparenti
e non discriminatorie (art. 27).
In termini pi generali, il decreto legislativo di recepimento della
Direttiva servizi gi citato, che si applica a un ambito assai esteso di
attivit economiche, nel porre alcune disposizioni guida in materia di
regimi autorizzatori rivolte soprattutto al legislatore, pone il principio che
laccesso e lesercizio delle attivit di servizi costituiscono espressione
della libert di iniziativa economica e non possono essere sottoposti a
limitazioni non giustificate o discriminatorie (art. 10, comma 1). La
libert in questione costituisce dunque un prius, che assunto quasi come
un dato naturale rispetto ai poteri pubblici conformativi, che richiedono
invece una giustificazione specifica caso per caso in base al principio di
proporzionalit.
Il decreto legislativo individua una serie di requisiti di accesso
allattivit considerati vietati in modo assoluto perch non giustificati o
discriminatori (art. 11). Sono discriminatori, per esempio, i requisiti che
richiedono al prestatore di servizi la cittadinanza o la residenza italiana.
Non giustificata invece lapplicazione caso per caso di una verifica di
natura economica che subordina il rilascio del titolo autorizzatorio alla
prova dellesistenza di un bisogno economico o di una domanda di
mercato, o alla valutazione degli effetti economici potenziali o effettivi
dellattivit o alla valutazione delladeguatezza dellattivit rispetto agli
obiettivi di programmazione economica stabiliti (art. 1, primo comma,
lett. e). Leconomia di mercato aperta e in libera concorrenza che ispira i
trattati comunitari incompatibile, come si detto, con ogni logica
dirigistica e pianificatoria.
Accanto ai requisiti vietati, il decreto legislativo enumera una serie di
requisiti che sono ammessi solo in presenza di un motivo imperativo di
interesse generale cos come definito dallo stesso decreto in un elenco
tassativo (ordine e sicurezza pubblica, sanit, tutela dei lavoratori,
ambiente, ecc.) e previa notifica alla Commissione europea (artt. 12 e 13).
Tra questi rientrano, per esempio, la previsione di tariffe obbligatorie
minime o massime, di restrizioni quantitative o territoriali, o di un numero
minimo di dipendenti.
Nei casi in cui il numero delle autorizzazioni deve essere limitato per
ragioni correlate alla scarsit delle risorse naturali o delle capacit
208
209
210
211
alternative, da preferire.
Da un lato, le pubbliche amministrazioni
dovrebbero scambiare tra di loro dufficio le informazioni rilevanti senza
gravare i soggetti privati dellonere di ottenere il rilascio dei certificati
rilevanti (art. 18, commi 2 e 3; art. 43 del d.P.R. n. 445/2000). Di
recente, proprio per obbligare le amministrazioni a fornirsi
reciprocamente i dati di cui sono in possesso, stato anzi introdotto il
principio secondo il quale i certificati non hanno alcun valore giuridico
nei rapporti con le pubbliche amministrazioni. Dallaltro, in molti casi le
certificazioni possono essere sostituite con lautocertificazione,
individuando i fatti, stati e qualit il cui possesso pu essere attestato
tramite una dichiarazione formale assunta sotto propria responsabilit dal
soggetto interessato.
Le cosiddette dichiarazioni sostitutive di certificazione possono avere
per oggetto per esempio la data, il luogo di nascita, la residenza, la
cittadinanza, liscrizione in albi, la qualit di studente o di pensionato,
ecc. (art. 46 del d.P.R. n. 445/2000). Cos, per esempio, la domanda di
partecipazione a un concorso pubblico o listanza per poter ottenere un
sussidio prevedono usualmente lautocertificazione del possesso dei
requisiti richiesti dal bando e dalle norme vigenti. Le dichiarazioni
sostitutive di atti di notoriet sono relative invece a stati, qualit personali
e fatti dei quali linteressato sia a conoscenza e che si riferiscono anche
ad altri soggetti (art. 47 del d.P.R. n. 445/2000).
Lamministrazione che utilizza il dato autocertificato nellambito di un
procedimento pu verificarne, almeno a campione, la correttezza e deve
farlo nei casi in cui sorgono dubbi sulla veridicit delle dichiarazioni (art.
71, comma 1). Se lautocertificazione falsa possono essere irrogate
sanzioni anche di tipo penale che, con riferimento particolare alla
segnalazione certificata dinizio di attivit, sono state di recente inasprite
(art. 19, comma 6, della l. n. 241/1990 e, in generale, art. 76, d.P.R. n.
445/2000).
Inoltre in caso di dichiarazioni mendaci e di false attestazioni, sempre
con funzione sanzionatoria, allinteressato negata la possibilit di
conformare lattivit alla legge sanando la propria posizione (art. 21 della
l. n. 241/1990) e viene disposta nei suoi confronti la decadenza dai
benefici eventualmente conseguiti dal provvedimento emanato in base
alla dichiarazione non veritiera (art. 75).
Il modello dellautocertificazione, introdotto gi da molto tempo (legge
4 gennaio 1968, n. 15, cui fa rinvio lart. 18, comma 1, della l. n.
241/1990), stenta a farsi strada nella pratica, perch la circolazione delle
212
213
214
215
216
217
218
219
220
disapplicata dallamministrazione).
Si parla di invalidit sopravvenuta dei provvedimenti amministrativi
(ma questa nozione dibattuta in dottrina) nel caso di legge retroattiva, di
legge di interpretazione autentica e di dichiarazione di illegittimit
costituzionale. Nelle prime due ipotesi, la retroattivit della nuova legge
rende, ora per allora, viziato il provvedimento emanato in base alla norma
abrogata. Nella terza ipotesi, poich le sentenze di accoglimento della
Corte costituzionale hanno efficacia retroattiva, esse rendono invalidi i
provvedimenti assunti sulla base delle norme dichiarate illegittime e ai
rapporti giuridici sorti anteriormente, a meno che non si tratti di rapporti
esauriti.
Infine anche nel diritto amministrativo emersa, soprattutto in
giurisprudenza, la distinzione tra invalidit del provvedimento e mera
irregolarit, che, come si vedr, riferita a imperfezioni minori tali da non
incidere in modo rilevante sugli interessi tutelati dalla norma.
Conviene svolgere ancora due considerazioni generali sullinvalidit
del provvedimento.
La prima che la l. n. 241/1990 non ha fatto altro che razionalizzare le
acquisizioni giurisprudenziali e dottrinali. Come si gi accennato,
infatti, la teoria dei vizi dellatto amministrativo il frutto in gran parte
dellelaborazione giurisprudenziale a partire dalla legge del 1889
istitutiva della IV Sezione del Consiglio di Stato. Il giudice
amministrativo dovette cio riempire di contenuto le scarne disposizioni
che attribuivano alla sua competenza i ricorsi per incompetenza, per
eccesso di potere o per violazione di legge e stabilivano che in caso di
accoglimento del ricorso latto impugnato dovesse essere annullato (artt.
26 e 45 del Testo unico delle leggi sul Consiglio di Stato).
Cos, in primo luogo, la giurisprudenza interpret subito la formula
eccesso di potere, che riprendeva quella francese di excs de pouvoir,
non gi come straripamento di potere (dbordement de pouvoir, riferito
in origine agli sconfinamenti dellautorit giudiziaria nella sfera riservata
di altra autorit giudiziaria),
bens come sviamento di potere
(dtournement de pouvoir). Il primo si riferisce ai casi di macroscopico
sconfinamento dallambito di competenza da parte di unautorit
amministrativa (quella che poi venne denominata variamente carenza di
potere o incompetenza assoluta e ora, nellart. 21-septies, come difetto
assoluto di attribuzione); il secondo ai casi nei quali il potere viene
esercitato per un fine diverso da quello posto dalla norma attributiva del
221
222
223
224
225
226
227
228
229
230
231
232
233
234
potere.
Si gi ricordato come la figura primigenia delleccesso di potere
costituita dallo sviamento di potere che consiste nella violazione del
vincolo del fine pubblico posto dalla norma dazione. Una siffatta
violazione si ha allorch il provvedimento emanato persegue un fine
diverso (non importa se pubblico o privato) da quello in relazione al quale
il potere conferito dalla legge allamministrazione. Talvolta il fine
pubblico non posto in modo espresso dalla legge, ma va ricavato in via
interpretativa.
Tra i casi classici di sviamento di potere, si possono ricordare il
trasferimento dufficio di un dipendente pubblico motivato da esigenze di
servizio (riordino degli uffici), che in realt ha una finalit sanzionatoria;
unordinanza del sindaco che impone un divieto di fermata degli
autoveicoli in alcune strade motivato in relazione allesigenza di evitare
intralci alla circolazione, che persegue in realt il fine di disincentivare la
prostituzione su strada; lo scioglimento governativo di un consiglio
comunale per ripetute violazioni di legge che sottende per una finalit
politica;
il provvedimento comunale che nega linstallazione di
unantenna di telefonia mobile per ragioni di tipo urbanistico-edilizio, ma
che in realt persegue il fine sanitario di minimizzare lesposizione dei
residenti allinquinamento elettromagnetico.
Nella pratica lo sviamento di potere difficile da provare, in quanto il
provvedimento, allapparenza, si presenta come perfettamente conforme
alle disposizioni normative che regolano quel particolare potere. Ci ha
indotto la giurisprudenza, come si accennato, a rilevare il vizio in via
indiretta, attraverso elementi indiziari del cattivo esercizio del potere
discrezionale costituiti dalle cosiddette figure sintomatiche delleccesso di
potere. Con una metafora, se leccesso di potere pu essere visto come
una malattia del provvedimento discrezionale, la diagnosi va operata
essenzialmente attraverso i sintomi, cio le manifestazioni
caratteristiche dellaffezione rilevabili dallosservatore.
Le figure sintomatiche costituiscono una categoria aperta, non tipizzata
dal legislatore. Alcune sono ormai consolidate nelle ricostruzioni
teoriche e nella prassi applicativa e si prestano a essere classificate
secondo vari criteri. Uno di essi pu essere di riferirle, in ordine logico e
cronologico, alle fasi del procedimento, distinguendo quelle che
riguardano la fase istruttoria e quelle che riguardano la fase decisionale.
Un altro criterio quello di distinguere tra figure sintomatiche intrinseche
che emergono direttamente dallanalisi del provvedimento e degli atti
235
236
237
238
Anche nel caso del difetto di motivazione, non da escludere che, una
volta annullato il provvedimento, lamministrazione possa emanarne uno
di contenuto identico, emendato dal vizio rilevato. Peraltro, come gi
accennato, non consentito allamministrazione di integrare o emendare
la motivazione del provvedimento in sede di giudizio.
Nel caso in cui la motivazione manchi del tutto, il vizio pu essere
qualificato come violazione di legge, in quanto lobbligo di motivazione
ora previsto in modo dallart. 3 della l. n. 241/1990.
Una questione dibattuta se nel caso dei concorsi o delle procedure di
aggiudicazione di contratti pubblici lattribuzione dei punteggi riferiti alle
varie prove o ad altri parametri fissati dallamministrazione (per esempio,
i punteggi per la valutazione delle pubblicazioni o dei titoli di carriera nei
concorsi o per i singoli elementi qualitativi dellofferta presentata dalle
imprese che partecipano alla gara) assolva di per s allobbligo di
motivazione o debba essere ulteriormente specificata in forma discorsiva.
La giurisprudenza tende peraltro ritenere legittima la motivazione in
forma numerica qualora siano stati definiti a monte parametri molto
analitici, suddivisi magari anche in sub parametri, per lattribuzione dei
punteggi con lindicazione per ciascun parametro e subparamettro di un
numero massimo di punti attribuibili contenuto.
c4) Illogicit, irragionevolezza, contraddittoriet.
Si gi osservato trattando dei principi che presiedono allesercizio
della discrezionalit, che il diritto amministrativo assume, come principio
logico prima ancora che giuridico, che la pubblica amministrazione agisca
come un agente razionale. Pertanto, emerge un vizio di eccesso di potere
tutte le volte che il contenuto del provvedimento e le statuizioni del
medesimo (enunciate nel dispositivo) fanno emergere profili di illogicit
o irragionevolezza, apprezzate in modo oggettivo in base a canoni di
esperienza.
Per esempio, un provvedimento di diffida a cessare e a porre rimedio a
una violazione di una norma amministrativa non pu assegnare al
diffidato un termine troppo breve. Un bando di concorso per lassunzione
di dipendenti pubblici non pu richiedere il possesso di titoli che non
siano correlati alle mansioni che i vincitori saranno poi tenuti a svolgere.
Pu essere considerata come sottospecie
irragionevolezza
la
contraddittoriet
interna
239
dellillogicit
(intrinseca)
e
al
provvedimento.
Questa emerge, in particolare, se non vi
consequenzialit tra le premesse del provvedimento e le conclusioni tratte
nel dispositivo. Si pensi, per esempio, a un piano regolatore che prevede
la destinazione a servizi pubblici di unarea in cui insistono attivit
industriali, contraddicendo la relazione illustrativa che enuncia invece
lobiettivo di difendere e incrementare le attivit produttive. Pi in
generale
tutti
i
passaggi
delliter
argomentativo
seguito
dallamministrazione (ed esplicitato nella motivazione) devono essere
legati da un rapporto di consequenzialit logica.
La contraddittoriet pu essere anche esterna (estrinseca) al
provvedimento, cio essere rilevata dal raffronto tra provvedimento
impugnato e altri provvedimenti precedenti dellamministrazione che
riguardano lo stesso soggetto (se il soggetto diverso, si ha la figura
sintomatica della disparit di trattamento esaminata qui di seguito). Cos
affetto da questo tipo di contraddittoriet il provvedimento che esprime
una valutazione non positiva ai fini dellavanzamento di carriera di un
militare di alto grado che ha ottenuto una serie continua di giudizi
encomiastici in relazione ai servizi prestati nella sua carriera.
La contraddittoriet intrinseca o estrinseca costituisce una violazione
del principio di coerenza che deve presiedere allagire della pubblica
amministrazione.
c5) Disparit di trattamento.
Il principio di coerenza e il principio di eguaglianza richiedono anche
allamministrazione di trattare in modo eguale casi eguali.
Il vizio pu emergere sia nel caso in cui casi eguali siano trattati in
modo diseguale, sia nel caso in cui casi diseguali siano trattati in modo
eguale. Per stabilire in concreto se le situazioni da confrontare siano
identiche o differenziate va utilizzato il criterio della ragionevolezza. Il
vizio in questione emerge di frequente nella prassi nei giudizi
comparativi, nelle progressioni di carriera o nel riconoscimento di altri
benefici ai dipendenti pubblici, oppure nelle classificazioni dei terreni
contenute nei piani regolatori ai fini di individuarne le destinazioni duso.
Perch possa essere censurata la disparit di trattamento necessario
che il provvedimento sia discrezionale (il vizio non deducibile nel caso
di atti vincolati) e che la comparazione si riferisca a provvedimenti
emanati in modo legittimo. Lemanazione di un atto illegittimo a favore
240
241
242
243
244
245
246
247
a) Lannullamento dufficio.
Come si pi volte sottolineato, la misura specifica per reagire
allillegittimit del provvedimento costituita dallannullamento con
efficacia ex tunc dellatto emanato.
Lannullamento del provvedimento illegittimo pu essere pronunciato
oltre che dal giudice amministrativo in caso di accoglimento del ricorso
proposto dal titolare dellinteresse legittimo, anche in altri contesti e da
altri soggetti: dalla stessa amministrazione in sede di esame dei ricorsi
amministrativi (in particolare i ricorsi gerarchici);
dagli organi
amministrativi preposti al controllo di legittimit di alcune categorie di
provvedimenti; dal ministro con riferimento agli atti emanati dai dirigenti
ad esso sottoposti (art. 14, comma 3, d.lgs. n. 165/2001); dal Consiglio
dei ministri, a garanzia dellunit dellordinamento amministrativo, nei
confronti di tutti gli atti degli apparati statali e locali (art. 2, comma 4,
lett. p) della l. n. 400/1988 e, per gli atti degli enti locali, allart. 138 del
Testo unico degli enti locali). Il cosiddetto annullamento straordinario da
parte del Governo previsto dalle disposizioni da ultimo citate, di fatto
raramente disposto, rientra tra gli atti di alta amministrazione ampiamente
discrezionali. Un siffatto potere non pu essere esercitato nei confronti
degli atti delle Regioni, data la particolare posizione costituzionale di cui
godono.
Le ultime due specie di annullamento rientrano nel potere di
annullamento dufficio, ora disciplinato in termini generali dallart. 21nonies della l. n. 241/1990 sul quale occorre soffermare ora lattenzione.
Esso era gi stato previsto da disposizioni legislative particolari (come,
in aggiunta a quelle citate, lart. 20 della l. n. 241/1990 sullannullamento
dufficio del silenzio-assenso) ed disciplinato anche in molti altri
ordinamenti (come quello tedesco e francese). Nel nostro ordinamento
lannullamento dufficio un potere che la giurisprudenza ha riconosciuto
da sempre, anche in assenza di un fondamento legislativo espresso. Lart.
21-nonies rappresenta anzi uno dei casi emblematici di recepimento e
razionalizzazione di indirizzi giurisprudenziali consolidati ad opera della
l. n. 241/1990.
Anzitutto, dal punto di vista soggettivo, il potere di annullamento
dufficio pu essere esercitato dallo stesso organo che ha emanato latto
(cosiddetto autoannullamento) o da altro organo al quale sia attribuito per
legge (per esempio lannullamento gerarchico).
In secondo luogo, mentre lannullamento in sede di ricorsi
248
249
250
251
252
fattispecie della revoca del testamento, che si riferisce a un atto che non
ha ancora prodotto effetti nella sfera degli eredi e degli altri beneficati
(art. 679 e seg. cod. civ.), oppure quella della revoca della proposta
contrattuale che ammessa fin tanto che il contratto non concluso (art.
1328, secondo comma, cod. civ.).
Nel diritto amministrativo, invece, il potere di revoca
tradizionalmente considerato come una manifestazione del potere di
autotutela della pubblica amministrazione ammesso da sempre dalla
giurisprudenza. Tra i casi pi risalenti di revoca pu essere ricordato
quello delle concessioni di illuminazione a gas rilasciate a livello
comunale revocate in connessione al processo di elettrificazione del
Paese, oppure quello delle concessioni per il trasporto pubblico locale
con carrozze a cavallo revocate in seguito alla diffusione dei mezzi
meccanici.
Il potere di revoca giustificato dallesigenza di garantire nel tempo la
conformit dellassetto giuridico derivante da un provvedimento
amministrativo allinteresse pubblico, esigenza che ritenuta prevalente
rispetto a quella di tutela degli affidamenti creati. Esso d una
connotazione di precariet e instabilit al rapporto giuridico
amministrativo.
Lart. 21-quinquies della l. n. 241/1990 pone una disciplina generale
della revoca precisandone meglio i presupposti e gli effetti. Larticolo
stato introdotto dalla l. n. 15/2005 e ed stato poi integrato dai commi 1bis e 1-ter sulla quantificazione dellindennizzo (commi di analogo
contenuto aggiunti dal d.l. 31 gennaio 2007, n. 7 convertito in legge 2
aprile 2007, n. 40 e dallart. 12, comma 1-bis del d.l. 25 giugno 2008, n.
112 convertito in legge 6 agosto 2008, n. 133).
Lart. 21-quinques, primo comma, distingue, come gi veniva fatto in
precedenza, due fattispecie: la revoca per sopravvenienza e la revoca
espressione dello jus poenitendi.
Sono riconducibili alla prima fattispecie due ipotesi tipizzate dalla
disposizione e cio anzitutto la revoca per sopravvenuti motivi di
pubblico interesse, che interviene allorch lamministrazione opera una
rivalutazione dellassetto degli interessi alla luce di nuovi fattori ed
esigenze non presenti al momento in cui latto era stato emanato. Un
esempio pu essere la destinazione e lutilizzo di un tratto di spiaggia o di
uno spazio acqueo non pi ai fini della balneazione o della coltivazione di
mitili sulla base di una concessione demaniale, ma a riserva naturale.
253
254
255
256
257
CAP. V
IL PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO
1. Nozione e funzioni del procedimento amministrativo; - 2. Le leggi
generali sul procedimento e la l. n. 241/1990; - 3. Le fasi del
procedimento: a) liniziativa; - 4. Segue: b) listruttoria; - 5. Segue: c) la
fase decisionale; - 6. Procedimenti semplici, complessi, collegati. Il sub
procedimento; - 7. La conferenza di servizi e altre forme di
coordinamento; - 8. Tipi di procedimento. a) Lespropriazione per
pubblica utilit; 9. Segue: b) le sanzioni pecuniarie e disciplinari; 10.
Segue: c) le autorizzazioni. Il permesso a costruire; 11. Segue: d) I
procedimenti concorsuali. Laccesso agli impieghi pubblici; 12. Segue:
e) i contratti pubblici per laffidamento di lavori, servizi e forniture; 13.
Segue: f) laccesso ai documenti amministrativi.
258
parere del giudice tutelare e lautorizzazione del tribunale (art. 375 cod.
civ.).
Nel caso di fatti complessi leffetto giuridico deriva dunque da una
combinazione di fatti (eventi, comportamenti o atti) che devono
verificarsi o essere posti in essere o contemporaneamente o secondo un
ordine previsto dalla stessa norma (fattispecie a formazione successiva).
Nella fattispecie a formazione successiva leffetto giuridico si
produce solo allorch la sequenza si integralmente realizzata secondo
lordine normativamente dato. Prima di tale momento possono sorgere
tuttal pi effetti preliminari o prodromici. Cos, per esempio, nel
contratto sottoposto a condizione (sospensiva o risolutiva), in pendenza di
questultima, cio gi prima che si produca leffetto giuridico in relazione
al verificarsi di un determinato avvenimento (futuro e incerto), sorge in
capo alle parti il dovere di comportarsi secondo buona fede in modo tale
da conservare integre le ragioni dellaltra parte (art. 1358 cod. civ.). Nella
vendita di cosa futura, leffetto giuridico traslativo si realizza allorch la
cosa viene ad esistenza (art. 1472 cod. civ.), ma in capo al venditore sorge
immediatamente lobbligo di non impedire che la cosa venga in essere.
Restano invece esterni alla fattispecie i cosiddetti presupposti, cio
fatti che non concorrono direttamente alla produzione delleffetto
giuridico, ma che si collocano per cos dire a monte della fattispecie e ne
condizionano loperativit. Cos, per esempio, lo stato di abbandono di
una cosa mobile il presupposto per lacquisto della propriet tramite
occupazione (art. 923 cod. civ.); la morte di una persona il presupposto
perch possa aprirsi la successione (art. 456 e seg. cod. civ.).
La nozione di fattispecie complessa a formazione successiva,
secondo alcuni, costituisce la matrice unificante del negozio giuridico
privato e dellatto amministrativo. In realt, nel diritto privato il
procedimento ha avuto uno sviluppo limitato. Nel diritto pubblico, al
contrario, come si visto, il procedimento la modalit ordinaria di
esercizio dei poteri dello Stato (legislativo, esecutivo, giurisdizionale)
proprio in relazione alle esigenze di trasparenza e di garanzia dei soggetti
interessati.
Nel diritto amministrativo, dopo una prima fase nella quale la
nozione di procedimento stata ignorata, a partire dalla seconda met del
secolo scorso essa ha assunto un rilievo crescente in dottrina e
giurisprudenza. Con la legge l. n. 241/1990 il procedimento assurto al
rango di istituto centrale della disciplina.
259
260
scansione in fasi
dellefficacia).
distinte
(preparatoria,
costitutiva,
integrativa
261
262
263
264
operatori economici o tra questi e gli utenti o clienti innanzi alle autorit
di regolazione) prevale la funzione di garanzia del contraddittorio
paritario. Nei procedimenti di tipo pianificatorio e progammatorio che
coinvolgono una pluralit di livelli di governo (statale, regionale, locale) e
di interessi pubblici, prevale la funzione di coordinamento.
2. Le leggi generali sul procedimento e la l. n. 241/1990.
Il procedimento amministrativo al centro del sistema del diritto
amministrativo in molti ordinamenti e ha trovato una disciplina organica
in leggi generali, nel contesto delle quali va collocata la legge 7 agosto
1990, n. 241 gi pi volte richiamata nei capitoli che precedono.
In una prospettiva di comparazione, conviene accennare soprattutto
a due esperienze straniere, quella austriaca e statunitense, che hanno
avuto influenza su molti altri Paesi.
Lesperienza austriaca fu per molti aspetti pionieristica. Gi nel
1875, la legge istitutiva del Tribunale amministrativo supremo attribu a
questultimo il potere di annullare gli atti dellamministrazione adottati
allesito di una procedura difettosa (Mangelhaften Verfahrens),
disposizione che indusse la giurisprudenza, in mancanza di ulteriori
specificazioni legislative, a riempire di contenuto il concetto di
difettosit. Pu essere considerato difettoso un procedimento quando
per esempio lamministrazione pone in essere gli atti della sequenza senza
rispettare lordine cronologico (come nel caso un parere postumo,
acquisito cio dopo aver assunto la decisione). Nel 1925 venne emanata
una legge generale sul procedimento, prima del genere nel panorama
degli ordinamenti occidentali, che sviluppava il cosiddetto modello
processuale del procedimento.
Questultimo venne infatti concepito come uno strumento per
tutelare la posizione del privato, in unottica giustiziale (o
paragiurisdizionale), cio per garantire gli interessi del cittadino nei
confronti di una pubblica amministrazione che incorporava in s, oltre che
il valore della legalit, anche quello della giustizia, in conformit al
principio della sicurezza del diritto (Rechtssicherheit). Larticolazione
del procedimento in atti formali volti a garantire la partecipazione
(Mitwirkung) e il contraddittorio mimava le forme processuali e anzi
aveva come funzione quello di anticipare la tutela offerta da questultimo.
265
266
267
268
269
270
271
272
273
274
275
276
277
278
279
280
281
282
283
284
285
286
287
288
289
290
291
292
293
294
295
296
297
298
299
300
301
302
303
304
305
306
307
308
309
310
311
312
313
314
315
316
317
318
in una serie di casi tassativamente indicati dal Codice, sono quelle nelle
quali lamministrazione consulta, con modalit meno formalizzate, gli
operatori economici da loro scelti e negoziano con uno o pi di essi le
condizioni del contratto.
Le procedure negoziate sono a loro volta di due tipi a seconda che
sia richiesta o meno la pubblicazione di un bando (art. 56 e art. 57). Per
esempio, non richiesta la pubblicazione del bando quando per ragioni di
natura tecnica o artistica vi sia un solo fornitore sul mercato, oppure in
casi di estrema urgenza, dovuta a eventi imprevedibili per le stazioni
appaltanti. Il carattere eccezionale delle procedure negoziate si spiega per
il fatto che esse si svolgono in modo meno formalizzato e attribuiscono
allamministrazione una discrezionalit pi ampia, con il rischio di
rendere meno concorrenziale il mercato dei contratti pubblici.
Nelle procedure ristrette e in quelle negoziate previa pubblicazione
del bando la fase della valutazione delle offerte preceduta da una fase
cosiddetta di prequalifica nella quale le stazioni appaltanti selezionano le
imprese da invitare a presentare lofferta che siano in possesso di requisiti
minimi predeterminati tali da garantire la seriet del potenziale contraente
chiamato a partecipare alla gara. I criteri di questa selezione preliminare
sono indicati nel bando e devono essere oggettivi (per esempio, aver
svolto negli anni precedenti attivit analoghe per un ammontare di
fatturato non inferiore a una certa somma), non discriminatori e
proporzionati. In ogni caso il Codice prevede un numero minimo di
candidati da invitare in modo da assicurare una concorrenza effettiva (art.
62). Le imprese non ammesse a presentare le offerte possono impugnare
innanzi al giudice amministrativo il provvedimento e, se richiedono e
ottengono una misura cautelare, sono ammesse con riserva alla fase
successiva della procedura.
La terza fase quella della valutazione delle offerte che serve a
individuare, tra i partecipanti alla procedura, limpresa con la quale
lamministrazione stipuler il contratto. A questo fine il Codice individua
due criteri di selezione: il prezzo pi basso e lofferta economicamente
pi vantaggiosa (art. 81).
La scelta tra i due criteri, operata nel bando, avviene in relazione
alle caratteristiche delloggetto del contratto. Se questultimo si
riferisce a beni, servizi o lavori standardizzati pu essere scelto il criterio
del prezzo pi basso rispetto alla base dasta che assicura la massima
oggettivit nella valutazione, poich lofferta si sostanzia solo nella
indicazione numerica di un prezzo, escludendo cos ogni discrezionalit.
319
320
321
322
323
324
325
326
CAP. VI
I CONTROLLI E LA RESPONSABILITA
A) I CONTROLLI. 1. Premessa; 2. I controlli sugli atti e sullattivit; 3.
I controlli gestionali.
B) LA RESPONSABILITA. 4. Premessa; 5. Lart. 28 della Costituzione
e la responsabilit civile da comportamento illecito. 6. La risarcibilit del
danno da lesione di interessi legittimi; 7. La responsabilit nel diritto
europeo; 8. La responsabilit amministrativa.
A) I CONTROLLI
1. Premessa.
In qualsiasi organizzazione o organismo complesso emerge, superato
un certo stadio di sviluppo, la funzione di controllo volta a monitorare
lattivit primaria posta in essere dalle strutture operative. Si tratta di una
funzione accessiva e strumentale, che si pone cio al servizio di una
funzione principale.
In termini generalissimi i sistemi di controllo, naturali o artificiali,
volti a garantire che una certa quantit variabile si conformi a uno
standard prescritto, sono diffusi nel mondo fisico. Si pensi ai congegni
per verificare che un processo di produzione rispetti certi criteri
qualitativi, o, negli organismi viventi, ai sistemi di stabilizzazione
(temperatura, pressione sanguigna, ecc.).
La vita quotidiana
caratterizzata dalla presenza di meccanismi di controllo di ogni genere e
tipo.
Il diritto, che di per s uno strumento di controllo della vita
consociata, conosce numerosi modelli e strumenti di controllo.
Cos, secondo il codice civile, la societ per azioni annovera tra gli
organi essenziali, accanto allassemblea e al consiglio di amministrazione,
un organo di controllo interno e cio il collegio sindacale che vigila
sullosservanza della legge e dello statuto e sul rispetto dei principi di
corretta amministrazione (art. 2403 cod. civ.). Inoltre il controllo
contabile sulla societ affidato a un revisore contabile o a una societ di
327
328
329
330
331
332
333
inviano alle sezioni regionali della Corte una relazione sul bilancio di
previsione e sul conto consuntivo di ciascun ente, redatta secondo criteri e
linee guida predisposte a livello nazionale della Corte stessa. Allesito
del controllo le sezioni regionali riferiscono agli organi rappresentativi
dellente e vigilano sulladozione da parte dellente locale delle misure
correttive per assicurare il rispetto dei vincoli e obiettivi. Analoghi
controlli sono previsti nei confronti delle aziende sanitarie locali, che
gestiscono la maggior parte delle risorse disponibili a livello regionale.
Allesito di questo controllo le sezioni regionali della Corte inviano una
segnalazione alla Regione per lassunzione di provvedimenti conseguenti.
La Corte esercita un controllo esterno, mediante un esame dei rendiconti,
anche nei confronti di enti pubblici e privati ai quali lo Stato contribuisce
in via ordinaria e in particolare alle universit.
Questo tipo di controllo esercitato dalla Corte di conti ha una valenza
essenzialmente collaborativa nei confronti delle amministrazioni
interessate e lestensione del controllo dalle amministrazioni statali in
senso stretto alle amministrazioni regionali e locali ha comportato un
riposizionamento della Corte dei conti che sempre di pi un apparato al
servizio, non solo del Governo, bens dello Stato-comunit.
3. I controlli gestionali.
I controlli gestionali, che costituiscono la specie principale di controlli
interni alle pubbliche amministrazioni, hanno acquistato un peso
crescente in parallelo al declino del controllo preventivo sugli atti,
fenomeni entrambi correlati a un ripensamento del ruolo delle
amministrazioni, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso,
ripensamento che, come si accennato, ha posto in primo piano, pi che il
principio della legalit formale, quello del conseguimento di obiettivi e
risultati collegati alle finalit di interesse pubblico perseguite.
La disciplina generale contenuta nel d.lgs. 30 luglio 1999, n. 286
emanato in attuazione di una delega legislativa contenuta nella legge 15
marzo 1997, n. 59 (cosiddetta legge Bassanini) nellambito di una riforma
dellorganizzazione delle amministrazioni pubbliche volta ad attuare il
massimo di decentramento compatibile con lassetto costituzionale.
Il d.lgs. n. 286 individua quattro tipi di controllo interno che devono
essere introdotti in tutte le pubbliche amministrazioni statali e non statali.
334
Il primo tipo di controllo quello di regolarit amministrativocontabile volto a garantire la legittimit, regolarit e correttezza
dellazione amministrativa (art. 1, comma 1, lett. a)). Questo tipo di
controllo affidato, a seconda del tipo di amministrazione, agli uffici di
ragioneria (ministeri), agli organi di revisione (enti locali), ai servizi
ispettivi di finanza. La composizione di detti organismi prevede la
presenza maggioritaria di componenti iscritti allalbo dei revisori
contabili (art. 2).
Questo tipo di controllo ha carattere preventivo e avviene sulla base di
parametri costituti dai principi generali della revisione aziendale
asseverati dagli ordini e collegi professionali operanti nel settore.
Il secondo tipo di controllo il controllo di gestione ed volto a
verificare lefficacia, efficienza ed economicit dellazione
amministrativa al fine di ottimizzare, anche attraverso tempestivi
interventi di correzione, il rapporto tra costi e risultati (art. 1, comma 1,
lett. b)). Questo tipo di controllo viene effettuato da un organismo
istituito a supporto dei dirigenti che possono utilizzare tale strumento per
poi organizzare meglio la loro attivit.
Ciascuna amministrazione deve pertanto definire le unit organizzative
da sottoporre al tipo di controllo menzionato; stabilire le procedure per la
determinazione degli obiettivi gestionali con lindividuazione dei soggetti
responsabili; individuare linsieme dei prodotti e delle finalit dellazione
amministrativa riferiti allintera organizzazione o a singole unit
organizzative; definire le modalit di rilevazione e ripartizione dei costi
tra le unit organizzative e di individuazione degli obiettivi per cui i costi
sono sostenuti; elaborare gli indicatori specifici per misurare efficacia,
efficienza ed economicit; stabilire la frequenza di rilevazione delle
informazioni (art. 4).
Il terzo tipo di controllo riguarda la valutazione della dirigenza
pubblica (art. 1, comma, 1 lett. c)). Esso effettuato con periodicit
annuale e consiste nella valutazione delle prestazioni dei dirigenti e delle
competenze organizzative, anche sulla base dei risultati del controllo di
gestione. Nelle amministrazioni dello Stato la valutazione effettuata dal
livello dirigenziale via via superiore rispetto al dirigente interessato e per i
capi di dipartimento esso spetta direttamente al Ministro, sulla base degli
elementi forniti dallorgano di valutazione e controllo strategico (art. 5).
Questo tipo di controllo funzionale a far valere la responsabilit di tipo
dirigenziale che costituisce una particolare forma di responsabilit
(diversa da quella disciplinare) alla quale soggiacciono le figure
335
B) LA RESPONSABILITA
4. Premessa
Nel Cap IV si osservato che la violazione di una norma di relazione
causata da un comportamento della pubblica amministrazione lesivo di un
diritto soggettivo d origine a un illecito ex art. 2043 del cod. civ. La
violazione di una norma di azione causata da un provvedimento
amministrativo illegittimo lesivo di un interesse legittimo, invece, per
lungo tempo, fino alla svolta operata dalla Corte di Cassazione con la
sentenza delle Sezioni Unite n. 500 del 1999 pi volte citata, non
costituiva un illecito. Anzi, la distinzione diritto soggettivo-interesse
336
337
338
339
340
341
342
343
344
345
346
347
348
349
350
351
352
353
354
355
356
357
358
359
360
361
CAP. VII
LA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA
1. Nozione; 2. Cenni storici: a) la legge abolitiva del contenzioso
amministrativo; 3. Segue: b) la nascita del giudice amministrativo; 4.
La giustizia amministrativa nella Costituzione; 5. Listituzione dei
Tribunali Amministrativi Regionali e le riforme successive; 6. Il
dualismo del sistema italiano e il riparto di giurisdizione; 7. La
giurisdizione amministrativa di legittimit, esclusiva e di merito; 8. Le
azioni nel processo di cognizione, le azioni cautelare ed esecutiva; 9. Lo
svolgimento del processo amministrativo. I principi informatori; 10. I
ricorsi amministrativi; 11. Cenni alle giurisdizioni amministrative
speciali.
1. Nozione
Nei capitoli precedenti si accennato pi volte a questioni di tipo
processuale muovendo dalla osservazione, fatta nel Cap. I, che il diritto
amministrativo si sviluppato in stretta correlazione con listituzione nel
1889 di un giudice amministrativo speciale, distinto dal giudice ordinario.
Molti istituti del diritto amministrativo sostanziale poi si colgono appieno
solo se si tiene conto delle implicazioni di tipo processuale. Si per
esempio sottolineato come i bisogni di tutela correlati agli interessi
legittimi pretensivi sono molto diversi da quelli correlati agli interessi
legittimi oppositivi.
E ora necessario operare una trattazione pi organica della giustizia
amministrativa, a conclusione della parte dedicata allattivit
amministrativa. Si limiter lanalisi alle strutture portanti del sistema,
rinviando ai manuali di giustizia amministrativa o di diritto processuale
amministrativo per lesposizione pi compiuta dei singoli argomenti.
L'espressione giustizia amministrativa, nellaccezione pi ampia,
include tutti i mezzi predisposti da un ordinamento giuridico per
assicurare la conformit dell'azione amministrativa alla legge e il miglior
perseguimento dell'interesse pubblico nel caso concreto. Questa accezione
abbraccia anche i controlli amministrativi di legittimit e di merito, le
garanzie procedimentali, l'autotutela cosiddetta decisoria (annullamento
d'ufficio, revoca, ecc.), il difensore civico, ecc. Essa riflette la cosiddetta
362
363
364
365
366
367
368
369
370
371
372
373
374
375
Nessuna attivit
376
377
378
379
lazione di annullamento.
Infatti, nel momento in cui determina
lammontare del risarcimento, il giudice amministrativo deve escludere i
danni che si sarebbero potuti evitare usando lordinaria diligenza,
anche attraverso lesperimento dei mezzi di tutela previsti (art. 30,
comma 3, ultimo periodo).
Questultima dizione, che rinvia
implicitamente allart. 1227, secondo comma, del codice civile, gi stata
interpretata dalla giurisprudenza nel senso che si riferisce anche alla
mancata richiesta dellannullamento dellatto illegittimo (Cons. St.,
Adunanza plenaria, 23 marzo 2011, n. 3).
In definitiva, questultima disposizione sembra assegnare una priorit
allazione di annullamento, poich lazione di risarcimento del danno
vista come unazione complementare alla prima, cio riguardante
esclusivamente i danni ai quali, come si visto, lannullamento del
provvedimento amministrativo non riesce a porre rimedio.
Viene accolta cos una soluzione molto vicina a quella fatta propria dal
giudice amministrativo, in contrasto con il giudice ordinario. Da un lato,
questultimo aveva ritenuto in alcune pronunce del 2006 e del 2008 che il
privato fosse libero di scegliere se proporre lazione di risarcimento in
modo autonomo o in connessione con lazione di annullamento
(ordinanze delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione 13 giugno 2006,
nn. 13659, 13660, 13911 e sentenza delle Sezioni Unite della Corte di
Cassazione 23 novembre 2008, n. 30254).
Dallaltro il giudice
amministrativo aveva negato questa possibilit di scelta ammettendo che
potesse essere proposta lazione di risarcimento solo se fosse stata
tempestivamente proposta lazione di annullamento (la cosiddetta
pregiudizialit amministrativa) (Cons. St., Adunanza plenaria 26 marzo
2003, n. 4 e 22 ottobre 2007, n. 12).
Questa seconda tesi volta a limitare gli esborsi economici a carico
dello Stato in conseguenza dellincremento prevedibile delle azioni di
risarcimento del danno. Essa pi conforme alla visione tradizionale
dellinteresse legittimo come strettamente legato e in qualche misura
servente rispetto allinteresse pubblico, tanto da giustificare lonere in
capo al ricorrente di impugnare latto illegittimo anche che nei casi in cui
tale forma di tutela non soddisfa il suo interesse effettivo. Si pensi al caso
di unimpresa che impugna lesclusione da una procedura di gara ad
evidenza pubblica, che sarebbe risultata vincitrice ove questa si fosse
svolta in modo legittimo e che, per qualsivoglia ragione, non abbia pi
interesse a stipulare il contratto e preferisca ottenere soltanto il
risarcimento del danno.
380
381
382
383
Completata lanalisi
amministrativo, occorre
questultimo.
384
385
386
387
essere proposta entro dieci anni dal giorno in cui si formato il giudicato
(art. 114, primo comma).
Il giudice pu anche condannare
lamministrazione al risarcimento dei danni derivanti dalla mancata
esecuzione della sentenza e al pagamento di una ulteriore somma di
danaro per ogni giorno ulteriore di ritardo da parte dellamministrazione
(le cosiddette astreintes).
discussa in dottrina la natura del giudizio di ottemperanza e in
particolare se esso debba essere ricostruito come un giudizio avente
natura di esecuzione pura oppure natura mista di cognizione e di
esecuzione e finanche come prosecuzione del giudizio amministrativo, in
quanto solo a conclusione del giudizio di ottemperanza si perviene a un
assetto definitivo degli interessi.
9. Lo svolgimento del processo. I principi informatori.
Come si accennato, il processo amministrativo muove dalla
concezione soggettiva della tutela giurisdizionale. Il Codice infatti pone
in primo piano la situazione giuridica soggettiva fatta valere in giudizio
(di regola linteresse legittimo), i bisogni di tutela del titolare di
questultima (espressi nella variet delle azioni previste dal Codice), la
sentenza del giudice. Il principio di effettivit della tutela giurisdizionale,
richiamato dallart. 1 del Codice, che rinvia ai principi della
Costituzione e del diritto europeo, esprime questa concezione: il
processo serve ad assicurare al ricorrente una tutela piena ed effettiva
delle situazioni giuridiche soggettive (cosiddetta strumentalit del
processo, gi teorizzata da G. CHIOVENDA).
In coerenza con questa impostazione, il processo amministrativo retto
in primo luogo dal principio della domanda, corrispondente al brocardo
nemo judex sine actore, formulato in termini generali dallart. 99 cod.
proc. civ. e richiamato in varie disposizioni del Codice. In particolare,
lart. 34, comma 1 stabilisce che in caso di accoglimento del ricorso, il
giudice emana la sentenza, tra quelle elencate nella disposizione
(annullamento, condanna, ecc.), nei limiti della domanda.
In applicazione di questo principio rientra tra le
ricorrente, non solo limpulso processuale (proposizione
anche lindividuazione delloggetto della domanda e
comma, lett. b)) attraverso lindicazione del
eventualmente impugnato, lesposizione sommaria
388
prerogative del
del ricorso), ma
(art. 40, primo
provvedimento
dei fatti, la
389
Le parti necessarie, nel senso che tutte quante devono essere evocate in
giudizio in modo tale che la sentenza sia emanata a contradditorio integro,
sono, in aggiunta al ricorrente, lamministrazione resistente e il
controinteressato.
Muovendo lanalisi dal ricorrente, spetta a questa parte, come si
detto, proporre lazione formulando le domande e delimitando loggetto
del giudizio.
Per presentare ricorso il titolare della situazione giuridica soggettiva
deve dimostrare la legittimazione e linteresse a ricorrere. Si tratta di due
filtri processuali, elaborati dalla dottrina processualcivilista, che a
seconda delle varie classificazioni sono riconducibili ai cosiddetti
presupposti processuali o, come appare preferibile, alle condizioni
generali dellazione, la cui sussistenza necessaria per proporre lazione.
La loro assenza preclude al giudice di pronunciarsi sul merito del ricorso
e il processo si conclude con una sentenza di rito (inammissibilit o
improcedibilit secondo lart. 35, comma 1, lett. b) e c)).
La legittimazione a ricorrere (legitimatio ad causam attiva) individua il
soggetto legittimato a far valere in giudizio una determinata situazione
giuridica soggettiva. Essa serve cio a stabilire quale debba essere la
posizione di un soggetto affinch questi possa chiedere, in nome proprio,
al giudice la tutela di una situazione giuridica soggettiva. Questa
posizione consiste nella affermazione da parte del ricorrente della
titolarit di un interesse legittimo o di un diritto soggettivo del quale si
chiede tutela e sancisce la normale correlazione tra titolarit di una
situazione giuridica soggettiva e titolarit del diritto dazione. Nessuno
pu agire in giudizio per la tutela di situazioni giuridiche altrui.
La questione della legittimazione a ricorrere si posta nel processo
amministrativo, soprattutto, come si gi accennato, con riguardo agli
interessi superindividuali (diffusi e collettivi). In relazione a questi, in
ambiti particolari (ambiente, tutela del consumatore, ecc.), stata
riconosciuta per legge la legittimazione a ricorrere a favore di
associazioni ed enti privati.
Da ultimo, essa stata attribuita anche a favore dellAutorit garante
della concorrenza e del mercato che pu impugnare innanzi al giudice
amministrativo i provvedimenti generali e individuali e i regolamenti di
tutte le pubbliche amministrazioni che violano le norme a tutela della
concorrenza e del mercato (art. 21-bis della l. n. 287/1990 aggiunto dal
d.l. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito in l. 22 dicembre 2011, n. 214).
390
391
392
393
394
395
396
397
398
399
400