Pasolini e L Esperienza Friulana
Pasolini e L Esperienza Friulana
Pasolini e L Esperienza Friulana
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HIDEYUKI DOI
LESPERIENZA FRIULANA
DI PASOLINI
CINQUE STUDI
La presente pubblicazione stata realizzata con il contributo della Shizuoka University of Art Culture (Hamamatsu, Giappone).
ISBN 978-88-7667-????-?
In copertina: una pagina di P.P. Pasolini, Poesie a Casarsa, Bologna, Libreria Antiquaria Mario Landi, 1942.
2011 propriet`a letteraria riservata
Franco Cesati Editore
via Guasti 2 - Firenze
http://www.francocesatieditore.com - email: [email protected]
a R., T., T.
INDICE
Prefazione
Pag.
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151
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Conclusioni
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Apparati bibliografici
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PREFAZIONE
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ovvio e assiomatico, in realt ineludibile, data la particolarit del caso letterario che stiamo per affrontare.
Numerose polemiche sorte alluscita dellOpera omnia pasoliniana, che
mette ora a disposizione dello studioso la quasi totalit dei materiali di ricerca, si scagliano contro la decisione di pubblicare tutto Pasolini inserendo
gran parte degli scritti inediti. A partire dalla disputa con Ferdinando Camon
fino a quella con Carla Benedetti, al curatore Walter Siti si rimprovera la
mancanza di criteri adeguatamente selettivi, e gli viene persino richiesta una
versione antologica. E` possibile, certo, ridurre in pochi tratti essenziali la figura di Pasolini ponendo laccento sulla sua poesia, come sostiene Maurizio
Cucchi nella recensione a Tutte le poesie. Notiamo infatti la tendenza a privilegiare il periodo friulano, non ancora intaccato da polemiche ideologiche e
prospettive storico-politiche: la produzione narrativa, in particolare il romanzo diadico Atti impuri e Amado mio, e la poesia, La meglio giovent, opere
che restano al centro degli interessi di lettori comuni e studiosi, poich si
continua a credere che solo in esse si possa riscontrare un senso autentico, tra
il mistico e il lirico, ancora non del tutto esplorato. Eppure senza adagiarci
sulle condizioni edeniche (il termine, adottato in un contesto differente,
di Pasolini), ma piuttosto riconoscendo nella metodologia pasoliniana la ciclicit e limmutabilit sostenute da continui ritorni e regressi, dobbiamo raffrontare sul piano critico il Pasolini friulano, apprezzabile o trascurabile che
sia, con limmensa mole della restante sua opera: un aspetto spesso dimenticato dallesercizio critico, che tende ad arrestarsi ai contributi offerti negli ultimi decenni, tanto per citare alcuni nomi, da Guido Santato, Furio Brugnolo
e Antonia Arveda.
Il Pasolini friulano non , dunque, una lacuna cui sopperire, dato che
al riguardo esistono gi diversi studi fondamentali. Tuttavia, ora che grazie
allOpera omnia le fisionomie delle prime opere friulane emergono in maniera pi organica e definita, potremo lavorare con maggior scioltezza e trasversalit per rendere ancora meglio decifrabile il meccanismo della variegata
produzione, classificata per generi, di tale periodo. Il Friuli di Pasolini trova
espressione in diverse manifestazioni artistiche (compresa la pittura, quasi un
prodromo del cinema del periodo romano). Dato che gli anni coincidono con
quelli dellapprendistato, e dunque della sperimentazione, la teoria e la prassi
si presentano in un rapporto complementare e insieme dissociato, come noter Franco Fortini nelle sue considerazioni sulla retorica ossimorica pasoliniana. In versi e in prosa la progettualit di Pasolini in uno stato di continuo
mutamento, ora finalmente riconosciuto grazie ai riferimenti avanzati da Siti
nel saggio conclusivo dei Meridiani dedicati a Pasolini: si tratta di una sistematicit fondata sullequazione tra diverse anomalie e riscontrabile in particolare nella scelta tra lingua e dialetto. La poesia friulana di Pasolini un
frutto delladozione e rielaborazione di una lingua non sua, posta in rap-
12
porto dicotomico con litaliano standard o con la koin udinese. E` vero che,
come sostiene Pasolini stesso nei saggi, il suo friulano una lingua poetica
assoluta perch mai scritta. Tuttavia esso sembra piuttosto da considerare come unantitesi dellitaliano, con il quale il poeta friulano si cimenta in
esperimenti di carattere diverso da quelli eseguiti nellambito della poesia
friulana. In Pasolini, luso del verso libero, ad esempio, rientra nella norma
della poesia italiana, non di quella dialettale. La forte tendenza pasoliniana
alla progettualit produce continue fusioni e diversificazioni fra i generi: i
cinque studi che ci accingiamo qui a presentare esamineranno la poesia dialettale e italiana, la prosa e la critica, che formano quel contesto nel quale si
creano le commistioni e i contrasti su cui lautore opera assiduamente.
Rispetto allitaliano il dialetto si addice alla sperimentazione formale, dal
momento che Pasolini lo trova vergine e scevro di tradizione. Questo vuol
dire che il senso della tradizione cos presente che l dove non ci siano antenati lui a cercarli per attribuirli a una lingua artificialmente creata su misura per essi, quasi mirando a conferire loro una qualche forma di letterariet. Nella poesia friulana di Pasolini sono pertanto ben visibili i modelli, alcuni dei quali sopravvivranno negli anni successivi, permettendo invenzioni stilistiche pregne di molteplici richiami che daranno vita ad un esemplare pastiche. Pasolini poeta friulano si accosta inizialmente allidea della poesia pura o
dellermetismo, non rinunciando per alla tensione verso il sublime. E` un effetto del classicismo maturato a Bologna, prima ancora che nel periodo friulano, quando il Pasolini universitario si definisce eredista partendo dal
nome della rivista da lui progettata.
Le esperienze friulane di Pasolini si prolungano fino ai primi anni romani, e dunque alla gestazione delle opere che gli conferiscono notoriet nazionale. Piuttosto che vedere in questo periodo di transizione un salto qualitativo, potremo sostenere che Le ceneri di Gramsci, Ragazzi di vita, e poi la rivista
Officina e Passione e ideologia non sarebbero nati senza le prime esperienze friulane in cui vengono effettuate le ricerche metriche e formali e le prove
saggistiche legate alla futura critica stilistica. Se poniamo attenzione ad una
ciclicit metatestuale, troveremo anche negli ultimi anni di vita di Pasolini
limpulso a rinnegare la felice riuscita della produzione poetica in dialetto: un
impulso che sfocia nella raccolta intitolata La nuova giovent, tanto ben strutturata quanto La meglio giovent di cui rappresenta una Seconda forma, ovvero una palinodia del corpus friulano.
Tema centrale di questo volume , come accennavamo, la poesia in dialetto friulano di Pasolini. Non verranno tuttavia trascurati gli altri generi,
poesia in lingua e narrativa, letti in un continuo rapporto di intertestualit
con la prima. Il periodo friulano, a prima vista, parrebbe costituire una fase
autonoma, priva di relazioni dirette con i successivi sviluppi della produzione
poetica: durante il periodo friulano e i primi anni romani, in realt, la poetica
13
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15
1
PERIODO BOLOGNESE E PRIME POESIE IN ITALIANO
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Troviamo poi altre divagazioni poetiche, quattro frammenti ovvero odicine in stile ungarettiano 16, che descrivono la paura della caduta nei paventati sogni (Terrore del sogno, v. 3), connessa ad una violenta nostalgia per il
nostro passato, indicata nella stessa lettera nella quale i testi sono inseriti. La
dimensione del sogno o della nostalgia diventer presto una tematica cara a
Pasolini; qui egli resta ancora semplicemente terrorizzato dal contrasto tra il
sogno e il risveglio. Eppure, il suo sguardo fissa gi il margine del sonno (v.
1), quindi i confini, un concetto dominante dellomonima raccolta elaborata nei mesi seguenti.
1.2. I confini, primi versi in italiano
Nella prima estate del 1941 si sviluppa il progetto di una rivista letteraria
mai nata, Eredi, in cui militano, insieme a Pasolini, giovani scrittori come
Luciano Serra, Francesco Leonetti e Roberto Roversi (con gli ultimi due Pasolini fonder nel 1955 la rivista Officina). E` unidea maturata contro la cultura avanguardistica e allo stesso tempo propagandistica, che persegue una
ricerca del senso del tempo attuale (secondo L. Serra, per essere i continuatori di una tradizione studiata sui poeti nuovi 17) e un ritorno alla tradizione ribadito nel saggio del 1942, Cultura italiana e cultura europea di Weimar 18. Poco dopo, allinizio dellestate del 1941, Pasolini parte per il Friuli
secondo lusanza familiare: durante le vacanze estive, tra Casarsa e Bologna
avviene uno scambio di lettere in cui numerose poesie pasoliniane vengono
sottoposte allesame dei compagni. Passato lentusiasmo iniziale, il maestro
dei suoi coetanei 19 vede diminuire la comune volont di realizzare la rivista
che, secondo Pasolini, dovr sorgere alla fine della guerra 20; in compenso,
/ rami agitando e frondosi peschi! (Il flauto magico, vv. 8-13). DAnnunzio introduce sottilmente anche un motivo narcissico attraverso lidentificazione dellio con il fanciullo: Sediamo
in su le prode. / Fa chio veda limagine / puerile di te presso limagine / di me nel cupo speglio! [...] (vv. 279-281). Il fanciullo suonatore torna nei versi barbari di Feria dagosto (in
DAnnunzio 1984, pp. 567-569).
15
Quanto a questa poesia Brevini rileva il decorativismo Liberty (cfr. Brevini 1981b, p.
26), e Rinaldi il gusto foscoliano, percependovi una atmosfera foscoliana [...], delladorato Foscolo neoclassico, quello delle Odi, e delle Grazie (Rinaldi 1982a, p.15).
16
Allegate alla lettera a F. Farolfi [giugno 1941], in LE I, pp. 42-43.
17
Serra 1976, p. IX.
18 `
E il primo saggio di Pasolini pubblicato su Architrave e su Il Setaccio (ora in SPS,
pp. 5-9).
19
F. Farolfi, Un ricordo, in Nuovi Argomenti, n.s., n. 49, gennaio-marzo 1976, p. 84.
20
Lettera a F. Farolfi [giugno 1941], in LE I, p. 41. Una scissione sinsinua gradualmente
allinterno del gruppo: in contrasto con gli altri due, Pasolini e Serra proseguono un indirizzo
politico che li porter a collaborare con le riviste della giovent fascista come Architrave e
Il Setaccio. Con lavanzare della guerra, la realizzazione di Eredi resa difficile anche da
20
egli inizia a pensare ad una raccolta personale, un intero canzoniere dedicato a Casarsa 21, il cui titolo provvisorio I confini 22.
La raccolta, purtroppo, rimane nel cassetto; il progetto stesso va in fumo
con labbandono di quasi tutte le poesie scritte in italiano, evolvendosi attraverso una dialettizzazione repentina delle Poesie a Casarsa che verranno
pubblicate lanno seguente, questo fenomeno non avviene cos gradualmente
come sostiene il curatore nelle note di Tutte le poesie. La versione comparsa
nellOpera omnia 23 pu rappresentare lo stadio pi avanzato nellelaborazione del testo 24; tuttavia bisogna tenere conto che non sempre possibile
stabilire rapporti di filiazione diretta tra i tanti fogli di prove e riprove 25,
come afferma Walter Siti. Possiamo per essere certi che le versioni riportate
nella corrispondenza mostrano la lezione primordiale dei testi: alcune poesie
sono scritte allultimo momento, commentate e ripensate poi in lettere
successive.
Le note del curatore riguardanti I confini e Poesie a Casarsa sostengono
che i fascicoli elaborati durante i mesi successivi allestate del 1941 possono
essere considerati embrionali per entrambe le raccolte 26: essi dovrebbero, invece, appartenere piuttosto alla prima di esse, anche se alcuni recano per titolo quando il titolo presente Poesie a Casarsa (la denominazione probabilmente generica, nella fase iniziale). Perci, anche se non del tutto corretto chiamare oggi questa raccolta postuma I confini, noi lo faremo, solo per distinguerla dalla prima pubblicazione: si tratta di versi che certamente non
presentano caratteristiche simili a quelle delle poesie in dialetto.
Fino allultima fase la quantit delle poesie friulane risulta minore in ciascuna delle copie preparatorie: il massimo dellapporto dialettale di cinque
testi su ventuno compressivi. La dialettizzazione, pertanto, avviene dimprovviso tra i due progetti contigui; finch i fascicoli contengono le poesie
italiane, la raccolta resta sulla linea del progetto de I confini.
Possiamo verificare nelle chiose a Poesie a Casarsa che il sommario di un
alcuni provvedimenti restrittivi per quotidiani e riviste, tendenti a far ridurre il numero di pagine e la qualit della carta.
21
Lettera a F. Farolfi, [autunno 1941], ivi, p. 12.
22
Cfr. lettera a L. Serra [luglio 1941-II], ivi, p. 61: mi piacerebbe di intitolare leventuale
libro di mie poesie I confini del giorno, o semplicemente I confini.
23
PO II, pp. 531-575 (con unappendice, ivi, pp. 577-593). La raccolta viene pubblicata
per la prima volta a cura di Luciano Serra, il destinatario delle lettere: questa versione del 1985,
in realt, figura una selezione delle trascrizioni incluse in esse. Cfr. L. Serra (a cura di), Da I
confini, in il belpaese, 1985, ora in BE IV, pp. 771-789.
24
Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1619. Le Note e notizie sui testi che corredano lOpera omnia vanno attribuite al curatore generale Walter Siti e ai collaboratori dei singoli volumi.
25
Ivi, p. 1610.
26
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, pp. 1495-1498; PO II, pp. 1609-1610.
21
abbozzo presenta una struttura sistematica del progetto della raccolta italiana 27. I confini si rivelano divisi in due parti: la prima intitolata come Poesie
a Casarsa, la seconda Poesia come preghiera 28; ogni parte si articola ancora in
tre sezioni. Lidea di una stratificazione (bipartizione generale e ramificazioni) torna ne La meglio giovent: non a caso Pasolini stesso cita, precocemente, il termine canzoniere per indicare il primo libro di poesia in occasione
di una prima progettazione del settembre 1941.
La raccolta, sulla cui struttura Pasolini lavora a pi riprese, non ha una fisionomia precisa, dato che lautore scarta e rimonta in continuazione i fogli
che la compongono. Non facile, infatti, tentare di raggruppare le poesie,
quando si affronta la versione postuma del 2003 de I confini. La struttura, realizzata sulla base di un dattiloscritto siglato MC3c 29, rispetta quasi lordine
della loro comparsa nellepistolario, senza articolazioni in capitoli, diversamente da come verr sistemata nelle altre stesure. Dato che la numerazione
delle cassette (MC Materiali di Casarsa, 1-5) non corrisponde alla successione delle stesure, nemmeno nellordine di raccolta dei documenti allinterno di ogni singola cassetta (la collocazione del tutto casuale 30), possiamo
solo congetturare sul naufragio finale del progetto I confini: la versione pubblicata, bench dattiloscritta, presenta uno stato ancora preparatorio, in cui
figura una semplice elencazione cronologica di quasi tutti i componimenti
(essendo un corpus dattiloscritto, che contiene tutti i testi possibili, stato
scelto dal curatore come stesura definitiva); successivamente, per mettere
alla prova la solidit della struttura, Pasolini divide la raccolta in parti, omette alcuni componimenti e ne aggiunge altri facenti parte di una nuova sezione. Tre poesie (Preghiera damore a Luciano, In te mi penta, Sera di tempesta)
che formano nella prima parte la terza sezione Poesie pietrose in una stesura
non definitiva (MC2 31), vengono infatti incluse nellOpera omnia non allinterno della raccolta, bens in appendice. Possiamo osservare unaltra strutturazione tripartita nella redazione MC2datt, presumibilmente successiva a
quella divisa in due parti, poich vi sono ancora nuove poesie aggiunte e il
numero di componimenti dialettali sale a cinque 32. Secondo ledizione mon27
Il sommario fa parte della copia siglata MC2. Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, pp.
1496-1497.
28
Le Preghiere pasoliniane, o facenti parte della sezione o non, hanno richiami ai classici
attraverso le epigrafi di Michelangelo (Preghiera al non creduto, Ininterrotto, se ben ascolto e
Preghiera damore), di Tasso (In te mi penta), e di Virgilio (Inizio di stagione).
29
Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1609.
30
Note e notizie sui testi, in SLA, p. 2868.
31
Nelle note sullAppendice a I confini, indicata la stesura MC2a (PO II, p. 1619).
32
La copia dattiloscritta siglata MC2datt (alias MC2b nel secondo tomo di Tutte le poesie; copia identica a MC3, ma questultima senza correzioni a mano), custodita oggi in Archivio Bonsanti di Firenze, porta la seguente struttura (ventuno poesie, sulle quali cinque sono
scritte in friulano, come El nini muart, Pioggia sui confini, Lis litanis dal bel fi, Autunno e Canto delle campane):
22
dadoriana, queste suddivisioni vengono cancellate successivamente per assumere una struttura unitaria.
Riassumendo, date levoluzione delle modifiche e la proporzione crescente dei versi dialettali la successione delle stesure sar la seguente: dapprima la versione epistolare; lunico manoscritto MC2 (alias MC2a nel secondo
tomo di Tutte le poesie) con la bipartizione; MC3 (alias MC3a) dattiloscritto
senza correzioni a mano, poi MC2datt (alias MC2b) corretto a mano, con la
tripartizione. Probabilmente i dattiloscritti MC3b e MC3c (questultimo
I
Elegia per gli amici casarsesi
El nini muart
Seconda elegia
Pioggia sui confini
Acque di Casarsa
La tempesta
Preghiera damore, a Luciano
Alla vergine
II
Inizio di stagione
Vita poetica (frammenti)
Lis litanis dal bel fi (Le litanie del bel ragazzo)
III
Poesia
Autunno
Canto delle campane
Sulla tomba di una fanciulla amata
Poesia
A se stesso
Solitudine e vento
Sopra un rovo appena ingemmato
Al bianco cielo di marzo I-II
Lettera a un amico
Nota
Indice
I titoli qui presenti, non riportati nei Meridiani dedicati a Pasolini, svelano uno stadio pi
avanzato rispetto a MC2 (che contiene soltanto una poesia in dialetto), quindi unaltra fase da
inserire tra le stesure a cui i curatori fanno riferimento, I confini stampati postumi (due volte,
nel 1985 e nel 2003) e Poesie a Casarsa pubblicate nel 1942. Le caratteristiche di questo fascicolo, MC2datt, sono: la struttura tripartita, e suddivisa in capitoli (la raccolta non ha pi la seconda parte); nella prima sezione, una selezione dalle poesie italiane accumulate (cio, dalle poesie
de I confini pubblicati nellOpera omnia); laggiunta delle poesie nuove per la seconda e terza
sezione, che rimangono tuttora inedite nonostante la scelta di una lezione esauriente condotta nelledizione mondadoriana; una fase intermedia di aumento dei componimenti dialettali inseriti fra quelli in lingua.
23
Questa dedica in prosa trova unaltra collocazione nelle stesure probabilmente successive (MC2 o MC2a), dove si attesta gi la divisione in due parti:
viene posta in apertura della seconda parte Poesia come preghiera. Lautoritratto di tale lettera prepara lembrione dello stile successivo di Pasolini:
lautobiografismo in tono diaristico.
Se leggiamo lultima strofa di Pena damore, che porta la nota influenze
classiche accanto al titolo, riconosciamo subito un certo classicismo e formalismo nella disposizione sintattica e nel lessico:
Solo mi terranno
i lumi di te, o mio Ges soave, peccatrice innocente
chio martoriare voglio dolcemente sulla croce.
(vv. 11-13)
Infatti questa poesia compare solo nellepistolario 34, e non viene mai recuperata nella raccolta (rinnegata come semplicemente orrenda nella lettera successiva 35), curiosamente, nondimeno, essa presenta una prima immagine dellio crocifisso, sovrapposta a quella di Ges, che torner fra i versi de
Lusignolo della Chiesa Cattolica. E` leggibile una simile immagine in Preghiera al non Creduto (una poesia che fa parte dellappendice alla raccolta 36)
33
24
25
so, si umilia, si fa anonimo, cosa tra le cose, laddove Pier Paolo si distacca,
un grido, la certezza di essere differente dagli altri e dallambiente; un altro
grido lo segue certa la vita! e poi ancora uninvocazione o nudo / o senza
fronde, meriggio! Pi lontani dal crepuscolarismo di cos si muore 38.
26
Si rovescia cos il processo della nascita di una poesia, che avviene a partire da diversi frammenti di altre poesie o della quotidianit, non da una immagine sintetica. Esemplare Ricordo al mattino, annotato dallautore: un
semplice ricordo 42. Le immagini degli oggetti ritratti durante lora dellalba
sono ottenute in versi liberi, e talvolta in endecasillabi: tiepida foglia, tacenti uccelli, sibilo dei grilli, case romite. In altri casi, la poesia fornisce
particolari di una figura in guisa di ritrattista. I cinque versi di Madrigale raffigurano un vero ritratto del ragazzo tipico in Pasolini:
Vieni con rochi fiori in mano,
ti ritrarr con declinato capo,
tristi capelli, forza nelle labbra
intente, in atto come di luna
che triste sugli argini indugi.
Troviamo infatti una serie di ritratti del 1942, chiamata Ragazzo con fiori 43, che dimostra una simbiosi degli interessi poetici e figurativi 44.
Nonostante il dissenso dal crepuscolarismo, la coscienza che si desta per
41
Ivi, p. 91. Pasolini stima Elegos per la danzatrice cumani (si trova in Quasimodo 1938,
pp. 72-73) nella stessa lettera del commento citato: lElegos una cosa superiore, pur avendo qua e l qualche ombra (LE I, p. 83).
42
La poesia compare nella lettera a L. Serra [20 agosto 1941], ivi, p. 84; poi in PO II,
p. 550.
43
Le figg. 1 e 2 corrispondono rispettivamente alle tavv. 60 e 61 (olio su carta) in Pasolini
2000. Il catalogo di disegni pasoliniani riporta come didascalia un brano della poesia dialogica
Il ragazzo dei fiori (del 1942-1943, oggi fa parte de Le cose): Prendi questi due fiori. / Ti ho visto da lontano. / Dolce, sopra il ciliegio, / ti spariva il mio occhio (vv. 17-20, in PO II,
p. 599).
44
A Casarsa Pasolini non solo compone versi, ma dipinge durante le vacanze estive: ho
fatto un numero abbastanza denso di disegni ed un quadro (il mio migliore) intitolato Estate
velata: non si tratta di allegorie, ma di un puro e semplice paesaggio un po alla De Pisis (lettera a L. Serra [luglio 1941-II], in LE I, p. 54); risultati positivi e tangibili: 15 quadri; un intiero canzoniere dedicato a Casarsa (lettera a F. Farolfi [autunno 1941], ivi, p. 122; resoconto di
tutta lestate a Casarsa). I primi saggi di Pasolini riguardano la pittura contemporanea (in particolare della scuola bolognese). Si elencano di seguito: Galleria Ciangottini (in Il Setaccio, a.
III, n. 3, gennaio 1943, ora in Trento 1992, p. 169); Personalit di Gentilini (in Il Setaccio, a.
III, n. 3, gennaio 1943, ora in SLA, pp. 31-33); Giustificazione per De Angelis (in Il Setaccio,
a. III, n. 5, marzo 1943, ora in SLA, pp. 47-48), Commento allo scritto del Bresson (in Il Setac-
27
Fig. 1
Fig. 2
gradi nel poeta rappresentata proprio dalla metafora del crepuscolo, sebbene si tratti di una pura coincidenza di termini. Possiamo osservarla tra gli
autocommenti in una prima fase della gestazione del libro: crepuscolo [...]
cio transizione da una forma allaltra di poesia e ispirazione, che nelle poesie
qui accluse vedrai andar maturandosi; e per, penso, ancora extravagante 45.
Il momento del crepuscolo di transizione rappresenta il gusto pasoliniano dei
confini, degli estremi, e torner in termini pi complessi tra le Poesie a Casarsa. Le poesie qui accluse indicano i primi componimenti raccolti ne I
confini delledizione mondadoriana (Acque di Casarsa, Notte destate, Cane di
notte I-III, Grido al Tagliamento, Uomo, Agli amici lontani ecc). In seguito
alla dichiarazione, sempre nella stessa lettera, il poeta propone per la prima e
unica volta un titolo per il libro di poesie: I confini del giorno, appunto; oppure, in alternativa, semplicemente I confini. La poesia eponima 46, anche se
rimossa dallindice della raccolta, dimostra concretamente ci che si intende
col termine transizione:
cio, a. III, n. 6, maggio 1943, ora in SLA, pp. 49-54); Una mostra a Udine (in Il Setaccio, a.
III, n. 6, marzo 1943, ora in SLA, pp. 55-57); Luciano Minguzzi (in Signum, n. 16-17, 10-25
giugno 1943, ora in SLA, pp. 58-60). Nellagosto del 1942 Pasolini propone a Roberto Longhi
alcuni argomenti per una tesi di laurea: la Gioconda ignuda di Leonardo, il pittore veneto
Pomponio Amalteo o lodierna pittura italiana. Dopo lapprovazione della terza idea da
parte di Longhi, Pasolini prepara il testo sino al terzo capitolo, per poi perderne le stesure durante la fuga dai tedeschi dopo larmistizio. Cfr. Trento 1992, pp. 146, 159; Naldini 1989, pp.
45-46, 61.
45
Lettera a L. Serra, [luglio 1941-II], in LE I, p. 53.
46
Ivi, p. 58; ora in PO II, p. 589.
28
Con questa metafora si suppone che Pasolini abbia voluto fondare una
sorta di poetica dei confini, come suggerisce anche il sottotitolo. Le poesie
dello stesso periodo, bench suonino classicheggianti sul piano lessicale e sintattico, contribuiscono gi a costruire le immagini del luogo poetico, cio
la fisionomia di Casarsa come non-luogo (utopia, nel senso delletimo)
che comparir successivamente anche nelle poesie dialettali. I due diversi titoli (I confini e Poesie a Casarsa), entrambi proposti per uneventuale pubblicazione 47, rinviano alla stessa visione sulla Casarsa situata su confini concepiti solo idealmente. Torna spesso limmagine della fine del giorno, anche
in una scena rurale: [...] Il ruminare / delle giovenche [...] spegne al giorno /
i dolenti barlumi (Tradimento, vv. 1-4) 48. E lora di transizione resta in continuit con la notte, come una non-notte: Non sia notte la notte, dove cielo / che rassereni ho luci di sventure / nuove, e pi mi riconosco, deserto
vero (In Te mi penta, vv. 17-19) 49.
Il sentimento (ricorriamo alluso ungarettiano del termine) evocato per
lidea dei confini approfondito soprattutto nelle prove poetiche che sopravvivono alle continue rielaborazioni in varie stesure (che ammontano a sei o
sette, senza contare le comparse negli epistolari): un nuovo sentimento, Pasolini dichiara a proposito di una poesia senza titolo che verr chiamata
Evento dopo la tempesta 50, nasce in quanto me ne rendo chiaramente conto,
avendomi esso ispirato, senza che lo teorizzassi, molte altre poesie: Seconda
elegia, Nostalgia del tempo presente, Paesi nella memoria, ecc. ecc.; questo
sentimento il Timore del futuro, che si pu identificare, appunto, nellespressione nostalgia del tempo presente 51. Nella poesia qui nominata Seconda elegia, una delle poche poesie conservate a lungo, viene ribadito questo
concetto della nostalgia del tempo presente.
47
Due manoscritti de I confini (MC2a e MC3a), ma con il titolo Poesie a Casarsa, recano
sul retro del frontespizio un appunto di Pasolini: Questa una copia per una eventuale pubblicazione.
48
Lettera a L. Serra [agosto 1941], in LE I, pp. 76-77; ora in PO II, p. 559.
49
Lettera a L. Serra [16 settembre 1941], in LE I, pp. 119, ora in PO II, p. 585.
50
PO II, p. 574. Questo titolo gi stato applicato a unaltra poesia trascritta nella lettera
a L. Serra del 1o settembre 1941 (LE I, p. 104), e riportata come Fine di tempesta nellOpera
omnia (PO II, p. 571; la nota del curatore non cita la versione precedente).
51
Lettera a L. Serra [1o settembre 1941], in LE I, p. 108. In questo periodo Pasolini lavora gi sulla selezione di testi per una raccolta.
29
Oh, nostalgia
del tempo presente! Amici, con voi cammino,
e gi tremate, larve, in fondo alla memoria.
(vv. 19-21)
Il cammino nella memoria quindi la nostalgia del presente emerge in altra forma nei due versi finali, successivamente rimossi, della poesia
consacrata a questo tema e intitolata appunto Nostalgia del tempo presente,
ritenuta esemplare del canto di prematura nostalgia e di prematuri addii, del sentimento che il poeta proietta sul tempo e sul luogo presente. In
questi versi la figura di Casarsa si sovrappone sulla perduta Syon o Elusi 52: Perduta Syon, Casarsa, al mio cammino / che ritorna sullorme, e sallontana! La continua oscillazione che mostra una Syon, un luogo chiuso e
remoto che compare (ritorna) e scompare (sallontana), segnata dentro
il cammino che simboleggia il presente. La lontananza temporale e spaziale
diventa un motivo ricorrente, come si evince dal sintagma ridondante remote lontananze: Dentro il mio pianto ed i supini errori / e le scomposte voci,
sempre pi sereno / a me stesso sar, sempre pi chiara / questa mia vita. Remote lontananze / il mio corpo terranno [...] (Paesi nella memoria ovvero
Memoria 53, poesia accoppiata con Nostalgia del tempo presente).
Il poeta misura la sua esistenza al paragone con la lontananza del mondo poetico, del mondo letto attraverso la poesia. Nel luglio 1942, nellimminenza delluscita della plaquette dialettale, unautobiografia epistolare rivela
la connessione tra lessere del poeta e quel senso della poesia attraverso il
quale, soltanto, egli intravede lesterno. Sono affranto di esistenza: questo
uno di quei vaghi momenti in cui la poesia torna come una memoria lontana,
e lunico senso presente e certo quello della propria umana solitudine 54.
Cos inizia la lettera, dove si condensano i topoi pasoliniani di cui sono costellati i versi casarsesi in lingua e in dialetto:
Vedo ora un fanciullo che reca lacqua dalla fontana dentro a due brocche: egli
cammina nellaria chiara del suo paese, che un paese a me sconosciuto. Ma egli,
il fanciullo, figura a me notissima, e con il cielo che sbianca con funerea dolcezza, e con le case che si abbandonano a poco a poco allombra, mentre ogni
cosa, nella piazzetta, soverchiata da un tormentoso suono di tromba. La giornata sul finire, ed io ricordo il numero infinito di giorni chio ho visto morire
52
Nella prima versione, Casarsa paragonata a Elusi, citt mistica nota per i Misteri
Eleusini, anzich a Syon (lettera a L. Serra [luglio 1941-I], ivi, p. 52). Nella lettera successiva
Pasolini cambia il nome della citt in Syon, luogo sacro perduto (lettera a L. Serra [luglio
1941-II], ivi, p. 54). Il distico finale verr esclusa dalla versione pubblicata in PO II, p. 569.
53
Lettera a L. Serra [luglio 1941-II], in LE I, p. 56, ora in PO II, p. 570.
54
Lettera a L. Serra [10 luglio 1942], in LE I, p. 134.
30
in questa maniera, fin dai lontani tempi di Idria e di Sacile, che tu, Luciano,
non conoscerai mai: io allora ero un ragazzo, e ora sono un morto. Ma la sera
non desiste di lambire i paesi del mondo, le loro piazzette caste e quasi solenni,
in un acuto profumo derba e dacqua ferma. Ecco ora che si fa al balcone una
donna, e lancia un grido che a me un brivido: Figliooo! Cos era un tempo
nella piazzetta di Sacile, quando indugiavo con gli amici 55.
Dora innanzi vedremo comparire ininterrottamente nelle poesie 56 le immagini qui segnate sopra in corsivo (la mia esistenza un continuo brivido,
un rimorso, o nostalgia, dir ancora Pasolini nellepistolario del 1943 57).
Sono le prime visioni dinfanzia che tornano costantemente, sovrapposte su
Casarsa, luogo assoluto nel quale sorge la figura di Pasolini poeta.
Unaltra scenografia che rafforza questa visione esistenzialistica consiste nella tempesta. La si trova verso la parte finale della raccolta I confini
(nella versione pubblicata del 2003) in titoli come: La tempesta, Fine di tempesta (gi Evento dopo la tempesta) e Evento dopo la tempesta (gi Senza titolo). In questa serie si avverte lintrusione del tu, con il vocativo carne che
amo (La tempesta), per la prima volta in maniera cos dichiarata. La tempesta, come momento di rottura, risulta paragonabile al sogno: Mesta savvia
lanima / ai sogni; sgombra resta / la stanza: sono lontano (Fine di tempesta,
vv. 5-7). In quellistanza di scissione il contrasto (o la lontananza) che nasce
tra lio e il tu viene cos descritto:
La morte ( vero) come questo
sospeso rombo di tuono,
te sovrasta che vivi
e me che ti contemplo.
(Evento dopo la tempesta, vv. 11-14)
Oppure, in La tempesta, appare sottolineato con frasi interrogative lo sfasamento che investe lesistenza dellio, rimasto uguale, che si disperde,
contrapposta a quella ferma del tu:
Non trovo in te quello che cerco,
sei luce ardente che non illumina.
55
31
La poesia si trova ora nellappendice a I confini, dopo essere stata presentata, insieme a Uomini come voi, nellepistolario 61. Il nome di Dilio, qui ripetuto in rima con insistenza in contrasto con la non-volont di nominarsi
58
Ibid.
Uomo, in PO II, p. 543; Uomini come voi, poesia acclusa nella lettera a L. Serra [luglio
1941-II], in LE I, p. 58. La versione primaria presenta alcune varianti, tra cui quella del calciatore Manlito (v. 15), invece della figura di Melio.
60
Pasolini cita i nomi dei compagni bolognesi in Agli amici lontani (particolarmente per
Elio M.), una delle poesie spedite agli amici nominati (lettera a L. Serra [luglio 1941-II], ivi, p.
59; ora in PO II, p. 544). Il poeta accentua la distanza che lo separa dagli amici lontani, rimanendo nella parte della notte per collocare gli altri nel giorno.
61
Lettera a L. Serra [luglio 1941-II], in LE I, p. 57.
59
32
dellio 62, diventa una figura rappresentativa dellAltro possibile per Pasolini, e torner fra le Poesie a Casarsa, dialettizzato in Dli proprio nella poesia a lui dedicata (Dilio) 63. Il tu emerge solamente come fanciullo, oggetto
damore, nellImmagine amorosa 64, gi dotata di una perfetta scenografia
degna delle Poesie a Casarsa: lio si trova al tramonto sul prato, con il tu
dellidolo di tenue carne, solo con i propri sensi (Sento e non vivo).
1.3. Verso le prime poesie dialettali
Pur avendo notato qualche elemento comune delle prime raccolte I confini e Poesie a Casarsa, nelle poesie vere e proprie riconosciamo invece scarse
tracce di continuit. Il cambiamento di registro avviene insieme a quello di
gusto: il poeta vuole essere pi logico nel suo dire, anti-quasimodiano
non pugnettario delle parole con lingrumarsi sillabico di parole 65. E`
una riserva che si legger tra le righe della recensione del 1943 ai Lirici nuovi
curati da Luciano Anceschi: un testo in cui, definendo Quasimodo come il
comune denominatore di tutta lantologia, Pasolini si chiede: da una debolezza o puro gusto letterario di un critico preparatissimo, dovremmo risalire
alla debolezza o puro gusto letterario di un preparatissimo poeta 66. La presa
di distanza del critico esordiente da Anceschi continuer sostanzialmente anche sul finire degli anni Cinquanta tra le due riviste, Officina pasoliniana e
il Verri anceschiano.
Contemporaneamente a questa trasformazione, il poeta in lingua traduce
in dialetto i versi; tuttavia egli non traduce le poesie gi esistenti e raccolte ne
I confini: prepara invece componimenti ex-novo, prima in lingua, poi in dialetto, secondo un procedimento creativo di traduzione (esamineremo meglio
questo processo nel prossimo capitolo). Tra quelle de I confini, lunica poesia
trasferita in dialetto Acque di Casarsa, ma solo allultimo momento 67. Nel
62
Nei versi di apertura de I confini, lio poetico nega il suo nome con una metafora: Ma
il mio nome ormai la secca / foglia, che, lieta, nei terrazzi della sera / rantola (Tre note ai confini del giorno, I, vv. 12-14, in PO II, p. 534).
63
Sulla funzione simbolica di Dilio, cfr. Serra 1977b.
64
Prima nella lettera a L. Serra [agosto 1941], in LE I, pp. 74-75; ora in PO II, p. 554.
65
Il giovane incantato delle liriche quasimodiane adotta, poi, una posizione anti-retorica
proprio con le dichiarazioni contro il poeta ermetico, leggibili nei termini citati dallepistolario
degli anni pi tardi, 1943 e 1944 (lettere a L. Serra [24 aprile 1943; 26 gennaio 1944], in LE I,
rispettivamente pp. 167, 188).
66
Commento a unantologia di Lirici nuovi [1943], in SLA, p. 46. La critica di Pasolini
pare in certo modo gi prevista nellIntroduzione di Anceschi, che sostiene che in unantologia
realizzata per le proposte ricerche, per le forme diverse e libere, rigorosamente e dichiaratamente tendenziosa non si debba cercare un panorama obiettivo della poesia contemporanea (Anceschi 1943, p. 17; corsivo dellautore).
67
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, p. 1502.
33
fascicolo MC2datt troviamo questa terzina ancora in italiano. E` un caso inusuale nel repertorio del libro di poesie in lingua: gi nella sua versificazione di
soli tre versi (Fontana dacqua del mio paese. / Non c acqua pi fresca che
al mio paese. / Fontana di rustico amore.), e nella tonalit sensuale di derivazione antica o iberica. Eppure la sua sostanza si fonda su un oggettivismo
descrittivo; esemplarmente Elegia (per gli amici casarsesi) presenta lo stesso
fenomeno (un accumulo di oggetti elencati):
Oggi, tu mi sei fresca, luce del mio paese,
clivi di luce, sereni fiumi, e il passo delle cose
amico e chiaro sotto i lontani gelsi e le viti.
(vv. 1-3) 68
34
35
Oggi Domenica
pei prati con freschi piedi
saltano fanciulli leggeri negli scarpetti.
Cantando al mio specchio
cantando mi pettino
ride nel mio occhio
il Diavolo peccatore.
Suonate, mie campane
cacciatelo indietro
suoniamo, ma che guardi
cantando nei tuoi prati?.
Io guardo il sole
di morte estati;
io guardo la pioggia,
le foglie, i grilli;
Io guardo il mio corpo
di quando ero fanciullo,
le tristi domeniche
per sempre passato.
Oggi ti vestono
la seta e lamore
oggi Domenica
domani si muore.
IV
Sorge sui tetti ormai teso il mattino,
trema vapore fino sereno intride gli orti
nella luce risorti, i volti a forte riso atteggia
luce soave e greggia.
Dolci dal recinto del sonno batte lali;
dassopiti mali ascolto e sento la compieta
rintoccarmi nel petto. Oh, come lieta aggiorna
in me la luce! Con che speranze torna.
Madre, fratello, amici, eccomi risorto,
con voi dolce ed accorto. Non giorno di festa,
ma chiaro amore resta vago nel vostro viso,
tepore e chiuso riso.
Ahi come a dolce speranza mia vita ci scombuia,
ed al vostro alleluia greve mi torna il sangue.
Timoroso, esangue, aspro a te mi dono, o vera
poesia come dolce preghiera.
36
Troviamo frasi identiche della nota inserita alla fine della stesura definitiva. Qui sta per nascere il poeta dialettale; e sta per partire la fase successiva
della sua produzione. Notiamo dunque come Pasolini abbia vissuto una stagione diversa e labbia conclusa con labbandono, quasi totale, dei versi composti in italiano. E` fondamentale chiedersi se esistano in Pasolini fasi preli77
La poesia compare per ben tre volte nelle lettere indirizzate a L. Serra dal luglio allagosto del 1941: solo per la prima strofa in quella del luglio 1941-II (LE I, p. 60); per le due strofe
insieme, gi prossime allo stato definitivo, in quella dellagosto 1941 (ivi, p. 75); infine, con la
traduzione italiana per la prima volta in quella del 20 agosto 1941 (ivi, p. 88).
78
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, p. 1503.
37
minari: nel suo caso tutte le tappe possono essere riconosciute come indipendenti e autentiche (anche solo considerando la mole di testi pubblicati); i
fogli preparatori costituiscono, in realt, non solo un materiale imprescindibile (mai marginale, come dichiara il poeta stesso), ma anche un primo
repertorio di vere e proprie opere dautore.
38
2
POESIE A CASARSA, LA PRIMA ESPERIENZA DIALETTALE
Per quanto si dichiara qui (una lingua non sua, ma materna) in tono
esplicitamente paradossale, questa lingua non apparteneva a Pasolini, che visse prevalentemente al di fuori del Friuli; essa quindi non era materna nel
senso stretto del termine; e in un senso pi ampio, non apparteneva neanche
a sua madre 3, alla quale Pasolini era unito da un legame viscerale. La madre
1
Poesie a Casarsa, Bologna, Libreria Antiquaria di Mario Landi, 1942, ora in PO I, pp.
163-193. Nelle ristampe postume si notano varianti grafiche: alcuni accenti acuti vengono modificati in gravi, quelli gravi in circonflessi, probabilmente per uniformit di parole identiche e
per semplificazione grafica. Loscillazione grafica resta ancora da analizzare in riferimento alla
concezione pasoliniana del dialetto casarsese. In questa sede, perci, si consulter la prima edizione: riportiamo interamente il testo originale in appendice a questo libro. La riproduzione
della prima stampa gi proposta in Bortolotti 1970-1971 (con qualche poesia mancante). Si
citeranno inoltre le traduzioni italiane dellautore, salvo quelle indicate.
2
Poesia dialettale del Novecento, Parma, Guanda, 1952 (insieme a Pasolini, figura come
curatore, ma solo formalmente, Mario DellArco), poi in Passione e ideologia, Milano, Garzanti,
1960 (con minimi ritocchi alla prima edizione), ora in SLS, p. 856.
3
Sul finire degli anni Sessanta Pasolini confesser con unoggettivit priva della suggestione del passato che nello specifico il dialetto non appartiene nemmeno alla madre: in realt
non il mio dialetto natio, e non lo neanche per mia madre (Pasolini su Pasolini, unintervista di Oswald Stack, in SPS, p. 1288); il friulano non la mia lingua materna, e quando dico
che fu il dialetto di mia madre, per modo di dire, per semplificare la realt (Il sogno del centauro, unintervista di John Duflot, in SPS, p. 1411).
39
40
troppo friulani, e, per adoperare con libert e un senso di verginit la sua lingua, non essere troppo parlanti 6.
Non bisogna dimenticare, pertanto, che il linguaggio poetico sperimentato da Pasolini visto come unalternativa alla convenzione letteraria, e che
egli mantiene tuttavia una ferma fiducia nella letterariet di questa operazione. Pasolini, che rifiuta di collocarsi fra i dialettali, si accosta piuttosto ai poeti del simbolismo francese o a quelli a loro prossimi. Una sua dichiarazione
degli anni Cinquanta lo attesta:
Era addirittura possibile inventare un intero sistema linguistico, una lingua privata
(secondo lesempio di Mallarm), trovandola magari fisicamente gi pronta, e con
quale splendore, nel dialetto (secondo lesempio, in nuce, del Pascoli) 8.
Sulle orme del simbolismo che persegue una poesia orientata su se stessa,
dando vita a una poetica estremamente autonoma e chiusa trobar clus,
come ripeteva Pasolini nei primi anni friulani 9 il poeta esordiente percepi6
41
42
43
44
stificate da un clima poetico diffuso in tutta lItalia, o meglio in tutta lEuropa 28. Allo stesso tempo Pasolini scrive a Contini, ringraziandolo per la concessione del testo, definendosi minuscolo flibrige 29. Per evidenziare il
modello cui si ispira, utilizza per lepigrafe della prima parte eponima di Poesie a Casarsa un brano del poeta provenzale Peire Vidal.
E` opportuno notare lo spostamento dellinteresse pasoliniano: il fatto,
cio, che, individuate le origini dei referenti, il pensiero ai confini (cfr. la
precedente raccolta in italiano) si trasformi nellio al centro del mondo, per il
quale si conduce a definire la propria posizione di c da laga al di qua del
fiume [Tagliamento] (la sua rivista si chiamer Stroligut di c da laga),
anche se conserver una relazione con il centro udinese.
Oltre a essere mai scritto, il parlato casarsese ha un altro aspetto, condotto allestremo: essere una lingua minore. Lo stato del dialetto rispetto alla
lingua presenta anche una connotazione politica, di cui il poeta diviene
consapevole solo dopo la pubblicazione del volumetto dialettale. In occasione della prima ricezione dellopera, proprio con la recensione di Contini, Pasolini viene a conoscere la realt effettiva che circonda la letteratura dialettale. Molto tempo dopo la prima comunicazione di Contini per Pasolini (Caro
Pasolini, ho ricevuto ieri il vostro Poesie a Casarsa piaciuto tanto che ho inviato subito una recensione a Primato, se la vogliono 30), la recensione
esce solo nellaprile del 1943 su un quotidiano ticinese 31. Negli anni dopo
Pasolini racconta: nel 1943 Primato non pubblic la recensione di Contini ai miei versi friulani perch allora il dialetto appariva rivoluzionario. A Bologna dove studiavo, sentii rovesciarsi sopra di me una specie di minaccia,
quando si seppe che scrivevo poesie in dialetto 32. Non dato sapere quale
tipo di minaccia abbia subito Pasolini, n attestabile limpatto rivoluzionario di unopera dialettale. Sar pi equilibrato dire della storia della lingua, con le parole di Alfredo Stussi: [...] latteggiamento del regime neutrale, a parte gli ultimi anni quando venivano diramate alla stampa circolari
28
45
come quella che prescriveva nel 1942 di non occuparsi del teatro vernacolo 33. Non proprio una censura, ma un rifiuto del regime evidente nelle
parole di Gaetano Polverelli (del 1931), allora capo dellufficio stampa della
presidenza del consiglio: non pubblicare articoli, poesie, o titoli in dialetto.
Lincoraggiamento alla letteratura dialettale in contrasto con le direttive
spirituali e politiche del Regime, rigidamente unitarie. Il regionalismo, e i dialetti che ne costituiscono la principale espressione, sono residui dei secoli di
divisione e di servit della vecchia Italia 34. Nellimmediato dopoguerra, per
Pasolini i ricordi della censura si evolvono in uno schema scisso tra lingua e dialetto con lascesa del Movimento Popolare e la diffusione del
pensiero gramsciano.
Al di fuori della dicotomia tra lingua e dialetto, si nota unanalogia tra le
due forze, per cui il dialetto, nella sua natura non unitaria, contiene in piccolo lo stesso schema della lingua. Allinterno della realt linguistica locale esistono il friulano standard e quelli frazionali: il casarsese, pertanto, non che
un esempio circoscritto nellambito di una dimensione gi di per s minore.
Pur avendo scoperto un dialetto eminentemente marginale e intatto, Pasolini applica nella prima raccolta non la forma genuina di quel dialetto, bens quella modificata, artificiale. E` vero che nel passo gi citato Pasolini ribadisce il bisogno di inventare un intero sistema linguistico, una lingua privata
[...], trovandola magari fisicamente gi pronta [...] nel dialetto, e che la scelta linguistica stessa rappresenta un atto innovativo. Eppure nelleffettiva
prassi della prima raccolta riconoscibile limpronta ermetica: proprio nellapplicazione imperfetta del dialetto il termine lingua poetica acquisisce
infatti il senso di una convenzionalit letteraria. Il poeta precisa nella nota finale della raccolta:
Lidioma friulano di queste poesie non quello genuino, ma quello dolcemente intriso di veneto che si parla nella sponda destra del Tagliamento; inoltre
non poche sono le violenze che gli ho usato per costringerlo ad un metro e a
una dizione poetica 35.
46
mente intriso di veneto che si parla nella sponda destra del Tagliamento
vale a dire il parlato casarsese da quello genuino ovvero dalla koin friulana; tuttavia nel linguaggio usato in Poesie a Casarsa confluiscono le violenze che derivano prevalentemente dalla koin adattata alla dizione poetica,
cio quella letteraria sostenuta dalla tradizione locale. Per intenderci, loperazione eseguita da Pasolini , come dir egli stesso anni dopo, una invenzione
del parlato casarsese insieme una koin friulana e una specie di linguaggio
assoluto, inesistente in natura 36. Lattribuzione dellaggettivo assoluto serve
a dare una sorta di connotazione mistica; in realt qui si verifica luso di una
variante linguistica appoggiata sullistituzione letteraria del Friuli. Nel 1949
troviamo un Pasolini che vive ormai unaltra stagione artistica, quindi si osserva da esordiente con distacco, dichiarando persino che i ragionamenti sulla propria produzione poetica sono tutti a posteriori:
[...] quel libretto era scritto in friulano: un curioso friulano che una appassionata lettura del Pirona, previe sintende le mie predilezioni un po estetizzanti
per la lingua letterariamente assoluta dei provenzali e le delizie di una poesia
popolare quale poteva essere quella dei Canti del popolo greco del Tommaseo,
[...] aveva trasformato da casarsese in una specie di koin un po troppo raffinata da una parte un po troppo candida dallaltra 37.
Data una lingua mai scritta, quando la si scrive bisogna ricorrere a una
sorta di lenocinii arcaicizzanti o preziosismi linguistici 38, ispirandosi alla
seconda edizione del vocabolario friulano curato da Jacopo Pirona, detto
36
47
Nuovo Pirona, del 1935 39. Dal fatto che Pasolini, senza possedere una buona
conoscenza linguistica del casarsese, in quanto non parlante (un aspetto
marcato con esattezza da Zanzotto), compone mentre si dedica agli studi di
scritti dialettali, deriva che linflusso della koin nel dialetto scritto e il linguaggio poetico artificiale allontanano il poeta da unidea di lingua romanza
schietta e assoluta.
A mano a mano che con le dichiarazioni pi dirette di Pasolini sulla lingua di Poesie a Casarsa emerge la sua autentica natura, diviene utile esaminare la correttezza del suo casarsese rispetto al parlato reale, chiamando in
causa la koin friulana per misurare la distanza fra la teoria sistematizzata posteriormente alla prima esperienza poetica (lideale) e la pratica condotta
nelle opere.
Pasolini consulta accanitamente il vocabolario friulano (la sua una appassionata lettura) in cui predomina la koin basata sul friulano centrale 40.
Per indicare sinteticamente il maggior apporto dello standard in Pasolini, si
segnalato pi volte come esempio luso della -e finale di sostantivo femminile
singolare al posto della desinenza -a 41. Dobbiamo prima renderci conto che
non sempre come in questo caso in cui si sostituiscono automaticamente le
desinenze la fedelt al vocabolario viene rispettata: la convergenza allo standard non scontata, dato che fondamentalmente la dizione poetica, cui
la configurazione linguistica si conforma 42.
Per fare un esempio, citiamo due versi della poesia O me giovanetto!:
Laj, i vif di dl / lontn frut peciadr, Laggi, io vivo di piet, lontano
fanciullo peccatore, (vv. 9-10). Secondo le regole fonetiche, quando due vocali si allungano nella koin friulana centrale (, < E; o,
< O), le stesse si
dittongano nel friulano occidentale, al cui interno il casarsese manca di vocali
lunghe (ei < E; ou < O). Dunque dl e peciador, i due termini finali di cia39
La prima edizione del Vocabolario friulano dellabate Jacopo Pirona risale al 1871 (a
cura di Giulio Andrea Pirona, Venezia, Antonelli). Pasolini inizia a utilizzare ledizione del
1935 riveduta da Ercole Carletti e Giovanni Battista Corgnali (Il Nuovo Pirona, Udine, Arturo
Bosetti, oggi ristampato in Pirona 1996), non prima del 1941, secondo la testimonianza di Naldini sul poeta diciannovenne: Pier Paolo non ha ancora mai aperto il dizionario friulano del
Pirona n conosce i poeti dialettali della regione (Naldini 1986, p. XXXIV). Scoperto il casarsese, poi, Pasolini si mette a studiarlo per scrivere versi.
40
Il friulano riceve una prima approssimativa suddivisione delle sue variet dal Tagliamento e tradizionalmente si distingue in quattro varianti: 1) friulano centrale; 2) friulano orientale ed isontino; 3) friulano occidentale o concordiese; 4) friulano carnico (del nord). Cfr. Rizzolatti 1981, p. 16. Nel primo Novecento la koin friulana si formata con la diffusione dello
zoruttismo: il poeta Pietro Zorutti (1792-1867) che utilizzava il friulano di Udine ha esercitato
una grande influenza per il suo gusto comico, sentimentale e arcadico.
41 `
E riferito, ad esempio, in Santato 1980, p. 37, n. 4.
42
Dora in avanti per esaminare laspetto dialettologico del casarsese di Pasolini ci rivolgeremo a Pascolini 1995.
48
49
Lettere a L. Serra [agosto 1941 e 20 agosto 1941], in LE I, rispettivamente pp. 75, 88.
Cfr. Pascolini 1995, p. 320.
48
Cfr. Santato 1980, p. 39: le due terzine sono disposte secondo una rigida opposizione
simbolica (nascita-morte): sono luna il riflesso dellaltra allinterno di una unitaria situazione
estetica. Il componimento strutturato sullaccostamento oppositorio tra contemplazione della
vita (ancora racchiusa nello stadio pre-natale) e contemplazione della morte (nel pallore del
volto del fanciullo). Ancora Oneil rileva la nostalgia-cum-consciousness situation centerd on
a life-death circle (Oneil 1975, p. 348).
49
Lettera a E. Carletti [3 maggio 1943], citata in Cantarutti 1995, pp. 369-371.
50
Cfr. Pascolini 1995, p. 325. Il vocabolo donzl nel verso O m donzl, memrie O
me giovanetto, memoria (O me giovanetto!, v. 1) che alquanto letterario, non viene utilizzato
nel casarsese parlato. Nel friulano corrente giovanetto sarebbe fantt, cui ricorre anche Pasolini: Di fade, fantt, l blanc il t pas Amico, di stanchezza sbianca il tuo paese (Per il David di Manz, v. 1). Per quanto riguarda lut (lut nel Pirona che spiega agognare, desiderare
ansiosamente aspettando), diremo pi avanti.
47
50
Se poi qui a Casarsa i buoni compaesani arricchiranno la loro sensibilit linguistica, ricordando vecchie parole che ora usano solo i vecchi, rinsaldando la
pronuncia di certe altre che tendono a evolversi (per es. il dileguo dellr in
cur, flur, pordir), tanto meglio 51.
51
vv. 22-23); qunt che mi lvi trist quando mi levo triste (Altair, v. 2). Invece la seguente strofa offre un esempio diverso:
Brse e fme ltim di
triste ombrne tai morrs
il sorli; tai cunfns
dut bessol
tu ciant i murs.
Brucia e fuma (ultimo giorno) trista ombra sui gelseti il sole; sui confini tutto
solo tu canti i morti.
(Pioggia sui confini, vv. 5-8)
52
Il termine siale inserito nel primo e secondo verso della prima terzina e
sil nel primo verso della seconda terzina. Il primo verso di ciascuna terzina
introduce i due versi seguenti. La s sorda presenta un suono che scandisce
tutti questi versi insieme alla l. Se ricordiamo che la prima parola casarsese
che ispira Pasolini rosada rugiada e anche essa contiene la s sorda, ci accorgiamo dellattenzione e della preferenza accordata a questa sonorit 60.
Una lingua mai scritta, nel momento in cui viene assunta come lingua
della poesia, subisce inevitabilmente alcune modifiche. Nel caso pasoliniano
si verifica lintrusione della propria cultura complessa nel parlato casarsese di
cui il poeta si appropria anche in funzione espressiva. Pasolini, incantato per
prima cosa dalla pura sonorit casarsese, impara tuttavia la koin dal vocabolario e si sofferma fondamentalmente sulle lingue istituzionalizzate, litaliano
standard e la koin friulana, tanto che, rispetto alla teoria da lui formulata negli anni successivi, la prassi del primo periodo riflette un atteggiamento relativamente pi conservatore.
2.2. Traduzione e intraducibilit
Le cause che comportano le modifiche nel casarsese di Pasolini sono prima di tutto, e inevitabilmente, pratiche: una scarsa conoscenza della lingua e
una limitata bibliografia dei testi scritti friulani 61. Nonostante ci, anzi proprio per questo, il Pasolini non parlante ottiene unautonomia con cui cimentarsi nella prima sperimentazione, la traduzione bidirezionale 62, attra60
A volte la s sorda scompare, e al suo posto troviamo alcune trascrizioni con la z che si
conformano al Pirona: ad esempio, zinpri ginepro nel verso Pai prs sglovs dal vint, al
spns lodor
dal zinpri Pei prati spossati dal vento, punge lodor del ginepro (Fuga), che
un neologismo. Cfr. ivi, p. 322.
61
Io scrissi i primi versi in friulano a Bologna, senza conoscere neanche un poeta in questa lingua (Lettera dal Friuli [1946], ora in SLA, pp. 173-174).
62
Laffermazione di Rinaldi sulla traduzione reciproca la seguente: se il dialetto
una lingua appresa come una lingua straniera, il dialetto traducibile come una lingua straniera: e i molti esempi di reciproca traduzione, di testi friulani diventati italiani e viceversa, lo dimostrano, tanto che spesso difficile, in questo avanti-indietro, distinguere le priorit, in una
specie di irreperibilit della prima stesura (Rinaldi 1982a, pp. 6-7). Mostreremo alcuni esempi
di questo avanti-indietro utilizzando proprio le prime stesure.
53
La poesia appare per la prima volta nella lettera a L. Serra del primo agosto 1941, come
la prima parte dei Frammenti (in LE I, p. 60); poi, per la seconda volta, nella lettera a L. Serra
[agosto 1941], ivi, p. 75. Infine, nella lettera a L. Serra del 20 agosto 1941 (ivi, p. 88) con la richiesta: riscrivo con la traduzione El nini muart, perch tu, Luciano lo traduca in reggiano e
me lo faccia vedere.
64
La versione italiana si legge nella lettera a L. Serra del luglio 1941 (ivi, p. 55). Cfr. anche
la poesia Acque di Casarsa (come componente della raccolta I confini), in PO II, p. 539.
65
Cfr. lettera a L. Serra [settembre 1941], in LE I, p. 112; la poesia Madre (come componente della raccolta I confini), in PO II p. 573.
66
Curi 1961, p. 59.
67
Cfr. Marazzini 1998.
54
Il secondo verso stato tratto dal verso di congedo della poesia in lingua Ritorno al paese (riportata nella lettera a L. Serra [18 luglio 1941], in LE I, pp. 48-49). Questo titolo, a sua
volta, ceduto a un altro testo della raccolta, Per un ritorno al paese.
69
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1504.
70
Carletti 1942, p. 368.
71
Il sogno del centauro, in SPS, p. 1411.
55
Se i due testi, originale e tradotto, possono essere considerati indipendenti, Pasolini difende anche lautonomia della traduzione in lingua. Nellepistolario egli sostiene, infatti, la legittimit della lettura a se stante della traduzione in italiano: io attribuisco validit anche al testo italiano 72. Walter
Binni, nella recensione al volume pasoliniano, coglie il valore poetico della
traduzione, scrivendo acutamente di una traduzione vaga in figure di suono
inaspettate. In altri termini la traduzione in lingua savvicina ad una sorta
di modernissimo pascolismo 73, mentre Contini non apprezza la non bella
traduzione letterale 74.
Il rapporto tra le due versioni viene spiegato sinteticamente da Pasolini
stesso nel 1954:
Vorrei aggiungere, infine, che se le versioni in italiano a pi di pagina sostituiscono un glossario, e con molti svantaggi rispetto a un glossario, fanno parte
insieme, e qualche volta parte integrante, del testo poetico: le ho perci stese
con cura e quasi, idealmente, contemporaneamente al friulano, pensando che
piuttosto che non essere letto fosse preferibile essere letto soltanto in esse 75.
I termini intraducibili mostrano lautenticit una sorta di dominio riservato dei testi friulani, alcuni di essi, lasciati non tradotti, vengono sostituiti con altre espressioni affini ma non precisamente concordanti.
Per il primo tentativo di tradurre lincipit di Il nni murt Sre imbarlumide, Pasolini traccia O sera (dolcemente stralunata) vedendovi un contrasto di effetto ottico e sensoriale. Per parafrasare ancora il termine il poeta
rimanda a un altro testo che contiene la descrizione della sera (sera sulle piaghe del vento, / o se spunta di rorido gelo / sul borgo piova gioiosa lumi,
72
Lettera a Francesco Arcangeli [21 settembre 1942], citata in Trento 1992, p. 170.
Binni 1943, pp. 71-72.
74
Contini 1943, p. 353. Alfonso Gatto descrive a proposito della traduzione dellautore,
chiara per ogni lirica del bel volumetto (Gatto 1943, p. 30).
75
Nota [a La meglio giovent], in PO I, p. 159.
76
Nota, in Pasolini 1942, p. 43.
73
56
Riso poetico dApollo, vv. 5-7) 77; successivamente nelle stesure abbandona la
traduzione, lasciando il termine non tradotto 78, fino al testo definitivo che
reca Sera mite allultimo barlume, in un sintagma esteso e descrittivo.
Quando traduce il verbo imbarlum nel verso la ls imbarlums la luce accieca, che chiude O me giovanetto!, Pasolini rimane fedele al Nuovo Pirona
che d la lezione abbagliare, al costo di annullamento della significazione
ossimorica del primo caso 79. Rimane, tuttavia, emblematico nella poesia pasoliniana il lessico che descrive un attimo della sera e del vespro, creando
dissonanze non mediabili e non conciliabili 80, in questo caso percepibili
anche in una sola parola.
Il verbo sgorl (secondo il Nuovo Pirona, scuotere, scrollare), viene
tradotto da Pasolini stremare, come si vede nellincipit di Lingannata La
campne a si sgrle pai morrs La campana si strema pei gelseti; o sfiatarsi nel verso I cins a si sgrlin / pal plan verdt I cani si sfiatano pel
piano verdino (Dilio, vv. 2-3) 81. La differenza sta nel fatto che le parole italiane concordanti figurano come effetto dellazione del verbo friulano, mentre nel Nuovo Pirona si spiega che il verbo sgorl uguale a sgurl che deriva
da gurl (che indica girare intorno a se stesso, come una trottola) e grli
(ovvero girella). Eppure la vibrazione fonosimbolica di sgorl viene riprodotta nella grafia interna alle parole italiane, come si osserva nei due esempi,
si strema (tremulo) e si sfiatano (fiato): in aggiunta, la prima sillaba dei tre
verbi viene composta, a realizzare una spiccata variet sonora, da s (suono sibillante) + g (gutturale), t (dentale) o f (fricativo). Sostenendo lintraducibilit senza tradurre, Pasolini pratica ugualmente in entrambe le versioni un simbolismo fonico che potrebbe derivare dallattenzione su vocaboli che in senso larghissimo diremo onomatopeici 82 (difatti troviamo trmul tra gli intraducibili), ossia da una sensibilit sonora di stampo pascoliano 83.
77
Nella nota alla poesia dialettale, lautore precisa: Il bambino morto O sera (dolcemente stralunata); in una parola i versi 6-7 del Riso poetico dApollo (lettera a L. Serra [20
agosto 1941], in LE I, p. 88; Il bambino morto il titolo tradotto in italiano). La poesia Riso
poetico dApollo si trova ivi, p. 87. Dalla serie I confini, La tempesta fornisce unaltra lezione di
stralunato: Vi scoprii vergini, / case, bianche sopra le stralunate viti (vv. 5-6, in PO II, p.
566).
78
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, p. 1502.
79
Nelledizione del 1954, Pasolini semplifica la traduzione del verso di Il nni murt:
` cos, annullata la connotazione specifica di origine.
Sera luminosa. E,
80
Cacciari 1995, p. 196.
81
Nellultima delle stesure preparatorie della raccolta casarsese si legge si sgorlano, verbo
italianizzato. Lintraducibile rimane non tradotto fino allultima fase prima della pubblicazione. Cfr. Note e notizie sui testi, PO I, p. 1503.
82
Contini 1943, p. 354.
83
Cecchi analizza nel 1911 le parole onomatopeiche di fonosimbolismo utilizzate nelle
poesie pascoliane: la qualit particolare delle sue sensazioni poetiche laveva portato a prediligere verbi di suono e di colore, capaci di rendere le pi sottili sfumature, armonizzati con deli-
57
58
59
Nel verso la lne, il trist tintinul dai gris, il termine, tradotto da Pasolini trillare, viene da tintin che si trova nel vocabolario e significa tintinnare. La sillaba aggiunta -l crea un confronto fonico in cadenza tra questo
verso e il secondo del primo distico il m pas l di colr smart; nei due
versi dodecasillabi, i fonemi -lr di colr e -l di tintinul vengono situati alla
terzultima sillaba, mostrando una corrispondenza assonante. Possiamo analizzare la costruzione del termine inventato, tintinul, dal punto di vista metrico come sopra; in pi, il suono di -l rinvia al verbo l (in italiano andare). Laggiunta del fonema, quindi, pu essere considerata come un rafforzativo dellazione. Al contrario, pu essere visto come un diminutivo, se ricordiamo il suffisso -la in latino; e conosciamo anche luso frequente del diminutivo -ut nella poesia friulana di Pasolini (fantast ragazzetto, verdt
verdino, mocult chierichetto ecc. 89).
Sappiamo che nelle precedenti lezioni il verbo suona tintilula con una sillaba in pi: literazione delle due consonanti, t e l, evoca una fusione dei due
verbi messi in corrispondenza, tintin e trillare. In varie stesure di traduzione, invece, non si d ancora questultimo, bens tintilulare, la forma italianizzata, segnata come un verbo sospeso. Alla fine, Pasolini sceglie trillare per
inserirlo nel sintagma il triste trillare dei grilli, creando dei richiami fortemente sonori allinterno del testo italiano, indipendentemente da quello friulano.
Nel linguaggio poetico pasoliniano ci sono parole intraducibili a priori, in
quanto inventate in funzione dei sistemi metrici o delle valenze fonosimboliche. Lintraducibilit, quindi, ci che il poeta vede allacme del linguaggio
poetico, essenza dellidioletto; per marcare questo punto, egli osa tradurre
89
Questi termini sono inseriti nei rispettivi versi: Pioggia sui confini, vv. 1, 9 (anche fantaste ragazzetta, Per un ritorno al paese, v. 1); Pioggia sui confini, v. 4 e Dilio, v. 3; La domenica uliva, v. 31. Descrivendo la lingua stessa, Pasolini la chiama furlanut, laffettuoso diminutivo (Volont poetica ed evoluzione della lingua [1947], in SLA, p. 160). La preferenza si
manifesta anche nel lessico: tic, nelluso dei diminuitivi -ut / -uta. Cfr. Cadel 2002, p. 46. In
friulano i diminuitivi vengono intesi come vezzeggiativi, piuttosto che riduttivi. Santato vi legge
un fenomeno del Narciso pasoliniano, nonch un filone sorto nel Romanticismo: il mitema
narcissico del fanciullo morto, si articola una fittissima nomenclatura di diminutivi e vezzeggiativi di derivazione, oltre che pascoliana, tommaseiana (cfr. i Canti del popolo greco) (Santato
1980, p. 60). In Atti impuri, per imbarazzare apposta il ragazzo amato lio protagonista pronuncia il diminutivo del suo cognome, uso dialettale che in italiano non si pu tradurre (RR I, p.
99): questo cognome non viene nominato nel romanzo, si riferisce perci allintraducibilit del
diminutivo friulano.
60
Il critico sottolinea che facile non tradurre, ossia insistere sullintraducibilit, quando si intende creare un mondo precluso. Pasolini, a sua volta,
risponde a Contini nel saggio Sulla poesia dialettale del 1947 composto da
due sezioni, Dellintraducibilit e Del traducibile. Prima sostiene che lintraducibilit viene suddivisa in due categorie: una intraducibilit di specie inferiore (ad esempio, parole cui non corrispondono analoghe parole in lingua; o
parole particolarmente pittoresche o acustiche, ecc.) e una intraducibilit
interna, assoluta che comprende allusione o sfumatura. La traduzione,
perci, sar soltanto labolizione dei confini che saranno glottologici, non
certo estetici. Riguardo allinterna traducibilit della lingua, cos definita
da Contini, Pasolini propone la possibilit di considerare il proprio dialetto
come una traduzione ideale dellitaliano, quindi come una metafora 91 della lingua. Recensendo il volume casarsese, allepoca, Alfonso Gatto descriveva il friulano di Pasolini come pastiche, ossia un filtro di purezza, di mediazione, di riflessa musicalit al suo concepire e al suo agire composito in
lingua 92.
La scelta del dialetto, una volta prevista lintraducibilit linguistica richiesta da un idioletto, risulta come la proclamazione della sua traducibilit, secondo la quale il dialetto e la lingua sono reversibili, paritari, nelle forme della poesia colta e moderna. Insomma Pasolini propone un modo alternativo di
scrivere la poesia con una lingua nuova, diversa dallitaliano. Seguendo questo principio la traduzione pasoliniana implica linvenzione di una lingua e la
produzione di una poesia, che oltrepassa il concetto usuale di traduzione, e
non si esaurisce nella semplice trascrizione in unaltra lingua. Prendendo in
prestito uno schema classico e convenzionale, il poeta intraprende una sperimentazione puramente linguistica e sostituisce litaliano con il casarsese. Per
il dialetto orale il conferimento della letterariet non altro che una violenza; subita questa violenza, il casarsese cerca di far emergere una sonorit
innata propria di una lingua romanza. La traduzione pasoliniana si lega ap90
91
92
61
punto a questa sostituzione: l dove manca una traduzione letterale, lintraducibilit diventa un espediente per sostenere lautenticit di una lingua.
2.3. Pasolini dialettale ermetico
La chiusura del mondo poetico di Pasolini, influenzato dal clima ermetico, viene descritta da Contini come un gusto degli estremi o una sensibilit del limite 93. Le immagini che ricaviamo dalla sua poesia possono essere
allegorie di una realt inesistente, sottoposta ad una scrittura ossessiva, in
modo da rappresentare una totalit coerente, pur destinata ad espandersi
fino allineffabilit. A cominciare dal titolo Poesie a Casarsa, lambiguit della
preposizione a si connette a un discorso sullermetismo interpretato dal Pasolini stilcritico del 1959:
[...] ermetismo italiano, quale appendice al capitolo spitzeriano sulle Innovazioni sintattiche del simbolismo francese. Ricordo leffetto che mi faceva, ragazzo, in pieno ermetismo, luso della preposizione a anzich per, o addirittura scritta per, dedicata a, nel titolo di un libretto del giovane Luzi:
Biografia a Ebe. Quella, ora acquista dincanto, dopo la lettura di Spitzer,
un significato preciso, storico, si razionalizza fino a perdere ogni alone, ogni
angoscia, diventa un dato infinitesimo e ben individuato di unabitudine stilistica, di unepoca, di una societ: ed ha anche il suo cartellino definitorio: animazione delle preposizioni 94.
Nella recensione al volume luziano, pubblicata su Il Setaccio del 4 febbraio 1943 95, viene affrontato proprio linteresse stilistico, da cui nascono
una scrittura rievocativa ed una ricostruttiva. Sia luna che laltra non
conoscono il proprio oggetto, e finiscono per diventare una pura volont o
nostalgia. In Pasolini, la poesia tende a chiudere il proprio mondo entro
schemi poetici sistematizzanti, prima di tutto metrici.
Notiamo che i titoli dei componimenti gi richiamano una coscienza della
forma 96, o per lo meno una coscienza del canto 97: Dedica 98, la prima poe93
62
sia, poi le altre due Lis litanis dal biel fi e Canto delle Campane. Ancora ne La
meglio giovent comparir una maggiore variet di titoli che alludono alle relative forme metriche: Vilota, Lied, Suite furlana, Dansa, Cansoneta, Cansion, Spiritual, Chan plor, Romancero, anche Conzeit (congedo), Il Gloria, Il vecchio testamento. In questo canzoniere friulano arriveranno a maturazione i frutti
della sperimentazione metrica che prende forma con le prime poesie.
Dal punto di vista metrico il Pasolini di Poesie a Casarsa non offre ancora
una variet ampia, e adopera una versificazione piuttosto limitata; le singole
realizzazioni si differenziano e si adattano a precise tipologie. Ne esemplifichiamo qui sotto un caso, concentrandoci su un metro comune in Pasolini,
del quale la pratica variamente attestata.
Tra i metri adottati nella prima raccolta luso del settenario dominante 99:
nelle poesie Per un ritorno al paese e Altair, i versi settenari dimostrano unomogeneit ordinata. In realt questa omometria generata da una soluzione
tecnica: la presenza di alcuni senari e ottonari che infrange la regolarit dello
schema con il cosiddetto ipermetro, analizzato da Contini nelle poesie pascoliane 100. I vv. 9-10 di Per un ritorno al paese, Ma al t fc che lodre / jo
pirt la m vs Ma al tuo fuoco che profuma io perdo la mia voce , sono rispettivamente ottonario piano e senario tronco. Se una sillaba in eccesso del
primo verso viene conteggiata nel numero di sillabe del secondo, si forma una
coppia equivalente a due settenari. Possiamo trovare un altro esempio nella
poesia Altair: se gli ultimi due versi, mi ls il vli antc // belz snze pi
dl mi arde, ormai senza pi piet, che sono un ottonario tronco e un
settenario tronco, si leggono insieme, ne risulta un verso di quattordici sillabe
cesurato in mezzo (7-7 sillabe) 101. Allora il commento continiano sullipermetro di Pascoli potrebbe essere applicato a Pasolini poeta friulano: c uneccezione, una rottura dello schema, [...] eppure tutto sbito ripreso e ritorna
99
Sulla predilezione del settenario, cfr. Brugnolo, 2002, pp. 275-277. Lanalisi di Brugnolo sul settenario pasoliniano rinvia alla tradizione popolare della canzonetta o Lied, e della zingaresca. Questi schemi sono riesumati da diversi poeti friulani antecedenti a Pasolini, il quale
non si distanzia dalla tradizione poetica friulana. Perci improprio richiamarsi esclusivamente
a suggestioni di origine provenzale.
100
Contini spiega lipermetro pascoliano nel seguente modo: pensate al frequente ipermetro pascoliano: un verso sdrucciolo che, per la sua rima con un verso piano, esorbita dal giusto numero di sillabe, rompe le frontiere, trabocca oltre la fine del verso. Ebbene, questa eccezione che lipermetro, rientra nellordine sbito al verso dopo, perch quella sillaba che era di
troppo, o si elide innanzi alla vocale iniziale seguente, o altrimenti contata nel numero di sillabe del verso successivo (Contini 1955, p. 227). Nel caso pasoliniano da notare che il verso
ipermetro tronco, altrimenti il precedente o il successivo tronco. In friulano le parole tronche sono abbondanti, tanto da permettere a Pasolini di adoperarle assiduamente nelle sue
composizioni.
101
La stessa operazione applicabile per i vv. 11-12, 36-37 di Per un ritorno al paese e i
vv. 14-15 di Altair.
63
nellordine. [...]. Diremo allora che Pascoli include necessariamente nella sua
ispirazione un omaggio alla tradizione, un rivoluzionario nella tradizione 102.
In Pasolini si riscontra un quadro dicotomico fra limpulso di rimanere nello
schema e quello di uscirne fuori: con le parole di Siti, le ipo- e ipermetrie
sono cos numerose da costituire praticamente la regola 103.
Di fatto il settenario viene costantemente proposto come metro di uso
frequente anche dopo Poesie a Casarsa. Ne La meglio giovent, per laspirazione ad una forma portata a perfezione, un verso senario, in una poesia quasi omometrica di settenari, verr modificato in un settenario: il senario di O
me giovinetto! (Laj, i vif di dl Laggi, io vivo di piet, v. 9), unico verso deccezione, subisce la sostituzione con un settenario: L sot, jo i vif di
dul L sotto io vivo di piet.
Il settenario prevale anche sullottonario: Pioggia sui confini, poesia scritta esclusivamente in ottonari, si presenta in forma di villotta, canzone popolare friulana 104. Nonostante lortodossia di Pasolini nei confronti della villotta, in cui egli esperisce lo schema classico per una coscienza della forma
orientata ai canti popolari 105, il poeta in seguito smette di usare lottonario 106.
Infatti ne La meglio giovent si trover una villotta irregolarmente composta di settenari 107.
Il settenario si cela talvolta in un verso pi lungo o in un enjambement: se
la prima terzina di Il nni murt, composta da due decasillabi e un settenario
dotati di uninterpunzione anomala, viene ricostruita nella scansione delle cesure anzich nei limiti di verso, appaiono altri due settenari:
Sre imbarlumde, | tal fossl
a crs lghe, | na fmine plne
a ciamne tal ciamp.
102
64
Sera mite allultimo barlume, nel fosso cresce lacqua, una femmina piena cammina pel campo.
(vv. 1-3)
In relazione con questa poesia, curioso notare che un passo del dramma
I Turcs tal Friul (scritto nel maggio 1944, due anni dopo Poesie a Casarsa)
reca lo stesso attacco Ti vevis razn e si scandisce in sei ottonari. Sono le
parole di Pauli Colus rivolte al fratello Meni Colus, morto da eroe. E` un inserto allinterno di unopera teatrale (dramma in versi):
Ti vevis razn, fradi. | Ti eris zovin, ma ti eris vif; | e jo i no mi necuarzevi. | Ti
eris dut zovin dai avij | ai pi: dut zovin e flurit; | e ti vevis poura di mur.
Avevi ragione, fratello. Eri giovane, ma eri vivo; e io non me ne accorgevo. Eri
tutto giovane dai capelli ai piedi: tutto giovane e infiore; e avevi paura di morire.
(TE, p. 79) 109
Inoltre nella poesia Lingannata, composta da tre dodecasillabi e un settenario, il verso finale settenario preceduto da due versi che hanno settenari
interni distinti dalla punteggiatura:
Ic da lunc timp a vf. Fminis ciacrin.
Ta lombrne dai murs, bessle a ts
lingiande dal fi.
La campana si strema pei gelseti. Essa da lungo tempo viva. Femmine chiacchierano. Nellombra dei morti solitaria tace, lingannata del figlio.
(vv. 2-4)
108
La versione italiana del settembre 1941 di questa poesia (in LE I, p. 112), presenta la
versificazione coincidente al risultato di tale operazione. Non a caso, la poesia sintitola Ballata
del fratello. In una stesura del 1941 custodita presso lArchivio Pasolini di Casarsa, probabilmente coincidente con la sigla AC1 utilizzata nellOpera omnia, troviamo Balade dal fradi composta di otto settenari.
109
Non specificata lattribuzione della versione italiana nellOpera omnia.
65
E` come se questi due settenari interni stessero a preannunciare la presenza dellultimo verso settenario 110. Esiste, insomma, un divario tra schema
apparente (fissato dalla disposizione tipografica) e schema reale desumibile dalla correlazione ritmica 111.
Se le poesie sono scritte in versi eterometrici, come Dedica, Lis litanis dal
biel fi (la prima parte), Dilio, Per il David di Manz, oltre ad essere composte in terzine, hanno altri elementi che assicurano ad ogni poesia una regolarit ritmico-sintattica. Dedica presenta una struttura parallela tra il primo e il
terzo verso:
Fontne dghe dal m pas
A no ghe pi frs-cie che tal m pas.
Fontne di rstic amor.
Fontana dacqua del mio paese. Non c acqua pi fresca che al mio paese.
Fontana di rustico amore.
Brugnolo nota che le poesie concluse con un verso pi breve dei precedenti hanno gli
effetti di anticlimax ritmico (Brugnolo 2002, p. 287).
111
Tra le opere pasoliniane un primo sintomo in campo dialettale della rottura dellisocronia di ritmo metrico e ritmo sintattico, attraverso la spezzatura interna del verso e luso sistematico dellenjambement, una caratteristica riferita da Bertone a proposito de Lusignolo della
Chiesa Cattolica e de Le ceneri di Gramsci (Brugnolo 1990, p. 292).
66
Nella poesia Per il David di Manz, priva di versi rimati, le parole finali
pas, cif, lutde, Avrl, ft, murt presentano reciproci richiami fonici, quasi assonanti 112:
Per il David di Manz
Di fade, fantt, l blanc il t pas,
tu vltis fr il cif,
pasint ta a t cir lutde.
Tu sos,
David, cme il tru in di dAvrl,
che ta lis mans dun fi cal rt,
al va dls a la murt.
Amico, di stanchezza sbianca il tuo paese; tu volgi fermo il capo, paziente nella
tua carne tentata.
Tu sei, David, come il toro in giorno daprile, che, nelle mani dun fanciullo
che ride, va dolce alla morte.
In sintesi, leterogeneit della versificazione viene compensata da elementi di omogeneit; o in altri termini, leterogeneit e lomogeneit convivono, si
integrano e si compensano.
Esaminando ancora a fondo gli elementi omogenei, notiamo che ogni com112
Nella versione rifatta di David inclusa ne La meglio giovent (in PO I, p. 17), saranno
modificati in zvin, zintl, vuj, Avrl, rit, murt: i vv. 1-5 diventano completamente assonanti. Sul rifacimento, cfr. Serra 1977a. Le riproduzioni della scultura di Manz si vedono su Il Frontespizio (maggio 1937: lo stesso numero che pubblica un saggio di Betocchi, riferito da Pasolini nella lettera a L. Serra del 1o settembre 1941) e su Letteratura (ottobredicembre 1940). Su questa poesia e sul rapporto di Pasolini con il mondo artistico, cfr. Galluzzi
1994, pp. 97-102; Trento 1998, pp. 55-61.
67
ponente si divarica dalle altre; negli esempi proposti sopra, i versi sono sempre
quasi rimati o quasi assonanti (mai completamente rimati o assonanti) in modo
da generare una certa variet sonora; daltro canto, si compie lavvicinamento,
proprio per mantenere lautonomia dei singoli elementi. Ora prendiamo in
esame la rima della prima e terza quartina di Pioggia sui confini:
Fantast, a plf il sil
tai spolrs dal t pas,
tal t vis di rse e ml
dut verdt a ns il mis.
[...]
Fantast, a rt il sil
tai balcns dal t pas,
tal t vis di sanc e fil
dut sblancit a mr il mis.
Ragazzetto, piove il cielo sui focolari del tuo paese, nel tuo viso di rosa e miele
tutto verdino nasce il mese.
[...]
Ragazzetto, ride il cielo sui balconi del tuo paese, nel tuo viso di sangue e fiele
tutto sbiancato muore il mese.
(vv. 1-4, 9-12)
Il parallelismo tra queste due quartine, che conferisce una struttura circolare 113 alla poesia di tre quartine, provvisto delle parole-rima sil,
pas, mis. La terza quartina presenta la rima a b a c, con la parola finale
del terzo verso fil, e con una quasi assonanza (pas, mis), mentre la
prima quartina non ha una rima fissa per la parola finale del terzo verso
ml. Tuttavia, le parole finali della prima (sil, pas, ml, mis)
sono quasi assonanti, date le equivocit possibili nella pronuncia dei dittonghi e della vocale lunga 114.
Unequivocit metrica si trova ancora nella prima e seconda strofa di O
me giovanetto!:
O m donzl, memrie
ta lodor
che la plja
da la tire a sospre,
113
68
a ns. A ns memrie
di jrbe vve e rja.
In fnt al ps Ciasrse
cme i prs di rosde
di timp antc a trme.
Laj, i vif di dl
lontn frut peciador,
69
70
proietta sulle figure del fanciullo 119 (nni 120, Narcs 121, m donzl 122,
124, fantt 125 e fantast 126),
lontn frut peciador
123, Diul peciador
in una giovinezza che rappresenta la vita, appartiene al passato 127, e quindi
perduta. Pellegrini nota nella molteplicit del personaggio giovane lossimoro e la ciclicit, il tracciato discontinuo di vita e morte 128.
119
Il primo a indicare la ricchezza dei vocaboli Asor Rosa, trovandovi un sapore di grazia e affettuosit. Cfr. Asor Rosa 1988, p. 298. Oneil vi scorge Eliots term, objective correlatives of the poet himself (Oneil 1975, p. 344).
120
Tu jdis, nni, tai nstris curps / la frs-cie rosde / dal timp pierdt Tu vedi, fanciullo, sui nostri corpi la fresca rugiada del tempo perduto (Dilio, vv. 4-6). Oltre a Il nni
murt, si attesta in plurale ninns lontns fanciulli lontani (La Domenica uliva, v. 6). E` una
reminiscenza evidente di Jimnez, A un nio muerto en un cuadro A un bamino morto in un
quadro(si legge in Jimnez 1946, p. 137); oppure quella di Garca Lorca, Nia ahogada en el
pozo Bambina annegata nel pozzo (in Garca Lorca 1943, p. 205)
121
Jo ti ricurdi, Narcs, tu vvis il color
/ da la sre, qunt lis ciampnis / a sunin di
murt Io ti ricordo, Narciso, tu avevi il colore della sera, quando le campane suonano a morto (Il nni murt, vv. 4-6).
122
O me donzel O me giovanetto (O me giovanetto!, vv. 1, 10, ripetuto due volte).
Ghi trme / il timp di m donzl Vi trema a tempo di me adolescente (Altair, vv. 11-12). In
La Domenica uliva, donzl presente, tradotto con giovanotto (v. 52).
123
Laj, i vif di dl / lontn frut peciador
Laggi, io vivo di piet, lontano fanciullo
peccatore (O me giovanetto!, vv. 9-10). Con il diminuitivo, frutn registrato in La Domenica uliva: jo soi di cir / cir di frutn io sono di carne, carne di fanciullo (vv. 112-113); in
Lis litanisdal biel fi, a sltin frutns / lisirs tai scarps saltano i fanciulli leggeri negli scarpetti (III, vv. 7-8); ancora frutns fanciulli, lultima parola di Per un ritorno al paese (v.
39).
124
Ciantnt al m spili, / ciantnt mi petni... / al rt tal m vli / il Diul peciador
Cantando al mio specchio, cantando mi pettino... ride nel mio occhio il diavolo peccatore
(Lis litanis dal biel fi, III, vv. 9-12). Qui il poeta descrive chiaramente lo sdoppiamento dellio
con il motivo dello specchio.
125
Di fade, fantt, l blanc il t pas Amico, di stanchezza sbianca il tuo paese (Per
il David di Manz, v. 1). Qui Pasolini ha tradotto amico, ma altrove giovanotto (La Domenica uliva, v. 27). Oppure al plurale: Fants, volisu aulf?, Giovanotti, volete ulivo?
(ibid., v. 27).
126
La poesia Pioggia sui confini inizia con il vocativo Fantast: Fantast, a plif il
sil, Ragazzetto, piove il cielo.
127
Ricordiamo ancora che il luogo in cui nasce il nuovo mese tal t vis di rse e ml /
dut verdt nel tuo viso di rosa e miele tutto verdino (Pioggia sui confini, vv. 3-4); allo stesso
tempo il luogo in cui muore il vecchio mese tal t vis di sanc e fil / dut sblancit nel tuo
viso di sangue e fiele tutto sbiancato (ibid. vv. 11-12). Il fantast una figura situata nel
punto neutro: [...] tai cunfns / dut bessol
tu ciant i murs sui confini tutto solo tu canti i
morti (ibid., vv. 7-8).
128
Pellegrini 1992, p. 11. Il critico chiosa, inoltre, i significati in ambito dialettale di ciascun termine: frut soluzione media, non connotata, pur se caratterizzante per il rispetto linguistico (letimo tradizionale si allaccia a et benedictus fructus ventris tui della Vulgata, ma
Doria ha provato la diramazione da una metafora rurale). In Poesie a Casarsa il termine ha solo
flessione vezzeggiativa: frutn. Per contro donzl variante arcaica (di remota e araldica matrice provenzale), non pi compromessa con il parlato e perci carica di aura. Nini connota
lambito domestico e sottolinea il nesso affettivo, limplicazione (ibid).
71
In questo modo tutte le figure si rendono partecipi di diversi schemi dicotomici, oppure contengono per natura, in se stesse, gli elementi contrastanti. Lunica figura estranea ad ogni dicotomia il fratello, che trasmette al poeta una sentenza definitiva, Ta la t man l il segn damor
e da la murt
nella tua mano c il segno damore e della morte. Per questa inclassificabilit e incollocabilit la poesia sul fratello-profeta, Al fratello, sar eliminata da
La meglio giovent.
Come il poeta-io che si ritira lontn, anche il luogo in cui sono situate
le sue poesie si fa trasparente. Casarsa cos descritta con immagini cumulative che negano le presenze degli oggetti e la fanno sembrare, appunto, un
non-luogo 129. Queste immagini assumono i segni dellopacit (o della trasparenza) o della fievolezza del suono. In primo luogo, dal punto di vista ottico, le immagini presentano paesaggi coperti dal buio: pas, / dut scr pai
prs verds, / lris, e vcius mrs paese, tutto scuro pei prati verdini, focolari e vecchie mura (La Domenica uliva, vv. 19-20); serne / purte la sre
ombrne / tai vcius mrs serena la sera reca lombra sulle vecchie mura
(O me giovanetto!, vv. 12-14). In altri casi i paesaggi perdono la luce, il colore: sre imbarlumde sera mite allultimo barlume (primo verso di Il nni
murt) 130; a si sblnce il pas si sbianca il paese (La Domenica uliva, v.
38). In secondo luogo, dal punto di vista acustico, le immagini presentano un
suono che a mano a mano si spegne: la ciampne a si sgrle pai morrs la
campana si strema pei gelseti (Lingannata, v. 1); il cint pierdut dal Vsperi il canto perduto del Vespro (La Domenica uliva, v. 15); la Psche sne
/ pierdde pai rivls la Pasqua che suona, perduta pei fossali (vv.
53-54). Se i paesaggi perdono la vitalit come in Dilio (i cins a si sgrlin /
pal plan verdt i cani si sfiatano pel piano verdino, vv. 2-3) e in Fuga
(Pai prs sglovs dal vint pei prati spossati dal vento), la perdita dei colori o dei suoni la metafora dellaridit vitale dei paesaggi stessi, cos come
le immagini seguenti dimostrano in termini allusivi: Di fade [...] l blanc il
t pas di stanchezza sbianca il tuo paese (Per il David di Manz, v. 1);
al tramnt dunvir / un rbul svampidt in tramonto dinverno un albero
che vanisce (Per un ritorno al paese, vv. 3-4); Qunt che la sre slavne a lis
fontnis / il m pas l di color
smart quando la sera cade sulle fontane il
mio paese di color smarrito (Canto delle campane, vv. 1-2); Cinte scunt
129
Pasolini descrive sempre un paesaggio simile, sia negli anni friulani che negli anni romani. Cfr. la voce Prato in Bazzocchi 1998, pp. 158-160.
130
In questo incipit risulta leggibile un richiamo a Machado: Tarde tranquila, casi / con
placidez de alma Sera tranquilla, quasi / con serenit danima (Da Soledades, XXVI, vv. 1-2,
in Machado 1947, pp. 102-103; traduzione di O. Macr). Sulla ripresa dei topoi machadiani in
Poesie a Casarsa, cfr. Tuccini 2003, pp. 27-33. Rienzo Pellegrini cita come fonte plausibile i primi due versi di Quasimodo, Verde deriva: Sera: dolce addolorata, / pigre campane affondano
(Quasimodo 1938, p. 149). Cfr. Pellegrini 1992, pp. 14-15.
72
lusil, / cinte smart il fum, / cinte, rapt tal lum, / cun ghitris il di Canta sfinito luccello, canta smarrito il fumo, canta rapito nel lume, con chitarre
il giorno (La Domenica uliva, vv. 44-47). Questi paesaggi senza vitalit rispecchiano lallegoria dei personaggi che assistono alle scene, doppi dellio
poetante: Narcs, tu vvis il color
/ da la sre, qunt lis ciampnis / a sunin
di murt Narciso, tu avevi il colore della sera, quando le campane suonano
a morto (Il nni murt, vv. 4-6); Brse e fme ltim di / triste ombrne
tai morrs / il sorli; tai cunfns / dut bessol
tu ciant i murs Brucia e fuma
(ultimo giorno) trista ombra sui gelseti il sole; sui confini tutto solo tu canti i
morti (Pioggia sui confini, vv. 5-8); Ta lombrne dai murs, bessle a ts /
lingiande dal fi Nellombra dei morti solitaria tace, lingannata del figlio
(Lingannata, vv. 3-4). Insomma, le immagini riflettono la condizione mentale
dellio: tal plan rampt o mrie, jo soi bessol
nella spoglia pianura, o meriggio, io resto solo (Fuga); in ta lltime albde, o sre, jo soi bessol
nellultima schierata, o sera, io resto solo (ibid.); tai prs sidinamnt / mi purte la ciampane sopra i prati silenzio mi reca la campana (Per un ritorno al
paese, vv. 31-32); A plf un fc / scr tal m sn piove un fuoco scuro nel
mio petto (La Domenica uliva, vv. 106-7, 114-115; versi ripetuti due volte);
Sne il Rosri, pai prs al si scuns: / jo soi murt al cint da lis ciampnis
suona il Rosario, pei prati saffioca: io sono morto al canto delle campane
(Canto delle campane, vv. 5-6); Etrne a mr / ju pai prs scrs / la trista
vos
/ che jo sospri. [...] Dcis lis sris / la sint che mr, / pai vcius mrs, / e
pai prs scrs Eterna muore per i prati oscuri la triste voce che io sospiro.
[...] Tutte le sere la sento che muore per le vecchie mura, per i prati oscuri
(La Domenica uliva, vv. 79-82, 92-95). Casarsa, il luogo che svanisce, delinea
lintera realt rappresentata nelle poesie di Pasolini, il suo mondo poetico.
Parallelamente a questo paese, tale realt non viene espressa esaustivamente,
ma risulta inafferrabile.
In questi versi che indicano la scomparsa si riconoscono ancora le parole riportate nella nota finale come vocaboli intraducibili: ricordiamo
come tali imbarlumde, sgorl, svampidt, rampt, mrie, albade. La loro intraducibilit, aggiungiamo ora, dovuta al fatto che le parole sono private non
solo dellaccezione comune, ma anche della connotazione personale (questi
termini non sono riconducibili a certi significati). Negano, insomma, lesistenza propria e sono assimilabili a un no, o ad unautonegazione: la presenza di parole che fanno emergere la perdita di esistenza conduce i versi pasoliniani fino al rifacimento nefando nel 1974, a quellinsistente no aggiunto
nella palinodia delle opere friulane del tempo pi remoto. Il tentativo de La
nuova giovent un ribadire la non-presenza del luogo e tempo poetico, sin
dallinizio negato, e forse mai appartenuto a Pasolini 131.
131
Lorenzo Renzi sostiene: la riscrittura della Meglio giovent una ritrattazione (Renzi
73
1990, p. 142). Le parole di Massimo Cacciari riassumono la funzione del rifacimento: nulla mi
sembra aggiungere la Seconda forma de La meglio giovent (1974) alla stagione lirica degli
anni Quaranta, se non didascalica volont di chiarire, rendere trasparente (Cacciari 1995, p.
198). Il senso del rifacimento era insito nel libretto del 1942, che converge sullautonegazione.
132
Al lettore nuovo [1970], in SLA, p. 2515.
133
In questo senso Franco Fido trova una fonte in Landolfi: una possibile lettura di Pasolini, nel periodo bolognese-friulano intorno al 1940-41, e cio del Dialogo dei massimi sistemi
di Landolfi, che era uscito nel 1937, e in cui Y sfoga la sua angoscia di sapersi autore di poesie
composte in una lingua da lui creduta persiana, ma che invece non esiste, e che nessuno capisce
o capir mai (Fido 1992, p. 270).
74
3
POESIA IN LINGUA
ED ESPERIENZA TEATRALE DEL PERIODO FRIULANO
75
della Chiesa Cattolica del 1958, oppure vengono tralasciati (alcune poesie saranno sparsamente pubblicate in vita o postume, come vedremo pi avanti).
Le caratteristiche della produzione poetica in lingua del Pasolini friulano
possono sintetizzarsi in due principali elementi: monotematicit e monolinguismo. Tali caratteri perdurano negli anni successivi sia sul piano tematico sia su quello stilistico-linguistico. Il poeta in lingua ricorre costantemente
ad alcuni stilemi formali e tematici, producendo opere di dimensione relativamente contenuta; questa misura minore resta legata alle esperienze adolescenziali e successivamente pedagogiche, e punta a conservare marcatamente nei versi le tracce di un vissuto traumatico. Rispetto alla vastit dei risultati del Pasolini friulano, la produzione in lingua resta alquanto marginale, tanto che il commento autobiografico del poeta pi estraneo a tale genere che a quello dialettale (in cui vige uno sperimentalismo sostenuto da diversi manifesti): nessun saggio pasoliniano dellepoca si riferisce ad una
pratica diversa da quella dialettale.
Proprio nel 1943, lanno in cui si stabilisce a Casarsa, Pasolini avvia il
progetto de Lusignolo, che rappresenta la sua personale religiosit. Lusignolo, oltre che essere unopera compiuta e pubblicata, una ricostruzione a posteriori un caso simile a La meglio giovent del 1954 cosicch lopera viene ridefinita canzoniere italiano. Se Lusignolo messo a confronto con un
altro gruppo altrettanto corposo, Diari 1943-1953 (ora per la prima volta,
sperimentalmente, uniti nel Meridiano), risulta evidente la struttura meditata
de Lusignolo, mentre i diari si dilatano in uno svolgimento monotono di
singole unit poste in serie. Le raccolte rimaste accantonate dai suddetti
gruppi cominciano da Le cose, la cui gestazione risale al 1942, lanno prima
del trasferimento in Friuli; si prosegue con Poesie del 1945, Diarii del 1945 e
I pianti del 1946: tre libretti pubblicati per conto dellAcademiuta pasoliniana nellarco di due anni. Lultimo di essi presenta versi particolarmente
orientati al teatro, da collegarsi con i drammi scritti successivamente.
Nel frattempo vengono preparati altri fascicoli: Canzoniere per T.
(1945-1946) e Via degli amori (1946). Queste sono le opere che si distinguono da Lusignolo, pur non collocandosi sempre in rapporto dissociato da
esso. A seguire tali progetti, si possono leggere altri versi, allora inediti, poi
raccolti sotto i titoli di [Inferno e paradiso proletario] (1948-1950) e de Litaliano ladro (1949-1950): esperienze epiche e prosastiche da mettere in relazione con Dov la mia patria scritto in dialetto e con i racconti per Il sogno di
una cosa 4.
Rispetto al poeta de Lusignolo, opera rielaborata a posteriori, il Pasolini
4
I cinque gruppi di versi inediti (Le cose, Canzoniere per T., Via degli amori, [Inferno e
paradiso proletario] e Litaliano ladro), gi parzialmente pubblicati in BE (sezione delle Poesie
inedite), si inseriscono, ampliati e ridimensionati, tra le Raccolte minori e inedite in PO II.
76
77
Friuli. I versi de Le cose, pubblicati per la prima volta in forma completa nel
2003, possono essere divisi in due gruppi 6: il primo di dialoghi friulani
composto negli anni 1942-1943, e il secondo di odicine del 1944. Proprio
questo secondo gruppo reca il titolo Le cose: le poesie sono dedicate ad oggetti di uso comune, a guisa di ode. Rimandando a pi avanti un approfondimento sulla forma dialogica, esaminiamo gli interessi pasoliniani di allora sulla presenza delle res.
Se per Fortini il decadentismo del primo Pasolini in italiano fa ricordare, negativamente, DAnnunzio 7, ora, dichiaratamente il poeta sembra fare
buon uso di quella derivazione, citando direttamente una frase di DAnnunzio come esergo per le prime stesure de Le cose. Le parole dannunziane, le
cose non sono se non i simboli dei nostri sentimenti, e ci aiutano a scoprire il
mistero che ciascuno di noi in s chiude, anzich stare a s formano un contesto, unantitesi tra gli esseri finiti e infiniti, e si affiancano ad unaltra
affermazione originale di Pasolini, la mia fantasia, informe perch infinita,
urta fortunatamente contro le cose (corsivo dellautore), e a quella di Pascal,
toutes choses sont sorties du nant et portes jusqu linfini 8. Solo questultima accompagna il dattiloscritto, presumibilmente definitivo, per la sua
sintesi e radicalit nel contrasto nant e infini: quasi sempre, infatti, lidea pascaliana di infinito emerge nella dimensione diaristica 9. Per una poesia
intitolata Diario (un diario inserito nelle Poesie del 1945, il secondo dei tre
frammenti omonimi, datato Corpus Domini del 1944), Pasolini commenta
nelle note posteriori alla raccolta, citando un altro passo dalle Penses:
Je me trouve attach dun coin de cette vaste tendue, sans que je sache pourquoi
je suis plutot plac en ce lieu quen autre, ni pourquoi ce peu de temps qui mest
donn vivre mest assign ce point plutot qu un autre de toute lternit qui
ma prcd et de toute celle qui me suit. Je ne vois que des infinits de toutes
parts 10.
Il senso dellillimitato e del casuale dilaga in questo brano (possiamo citare ancora dalle stesse note una massima leopardiana che chiosa La nascita,
6
Cfr. lindice riportato in Note e notizie sui testi in PO II, p. 1624. I testi della raccolta si
leggono in PO II, pp. 597-626.
7
Esistenza e manierismo in Pier Paolo Pasolini [1977], in Fortini 1993, p. 152.
8
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO II, pp. 1623-1624.
9
In una pagina del romanzo Atti impuri, derivata dai diari dei Quaderni rossi, lautore
confessa ricordando la morte del fratello Guido nel 1945: sento ancora una insormontabile
difficolt dinfinito (RR I, p. 25). Il senso dellinfinito legato anche a una esperienza concreta, ma inconcepibile. In un diario dei Quaderni rossi Pasolini scrive ancora: ho pensato
sempre che lunico attributo non falso predicabile per la nostra esistenza sia infinito (ivi, p.
134).
10
Le note finali di Poesie non sono presenti nel corpus mondadoriano, perci si citano da
BE IV, pp. 78.
78
luomo resta attonito di vedere verificata nel caso proprio la regola generale); Pasolini trova tale senso attorno a s, nella quotidianit. Citando Pascal,
nel 1946 definisce lo scrivere in friulano come momento dellevasione estetica in quellinfinito che si estende vicino a noi, eppure invinciblement cach
dans un secret impntrable 11. E` ancora utile citare dalla sezione eponima
(datata 1957-1959) de La religione del mio tempo: Pascal e i Canti del Popolo
Greco / tenevo stretti in mano, ardente, come se // il mistero contadino, quieto / e sordo nellestate del quarantatre, / tra il borgo, le viti e il greto // del
Tagliamento, fosse al centro / della terra e del cielo; 12. E` un interessante
connubio di Pascal e del Tommaseo raccoglitore di poesie popolari: rappresenta simbolicamente il rapporto dicotomico della realt umile e delluniversale (tale rapporto manifestato sinteticamente nellespressione mistero
contadino).
Ancora prima del progetto per Le cose, nel 1941 il poeta, allora inedito,
confessa allamico Franco Farolfi:
Ormai vedo che la mia vita dovr rinunciare a quello che gli uomini chiamano
vivere; e raccogliersi tutta in una propria visione poetica degli avvenimenti, e
gustare cos le minime cose, trasformare sempre in ente fantastico ci che suole
accadere anche nel modo pi banale 13.
Gli oggetti che circondano il poeta una brace, una corda (di violino),
una scopa, un vasetto di fiori, una bottiglia, delle foglie, a cui sono dedicati i
versi rispecchiano in modo quasi metafisico linfinit; solo cos le poesie
minori (odicine) in italiano acquisiscono una grandezza da poesia.
Tali oggetti domestici descritti nei diarii si sovrappongono allimmagine di
un s, il quale, a sua volta, urta contro le cose, aspirando allespansione del
proprio essere.
La redazione definitiva de Le cose databile al 1947. Cronologicamente,
lultima delle odicine ad essere composta La corda e il nome. Come tutti
gli altri versi di questa raccolta, il suo metro si basa sulla quartina di settenari;
solo in questo caso specifico con alcune ipometrie programmate, poste nel
secondo verso di ogni strofa. Leggiamo le ultime due strofe:
Questo scoppio scattante
taglia in due il silenzio:
un infinito leso,
un infinito intatto.
11
12
13
79
Lultima vibrazione
evoca nostalgici
paesaggi muore. Sono
morto, non ho pi nome.
(vv. 13-20)
80
A chiudere la sezione delle odi, che costituisce la seconda met della raccolta, un lamento, genere che Pasolini frequenta anche in dialetto 18. Intitolato Abbozzo per un Lamento di foglie, dopo diverse prove di compimento,
tale componimento datato 1946 (una delle ultime poesie composte per la raccolta) tratta di un motivo caro al Pasolini dialettale. Foglie Fueis 19, del 1946,
la prima prosa pubblicata in un giornale locale. L il poeta dialettale si identifica in una foglia che canta, richiamando Sainte-Beuve; poco dopo, le foglie che cantano si trasformano nelle mie fuejs (RRI, p. 1294). Il termine dialettale fuejs, carico di significato metaforico, pi volte manipolato dal
Pasolini poeta e critico 20. La sua accezione pertiene principalmente allambi17
81
to dialettale, eppure, come accade sempre nel corso di traduzione bidirezionale, anche la connotazione delle foglie in italiano copre la poeticit evocata dal dialetto. Scrive a Contini, sempre nel 1946:
mi auguro di trovare degli alleati nelle mie fuejs, nelle mie rois, o, per dirlo in
lingua, nel mio mondo esteso, di cui conosco anchio uninfinit di cose 21.
La forma del lamento subisce una commutazione di codice, analogamente allode che tende a deteriorare gli oggetti: lo slegamento suggerito anche
dal titolo voluto dal poeta, abbozzo. Questo lamento non finisce come il
lamento doloroso canonico: anzi il soggetto della poesia (foglie-poeti) trova
una collocazione placata nellambiente:
ABBIAMO COLMATO UN VUOTO?
IL NOSTRO CORPO ERA LUNICO?
PERCHE CI ACCORGIAMO DI NOI?
E PERCHE SIAMO SOLI?
I versi sulle cose, concepiti nel 1942 tra Bologna e il Friuli, e scritti dal
1944 al 1947, rispecchiano certamente la poesia minore antitetica e allo
stesso tempo aspirante allinfinito: idea che ossessiona Pasolini insieme alle
frasi pascaliane. Le due visioni del mondo microcosmiche e macroscopiche
coesistono, bench in rapporto dualistico fra loro, tanto da generare quella
celebre retorica pasoliniana (in lui una retorica si lega direttamente a una
poetica) del contrapposto.
fogli: la polisemia di un termine sempre studiata da Pasolini (anche hosas, con italianismo, pu significare o cose o fosse). Per analogia del suono, troviamo un toponimo friulano, Fuessis. Parlando del toponimo descrittivo del paese: dotato di quellequivalenza col reale per cui il peso fisico passa dalla materia allespressione: Fuessis, luogo tortuoso e ricco di
fossi (I parlanti, in RR II, p. 164). Il sintagma fuejutis fress foglie fresche allitterante si
trova verso la parte finale de I Turcs tal Friul (TE, p. 76).
21
Lettera a G. Contini [2 settembre 1946], in LE I, p. 252.
82
83
adottata dal poeta gi in Il nni murt e Al fratello (nellultima poesia prosastica si cela infatti una struttura di due quartine costituite da settenari). Ora,
attraverso la forma dialogica, Pasolini tenta di far emergere il rifiuto di comunicare, o meglio il rifiuto di abbandonare il dominio dellio.
Laltro soggetto che si affianca e prende la prima persona, in questo caso,
la madre: esso non coincide esattamente con lAltro, inteso come una figura
separata dallio. Tanto che gli elementi legati alla visceralit occupano lopera
dentro la quale riecheggia la frase enunciata dalla madre: i vf tal t sn io
vivo nel tuo seno (v. 84). Nelle precedenti poesie friulane la figura materna
non mai privilegiata, essendo rappresentata sbiadita come tutte le altre figure: essa compare per la prima volta in Il nni murt in cui la donna incinta
appartiene a un repertorio di immagini che converge verso la fecondit creatrice, simbolo principale dei primi due versi, seguiti dagli ultimi due riguardanti la giovinezza morta, quindi resa eterna. Qui unentit che potenzialmente d vita, ma ad una creatura che muore al momento stesso della nascita:
figura dellante-vita legata alla morte (e figura dellanti-vita). Altrettanto in
Lingannata, mentre le altre donne chiacchierano ignorando la madre, lei,
ingiande dal fi ingannata del figlio, ta lombrne dai murs, bessle a
ts nellombra dei morti solitaria tace, partecipe della morte.
Facendosi introdurre appunto con la prima stanza di La madre di Ungaretti in esergo, la figura materna di La Domenica uliva dialoga con il figlio in
qualit di interlocutrice. Questa volta pare che abbia una presenza concreta,
ma in realt rimane inizialmente ancora vaga e astratta: la madre-spirito si rivolge a se stessa come lio-narcisistico si guardava nello specchio in O me giovanetto! o in Lis litanis dal biel fi. Addirittura nella versione del 1953 La Domnia uliva, con unastrazione ancora pi forte, la figura materna parla al figlio ma in terza persona 25. Solo con la metamorfosi da madre a fanciullo che
reca lulivo, indicata dalle didascalie, e con lincarnazione della madre, il
dialogo finalmente si realizza nel compimento di una effettiva concordanza
dialogica, ma a questo punto il rapporto resta velato, non pi tra madre e figlio, tanto che il figlio si confonde tra tutti gli altri fanciulli che festeggiano,
mentre la madre-fanciullo grida Fantas, volisu aulf? Giovanotti, volete
ulivo? (v. 27). Il figlio non riconosce nel fanciullo sua madre: nella versione
rifatta parla di questultima ancora in terza persona come di un personaggio
assente; essi si ignorano, dunque, senza identificarsi reciprocamente. Quando
il vero rapporto si rivela davanti ai due interlocutori, e la madre ridivenuta
spirito si toglie le spoglie del fanciullo, le parole del figlio non si indirizzano
alla madre, rimanendo in forma di monologo: la trista vos
/ che jo sospri
la triste voce che io sospiro (vv. 71-72). In questo modo sino alla fine domina limpossibilit della comunicazione, ovvero della comunione, se la poe25
84
85
Palme) uno spunto deriva dal corso universitario di Vincenzo De Bartholomaeis, che cura nel 1943 una raccolta di Laude drammatiche e rappresentazioni sacre 31; e viene ricordato specialmente il celebre Pianto della madonna di
Iacopone da Todi 32.
Dopo la prima prova in dialetto, allinterno della serie di dialoghi in versi prende avvio lincrocio linguistico, seppure non sul piano della singola
unit dopera. Ora prevale luso dellitaliano, almeno per quanto risulta dallordine di pubblicazione (Pasolini elabora contemporaneamente in due lingue): nello stesso anno della prima raccolta compare sulla rivista bolognese
Il Setaccio un gruppo di tre componimenti intitolato Dialoghi e figure 33.
Qui i dialoghi si svolgono rispettivamente tra la madre e il figlio, tra la donnamadre e il soldato-figlio, e tra limmagine del padre e il figlio 34, ripetendo ancora i temi viscerali dellopera precedente in dialetto: nel primo dialogo
Fanciullo e paese il figlio, che la madre interroga, ascolta solo voci interne triplicate, Voce nemica, Voce umana e Voce amica. Ci richiama la figura del figlio de La Domenica uliva che ascolta e canta SGL LA M+ VGS (v.
67; tutto in maiuscolo, e il sintagma la m vos
costruisce la clausola epiforica nei tre versi consecutivi 62-64); nel secondo si riscontra di nuovo una sticomita, ma non segue alcuna preghiera; nella parte finale si trova, letteralmente, un congedo (la poesia sintitola Contrasto della donna e del soldato)
interpretato dalla donna-fanciulla in cui la donna-madre si trasformata 35;
nel terzo, Consolazione, unimmagine del padre assente che la voce sempre
autoreferenziale del figlio divenuta ora il grido della carne (v. 16) non raggiunge, quasi seguendo il destino del figlio narcisistico a essere poeta.
Sullo stesso filone si trovano le poesie per la raccolta Le cose dellanno
31
I tre volumi di De Bartholomaeis contengono: nel volume primo laude drammatiche
(laude arcaiche Perugia Assisi e Gubbio), rappresentazioni sacre (Orvieto); nel secondo,
rappresentazioni sacre di Aquila, Roma, Siena, Firenze; nel terzo, rappresentazioni sacre di Firenze (continuazione), Bologna, Pordenone, Revello. Cfr. De Bartholomeis 1943. Fabio Mauri,
amico universitario di Pasolini, pubblica sulla rivista Il Setaccio (dicembre 1942), Sacra rappresentazione (dei due uomini che andarono sul monte ad assistere alla morte del Signore), scritta
in prosa (oggi in Ricci 1977, pp. 102-104). Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, pp. 1472-1473;
sulla figura di De Bartholomaeis, De Matteis 2005.
32
Cfr. Brugnolo 1984, p. 76, n. 7.
33
Questa serie inserita ora nellAppendice a Lusignolo della Chiesa Cattolica (PO I,
pp. 509-516).
34
In Ferretti 1983 e Chiara 2000 lamore nemico verso il padre indagato come tema ricorrente fino agli anni Sessanta. E` fatale il riflesso del padre sul figlio come malizia insita nellinnocenza. Si rilevano esempi in poesia e in narrativa: rste il rdi dai pris / [...] / tal vis dai ss frutns resta il riso dei padri [...] nel viso dei loro fanciulli (Per un ritorno al paese, vv. 37, 39; da
Poesie a Casarsa); riconoscere nei figli [...] il riso dei padri (Atti impuri, in RR I, p. 40).
35
Ne Lusignolo della Chiesa Cattolica, leggiamo Lannunciazione (PO I, pp. 409-410) in
forma di comunione, pi che dialogo, tra i figli, langelo e la madre (evocata come madre,
fanciulla).
86
87
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90
91
stesura registra Corots (pianti); lo stesso titolo si trova nel volume del 1965,
Poesie dimenticate, che raccoglie i componimenti esclusi dal canzoniere friulano del 1954, originariamente facenti parte della seconda edizione riveduta
di Poesie a Casarsa; in seguito, nel 1974, i tre componimenti intitolati Corots
vengono recuperati ne La meglio giovent che occupa la prima parte del volume La nuova giovent. Non si tratta di una fedele traduzione dei versi, bens di un adattamento, di una riduzione in dialetto:
II
O morselis neris di murt,
la sinisa a vi speta,
tal fogolr laj,
la bora a si distuda,
ven ju a stiss, nonuta.
O guance nere di morte, la cenere vi aspetta, sul focolare, abbasso, il tizzone si
spegne, vieni gi a attizzare il fuoco, nonnetta.
(PO I, p. 213)
Pur nella somiglianza dellimmagine, la differenza del tono risulta decisiva: nella poesia dialettale il tono ostile non pi riconoscibile; nella dimensione domestica si compie persino una corrispondenza di natura quotidiana
(tra le parti, la seconda che attribuita allio poeta e la terza alla nonna). Probabilmente per questo si pu svelare, nellultima redazione del 1974, il destinatario dei corots, come dichiara esplicitamente lesergo (Par me nona
Giulia Colus 1944), mentre il libretto del 1944 non dedicato alla nonna,
ma allo zio di Pasolini, Gino Colussi (un figlio della nonna, residente a Roma,
che Pasolini andava talvolta a trovare).
3.3. I Turcs tal Friul e i drammi teatrali in lingua
Nel genere dei dialoghi in versi i due piani della lingua e del dialetto, che
sembrano originariamente aperti a un interscambio, in seguito vengono via
via divaricandosi fino a giungere a risultati formalmente ben distinti: in lin-
92
gua, i dialoghi in versi conservano una vocazione poetica che andr a consolidarsi ne Lusignolo della Chiesa Cattolica; in dialetto, i dialoghi favoleggianti
si sublimano in unesperienza teatrale in friulano, I Turcs tal Friul 53, mentre
La Domenica uliva verr riportata nel canzoniere del 1954 come unica testimonianza dei dialoghi mai pi ripresi.
Se i dialoghi friulani sono destinati anche a essere recitati, non da trascurare unatmosfera diffusa nel gruppo: a fianco di Pasolini altri poeti partecipano alla composizione di dialoghi. A quanto si desume da un resoconto
del saggio, Memoria di un spetacult (agosto 1944) 54, il Pasolini maestro
esorta i suoi allievi e colleghi a provare il genere in varie occasioni, approfittando della comodit dello stile teatraleggiante che promuove lavvicinamento alla poesia stessa come la villotta che praticano ma esclusivamente in
dialetto per il suo carattere tradizionale e popolare. La pedagogia un nuovo
elemento nelle attivit di Pasolini, nata al momento del suo sfollamento a Casarsa verso la fine del 1943. La fondazione della rivista Stroligut (aprile
1944) e quella successiva dellAcademiuta (febbraio 1945) coincidono col periodo in cui Pasolini organizza, come attivit scolare, il Meriggio darte nel
luglio 1944 e diversi piccoli incontri con la musica e la recitazione poetica e
teatrale.
E nello stesso periodo, Pasolini si mette a produrre opere teatrali a partire da I Turcs tal Friul in friulano, poi I fanciulli e gli elfi 55 in italiano, una favola sensuale composta appositamente per lo spettacolo della scuola, mentre
la prima non finalizzata allattivit pedagogica, infatti non viene messa in
scena.
I Turcs, epico e allo stesso tempo leggendario 56, la prima manifestazione vera e propria della vocazione teatrale, scritta contemporaneamente
alla stesura de I pianti datata maggio 1944; in questo dramma in versi confluiscono tutte le esperienze della poesia dialogante, soprattutto friulana, fatte
fino ad allora. Laffinit con la poesia si attesta non solo dal punto di vista lessicale, ma anche strutturale. Esemplari sono alcuni versi decasillabi, estrapolati dalle due parti corali inserite ne I Turcs: Ma nu i sin vifs cun cuarps di
zovins / cujrs di oru antc e imbarlumt Ma noi siamo vivi con corpi di
53
Ci atteniamo alledizione mondadoriana che conserva meglio la grafia oscillante di Pasolini, rispetto a quella pubblicata in Friuli nel 1976 e nel 1995. Seguiamo la grafia dellautore,
Friul, senza laccento acuto sulla u: di teatro ho scritto una commedia in un atto La Morteana (il titolo ricavato da un verso del Colloredo); e un dramma I Turcs tal Friul. / Il primo verr prossimamente recitato dalla mia piccola Compagnia dellAcademiuta, qui a Casarsa (lettera a Gianfranco DAronco [29 novembre 1945], in LE I, p. 213). De La Morteana, rimasto
soltanto qualche frammento allArchivio di Casarsa. Cfr. Nota alledizione, in TE, p. CXI.
54
Pubblicato su Stroligut di c da laga dellagosto 1944, ora in TE, pp. 83-95.
55
Pubblicato parzialmente ivi, p. 97-106.
56
Lettera a L. Serra [4 giugno 1943], in LE I, p. 174.
93
giovinetti coperti di oro antico e abbagliante 57 (terzo e quarto verso del primo coro); Luna, sfavila fuart sora dal af / dai fantasss qa prin tal Sagrt
Luna, sfavilla intensa sopra la testa dei giovanetti che pregano nel Sagrato 58 (primo e secondo verso del secondo coro) 59.
Quando si concentra sulleffluvio del paese, evocato gi nei versi dialettali, il dramma diventa estremamente poetico, costituendo un punto di incrocio tra le esperienze dei differenti generi:
Sint se bon odour qal sofla dal nustri pas... Odour di fen e di erbis bagnadis;
odour di fogolars; odour qi sintivi di fantassn tornant dal amp.
Senti che buon odore che soffia dal nostro paese... Odore di fieno e di erbe bagnate; odore di focolari; odore che io sentivo da ragazzo tornando dal campo.
(TE, p. 42)
(Bes qei avij di frutt! A mi restat alc ta la man; alc di fresq e salvadi. A mi
par di sint coma un odour lontan, su jo, un odour di rosis e di vignis bagnadis... quant qi si zeva a nis... cha si zujava cu l curtissut... E la mama a era zovina e fresa. Cui crodevia qe essi fants e mis a fos qel qi soi jo ades?)
(Beati quei capelli di bambino! Mi rimasto qualcosa nella mano; qualcosa di
fresco e selvatico. Mi pare di sentire come un odore lontano, che so, un odore
di rose e di vigne bagnate... quando si andava a nidi... che si giocava col coltellino... E la mamma era giovane e fresca. Chi credeva che essere giovani e uomini fosse quello che sono io adesso?)
(ivi, p. 51)
Il primo brano fa parte della preghiera iniziale rivolta a Ges, e il secondo, messo fra parentesi, si presenta come monologo interiore in un momento
di piacere sensuale. Il protagonista Meni, infatti, accarezza i capelli del fanciullo Nisiuti che piange sul cardellino morto. Sintroduce cos una connotazione poetica soprattutto nei monologhi, o per lo meno nelle parole rivolte a
un oggetto che non esiste, nel momento in cui si rompe il principio della comunicazione. Gli elementi poetici inseriti sostengono la forma classica del
dramma in versi, in cui si scorge persino la fedelt al canone classico delle
57
TE, p. 68 (corsivo nostro). La traduzione, non dellautore, dellOpera omnia; diversa
dalle traduzioni precedenti di Ciceri (Pasolini 1995a) e di Boccotti (edizione del 1980). Uno dei
termini intraducibili, imbarlumd, torna ancora pi avanti: I soi duta imbarlumida, i no jot
pi nuja! Sono tutta abbagliata, non vedo pi niente! (ivi, pp. 73-74; una battuta di Lussia
Colus; a p. 75, la frase I soi duta imbarlumida viene ripetuta dallo stesso personaggio).
58
Ivi, p. 67 (corsivo nostro).
59
Sulla fonologia del lessico e sulle tecniche retoriche (in particolare, dittologia e tricolon), cfr. Vanossi 1983, pp. 81-91.
94
unit di azione, di tempo e di luogo 60. Ci deriva dalla sostanziale esclusione dellazione: la scena luogo della sola parola 61.
Questopera teatrale rimane per inedita a parte il primo monologo recitato in un meriggio e pubblicato nella rivista come una breve prova prosastica in dialetto, con il titolo Prejera 62. Il dramma I Turcs si presenta come
una ricomposizione dei frammenti finora dispersi, in chiave comunicativa e
pedagogica 63, ma in realt questa tragedia riafferma ancora lincomunicabilit, linconciliabilit interpersonale, cos come condensata nel monologo
Prejera. I divari introdotti nei rapporti familiari-comunitari divisi fra labbandonarsi alla preghiera e laffrettarsi alla morte eroicamente non lasciano ai
dialoganti che rispondere concisamente No.
Daltro canto in questopera per la prima volta appare realmente Casarsa,
dati gli interessi sui fatti storico-folcloristici del paese che spingono Pasolini a
ispirarsi alla civilt contadina e allinvasione realmente accaduta cinquecento
anni prima (a partire dallinvasione turca del 1499 fino alla nascita di una
chiesa commemorativa, i meriti dei Colussi sono registrati sulla lapide della
Chiesa di Santa Croce di Casarsa 64), e che determinano lambientazione de I
Turcs nei particolari (riferimenti realistici ai personaggi-antenati e ai loro usi),
stessi interessi per cui in Discors tra la Plif e un fantt, il poeta commemora
lanniversario della parrocchia che ha attraversato la crisi turca del paese, documentandone la storia nella Nota 65.
Il senso allegorico dellopera percepibile dai personaggi che portano lo
stesso cognome della famiglia materna di Pasolini e dai turchi, invasori che rimangono fino alla fine vaghi come fantasmi analoghi ai tempi oscuri 66 in cui
60
Cfr. ivi, p. 69, n. 7 (il riferimento citato da J. Linder, Pasolini als Dramatiker, Frankfurt, Lang, 1981, p. 37).
61
Casi 1990, p. 48.
62
Pubblicata su Stroligut di c da laga dellagosto 1944.
63
Sul dialetto de I Turcs Franco Fido commenta: non pi come lingua assoluta della
poesia [...], bens come ricupero archeologico, ingresso nella storia per la porta pi remota, ma
pur sempre reale, quella del passato; il friulano dei Turcs [...] si faceva didattico e discorsivo,
curiosamente simile ad altri dialetti settentrionali, veneto, lombardo (Fido 1992, rispettivamente pp. 273, 276).
64
La lapide riprodotta in Pasolini 1995a.
65
Ora riportata in Note e notizie sui testi, in PO I, p. 1577. In contrasto, nel teatro in lingua [successivo a I Turcs], sostiene Vanossi, sempre una realt borghese che viene rappresentata (Vanossi 1983, p. 78). Secondo Casi, importante ricordare: loperazione di Pasolini
non mai mimetica rispetto ad una realt popolare che fondamentalmente non gli appartiene e
con cui sarebbe entrato in contatto. Pasolini, insomma, non Angelo Beolco che si trasforma in
Ruzante, ma intende essere un nuovo tragediografo greco che si esprime nel dialetto attico
di una polis da cui egli stesso sente di provenire (Casi 1990, p. 47). Analogamente ai casi della
poesia e della narrativa, Pasolini quasi mai documentarista. Questo si pu intendere dalla
cura lessicale, comune nella poesia dialettale e ne I Turcs.
66
La deportazione nazista richiamata nel passo seguente: Tal milquatrisent e setanta-
95
il poeta rifugiato vede partire il fratello Guido come partigiano, figura sovrapponibile al protagonista Meni Colus, morto eroicamente combattendo
contro i turchi. E` una figura dissacrante, perch un diverso (perci da sacrificare), che bestemmia 67 e ferisce i sentimenti religiosi del Zuan Colus
(personaggio realmente esistito, antenato di Pasolini), il quale accusa a sua
volta Meni come portatore dei mali nel paese.
La storia eroica costituisce un filone sin dai primi drammi pasoliniani
scritti in lingua 68: anticipata da La sua gloria 69, unopera basata su Le mie
prigioni (1832) di Silvio Pellico, sulla quale Pasolini commenta negli anni pi
tardi, un folle pezzo dannunziano completamente barbarico e sensuale 70.
La pice teatrale del 1938 presentata al concorso di scrittura drammatica
dei Ludi Juveniles e rimane tra i testi pi vecchi di Pasolini tramandati fino ai
nostri tempi. Un altro progetto teatrale dello stesso periodo Gli alati, una
tragedia ambientata a Creta davanti al palazzo di Cnosso 71. Lispirazione mitologica influisce su un soggetto cinematografico del 1940, Il giovane della
primavera, costruito solo con le didascalie che descrivono ostinatamente i
corpi umani in maniera pittorica: un poemetto visivo, svolto in una sequenza di figure estratte da un repertorio di sensualit archeologica [...] alla
Von Gloeden 72.
Daltro canto nei drammi sono presenti i motivi viscerali, pi intimi e
sit, doi mil fants furlans di c da laga a son stas aps dai Pagns, e puarts via Nel millequattrocentosettantasette, duemila giovani friulani di qua del fiume sono stati presi dai Pagani
e portati via (TE, p. 60). Lestratto dalla preghiera iniziale de I Turcs, Prejera rivolta a Cristo,
affiora lattuale occupazione tedesca del Friuli: Ma nu i si recuardn che naltra volta, tanciu
scui fa, quant che il Turc al brust e distrt dut il Friul, Tu ti s vut piett dal nustri pas, ti
as fat il miracul di salvalu Ma noi ricordiamo che unaltra volta, tanti secoli fa, quando i Turchi hanno incendiato e distrutto tutto il Friuli, Tu hai avuto piet del nostro paese, hai fatto il
miracolo di salvarlo (citiamo da Naldini 1993, p. 64; traduzione di Nico Naldini; corsivo nostro).
67
Meni Colus dice a Pauli Colus interrompendo la sua preghiera: Da blestem a sars,
fradi. Blestem qista vita, blestem il Signour e blestemati te e duus qei cha stan c coma te a
pre e a pat Da bestemmiare sarebbe, fratello. Bestemmiare questa vita, bestemmiare il Signore e bestemmiare te e tutti quelli che stanno qua come te a pregare e a patire (TE, p. 42).
68
Per un repertorio generale del teatro di Pasolini friulano, cfr. Casi 2001; De Santi &
Puliani 1995 (in particolare gli interventi di Naldini e Puliani).
69
Pubblicata per la prima volta sulla rivista Rendiconti nel 1996; ora una versione ridotta in TE, pp. 3-18.
70
Un commento del 1968 in Pasolini su Pasolini, ora in SPS, p. 1304.
71
Unindicazione su questo progetto non realizzato in Note e notizie sui testi, in TE, p.
1115.
72
Note e notizie sui testi, in PC, p. 3213. Oltre al fotografo tedesco vissuto in Italia per le
ricerche dei corpi giovani, come sostengono le stesse note dellOpera omnia, una fonte pu essere Olympia di Leni Riefenstahl, gi presentato a Venezia nel 1938, lanno di produzione. Lassociazione con il film documentario artificiosamente ricostruito probabile anche per la presunta destinazione della sceneggiatura a un concorso del GUF.
96
personali di Pasolini, come il rapporto incentrato sullantagonismo e sullunione tra i fratelli rispecchia ne I Turcs. Un altro esempio quello di Edipo allalba 73 del 1942 che presenta una storia rielaborata sullamore incestuoso di
Ismene per Eteocle 74. In una rappresentazione della favola drammatica, I
fanciulli e gli elfi, Pasolini stesso interpreta lOrco incantatore degli Elfi recitati dai suoi allievi 75: al teatro Pasolini sovrappone il carattere privato del suo
desiderio.
Come terza categoria teatrale del Pasolini friulano, due drammi psicologici si presentano pi direttamente aderenti allattualit, mentre, ad esempio,
le vicende belliche compaiono solo in modo allusivo ne I Turcs; La poesia o la
gioia e Nel 46! (titolo modificato nel 1965 dal precedente Il Cappellano o Storia interiore) 76, dei quali la scrittura si avvia nel 1947: il primo pubblicato
postumo e il secondo rappresentato da una compagnia romana nel 1965. La
poesia o la gioia da associarsi con le fantasticherie dei frammenti per un Romanzo del Mare, iniziati nello stesso periodo; il dramma del Cappellano invece si colloca sulla linea de Il sogno di una cosa (entrambe le opere verranno riprese nei primi anni Sessanta).
3.4. Il progetto diaristico e le raccolte minori
La prima opera pubblicata durante gli anni friulani la raccolta in lingua
Poesie 77. Il volume, che contiene diciannove poesie pi unappendice composta da altre tre, preparato secondo le note finali del marzo 1945 nellarco di due anni, dal marzo 1943 al marzo 1945, in cui escono i primi due
numeri della rivista Stroligut, nasce lAcademiuta friulana e avviene il cam73
97
98
ve di analisi dei canoni linguistici (ricordiamo lepigrafe del saggio iniziale del
primo Stroligut dellaprile 1944, Dialet, lenga e stil 80: perch il linguaggio
stesso poesia, una frase di Shelley 81), come se il poeta volesse trovare lorigine dei suoi versi e collegarsi a essa. Dal primo paragrafo delle Note si riconosce subito che, parallelamente alla poesia dialettale, la coscienza linguistica
resta preservata, nonostante la dichiarazione sopra riportata sulloccultamento del proprio intento: intorno alla lingua di queste poesie potrei dire troppe cose, poich in questo problema vedo ora riassumersi tutti gli altri infiniti.
Basti dire chio non lo sento punto risolto in quella sintassi, in quegli aggettivi, in quella maniera tradizionale. [...] confesser una mia predilezione, a tutto il marzo 1945, per la lingua dellottocento con Leopardi, Foscolo, Tommaseo e Cattaneo.
Ci che caratterizza il volume tale richiamo ai poeti ottocenteschi, appresi e approfonditi durante gli anni universitari, fra i quali hanno particolare
rilevanza un Leopardi e un Tommaseo romantico e romanzo 82. Santato
raccoglie nella definizione di leopardismo minore 83 gli idilli frammentati
e spezzati, e trova unanalogia con lo Zibaldone nella denominazione pasoliniana Scartafaccio 84, per il quaderno che il poeta tiene con s in quel periodo. Due poesie Al villanello della Ginestra e Un canto di Saffo mostrano, gi
dai titoli, una scansione temporale alla Leopardi quale contaminazione di fugacit ed eternit: Un secolo e sei nulla; ben lontano, / per un attimo smorto
su quel monte, / dove pure sembrasti un poco eterno / vivo comeri (Al villanello della ginestra, vv. 1-4). Infatti, nelle Note Pasolini cita i versi de La ginestra (Ben mille ed ottocento Anni varcr... E il villanello intento Ai vigneti... Ancor leva lo sguardo 85) evocando un contrasto tra linfinit e la caducit di un essere rappresentato dal proprio sguardo 86. Eppure, poich il vo80
SLA, p. 61.
Da La difesa della poesia. La frase citata dalledizione cecchiana del 1910, p. 53.
82
Un ricordo del 1943, ricostruito posteriormente, si legge in Atti impuri: per lo pi lo
attendevo per ore e ore, seduto col mio Tommaseo o col mio Tasso su un bellissimo prato (RR
I, p. 51).
83
Santato 1980, p. 55.
84
Le redazioni di alcuni versi della raccolta sono incluse nel fascicolo Scartafaccio Ottobre 44-Marzo 45 (cfr. Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1629). Il poeta si riferisce al proprio
leopardismo nel 1970: scrivevo versi (Diari) e tenevo un giornale (Scartafaccio per analogia con
Zibaldone) (Al lettore nuovo [1970], in SLA, p. 2515). Da questo periodo in poi Pasolini usa
abitualmente scartafaccio per lintestazione di una cartella (Scartafaccio 44-48, Scartafaccio 49). Diversi anni dopo una cartella porta di nuovo la stessa intestazione: Scartafaccio
1954-1955 che contiene il racconto Raz (1955) e prose favoleggianti, pi che altro prove poetiche che formeranno Le ceneri di Gramsci (cfr. ivi, p. 2870).
85
Dai vv. 237-243, Pasolini ricostruisce due endecasillabi e un settenario. In un altro
diario Pasolini esordisce: Mormorando il Consalvo rompo i muti / petali dei fiori intorno al
capo (PO I, p. 656).
86
Alessandro Banda esamina il leopardismo nel Pasolini diaristico (in particolare, della
81
99
lume non del tutto inquadrabile con questa definizione, Santato evidenzia:
nel limbo della tanatolatria narcissica sogno e disincanto, idillico e morte si
contemplano a vicenda senza escludersi, dando vita ad una malinconia costante che rimane per sempre al di qua dagli estremi dellangoscia; il momento pi lunare della rverie pasoliniana che tende a sovrapporsi a quella
leopardiana 87.
In altri termini, le poesie sono dominate da immagini multiple. Sono le
parole del poeta stesso: non so come si possano ammettere tutte insieme
quelle immagini di noi, come tutte appartenenti a noi, senza contraddirsi. E
si contraddicono. Ancora il poeta, parlando della poesia Frammenti: immagini di me stesso che vanno disperdendosi per nulla nel passato. Nei versi
dotati del lessico derivato dal pascolismo, ormai divenuto ricorrente a partire
dalle poesie dialettali dellesordio, si manifestano la ciclicit e lirreversibilit
delle immagini, ad esempio quella costante e tipica dellinfanzia gi perduta e cantata in un sottile idillio di morte (un progetto laterale mai compiuto
che contiene alcuni stessi versi di Poesie si intitola infatti, leopardianamente, La tentazione e piccoli idilli 88) o, come il poeta spiega nelle Note, in una
pura sensazione di morte, quellinsistente senso di morte. Con i termini
morto e perso, Io sono morto, perso nel passato, / con tutte le mattine
che ritornano / sul lettuccio del bimbo appena sveglio (Morte di un fanciullo, vv. 44-46); ed una morta / dimenticata voce, che ripete / inutilmente
incanti ancora vivi (il quarto dei frammenti, Meriggio, vv. 29-31). Si riscontrano frequentemente versi descrittivi delle reiterate successioni del giorno tema centrale de I confini con elezione delle ore serali; insomma immagini evocative e analoghe a quelle interiori, suggerite dai termini desolato e
sperduto: Nel vespro desolato / piove e non sode voce, / per i campi, che
suoni, / ma un silenzio mortale / sui cigli oscuri, e i biancospini, o in qualche
/ praticello sperduto (Diario, I, vv. 1-6); con alba e sperduto, La fanciullina che si desta allalba / le sue vesti odorose vede appena, / sperdute sulla sponda del lettuccio (Lalba, vv. 1-3); con labbinamento morto e arcano, E` lora morta e arcana in cui la sera / rinnovella la pioggia / per laria
oscura, e i campi / riposano infiniti (La sera, vv. 1-4); con i sinonimi vano
e morto, E vivo ancora; ma se ho gi creduto / a quellincanto, ora pare
vano / come le notti morte, qui, nel lume / uguale della luna (Lusignolo, vv.
3-6); con i termini ancora frequenti remoto, sparito e fresco, quasi ossimorici, assidua lansia / della terra remota che compiange, / col rotto canraccolta Roma 1950. Diario): nel motivo del dolore individuale che si dilata nellesistenza delle
cose. Cfr. Banda 1990.
87
Santato 1980, p. 56.
88
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1629.
100
to degli insetti, i morti. / I nostri vecchi morti gi spariti / dietro a una fresca
pietra o a un polveroso / mazzolino di fiori (Diario, II, vv. 7-12).
Una caratteristica unica della raccolta costituita dalla sua metrica regolare. Nei casi precedenti, in ambito italiano, non si mai realizzata in una raccolta una metrica canonica: quella ermetica, in particolare quasimodiana, era
stata largamente praticata nei due volumi I confini e I pianti; poi i diversi metri (quinari, senari, settenari, ottonari, endecasillabi) si spargono nei versi de
Le cose. Questa regolarit non nemmeno pertinente allanomalia in norma che si riconosce in ambito dialettale. Quindi si trovano poche ipometrie,
in una maggioranza, al contrario, di versi sdruccioli. Il metro dominante
lendecasillabo, raramente rimato; talvolta gli endecasillabi convivono con i
settenari (Diario I, La sera, Frammento, Un giorno di autunno, La nascita). Un
modello esemplare della strofa saffica 89 di stampo carducciano (per lassenza
di rime) si trova nellAppendice, una poesia messa da parte, quindi uneccezione. Un endecasillabo si realizza anche in due versi: si legano lultimo verso
di una strofa e il primo della seguente. La congiunzione graficamente riconoscibile, e quando praticata questa soluzione non si percepisce senso di separazione fra le strofe. Tutte le cesure create tra esse sono collegate dagli endecasillabi composti dai versi finali e iniziali nelle poesie Lusignolo e Limmagine (salvo tre casi in tutte le otto strofe):
O me fanciullo, abbandonato al puro
freddo dellacque a sera; e al triste vento
che porta al cielo i suoni della terra;
e alle voci lontane...
Come vivo,
e so che tu mi vedi dal profondo
specchio dellacqua? Tu, timido e soletto,
tra le stelluccie che nellonda fresca
saccendono dal cielo, s che dombra
si fa il tuo viso?
Ed io che sono solo
con il lamento languido, con leco
di una voce che punge linfinito
cielo da qualche capannuccia.
(Limmagine, vv. 12-25)
Nel testo citato ogni strofa realizza ununit semantica, una battuta di
monologo; per presentare una immagine interiore e onirica del doppio narcissico, le battute si rivolgono allinterlocutore stesso (sebbene alternino il
89
La formula, proposta anche in ambito dialettale (Lingannata delle Poesie a Casarsa), resta, per, di uso occasionale, e verr presto abbandonata.
101
te fanciulletto e il me fanciullo al posto del destinatario) 90 e si concatenano, enunciate in uno stato di delirio, attraverso gli endecasillabi che emergono in ogni scansione tra le strofe nellesattezza della regola.
Quattro componimenti (due diari I e II, primo dei Quattro frammenti e
Al sonno) vengono riproposti nel libretto stampato alla fine dello stesso anno,
il 1945, intitolato appunto Diarii 91. Con questa prima pubblicazione dalla
collana dellAcademiuta, il genere diaristico portato a canone principale di
produzione poetica, fino a confluire nel titolo del volume. In seguito alla raccolta precedente, nel susseguirsi delle poesie schizzate si nota la contemporaneit caotica di tutti i materiali; il loro attuarsi istantaneo e immediato 92
ovvero, nelle parole di Pasolini, la nota monotona e ossessa della mia biografia a senso unico 93. In questa direzione prendono forma con chiarezza
sempre maggiore i versi tracciati in italiano dopo la prima esperienza dialettale di Poesie a Casarsa (cio dal 1942 in poi), concepiti come esercizio di annotazione quotidiana, legato alle mutevoli suggestioni dellesistenza: quindi
una larga parte del corpo dei suoi versi fra il 1943 e il 1949 [...] si intitola
Diari 94.
I Diarii del 1945, privi di esergo diversamente dai casi precedenti, contengono dieci componimenti numerati senza titoli specifici (anche quelli ripresi da
Poesie non hanno pi titoli): questi elementi non rendono una forma compiuta e
organica al gruppo di diari, anzi lasciano una impressione di semplice interruzione provvisoria, evocando la potenziale serialit del genere.
Secondo la nota di Walter Siti, come stato proposto nellOpera omnia
poetica, la stagione del diarismo si prolunga oltre il 1949 e valica il momento
di transizione tra il Friuli e Roma fino a giungere al 1953, lanno in cui saranno completati i poemetti, denominati con allusione dantesca e pascoliana,
che occuperanno la prima parte de Le ceneri di Gramsci (da LAppennino a
Lumile Italia).
Nel 1953 Pasolini scrive a Leonardo Sciascia, rispondendo a una proposta di pubblicazione poetica: il mio libro intero, ristagnante da Mondadori
da tre anni (dopo favorevole accoglienza, e anzi certezza di pubblicazione)
composto di quattro sezioni: Lusignolo della Chiesa Cattolica, Diarii (I.
90
Lo sdoppiamento del soggetto nellio e nella sua immagine attestato anche in un diario con lattacco I tuoi capelli vecchi come il cielo (pp. 653-654). Cfr. Note e notizie sui testi,
in PO I, p. 1603. In Pasolini assistiamo sempre ad un intreccio tra la dimensione onirica e il
tema del doppio. Cfr. il capitolo Un sogno, in Bazzocchi 2007 pp. 5-35.
91
Diarii, Casarsa, Pubblicazioni dellAcademiuta, 1945; ora i diarii sono sparsamente
inseriti nella sezione Dal Diario (1945-1947) e nelle Appendici (ivi, pp. 605-658). Lindice si
trova ivi, pp. 1587-1588.
92
Rinaldi 1982a, p. 18.
93
Lettera a G. Contini [7 luglio 1949], in LE I, pp. 360-361.
94
Brevini 1981b, p. 23.
102
43-47), Diarii (II. 48-49, 53), Lingua 95. La sezione diaristica esclusa da
Lusignolo del 1958 ora ricostruita nel primo tomo di Tutte le poesie.
LOpera omnia raccoglie sei gruppi di poesie, 135 unit in totale, come
Diari 1943-1953 96, mentre le poesie di Diarii, volume del 1945, confluiscono
nel primo gruppo, disperdendosi. Le sei sottosezioni sono: 1. Dal diario
(1945-47), volume pubblicato per le Edizioni Salvatore Sciascia (Caltanissetta, maggio 1954); 2. Venti pagine di diario 1948-49, inedite; 3. Roma 1950.
Diario, stampato nel 1960 dallinsegna del Pesce dOro di Vanni Scheiwiller;
4. Ritmo romano, poesie inedite del 1950 e del 1951; 5. Poesia con letteratura,
raccolta inedita del 1951 e del 1964 (lanno della fallita prova per una pubblicazione); 6. Sonetto primaverile, versi del 1953 stampati nel 1960 da Scheiwiller. Dai raggruppamenti di tutte le stesure diaristiche, la bipartizione non
pi marcata come nel sommario presentato a Sciascia, ma con una nuova
svolta spazio-temporale, incentrata sul 1950: la seconda parte, infatti, inizia
con Roma 1950. Diario 97.
Per la sua ampiezza il progetto fa emergere la voracit della scrittura di
Pasolini, come si legge nei due seguenti novenari: Ci che non esprimo
muore. / Non voglio che nulla muoia in me (vv. 1-2, p. 669). Come abbiamo
visto nel caso delle Poesie del 1945, nellintera sezione diaristica si scorge una
uniformit metrica: si tratta di componimenti per lo pi monostrofici (senza
titoli), in endecasillabi variati, ipometri o ipermetri. Quello del Pasolini diaristico , secondo il giudizio di Mengaldo, un endecasillabo che viene dopo la
crisi del verso libero e ad esso si accompagna 98. Pur non senza anomalie, si
nota chiaramente che il metro principale endecasillabo di accentazione regolare, come precisa Siti: una ricerca di endecasillabi perfettamente cantabili, che convive per con anomalie volute come segno di raffinatezza 99. Tale
ricerca conduce Pasolini alla versificazione de Le ceneri di Gramsci, anche se
a livello tematico e formale i diari non vedono un connubio della visione
interiore con lo sguardo alla societ. Il diario un progetto avviato in Friu95
103
li, un mezzo che consente a Pasolini prima lintrospezione richiesta dallautobiografismo tipico del poeta narcisistico (Arde una primavera senza vita. /
Annoiato, o sconvolto, io ne scrivo / sui fogli dove candida persiste / la mia
invecchiata adolescenza..., vv. 1-4, p. 614; Guardo la mia immagine sul
marcio / letto, [...], vv. 3-4, p. 620), poi uno sviluppo nella figura che diventer celebre come poeta civile.
I motivi principali dei primi diari sono una continuazione delle Poesie
e de Le cose. Il contrasto si crea tra lo spazio intimo (Mi ritrovo in questa
stanza / col volto di ragazzo, e adolescente, / e ora uomo. [...], vv. 1-3, p.
638) e il mondo esteriore remoto, vago e silenzioso (Poi ritorna il silenzio;
fitto, atroce, / silenzio, ed io sempre lontano, a un sogno / sospeso, appena
vivo, e sempre intento / a ricordarmi. [...], vv. 10-13, p. 641; poi ripresi in
un altro diario, p. 645). E` percepibile limmobilit, la rarefazione del flusso
temporale, quindi il silenzio: Il tempo dileguato senza moto (v. 8, p. 617);
[...] la storia profuma dombra / umida destate e di silenzio acceso (vv.
2-3, p. 626); E nei suoi giochi dileguava il tempo (v. 11, ibid.); dilegua
ogni ricordo, la... (v. 34, p. 654; dopo i puntini Pasolini avrebbe dovuto scrivere morte 100); di cui suonano come speranza i versi Ogni ricordo si dilegua?... Nubi, / non dileguate! [...] (vv. 36-37, p. 654).
Un tema tramandato e comune dei versi dialettali lo sguardo esteriore
nato a causa di uno sdoppiamento dellio: Entra nella mia stanza il demente
muto: / il suo nome fu sempre Pier Paolo. / Scrive sulla mia sedia, scrive. Agghiaccio / riconoscendolo. Non lamo pi (p. 676; due accoppiamenti di
ipermetria e ipometria). Pur restando fermo nella fedelt allo scrivere, allesprimere, in uno dei primi diari romani lio-poeta dichiara nei versi finali
del primo diario di Roma 1950: Pari, sempre pari con linespresso, / allorigine di quello che io sono (vv. 10-11, p. 699).
A concludere la prima parte del progetto diaristico insieme con il congedo al Friuli ci sono tre sonetti che rappresentano una vocazione formale,
provvisti eccezionalmente di titoli: Il tempo e le origini divine, Il figlio fuggito
e Enthusiasmus. Verso la fine dellintero progetto la forma del sonetto si ripete nel Sonetto primaverile, con una variazione: qui infatti il sonetto diventa
quello elisabettiano, che consta di tre quartine e di un distico finale 101.
100
104
I diari della raccolta Roma 1950 inaugurano una nuova epoca, un nuovo tipo di diarismo, segnando linizio della seconda parte del progetto Diari:
il cambiamento causato dal nuovo passaggio: [...] odori di campagne daltri anni / nella citt che lafa della pioggia / rinverdisce e preme contro un
corpo / adolescente... [...] (vv. 4-7, p. 706). Gli odori, prima in Friuli immersi nel corpo dellio, sono ora in contatto con laria afosa e umida della
Roma del 1950. Questa Roma rende i borghi muti tra le mute campagne
vivi nella memoria dellio, e rompe la staticit dei ricordi poetici e del presente. Si intrude lazione: Questo muovermi... (v. 4, p. 713) conduce, come in
una carrellata, lo sguardo dellio fuori in citt.
Roma, la citt, coperta dallaccecante penombra invernale (dai ritornelli
presenti nei vv. 1, 5 e 15, p. 717; anche in v. 11, p. 718), mentre prima per la
staticit della campagna Pasolini ricorreva ai verbi scintillare, vacillare e
lampeggiare. Ed caratterizzata dal brusio quotidiano 102 e dal moto quotidiano (rispettivamente vv. 3 e 9, p. 719), insomma dal movimento della metropoli: le serie Roma 1950 e Ritmo romano (badiamo alla connotazione di ritmo, sintende in accezione prosodica) sinclinano alla dinamicit dellambiente
rispetto alle precedenti, incentrate sulla staticit. Parallelamente alla prosa, il descrittivismo sorge in poesia: Non cera intorno che la vita: ma in quel morto /
mondo, per lui, ricominciava la Realt (vv. 55-56, p. 755).
Anche la funzione del canto muta: se prima i grilli cantavano sommersi
dallambiente (cantare quieti i grilli il canto antico, v. 19, p. 638), ora, lungo lAniene, irrompono nel silenzio con un canto che ricopre / con la malinconia il rimorso / e con la monotonia il terrore (vv. 10-11, p. 725). E` ricorrente il motivo del canto dei grilli: Sul fondo di un trito e assorto canto /
di grilli [...] (vv. 1-2, p. 726); [...] spira / per, recriminante, il vecchio canto (vv. 6-7, p. 727); [...] il grillo riattizzato / da questa notte sordamente
nuova (vv. 4-5, p. 728). In contrasto le cicale mostrano una impotenza: [...]
inutili / cantano il silenzio le cicale / nella mesta penombra incendiata (vv.
8-10, p. 729); Restano / a cantare il silenzio le cicale. / Le cicale che scandiscono il deserto. / Resta una sfibrata elitra a stordire / la mesta penombra incendiata (vv. 1-5, p. 734). Si costituisce cos una sorta di bestiario pieno di
allusioni alla citt caotica e animalesca.
Ancora i diari romani si concentrano sulla diversit che mi fa stupendo (v. 1, p. 745; la clausola epigrafica, scritta in corsivo, [...] Per redimerci
Cristo / non stato innocente, ma diverso, vv. 6-7, p. 749); e sullo stato isolato, rendendo le espressioni pi dirette e ricorrendo appunto al termine solitudine 103. Ci sembra per dare un tono parodico ai propri anni passati in
102
Troviamo altri usi di brusio: il brusio stonato (v. 11, p. 720); quel frenetico, limpido / brusio (vv. 13-14, p. 726); il brusio delle sere primaverili (v. 3, p. 759).
103
Lunica occorrenza nei diari del periodo friulano si registra nel seguente passo: [...]
105
Friuli. Un diario dal capoverso Solitudine del primo meriggio (p. 709);
Ah, come ti ho imparata, solitudine! (v. 12, p. 733); il distico finale di un
Sonetto primaverile, verso la vita, nella mia solitudine / viziosa, di viziosa
gratitudine (p. 766; la reiterazione di termini una caratteristica dei diari
romani). Pur in solitudine, anche lio viene influenzato dalla natura brulicante e animalesca della citt: anomalo animale, / abietto (vv. 3-4, p. 735; una
metafora dellio); me infante o animale (v. 14, p. 771); Io tremo... Come
un animale / stanato, non so dove ripararmi (vv. 10-11, p. 743).
La fine della produzione diaristica si riassume nellanalisi di Rinaldo Rinaldi su Roma 1950. Diario: il suo io sono non pu pi risolversi nella dizione dellabbandono, del rimorso vero, ma rimane raccolto su di s,
raggomitolato senza contatti come un riccio che si stringe, si riduce. E` insomma la negazione dellautobiografia, linterruzione del suo flusso, come se fosse diventato impossibile palparsi. [...] Lesistenza si ritira ai limiti, marginale, prudente, reticente. Lusignolo, il poeta, diventa muto su di s 104. La serie continua fino al 1953 oltrepassando i due momenti, friulano e romano, ma
non sussiste negli ultimi anni (Nel premere i sigilli sulle pagine / della mia
giovinezza, non ho niente / da aggiungere allepigrafe [...], v. 7, p. 703): linizio della seconda parte accompagna in realt la fine della corona, attestata
definitivamente da un gioco classicheggiante e una parodia del s nella raccolta Sonetto primaverile.
3.5. Lusignolo della Chiesa Cattolica, un canzoniere italiano
La produzione poetica in italiano durante gli anni friulani non subisce
mutamenti drastici sul piano stilistico e tematico, delineandosi come una attivit minore e nel complesso ripetitiva. La ripetitivit che deriva propriamente
dal diarismo porta il poeta a riconfermare, diversamente dai dialoghi, un
tono monologante, come si vede nelle poesie diaristiche identiche o nelle loro
varianti che riappaiono sparsamente nei libretti pubblicati. Solo la silloge italiana del periodo friulano Lusignolo della chiesa cattolica 105 (datato
1943-1949) mostra caratteri differenti, data la sua ricostruzione a posteriori.
Il progetto della raccolta permane per tutti gli anni friulani e anche per la
prima stagione romana. Lautore scrive nel 1949: nel 43 quando ho scritto
lUsignolo (che da considerarsi pi appartenente al versante friulano che a
Ecco qui / la stanza, tomba dei tepori e delle / tetre solitudini del mio corpo; (vv. 10-12, p.
620). Antonio Manfredi vi legge una segreta solitudine nella recensione al volume Dal diario
(Manfredi 1955, p. 80).
104
Rinaldi 1982a, p. 106.
105
Lusignolo della Chiesa Cattolica, Milano, Longanesi, 1958, ora in PO I, pp. 383-503.
106
quello italiano) 106. Le stesure de Lusignolo attraversano numerose fasi di revisione, cui si intrecciano i dialoghi friulani, scritti originariamente anche
in italiano. Nelle Appendici a Lusignolo delledizione mondadoriana confluiscono poi i dialoghi scritti anche in dialetto. La prima Appendice contiene
cinque dialoghi in italiano, di cui due, Discors tra na fantasuta e un rosignul
Discorso tra una giovinetta e un usignolo e Discors tra na Vea e lAlba
Discorso tra una Vecchia e lAlba, ispirano due dialoghi editi nel 1958,
raggruppati insieme agli altri versi sotto lunico titolo Lusignolo. La poesia
dapertura stesa in prosa, Le albe, una rielaborazione della prosa pubblicata
sul primo Stroligut, Li albis. Nella prima sezione de Lusignolo, seguono altre poesie di cui esistono le versioni friulane, probabilmente composte in precedenza, perch accompagnate dalle traduzioni in lingua: La passione, Alba,
Davide, Litania 107. Sono prove queste, di una contaminazione linguistica, realizzata nellambito del progetto per un canzoniere italiano.
Arrivano poi alcuni momenti chiave: nel 1946 il poeta affida una copia a
Contini per il Premio Libera Stampa; subito dopo larrivo a Roma lavora alla
ricapitolazione, e spera in una possibilit di pubblicazione per Mondadori (poi
fallita). Pasolini torna ogni tanto alle cassette delle stesure che formano il progetto magmatico de Lusignolo. Il ritorno talvolta mirato a una pubblicazione
minore; si aggiungono e si separano alcuni capitoli: Via degli amori e [Inferno
e paradiso proletario], ad esempio, sono pubblicati ora postumi, non pi nei
blocchi de Lusignolo 108. La sezione diaristica viene anche essa separata dal
corpus, mentre i componimenti de Lunica divinit di ispirazione religiosa
(Ferretti parla di trasfigurazioni liturgiche-sensuali, ricche di morbose ambiguit e al limite del sacrilego 109) vi occupano una porzione cospicua.
Su richiesta di Vittorio Sereni, il poeta prova a realizzare una selezione da
Lusignolo: ti spedisco intanto queste due plaquettes, non antologiche,
come tu appunto desideri, ma sezioni del libro, rappresentanti un unico
periodo, ch poi in tutte due lo stesso: gli anni dellimmediato dopoguerra,
passati nella campagna, meglio che nella provincia, friulana. Tu non sai in
che mare di nausea ho nuotato in questi giorni preparando la scelta: non
che rifiuti quegli anni e quella poesia, ma roba per me, non per gli altri,
106
107
per chi la mia storia non la sappia davvero passata 110. In ogni rilettura dei
materiali, cos, Pasolini mostra per anni una reazione traumatica; successivamente, negli ultimi anni Cinquanta, entra nellottica arcaizzante che segna
nel 62 il rifacimento della Meglio giovent (romanzo) nel Sogno di una
cosa 111, e che consente al poeta di distaccarsene per poi rielaborare artificiosamente i materiali del passato.
Nel corso della riorganizzazione continua delle stesure, resta per pi o
meno leggibile lintento narratologico dellautore. In una Nota inedita si dichiara per la storia di una decadenza di abbandonare la soluzione [...] informe e inutile della cronologia tentando di collocare Lingua, che del 48,
dopo gli ultimi diari del 51 112. Nella redazione definitiva, infine, Lingua viene datata 1947, e il canzoniere segue lordine cronologico.
E` da notare che Lusignolo della chiesa cattolica, pubblicato nel 1958,
posteriore alle due opere poetiche che permettono unascesa della fama di
Pasolini, La meglio giovent (1954) e Le ceneri di Gramsci (1957), anche se
oggi lOpera omnia lo colloca tra queste due rispettando il periodo della preparazione 113. Il vecchio progetto si realizza grazie al successo delle altre opere, e si figura inevitabilmente come preludio dei poemetti romani, reso
noto successivamente. Lusignolo viene datato 1943-1949 dallautore in modo
che la datazione 1951 del primo poemetto LAppennino diventi posteriore.
In una recensione di allora, Brberi Squarotti tenta una lettura sincronica
delle due raccolte, Lusignolo e Le ceneri (probabilmente autorizzata da Pasolini) trovandovi un rapporto antagonistico di due discorsi diversi, privato e
pubblico, in maniera alquanto riduttiva 114.
Rispetto a La meglio giovent, invece, Lusignolo una storia parallela,
una rivisitazione e una riscrittura della giovent (Pasolini definisce negli anni
romani vecchi versi, infantili pi che giovanili 115) identificata con il Friuli.
Franco Brevini sostiene: [Pasolini] ritorn sul proprio passato, sempre favo110
108
rendo il comporsi del mito della propria biografia, secondo del resto una precisa suggestione romantico-decadente 116. E` un rifiuto della logica storicistica, come descritto da Rienzo Pellegrini: Lusignolo pur oggetto di archeologismo, da considerarsi come polemica rivalutazione del regresso 117. La
poesia in italiano del periodo friulano, tuttavia, volta allaccentuazione del
disincanto latente nel canzoniere dialettale, in maniera quasi antitetica. Il
Friuli di Pasolini rappresentato non solo in dialetto, ma anche in italiano; la
sua immagine viene ampliata con i due riflessi.
Nei primi anni romani, in cui si intrecciano due raccolte antologiche ancora inedite in friulano e in italiano, si scorge gi chiara lanalisi della propria
poesia in italiano, agli antipodi della freschezza dei versi friulani. Nella
[Nota allUsignolo della chiesa cattolica] 118 annessa alla redazione del 1951,
si legge quanto segue: quel Friuli che era stato il nido di un vergine fin col
trasformarsi in una stalla, un meretricio; invocavo dessere impuro per poter serenamente ritornare alla purezza (ma infine senza ritrovare la vera
purezza); caddi sempre pi profondamente nelle delizie della perdizione.
La storia si ripercuote sulle parole dellautore, e il suo laicismo (la situazione del Dio che non amo 119), non in contrasto con lidentit cattolica,
viene ora ad unirsi al marxismo: la gioia consisteva nel piacere di obbedire
ai richiami di una nostalgia viziosamente immediata, di una sensualit violentissima; non credevo in Dio, ma amavo, o, meglio, volevo amare la Chiesa;
Dio dicevo, continuava il suo lavoro dentro di me. [...] Non cera nessuna
ragione per cui io mi condannassi, dato che non credevo in Lui e anzi lo detestavo..., Gli istinti religiosi che erano in me mi portarono al comunismo 120. La nota tracciata in un miscuglio delle terminologie narcisistiche,
estetiche e religiose, finisce in una perdita di sensi, come in una perdizione,
con la frase Ho perduto di vista Dio.
Tale amore sacrilego espresso in una metafora di contraddizione nella poesia Baruch: solo aprile / cos ebbro e ardente / dimpura castit (IV,
vv. 7-9). Lavversione combacia con ladorazione rinnegabile e fisiologica per
definire il soggetto reo (Io sono il reo, / Egli il giudice, Il canto degli an116
109
geli, vv. 8-9): cos lautobiografia di un diverso continua ancora anche nel
canzoniere italiano (Ma s, sar reo daverti [la statua pi nuda damore]
amata, / o Autorit, io, lUnico, il Segnato, Lingua, vv. 65-66). Il tema del
peccato e del rimorso, che nasce dal sentimento religioso, ampiamente trattato nei racconti del periodo friulano: in un episodio escluso da Il sogno di
una cosa, poi pubblicato postumo come Romans 121, la storia del don Paolo (si
badi il gioco onomastico), tormentato dal suo amore per il ragazzo Renato
(inizialmente una ragazza, Renata) afferisce allautobiografia dellautore.
Nel 1971 Pasolini racconta a Dacia Maraini sul suo ritorno al cattolicesimo:
linteresse per il cristianesimo nato dopo la guerra, sotto lincubo quotidiano
della morte, a contatto con il mondo contadino di Casarsa. Attraverso lestetismo ho riscoperto la religione 122. In realt, in una lettera del 1941, scrive gi
come fatto principale una certa qual vaghissima spinta alla fede cattolica 123.
Tra le pagine autobiografiche dei Quaderni rossi si riscontra una descrizione
pi diretta ricondotta sul rapporto tra sacro, passione ed eros:
Una fantasia simile a questa lebbi alcuni anni pi tardi, ma prima della pubert. Mi nacque, credo, vedendo, immaginando uneffigie di Cristo crocefisso.
Quel corpo, nudo, coperto appena da una strana benda ai fianchi (io supponevo essere una discreta convenzione) mi suscitava pensieri non apertamente illeciti, e per quanto spesse volte guardassi quella fascia di seta come a un velame
disteso su un inquietante abisso (era lassoluta gratuit dellinfanzia) tuttavia
volgevo subito quei miei sentimenti alla piet e alla preghiera. Poi nelle mie
fantasie apparve espressamente il desiderio di imitare Ges nel suo sacrificio
per gli altri uomini, di essere condannato e ucciso bench affatto innocente. Mi
vidi appeso alla croce, inchiodato. I miei fianchi erano succintamente avvolti
da quel lembo leggero, e unimmensa folla mi guardava. Quel mio pubblico
martirio fin col divenire unimmagine voluttuosa: e un po alla volta fui inchiodato col corpo interamente nudo. Alto, sopra il capo dei presenti compresi di
venerazione, con gli occhi fissi su di me io mi sentivo spasimare di fronte a un
cielo turchino e immenso. Con le braccia aperte, con le mani e i piedi inchiodati, io ero perfettamente indifeso, perduto. Qualche volta mi < ... > aggrappai
< ? > con le braccia distese a un cancello o ad un albero per imitare il Crocefisso; ma non resistevo alla troppo sconvolgente audacia di quella posizione.
(RR I, p. 136)
Attratto dalla crocifissione gi nei primi versi de I confini, il poeta ripropone la stessa scena ne Lusignolo, tra le poesie della quarta sezione Paolo e
Baruch con citazioni dai testi biblici (in particolare da Lettera ai Corinti e Li121
122
123
110
bro di Baruch). Con una triade, morte, sesso e gogna, il poeta interpreta la
crocifissione in una rappresentazione priva di ogni sacralit:
Perch Cristo fu ESPOSTO in Croce?
Oh scossa del cuore al nudo
corpo del giovinetto... atroce
offesa al suo pudore crudo...
(La crocifissione, vv. 10-13)
Ancora la tentazione di identificarsi con il Cristo crocifisso nei primi endecasillabi (con ipometrie e ipermetrie) di Lex-vita:
In un debole lezzo di macello
vedo limmagine del mio corpo:
seminudo, ignorato, quasi morto.
E` cos che mi volevo crocifisso,
con una vampa di tenero orrore,
da bambino, gi automa del mio amore.
(vv. 1-6)
Sin dai suoi primi versi, Lusignolo presenta i motivi religiosi sposati
con lerotismo corporale:
I
Cristo nel corpo
sente spirare
odore di morte.
Ah che ribrezzo
sentirsi piangere!
Marie, Marie,
albe immortali,
quanto dolore...
Io fui fanciullo
e oggi muoio.
II
Cristo, il tuo corpo
di giovinetta
crocifisso
da due stranieri.
(La passione, I e II, vv. 1-4)
111
1943), in un primo momento stesa in prosa dialettale 124, poi nei citati versi
quinari estremamente spezzati, che ricordano Lis litanis dal biel fi. La seguente poesia-epitaffio, In memoriam, va collocata sulla stessa scia delle prime poesie del periodo friulano (in particolare, quelle de I pianti). Il quinario
viene ripreso per le due quartine dal titolo Alba di stampo tipicamente machadiano, poi ancora per le quartine di Litania. Il mito del Narciso perdura
ancora nelle quartine di settenari dei monologhi Lillecito e Il Narciso e la
rosa, che echeggiano fino alle Danze in friulano incluse ne La meglio giovent.
In queste poesie la figura riflessa il Diavolo, non pi Narciso: il vocativo iniziale Non Narciso, lo specchio / brilla [...]; No, Narciso non centra (Il
Narciso e la rosa, rispettivamente vv. 1-2, 13). Nel Sermone del diavolo si annuncia: Vai allo specchio e guardi / me, il Diavolo [...] (vv. 17-18). Ormai
il Diavolo diventa il personaggio principale a cui dedicata anche una Supplica: Sento la tua carezza, / capriccioso padrone, / inebbriarmi muta / la carne
troppo avvezza (vv. 1-4). Si tratta di una ripresa del Diul peciador
(Lis litanis) proiettato nello specchio, pi esattamente di una messa in scena dellidentit dimezzata in un innocente e in un diavolo-peccatore.
Una figura retorica che diventer il nucleo della poetica pasoliniana, lossimoro, emerge con forza ne Lusignolo. Ecco i topoi del Pasolini friulano:
un paesaggio soave e brullo (Ballata del delirio, v. 91); Tra i dolci muri
spenti / vedo dopo il rosario / correre i ragazzi / umili e violenti... (Il fresco
sguardo, vv. 1-4; corsivo nostro); offersi il corpo nudo al tempo fresco / antichissimo, languido [...] (Lex-vita, vv. 16-17); corpo di fiamma e rugiada /
dei giovinetti friulani (LItalia, capitolo V, v. 4). Infatti nellautoritratto del
poeta: curva della faccia / bellezza di ragazzo / o ladro trasparente / e
torbida [...] (Memorie, vv. 28-31; corsivo nostro); Sar il Narciso fiore che
si specchia / amante senza amore (Lingua, vv. 52-53; corsivo nostro); Ma
tutto imperfetto / in questa confidenza / folle, in cui esalto / e umilio me
stesso (La sorgente, vv. 5-8; corsivo nostro).
Si trovano anche variazioni con un libero uso di elementi contrastanti: il
mio corpo / di mota e avorio; Dio, nella mia stanza / chiusa la mia vita: /
giovanile ironia, fanciullesca speranza 125 (Gestimmtseit, rispettivamente vv.
3-4, 5-8); ardevo di timidi entusiasmi / e di orgogliosi orgasmi (Madrigali a
Dio, IV, vv. 2-3). E infine si ripete il gioco del dentro e del fuori, gi proposto
nei versi dialettali: Fuori dal tempo nato / il figlio, e dentro muore (La
scoperta di Marx, I, v. 8-9). Questa retorica della contraddizione lunica
124
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, pp. 1544-1545. Lusignolo si serve della forma del
poemetto in prosa: Le albe, Lusignolo, La Chiesa, Davide. Sono ricchi di rispondenze sonore
e di associazioni fonico-simboliche. Cfr. Cane Cancelli & Crivelli 1970, pp. 252-253.
125
Lironia, o la parte diabolica, nellinnocenza giovanile torna nel carattere del ragazzo
amato Iass di Amado mio.
112
113
Le ceneri di Gramsci, dallesperienza friulana dialettale a quella pi dichiaratamente pubblica, universale non pi legata ad una sola vita n a un solo luogo 131. Il trapasso si esprime metaforicamente in quello da dialetto a lingua
con un richiamo al dibattito sulla dicotomia seguito dal poeta: non pi voce
dallodola, non pi dialetto, / ma lingua (LItalia, capitolo I, v. 35); La lingua (di cui suona / in te appena una nota, / nellalba del dialetto) (La scoperta di Marx, I, vv. 1-3).
131
Jacques Khalip analizza il risveglio ideologico nellultimo poema de Lusignolo. Cfr.
Khalip 2002.
114
4
POESIA IN QUASI-SPAGNOLO E TRADUZIONE IN FRIULANO
115
116
117
vicinanza con un francesismo grafico, Louis invece di Luis 13. Il provenzalismo, quindi, influenza le poesie spagnoleggianti, come avvenuto idealmente
per il friulano di Pasolini negli anni precedenti. Un altro esempio pu essere
il verbo plair per llorar (Hola! yo plao, La tila, v. 3). La forma coniugata bibe per beber attesta, invece, il latinismo, giacch i sintagmi stessi richiamano larcaicit latina con unimmagine dellallodola-poeta: Lalondra cogujada / bibe el cielo latino Lallodola capelluta beve il cielo latino
(Las hojas firmas, vv. 1-2).
E non si ha solo mimesi linguistica: si registrano alcune invenzioni e innovazioni, ovvero spostamenti semantici, come mostrano alcuni verbi 14. Pasolini traduce zurriaban con chiacchierano nei primi versi di Jaqueca (Los
vientos eran contrarios / y zurriaban italiano I venti erano contrari, e chiacchieravano in italiano), mentre zurriar significa in realt far baccano, schiamazzare 15; alborota, gracchia, come verbo intransitivo in Forzosa (y la
gallina en la sombra alborota e la gallina gracchia nellombra, v. 10), nonostante si usi di solito per inquietare, perturbare. Appartiene alla stessa
categoria il sostantivo lio (Lio de dalias rojas Mazzo di dalie rosse, Oda,
v. 1), che indica nellaccezione comune imbroglio, confusione. La scelta di
questi termini rivela un tratto espressionistico, tanto da conferire ai versi
quasi-spagnoli di Pasolini una funzione di stacco dalla purezza ricercata
nella poesia casarsese.
Esaminate le innovazioni, ci avviciniamo ai vocaboli poetici quali apatusca si ammassa in y el silencio apatusca il silenzio si ammassa (Forzosa, v. 4): apatuscare , in realt, un verbo transitivo aragonese che indica raffazzonare 16. Ai termini ricercati aggiungiamo due casi di arabismi: il verbo
jaharrar nei primi versi della poesia La tila, Roja la luna jaharra / con su luz
retumbante / el jardin [...] Rossa la luna intonaca con la sua luce echeggiante il giardino; un eventuale arabismo, ruzafa, un toponimo valenciano
usato come nome generale 17, nei primi due di El remusgo, El remusgo rosado susurrando / ro ro risueo la ruzafa roza La brezza rosata sussurrando
13
Nel titolo Lengaje amarillo (como lEspaa en el Atlas) (dalledizione del 1976), lengaje
(per linguaggio) rappresenta un altro caso di francesismo, mentre nello stesso testo troviamo
la forma esatta lenguaje, cui, infatti, Pasolini ricorre: nella prima lezione mancata la dittongazione. La forma lengaje richiama anche un termine friulano lengas che si legge nel titolo di una
poesia pasoliniana Lengs dai frus di sera Linguaggio di un fanciullo di sera (eponima di una
sezione de La meglio giovent). Nello stesso titolo lEspaa pu offrire ancora un altro francesismo.
14
Sono i fenomeni esplorati in Vatteroni 2001, p. 279; in maniera riassuntiva, Cortella
2001, p. 19.
15
In un altro posto, v. 7 di Lenguaje amarillo (como lEspaa en el Atlas), Pasolini attribuisce chiacchierare a platicar.
16
Cfr. Vatteroni 2001, p. 281; Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1636.
17
Cfr. Vatteroni 2001, p. 280; Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1637.
118
< ro ro > sorridente sfiora il giardino arabo, dove, al secondo verso, si riconoscono unallitterazione di r e un richiamo sonoro tra ruzafa e roza. Infine,
dallultima quartina polimetrica (composta da tre novenari e un endecasillabo) di Lenguaje amarillo (como lEspaa en el Atlas), citiamo un caso plausibile di arcaismo:
Espaolo, lenguaje humano,
he aqui diez siglos de palabras
en el tez de una mantilla
o en la palabrata de un muchachillo.
Spagnolo, linguaggio umano, ecco dieci secoli di parole nella tinta di una mantilla o nella bestemmia di un ragazzino.
(vv. 9-12)
119
120
121
122
Anche in questa poesia torna lo stesso motivo dellimpassibile, dellinfinito e del rispecchiamento, come in Sorgente che offre alcune immagini concatenate, quali lagua impasible, lo huir en linfinito, lo zoquete che vacila. I versi pseudo-spagnoli, pan-romanzi, con il loro sistema simbolico,
esteriore-espansivo, non nascondono il mondo interiore. Nellepistolario
dello stesso anno Pasolini confida ancora a un amico unoperazione simile,
quella friulana: del friulano ho fatto unesperienza tutta poetica (e niente affatto vernacola) attraverso continui e suggestivi richiami alla poesia delle origini, al romanticismo meno sentimentale, al simbolismo 33. Lunicit dellesperienza poetica in friulano ora rivendicata anche in quella pseudospagnola: nel periodo trascorso concentrandosi sulla produzione di versi in
lingue alternative, la supremazia del friulano subisce un ridimensionamento,
dal momento che Pasolini compone in una lingua romanza non friulana 34 e si
cimenta nelle traduzioni in friulano delle poesie pi celebri del Novecento
europeo.
33
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ricomposta, cos da essere inserita tra i versi della seconda edizione di Poesie
a Casarsa 42. Tra i numerosi punti sviluppati dal poeta traduttore, le ultime
due strofe richiamano lattenzione su una resa pi estesa delloriginale (fondata comunque sulla lezione quasimodiana):
Duta in sudur mi vuardi
impalid comerba
disculurida.
La murt, la murt jo i sint
fami eco al puor ridi.
Soi fur di me.
Tutta in sudore, mi guardo andar scolorendo, come unerba patita.
La morte, la morte, io sento, farmi eco al povero riso. Sono fuori di me.
(Lament, vv. 10-15; traduzione di Pasolini)
125
126
127
128
guida del direttore di redazione. Il poeta si occupa anche di tradurre in friulano i poeti catalani ospitati nel numero del 1947. Da Il Stroligut del 1946
in poi, a tutte le poesie inedite degli accademici casarsesi, nonch alle traduzioni in friulano, si accompagnano per la prima volta le versioni italiane a
pie di pagina, preparate da Pasolini, indipendentemente dalla paternit delloriginale 50.
Precisiamo ora la concezione larga e libera della traduzione in Pasolini,
prendendo in esame i suoi commenti circa la traduzione di una poesia di
Ungaretti: la sua una ricerca sul meccanismo delle analogie, una ineffabile
corrispondenza tra parola e parola, perci lequivalenza delle parole, se
isolate, non appare; ma appare invece, o almeno lo spero, ad una lettura completa della poesia 51. Questa maniera, infatti, resta immutata sin dai primi
tempi in cui Pasolini traduceva Saffo.
I versi ungarettiani originali della traduzione di Pasolini intitolata Luna provengono dal Sentimento del Tempo del 1933 (Firenze, Vallecchi; Roma, Quaderni di Novissima), dal momento che Pasolini precisa il titolo Luna (ho cercato di portare in friulano Luna 52) senza ricorrere alla variante Ultimo quarto, il
titolo degli stessi versi del Sentimento del Tempo mondadoriano del 1943 53:
Luna
Piuma di cielo
Calante luna
Cos velina,
al anta, traduzione di Cesare Bortotto (da Gaspar Hauser chante, Je suis venu, calme orphelin, Sagesse, III, 4; il testo si basa su Choix de posies, ledizione del 1900 posseduta da Pasolini
[cfr. Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1790]); due poesie di J.R. Jimnez tradotte da Nico
Naldini, Clipid smarimint tal amp (da Pastorales, I, poesia inclusa in Bo 1941, p. 112) e A ven
na musica svampidida (da Arias tristes, IV). Sul secondo numero uscito allaprile 1946: G.
Ungaretti, Luna, traduzione di Pasolini; V. Larbaud, Il mar al mi acara, traduzione di Cesare
Bortotto (da La mer me parle secondo la dichiarazione di Pasolini in Presentazione dellultimo Stroligut [1946], in SLA, p. 164; alla nostra ricerca la fonte resta ignota); ancora una poesia di J.R. Jimnez tradotta da Naldini, [A antin, a antin] (da Cancin de invierno, poesia inclusa in Bo 1941, pp. 134-135). Sulle fonti citate, cfr. Cortella 1998, pp. 93-109. Della poesia
tradotta da Naldini, A ven na musica svampidida, esiste anche una traduzione pasoliniana: A
ven na musica lmia Viene una musica languida, in PO II, p. 1429. Tommaseo (comprese le
sue traduzioni dai canti greci popolari), Ungaretti, Machado e Wordsworth sono scelti anche
per i temi di letteratura nella scuola di Pasolini. Cfr Chiarotto 1995, p. 402. Alcune delle traduzioni pubblicate possono essere frutto dellattivit pedagogica: egli ricorda, infatti, che tra le attivit della sua scuola la traduzione, in qualsiasi aspetto, loperazione pi vitale delluomo
(Dal diario di un insegnante [1948], in RR I, p. 1336).
50
Cfr. Naldini 1994, p. 24.
51
Presentazione dellultimo Stroligut [1946], in SLA, pp. 164.
52
Ibid.
53
Cfr. lapparato in Ungaretti 1992, pp. 138, 713-714.
129
Arida
Immortale
Trasporti il murmure danime spoglie?
E alla pallida che diranno mai
Pipistrelli dai ruderi del teatro,
In sogno quelle capre,
E fra arse foglie come in fermo fumo
Con tutto il suo sgolarsi di cristallo
Un usignolo solo?
(Ungaretti 1933, p. 83)
Pasolini cita in calce la traduzione in prosa dei versi friulani (anzich loriginale di Ungaretti):
Piuma dal cielo, luna calante, trasparente, acerba, immortale, porti un mormorio di anime? E a lei persa nel sonno che diranno i pipistrelli tra le rovine? E
quelle capre in sogno? E tra le foglie riarse, come in un fumo, con tutto quel
suo sgolarsi di cristallo, il rosignolo?
130
131
Nella prima strofa, dove le rime finali sono regolate, il primo e il terzo
verso riprendono esattamente quelli corrispondenti dal secondo romance intitolato Ciclo del Rey Don Rodrigo nellantologia di Bertini, Fiore di romanze
spagnole del 1939 60. Inserendo due versi propri a rime alterne (il secondo e il
quarto della stessa strofa), Pasolini restituisce lambientazione del suo Friuli
spettivamente in Quasimodo 1938, pp. 95, 156-157): le versioni di Pasolini, Al mour il d e Cant
di Apollion, vengono pubblicate per la prima volta in PO II, pp. 1503, 1505.
59
Esce nel 1947 anche una traduzione in friulano di Peso dellAllegria (edita nel saggio
Dalla lingua al friulano [1947], in SLA, pp. 283-284, anche in PO II, p. 1495; loriginale, in
Ungaretti 1942, p. 47). Pasolini rinomina erroneamente la poesia Paese probabilmente per lanalogia del titolo friulano Peis a pas (cfr. Note e notizie sui testi, in PO II, pp. 1799-1800). DallAllegria mondadoriana del 1942 unaltra poesia, Trasfigurazione (Ungaretti 1942, pp. 88-89),
si ricompone in friulano: la versione pasoliniana Trasfiguration si trova oggi in PO II, pp. 1499,
1501. Dal Sentimento del Tempo, Pasolini rende in friulano anche LIsola, e due sogni e accordi, Sereno e Sera: le traduzioni intitolate Sera, LIsola e Seren sono riportate ivi, pp. 1497, 1499.
Sulle traduzioni in friulano da Ungaretti, cfr. Ferri 1996, pp. 20-22.
60
Bertini 1939, p. 48. Lantologia unedizione universitaria allora di facile reperibilit.
Cfr. Vatteroni 2001, p. 281; lindicazione ripresa in Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1636.
132
in modo da poter utilizzare la prima persona dellio-poeta: nellopuscolo questa poesia figura come uno dei pochi esemplari aventi lio come soggetto. Il
verso tracciato dallio-poeta (v. 6) ancora una citazione, stavolta esplicita,
da un altro romance, Las huestes de don Rodrigo, riportato nellantologia citata 61. Pasolini, lettore dei romance, si identifica in Friuli con i poeti antichi
spagnoli per rappresentare in se stesso lunit delle due tradizioni, tanto da
citare alcuni versi su due livelli differenti, nel testo della poesia e nelle parole
inserite allinterno: il poeta li cita integralmente prima ancora di tradurre, e
solo in un secondo momento li traduce in italiano.
Nella serie pseudo-spagnola la citazione sembra una estensione della reminiscenza: nella poesia La tila Il tiglio, As canta el ruiseor remoto
Cos canta il remoto usignolo (v. 7) ricorda un verso di Jimnez tradotto in
friulano da Nico Naldini, Un rossignoul dismot al anta (A ven na musica
svampidida, v. 8, ne Il Stroligut del 1946) 62. Pasolini nota a proposito della
traduzione di Naldini che questi usa il motivo ossessivo i usiej a ontin
[gli uccelli cantano] in modo che ogni volta abbia un suono e un senso
diversi 63.
Possiamo trovare ancora uneco di Jimnez con lo stesso motivo nella
poesia Las hojas firmas I fogli fermi:
Y tu alondra ignorante
agita lala jovena
sobre las hojas firmas
de Louis de Leon.
E tu, allodola ignorante, agita lala giovane sopra i fogli fermi di Louis de Leon.
(vv. 9-12, in PO II, p. 659)
133
La traduzione, intitolata Alba, si trova in Naldini 1958, p. 29, poi in Naldini 1988, p.
21: No resta p nissn / tal ciamp imns / inlumint da lala di cristl / di na dula (vv. 6-9). I
due opuscoli poetici di Naldini del 1958 e del 1988 fungono da omaggio al volume mai pubblicato dallAcademiuta, Galeriis. Gli accademici pubblicano, dopo anni, i loro volumi di poesie, desiderati e progettati da Pasolini: esce nel 1985 il volume di Tonuti Spagnol, La Cresima e
Timp piardut. Tutte le poesie friulane; invece Ovidio Colussi raccoglie i suoi versi dialettali in
Nei giorni dellAcademiuta.
66
Le riviste dellepoca pubblicano due poesie di Fray Luis de Len: Dimora del cielo
(versione metrica di Oreste Macr) in Prospettive, n. 30-31, 14 giugno-15 luglio 1942, p. 9;
A Felipe Ruiz (versione metrica di Oreste Macr), in La ruota, a. IV, n. 5, maggio 1943, pp.
146-147. Una possibile fonte per conoscere i versi di Fray Luis de Len la celebre Historia de
la lengua espaola (Lapesa 1942, p. 166). Cfr. Vatteroni 2001, p. 282, n. 48; PO II, p. 1636.
67
Cfr. Vatteroni 2001, p. 283.
68
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1793.
69
I brani sono citati dalledizione anastatica (Pasolini 1994a). Citiamo anche la versione
italiana di Mario Chini: Buon Dio, benigno iddio, fa che, sullale / di questa nostra lingua
provenzale, / raggiunger mi sia dato la rama dellaugel (vv. 33-35; in Mistral 1920, p. 2).
70
Presentazione dellultimo Stroligut [maggio 1946], in SLA, p. 164.
71
Questi due versi contengono un neologismo, repajo, che sarebbe in spagnolo reparo riparo, difesa, e un italianismo, eshala, anzich la forma corretta exhala. Cfr. Falchi 2003, p.
135, nn. 62-63.
134
135
Dalmazia ad A la so Pissula Patria 75, e pubblicare la propria versione su Il Stroligut del 1945 per inaugurare la serie di traduzioni a cura degli accademici friulani. Per Pasolini la traduzione concepita prima di tutto empiricamente, per
servire poi a trascendere gli schemi convenzionali e classificatori: Pasolini si inserisce tra i poeti consapevoli della creativit nella traduzione 76.
Dopo le traduzioni di poeti celebri redatte in un quaderno nel 1945, il
tradurre assume la funzione dellindice pi evidente di un friulanolingua 77; il friulano, una lingua minore ma non mai dialetto, per Pasolini,
ha bisogno di traduzioni essendo queste il passo pi probatorio per una sua
promozione a lingua 78, cio traduzioni come una prova di parit; bisogna
rendere il dialetto come una traduzione ideale dellitaliano ossia come una
metafora di esso 79. Il traduttore in dialetto si cimenta cos in un gioco difficile di sostituzioni foniche e melodiche 80: Pasolini definisce la traduzione
come sostituzione, ricorrendo ancora a riferimenti di carattere musicale.
Paradossale , per, laccusa di Pasolini contro le traduzioni dialettali dei leopardiani Paralipomeni e della Divina Commedia, testi nei quali a suo parere il
dialetto subisce una umiliazione, dal momento che in essi una nuova natura, tutto il cromatismo, il descrittivismo e limplacabile buon umore non
fanno niente altro che realizzare una (voluta, vero) deformazione o ripetizione caricaturale 81. Quello che Pasolini intende che il dialetto pu diventare lingua, senza tuttavia comportarsi mai da lingua maggiore, ponendo in
risalto le proprie acerbit e grazie. Ci conviene interpretare il termine pasoliniano metafora non pi come semplice spostamento da una lingua allaltra, ma piuttosto come una resa materialistica del non-verbale, unassoluta
metafora met fero e quindi come materia, estensione di suoni e tinte 82.
(cfr. Note e notizie sui testi, in RR I, p. 1670, n. 5); mentre Santato sostiene che i versi sono ripresi pi che liberamente da uno degli ultimi testi della sezione La Famiglia dei Canti (Santato
1991, p. 320). La congiunzione del sole e della luna che riveste il tu si riconosce effettivamente nei versi del canto indicato da Santato: Fai sole il viso, e luna il petto; Hai compagno il
sole, la luna amica; Hai del sole le bellezze, della luna i candori (Auguri alla signora, rispettivamente vv. 3, 14, 16, in Tommaseo 1943, p. 179). Questi casi costituiscono un esempio della
traduzione e della citazione libera di Pasolini.
75
Nel titolo della versione friulana figura Pissula Patria (Piccola Patria): uno slogan
coniato da Pacifico Valussi nella seconda met dellOttocento: rispetto alla grande patria, lItalia, il paese si distingue destando uno spirito patriottico in Friuli.
76
Ci appoggiamo sulla tesi di Benjamin che riguarda lapporto della traduzione, la quale
pu rendere concepibile una lingua pura: Il compito del traduttore (in Benjamin 1995, pp.
39-52), saggio scritto nel 1921 e pubblicato nel 1923 insieme alle traduzioni da Baudelaire.
77
Presentazione dellultimo Stroligut [1946], in SLA, p. 163.
78
Dalla lingua al friulano [1947], ivi, p. 282.
79
Sulla poesia dialettale [1947], ivi, p. 257.
80
Dalla lingua al friulano [1947], ivi, p. 283.
81
Ibid.
82
Il Friuli autonomo [1947], in SPS, p. 42. Troviamo uneco in un Mallarm, interpretato
da Luciano Anceschi, dallidea di una lingua assoluta: Mallarm fonda una teoria del linguag-
136
Allo stesso tempo il suo gioco (sia il comporre che il tradurre in dialetto)
unoperazione pi concettuale, metaforica o metalinguistica, potremmo dire;
per questo Pasolini traduce principalmente poeti contemporanei, per la maggior parte non italiani, che tentano a livello europeo una ricerca simile nella
propria lingua poetica, e con i quali il poeta in Friuli pu condividere la sua
esasperata coscienza linguistica 83.
Lo stato di lingua minore percepito da Pasolini risulta afflitto da una sorta
di complesso essere minore, daltronde, acquista una connotazione positiva
una volta messo a confronto con una lingua nel sistema di traduzione. Questo stato descrivibile, per analogia, con il complesso di Edipo, cos come citato in un discorso pasoliniano sullautonomismo friulano, che si manifesta in una
forma di repulsione contro la cosiddetta civilt 84. Pur mettendo in funzione
lapplicabilit e la praticabilit del dialetto come mezzo espressivo poetico, Pasolini cerca di connettere il dialetto stesso agli ideali romanzi che rappresentano
le origini della lingua poetica, e quindi della poesia 85.
Nel Pasolini che adopera accanitamente il dialetto per la poesia, e ora anche per la traduzione, non sembra facile riconoscere una posizione comune a
quella di Sergio Solmi, autore-traduttore tra i pi rappresentativi dellepoca:
Solmi tratta della nascita della traduzione poetica nel saggio compreso in
Poeti antichi e moderni tradotti dai lirici nuovi, a cura di Luciano Anceschi e
Domenico Porzio (Milano, Il Balcone, 1945), dal titolo Del tradurre i versi:
la traduzione nasce, a contatto col testo straniero, con la forza, lirresistibilit dellispirazione originale. Alla sua nascita presiede qualcosa come un moto
dinvidia, un rimpianto daver perduta loccasione lirica irritornabile, di averla lasciata a un pi fortunato confratello daltra lingua. E` lo stesso movimento
che spinge molti buoni scrittori al plagio 86.
Eppure questo stesso senso mistico del furor poeticus, mescolato con la
coscienza di trovarsi in una posizione ancillare, condiviso da Pasolini che,
avvalendosi di diverse antologie pubblicate in quegli anni, sta per affrontare
una vera e propria traduzione 87, e che dichiaratamente non ammette pi lesclusivit del dialetto per soffermarsi sullunit di varie lingue romanze. Nel
1947 la sua rivista prende la nuova denominazione Quaderno romanzo 88,
gio che aspira a diventare linguaggio e ideale, tale da giungere a esprimere la vita profonda delle analogie, il complesso, infinito sistema universale delle analogie (Anceschi 1992, p. 201).
83
Dalla lingua al friulano [1947], in SLA, p. 283.
84
Cfr. Il Friuli autonomo [1947], in SPS, pp. 43-46.
85
Sulla friulanit assoluta, tradizione romanza, cfr. Academiuta di lenga furlana [1945],
in SLA, pp. 74-76; Volont poetica ed evoluzione della lingua [1946], in SLA, pp. 159-161.
86
Anceschi & Porzio 1945, p. 239.
87
Lassenso di Pasolini si legge in Dalla lingua al friulano (1947): [...] quanto ora ci importa un dato esterno e utilitario del tradurre (e per quel che riguarda le difficolt non banali
e gi risapute della traduzione, rimandiamo ai saggi di Solmi, Montale, Ungaretti ecc. raccolti
dallAnceschi in un interessante volume) (SLA, p. 282). Si intende lantologia appena citata.
88
Pasolini ispirandosi a Graziadio Isaia Ascoli, ambisce allunit linguistica ladina. Confi-
137
una concretizzazione del progetto simile a quello pan-romanzo dei felibri francesi. Vi si leggono testi che riguardano il catalano, il castigliano,
persino lalbanese, e naturalmente limmancabile friulano (la scelta non
accettata nemmeno da Giuseppe Marchetti, uno dei pochi simpatizzanti locali di Pasolini 89). Nel prosieguo della promozione del dialetto, la centralit del friulano viene paradossalmente sostituita da un affiancamento alle
altre lingue romanze, alla pari con una di esse, anche se questo dialetto occupa ancora una posizione preminente: gi nella tesi di laurea su Pascoli
(redatta nel 1945), accanto alla traduzione grigionese di Orfano (di Domenico Mosca, citata da Pascoli nella nota alla sesta edizione di Myricae del
1903 90), Pasolini presenta le versioni friulane di due myricae: Lontana (il
pi diafano dei racconti lirici del Pascoli; il pi lirico; questa lirica musicalissima 91) e Temporale; e di uno dei Canti di Castelvecchio, Viatico 92. Il
da a Contini il progetto di rinnovamento della rivista derivato da un ideale di stampo ascoliano:
che ne direbbe che lo Stroligt (magari mutando nome) divenisse una piccola rivista, ma pi
poetica che filologica, di tutte le parlate ladine? [...] Io penso a quel gigantesco volume dellAscoli in cui una curva ideale unisce lEngadina al Friuli, in cui tutti quegli s finali, quelle palatali, quei dittonghi sono come impregnati di un inquietante aroma dalta montagna. [...] dal
cuore della Svizzera ai monti di Gorizia potrebbe disegnarsi quella regione ideale e astratta la
cui presenza era stata indicata dallAscoli (Lettera a G. Contini [27 marzo 1946], in LE I, p.
242). Con il volume dellAscoli sintende il primo volume dellArchivio glottologico italiano che contiene i Saggi ladini di Ascoli (Ascoli 1873). Gli studi di Ascoli occupano una parte
fondamentale nella biblioteca di Pasolini. Cfr. Ciceri 1997, p. 187, n. 5. Nei Saggi ladini, Ascoli
indaga i legami lessicologici tra le valli dei Grigioni, della Ladinia, della Lombardia, del Friuli e del Veneto.
89
Cfr. Marchetti 1947b.
90
Cfr. Pascoli 1940, p. 1268. NellAppendice alla parte introduttiva della tesi di laurea,
sulla versione di Domenico Mosca Pasolini commenta erroneamente: una traduzione in rumeno (Pasolini 1993, p. 108).
91
Ivi, rispettivamente pp. 44, 121.
92
Le traduzioni friulane di Pascoli si trovano oggi in PO II, pp. 1488-1493. Linserimento
dei due testi mira a mostrare un esempio della lingua inventata, vicina a quella di Adamo.
Cfr. Pasolini 1993, pp. 108-109. Nel saggio La lingua della poesia del 1956, Pasolini cita di nuovo lepisodio dellOrfano in dialetto riferito da Pascoli stesso: [...] il grande desiderio irrealizzato del Pascoli era di evadere compiutamente, dalla lingua maggiore da lui gi ridotta a minore, verso il dialetto. Testimonianza di questo desiderio, chiaramente implicito in tutta la sua
opera, sono le accorate parole che egli scrive a proposito della traduzione di una myrica in una
lingua fraterna (il grigionese) (SLA, p. 1012). Il saggio ricalca gli appunti continiani su Pascoli (Il linguaggio di Pascoli), in cui il filologo cita il nome del poeta friulano. Dopo i riferimenti sui tentativi di una lingua inventata di Pascoli e di Stefan George, Contini scrive: ora, la linea pascoliana persiste ed ancora attuale, specialmente se si adotta il punto di vista da cui ci
siamo posti, quello linguistico; ed attualit vivacissima se si pensa agli esperimenti compiuti in
questi ultimi anni da un animoso poeta, romagnolo del resto, ma che ha cominciato a scrivere
in friulano, Pier Paolo Pasolini, e dalla giovane scuola che riusc a promuovere e riunirsi attorno. Se si valutano nel loro insieme i prodotti di questo singolare flibrige friulano, indubbio
che li caratterizzi proprio il gusto di operare, con temi anche modernissimi, in una materia verbale che come tale sia inedita: a un simile esperimento sarebbe difficile negare il predicato di
pascoliano (Contini 1955, p. 238).
138
poeta redattore del Fiore di poeti catalani 93 non traduce in friulano, bens in
italiano 94 (mentre scrive i saggi in friulano solo nei primi due numeri del
1944). Non a caso cessa qui la pubblicazione del periodico friulano di Pasolini, originariamente destinato a sancire legemonia del dialetto in senso estetico.
Per meglio dire: Pasolini si orienta verso una molteplicit di lingue, in
particolare di quelle minori 95. Quando inizia a intervenire sulle riviste nazionali, quali La Fiera Letteraria 96 e Poesia (diretta da Enrico Falqui) a partire dallestate del 1946, emerge prima la sua figura come poeta friulano e
specialista della poesia friulana, poi gradualmente quella di critico della poesia in vari dialetti italiani 97. Gi dal 1947 in Quaderno romanzo, rassegna
di varie parlate romanze, vi scorgono accenni a diverse figure dialettali in Italia: Sguardo ai dialettali 98 una recensione ai periodici sulla poesia dialettale
attivi in Italia (Musa dialettale di Verona, Romanzesca di Roma, Fogolr di Milano), che creano insieme un movimento per innalzare lo status di
genere. Il saggio Sulla poesia dialettale (pubblicato in Poesia, VIII, ottobre
93
Corredato da una nota sulle uniche origini provenzali e italiane della letteratura catalana, il numero unico di Quaderno romanzo dedicato allantologia dei poeti contemporanei
in catalano (salvo il primo poeta del Quattrocento): Joan Rois de Corella, Jacint Verdaguer, Miquel Costa I Lloblera, Joan Alcover, Joan Maragall, Josep Carner, Carles Riba, Manuel Bertran
I Oriola, Carles Card. Cfr. Pasolini 1994a. Contini gioca un ruolo importante in primo luogo
per lampliamento dei temi trattati nella rivista ad altre lingue romanze, poi concretamente con
la scelta dei catalani; infatti Contini a presentare a Pasolini Carles Card, poeta sacerdote in
esilio a Friburgo, dove il filologo insegna: ho scritto al poeta catalano Carles Card, chiedendo la collaborazione sua e di altri scrittori suoi contemporanei. E i romanci? Le sar possibile
trovare qualcosa? Oltre a versi, potrebbero trovare posto nello Stroligut, scritti filologici o saggi
di poesia popolare romancia (lettera a G. Contini [7 maggio 1946], in LE I, p. 247); ho ricevuto e in gran parte gi letto lantologia catalana inviatami da Carles Card; una cosa stupenda.
E` stato per me un affollarsi di fantasmi dimenticati, un ritorno alle fonti... Una lingua e una civilt sconosciute hanno fatto in modo che ricordassi il senso di certi termini poetici, che mi erano divenuti troppo famigliari. Ho avuto anche tra le mani in questi giorni una ventina di numeri del Fgl ladin [...]. A Roma uscito il primo numero di una Italia dialettale (lha gi visto?) (lettera a G. Contini [20 luglio 1946], in LE I, p. 252). Sulla segnalazione di Contini intorno ai catalani portatori di ideali analoghi a quelli di Pasolini, cfr. Note e notizie sui testi, SPS,
p. 1741.
94
Le traduzioni italiane dei poeti catalani ad opera di Carles Card subiscono interventi
di Pasolini (ho quindi dovuto io stesso supervisionarle, lettera a Leonardo Sciascia [4 luglio 1953], in LE I, p. 582). Pasolini riprova personalmente a tradurre in italiano Ballata di Joan
Rois de Corella (in PO II, p. 1359).
95
Nel 1972 Ferdinando Camon d un giudizio al Pasolini del periodo tardo-friulano:
Pasolini usa molti dialetti (quello romanesco lo imparer pi tardi), ma proprio per questo
non ha un dialetto: nessuno suo (Camon 1972, p. 84; corsivo dellautore).
96
Su La Fiera Letteraria compare una segnalazione anonima de Il Stroligut del 1946
(n. 2).
97
Fino alluscita de La meglio giovent Pasolini ritenuto principalmente un critico della
poesia dialettale. Cfr. la recensione a La meglio giovent di Antonielli del 1955.
98
Ora in SLA, pp. 218-220.
139
140
lini ricrea un tono poetico derivato dallidea di una lingua pura, mai abbandonata, anche quando sembra copiare o addirittura mimare ci che si manifesta in un altro contesto, oppure in una realt esterna. Nella sua genesi, al
momento della traduzione, la lingua pura figura idealmente come un punto
di convergenza di diverse lingue complementari e familiari tra loro: se precedentemente, attraverso la traduzione, la poesia pura sembrava concretizzarsi in un dialetto, ora Pasolini libera lidea della poesia pura, tenendola viva
in un concetto di traduzione fondato sulla relativit delle lingue. Nel 1957
Pasolini, connotando la libert linguistica come espressa in una lingua
fondamentalmente eletta e squisita, ricava una frase di DAnnunzio da un
saggio di Contini: lo stile possiede una sua, interna e ineffabile, resistente virt vitale 103. Pasolini, tra i redattori della rivista Officina, accusa i
poeti della generazione precedente che adoperano la lingua pura e che praticano lelusivit, presentando allo stesso tempo la tesi di un plurilinguismo
e contrapponendo alla poesia pura i propri schemi non lirici, in un dualismo alquanto riduttivo rispetto alla situazione critica degli ultimi anni Cinquanta, come rileva Niva Lorenzini 104. Il poeta, cosciente della latente ineffabilit della poesia, mette in gioco vari registri linguistici, in una tessitura di rimandi continui metafore appunto non facendo altro che sottolineare
linterna traducibilit della lingua 105, come scriveva del resto Contini a proposito della lingua interiore dello stesso Pasolini, conclusa, sistematica, quasi marmorea.
103
La libert stilistica, uscito su Officina, n. 9-10, giugno 1957, riportato in Passione e
ideologia [1960], ora in SLA, pp. 1232-1233.
104
Cfr. Lorenzini 1999, pp. 138-140; Lorenzini 1991, p. 66. E` una strategia di Pasolini
condannare gli ermetici, per distinguersi tra gli sperimentalisti; proprio per tale scopo rimane
elusa la definizione dello sperimentalismo separato dalla neo-avanguardia. Sulla confusione
tra i due movimenti in Pasolini, cfr. Lorenzini 1998.
105
Contini 1943, p. 354.
141
5
LA MEGLIO GIOVENT, UN CANZONIERE FRIULANO
1-159.
2
Esistenza e manierismo in Pier Paolo Pasolini [1977], ora in Fortini 1993, p. 155.
Dallautopresentazione del 1974, [Quarta di copertina di La nuova giovent], in SLA,
p. 2692.
4
La nuova giovent. Poesie friulane 1941-1974, Torino, Einaudi, 1975. Nello stesso perio3
143
144
145
(1950) Pasolini riprende il progetto del canzoniere friulano 12, allora intitolato Romancero, quasi contemporaneamente a quello del corpus della poesia
italiana Lusignolo. Ad un certo punto le due raccolte si incrociano, quando il
canzoniere friulano non incontra un buon destino editoriale 13 e il poeta, traducendo alcune poesie friulane, le inserisce ne Lusignolo 14. Ricordiamo che
Pasolini concepisce la creativit come frutto del tradurre, e che spesso progetta unopera totalizzante: le Opere complete, secondo una prima progettazione datata 8 aprile 1947, consistono in sei volumi di poesie, due romanzi e
quattro drammi 15.
Quando finalmente arriva a Pasolini una risposta pi sicura da Sansoni per
la collana di Paragone (in cui pubblica racconti e poesie regolarmente), il poeta si rimette a lavorare a Romancero; durante la preparazione dellantologia della
poesia popolare, ispirandosi ai canti piemontesi, compone nel 1953 le poesie
dellultima sezione che consta di due capitoli, Il Veciu Testament e I Cols. Questo il momento decisivo che d forma al canzoniere: la sua struttura, finora lineare e cronologica, si trasforma subendo diverse stratificazioni. Anche se la raccolta rimane materialmente affidata a un unico libro, lopera si divide in due
volumi: il primo lirico, Poesie a Casarsa (1941-1953), e il secondo epico, Romancero (1947-1953). Come si vede, il titolo originario passa alla seconda parte
della raccolta, mentre il titolo La meglio giovent, a sua volta, ceduto allintero
canzoniere friulano dal romanzo che si chiamer Il sogno di una cosa. Con questa sistemazione il titolo Romancero che ricorda Garca Lorca, Romancero gita12
Il termine riferito dallautore per la prima volta nella lettera a G. Contini del 23 luglio
1947 (in LE I, p. 307). Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, pp. 1459-1460.
13
Prima Einaudi (tramite Carlo Muscetta), poi Mondadori (tramite Giacinto Spagnoletti)
erano interessati alle poesie friulane di Pasolini, ma le trattative non si svilupparono sufficientemente. Cfr. ivi, pp. 1460-1462.
14
Cfr. ivi, p. 1540.
15
Cfr. W. Siti, Lopera rimasta sola, in PO II, p. 1921. La mania di Pasolini manifestata
nei progetti (e indici) continuamente modificati sembra paragonabile a quella di Tommaseo,
descritta da Contini nel saggio Progetto per un ritratto di Niccol Tommaseo del 1947, letto con
passione da Pasolini: la sede privata della scrittura tommaseiana (si intende del Diario intimo,
terza edizione del 1946) il rendiconto dei suoi piaceri [...] un programma, altrettanto maniaco e cavilloso, di futuro [...]. I piaceri suppongono uno sfondo continuo (una durata); il
rendiconto-programma, una trasformazione perenne del continuo in discreto (Contini 1947b,
p. 20). Pasolini commenta questo studio al suo autore: certi passi di quello scritto (la collocazione geografico-linguistica del Tommaseo, il suo odio contro se stesso ecc.), Le ripeto, mi costringono proprio a ringraziarLa (lettera a G. Contini [10 ottobre 1947], in LE I, p. 325; corsivo dellautore). Gli appunti inediti sul saggio continiano sono pubblicati in Ferri 1996, pp.
91-93. Nella poliedricit, ovvero nellassenza di genere, della scrittura di Tommaseo, Bazzocchi
trova un punto comune con quella del Pasolini friulano (tra il 1940 e il 1945), con il suo moltiplicarsi, che vede al suo centro la forma del diario, dellespressione autobiografica (Bazzocchi 2002, p. 88). Una scrittura in forma di appunti, come riferita da Contini a proposito di
Tommaseo, permette a Pasolini di raccogliere tutti i materiali con continuit.
146
16
La prima edizione per la Revista de Occidente di Madrid, del 1928. E` plausibile il
richiamo a un poeta romantico: Heine e il suo Romancero (1851).
17
Il Romancero di Garca Lorca, dedicato al popolo gitano oppresso dal regime franchista, contiene spunti tematici utili a quello pasoliniano sui Cols e sui loro compaesani nel periodo napoleonico. Cfr. Falchi 2003, pp. 32-34. La sezione, dotata di una dimensione pi ampia
rispetto allesempio lorchiano, si trova prossima anche allantica forma di tale genere.
18
Note e notezie sui testi, in PO I, p. 1521.
19
Nel sommario della prima edizione, i titoli compaiono in italiano.
147
Cansoneta
Lengs dai frus di sera
II. Danze
Suite furlana (I-IV)
Dansa di Narcs (I)
Dansa di Narcs (II)
Dansa di Narcs (III)
Pastorela di Narcs
Mostru o pavea? (I-IV)
Il Diaul cu la mari (I-IV)
Il d da la me murt
III. Lieder
Misteri
Colt dal cur...
Li colombis
Il ljar
Amur me amur
Soreli
Suspir di me mari ta na rosa
Appendice (1950-1953)
Lnis (I-IV)
De loinh
Cansion
Conzit
148
Romancero (1953)
I. I Cols
Il soldt di Napoleon
Beputi e Fiorina
Risst di amur
Cintin
Caporet
II. Il Vecchio Testamento
Il quaranta quatri
Il quaranta sinc
La miej zoventt
Nota
Il primo volume ha tre sezioni: Poesie a Casarsa (1941-1943), Suite furlana (1944-1949), Appendice (1950-1953). La prima sezione suddivisa in tre
parti: Casarsa, Aleluja, La Domenica uliva.
Dopo aver subito le correzioni linguistiche, la prima raccolta del 1942
presta componimenti alla prima parte, Casarsa, in cui risiedono nove testi:
Dedica, Il nini murt, Ploja tai cunfns (gi Pioggia sui confini), Dili (gi Dilio),
O me donzel (gi O me giovanetto!), Li letanis dal biel f (gi Lis litanis dal
biel fi), David (gi Per il David di Manz), Tornant al pas (gi Per un ritorno al paese), Ciant da li campanis (gi Canto delle campane). Non tutti, per,
sono ripresi dal volume di esordio: vengono infatti esclusi quattro componimenti, Lingannata, Al fratello, Fuga e Altair, gi scartati dallindice del primo
libretto, riscritto nel 1943 20. La nuova versione de La Domenica uliva, una
poesia relativamente lunga che presentava un posto a s nel libro di provenienza, rinominata La Domnia uliva, costituisce ancora, da sola, la terza parte cos chiamata per il titolo in italiano. Questa versione reca ritocchi, in
modo particolare rispetto agli altri casi dei primi versi friulani, gi nella raccolta Tal cour di un frut Nel cuore di un fanciullo del 1953 (lunica raccolta
dialettale che abbia un titolo in friulano), che costituisce la fase preparatoria
del canzoniere del 1954 21.
La seconda parte, Aleluja, comprende altre poesie aggiunte alle Poesie a Casarsa per preparare la seconda edizione; fra queste, tre sono precedentemente
pubblicate sulle riviste friulane: Fevrr (sullultimo numero de Il Setaccio del
maggio 1943; dieci anni dopo ripresa in Tal cour di un frut), A na fruta (in Ce
fastu? della SFF, ottobre 1943), Romancerillo (sul primo numero de Il Setaccio del novembre 1942). Questi tre componimenti e altri due, Aleluja e Vilota,
(cio tutti della sezione di Aleluja), entrano nel repertorio delle Poesie a Casarsa
gi dal 1947, lanno in cui Pasolini comincia ad accrescere il volume, ed a tradurre i titoli in friulano, come si pu vedere sopra 22.
La nuova giovent presenter nella seconda parte (dopo Aleluja) le poesie
recuperate dalle raccolte friulane: Corots (da Poesie dimenticate) e Fiestis di
20
Cfr. lindice delle Poesie a Casarsa del 1943, citato in Note e notizie sui testi, in PO II, p.
1499.
21
Tal cour di un frut, Tricesimo, Edizioni di Lingua Friulana, 1953 (duecento copie numerate). Si tratta di unantologia realizzata su richiesta di Luigi Ciceri, amico friulano di Pasolini; unantologia provvisoria, visto che il progetto di Romancero attende ancora lultima revisione prima della pubblicazione. Giacinto Spagnoletti segnala questa pubblicazione come anticipazione del romancero (cfr. Spagnoletti 1953). Nonostante la grafia cur sia comunemente
accettata e lautore il pi delle volte vi ricorra, adottiamo cour, senza accentazione, come risulta
dalla copertina del volume. Il sintagma che costituisce il titolo si legge gi in una prosa italiana
del 1949 inserita tra i diari: Specchio contro specchio, i misteri si specchiano fin dove finisce lo spazio e il tempo, nel cuore di un fanciullo che non sa il suo mistero ([La belva ha un profumo], in PO I, p. 686; corsivo nostro).
22
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1501.
149
me mari (da Tal cour di un frut; nel 1954 occupa la terza parte di Romancerillo). Le opere della sezione Aleluja diverranno sette, crescendo di due unit: i
loro recuperi sono giustificabili, dato che facevano parte delle Poesie a Casarsa nel 1943 23.
Tra i versi rifiutati nel 1954 e mai recuperati nel 1975, quelli delle prime
due sezioni di Poesie dimenticate La Julia (1943) (in versione completa) e A
Versuta (1943-1945) (mancante solo di Corots, che nel 1975 entrer a far parte delle poesie di Aleluja) avrebbero potuto inserirsi in Aleluja, nellultima
met della prima sezione, o in Suite furlana, nella sezione successiva al suddetto capitolo.
Si apre successivamente la seconda sezione Suite furlana (1944-1949): la
Suite 24 formata dalle poesie di Tal cour di un frut e da quelle pubblicate sulla rivista Botteghe oscure (novembre 1950), diretta da Giorgio Bassani, ed
suddivisa in tre parti ovvero movimenti (ammesso che il richiamo alla
musica abbia un significato, poich si tratta, comunque, di schemi ritmici e
formali): Linguaggio dei fanciulli di sera, Danze, Lieder. Il primo contiene le
poesie che si richiamano a modelli poetico-musicali, quali Ciants di un murt,
Lied, Cansoneta; il secondo una serie di Dansa e Pastorela; il terzo le variazioni di Lieder.
Nella versione del 1974 si incrementeranno i Lieder con sette componimenti provenienti da Poesie dimenticate, in modo da costituire nel suo insieme
un micro-canzoniere allinterno del corpus. LAppendice romana alla Suite, che si colloca alla fine del primo volume, raddoppier ulteriormente con
quattro poesie disperse; divisa in due, essa porter un titolo per ciascuna parte,
Il Gloria (dallaggiunta poesia eponima Li campanis dal Gloria) e Congedo (da
Conzit).
Concluso il primo volume con la poesia Conzit Congedo dellAppendice, inizia il secondo, occupato dai versi della raccolta del 1949, Dov la mia
patria, che rappresentano il primo momento epico-folcloristico, e anche da
quelli scritti ex novo, messi in luce per la prima volta. La prima sezione, El testamento Corn, una replica della raccolta del 1949 in varianti occidentali del
Friuli. Il secondo capitolo, Romancero, composto da versi appartenenti ad un
secondo momento epico (dopo quello del 1947) spinto da unaspirazione poetica di matrice storico-folcloristica, in cui si intravede il poeta delle Ceneri: la
coesistenza del Romancero allinterno del canzoniere rende possibile la struttu23
Cfr. lindice delle Poesie a Casarsa del 1943, citato ivi, p. 1499. Corots si trova anche allinterno del sommario rifatto nel 1947. Cfr. la riproduzione dellindice in Gardair 1996, p. 25.
24
La suggestione musicale del titolo allude a Garca Lorca (come, del resto, romancero).
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, p. 1465. Garca Lorca aveva progettato una raccolta dal titolo Suites con frammenti pubblicati oggi in Poemas sueltos e Otros poemas sueltos: si trovano
infatti titoli quali Suite del regreso Suite del ritorno, Suite de los espejos Suite degli specchi
e Suite del agua Suite dellacqua. Cfr. Garca Lorca 2001.
150
151
zione Suite furlana (1944-1949), le tre parti mostrano soluzioni metriche che
testimoniano una certa inclinazione sperimentale e fili di narrazione lineare a
seconda degli schemi poetici 26.
Nella Suite si riconoscono due schemi poetici fondamentali della raccolta: Lied, secondo Pasolini, ovvero una formula chiamata canzonetta, che consta di tre quartine di settenari; danza con un modello in quattro sezioni di due
quartine di novenari.
Proviamo a ricostruire il percorso del Lied dalla sua nascita. La predilezione per il settenario attestabile fin dalla trasformazione delle villotte pasoliniane: le Vilotis del 1944 (quattro villotte sullo Stroligut dellaprile 1944),
fedeli allo standard friulano popolare, sono costituite da quattro ottonari con
la rima finale a b a b; la Vilota che troviamo nel canzoniere del 1954 (nella sezione Linguaggio dei fanciulli di sera) presenta invece una quartina di settenari con la rima finale a b c b. Sulla coerenza nel settenario si fonda poi la forma
del Lied. La formazione dello schema metrico preceduta da due varianti:
Tai ciamps, di Domnia del 1944 di tre strofe di cinque settenari; Doi lieder
del 1953 composta da due parti, di tre terzine di quinari e senari e di tre strofe di cinque settenari. La prima parte dei Doi lieder in versi quinari viene abbandonata e dalla seconda nasce, infine, la poesia Lied del 1954 di due strofe
di cinque settenari, inclusa nella sezione Linguaggio dei fanciulli di sera, non
tra i Lieder. Questa poesia si evolve nella formula chiamata Lied di tre quartine di settenari a rime alterne, e applicata alle poesie come Cansoneta (in Linguaggio dei fanciulli di sera) e in quelle della sezione Lieder. In questultima,
si attestano variazioni: Misteri con qualche intrusione di ottonari e novenari;
Colt dal cur..., Li colombis e Soreli, a rima incrociata; Il ljar munito anche
di quinari e senari; Amur me amur con pi metri differenti
(a a b b c d c d e f e f; con la possibilit di unassonanza tra b, c, d);
a chiudere la sezione Suspir di me mari ta na rosa di cinque quartine di settenari, anzich tre, con qualche presenza di quinario e senario.
Tra le poesie in lingua unapplicazione della canzonetta segnalata da
Giorgio Bertone: La scoperta di Marx, lultimo poema de Lusignolo, che presenta dieci poesiole di tre strofe di tre settenari luna a rima abc-abc-ddc 27.
Questo poema, pubblicato una prima volta nel 1953, appunto col titolo Canzonette, prossimo alla soluzione tecnica dei poemetti de Le ceneri di Gramsci.
Il Lied pasoliniano, derivato dalla villotta, pu trovare un caso simile, tra
i dialettali, nel Giotti dei Colori: basti ricordare la serie Colori in poesie quali
Interno, Siroco, Seren, Lltima felizit, Piova 28; oppure in ambito italiano Il
26
e 2002.
27
28
152
Bertone 1981, p. 50. Cfr. anche Bertone 1999, pp. 44-45; Orlando 1993, pp. 124-125.
Si trovano in Giotti 1997, rispettivamente pp. 144, 177, 181, 183 e 191. Nel 1942 Paso-
balcone di Montale, in apertura de Le occasioni 29; o ancora le poesie dalla serie La memoria felice (1937-1939) di Alfonso Gatto, Sembianza, Pioggia, Aria
destate 30; infine le frequenti quartine dei Canti di Castelvecchio di Pascoli 31.
In Pasolini una forma ammette solitamente alcune eccezioni versi ipometri
e ipermetri e schemi rimici variati anchesse, per, istituzionalizzate.
La terza parte della Suite, Lieder, la pi espansa allinterno della versione del 1974. I sette componimenti esclusi nel 1954 confluiscono nella raccolta del 1965, intitolata inizialmente Lieder come sottotitolo alternativo di Poesie dimenticate 32. I recuperi dipendono dalla reticenza di Pasolini sul tema
omoerotico affrontato nella serie, che nella totalit si potrebbe definire un
canzoniere amoroso, secondo Arveda: la concretezza dei ricordi amorosi
e labbandono dei correlativi sensuali a favore di un discorso esplicito; motivo questo, con ogni probabilit, dellesclusione dei Lieder da MG 33. Walter
Siti commenta il recupero avvenuto nel 1965: forse, dopo lo scandalo di Ragazzi di vita, Pasolini anche meno timido nel rendere pubblici alcuni testi
damore omosessuale 34. I sette Lieder, infine, completano la serie nelledizione del 1975. Il Lied acquista la valenza di canzonetta melica, come si definisce nelluso comune, intesa in ambito musicale romantico, cos come si
nota in una fantasticheria basata su un episodio vissuto a Sacile nel 1929 dal
poeta allet di sette anni: il senso misterioso di un lied cantato in qualche
cantuccio di villaggio al sopravvenire di una sera, alpestre, incupita dallodore del fieno o della neve [...]; Gemma laria..., o: La nebbia aglirti colli... con
una lentezza vocale, una sonorit di memoria di scuola [...] Quel mistero,
lini si riferisce a Colori in una recensione: non esiteremo invece di indicare la purezza di Giotti
(Colori) ad una pi semplice e quieta adeguazione del suo cuore al suo linguaggio: una freschezza che pura in quanto tale e, con conseguente estrema naturalezza si ritrova nel dialetto (Collezioni letterarie [1942], in SLA, p. 27; corsivo dellautore). In questo testo Pasolini nomina
Giotti assimilandolo a Penna. Sugli esempi di Giotti e Montale (nella nota successiva), si legge
in Brugnolo 2002, p. 275, n. 9.
29
Montale 1996, pp. 3-5. Il balcone collocato in limine, separatamente dai mottetti
montaliani che ispirano il Pasolini casarsese. Consta di tre quartine di ottonari, anzich di settenari; presenta tre diversi schemi rimici a b b a c d c d e f g e.
30
Sono i componimenti contenuti nel volume Poesie del 1941, ora in Gatto 1972, rispettivamente pp. 57-58, 58-59, 64-65.
31
Ad esempio Casa mia, quartine di settenari (a b b a) e Mia madre, una catena di quartine e distici di settenari a rima alterna (in Pascoli 1940, rispettivamente pp. 1116-1118,
1119-1120). Catene di quartine composte di settenari si registrano anche in Gozzano, letto dal
giovane Pasolini (anche se egli nega una influenza dai crepuscolari, giudicandosi antitetico al
guidogozzano nella lettera a L. Serra [20 agosto 1941], in LE I, p. 82): Il viale delle stelle
(1904) a rima incrociata, Le golose (1907) a rima alterna, e Nemesi a rima incrociata (oggi si leggono in Gozzano 1995, rispettivamente pp. 19-24, 32-33, 81-85).
32
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, p. 1505.
33
Cfr. le note in Pasolini 1998, p. 232.
34
Note e notizie sui testi, in PO I, p. 1505.
153
chiuso come una piccola, leggera, inquietante strofa di lied (dal racconto
Operetta marina 35). Il sentore campestre, avvertibile anche nei frammenti citati da Pascoli e Carducci, si mescolano con il tono giocoso nei Lieder pasoliniani; il gioco riguarda anche la retorica adottata nella serie. Un gioco
raffinato, indicato come paronomasia da Arveda 36, si scorge in Laris Ladri (poesia esclusa da La meglio giovent, pubblicata poi in Poesie dimenticate e La nuova giovent):
Rivat dongia to mari
sintiratu enciam
i me bussons tal lavri
chi ti i dat coma un lari?
Arrivato da tua madre, sentirai ancora sulle labbra i baci che ti ho dato come
un ladro?
(vv. 1-4) 37
LAmore, oggetto del desiderio, va rintracciato nelle parti di una corporeit, come nelle ciglia, nei piedi, nei capelli, e nel sen seno paragonato alla seda seta (che fa rima finale con sen) e alla nula nube (le
35
RR I, pp. 400-401. Il racconto fa parte dei frammenti per un Romanzo del Mare scritti
tra il 1947 e il 1951.
36
Cfr. le note in Pasolini 1998, p. 219.
37
I versi esclusi da La meglio giovent verranno citati dalle appendici a La meglio giovent in PO I.
38
Il figlio si trasforma in ladro verso la madre o Dio. Gli altri esempi si trovano ne Lusignolo della Chiesa Cattolica: rivivr gli slanci per mia madre, / le soggezioni pel mio grembo,
ladro / di tenerezza e gentili vergogne (Lingua, vv. 47-48, in PO I, p. 448); Dio a cui non credo, non avrai piet / di me: morto o impazzito il ladro ottiene / dalla Tua grazia solo il suo passato (Il canto degli angeli, vv. 4-6, ivi, p. 451).
154
Le immagini arrivano ad arretrarsi in una fissit pittorica: il momento favorito rimane, come nei primi versi casarsesi, lora serale di transizione. I cor39
Cavaliere 1972, p. 45 (traduzione del curatore). La fonte indubbiamente da ricercare
nella diffusa manualistica dei tempi anteguerra: Cento liriche provenzali del 1938, curate da Alfredo Cavaliere per lo Zanichelli di Bologna; e nella collana di Giulio Bertoni, Antiche poesie
provenzali del 1937, curate dallo stesso Bertoni. Cfr. Brugnolo 1984, p. 82, n. 29. Attilio Bertolucci ricorda Pasolini universitario: un volume di liriche provenzali, con buona traduzione italiana in calce correva per le aule universitarie bolognesi di via Zamboni, materia di studio per
gli studenti di Filologia romanza, editore Zanichelli (Siciliano 1978, p. 65). Con il volume di
liriche provenzali si intende quello di Cavaliere. In una prosa breve del 1946, Di questo lontano Friuli, Pasolini cita lincipit della canzone di Bernart de Ventadorn (in RR I, p. 1306). In una
poesia de Lusignolo della Chiesa Cattolica, Le primule, lo inserisce nella clausola della prima
strofa: Tu, Dio, come lallodola mi sai / che de joy muove sas alas contra l rai! (vv. 10-11, in
PO I, p. 488).
155
pi di fanciulli vengono raffigurati nella loro plasticit, perch almeno loggetto dellamore resti immortalato. Emerge talvolta il timore di Pasolini dinanzi
alla fossilizzazione compiuta nella scrittura. Il termine soranl (secondo il vocabolario Pirona, sopranno, vitello sopra lanno), che ricorre nei versi di
Coma unaria lizera Come unaria leggera, (S, avrai na sera / di inossent
soranl S, avrai una sera di contadinello innocente, vv. 9-10; da Poesie dimenticate e La nuova giovent) o in Vilota (vustri antc soranl vostro antico ragazzetto, v. 3; dalla serie di Poesie a Casarsa), implica una crescita nella figura del giovane, conciliata per con un aggettivo che le conferisce uno
stato di eternit.
Con la formula fissa del Lied, i versi amorosi presentano a gradi un certo
manierismo di immagini e espressioni reiterate: ci accade con sporadici riferimenti diretti ed espliciti. Questi sono leggibili solo nei testi recuperati successivamente nel 1965 e nel 1975: Tu chi ti botonis / il vistt tra li violis / tornt
nzul! [...] Tu che ti abbottoni il vestito tra le viole, tornato angelo! (Coma
unaria lizera Come unaria leggera, vv. 1-3); Coma lia savt / la lenga dal
p mut / amur e che la lenga, / no doma il lavri, a bussa? Come ha saputo
la lingua del pi muto amore... e che la lingua, non solo il labbro, bacia? (Sera
di estat Sera di estate, vv. 5-8). I topoi pasoliniani riempiono i versi di Soreli
Sole:
Soreli ah soreli
intnt chal si petena
ti ghi ris ta la crena
e a mrin li stelis.
Sole ah sole, mentre si pettina tu gli ridi sui ricci e muoiono le stelle.
(vv. 1-4)
Il vocativo ripetuto, il contrasto tra il sole che ride e le stelle che muoiono, i ricci come attributo del fanciullo amato (anche se crena hapax in
Pasolini), costituiscono ormai un repertorio della poesia pasoliniana. Il contrasto e il tema dei ricci si registrano anche in Dopu sena (da Poesie dimenticate e La nuova giovent), in cui si leggono i seguenti versi: Laria da la Miduna / a muf apena i ris / dal frut che sot la luna / disperada al mi rit Laria della Meduna muove appena i ricci del ragazzo che sotto la luna disperata
mi ride (vv. 1-4). In questo modo la sezione Lieder giunge a una doppia saturazione della forma: prima stilistica, poi tematica. Anche nel capitolo precedente, Danze, si presentano schemi poetici e temi legati alleros e alla libido, talvolta carnale.
La formazione dello schema metrico di danza si pu attestare nelle seguenti varianti: A un veciu in glisa del 1946 di quattro sezioni di tre quartine
156
Nella Forma del corpo (Forma detta in lingua con f maiuscola), Pasolini non ha pi la certezza dellesistenza del proprio doppio: trova in compenso, infatti, solo il recurt da la me vita viva il ricordo della mia vita
40
In Pascoli il novenario di uso sempre pi frequente nelle edizioni di Myricae e trionfa
nei Canti di Castelvecchio. Uno schema modello per la soluzione pasoliniana riscontrabile in
La canzone del girarrosto (si legge in Pascoli 1940, pp. 1063-1065): una poesia di quattro parti,
ciascuna composta di tre quartine di novenari e di una quartina (in terza posizione) di novenari
e trisillabi alternati. Sui novenari pascoliani, cfr. Pazzaglia 1972; Mengaldo 1990.
157
viva (v. 11). In un confronto con altri miti narcissici del Novecento, Pasolini, lungi dagli esempi del Valry autobiografico che gode la pienezza dellamor proprio attraverso una rilettura del personaggio peccatore (Narcisse parle e Fragments du Narcisse 41), si accosta piuttosto al Montale di Cigola la carrucola del pozzo 42, in cui si evidenzia linavvicinabilit temporale nella figura
del riflesso (si deforma il passato, si fa vecchio, / appartiene ad un altro...,
vv. 6-7). Nel caso pasoliniano, la visione nello specchio, dove giace il flusso
del tempo, diviene un tema psicologico; parallelamente il tempo si fa percepire in una sorta di udito psicologico: [...] na ciampana / tal cur dongia, tal
timp lontana una campana nel cuore vicina, nel tempo lontana (III, vv.
3-4). In questa ambiguit di doppi, vivo e morto, resta sicuro soltanto il
blanc di un barln il bianco di un barlume, che si concretizza nella mari
fruta madre fanciulla. Lamor proprio vacilla analogamente alla psicologia di un soggetto mai fermo nellautoanalisi; lamore della madre, invece,
presenta una reciprocit, anche se gi in Il Diaul cu la mari Il Diavolo con la
madre, la madre, solo evocata, esclusa per tutta la durata della poesia,
mentre la figura centrale resta quella del figlio morto, osservato dallocchio
esterno dallio poetante, nel pieno della notte. Questo io parla alla madre riguardo al suo figliolo Matto e Ladro senza madre: Tu i no ti sas, ma lui al
ten / un Mat sensa Mari tal sen. // Al va drenti in ciambra il Lari / e al sta
spagutt tal clar: / la so murt a ads chistu clar / chal impla la ciambra di
zal Tu non lo sai, ma egli nel seno tiene un Matto senza Madre. Va dentro
nella camera, il Ladro, e resta sbigottito nella luce: adesso la sua morte questa luce che empie la camera di giallo (IV, vv. 3-8; qua torna il motivo di ladro). La figura materna viene trattata come estranea e presagisce la comparsa
del desiderio pederasta e dellamore per il doppio nella sezione successiva dei
Lieder, che verranno conclusi infatti con Suspir di me mari ta na rosa Sospiro di mia madre su una rosa: I ti tas tu, salvdia, / coma lui [...] Taci tu,
scontrosa, come lui (vv. 9-10); Dutis dos dismintiadis, / la mari e la rosa! /
Zint cui sa dul / al ni dismintiadis Tutte due dimenticate, la madre e la
rosa! Andando chiss dove ci ha dimenticate (vv. 17-20). In questa poesia
anche la madre, analogamente al figlio, si sdoppia, come se lio potesse continuare ad amare la madre annullata e trasformata in una fanciulla.
Un abisso dei doppi si crea in unaltra danza, Mostru o pavea? Mostro o
farfalla?, gi dal titolo in forma di interrogativo. Ciascuna delle cinque parti
divisa in due quartine semanticamente contrastanti che iniziano No, a na
pavea [...] No una farfalla e No, al un mostru [...] No, un mo41
Narcisse parle (1891) dellAlbum di versi antichi e i Fragments da Charmes (1926) si trovano in Valry 1933, rispettivamente pp. 33-36, 133-147.
42
Da Ossi di seppia, si legge in Montale 1931, p. 72.
158
159
Dansa di Narcs 48
160
sin dal primo verso Sono gaio per amore. I vv. 5-6 sono una traslitterazione
fedele (Soj levt ienfra li violis / intnt cha sclariva e Eu m levei un buon
mati, / enans de lalbeta;), seguita dalla trovata del canto remoto del ragazzo, che in quella pastorella Pasolini identifica con Narciso. Al livello lessicale
sono riconoscibili i richiami, ad esempio tra dut antir e aitan.
Il suddetto incipit cupo torna nel distico iniziale della Dansa seguente,
che si presenta effettivamente in forma di ballata: Jo i soj na viola e un aunr
/ il scuro e il plit ta la ciar Io sono una viola e un ontano, lo scuro e il pallido nella carne. Questo refrain che si ripete quattro volte, corrisponde a sua
volta a quello della ballata provenzale: Damor mestera ben e gent, / seu
ma dona vis plus sovent Starei per amore gentilmente bene, se vedessi pi
spesso la mia donna 51. Il colore nero sul viso coerente anche nella terza
Dansa, a partire dallattacco O me spalis, / o ma plit / volt cul neri da li
violis, / dongia il lari O mie spalle, o mio pallido volto con nero delle viole,
presso il focolare 52; diventa, poi, il colore dellocchio: [...] il veri / dal me
neri / vuli spvit [...] il vetro del mio nero occhio, pavido (vv. 11-13). In
definitiva questa serie si potrebbe definire come un ciclo di Narcis rifatto in
negativo a partire dai provenzali.
La storia di Narcis prosegue nella Pastorela, un rifacimento di quella di
Gui dUissel: I soj zut l dongia / e a era na frutina bionda... / No: na fantata Sono andato vicino, ed era una ragazzetta bionda... No: era una giovane (Pastorela di Narcs, vv. 14-16); I olmi platt... / e al so post soj jo:
Spio di nascosto... e al suo posto sono io: (vv. 19-20). Narciso trova il suo
doppio non in un riflesso, ma nella figura, incontrata quasi per caso e scambiata per ragazzetta, con lidentificarsi in essa: adotta cos i suoi occhi, vuj
di me mari occhi di mia madre.
Nella sezione Danze Pasolini produce una serie di contrafacta dei provenzali originali 53, dai quali potrebbero sorgere dubbi sullintento manieristico
da lui dichiarato; come gi proposto da Brugnolo 54 loriginalit di Pasolini
va, infatti, indagata nella sua dialettica tra antichit e modernit, a ridosso
dellesperienza dei felibri francesi.
Il provenzalismo di Pasolini si prolunga sino alla parte finale della Suite, e
anche del primo volume del canzoniere. Quattro componimenti dellAp51
161
162
I titoli alternativi di Lnis, De loinh (identico alla poesia successiva) oppure Ab joy 61, che risentono della tradizione di canzoni di Jaufr Rudel (Ja
mais damor nom jauziray / si nom jau destamor de lonh Giammai godr [dei beni] damore, se non gioisco di questamore lontano, Lanquan li
jorn son lonc en may, V 62). Uneco arriva anche da un altro componimento
del trovatore, Quan lo rius de la fontana 63 che porta il verso: Amors de terra
lohndana (v. 8). Una lontana risonanza si ripete spesso in Pasolini poeta e
romanziere: in Tierra londhana 64, poesia inedita che presenta lo stesso schema di Lnis; in uno stralcio dellIntroduzione ad Amado mio, [Le maglie]
del 1947, in cui lio narrante definisce i suoi sentimenti verso un ragazzo indiano nel film western amore di terra lontana 65.
La fronte della poesia sopra citata si concentra sullimmagine causata dal
motivo del luned, del dopo: di luned, dopo la festa, cade il giorno della
morte (un topos pasoliniano sin da una delle prime poesie, Lis litanis dal biel
fi III, dove si leggono i versi Vuei a Domnia, doman a si mur Oggi
61
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, p. 1484. Ricordiamo con amor de loinh Pasolini
ripete il rudeliano ab joy come principio della sua poetica. Nel 1953 Pasolini si confida a Vittorio Sereni, ricordando gli anni friulani: in me era la joy poetico-religiosa dei provenzali
(lettera a V. Sereni [5 dicembre 1953], in LE I, p. 623). In un film documentario realizzato nel
1966, Pasolini. Lenrag di Jean-Andr Fieschi, il poeta si definisce usignolo ab joy ovvero in
raptus. La gioia descrive bene lo stato mentale del periodo friulano; il poeta non risparmia il
senso nostalgico verso i primi momenti dellAcademiuta passati con i compagni e allievi: io vivrei (oh, questo condizionale!) in uno stato di inalterata gaiezza ([Dai Quaderni rossi], in
RR I, p. 152). Nellambito della poesia italiana da citare lepigrafe pascaliana alla sezione Il
non credo de Lusignolo, O joie, joie, joie, ripresa in una quartina della stessa sezione, Splendore (O gioia, gioia, gioia..., v. 1, in PO I, p. 443); in Bestemmia il poeta riflette non senza ironia, sulla giovent, sulla mia paradisiaca / immortale gaiezza (vv. 7-8, ivi, p, 440).
62
Cavaliere 1972, p. 37 (traduzione del curatore). Pasolini dedica lintero canzoniere a
Contini con amor de loinh; nelledizione de La nuova giovent ripete la dedica sottilmente ritoccata: ancora a Gianfranco Contini e sempre con amor de loinh.
63
Ivi, pp. 33-35. Carducci cita alcuni versi di questo componimento in Jaufre Rudel (si
trova in Carducci 1908, pp. 946-949). Un suo discorso (dell8 aprile 1888) dedicato ai topoi
rudeliani presenti in Petrarca e Leopardi (i facsimili sono inseriti in Carducci 1905, p. 29).
64
Si trova nellAppendice a La meglio giovent (in PO I, pp. 378-379).
65
RR I, p. 272.
163
164
Il mar dai ins mare degli anni, che era sempri p sidn e alt sempre pi silenzioso e alto (Cansion, vv. 5-6), ancora proposto in un sintagma
ossimorico, un mar / lustri e murt un mare lucido e morto. Sempre paradossalmente il tema dellalba ribaltato per rappresentare piuttosto il tramonto di un tempo: lombrena della clausola crea un contrasto con il
chiarore dellalba leggibile nel verso corrispondente dellanonima alba
(quieu vey lalba el iorn clar ch vedo lalba e il giorno chiaro 68).
Nella versione del 1974, infatti, i quattro componimenti finali verranno
raggruppati nella serie intitolata Congedo, preceduta a sua volta da Il Gloria,
una sezione creata allinterno dellAppendice con quattro poesie aggiunte, tre
dalle Poesie dimenticate, una da Tal cour di un frut, che sono tutte in metro
provenzale, influenzato anche da modelli pascoliani, come le altre poesie del67
Brugnolo 2002, p. 300. Le poesie dellultima sezione de La religione del mio tempo,
Poesie incivili (aprile 1960) si trovano in PO I, 1039-1059. La rabbia riprende il modello della
canzone petrarchesca CXIX (Una donna pi bella assai che l sole, canzone della Gloria, in
Petrarca 2004, pp. 547-550), a sua volta fondata sulla canzone dantesca Amor, che movi tua vert da cielo (Dante 1984, pp. 405-409). Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, p. 1685.
68
Cavaliere 1972, p.499 (traduzione del curatore).
165
lAppendice: Li ciampanis dal Gloria (sul romano LApollo errante, almanacco per il 1957, 1956; poi in Poesie dimenticate), Un rap di a (da Poesie dimenticate), I vecius savurs (poesia pubblicata sulludinese Sot la nape del
maggio-giugno 1953 e su Tal cour di un frut, poi mantenuta fino alle ultime
bozze de La meglio giovent 69) e Il luzur (col titolo Naltri distn, su Il Friuli nel mondo, maggio-giugno 1953; poi in Poesie dimenticate). La poesia
eponima Li ciampanis dal Gloria Le campane del Gloria mostra una continuit liturgica con i precedenti La domnia uliva e Aleluja, e presagisce la
scomparsa del luogo idealizzato con lintroduzione dellimperfetto: [...]
coma / z sinquanta ins / quan cha era doma / Ciasarsa in dut il mond
come cinquanta anni fa, quando cera solo Casarsa in tutto il mondo (vv.
4-7). Il presente a Casarsa, da sempre evocato solo come ricordo, diventa ora
passato, tempo che richiama la nostalgia. Ancora in Un rap di a Un grappolo duva, [...] coma il mond / che a Ciasarsa al ardeva come il mondo
che ardeva a Casarsa (vv. 48-49); il poliptoto di I vecius savurs I vecchi sapori, Vuej mi ingiani, iir / i eri ingianat [...] Oggi mi inganno, ieri ero
ingannato (vv. 23-24); il contrasto tra c e laj ricondotto nello scarto
temporale e geografico in Il luzur Il chiarore, Miej chista vita nova e
muarta, / chistu curt invir chi vif / intnt che a Ciasarsa / linvier eternu al
fai slusi il curtif Meglio questa vita nuova e morta, questo breve inverno
chio vivo, mentre a Casarsa linverno eterno fa splendere il cortile (vv. 5-8).
Con questa operazione il poeta trasferisce il luogo poetico, Casarsa, in un
passato identificato con linfanzia del soggetto.
Le Danze e i Lieder, nel loro andamento consequenziale, prendono due
direzioni di narrazione: una storia delle forme poetiche, non lineare, bens
con indirizzi ben precisi, e in contrasto con il laboratorio disomogeneo delle
poesie che precedono queste sezioni; una storia del sentimento amoroso, poi,
nelle sue varie manifestazioni, amor proprio cupo e gioia nata solo nellunirsi con loggetto amato. LAppendice tratta, proseguendo tale schema bipolare, di una storia metapoetica, nella quale si dichiara la fine definitiva di una
stagione di poesia, effettivamente trascorsa in Friuli. Le condizioni di vita
sincrociano con il motivo ricorrente del passato (Dut il me vivi / al passt Tutto il mio vivere passato, Romancerillo, vv. 11-12: una delle prime
poesie friulane). Lelaborazione delle ultime canzoni infatti datata ai primi
anni Cinquanta, periodo del dopo corrispondente a quanto rappresentato
da lnis luned. La netta adesione alle formule provenzali la loro antichit consente di rendere pi chiara e viva lincolmabile distanza temporale, e
anche geografica, tra il poeta e il luogo idealizzato aprioristicamente come
lontano, tale da non permettere mai un ritorno non solo di natura mimetica, bens radicata sulla vena dellunicit pura dei poeti delle origini, che
69
166
167
tredici tavole realizzate appositamente per il volume dallamico pittore Giuseppe Zigaina nel periodo 1948-1949. Riflettono i versi di Pasolini gli schizzi
di figure umane al lavoro raffigurate con tratti forti e richiami immediati al
clima neorealistico (si vedano titoli come Mietitori, Scioperanti, Operaio ferito
al lavoro e Operai che escono dalla fabbrica): i contributi dei due artisti si alternano 75. E` un lavoro in cui si nota linteresse di Pasolini per la pittura, coltivato da sempre in qualit di critico e di pittore 76.
Simile al romanzo naturalista Il sogno di una cosa, in cui Pasolini si avva75
In una vera e propria collaborazione, la successione dei diciotto componimenti e tredici
tavole la seguente:
168
le delle testimonianze degli amici intervistati per gli episodi ambientati in Svizzera e in Jugoslavia, il metodo della documentazione si basa su un field work
appositamente eseguito (allo stesso modo, nei primi anni romani Pasolini registrer il linguaggio borgataro con un approccio antropologico). Il risultato
ben riuscito, per quanto riguarda laspetto linguistico, diversamente da quanto
era avvenuto per il dialetto casarsese misto del primo tempo friulano. Rizzolatti conferma: stupiscono, anche il dialettologo, la precisione e la fedelt alla
lingua parlata che il poeta dimostra nel servirsi dei dialetti di Valvasone, San
Giovanni, Bagnarola, Cordovado, Bannia, Cordenons ecc., di cui Pasolini percepisce le pi minute sfumature 77. Queste varianti, specialmente di Cordovado e Bannia, sono segnate dal bilinguismo del friulano occidentale e del veneto, di cui Pasolini misura la proporzione in componimenti quali Arba pai cunins Erba per i conigli in linguaggio di Cordovado, Bel coma un ciaval Bello come un cavallo e El testament Corn Il testamento Corn in friulano di
Bannia, introducendovi volontariamente qualche incongruenza dovuta alla lingua di incrocio in una isoglossa, una zona di transizione.
In questoccasione il poeta d ancora importanza, come nei primi tempi
friulani, alla sonorit delle varianti dialettali, pi che agli episodi raccontati
dai parlanti umili 78. Se la poesia stessa fatta di suono e di linguaggio differenziato, anche largomento scelto in modo adeguato, non solo come pretesto per esprimere il suono. Linsieme delle voci attribuite a determinati luoghi e personaggi costituisce un coro omogeneo, e Casarsa e il suo poeta sembrano scendere da una posizione di assolutezza. Tuttavia i sentimenti quotidiani dei braccianti e dei lavoratori, ricostruiti da Pasolini (e da Zigaina illustratore), costituiscono ancora una categoria, come lo erano i sentimenti
poetici del Pasolini a Casarsa. Quando i componimenti di Dov la mia patria confluiscono ne La meglio giovent, la realt popolare tende a fondersi
nella Storia, concepita come modello ciclico e universale.
Si gi sottolineato il fatto che ogni poesia ha il proprio interlocutore, di
provenienza sociale e geografica ben definita. I versi pi emblematici della
sezione, quelli delleponimo El testament Corn, narrano nella parlata di Bannia la morte di un giovane partigiano di origine contadina (la storia ricostruita grazie alle testimonianze 79). Per descrivere lepisodio, che pu ricor77
Rizzolatti 1986, p. 18. Cfr. anche Rizzolatti 1997, p. 15. Sullesattezza del dialetto di
Bannia in El testamento Corn, cfr. Yamamoto 1988, p. 73.
78
Sergio Vaccher, insegnante collega di Pasolini a Valvasone, coordina le interviste realizzate dal poeta nei piccoli paesi. Egli attesta: [Pasolini] era preoccupato di acquisire tutto
quello che secondo lui aveva un potere espressivo pregnante, in particolare le onomatopee. Lui
si preoccupava di quello, del suono in primo luogo; largomento era un pretesto per poter
usare la parola (Cadel 2002, pp. 122-123).
79 `
E ancora Vaccher ad informare Pasolini del ragazzo assassinato divenuto il modello,
originario di Giai della Sega, la cui lingua , secondo Pasolini, dotata di analogie con quella di
Bannia (ibid).
169
dare la morte del fratello, egli sceglie il linguaggio di Bannia, incidendolo sulla formula villoniana del Testament, con due temi a lui cari, il ritorno alla
propria terra (quindi la distanza incolmabile da essa) e lio-ragazzo vivo e
morto insieme. Il riferimento medioevale espressamente voluto: Villon gi
presente nellepigrafe aggiunta a Tornant al pas (la frase assente nelledizione del 1942), O sont les neiges dantan? (Ballade des dames du temps jadis 80). Lincipit (In ta lan dal quaranta quatro Nel mille novecento quaranta quattro) riprende quello del Lais villoniano (Lan quatre cens sinquante six 81). Ognuna delle nove strofe si compone di otto novenari con rima finale ripetuta a b a b b c b c (alla maniera della lassa): un caso analogo ad
un componimento in lingua, La tentazione (pubblicata nel 1955) del gruppo
di versi per Lusignolo 82.
Il tema del ragazzo che canta da morto la propria morte inaugurato nella prima parte del canzoniere, con Ciants di un murt (collocati allinizio della
Suite), una serie di poesie (I-IX) raggruppate sotto lo stesso titolo, ideata inizialmente per una raccolta autonoma 83. In questi canti, appunto lo stesso
ragazzo morto, Stefano, a contemplarsi come ex-vivo e a parlare della propria
morte in prima persona, alternando le immagini del drenti dentro e del
fur fuori descritte con particolare attenzione alle sensazioni visive e
uditive 84. I canti sono, dunque, di Stefano, e non su di lui. Risalgono al 1945 i
versi polimetrici di andamento prosastico, quindi ritenuti prose poetiche o
poemetti epigrafici 85, probabilmente a causa delle prime stesure in prosa 86;
esse riconducono allesperienza epica del Testament autoepitaffico 87. Questo stile riconosciuto soprattutto nellAntologia di Spoon River, allora diffusa per merito di Fernanda Pivano 88, conosciuta da Pasolini probabilmente
80
Il refrain Mais o sont les neiges dantan? chiude ciascuna delle quattro strofe, ai vv.
336, 344, 352 e 356. Si legge la versione originale commentata in Villon 1923, pp. 48-51.
81
Ivi, p. 1.
82
Cfr. Brugnolo 2002, p. 300, n. 67.
83
Luscita annunciata su Il Stroligut del 1946, con il titolo Cants
di un muart Canti
di un morto, nella Corona di Passions delle Edizioni dellAcademiuta. La riproduzione della copertina manoscritta si trova in Gardair 1996, p. 24.
84
Cfr. le note in Pasolini 1998, p. 103. Gi nel 1947, Giuseppe Marchetti, un filologo gemonese tra i pochi stimati da Pasolini, commenta su Ciants di un murt: [...] la suggestivit
delle cose lo riassorbe quasi nella vita, gliela fa assaporare, come se gli appartenesse ancora, e
poi lo riabbandona alla consapevolezza del suo essere trapassato, per riprenderlo e riabbandonarlo: alternanza esteriore scandita dal contrasto delle sensazioni; alternanza interiore fatta di
rimpianto o invidia o di rassegnazione (Marchetti 1947a, p. 16). La versione del 1947 (ivi, pp.
16-17), che reca varianti, rispetto a quella del 1954 si dilata in pi versi, anche pi lunghi (in
dieci parti anzich nove) e rafforza i contrasti evidenziandoli in maiuscolo: DRENTI E NO
`
`
FOUR;
FOUR
E NO DRENTI (rispettivamente vv. 48, 56).
85
Cfr. Brugnolo 2002, p. 295.
86
La versione in prosa riportata in Note e notizie sui testi, in PO I, pp. 1473-1475.
87
Brugnolo 1984, p. 76, n. 6.
88
Esistono diverse edizioni sempre pi accresciute: Lee Masters 1943, 1947, 1948.
170
171
172
della pice teatrale I Turcs tal Friul, il canzoniere abbandona una fisionomia a
corpo unico, senza chiamarsi pi Romancero, per assumere una struttura diadica 103. Infatti le poesie sono scritte nel 1953, nellimminenza della stesura
definitiva de La meglio giovent, e a differenza delle sezioni precedenti, rimangono tutte inedite tranne una, Il quaranta quatri. In generale, la seconda
parte del canzoniere presenta una maggiore organicit rispetto alla prima:
nelledizione del 1975 vengono aggiunte solo due poesie, Lamou dal cunpai
Lamore del compagno (da Dov la mia patria) e Chan plor (da Tal cour di
un frut), alla sezione El testament Corn.
Nella serie di versi epici si incontra un caso estremo di contraddizione
pasoliniana. Confrontiamo Brugnolo e Arveda. Secondo il primo, [latteggiamento del poeta] indubbiamente presenta degli aspetti di ambiguit e sollecitazione manieristica, diciamo tardo-romantica (magari proprio l dove il
popolarismo diventa programmatico, con esiti non sempre persuasivi) 104.
Arveda afferma invece che la sua classe di appartenenza, la sua cultura, il
suo interesse filologico lo tengono lontano dal popolo ma sono al tempo stesso lunica possibilit di avvicinarsi ad esso, come oggetto di rappresentazione 105. Il linguaggio (e lo stile dialettale) non rimane che un puro tramite
della realt, senza offrire alcuna soluzione ideologica. Pur cambiando registro
o forma, la posizione di Pasolini per cos dire lirica resta sostanzialmente immutata. Fortini spiega: Pasolini ha frequentemente ripetuto la parola
abiura di questa o quella parte del proprio lavoro; ma in verit non ha mai
mutato loscillazione dominante, il ritmo fondamentale del proprio essere,
che lo portava a unidentificazione di Io (inteso come soggetto) e di Parola,
dunque a un atteggiamento lirico diffuso ed espanso, che non trovava mai la
resistenza, lirriducibilit, di un oggetto 106. Daltronde cos che nel 1953 il
Romancero, ormai di genere puramente epico, rinvia direttamente e a pieno
titolo ai canti popolari, non pi a poeti spagnoli simbolisti quali Garca Lorca
e Machado (mediatori pi vicini a Pasolini), come sostiene Santato 107.
La sistematicit tematica offre una chiara veduta sulle tipologie formali
del canzoniere: la convergenza di ogni capitolo, omometrico, consequenziale allunit tra forma e tema. Anzi, la forma a rappresentare il corpus friulano, che, come leggiamo sin dalle datazioni che accompagnano i titoli delle
singole sezioni (il primo volume Poesie a Casarsa 1941-1953 e il secondo
Romancero 1947-1953), non segue un ordine cronologico. La contemporaneit delle due parti consente di mettere in rilievo la coesistenza di due filo103
104
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106
107
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ni, lirico ed epico, nei tempi tardo-friulani e romani. Questa distinzione apparente, applicabile ai fenomeni formali, va interpretata come una compresenza, che ricorda quella situata tra due romanzi elaborati sincronicamente,
Atti impuri e Il sogno di una cosa, mentre Amado mio, anche se viene solitamente abbinato al primo, una derivazione di una volont e di un ingegno
romanzeschi, esercitati ne Il sogno. Nel lontano 1974, per la propria ricchezza tematico-strutturale, la poesia friulana e finanche lo stesso periodo friulano verr negata in una sorta di remake speculare, con un intento, tuttavia,
prettamente architettonico 108.
108
1985.
174
Sul tormento che la poesia friulana subisce nel gioco metapoetico, cfr. Sehrawy
CONCLUSIONI
175
ti di simili operazioni. Il discorso analogo a quello sulla perplessit di Pasolini rispetto alleventualit di inserire Giotti allinterno dellantologia dialettale; in unottica pi ampia, la scelta di Pasolini di disegnare un panorama della
poesia dialettale dovuta ad un concetto tutto personale di pascolismo. Il
poeta friulano percepisce il bisogno di individuare un predecessore autorevole, che resti tuttavia una figura minore.
Infatti, nei confronti di Pascoli o altri padri letterari, Pasolini tiene un
atteggiamento non convenzionale, ora procedendo a ritroso (Tommaseo,
poeti spagnoli, felibristi, antichi provenzali), ora divagando eccessivamente
(Villon, poeti negroamericani). Ma in ogni momento si mantiene fedele alla
propria idea poetica di continua perdita, e al senso di privazione implicito in
essa. La perdita riconducibile allinfinit, in un quadro antinomico simile a
quello della contrapposizione tra vita e morte, come nel caso di una rivisitazione pasoliniana dei pensieri di Pascal, Leopardi e Rimbaud. Paradossalmente il valore assoluto del dialetto, ad esempio, viene a mancare proprio
quando, per stabilirlo, Pasolini certifica il dominio del concetto di lingua nella rivista chiamata Il Stroligut, senza pi quel limitativo di c da laga.
La novit di Pasolini sta nellintuizione di voler creare un amalgama linguistico e letterario, per generare, a suo dire, un pastiche; e poi nel continuare
a riformulare in maniere diverse tale mescolanza. Le poesie dialettali, comprese le traduzioni, si pongono come rifacimenti o remake, come variazioni
interdipendenti; lattivit artistica di Pasolini consiste nel moltiplicarle fino
alleccesso, scartando e rimontando. Questo metodo si basa su una mimesi,
su unidea di tradurre che nasce da unesperienza di attraversamento di due
tipi di linguaggi: comunicabile e incomunicabile, ovvero traducibile e intraducibile. Luso consapevole, e libero, del rifacimento-traduzione, cos come
si manifesta ne La meglio giovent, costituisce un caso particolare nel panorama della poesia novecentesca.
Vale una menzione la trasversalit di Pasolini nei generi e negli stili. Per
un poeta concentrato sulla pluralit dei linguaggi piuttosto che sulluso realistico di essi, la scoperta dellintercambiabilit linguistica comporta un continuo ricorso ad un utilizzo alternato tra i vari idiomi: tale caratteristica segna
tutta la carriera artistica del Pasolini interdisciplinare. Ricordiamo ancora
una volta lincessante vocazione del poeta a considerare se stesso come completo e integrale, a formulare la propria Opera omnia ora concretizzata
in maniera sommaria nei volumi mondadoriani che vanno a completare il
corpus poetico precedentemente raccolto in Bestemmia. Uno dei nostri compiti stato quello di individuare una chiave di lettura in questa vasta collezione. A tal proposito gi Giorgio Caproni sottolinea, nella recensione a La meglio giovent: [Pasolini] non poeta da esaminare verso per verso. Bisogna
guardare linsieme (Caproni 1955, p. 85). In questo lavoro abbiamo verifica-
176
177
APPENDICE
PASOLINI E LA POESIA GIAPPONESE HAIKAI
Con luscita degli ultimi due Meridiani dedicati allopera di Pasolini, vede
la luce per la prima volta un gruppo di versi, intitolato Haikai dei rimorsi 1:
componimenti datati giugno 1949, quindi appartenenti allultimo periodo friulano (il trasferimento a Roma avviene sette mesi dopo). Gli haikai sono riportati dal curatore Walter Siti allinterno dellappendice alla raccolta Lusignolo
della Chiesa Cattolica. In questa sede affronteremo il tema haikai, ovvero haiku 2, sia nella saggistica che nella prassi poetica di Pasolini, allargando il nostro
discorso fino ai problemi attinenti la giapponeseria pasoliniana.
1. Haikai nei saggi letterari di Pasolini
Pasolini incontra per una prima volta il termine haikai nel 1943, quando
esce la recensione di Gianfranco Contini a Poesie a Casarsa 3, in cui la forma
poetica giapponese compare nel seguente contesto:
[...] non gli [a Pasolini] attribuiamo la lettura [...] delle villotte (della villotta,
celebra sempre il DAnnunzio, in tono per haikai, breve come il dardo e come
il fiore, breve come il bacio e come il morso, come il singhiozzo e come il sorriso) [...] 4.
Contrariamente a quanto sostiene Contini, Pasolini probabilmente conosceva gi la villotta una quartina di ottonari a rima alterna tramite lantologia della letteratura friulana curata da Bindo Chiurlo, allora ampiamente
1
179
180
Tali sono gli haikai davvero positivi del Pascoli, che sarebbe a dir poco anticritico confondere con quegli altri dove, invece di una vasta unit sintetizzata in
pochi tocchi, ci sono davvero dei particolari, isolati, e in quanto tali delle beauts de dtail a unico tema della lirica 9.
181
avendo di certo in mente la poesia haikai: una poesia di tre versi, di un verso, pu benissimo non essere incompiuta 14. Tanto vero che nel saggio si
cita pi volte lo haikai, senza lattributo canonico di giapponese, anche sottoponendolo a derivazioni suffissali, come se il termine fosse gi accettato dal
linguaggio critico comune (tale naturalezza si percepisce anche in Pasolini):
brevit haikaistica, tipi di haikaismo 15, sfera haikaistica 16 ecc. In Capasso lo haikaismo indica oggettivazione e concretizzazione succinta dellimmagine poetica 17. Sono concetti tanto distanti non solo dallidea crociana
(e da quella pi ferma e divulgata, quella della poesia), ma anche, strettamente parlando, dallaccezione comune di componimento poetico, fondata
su forme pluristrofiche. Tutto sommato per haikai si intende una poesia breve, di durata al di fuori del consueto, che si regge, per, da s, senza lasciare un senso dincompiutezza. Con il sostegno del genere nuovo e esotico
Capasso sembra mirare a realizzare il ribaltamento del senso della frammentariet. Il tentativo transita da Capasso a Pasolini con luso di una nuova terminologia; attraverso questa terminologia ora intendiamo scoprire quale concezione abbia Pasolini del genere haikai.
Il giovane laureando Pasolini, seguendo lanti-crocianesimo tracciato da
Capasso, prova a reinterpretare i frammenti di Pascoli, chiamati particolari, con un termine che si colloca concettualmente al centro della sua riflessione. Dopo aver citato la frase di Capasso sugli haikai pascoliani, Pasolini la
smentisce subito:
[...] ma di simili beauts de dtail le Myricae abbondano, e scarseggiano invece
dei veri particolari poetici pascoliani, che non si riducono a un paesaggio, a
un quadretto, a un contrasto, ma tendono a divenire potentemente allusivi,
pregni di mille sensi 18.
poesia pura ( un fatto che pi dellEstetica ha contato allora per noi lanceschiano Autonomia
ed eteronomia dellarte!, da una rivisitazione agli anni universitari nel 1956, La posizione, in
SLA, p. 624) conclude la tesi di laurea su Pascoli notando la mancanza di una volont poetica
(Pasolini 1993, p. 46; corsivo dellautore).
14
Capasso 1935, p. 179.
15
Ivi, p. 181.
16
I primi due sintagmi si trovano ivi, e lultimo a p. 190.
17
Bisogna ricordare che anche per Luciano Anceschi il ravvicinamento alla poesia giapponese valso come un primo significativo approccio (nei limiti ancora della legalit crociana)
del critico con il movimento paravociano del frammentarismo dei primi anni 10 (dal commento di Luca Cesari in Anceschi 1997, p. 50). Risale al 1930 la sua recensione ad unantologia
dei poeti moderni di waka: L. Anceschi, Lirici giapponesi [titolo originale: Akiko Josano], in Il
Carlino della sera, 20 marzo 1930, ora in Anceschi 1997, pp. 47-50. Anceschi si riferisce alla
seconda edizione ampliata di Poesie giapponesi del 1917, intitolata Lirici giapponesi (Shimoi &
Marone 1927), sulla quale torneremo pi avanti a proposito di Ungaretti e dellambiente della
rivista La Diana.
18
Pasolini 1993, p. 81.
182
In Pasolini, diversamente che in Capasso, gli haikai (ossia beauts de dtail, con un termine di origine settecentesca francese) e i veri particolari
si diversificano. Quando si sostiene che le poesie pascoliane contengono vari
esemplari di particolare statico [...] immobilizzato da una apparente obbiettivit 19, la distanza da Capasso non sembra percepibile. Poi, a partire da un
commento dissacrante verso qualsiasi interpretazione della frammentariet
pascoliana, emerge gradualmente ci che Pasolini intende con i particolari
sovrapposti ai momenti poetici ritenuti assoluti:
Ma i particolari pascoliani sono fantastici, in ombra. Non sono propriamente
la cosa (come osservava il Serra), n il termine, come si diceva il poeta. (N il
particolare haikaistico, come osservava il Capasso, n il particolare nel senso
comune di questa parola, come pare sia per il Croce) 20.
Pasolini definisce i particolari come elementi raffiguranti concettualmente il tutto, mai le parti 21. Si riconosce una totalit proiettata su di
essi, se si elencano gli aggettivi applicati al termine particolare: romanzo
(vale a dire, secondo Pasolini, vergine), popolare, ingenuo, candido
(p. 22); volgare, parlato (p. 24); vivo (p. 30); famigliare, dialettale, minore (p. 38; senza connotazioni riduttive). Dun tratto si ritrova in
questi attributi la figura del Pasolini poeta dialettale (attivo anche come critico nellAcademiuta friulana da lui fondata): la poesia dialettale ha una funzione alternativa allistituzione letteraria, o meglio lunica possibilit rimasta alla poesia. Gli attributi citati risulterebbero parziali, qualora fossero destinati esclusivamente alla poesia in dialetto; tuttavia, per Pasolini, in essa si
trova la totalit ormai perduta nella poesia in lingua: nella lirica dialettale egli
riscopre la poesia.
Largomentazione attorno alla frammentariet pascoliana, o al particolare, che incomincia proprio con il Pascoli del fanciullino (la poesia consiste nella visione dun particolare inavvertito, fuori e dentro noi 22; un particolare da cui emana leffluvio poetico delle cose 23) pare che con Pasolini
sia tornata allorigine, alla tesi di Pascoli. Il poeta friulano, con riferimento
alla totalit e con applicazione alla lirica dialettale, riproietta una sorta di misticismo sul particolare pascoliano. Lambiguit in Pascoli era gi riconosciuta, in forma dubitativa, nei commenti di Croce (in definizioni quali uno
strano miscuglio di spontaneit e dartifizio, un grande-piccolo poeta o
19
Ibid.
Ivi, p. 60.
21
[...] in Foscolo, Leopardi, Manzoni quei particolari sono parti, mentre nel Pascoli migliore divengono il tutto (ivi, p. 107).
22
G. Pascoli, Il fanciullino [1897], in Pascoli 1907, p. 49.
23
G. Pascoli, Il sabato [1896], ivi, p. 72.
20
183
184
sti e di poeti del tardo Ottocento a causa della sua eccessiva brevit, nel 1914
il Pound imagista-vorticista, affiancato dal poeta F.S. Flint, fautore del verso libero e conoscitore della poesia simbolista francese e di quella giapponese, scrive il manifesto Vorticismo, inteso alla fondazione di un movimento
proto-neoavanguardistico, pur con una certa distanza dal Futurismo di Marinetti che invade la cultura londinese specialmente a partire dalla mostra futurista del marzo 1912. Nel saggio Pound riprende dapprima tre aforismi
dellImagismo:
I. Trattamento diretto della cosa sia soggettiva che oggettiva;
II. Non adoperare parola che non contribuisca alla presentazione;
III. Riguardo al ritmo; comporre nella sequenza della frase musicale, non nella
sequenza del metronomo 27.
Nel manifesto pubblicato sul primo numero della rivista Blast (giugno
1914), Pound, che ormai possiede i quaderni del Fenollosa storico dellarte
giapponese, appunti sulle poesie cinese e giapponese e sul teatro no, approfondisce il concetto dellimmagine citando uno haikai di Arakida Moritake
(1472-1549):
Il fiore caduto rivola al suo ramo:
Una farfalla.
185
cisivo tra i poeti innovatori del primo Novecento (anche francesi, come Apollinaire), non possiamo rinvenire alcuna traccia significativa di una lettura di
Pound nel giovane Pasolini 31; Pound non presente nemmeno nei fascicoli di
traduzioni (trasposizioni in friulano) databili agli anni 1945-1947, in cui si apre
un panorama della poesia contemporanea con nomi significativi quali Ungaretti,
Quasimodo, Jimnez, Garca Lorca, Hlderlin, George e Eliot 32. Eppure risulta
congetturabile in Pasolini linflusso del concetto poundiano della poesia giapponese, in maniera diretta o indiretta (una prima ipotesi pu essere la via attraverso il primo Ungaretti di formazione parigina 33). Comunque sia, laspetto materialistico dello haikai un aspetto notato da Pound si concepisce anche in Pasolini, bench la materialit potrebbe essere attribuita alla natura di qualsiasi
forma breve. Dopo lesperienza della dissertazione su Pascoli, Pasolini ribadisce
lidea di particolare in un saggio intitolato Pascoli e Montale, pubblicato sulla
rivista Convivium diretta da Carlo Calcaterra, relatore della tesi. Nel passo
seguente estratto dal saggio, possiamo osservare quanto il carattere materialistico arricchisca la nozione del particolare, in contrasto con lo haikai. Nei
confronti di questo materialismo resta tuttavia un atteggiamento mistico, una
vera e propria fede nella materia:
Tanto la poesia pascoliana quanto la poesia montaliana possono essere dunque
classificate minori, ma non in un senso qualitativo di questo termine: minori in quanto riducono le proporzioni del mondo a un oggetto, a unoccasione,
31
Secondo una testimonianza di Enzo Siciliano, nel 1956 Pasolini non presta attenzione
ai Canti pisani di Pound. Cfr. Siciliano, 2003. Infatti, egli dichiara nel 1955: non amo Pound
(lettera a Mario Costanzo [25 settembre 1955], in LE II, p. 125). Solo nel 1967 Pasolini esprime grande interesse a un Pound da lui intervistato su commissione della RAI poco prima della
morte. In una trascrizione dellintervista Pasolini afferma: ricordo di aver letto letto i suoi primi Cantos credo pubblicati su una rivista di Curzio Malaparte che si chiamava Prospettiva (lo ricorda? era il 37 o il 38) avevo 17 o 18 anni (Ronsisvalle 1985, p. 172). Su Prospettive di quelle annate, per, non vengono pubblicate poesie di Pound. Cfr. anche Anderson
1981; Lo Giudice 1991; Rinaldi 2007; Cadel 2009.
32
Cfr. la sezione Traduzioni poetiche, in PO II, pp. 1327-1473.
33
Per quanto riguarda linfluenza diretta della poesia giapponese su Ungaretti, litalianista Suga Atsuko nota una fonte plausibile di ispirazione ungarettiana. Poesie giapponesi (Napoli, Ricciardi, 1917), unantologia di cinque poeti moderni di waka (forma antecedente dello haikai), curata dal poeta Shimoi Harukichi e da Gherardo Marone, fondatore della rivista La
Diana (la prima a pubblicare le poesie di Ungaretti). Nella raccolta citata da Suga, tuttavia, i
canti giapponesi waka vengono tradotti attraverso poemi in prosa. I caratteri generali del waka,
inoltre, quali lespressivit emotiva e la descrittivit estensiva, non ricordano la poetica ungarettiana. La studiosa, infatti, conclude la sua breve relazione sostenendo la precariet dellipotesi
di un possibile influsso della poesia giapponese su quella di U. [Ungaretti] (Suga 1981, p.
1366). In questo caso, per poesia giapponese si intende la poesia waka, la sola che Ungaretti
avrebbe avuto modo di conoscere secondo Suga; quindi non ci si riferisce alla poesia haikai. Sul
piano storico, linflusso dello haikai nella poetica ungarettiana ancora da indagare. Cfr. Lami
1991 (in particolare gli interventi di Lagazzi, Ciccuto e Andrisani).
186
187
risulta non individuato; il curatore ipotizza dunque un falso dautore 38. Sta
di fatto che il testo di riferimento lantologia curata da Pacifico Arcangeli,
Letteratura e crestomazia giapponese 39, preceduta dai saggi introduttivi sulla
storia sociale e su quella letteraria del Giappone: una pubblicazione del 1915
che comprende entrambi i testi trattati da Pasolini, Bellezze delle stagioni e Il
sonatore di flauto 40. Tra le traduzioni di testi giapponesi pubblicate in Italia
nella prima met del Novecento 41, solo il lavoro di Arcangeli cita Scivoi
Uco, trascritto da Pasolini Shivoi Uko; il poeta in questione , scritto pi
precisamente, Shioi Uko (1869-1913). La grafia soggetta a confusione per la
mancanza di criteri: nel manuale hoepliano si rispetta la fonetica italiana e si
trascrivono arbitrariamente i nomi propri giapponesi, con qualche incoerenza interna. Daltronde ci accadeva spesso allinizio del secolo scorso, quando non era ancora praticato in Italia il sistema di trascrizione Hepburn.
Loriginale in giapponese della poesia di Shioi, intitolato esattamente Il
flauto di bamb sulla riva (Iso no fuetake), inserito in una raccolta collettiva
di versi e prosa poetica, Hanamomiji (1896) ovvero Fiori di primavera e foglie
tinte dautunno. Come suggerisce il titolo della raccolta, la scuola di Shioi
esalta una scrittura di stampo tradizionale. La poesia originariamente composta di tredici strofe 42, anzich otto, come si legge nel manuale. Pasolini, a
sua volta, riduce ancora la versione italiana a quattro strofe, cancellando la
specifica descrizione storica per creare un ambiente astratto, un non-luogo
analogo al paese materno Casarsa edenico e desolato. In effetti, Pasolini definisce questa elaborazione: traduzione liberissima da un moderno poeta
giapponese. Ho saltato due strofe, e le altre molto cambiate 43.
Il soggetto della poesia, che si manifesta nella crestomazia di Arcangeli
come sonatore di flauto o giovinetto sonatore, ascrivibile al repertorio
pasoliniano, se ricordiamo la figura ricorrente del ragazzo giovane eminente38
188
mente nella prima plaquette pasoliniana Poesie a Casarsa. Ancora prima delle
poesie in dialetto, nellepistolario del 1941 si colloca un componimento in
italiano intitolato appunto Il flauto magico 44, in cui si intravede lamore
pederastico-narcisistico fra i versi di tono classicheggiante. Una simile tonalit assunta nella traduzione della poesia di Shioi, soprattutto nelle parti modificate dal poeta friulano che rappresentano una traduzione liberissima,
come confessa egli stesso:
Al esia forsi qualchi fantat, fi di pesadour
qal volia disminti li so penis?
(vv. 3-4)
Che sia forse qualche giovane, figlio di pescatore, che vuole dimenticare le sue
pene?
(la traduzione letterale dal friulano non per opera del poeta indicata nel
Meridiano);
un pescatore che va molcendo il cuore / dal mondo amaro dalighe e di sale?
(versi corrispondenti che si trovano nella poesia Il sonatore di flauto inserita
nellantologia giapponese; traduzione nostra);
e in ta la musica dal so < flaut >
a si sint il so amur, qa lu imbramis.
(vv. 7-8)
nella musica del suo < zufolo > si sente il suo amore, che lo fa tremare;
e manda tenere armonie damore / dal suo gentile flauto di bamb;
qel zovin sempri al suna
smarit in ta la so musica e in tal so zovin, clar amur
(vv. 11-12)
quel giovane sempre suona lo < zufolo > , perduto nella sua musica e nel suo
giovane, limpido amore;
il giovinetto pescatore venne / a far trillare il flauto di bamb;
al vignut il zovin peadour
a fani sinti, dols e slanguidit il so < flaut > di ana.
(vv. 15-16)
venuto il giovane pescatore a farci sentire, dolce e illanguidito, il suo < zufolo > di canna;
non lasci di venire il pescatore / per far trillare il flauto di bamb!
189
trillare il flauto di bamb; per far trillare il flauto di bamb) 45. Laggiunta oppure il cambiamento semantico a parte la dichiarazione del poeta
stesso avviene frequentemente in Pasolini, anzi quasi in ogni occasione di
traduzione, tanto che egli modifica persino i titoli.
Il poeta Shioi Pasolini non poteva ricavare informazioni riguardanti il
giapponese dalla scarna nota di Arcangeli promotore di una poesia moderna, scritta per in giapponese classico bibun, bella prosa. Appartiene al
movimento dello shintai stile nuovo, che avanza una tesi alquanto critica
sulla forma tradizionale breve, come lo haikai, che non sarebbe in grado di
rappresentare la modernit. Pasolini, pur interessato alla concisione del genere haikai, sceglie paradossalmente (e anche inconsapevolmente) un poeta
che intende dilatare la forma del componimento; quindi il traduttore friulano elabora una sua forma poetica, contraendola, e ne ricava tre redazioni
(la prima delle quali tormentata da correzioni 46). Sulla scelta di un nome
minore come quello di Shioi, ormai quasi dimenticato e considerato reazionario, a dire il vero, rimane qualche perplessit, anche se questo poeta era
letto largamente allepoca, e accettato soprattutto in una visione nazionalista,
sorta alla fine dellOttocento, dominante anche nel manuale che conferisce
alla scuola di Shioi una posizione di spicco fra i contemporanei, rispetto ai
valori oggi riconosciuti.
I poeti tradotti da Pasolini intorno al 1945 sono destinati al volume di
traduzioni La zoja ovvero la ghirlanda (inserito tra i titoli di pubblicazioni
dellAcademiuta pasoliniana e mai edito), che Pasolini accompagna con il
sottotitolo poesiis forestis di vuei, poesie straniere doggi 47. Non si sa
con precisione quali siano gli autori da includere: tuttavia, vi possono confluire i materiali dei fascicoli di traduzioni. In questi unopera del poeta
Shivoi, annotato con coscienza da Pasolini, un moderno poeta giapponese, che potrebbe affiancarsi a quelle dei poeti italiani ed europei gi citati.
Daltro canto, Sei Shonagon
(ca. 966?-?) non pu rientrare nella categoria dei contemporanei, visto che la sua unopera antica, come chiosa Arcangeli nella sua estesa nota 48. La scelta della scrittrice risulta pi convincente
per la sua notoriet; la poesia tradotta da Pasolini, in realt, corrisponde al
brano pi conosciuto del volume di prose Note del guanciale (Makura no soshi, 996-1008), che descrive le bellezze delle quattro stagioni. In un certo senso, la trasposizione del genere pare accettabile, se ricordiamo che Sei Shona
gon originariamente una dotata poetessa e le sue Note risentono fortemente
45
Loriginale diversamente dalle traduzioni ha uno schema metrico ben preciso: ciascuna strofa una quartina di dodecasillabi scanditi in settenario e quinario.
46
Note e notizie sui testi, in PO II, p. 1797.
47
Cfr. ivi, p. 1784.
48
Arcangeli 1990, pp. 96-99.
190
di una vena lirica. Pasolini non solo traduce la prosa in versi, ma la riduce anche sinteticamente a una sorta di paesaggismo con minimi riferimenti sensoriali, anche rispetto alloriginale di Sei Shonagon
ricco di aggettivi che costituiranno nei secoli successivi il nucleo stesso del senso estetico nipponico. Riconosciamo nel rifacimento un puro descrittivismo, pi precisamente un
cromatismo fondato sul contrasto, da parte del Pasolini poeta friulano che
predilige i paesaggi serali o aurorali. Nella versione friulana, divisa in quattro
parti, Alba di primavera, Not di estat, Sera di autun e D di unvier 49, si elencano i seguenti elementi ottici:
[nella prima parte]
il cielo che doventa pi blanc (diventa pi bianco; traduzione nostra),
una lista di rosa (fascia rosa) del cielo,
il seil luminous (cielo luminoso);
[nella seconda]
la luna che a lus (risplende),
la luna scurida davour da li stellis (oscurata dietro alle stelle),
le lusignis luminous (lucciole luminose),
lo scur (buio);
[nella terza]
il mond (tramonto),
gli ultins raj (ultimi raggi) del sole,
le pics azurs (punte azzurre) di montagne;
[nellultima]
la blana neif (neve bianca),
il blanc splendour da la rosada (splendor bianco della rugiada).
Queste immagini, che in qualche modo, si possono ricavare dai testi sia di
Arcangeli che di Sei Shonagon,
Le divisioni e le intitolazioni, eseguite originariamente da Pasolini, risultano comprensibili, dato che le due versioni precedenti, sia originale che hoepliana, hanno una struttura quadripartita e si riferiscono ad un determinato momento della giornata preferibile a seconda della
stagione. Il quarto titolo, concepito da Pasolini, dovrebbe essere Primo mattino di inverno,
se si tenesse conto delloriginale giapponese. In questo caso non si pu comunque precisare il
momento della giornata sulla base della versione italiana di Arcangeli.
191
Nelle prime poesie dialettali in tono elegiaco si nota la predilezione di Pasolini per le soglie del giorno (notte; alba e tramonto; vespro), i momenti in
cui la luce abbagliante e il buio contrastano 50: un mondo portato allestremit rappresentato nella prassi del poeta friulano, non solo nei lavori di traduzione in friulano. Questi due campi costituiscono larea dialettale di Pasolini,
mostrando unomogeneit: in fondo, bisogna ricordare che la produzione
poetica in friulano incomincia con la traduzione eseguita da un Pasolini
che non parla dialetto e che, tuttavia, ricorre ad esso per il suo furor poeticus.
Torniamo al rapporto tra Pasolini e la crestomazia giapponese: il manuale
di Arcangeli non sar servito ad allargare la cultura di Pasolini sulla poesia haikai.
Il genere haicai, trascritto in questa maniera e ben poco spiegato 51, non ha
alcun peso nella storiografia di Arcangeli, fortemente segnata dallemergente imperialismo, che considera come genere nazionale la forma waka (ovvero tanka).
Se non sullo haikai, una nota sulla poesia tanka sicuramente avrebbe colpito Pasolini: la forma tanca, trascritta in questo modo da Arcangeli, di
trentuno sillabe (quindi rientrante nella categoria della poesia breve) viene
definita niente altro che una forma di piccoli componimenti epigrammatici
e distici 52. La soluzione di rendere con un distico questi componimenti
non scorretta, in quanto lo schema metrico del tanka si presenta articolato
in cinque parti, 5-7-5-7-7 sillabe, e le prime tre unit hanno una forza autonoma tale da respingere quasi le ultime due, staccandosi da queste per poi divenire, prese da sole, poesia haikai 53. Il curatore richiama persino un ritmo assomigliante al pentametro e allesametro dei greci e dei latini 54. Anche Paso50
Zanzotto nota le modulazioni di luci nel primo Pasolini. Cfr. Andrea Zanzotto, Pasolini, lAcademiuta di lenga furlana, Nico Naldini [1984], in Zanzotto 2001, vol. II, p. 285).
51
Nel saggio introduttivo sulla poesia, allo haikai stato dedicato un solo paragrafo; nella
parte antologica Arcangeli si limita a citare alcuni componimenti di Moritake, compreso quello
sulla farfalla riferito anche da Pound.
52
Arcangeli 1990, p. 43.
53
Anche i primi poeti e letterati che affrontano lo haikai applicano su di esso il distico
dellepigramma (Pound incluso). Cfr. Sato 1984. E` unidea originale (non presente in Giappone) e convincente: unacuta osservazione sulla cesura (kireji) che sempre riconoscibile nella
poesia haikai, e che la divide in due unit.
54
Arcangeli 1990, p. 44. Il pentametro pu essere valido, come punto di riferimento, per
considerare il metro della poesia tanka di cinque piedi.
192
lini potrebbe affermare laffinit tra queste forme poetiche, data la sua inclinazione allUngaretti epigrammatico e ai lirici greci.
Sappiamo dagli appunti del poeta che a fianco delle due poesie giapponesi ci sono altri frammenti brevi, di tanca o di altri pezzi semplicemente indicati come provenienti dalle liriche giapponesi contemporanee o da una
poesia giapponese di undici secoli fa 55. Questultima descrizione rinvia alla
raccolta Manyoshu,
la pi antica opera antologica della poesia giapponese.
Nei fascicoli di traduzioni friulane, non esistono altri poeti antichi eccetto
Saffo. Il caso giapponese costituisce un unicum in Pasolini: la coesistenza
dei moderni e degli antichi, quindi una concezione basata non sui singoli
nomi, bens sulla categoria in cui ci si pu permettere di trascendere lordine cronologico e, forse, lordine del cronotopo. E` una categoria che sfocia, a
sua volta, nella frammentarizzazione, o per lo meno nella riduzione della
durata. Con riferimento allattenzione prestata alla poesia tanka dal poeta
friulano, ascoltiamo qui di seguito due brani sul concetto di tanca (si noti
la grafia): il primo di Arcangeli, il secondo di Pasolini.
La strofa pi in uso il tanca. Il tanca celebra le gioie dellamore, della famiglia
e del vino, lamenta le incertezze della vita, canta le visioni della natura, la bellezza delle stagioni, laprirsi di un bocciolo, il gorgheggio degli uccelli, il mormorio dei fiumi, le nevi delle montagne, la volutt dei fiori e della luna, la nebbia e la rugiada, larmonia delle pioggie e del vento. Ed alle volte esso la traduzione in parole ritmiche dei gingilli dipinti ad acquerello; insomma pare fatto apposta per riprodurre ogni sorta di vibrazioni affettive, luminose e sonore 56.
193
194
La forma metrica, non proprio unitaria, consta di una quartina di prevalenti novenari o decasillabi non rimati, e talvolta di finali senari o settenari
(solo il sesto componimento una quartina omogenea di endecasillabi), eccetto il secondo (che una terzina) e lultimo (un distico), che riferendosi al
cosiddetto isomorfismo strofico potrebbe essere considerato come un endecasillabo bipartito. Naturalmente questi versi non hanno niente a che vedere con il consueto metro dello haikai (abbiamo detto, originariamente un
verso tripartito di 5-7-5 sillabe), a meno che la concezione pasoliniana di tale
195
In seguito, Pasolini si riferisce alla linea filetica che parte dalla prima
stesura de Lusignolo del 1943, e passando per Poesie del 1945, arriva ai Diarii e a Lunica divinit (con questo titolo foscoliano si intende la raccolta Venti pagine di diario 63). Poi prosegue:
60
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, pp. 1580, 1607. Ancora in Amado mio il protagonista Desiderio prova uno struggimento davanti al ragazzo amato Benito detto Iass: Desiderio
sorrideva stupidamente; ma, dentro, era un lago di sangue (RR I, p. 229; corsivo nostro).
61
PO I, p. 671.
62
Lettera a G. Contini [7 luglio 1949], in LE I, p. 360 (corsivo nostro).
63
Cfr. Note e notizie sui testi, in PO I, p. 1588.
196
64
197
APPARATI BIBLIOGRAFICI
199
1952
Poesia dialettale del Novecento, Parma, Guanda (curato insieme a Mario DellArco).
1953
Tal cour di un frut, Tricesimo, Edizioni di Lingua Friulana (200 copie numerate; nuova edizione a cura di Luigi Ciceri, Udine, Forum Julii, 1974).
1954
Dal diario (1945-47), Caltanissetta, Sciascia.
La meglio giovent, Firenze, Sansoni, Biblioteca di Paragone.
1955
Canzoniere italiano. Antologia delta poesia popolare, Parma, Guanda (versione ridotta
col titolo La poesia popolare italiana, Milano, Garzanti, 1960).
1958
Lusignolo della Chiesa Cattolica, Milano, Longanesi.
1960
Sonetto primaverile, Milano, Allinsegna del Pesce dOro.
Roma 1950. Diario, Milano, Allinsegna del Pesce dOro.
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Il sogno di una cosa, Milano, Garzanti.
1965
Poesie dimenticate, a cura di Luigi Ciceri, Udine, Societ Filologica Friulana (duecentocinquanta copie numerate).
1975
La nuova giovent. Poesie friulane 1941-1974, Torino, Einaudi.
1976
I Turcs tal Fril, a cura di Luigi Ciceri e Andreina Ciceri, in Forum Julii, n. 2, 1976
(postumo).
1982
Amado mio preceduto da Atti impuri, a cura di Concetta DAngeli, con uno scritto di
Attilio Bertolucci, Milano, Garzanti (postumo).
1993
Antologia della lirica pascoliana, a cura di Marco A. Bazzocchi e Ezio Raimondi, Torino, Einaudi (postumo).
200
201
202
1997 Autonomia non indifferenza. Scritti dal 1929 al 1963, a cura di Luca Cesari, Rimini, Raffaelli.
Anceschi, Luciano & Porzio, Domenico (a cura di)
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(Contiene gli interventi di: R. Villa, Luciano Serra, L. Capitani, Gianni Scalia,
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Periodici
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Corrente, rivista diretta da Ernesto Treccani, annate 1938-1940 (aa. I-III).
La Fiera letteraria, rivista diretta da Giovanni Battista Angioletti, annate
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Il Frontespizio, rivista diretta da Piero Bargellini, annate 1937, 1940 (aa. IX,
XII).
Letteratura, rivista diretta da Alessandro Bonsanti, annate 1939-1945 (aa. IIIIX).
Maestrale, rivista diretta da Giuseppe Agnino, Adriano Grande e Luigi Volpicelli, annate 1940-1941 (aa. I-II).
La Nuova Italia, rivista diretta da E. Codignola, R. Bianchi Bandinelli e W.
Binni, annata 1943 (a. XIV).
Poesia, quaderni internazionali diretti da Enrico Falqui, annate 1945-1948 (aa.
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Primato, rivista diretta da Giuseppe Bottai e Giorgio Vecchietti, annate
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Prospettive, rivista diretta da Curzio Malaparte, annate 1937-1943 (aa. I-VII).
La ruota, rivista diretta da Mario A. Meschini, annate 1941-1943 (III serie, aa.
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(Numeri speciali su Pasolini)
MicroMega, n. 4, ottobre-novembre 1995.
(Contiene gli scritti di: Massimo Cacciari, Erri De Luca, Manlio Sgalambro, Mario
Martone, Edoardo Sanguineti, Serafino Murri).
Nuovi Argomenti, n.s., n. 49, gennaio-marzo 1976.
(Omaggio a Pasolini. Contiene gli scritti di: Alberto Moravia, Enzo Siciliano, Dario
Bellezza, Franco Fortini, Andrea Zanzotto, Gianni Borgna, Mariella Bettarini, Maurizio Cucchi, Gian Carlo Ferretti, Francesco Leonetti, Attilio Bertolucci, Franco Farolfi, Franco Cordelli, Angelo R. Pupino, Ferdinando Camon).
Quaderni del 900, Pier Paolo Pasolini, vol. I, 2001.
(Contiene gli scritti di: Stefano Giovanardi, Roberta Cortella, Francesco Crispino,
Francesco Ferri, Carla Graziano, Tiziano Morosetti, Stefano Petrocchi, Laura Vitali,
Silvia DOrtenzi).
Rendiconti, n. 40, marzo 1996.
(Su Pier Paolo Pasolini. Contiene gli scritti di: Guido Guglielmi, Giuseppe Muraca,
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Serafino Murri, Stefano Casi, Giuliano Scabia, Alfredo Antonaros, Gianni DElia,
Silvano Ceccarini, Giovanni Infelse, Alessandro Marignani, Claudio Galuzzi, Maurizio Colmegna, Monique Courbat, Rino Margiotta, Davide Monda, Gualtiero Via,
Pian Zani Grandi; La sua gloria, una pice teatrale del 1938 di Pasolini).
Sigma, n. 2-3, maggio-dicembre 1981.
(Contiene gli scritti di: Guido Santato, Giusi Baldissone, Giorgio Bertone, Claudio
Marazzini, Luigi Fontanella, Giuliana Nuvoli, Adriano Pennaccini-Franco Brevini,
Rinaldo Rinaldi, Ciro Vitiello, Mich le Coury, Carlo Ferrucci).
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