REVISIONE SILVIA Buone Pratiche PDF
REVISIONE SILVIA Buone Pratiche PDF
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SCUOLA DELLINFANZIA
Sunto. Ogni bambino esprime il proprio sapere non formalizzato, costruito con le
proprie forze sulla moltitudine delle esperienze fatte in modo personale in tutte le
situazioni in cui pensa che questo sapere potrebbe essere utile. La riflessione
organizzata, la ricerca di regole, il saper fare ragionato sono compiti della scuola
che deve intervenire con modalit e contesti che, valorizzando la ricchezza di
pensiero del singolo, sappiano dove prima o poi si dovr arrivare.
Sono le mani con la goccia che fa lungo e poi ancora goccia che scende una per ogni
dita perch il miele appiccica e va gi lento.
Matilde, 4 anni
Dopo aver toccato e confrontato lappiccicoso del miele e il molle del burro ci
troviamo a discutere sulla finezza. Quale differenza tra il fino del caff e
quello del sale? Tra quello della sabbia e quello dellorigano? Quando un
oggetto si pu considerare poco fino, fino o finissimo? Mettere a confronto le
cose aiuta a descriverle e spesso, per valutare meglio la caratteristica esplorata,
si mettono in ordine tra loro. Cos capita di ordinare polveri dalla pi fine alla
meno fine, stoffe dalla pi morbida alla meno morbida, sostanze poco o molto
appiccicose e per farlo si cercano le parole adatte: Il fino che sta in mezzo a
due fini, il morbido non ancora troppo morbido, lappiccicoso quasi mollo.
Si confrontano, si toccano, si spostano, si scelgono fino a ottenere lordine
della propriet considerata. In questo modo si abitua il bambino ad un
atteggiamento mentale che non si ferma alla classificazione fini e grossi,
grandi e piccoli, ma passa attraverso a tanti gradi intermedi di finezza o di
grossezza, accorgendosi che non si tratta di due propriet contrarie, ma di una
sola presente in grado diverso. E per farlo si utilizzano parole come: di pi, di
meno, quasi uguale, in mezzo, tra questo e quello, un poco, un pochino.
Insegnante: Cosa vuol dire essere fino?
Bambini: quando sei come il sale fino, fatto di pezzettini piccoli, come una
polverina di gesso. Vuol dire essere fino di diverso modo, come il sale, lo
zucchero, il caff e tutte quelle robe fatte di pezzetti.
Insegnante: Fini uguali?
Bambini: No! Fini diversi, un po di pi e un po di meno come in fila. Lo
zucchero fino il primo, anche la farina per me sta vicino allo zucchero. Il
caff quasi uguale, un po meno fino perch si vedono bene i pezzetti. Lo
mettiamo di qua, dopo le cose fini e prima del sale grosso, cos non blocchi
tutto. Il caff meno fino dello zucchero e della farina.
Insegnante: C qualcosa di pi grosso del sale grosso?
Bambini: S, il riso fatto di chicchi e li puoi prendere uno a uno con le mani e
dividerli, quasi li conti. Anche la pastina si pu contare, fino ai numeri grandi
(anni 4).
Pur non essendo esperti di conteggi i bambini sanno bene che i numeri che
reputano grandi esprimono il tanto, mentre quelli piccoli il poco e, esperienza
dopo esperienza, gli ordinamenti di propriet diventano ordinamenti di numeri.
Tra un fino da 10 e un fino da 2 c un fino da 5. Cos, giocando a dare i
numeri alla propriet ordinata, gli stessi prendono significato.
3. Strumenti di misura
In queste esperienze le nostre mani, i nostri occhi operano come strumenti di
misura. Ma come fare a separare tra loro le sostanze se sono mescolate?
Insegnante: Possiamo riprendere la sabbia o la pastina togliendole dal
mucchio?
Bambini: Forse la pasta la puoi prendere con le mani perch grossa ma la
sabbia no, troppo fina, non si riesce a prendere il piccolissimo, sono troppi i
granelli, tantissimi, mille, non si possono contare perch sono troppi.
Mettiamo a disposizione dei passini con trame diverse.
Bambini: La pasta non pu passare cos rimane sopra e la sabbia si divide
perch scende. La sabbia passa per tutti i passini perch finissima, poi prendi
il passino con i buchi pi grandi cos esce il riso e lo dividi dalla pastina.
Bisogna trovare i giusti buchi, quelli che fanno dividere le cose.
In questo modo a poco a poco si riescono a fare discrete separazioni e ancora
si mettono in ordine le polveri per finezza.
Abbiamo mescolato tre cose insieme e poi per dividerle le abbiamo passate nel
passino e succede che le cose grosse sono rimaste e le cose fini sono scese.
Tommaso, 4 anni
Non difficile con esperienze come questa scoprire che se faccio forza 40 per
grattugiare, il legno ne deve fare sempre 40 per contrastarmi. La possibilit di
dare un numero alla mia forza e alla mia fatica permette di valutare la sua
durezza e di conseguenza dargli lo stesso numero ma con diverso significato.
6. La numerosit
Rompere, grattugiare, sbriciolare, sono attivit irrinunciabili non solo per
scoprire cosa c dentro alle cose, che cosa cambia e che cosa rimane, ma
anche per avviare idee di piccolo, di sempre pi piccolo, di numerosit. Come
dicono i bambini, impossibile contare i granelli di sabbia o le quasi infinite
particelle, ottenute grattugiando un sasso, cos fini che scivolano dalle mani o
si alzano in volo con un soffio leggero. Prima era solo un sasso, poi una
polverina fatta di pezzetti, Un milione e quattrocento, dice Anna, ma certo
non si pu sapere. Lavorare con un intero, per esempio con un foglio di
giornale, che pu essere diviso a met e poi ancora a met fino a ridursi in
piccoli pezzi, permette ai bambini di sviluppare, in un diverso contesto, il
problema dei numeri grandi per parti piccole. Si strappa il giornale e si
ottengono tanti pezzi (aumenta la numerosit, diminuisce la grandezza delle
parti), si riattaccano le parti (la numerosit diminuisce). Allo stesso modo da
un panino si ottengono tante briciole; le stesse, impastate con lacqua, formano
una polpetta. Ogni volta si riflette sui gesti necessari, su quello che si ottiene,
sui cambiamenti. Ricordando quello che era successo al gesso grattugiato, alle
gocce dacqua, agli impasti, si cerca di costruire lidea di cosa accade quando
si divide un intero, quando si fanno le met, quando si fanno moltissimi
pezzetti e anche quando si mettono insieme le parti. Forse queste esperienze
torneranno utili per capire il significato di alcuni concetti matematici come le
operazioni, le frazioni, i numeri decimali.
Prima abbiamo strappato a met il foglio di giornale e poi ancora dei pezzi per fare il
pi piccolo. Io ho fatto un mucchio di pezzetti e poi li ho schiacciati con lacqua e la
colla e ho fatto una pallina.
Pietro, 4 anni
7. La matematica e le scienze
Le esperienze su oggetti e materiali aprono discorsi complessi che uniscono e
dividono la matematica dalle scienze, il contare dal misurare, ma in ogni caso
la materialit del mondo la base per operare astrazioni scientifiche e
matematiche che spesso si intrecciano e si completano. Nella realt, i materiali
discreti come le caramelle sono facilmente contabili e anche di fronte alla
numerosit di un sacchetto si possono trovare strategie, per esempio dividere
in mucchi di cinque come le dita di una mano o in mucchi di dieci se le mani
usate sono due. I materiali continui, come lacqua, e le grandezze continue,
come la lunghezza, aprono invece discorsi e attivit sulla misura. Nel tentativo
di padroneggiare la numerosit dei chicchi di un risotto dentro ad un piatto si
possono contare cucchiai o bocconi, allo stesso modo si pu dire che la
sabbionaia contiene 16 secchielli pieni di granelli, che lacqua di una brocca si
pu misurare riempiendo bicchieri o scodelle e cos via. Quando i bambini
mettono insieme, mischiano, portano via, aggiungono, separano, appiccicano,
frantumano, dividono, in altre parole agiscono sulla materia, sviluppano idee
di operazione. Guidati da un pensiero attento e provocatorio che in quello
che si fa abitualmente sappia porre uno sguardo matematico, questo fare
su materia e materiali e le conseguenti riflessioni portano a individuare i
criteri, i significati, le regolarit da cui emergono le regole per costruire in
maniera simbolica le operazioni matematiche come addizionare, sottrarre,
dividere, moltiplicare (DAmore et al., 2004).
8. Conclusione
Il saper contare solo un aspetto delle competenze matematiche che si
sviluppano nella SdI. Bisogna guardare lontano, provare strade diverse, nuovi
significati, intrecci con altre discipline, cercando di costruire non tanto un
sapere matematico definito quanto un modo di pensare, di agire, di esprimersi
su cui il pensiero matematico potr essere solidamente costruito. Si aprono
cos nuove strade che, senza fretta, si percorreranno per approfondire,
completare, guardando le cose in modo pi attento e consapevole per capire
insieme ci che possibile comprendere a questa et.
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Bibliografia
Aiolfi A. (2009). Numeri, spazio e tempo: esperienze di scienze per fare matematica.
Roma: Carocci.
DAmore B., Fandio Pinilla M.I., Gabellini G., Marazzani I., Masi F., Sbaragli S.
(2004). Infanzia e matematica. Didattica della matematica nella scuola
dellinfanzia. Bologna: Pitagora.
Mazzoli P. (2005). Capire si pu: educazione scientifica e matematica. Roma:
Carocci.
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Risolvere problemi significa trovare una strada per uscire da una difficolt,
una strada per aggirare un ostacolo, per raggiungere uno scopo che non sia
immediatamente raggiungibile. Risolvere problemi unimpresa specifica
dellintelligenza e lintelligenza il dono specifico del genere umano: si pu
considerare il risolvere i problemi come lattivit pi caratteristica del genere
umano.
(Polya, 1983).
Premessa
Risolvere problemi caratteristica costante dellagire dei bambini. Muoversi
nel mondo comporta assumere delle decisioni attraverso lagire, perci
importante che il bambino abbia un atteggiamento positivo verso la
risoluzione dei problemi perch sviluppando ed utilizzando strategie, si abitua
a controllare e correggere il proprio operare.
Finalit
La motivazione essenziale che ci ha spinto a progettare un percorso basato sui
problemi dettata dalla consapevolezza che i bambini, gi dal loro arrivo a
scuola possiedono un consistente bagaglio di conoscenze (DAmore et al.,
2004), ma molto raramente ci che sanno stato imparato intenzionalmente
mentre a scuola i bambini imparano ad imparare (Pontecorvo, Pontecorvo,
1985). Infatti, da una parte apprendono ad usare e controllare strategie,
dallaltra a monitorare la propria consapevolezza ed i propri processi di
pensiero.
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Metodo
La metodologia didattica stata quella per scoperta, legata
allapprendimento attivo per esperienze con il fine di potenziare lo sviluppo
del pensiero critico e della logica.
Il lavoro stato condotto sia individualmente sia nel piccolo gruppo per
favorire laiuto reciproco, potenziare lautostima. Abbiamo privilegiato
losservazione dei bambini lavorando, il pi possibile in compresenza; durante
lattivit abbiamo analizzato: il linguaggio usato, la gestualit, la dinamica
allinterno del gruppo, la ripartizione dei compiti, il coinvolgimento emotivo,
le metafore utilizzate per spiegare la soluzione, la costruzione della
soluzione, la consapevolezza di aver fatto.
Alla conclusione delle attivit sono stati rielaborati i dati raccolti e per ogni
situazione formulato considerazioni utili per la progettazione delle future unit
didattiche. Abbiamo attribuito agli errori, durante lo svolgimento delle attivit,
un ruolo positivo per la costruzione sociale del sapere.
Come dice Dolto (1992): Ladulto deve farsi discreto, egli c per permettere
ad ogni bambino di elaborare il proprio pensiero, di scegliere con cognizione
di causa e di discutere le leggi del gruppo: egli deve farsi zero per consentire al
bambino di diventare uno.
Strumenti
Per avviare il bambino ad operare in situazioni problematiche, abbiamo
ritenuto opportuno raccogliere tanto materiale: oggetti riportati dai luoghi delle
vacanze o raccolti durante una passeggiata nel bosco, al parco,
Dopo aver osservato i materiali raccolti, si proceduto ad una classificazione
degli stessi tenendo conto degli attributi, abbiamo proseguito inventando delle
semplici situazioni problematiche che potevano essere risolte con percorsi e
strategie proprie di ogni bambino.
I giochi proposti sono diventati unoccasione per creare veri problemi:
situazioni in cui usare delle strategie, dei ragionamenti e, perch no?, la
fantasia e la creativit. Lavorare sui giochi permette di studiare modi efficaci
per fare la matematica con i bambini, in quanto il gioco pone problemi e
richiede lelaborazione di strategie di soluzione. Giocando, i bambini, vengono
a trovarsi nella condizione pi favorevole per individuare il problema ed
intuire la soluzione. Attraverso questo tipo di situazione, il problema diventa
loro, in modo che, i bambini, assumendosi la responsabilit della soluzione
costruiscono il loro sapere. Non vi molta differenza fra il piacere provato da
un dilettante a risolvere un abile rompicapo ed il piacere che un matematico
prova nel dominare un problema pi difficile (Gardner, 2000).
Percorso
Attraverso ogni narrazione, ogni disegno, ogni attivit passa un contenuto
matematico di primordine, purch sia organizzativo, razionale e strutturante.
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P.
Balena
e polpo
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Istruzioni: ogni papera deve trovare il percorso sulle linee, che la porta al suo
amico animale ma non deve incrociare quello delle altre papere.
Tracciato il reticolo a terra, con del nastro adesivo abbiamo invitato i bambini
papere a camminare sulle linee cercando di risolvere il loro problema.
Abbiamo contrassegnato le strade gi percorse, per rendere possibile, qualora
fosse stato necessario, ritornare sui propri passi.
La battaglia amichevole
Prepariamo, sul cartoncino, due reticoli di dieci quadretti per lato (vedi figura
seguente).
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Rosso
azzurro
verde
giallo
arancione
nero
blu
viola
rosa
marrone
Abbiamo preparato le carte raffiguranti alcuni animali, ritagliato dieci
rettangoli di cartoncino della stessa misura di un riquadro del reticolo e
disegnato su cinque di questi alcuni amici incontrati dalle paperelle; abbiamo
poi ripetuto il disegno su gli altri cartoncini. Istruzioni: si gioca in due squadre.
Ogni squadra posiziona le sue cinque carte sul reticolo nei riquadri che vuole.
A turno le squadre tentano di scoprire, dando le coordinate (es: 3 blu; oppure 5
rosa) alla squadra avversaria, dove posizionato lamico animale, se viene
individuato, la squadra che ha sparato il colpo vince la carta e la pu
prendere per far coppia con la relativa paperella. Vince la partita chi riesce a
fare pi coppie.
La fabbrica delle paperelle
Abbiamo riproposto la storia dallinizio.
Chuck stride la macchina che fa le paperelle di gomma. Una dopo laltra
saltan fuori le piccole paperelle gialle, una dopo laltra. Le piccole paperelle
vengono dipinte occhi azzurri e becchi rossi. Poi vengono inscatolate 10
per cassa ed eccole in partenza! Il camion le scarica su un mercantile in
attesa
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Le paperelle di das che i bambini hanno preparato sono state messe nel cerchio
della conversazione e i piccoli operai sono stati invitati a fare una stima del
numero delle paperelle. Abbiamo registrato i numeri detti, preparato tante
scatole e abbiamo invitato i bambini ad inscatolare le paperelle 10 a 10 nelle
casse.
Dopo abbiamo voluto verificare la stima, abbiamo chiesto ai bambini: Come
possiamo fare per verificare?
I bambini hanno suggerito di contare 10 paperelle, metterle nella scatola,
chiuderla. Poi ricontare altre dieci e cos via ad esaurire tutte le paperelle per
poterle spedire.
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Il treno della sezione, finalmente era pronto per partire composto da 10 vagoni
pi la locomotiva e con il suo carico di 30 macchinine.
In questa attivit, abbiamo osservato come i bambini contrattavano
socialmente le rappresentazioni, come riuscivano a comunicare tra loro sulle
scelte fatte, che senso davano alle rappresentazioni, come trovavano un
accordo sociale. In questa produzione collettiva sono entrati in gioco tutti i
registri: i segni, la narrazione, la mimica. Nella discussione collettiva i
bambini dellintera sezione hanno attivato la costruzione cognitiva e
linguistica, hanno organizzato il pensiero, hanno argomentato e comunicato
trovando un codice condiviso e impegnandosi in un discorso matematico,
sebbene ingenuo.
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Bibliografia
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allaritmetica. La matematica e la sua didattica. 1, 47-95.
Carle E. (2006). Dieci paperelle in alto mare. Milano: Mondadori.
DAmore B. (1993). Problemi. Pedagogia e psicologia della matematica nellattivit
di problem solving. Milano: Angeli.
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cognitive difficulties and obstacles. Leducazione matematica. 1, 7-28. [Questo
articolo stato ripubblicato in lingua spagnola: Uno, 15, 1998, 63-76].
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DAmore B., Marazzani I. (2003). Problemi di matematica nella scuola primaria.
Bologna: Pitagora.
Dolto F. (1992). Come allevare un bambino felice e farne un adulto maturo. Milano:
Mondadori.
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matematica e la sua didattica, ventanni di impegno. Roma: Carocci. 101
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Fandio Pinilla M.I. (2003). Diventare competente, una sfida con radici
antropologiche. In: DAmore B., Godino J., Arrigo G., Fandio Pinilla M. I.
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(Edizione originale: 1945).
Pontecorvo C., Pontecorvo M. (1985). Psicologia delleducazione conoscere a
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ventennale. Atti del convegno di Castel San Pietro Terme. 3-4-5 novembre
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Vygotskij L.S. (1931-1980). Il processo cognitivo. Torino: Boringhieri.
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M.: Proviamo anche noi a fare una linea dei numeri utilizzando una corda?
Come possiamo fare?
B.: Si scrivono i numeri dall1 al 30 e poi si attaccano ad una corda.
A questo punto abbiamo preparato dei cartoncini rotondi.
M.: Adesso prendiamo tutti un cartoncino e scriviamo tutti il numero 1.
B.: No, uno solo scrive uno.
F.: Lo faccio io.
M.: Bambini, per voi va bene se Fabio scrive il numero 1 sul cartoncino?
S.: S, io faccio il 2.
G.: Io il 3.
Man mano, tutti i bambini si propongono per scrivere e colorare sul cartoncino
i numeri. Dopo il numero 10, i bambini grandi che sanno contare meglio
prendono liniziativa e completano la linea dei numeri.
Quando i bambini hanno terminato, linsegnante prende una corda, la fissa da
un punto allaltro dellaula e poi chiede: E adesso?
B.: Adesso si attaccano i cartoncini con i numeri.
M.: Con quale numero si parte?
B.: Uno.
La maestra aspetta. Fabio, che ha in mano il cartoncino con il numero 1, esita.
I bambini pi grandi lo sollecitano: Tocca a te, vai! Poi i bambini si alzano
spontaneamente quando si accorgono che hanno il numero in sequenza per
proseguire la linea in senso crescente.
Si arriva cos fino al numero 27: i bambini si guardano lun laltro e
osservano: Maestra, non abbiamo pi numeri.
M.: Quali numeri mancano?
A.: Il 28, il 29 e il 30.
Facilmente li realizziamo, completando cos la linea dei numeri da 1 a 30.
M.: Oltre al numero scritto cos (in cifra), in quale altro modo possiamo
scrivere i numeri?
G.: Con le lettere, con un disegno delle mani, con un bambino che conta con le
dita.
M.: Ma come si fa?
B.: Con le dita delle mani, disegniamo le nostre mani e coloriamo le dita che
indicano il numero.
Fotocopiamo tanti disegni di mani e completiamo anche con le dita colorate la
linea dei numeri.
Dopo aver completato la linea dei numeri, abbiamo giocato a costruire una
linea dei numeri formata dagli stessi bambini. Abbiamo preso dei cartoncini
sui quali abbiamo riscritto i numeri dall1 al 30 e li abbiamo posizionati sul
tavolo con il numero girato sotto. Ogni bambino ha preso un cartoncino e, al
Via! dellinsegnante, doveva collocarsi nella giusta posizione in sequenza
crescente.
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Bibliografia
Caldelli ML., DAmore B., Giovannoni L. (1984). Il bambino matematizza il mondo.
Firenze: La Nuova Italia.
DAmore B. (1999). Elementi di didattica della matematica. Bologna: Pitagora.
DAmore B., Fandio Pinilla M.I., Gabellini G., Marazzani I., Masi F., Sbaragli S.
(2004). Infanzia e matematica. Didattica della matematica nella scuola
dellinfanzia. Bologna: Pitagora.
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1. Quadro di riferimento
Linserimento del computer in contesti educativi destinati alla prima infanzia
ha acceso e continua ad accendere dibattiti e riflessioni di natura pedagogica
ed istituzionale. Non mancano dubbi e perplessit (British Psychological
Society, 2010), per cui lutilizzazione del computer nel processo formativo
deve avvenire sulla base di attente riflessioni e salde consapevolezze
pedagogiche. La possibilit per il bambino di accedere allutilizzo del
computer viene valutata positivamente in taluni contesti; dunque lecito
chiedersi quali siano le modalit pi idonee di utilizzo e soprattutto quale sia il
ruolo, che in tale scenario, deve assumere la scuola dellinfanzia nella
mediazione delluso dello strumento tecnologico, affinch questultimo risulti
di effettivo ausilio allapprendimento ed allo sviluppo.
Bruner sviluppa lidea che lessenza dellapprendimento sia strettamente
correlata con strumenti interattivi che rendano possibile la traduzione
dellesperienza in sistemi pi efficienti di classificazione (Bruner, 1966).
In questo modo si stabilisce una linea di comunicazione tra apprendimento e
tecnologia. Bruner fa riferimento ad abilit e strumenti culturali, in questa
accezione anche un linguaggio pu essere considerato una tecnologia. Con
lavvento del computer sono possibili nuove estensioni tecnologiche del
linguaggio, in quanto estendendo la struttura lineare del linguaggio scritto
nelle forme grafiche ed interattive, dinamiche consentite dal computer, le basi
materiali per pensare ed apprendere, e con esse lintera pratica educativa,
possono ampliarsi in modo sostanziale.
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Distinguere
oggetti
secondo lattributo
Ambiente abituale
Insuf
Suff.
Buono
Ambiente
artificiale:
laboratorio al computer
Insuff
Suff.
Buono
Colore
Forma
Dimensione
Spessore
Approccio al computer con [email protected]
Sempre
3. Conclusioni
Lesperienza ha fornito aspetti di positivit, nella direzione degli obiettivi
pedagogici - formativi prefissi, in particolare:
1. linsegnante, programmando adeguatamente lintroduzione di [email protected]
allinterno della sezione e prendendo in considerazione le differenti
opportunit che esso pu offrire, ha avuto la possibilit di arricchire le
esperienze dei bambini ed i processi formativi e cognitivi che,
quotidianamente, vengono messi in atto nelle varie attivit;
2. la dimensione ludica unita a quella interattiva ha suscitato effetti positivi sul
piano motivazionale, interesse concreto per lo strumento informatico
aumentando, cos, la partecipazione nella ricerca di soluzioni a situazioni
problematiche, nonch crescita del livello dinterazione con i coetanei;
3. lutilizzo del software ha agevolato, notevolmente, il Learning by doing,
permettendo ai bambini di agire nelle situazioni preposte in modo naturale e
spontaneo attraverso lesperienza diretta, evidenziando atteggiamenti di
sicurezza, corresponsabilit, diminuzione dellansia del compito e
rafforzamento delle capacit;
4. il nuovo paradigma didattico circolare:
realt sensibile realt virtuale realt sensibile
si manifestato non solo possibile, ma efficace e produttivo.
Non sono mancate le riflessioni sui fattori significativi provenienti da ambienti
apprenditivi diversificati, consentendo, cos, lapprofondimento del panorama
insegnativo valutativo e riflessivo della scuola dellinfanzia.
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Bibliografia
Bruner J. (1966). Toward a theory of instruction. Cambridge: Harvard University
Press.
Costabile F.A., Golemme R. (2007). [email protected] per la scuola dellinfanzia. Cosenza:
Nuova Santelli.
Costabile F.A., Serpe A. (2009). Un laboratorio per la scuola dellInfanzia con
[email protected] - Esperienza monitorata nella.s. 2007/08. Didattica e Didattiche
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DAmore B., Fandio Pinilla M.I., Gabellini G., Marazzani I., Masi F., Sbaragli S.
(2004). Infanzia e Matematica. Didattica della Matematica nella scuola
dellInfanzia. Bologna: Pitagora.
Mantovani S., Ferri P. (2006), Bambini e Computer, alla scoperta delle nuove
tecnologie a scuola ed in famiglia. Milano: Fondazione IBM, ETAS.
Papert S. (1993). The Cildrens Machine: Rethinking School in the Age of the
Computer. New York: Basic Books.
British Psychological Society, giugno 2010, dott Aric Sigman: web site url:
http://www.dailymail.co.uk/health/article-1285981/TVs-PCs-dull-childrensbrains.html
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Obiettivi
Conoscenza e descrizione di figure solide e piane; sviluppo dellintuizione e
della creativit geometrica; uso di un linguaggio adeguato per descrivere le
caratteristiche degli oggetti; rafforzamento dei concetti di: linea aperta, linea
chiusa, regione, confine, spigolo, faccia, vertice; potenziamento dei concetti
relativi alla localizzazione nello spazio.
Requisiti
Per affrontare questa esperienza i bambini devono possedere la capacit di
riconoscere le caratteristiche degli oggetti; la capacit di esprimere con il
linguaggio pensieri e ipotesi.
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Materiali
Scatoloni da imballaggio, colori a tempera, pennellesse, cartoncino colorato,
forbici, colla vinilica, pennelli, tetrapak del latte di formati diversi, scatole di
cartone, carta velina colorata, pennarelli.
Esperienza
Procuriamo, presso negozi di vendita di elettrodomestici o alimentari, degli
scatoloni di grandi dimensioni. Vanno bene quelli dei televisori con tubo
catodico, ma anche quelli di certi aspirapolvere o di macchine per cucire, e
altri a forma di parallelepipedo. Procuriamo anche due scatoloni da frigorifero
per creare lo sfondo. Chiudiamo gli scatoloni pi piccoli con dello scotch di
carta avendo cura di farlo aderire molto bene. Apriamo invece gli scatoloni da
frigorifero stendendoli in tutta la loro larghezza. Prepariamo il colore a
tempera diluendolo leggermente e mettiamolo in grandi contenitori o anche
allinterno di piatti di plastica. Per questa esperienza metteremo a disposizione
dei bambini i colori che Mondrian ha usato per il modellino teatrale e per i
quadri geometrici che lo hanno reso famoso: il giallo, il rosso, il blu, il nero e
il bianco. Invitiamo i bambini a stendere il colore con le pennellesse su tutte le
facce degli scatoloni facendo in modo che tutta la superficie sia ricoperta in
maniera uniforme. In questa fase estremamente importante porsi in
atteggiamento di osservazione e di stimolo per capire quali idee i bambini
hanno sulla forma degli oggetti tridimensionali. Sia durante la coloritura che
durante il successivo incollaggio possiamo introdurre termini quali faccia,
spigolo e vertice riferiti a un solido.
Mentre i bambini colorano interveniamo con domande opportune del tipo: Mi
piace la forma della scatola che stai dipingendo, lhai gi vista in qualche altro
posto? Come la chiami? O anche: Sai come si chiama questa parte della
scatola che stai colorando? Lideale sarebbe poter registrare le risposte dei
bambini in modo da cogliere tutte le possibili sfaccettature delle risposte. La
registrazione, unita allosservazione diretta, permette unanalisi approfondita
delle idee e dei concetti espressi dai bambini. Coloriamo anche i grandi cartoni
ricavati dagli scatoloni da frigo uno con il colore giallo e uno con il colore
rosso. Mentre gli scatoloni si asciugano, chiediamo ai bambini di tagliare dei
cartoncini neri creando delle strisce larghe circa 4 - 5 cm. Cerchiamo del
cartoncino non troppo pesante in modo che il taglio sia agevole e sosteniamo i
bambini aiutandoli quando sono in difficolt, insegnando la tecnica corretta
per tagliare. Non importante che le strisce siano lunghe o che siano
perfettamente diritte, perch verranno successivamente composte accostandole
le une alle altre, per cui avremo modo di correggere le imprecisioni. Lasciamo
asciugare a lungo gli scatoloni in modo che il successivo lavoro di incollaggio
risulti pi semplice e duraturo. In alcuni contenitori mettiamo le strisce nere
ritagliate dai bambini e prepariamo dei contenitori con colla vinilica e
pennelli. Disponiamo i bambini intorno agli scatoloni e chiediamo di incollare
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le strisce di carta nera vicino agli spigoli di ciascuna faccia, in modo da creare
un contorno.
In questa fase riportiamo al gruppo eventuali commenti dei bambini in modo
da attivare lo scambio di idee e le riflessioni di gruppo: Elisa dice che per fare
un bel contorno bisogna incollare le strisce vicine allo spigolo, voi che ne
dite?. Oppure: Alberto pensa che alla fine queste facce saranno dei recinti,
secondo voi sar cos? Mentre i bambini lavorano abbiamo inoltre modo di
portare la loro attenzione sullaccostamento delle strisce chiedendo loro di
incollarle scegliendo pezzi adeguati che siano accostabili tra loro o di
adeguarli alle misure rifilandoli con le forbici. Lincollaggio delle strisce di
cartoncini chiaramente da fare anche per i due sfondi.
Invitiamo i bambini a giocare liberamente con gli scatoloni realizzati
chiedendo: Che giochi possiamo fare con questi scatoloni bellissimi che
abbiamo fatto? Ascoltiamo le proposte e magari ricordiamo idee e
suggerimenti emersi nella fase di realizzazione: Prima Alberto aveva detto che
questi scatoloni assomigliano a dei recinti, volete provare a fare un gioco con i
recinti? Insieme con i bambini possiamo attivare percorsi di gioco con gli
scatoloni componendoli tra loro come delle maxi costruzioni che possono, di
volta in volta, diventare castelli, recinti o case e questo permette ai bambini di
confrontare e verificare forme, dimensioni, accostabilit, posizioni e cos via.
Ma questi solidi possono diventare supporti per giocare con gli animali di
plastica, per apparecchiare piatti e bicchieri o per approntare un negozio di
parrucchiera. Nel caso del gioco con gli animali, possiamo far notare ai
bambini che il cartoncino nero una linea chiusa introducendo in questo modo
anche i primi elementari termini della topologia.
Il gioco motorio con gli scatoloni permette di scoprire le caratteristiche dei
solidi perch i bambini sono coinvolti a livello di movimento complessivo. I
bambini si sdraiano, afferrano, circondano, salgono, compongono e
sovrappongono i solidi, scoprendo i concetti attraverso i canali sensoriali.
41
42
Sproniamo i bambini: Oggi vorrei fare con voi un gioco con le bellissime
forme che avete colorato.
Possiamo in questo modo introdurre lattivit di composizione vera e propria.
Appoggiamo ad una parete i due grandi sfondi colorati uno accanto allaltro e
invitiamo i bambini a realizzare la composizione mettendo gli scatoloni nella
posizione voluta davanti allo sfondo che preferiscono. Fotografiamo ogni
composizione con lautore a fianco e chiediamogli di commentare le scelte
effettuate sia riguardo al colore che alle forme accostate.
43
44
45
Bibliografia
Bartolini Bussi M. (2008). Matematica. I numeri e lo spazio. Bergamo: Junior.
DAmore B., Agl F. (1995). Leducazione matematica nella scuola dellinfanzia.
Milano: Juvenilia.
DAmore B., Fandio Pinilla M.I., Gabellini G., Marazzani I., Masi F., Sbaragli S.
(2004). Infanzia e matematica. Bologna: Pitagora.
46
SEZIONE 2
SCUOLA PRIMARIA
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48
Sunto. Con questo contributo si vuole evidenziare come la pratica della misurazione
sia importante per una corretta formazione del concetto di misura. Nelle pratiche
consuete della scuola primaria si tende a trascurare questo lavoro perch porta
via tanto tempo a vantaggio di una aritmetizzazione della misura. Analizzeremo
come questo approccio non solo possa portare a misconcezioni, ma come lidea di
misura che ne risulta possa divenire ostacolo agli apprendimenti futuri.
1. Premessa
Nella consuetudine didattica della scuola primaria italiana, ma anche in altri
paesi europei, la misura viene trattata quasi esclusivamente attraverso
lalgoritmizzazione, cio con esercizi di calcolo e di trasformazione e
laccento si pone sullaspetto algoritmico di applicazione delle formule di
passaggio da alcune unit ad altre (Chamorro, 2001). Questo fatto
evidenziato anche da Fandio Pinilla (2008) che denuncia il fatto che alcuni
concetti geometrici, come contorno e superficie, vengono eliminati per
sostituirli con pratiche di calcolo algoritmico aritmetico, rispettivamente
perimetro e area.
Da dove nasce questa scelta? Forse la consuetudine ha una motivazione
storica? Questa la nostra ipotesi.
La necessit di misurare antica quanto luomo; infatti, per quantificare i
propri averi, egli ha inventato il numero ed ha costruito strumenti di misura
adatti ai diversi prodotti.
Fino al diciottesimo secolo, ogni comunit usava i propri strumenti di misura
che determinavano pure le unit di misura con relativi multipli e sottomultipli.
Ad esempio, a Verona si usavano per le misure di capacit per il vino la botte
e suoi sottomultipli: La botte si divide in 12 brenti, il brento in 4 secchie, la
secchia in 18 inghistare, linghistara in 4 goti, mentre per le misure di
superficie si usava il campo ei suoi sottomultipli: Il campo si divide in 24
vanezze, la vanezza in 30 tavole, la tavola in 36 piedi quadrati. In totale il
campo si divide in 720 tavole. Questo indipendentemente dalla misura base
del campo, che [] non esiste in senso assoluto neppure nellambito della
provincia (Beggio, 1968).
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51
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3. Conclusioni
La modifica delle richieste didattiche nei confronti della misura sono
evidenziate anche nelle Indicazioni per il curricolo del 2007, dove si legge:
negli obiettivi della classe terza primaria: Misurare segmenti utilizzando sia il
metro, sia unit arbitrarie e collegando le pratiche di misura alle conoscenze
sui numeri e sulle operazioni (pag. 95);
in quelli di quinta: Passare da ununit di misura ad unaltra, limitatamente alle
unit di uso pi comune, anche nel contesto del sistema monetario (pag. 96);
e nei Traguardi di sviluppo delle competenze al termine della scuola primaria:
Percepisce e rappresenta forme, relazioni e strutture che si trovano in natura o
che sono state create dalluomo, utilizzando in particolare strumenti per il
disegno geometrico (riga, compasso, squadra) e i pi comuni strumenti di
misura.
Nel bambino il discorso della misura legato a quello dellinterpretazione di
una realt esterna a s e quindi indispensabile che egli sia in grado di creare
un rapporto tra s e il mondo, che sappia operare delle stime, dare dei giudizi a
priori e confrontare il proprio giudizio soggettivo con dei dati esterni.
Lacquisizione delle capacit di operare misure, presuppone lo sviluppo
parallelo di molteplici capacit di tipo manipolativo, interpretativo, cognitivo e
simbolico.
Riteniamo ormai inevitabile e indispensabile modificare le pratiche didattiche
consuete sostituendole con pratiche laboratoriali che diano agli allievi gli
strumenti cognitivi adatti a comprendere fino in fondo il concetto di misura e
tutte le implicazioni che esso comporta.
Bibliografia
Andreis A. (2010). Duecento anni di scuola a Grezzana e dintorni. Verona: Comune
di Grezzana.
Beggio G. (1968). Le antiche misure veronesi rapportate al sistema metrico decimale.
Vita veronese. 21.
Cannella M.C. (2004-2005). Le unit di misure locali e il sistema metrico decimale
nella scuola elementare. Tesi di laurea. Relatore Prof. Filippo Spagnolo.
Universit di Palermo. http://math.unipa.it/~grim/TesiFP_cannella_06.pdf.
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55
1. Premessa
Nella pratica scolastica frequentemente si trovano bambini che ancora in
quinta classe non sanno incolonnare correttamente i numeri, non sanno le
tabelline, non riescono a fare le moltiplicazioni o le divisioni, o non sanno
operare con le frazioni, o trovano difficile risolvere i problemi; difficolt che
molte volte si trascinano anche nella scuola media. A partire dagli anni 198485, allUniversit degli Studi di Milano, nellambito di una ricerca,1 in
collaborazione con una decina di insegnanti, ho potuto sperimentare e studiare
come prevenire gli ostacoli. Ne nata una programmazione condivisa e via via
provata in classe, per introdurre laritmetica, avendo come riferimento le
riflessioni che il Prof. C. F. Manara stava sviluppando riguardo alla didattica
della matematica anche a livello elementare (Manara, 1989). Pian piano, sono
state coinvolte altre insegnanti, fino allattivit che ho guidato presso la scuola
primaria Gandhi di Laives (BZ), i cui risultati sono pubblicati in Davoli e altri
(2009). Nellambito del gruppo di ricerca Ma.P.Es.,2 recentemente costituito,
si sta proseguendo la ricerca, e si cercano anche innovative modalit per
comunicare ad altri insegnanti un atteggiamento culturale e una didattica gi
56
2. I riferimenti
2.1. Aspetti generali
Lesperienza delle insegnanti e lo studio delle ricerche di didattica con cui ci
siamo sentite maggiormente in sintonia (di Vergnaud, Baruk e Freudenthal)
sono stati il supporto necessario per individuare gli argomenti e i motivi che
stanno allorigine delle difficolt degli allievi in aritmetica. Abbiamo messo a
fuoco alcuni nodi fondamentali e conseguentemente abbiamo progettato la
programmazione dei cinque anni di scuola primaria, tuttavia mantenendo fisse
competenze e conoscenze da acquisire entro la fine della quinta classe.
I principali punti sorgivi delle difficolt sono stati individuati come segue:
la comprensione profonda del sistema decimale e posizionale;
la comprensione del significato di operazione aritmetica, in particolare la
comprensione del segno di uguaglianza;
la comprensione del concetto di moltiplicazione;
la comprensione del significato di operazione inversa di una operazione;
laccettazione che uno stesso problema si possa risolvere utilizzando varie
strategie;
laccettazione che una stessa operazione possa risolvere vari tipi di problemi;
la difficolt ad immedesimarsi in un problema e a desiderare di trovare una
soluzione impegnandosi responsabilmente e razionalmente ad utilizzare
strumenti, risorse, competenze possedute.
Scrive Stella Baruk (1985, p. 241): I suoi errori [del bambino], come tutti gli
errori, sono delle domande. La possibilit che lerrore sia la forma in cui il
bambino cerca un rapporto con linsegnante ci ha capovolto completamente la
prospettiva tanto che, invece di partire dai contenuti, per cercare di migliorarne
linsegnamento, prima di tutto al centro del nostro interesse abbiamo messo la
persona del bambino e quella dellinsegnante in rapporto con lui, e inoltre
abbiamo studiato come valorizzare lapproccio alla matematica, in modo da
esaltarne lazione formativa, come indicato da Manara (1989).
2.2. Il bambino
Il bambino arriva alla scuola primaria gi dotato di un patrimonio (anche se
spesso non corretto) di idee, di ipotesi sulla realt, di modi di verifica, di modi
per intervenire sulla realt. Scrive Zan (2007): Come conseguenza di questo
continuo processo di interpretazione della realt, gi allet di 5 o 6 anni, i
bambini hanno sviluppato delle vere e proprie teorie che sono intuitive e che
sono potenti e utili, perch consentono al bambino di dare un senso almeno
provvisorio alle sue esperienze. Per il passaggio da queste intuizioni agli
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3. Punti di metodo
Nel nostro progetto pensiamo di valorizzare la razionalit globale del
bambino partendo dal suo vissuto, per guidare efficacemente
allappropriazione dei significati (concetti e strutture), ma mettendo le
esperienze in stretto collegamento con la problematica della comunicazione
dei concetti, cio dei vettori di significato (linguaggio matematico simbolico e
formalizzato). Poich il bambino impara solo se protagonista del proprio
apprendimento, la via maestra quella di fargli affrontare situazioni
59
60
Bibliografia
Baruk S. (1985). L ge du capitaine. De lerreur en mathmatiques. Paris: Seuil.
DAmore B. (1999). Elementi di Didattica della Matematica. Bologna: Pitagora.
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de la pense. Annales de didactique et de sciences cognitives. Strasbourg: ULP,
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Freudenthal H. (1994). Ripensando leducazione matematica. Brescia: La Scuola.
Klein P.S. (1985). La promozione della flessibilit della mente del bambino
nellambito della famiglia. Atti del Convegno Psicologia e creativit.
Milano: Selezione dal Readers Digest.
Longo P., Barbieri S. (a cura di) (2008). Insegnare matematica. Esempi di buone
prassi in Lombardia. Milano: Guerini e Associati.
Manara C.F. (1989). Problemi di didattica della matematica. Brescia: La Scuola.
Piaget J. (1975). Lquilibration des structures cognitives: problmes centrales du
dveloppement. Etudes dpistemologie gntique. Paris: Press Universitaires
de France.
Zan R. (2007). Difficolt in matematica. Osservare, interpretare, intervenire. Milano:
Springer.
62
Sunto. Lattivit didattica presentata scaturisce dalla constatazione che alcuni dei
nostri allievi manifestano un certo disagio di fronte alla soluzione di problemi
matematici. Tale disagio, a nostro avviso, dovuto alla difficolt di comprendere e di
individuare i dati utili alla soluzione di un problema. In una classe quarta primaria
abbiamo proposto unattivit laboratoriale, nel corso della quale, gli allievi avevano
il compito di indagare un testo storico, per ricavare informazioni da utilizzare per
avanzare ipotesi relative alle attivit economiche della Civilt Fenicia. Il lavoro ha
reso gli allievi veri protagonisti del loro apprendimento, poich hanno avuto la
possibilit di costruire le loro conoscenze in modo significativo.
1. Premessa
Siamo due docenti di scuola primaria che, da alcuni anni, operano nella stessa
quipe pedagogica, una come insegnante prevalente di classe a cui stato
assegnato lambito linguistico antropologico, laltra come insegnante
dellambito matematico delle tre sezioni parallele. Durante le consuete
riunioni di programmazione, spesso abbiamo modo di confrontarci sulle
principali difficolt che incontrano i nostri allievi nel loro percorso scolastico e
ci siamo cos rese conto che, per molti dei nostri allievi, la soluzione di
problemi matematici rappresenta uno degli ostacoli pi difficili da superare. Ci
siamo interrogate a lungo sulle possibili cause, giungendo alla conclusione che
spesso i nostri ragazzi non sono in grado di comprendere pienamente il testo di
un problema proposto, o non riescono ad individuare correttamente i dati utili
alla sua soluzione. Abbiamo pensato allora di intraprendere un percorso
didattico interdisciplinare, mirato a potenziare le competenze degli allievi in
merito alla comprensione del testo e allindividuazione dei dati utili. Cercare
in un testo i dati per risolvere un problema non infatti una prerogativa della
matematica, ma unabilit trasversale che pu e deve essere esercitata in
qualsiasi ambito disciplinare. Volevamo poi che questa esperienza rendesse i
nostri allievi protagonisti e consapevoli dei loro apprendimenti, quindi
abbiamo deciso di proporre unattivit laboratoriale, da svolgersi in
cooperative learning, incentrata sullanalisi di un breve testo storico,
allinterno del quale individuare dati significativi, necessari ad avanzare
ipotesi di soluzione a varie situazioni problematiche proposte. La modalit del
lavoro di gruppo stata scelta infatti perch essa facilita il coinvolgimento di
tutti gli allievi che hanno la possibilit di sperimentare, confrontarsi e allo
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3. Lepisodio
Gli allievi di una classe quarta primaria hanno affrontato lo studio dellantica
civilt fenicia. Le insegnanti, anzich presentare largomento attraverso il
consueto schema di lavoro che consiste, sostanzialmente, nella spiegazione e
nellindividuazione delle informazioni essenziali del testo, hanno deciso di
proporre unattivit che prevede il coinvolgimento attivo di tutti i bambini.
Gli allievi, divisi in gruppi, avevano il compito di analizzare un breve brano
storico, tratto dal loro manuale. Inizialmente dovevano individuare
largomento generale trattato, poich la comprensione del testo il
presupposto fondamentale alla base di qualsiasi abilit creativa degli allievi.
Successivamente stato chiesto loro di rilevare i dati utili, cio le informazioni
necessarie a stabilire quali fossero le attivit economiche praticate dai Fenici. I
dati presenti nel testo, tuttavia, non riconducevano esplicitamente alla richiesta
effettuata, infatti essi si riferivano esclusivamente ai tipi di territorio che
caratterizzavano la Fenicia. A questo punto, tenendo conto anche delle
conoscenze di cui erano gi in possesso, gli allievi sono stati in grado di
ipotizzare il tipo di attivit che poteva essere praticata nellantichit in un
territorio pianeggiante, in un territorio montuoso o in prossimit del mare.
Leggi attentamente il testo e comprendi l
largomento di cui
si parla.
I FENICI
A partire dal 1500 a.C., in una sottile striscia di terra
affacciata sulle coste del Mar Mediterraneo, chiamata
Fenicia, si stabil
stabil lantico popolo dei Fenici, il cui nome si
deve al rosso porpora
porpora, un colorante per stoffe che solo i
Fenici producevano.
Il territorio fenicio non era molto fertile; solo in prossimit
prossimit
della costa si estendevano piccole distese pianeggianti,
mentre i territori montuosi delle zone pi
pi interne erano
ricoperti da alberi, chiamati cedri del Libano,
Libano, che
fornivano un legno assai pregiato che col tempo i fenici
impararono ad utilizzare.
65
OSSERVANDO LA CARTA
GEOGRAFICA DELLA
FENICIA, CORRISPONDENTE
ALL
ALLATTUALE LIBANO,
SAPRESTE DIRE QUAL ERA
LATTIVITA
ATTIVITA ECONOMICA
PREVALENTE DI QUESTO
POPOLO?
? Pesca e commercio
? agricoltura
? Sfruttamento del legname
? Allevamento
66
PROBLEMI
PROBLEMI di trasporto
di che cosa avranno avuto
bisogno i Fenici per praticare le
loro attivit
attivit principali?
Clicca sull
sullimmagine giusta
Bibliografia
DAmore B. (1993). Problemi. Pedagogia e psicologia della matematica
nellattivit di problem solving. Milano: Franco Angeli.
DAmore B., Fandio Pinilla M.I., Marazzani I. (2004). Esercizi anticipati e
zona di sviluppo prossimale: comportamento strategico e linguaggio
comunicativo in attivit di problem solving. La matematica e la sua
didattica. 2, 71-95 [In lingua spagnola: Epsilon, 57, 19 (3), 357-377].
67
Geometria
in
multiculturale
movimento
un
calendario
Sunto. Con il pretesto di aiutare strane comunit nella progettazione di una piazza,
gli studenti hanno elaborato forme insolite e spiegato a corrispondenti alieni la
propria cultura geometrica, attingendo a un misto di linguaggi artistici e formali e
morfologie naturali. Scopo delloperazione: ripercorrere la scoperta di regolarit
che accompagna lo sviluppo della geometria. Nel progetto calendario una grande
striscia avvolge lintera classe e permette di leggere assieme le scansioni del tempo
di varie culture ove il ciclo solare e lunare costituiscono il denominatore comune.
1. Geometria in movimento
Lesperienza Geometria in movimento maturata allinterno delle scuole
primarie F. Petrarca e A. Azzolini del II Circolo di Mirano, in provincia di
Venezia, ed ha coinvolto gli allievi delle classi terze e quinte.
Il progetto nato dal desiderio di proporre un avvicinamento alla geometria da
angolazioni inconsuete, presentandola come lesito di una scoperta attiva e
personale.
Lesperienza della costruzione geometrica stata trasferita nello spazio fisico:
il tracciato della matita sulla carta ha corrisposto ad un tracciato nellaula, in
uno spazio che pu quindi contenere interamente i bambini. Loperazione di
definizione di una figura si trasformata: non si trattato pi di tracciare un
cerchio, di vedere un triangolo, ma di essere un cerchio, di tirare il
triangolo.
Elemento centrale stato quello di far cogliere agli allievi il senso della scelta,
della non ovviet di alcune caratteristiche della geometria: Come nasce il
triangolo? Quali sono i triangoli, quali no?
La riflessione partita da unimmagine: Archimede cammina sulla spiaggia di
Siracusa. Il suo sguardo si ferma ad osservare la punta di un cristallo che
emerge da una piccola roccia. Lo raccoglie e comincia a riflettere: Esistono
solidi regolari in natura?
Le domande che si sono posti i padri della geometria potrebbero essere le
stesse che sfiorano gli allievi: Perch mai questa figura? questa lunica
geometria possibile? Forse non cos importante trovare la risposta quanto
invece avviare una riflessione sullesistenza di possibili alternative.
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Fig. 11. Lab V - il tavoliere di gioco: la piazza per p51 di Arturo di Boote
Fig. 12. Carte sul tavoliere e pezzi da identificare e ricostruire
Fig. 13. Prove di montaggio e collocazione dei solidi nella piazza
Fig. 14. Trasformazione con copia della figura
Fig. 15. Scalatura con lausilio dei regoli autocostruiti
Fig. 16. Le trasformazioni geometriche tradotte in messaggi (formule) per le formiche
Fig. 17. Scalimetro costruito dagli studenti
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Fig. 21. Continuit tra le figure attraverso aumento dei lati e angolo di estrusione
Fig. 22. Ritorno allimmagine dal solido; ridisegno intuitivo
Figg. 23, 24, 25. Trasformazione di solidi ispirate a un palazzo arturiano dalle tre alle
due dimensioni
Gli strumenti usati per il progetto sono stati scelti in base alla loro efficacia
comunicativa, alla relativa disponibilit e alla facilit duso. Ove possibile gli
oggetti didattici e la strumentazione di supporto sono stati costruiti dagli
studenti.
Fig. 26. Montaggio finale sul progetto della piazza arturiana dei solidi a guscio,
scheletrati e pieni
Fig. 27. I messaggi pronti da trasmettere agli arturiani con istruzioni per la
costruzione e collocazione dei solidi nella loro piazza
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2. Un calendario multiculturale
Il progetto, proposto alle seconde della scuola primaria F. Petrarca di
Mirano nato dalla ricerca di unorigine condivisa tra i calendari di varie
culture, ponendo le stesse sul medesimo piano rispetto ad un denominatore
comune individuabile nel tempo astronomico scandito dal cambiamento di
altezza del sole e dalle fasi della luna. Tutti i calendari si riferiscono in qualche
modo alluno, allaltro o ambedue questi percorsi.
Il calendario stato realizzato con una striscia di carta alta 30 centimetri e
lunga quasi 30 metri che avvolge lintera aula, ricordando il percorso ciclico
del tempo. Con il mese che si estende per oltre due metri il calendario diventa
un elemento molto presente nello spazio dellaula.
La striscia divisa in sei fasce nel senso della lunghezza: le due fasce centrali
portano la scansione del tempo astronomico di riferimento, in cui sono
tracciati solstizi ed equinozi per il tempo solare e le fasi per il tempo lunare.
Le fasce che corrono a fianco delle due centrali sono i calendari civili e
religiosi: gregoriano, islamico, ortodosso, giuliano, cinese.
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Per far partecipare i bambini alla progressiva costruzione e scoperta del tempo,
sono state previste attivit di rilevamento, di annotazione e di confronto. Il
rilevamento riguardava i principali eventi che strutturano il tempo del sole e
della luna: mentre il rilevamento delle fasi lunari, base per il ritmo settimanale,
poteva avvenire con losservazione diretta, per poter comparare lo
spostamento apparente del sole nel cielo stata tracciata una linea meridiana
nel cortile della scuola. Ogni settimana i bambini uscivano allora
corrispondente al mezzogiorno solare e tracciavano la posizione del giorno
sulla linea meridiana. La distanza da equinozi e solstizi diventava in questo
modo trascrivibile nella fascia solare del calendario.
Lo spostamento apparente del sole stato raccontato sulla lavagna aiutandosi
con una rappresentazione panoramica del cielo sopra il profilo degli edifici,
cos come sono visti dallo stilo della meridiana.
Le fasce dei calendari venivano riempite quotidianamente. Lo spazio che un
giorno occupa sulla carta largo 8 centimetri: si potevano segnare le festivit
civili e religiose di tutti, ma anche compleanni, ferie scolastiche, offrendo la
75
Fig. 31. Dettaglio del calendario con eventi religiosi, civili e personali della classe
Fig. 32. La meridiana tracciata a terra e aggiornata settimanalmente dagli studenti. Il
muretto della scala funge da stilo
Fig. 33. Percorso apparente del sole rispetto alla scuola visto dalla meridiana
Bibliografia
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Milano: Gruppo Editoriale Jackson. 4, 21, 68-70.
Grossa R., Stefanelli C. (2009). Collective drawing. ID&A. 4, 7-8, 54-59.
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organizzazione spaziale nella progettazione. Milano: Mazzotta.
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Munari B. (ed.) (1981). I laboratori per bambini a Brera. Bologna: Zanichelli.
Rohr R.R.J. (1988). Meridiane. Storia, teoria, pratica. Torino: Ulisse.
76
alla
divisione:
Barbara Mallarino
Direzione didattica Savona-Chiavella, scuola primaria E. De Amicis
1. Premessa
La finalit di questo lavoro stata di avviare nei bambini la consapevolezza di
poter utilizzare strumenti del contesto extrascolastico per riflettere sulle cose
ed agire su di esse. Nel caso specifico stata offerta una alternativa, sia
metodologica sia concettuale, di approccio al concetto e alla tecnica della
divisione.
La convinzione sottesa al progetto che la cultura, in senso lato, intervenga
nelle dinamiche di una classe. Il problema dei rapporti tra cultura e
insegnamento-apprendimento della matematica assume unimportanza cruciale
se si vogliono chiarire i contributi che vari contesti reali possono fornire allo
sviluppo delle conoscenze e delle abilit matematiche. Il lavoro in un campo di
esperienza1 della vita reale consente allinsegnante di appoggiarsi sia ai vincoli
e alle risorse extrascolastiche sia alle strategie e ai modi di pensare
dellenciclopedia cognitiva dellallievo per introdurre segni, procedure e
concetti matematici funzionali alla risoluzione di problemi scaturiti
dallesperienza extrascolastica. Nel nostro caso come campi di esperienza
abbiamo scelto di privilegiare quelli che consentono un approccio alla
divisione sia per contenenza che per partizione: monete, tempi e misure.
Le differenti modalit di rappresentazione e di modellizzazione che questi
contesti offrono ha permesso, inoltre, di far accostare i bambini a situazioni
familiari ma differenti sotto molti punti di vista (ad esempio i diversi sistemi
numerici con cui sono rappresentati i tempi e le altre grandezze) mantenendo
1
77
socializzare e valutare collettivamente le strategie usate dai singoli allievi nella soluzione
di un problema e costruire (quando possibile) una o pi rappresentazioni e soluzioni
condivise da tutta la classe e consistenti con quelle costruite a livello adulto per mezzo di
concetti e procedure matematiche (Bartolini Bussi, Boni, Ferri, 1995).
78
2. Il percorso didattico
2.1. Requisiti matematici
Per ci che riguarda i requisiti generali, risulta essere di decisiva importanza
un lungo ed accurato lavoro da svolgersi preliminarmente sulla
moltiplicazione. Le tabelline, la propriet commutativa, il calcolo mentale
(moltiplicazioni per 10, 100, 1000, con decine e centinaia, ) sono concetti il
cui consolidamento influisce sulla concettualizzazione della divisione.
Vediamo nel dettaglio.
Tabelline: il fatto di conoscerle fornisce ai bambini uno strumento
indispensabile nel momento in cui si troveranno a lavorare operativamente con
problemi di divisione.
La propriet commutativa: porre lattenzione sulla propriet commutativa
della moltiplicazione il veicolo implicito che consente di trasformare un
problema di partizione in uno di contenenza a seconda dei dati numerici (
2 = 300 [partizione]; 150 ... = 300 [contenenza]). Le modalit con cui si pu
fare sono molteplici; trovare i numeri uguali nella tabella della moltiplicazione
e osservare di quali prodotti sono il risultato, utilizzare nodi o reticoli
Il calcolo mentale: in questo caso si verifica la stessa situazione delle tabelline.
Conoscere gi quanto fa un certo prodotto fornisce la base di partenza per le
riflessioni ulteriori che linsegnante richieder agli allievi.
In secondo luogo mi preme considerare i requisiti specifici dei campi
desperienza necessari allo svolgimento del percorso sperimentato e che
vedremo tra breve.
Per ognuno di essi stato essenziale predisporre delle attivit parallele al
progetto sperimentale che consentissero un efficace utilizzo delle potenzialit
che questi ambiti forniscono, motivo per il quale sono stati scelti e reputati
cos emblematici. Nellelenco qui riportato non ho trascritto tutte le schede
individuali, i compiti, che i bambini hanno dovuto svolgere, ma solo una
lista sommaria delle principali attivit.
Monete
introduzione dei vari tagli di monete (fino a 2 );
cambio mantenendo lo stesso valore (1 lo posso cambiare con due monete da
50 cent);
compra-vendita/resto (allestimento del mercatino della classe dove poter
effettuare acquisti);
indovina il prezzo! (dato un oggetto si deve indovinare il prezzo, vince chi si
avvicina di pi; si pu anche stendere una graduatoria);
indovina il contenuto del portafoglio (un allievo disegna alla lavagna una
quantit a piacere di monete, gli altri devono indovinare quanto il totale; chi
indovina va alla lavagna).
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Lunghezze
introduzione con modalit tradizionali (introduzione dei multipli e dei
sottomultipli del metro senza riferimento esperienziale);
osservazione del righello (avvicinamento ai centimetri e ai millimetri);
misurazione settimanali delle piantine della classe (ceci, lenticchie, grano):
Quanto sono cresciute dalla prima alla seconda settimana? E dalla prima alla
terza?;
trova tra gli oggetti noti quelli che misurano 1 cm (una vite, il diametro di un
bottone, ; chi non aveva niente ha ritagliato striscioline di carta);
introduzione del decimetro per accorciare la scrittura della misura delle piante
(10 cm si possono chiamare 1 dm);
trova tra gli oggetti noti quelli che misurano 1 dm (pastelli, matite, .);
introduzione del metro (piega e scopri quante volte un decimetro sta nel metro
Ikea).
Tempo
attivit sullorologio svolte in maniera tradizionale (come leggere lorologio
con lancette);
attivit sul calendario della classe: osservazione diretta dello scorrere del
tempo (collegamento del tempo che passa con aspetti significativi per la
classe: la crescita delle piante, lo spettacolo a teatro, gli assenti nel giorno in
cui si costruita laiuola di classe, ...), quanti giorni compongono la settimana,
indagine sulle conoscenze gi possedute: quanti secondi in un minuto, quanti
minuti in unora, quante ore in un giorno,
2.2. Abilit trasversali
Accanto ai requisiti matematici sopra indicati, occorre fare almeno un cenno
alle abilit trasversali che sono intervenute in questo percorso. Anche se, a
livello implicito, con il trascorrere del tempo si notato un considerevole
cambiamento delle modalit con cui esse hanno supportato lo sforzo dei
bambini nel tentativo di adattarsi al nuovo contesto di apprendimentoinsegnamento dovuto, principalmente, alla brusca alterazione del contratto
didattico: sono dovuti passare dallascoltare e dal tentare di comprendere,
allagire sugli oggetti e al dare un senso al loro operato tramite la conferma
sociale delle loro opinioni. Possiamo riassumerle qui di seguito:
capacit di agire operativamente sui materiali proposti
Capacit di lavorare in gruppo o individualmente;
capacit di cogliere relazioni;
capacit di descrivere (a parole, con disegni, con simboli,) e formalizzare
una situazione pratica.
80
24 cent
+1cent
25 cent).
81
3. Le attivit
3.1. Attivit 1: monete (partizione)
Ad ogni gruppo vengono consegnati un foglio, una moneta da 20 cent ed una
da 5 cent con la seguente richiesta:
Avete 25 cent, divideteli tra voi tre. Potete cambiare le monete che vi ho dato
ma non si possono aggiungere n togliere altre monete. Sul foglio segnate i
cambi che avete fatto e quale cifra spetta a ciascuno (disegnate le monete).
Al termine del lavoro, esclusivamente manipolativo, ognuno avr davanti a s
il suo gruppetto di 8 cent, con resto di 1 cent.
I bambini sono invitati, ogni gruppo separatamente, ad esplicitare verbalmente
il risultato ottenuto e, se sono in grado, a ricostruire il percorso fatto per
ottenerlo. A questo punto linsegnante fa la seguente richiesta al gruppo
classe: Come possiamo controllare se avete ottenuto un risultato corretto?
Ricordatevi che siete partiti da 25 cent Dovreste averli ancora tutti.
facile arrivare alla conclusione che 8 cent per 3 bambini sono 24 cent, pi 1
cent, che non si pu pi dividere, fa 25 cent (per attirare maggiormente
lattenzione si potrebbe colorare di rosso la quantit che hanno trovato).
Fatto questo si formalizza sul quaderno. Il gruppo classe, dopo breve
discussione, propone un testo condiviso per raccontare quello che si fatto
(ripercorrendo le tappe essenziali del lavoro). Ognuno potr disegnare i suoi
gruppi da 8 cent e 1 cent di resto. Si trasforma anche la verifica utilizzando la
simbologia aritmetica.
3.2. Attivit 2: monete (contenenza)
Come lattivit precedente ma con diversa consegna:
Avete 25 cent, quante cose da 8 cent potete acquistare? Potete cambiare le
monete che vi ho dato ma non si possono aggiungere n togliere altre monete.
Si pu considerare lo stesso andamento dellattivit precedente, anche se
operativamente ai bambini richiesta una metodologia differente (anche in
questo caso ci che hanno trovato pu essere scritto in rosso sulla verifica).
Dopo la formalizzazione, a cui si dovrebbe arrivare in maniera piuttosto
rapida, linsegnante riprende il lavoro dellattivit 1 ed in particolare quello
sulla verifica. Dopo essersi accorti che la verifica la stessa, ai bambini viene
chiesto di provare a spiegare il perch di questa coincidenza (propriet
commutativa della moltiplicazione).
82
83
84
8 cent
24 cent
:3
24
:6
:0
0
:0
85
75
60
5
15
00
3
20
25
Verifica:
25
75
:3
Bibliografia
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cultura scientifica. Universit degli Studi di Genova.
86
87
passo con let degli allievi e come si possa arrivare a completare tutto il
percorso dacquisizione delle conoscenze proposte nellarco temporale dei
cinque anni, per consentire agli allievi il raggiungimento delle competenze di
base. Le attivit sono da intendersi come un possibile percorso verso la
formalizzazione del pensiero e lacquisizione graduale del linguaggio
specifico della disciplina. Lapproccio il fare. Le attivit proposte sono tutte
caratterizzate dalla costruzione del proprio bagaglio di conoscenze e abilit,
attraverso lazione pratica, esperienziale, manipolatoria, accompagnata dalla
riflessione comune conclusiva. La fase conclusiva da intendersi come il
momento in cui si sintetizza il pensare (ipotesi) con il fare sperimentato
(ricerca di soluzioni) nellatto pratico del lavoro. Il laboratorio stato lo spazio
esperienziale dove si esercitata la conoscenza degli allievi. Niente di
particolare: una veste nuova ad un vecchio ambiente come laula scolastica.
Gli allievi sono stati gli autori della propria conoscenza attraverso il processo
in cui il conoscere si fonde con il fare per acquisire il sapere agito, sinonimo
di competenza. In questo contesto viene data molta importanza allaspetto
creativo fantastico e alla manipolazione. Il discorso matematico, e in
particolare geometrico, evidente, ma facile rilevare anche un percorso
educativo trasversale, includendo altre sfere del sapere attraverso giochi di
analisi e di sintesi degli apprendimenti. Quindi un itinerario interdisciplinare
a garanzia di quel sapere unitario e integrato, atto a interpretare la complessit
del reale e alla sua elaborazione critica. Ad esempio il progetto Gioco metria
unesperienza avuta in classe seconda, che ha coinvolto due classi parallele.
un lavoro interdisciplinare che coinvolge i diversi ambiti con lobiettivo di:
sperimentare modalit nuove per lapprendimento delle conoscenze
facilitandone lacquisizione e significazione. Gli ambiti coinvolti sono:
immagine, geometria, musica (ritmi), lingua italiana, scienze, informatica.
Larticolazione del lavoro iniziata con presentazione della Filastrocca delle
forme (Belsanti, Ricciardi, 2004). Una volta letta la filastrocca ha dato lo
spunto per cercare il significato di alcune parole riferite prettamente allambito
geometrico. Gli allievi sono stati invitati a rispondere sul significato di codesti
termini o a spiegare a cosa si riferivano. nato cos un piccolo glossario
condiviso sul significato di parole come: linea, punto, lato, angolo ecc. che ha
chiarito collettivamente a cosa fosse riferito in campo geometrico e non solo.
Ad esempio la parola linea negli allievi stata individuata come tratto di
matita o di penna, di gesso una spiegazione nettamente ancorata al loro mondo
esperienziale. Continuando la lettura della filastrocca si individuata la prima
figura presentata, cio il cerchio. Sono state poi tratte tante informazioni
rilevate dalla conoscenza degli allievi su cosa e dove fosse possibile
individuare questa figura. Le risposte sono state varie e un momento
particolare si avuto quando stata richiesta la differenza tra cerchio e palla
(sfera). In quella occasione linsegnante aveva in mano un cerchio per le
attivit motorie e un pallone di plastica. Subito, osservando i due oggetti,
88
89
Confini e regioni
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Componimenti liberi
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geometriche, cio gli allievi hanno letto ed interpretato da soli i testi preparati
e li hanno rappresentati con disegni effettuati in gruppi spontanei.
Una mostra finale ha permesso alle famiglie di vedere le composizioni
elaborate e create dagli allievi. Liniziativa ha riscosso consensi positivi giunti
sia da parte degli allievi, che lo hanno dimostrato in pi occasioni richiedendo
le attivit, sia da parte delle famiglie, le quali hanno partecipato alla mostra
apprezzando moltissimo quanto visto esposto.
Da un bilancio finale si pu affermare che lobiettivo di creare un percorso
trasversale a carattere artistico, coinvolgendo anche lambito geometrico,
linguistico, musicale, geografico, per superare la frammentazione del sapere e
concretizzare esperienze di apprendimento significative ed originali negli
allievi in forma ludico-creativo stato raggiunto.
Movimenti e trasformazioni
Dinamicit, evoluzione, sviluppo sono le caratteristiche che vanno sollecitate e
sempre proposte per formare una mente plastica atta a cogliere la specificit e
la particolarit di ogni evento e problematicit. Accostare gli allievi, ancora
ancorati al concreto, al modo delle trasformazioni e delle evoluzioni, oggi non
pi un problema. Spesso i cartoni animati proposti negli ultimi anni possono
fornire ottimi esempi di significato. Si pensi alle trasformazioni di alcuni
personaggi conosciuti dalla maggior parte dei bambini e delle bambine. Anche
la parola evoluzione divenuta una costante nel parlato dei bambini. Proprio
sulla scia di questi riferimenti un percorso didattico centrato sulle
trasformazioni, svolto in classe terza iniziato con situazioni sulla simmetria
con asse esterno.
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Specchiolandia
93
94
Bibliografia
Munari B. (1996). Desing e comunicazione visiva. Bari: Laterza.
Belsanti R., Ricciardi V. (2004). La filastrocca delle forme. Bologna: PiKa.
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Sunto. Per lungo tempo la matematica stata considerata una disciplina per pochi
eletti e la trasposizione didattica avveniva solo come passaggio di un codice che
comprendeva formule e regole. In un secondo tempo si tentato di renderla pi
accattivante avvicinandola alla pratica del quotidiano. Per, anche in questo caso, si
perdeva (e si perde) laspetto umano cio le vicende e gli uomini che hanno dato
origine alle conoscenze odierne. attraverso la soluzione di problemi, che gli uomini
hanno incontrato durante il loro divenire, che siamo giunti alle conoscenze di oggi ed
attraverso la sperimentazione in prima persona della ricerca di soluzione a
problemi che si possono presentare in situazioni fortemente a-didattiche che i
bambini acquisiscono una mente critica e mettono in gioco fantasia e creativit per
risolverli. Lo scopo del percorso presentato proprio questo: rendere la matematica
una peculiarit dellintelligenza umana.
1. Percorso didattico
In un articolo del 2006, DAmore e Fandio Pinilla affermano: Quando una
disciplina deve diventare sapere da insegnare, allora deve essere sottoposta ad
una trasposizione didattica, cio ad una trasformazione che muta un Sapere
accademico, di ricerca, epistemologico, in qualche cosa di adatto a chi non sa
e deve cominciare a costruire conoscenza. La trasposizione didattica un atto
creativo, molto importante, che compie linsegnante: ladattamento di un
Sapere nei confronti di chi questo Sapere non ha, per renderlo comprensibile.
Non sempre questa trasformazione una banale semplificazione; talvolta
una vera e propria rielaborazione. Certamente qualche cosa si perde nel
passaggio. Che cosa? Si perde la storia, si perde la vicenda umana, si perde il
pensiero speculativo che lha creato. A scuola si propone un insieme di saperi
destoricizzati, depersonalizzati, deumanizzati.
Essendo profondamente convinta di ci, ho usato la storia della matematica
come filo conduttore di tutta la programmazione didattica.
Quando i bambini giungono alla scuola primaria hanno gi un notevole
bagaglio di competenze che devono essere sistematizzare. Ogni insegnante usa
i mezzi e gli strumenti che ritiene pi adeguati allet dei suoi allievi per fare
in modo che la trasposizione didattica risulti efficace.
Ma proprio durante la trasposizione didattica che si corre il rischio di
trasmettere delle informazioni, delle regole, dei concetti che poi difficilmente
diventano competenze. Infatti accade spesso (pi in matematica che in altre
96
discipline) di avere dei ragazzi che hanno una predisposizione naturale verso
questa materia e non incontrano particolari difficolt con il procedere degli
studi, mentre la maggioranza resta ancorata ad un ricordo della matematica
come noiosa, priva di fantasia e di creativit. Al massimo ricordano con
piacere le lezioni di matematica perch linsegnante era simpatica ed era
riuscita a creare un clima positivo in classe, durante le ore dedicate a questa
materia. I bambini giungono alla scuola primaria con una notevole voglia di
conoscere e di sperimentare cose nuove. Nei primi mesi effettivamente si
imparano cose nuove: i numeri, le cifre, come formato un numero, le
operazioni poi; poi inizia il vuoto.
soprattutto in prima e seconda primaria che si pu sviluppare nei bambini la
curiosit per tutto ci che riguarda la matematica e, al tempo stesso, la voglia
di capire e di scoprire quali necessit contingenti hanno spinto luomo ad
inventare strumenti utili alle sue esigenze.
Il percorso che presento non in ordine cronologico in quanto, nella scuola
primaria, lo studio della storia inizia in terza; per tale motivo a partire dalla
classe prima ho collegato gli argomenti per affinit e problemi da risolvere
sempre tenendo ben presente la linea del tempo e i luoghi in cui si svolgono le
vicende.
In prima ho usato un metodo legato alla narrazione che, pur essendo di pura
fantasia, stimola i bambini a immedesimarsi nei personaggi e a cercare di
risolvere i problemi che gli uomini primitivi potevano incontrare nella vita di
tutti i giorni.
Gi dalla scuola dellinfanzia i bambini hanno acquisito competenze sui
numeri che necessariamente la scuola primaria deve organizzare; si va quindi
a caccia di numeri, si misura laltezza dei bambini, si cercano le pagine del
libro su cui devono lavorare e si ordinano questi numeri su una linea. I
bambini danno per scontato che i numeri siano sempre esistiti.
Il percorso parte proprio da qui: si inizia domandando se, secondo loro, i
numeri sono sempre esistiti.
Gli allievi espongono le proprie idee ma, considerando che non hanno ancora
nozioni circa levoluzione della storia, le risposte saranno frutto di fantasia. Si
tratta quindi di mettere prima ordine nellidea di evoluzione delluomo (a
livello intuitivo).
I bambini hanno gi sentito parlare di dinosauri, posseggono diversi libri e
animali di plastica che ricordano questo periodo ma poco o nulla sanno della
comparsa delluomo sulla Terra. Coordiniamo tutte le informazioni che i
bambini hanno in modo tale da giungere alla conclusione che luomo non
sempre esistito. Una volta stabilito che quando cerano i dinosauri gli uomini
non cerano, domandiamo ai bambini di immaginare cosa sar capitato quando
lessere umano ha fatto la sua comparsa sulla Terra. Trovandoci in una
situazione a-didattica, dove nessuno ha conoscenze precedenti, i bambini
97
Il bambino pastore aprir il recinto per far uscire le pecore e, dopo un tempo
adeguato, stabiliremo che le pecore devono rientrare. Domandiamo a tutti
come far il pastore ad essere sicuro che tutte le pecore sono rientrate nel
recinto. La risposta che i bambini danno in queste situazioni che il pastore le
pu contare. In questo modo ritorniamo alla domanda iniziale: Allora i numeri
esistevano gi, sono nati con luomo? Di fronte a questa domanda nata una
nuova discussione ma i bambini non hanno sapranno giustificare le loro
risposte (e non hanno neppure le competenze per farlo). Conduciamo la
conversazione in modo tale da stabilire che i numeri non esistevano ancora.
Per risolvere il problema quindi necessario che i bambini strutturino una
strategia risolutiva adeguata. Ognuno esprimer la sua idea ma,
tendenzialmente, emerger unattivit di corrispondenza biunivoca fra pecore
e sassi o fra pecore e bastoncini (o pecore e altri oggetti).
Continuando nel racconto: spieghiamo che i pastori dovevano portare le
proprie pecore a pascolare e anche in questo caso era necessario controllare
che nessuna pecora venisse mangiata dai lupi. Domandiamo come facevano a
sapere che nessuna pecora fosse scappata o fosse stata mangiata dal lupo.
Dopo aver ascoltato le loro ipotesi, mostriamo ai bambini le fotografie delle
ossa di lupo con incise le tacche e domandiamo che cosa possono significare.
98
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stretta gola fra due montagne. Il cane spingeva le pecore verso il passaggio; il
pastorello, per poter controllare se tutte le pecore lo attraversavano, fece un
solco sul terreno e cominci a mettere una pallina per ogni pecora che arrivava
dove si trovava lui.
Giunto alla decima pallina si accorse che non aveva pi palline piccole a
disposizione ma solo una pallina pi grossa delle altre. Ebbe quindi una grande
idea: se avesse messo in un altro solco la pallina grossa che indicava dieci
palline piccole, avrebbe avuto ancora a disposizione le palline piccole e
avrebbe potuto continuare a contare le sue pecore.
Proponiamo ai bambini di fare come il pastore. Prepariamo una plancia con
della sabbia, undici palline di creta e limmagine di 13 pecore. Un bambino
impersoner il pastore che posizioner le palline ed eseguir il cambio mentre
i compagni faranno passare le pecore.
Facciamo costruire a ogni bambino con la creta il suo abaco personale con cui
potr non solo scomporre i numeri ma anche eseguire le prime operazioni.
In seconda labaco ci servir per
fare piccole gare fra abacisti e
algoristi.
In terza colleghiamo la storia della
matematica al programma di storia.
Continuando nel percorso evolutivo
gli uomini diventarono sedentari e
diedero origine alle prime civilt.
La necessit di registrare le merci
divenne impellente come la
sicurezza che ci che veniva
registrato fosse conforme al vero.
Dalle bulle si pass quindi a tavolette di creta su cui furono incisi dei simboli
che hanno chiaramente un valore numerico. Spieghiamo ai bambini che gli
uomini, per non dover sempre rompere le bulle quando era necessario fare un
controllo della merce, cominciarono ad imprimere sulla superficie esterna
delle stesse dei simboli che ne descrivevano il contenuto. Ad esempio, se
allinterno della bulla si dovevano inserire 7 palline piccole e 1 cono (che
corrispondeva alla pallina che valeva 10), prima di chiuderla si imprimeva con
delicatezza ogni calculo sulla creta ancora fresca. Una volta essiccate, per
conoscere il contenuto, bastava osservare i simboli impressi allesterno. La
conseguenza pi immediata fu che in breve tempo gli uomini si resero conto
che non era pi necessario costruire le bulle ma bastava incidere i simboli su
delle tavolette. Quindi si pu affermare che le bulle diedero vita alle prime
forme di scrittura mentre i calculi originarono labaco.
I pi antichi documenti scritti numerici, come la famosa tavoletta di Kish,
risalgono al quarto millennio a C. Posteriormente, verso il XXVII secolo a. C.,
100
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SEZIONE 3
105
106
Matematica a teatro
unesperienza didattica significativa
Antonella Castellini, Alfia Lucia Fazzino e Rosa Santori
Scuola secondaria di primo grado L. da Vinci, Poggibonsi (SI)
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Per questo svolgiamo attivit laboratoriali dal latino laboratorium, che deriva
da laborare, cio faticare, darsi da fare, che non significa andare in laboratorio
ma fare laboratorio. Lapprendimento attraverso il fare, infatti, centrato
sullallievo, sui suoi bisogni formativi, sulle sue abilit/disabilit, sulle sue
conoscenze. lambiente in cui gli studenti sono attivi sperimentatori, alla
scoperta della matematica, si formano la mentalit scientifica, acquisiscono le
capacit di individuare, accettare, affrontare e risolvere problemi nuovi, sia
individualmente che in gruppo.
Noi citiamo spesso ai nostri ragazzi un proverbio che la tradizione cinese ci ha
tramandato e che presente anche nel copione dello spettacolo perch lo
riteniamo significativo: Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio
capisco. Il nostro insegnamento invita allazione, in prima persona, favorendo
cosi la partecipazione alle sfide della societ.
Riteniamo fondamentale:
Proporre situazioni-problema che li invitino a mettersi in una situazione attiva
e propositiva e che siano in grado di provocare rotture epistemologiche.
Favorire lemergere di domande aperte (anche fuori dal programma) attraverso
la costruzione di situazioni dialogiche, di un esercizio regolare della critica e
incoraggiamento alle iniziative, anzi pronti a cogliere e ad affrontare
linaspettato, mantenendoci flessibili e disponibili a cambiare bruscamente
direzione per andare dove la loro curiosit potrebbe condurre, senza il timore
di perdere tempo. Cercare di ridisegnare un modello didattico creativo e
versatile che evidenzi che ci che fai fuori da scuola ti serve per la scuola e
viceversa.
Il lavoro di gruppo, in grado di fare delleterogeneit degli allievi una risorsa
per lintera classe. Nel gruppo si riesce rapidamente ad instaurare rapporti di
fiducia tra pari, condividendo esperienze che favorendo labilit di lavorare in
gruppo stimolano anche lapprendimento collaborativo.
Nellanno scolastico 2000-01 iniziamo con la prima Esposizione di
matematica che ripetiamo negli anni scolastici successivi fino al 2008
allinterno della nostra scuola. Durante questi anni le nostre Esposizioni sono
state ospitate una volta allUniversit degli Studi di Siena, Dipartimento di
Matematica e unaltra in un Istituto comprensivo di Firenze.
Ma cosa vuol dire Esposizione? Emma Castelnuovo ci suggerisce che il verbo
esporre ha un doppio significato: mostrare qualcosa e spiegare verbalmente.
Unesposizione matematica deve avere ambedue i significati. Perch questo
sia possibile, lallievo deve aver fatto suo il concetto, deve aver creato lui il
concreto e lastratto, cio il materiale da esporre e largomento da esporre
verbalmente. Con nostra grande soddisfazione, tra i visitatori dellesposizione
a Siena, ci fu anche Emma Castelnuovo.
108
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da subito molto entusiasti tanto che diventa unimpresa limitare il numero dei
partecipanti (previsti in 43). La scelta non si basata su criteri di merito ma
semplicemente sullinteresse e la disponibilit nei giorni fissati per le prove
che si sono tenute nel pomeriggio, da marzo a giugno per due ore settimanali.
Alla fine siamo state costrette a fare estrazioni, gestite dagli stessi allievi, per
decidere chi doveva partecipare.
La storia presentata dal mago della matematica che realizza tre mage
ovvero le tre parti che ci permettono di portare sul palcoscenico le classi
prime, seconde e terze delle nostre tre sezioni. Per la rappresentazione
abbiamo aperto le nostre classi e ognuna di noi ha lavorato su un gruppo classe
misto di prima, seconda e terza. Allinizio il copione viene solo raccontato ai
tre gruppi di ragazzi; riteniamo infatti che sia pi utile che leggerlo
integralmente perch bene scoprire solo in un secondo tempo le intenzioni,
laffettivit, il comportamento dei diversi personaggi. Inoltre ogni gruppo non
sa che cosa stiano facendo gli altri ma gi al terzo incontro i ragazzi chiedono
di poter vedere i compagni e inizia cosi una sorta di supervisione interna.
Come in classe, sono messi da subito nella condizione di poter liberamente
interagire, contribuendo alla variazione dei testi che noi avevamo scritto dato
che conoscono molto bene i contenuti visto che sono stati affrontati nelle
classi. Puntualizzano alcune battute, dimostrando padronanza e competenza. I
ragazzi discutono spesso, come del resto sono abituati a fare, con linsegnante
e fra di loro, su come questa o quella battuta risulterebbe pi chiara se e
mediano in modo critico.
Avviene cos ci che avevamo ipotizzato: i ragazzi lavorano senza la necessit
di una traccia ben definita, anzi sono loro che la vogliono ridisegnare perch
cos la sentono propria.
Diamo il titolo allopera: Trilogia di matematica, perch tre sono appunto le
magie: i numeri parlano per le prime, nel fantastico mondo della geometria
per le seconde e infine bolle di sapone per le terze. I testi, i balletti, le
scenografie e la regia sono stati curati da noi docenti mentre gli allievi hanno
scelto le musiche. Il mago della matematica introduce il pubblico alle tre
magie che vogliono far capire che la matematica non una materia arida,
noiosa e staccata dal mondo come viene spesso definita, ma una materia
appassionante, divertente e fortemente individuabile nella nostra quotidianit.
Il problema dei fondi (che non sono mai arrivati) stato superato
brillantemente grazie alla disponibilit di alcuni genitori che hanno fatto da
sponsor con le loro imprese .
110
4. Conclusioni
La nostra esperienza non vuole essere una ricetta da seguire passo-passo; a
scuola sappiamo bene che non funzionano percorsi prestabiliti da altri.
Ogni anno i ragazzi cambiano e solo la professionalit e lesperienza possono
guidare il docente in percorsi di ricerca-azione in cui il suo ruolo sia davvero
quello di educatore. Lapprendimento attraverso il fare che parte da molto
lontano ma che trova le sue radici pi profonde nella scuola attiva di Bovet e
Ferrire e che vede lallievo al centro del suo percorso formativo, si coniuga
perfettamente con la nostra esperienza teatrale.
Concordiamo con Hardy quando dice che: Il matematico, come il pittore e il
poeta, un creatore di forme. Se le forme che crea sono pi durature delle
loro, perch sono fatte di idee.
Bibliografia
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analizzate in chiave didattica e possibili influenze dei suoi insegnamenti.
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SEZIONE 4
123
124
Sunto. Siamo cos abituati sulla terra a vivere immersi nello strato daria che la
circonda e si estende nello spazio per centinaia di chilometri, in questa sostanza
impalpabile, invisibile, apparentemente priva di peso, da non accorgerci quasi della
sua presenza. Ma quali sono gli effetti dellaria sulla terra? Perch non ci
accorgiamo della sua presenza? Attraverso semplici esperimenti possibile
evidenziare alcuni effetti sorprendenti della presenza dellatmosfera che forniscono
unidea sullimportante influenza che essa ha in fenomeni che appartengono alla vita
quotidiana e sulla notevolissima intensit della pressione alla quale siamo sottoposti.
Un piccolo viaggio in quello che Galilei chiamava il grande libro dellUniverso.
La cosa pi triste che, crescendo, noi non ci abituiamo soltanto alla legge di
gravit bens al mondo cos com. In altre parole, perdiamo a poco a poco la
capacit di stupirci per quello che il mondo ci offre Per i bambini, il mondo,
con tutto ci che offre, qualcosa di nuovo, di stupefacente. Non cos per
tutti gli adulti, la maggior parte dei quali percepisce il mondo come un fatto
ordinario.
(Gaarder, 2009)
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129
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Bibliografia
Brunetti F. (2005). Opere di Galileo Galilei. Torino: UTET.
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131
Contare e raccontare
Stefania Neri e Serena Laghi
Istituto Comprensivo Castrocaro (FC)
Premessa
Il titolo prende spunto dal libro Contare e raccontare di Carlo Bernardini,
ordinario di metodi matematici della fisica presso il dipartimento di fisica
dellUniversit La Sapienza di Roma, e Tullio De Mauro, ordinario di
linguistica generale presso la stessa Universit. Il testo una sorta di
epistolario nel quale gli Autori si scambiano riflessioni sulle due culture
(quella umanistico - letteraria e quella scientifico - matematica), allo scopo di
superare un divario che ha caratterizzato, e talvolta continua a caratterizzare, la
scuola italiana, con risultati dequalificanti sul piano culturale in genere: per
questo motivo che chi scrive sono uninsegnante di matematica (Neri) e una di
lettere (Laghi).
Senso didattico
Contare e raccontare fa parte di una serie di attivit rivolte a realizzare,
allinterno del nostro Istituto Comprensivo, ma anche in prospettiva del 2
ciclo distruzione, verticalit negli apprendimenti e trasversalit delle
competenze in unottica di didattica orientativa. Lesperienza didattica,
realizzata nei 3 plessi del nostro Istituto, ha avuto lo scopo di far maturare la
consapevolezza che non esistono competenze diverse per ciascun livello
scolastico, ma diversi livelli per ogni competenza e di favorire il passaggio
dalle discipline ai curricoli, privilegiando sempre una didattica di tipo
laboratoriale.
Finalit
Mantenere continuit nel sapere, nel saper fare, nel saper comunicare e nel
saper essere in modo tale che il sapere accademico diventi sapere insegnato, il
quale diventi a sua volta sapere appreso, il quale diventi sapere competente;
definire il concetto di cultura; individuare i saperi essenziali; favorire
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Giocare con le parole e con i numeri. Cos come con le lettere si formano
parole e con le parole si formano testi linguistici, cos con le cifre si formano
numeri e con i numeri si formano testi matematici. Ecco come si pu giocare
con parole e numeri.
Acrostici delle parole contare e raccontare:
Contare O Narrare Tante Avventure Realizziamo Equipotenti
Raccontare Analiticamente Contare Creativamente Ogni Numero Troviamo
Affascinante Raccontarlo Elegantemente
Quante parole occorrono per scrivere i nomi di tutti i numeri?
Ne occorrono solo 32. Proviamo: zero, uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette,
otto, nove, dieci, undici, dodici, tredici, quattordici, quindici, sedici,
diciassette, diciotto, diciannove, venti, trenta, quaranta, cinquanta, sessanta,
settanta, ottanta, novanta, cento, mille, milione, miliardo. Non straordinario?
Come si fa a passare da due a tre? In matematica aggiungendo uno, in italiano
utilizzando un metagramma (gioco linguistico inventato dal Lewis Carroll, nel
quale, partendo da una parola si arriva ad unaltra sostituendo una sola lettera
per volta, formando parole di senso compiuto e con lo stesso numero di lettere
di quella iniziale). Pi complicato che in matematica? Due-tue-tre!
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Bibliografia
140
Sunto. La sperimentazione sugli orologi ritmici stata svolta in due classi terze della
scuola primaria. Si trattato di unattivit laboratoriale di aritmetica modulare,
detta anche aritmetica dellorologio, che ha stimolato losservazione e la scoperta di
regolarit nel mondo delle tabelline. Laver utilizzato individualmente i materiali ha
sicuramente rafforzato la scoperta dei concetti nuovi, permettendo ai bambini la
traslazione delle conoscenze gi acquisite, la generalizzazione e infine la
formalizzazione del sapere.
1. Premessa
Tutti i bambini sognano di volare. In matematica si vola, eccome.
(Enzensberger, 1997).
La matematica ha uno specifico ruolo nello sviluppo della capacit generale di
operare e comunicare significati con linguaggi formalizzati e di utilizzare tali
linguaggi per rappresentare e costruire modelli di relazioni fra oggetti ed
eventi.
In particolare la matematica d strumenti per la descrizione scientifica del
mondo e per affrontare problemi utili nella vita quotidiana; inoltre contribuisce
a sviluppare la capacit di comunicare e discutere, di argomentare in modo
corretto, di comprendere i punti di vista e le argomentazioni degli altri.
Le trasmissioni standardizzate e normative delle conoscenze, che comunicano
contenuti invarianti pensati per allievi medi, non sono pi adeguate. La societ
del cambiamento e della complessit richiede il superamento di modalit
didattiche trasmissive, ecco perch le discipline dellarea matematico
scientifico tecnologica dovrebbero avere come elemento fondamentale il
laboratorio, inteso sia come luogo fisico (aula o altro spazio specificamente
attrezzato), sia come momento proprio dellallievo attivo, che formula le
proprie ipotesi e ne controlla le conseguenze, progetta e sperimenta, discute e
argomenta le proprie scelte, impara a raccogliere dati e a confrontarli con le
ipotesi formulate, negozia e costruisce significati interindividuali e porta a
conclusioni temporanee e a nuove aperture la costruzione delle conoscenze
personali e collettive. Durante lattivit laboratoriale lallievo ragiona ed in
matematica ragionare sinonimo di osservare, costruire, farsi una propria idea,
scambiarla con i propri compagni in modo attivo.
141
Ecco perch la matematica disciplina del fare per eccellenza, a volte ridotta a
sequela assurda di regole astratte ed importante quindi evitare quegli
atteggiamenti di passivit nella ricezione delle idee e dei concetti, che spesso
condizionano in modo negativo tale disciplina. Inoltre la scuola che mira allo
sviluppo di competenze chiave, che forniscono le basi per un apprendimento
che dura tutta la vita per far fronte alle continue trasformazioni, dovrebbe
essere un vero laboratorio di pensiero, centro di ricerca e spazio di
sperimentazione, di cooperazione e di relazioni significative.
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143
4. Il problem solving
Generalmente il problem solving associato allo sviluppo delle abilit
matematiche di risoluzione di problemi, tuttavia non deve essere identificato
con la risoluzione di esercizi che vanno risolti utilizzando concetti e regole gi
apprese. Il problem solving riguarda attivit pi complesse, che implicano
innanzitutto la soluzione di un problema nuovo, che non prevede soluzioni gi
note, che richiede capacit decisionali tattiche e strategiche e lutilizzazione di
procedure e di strategie da scoprire.
Il problem solving potrebbe essere definito quindi come un approccio didattico
teso a sviluppare labilit di soluzione di problemi non solo sul piano
cognitivo, ma anche sul piano psicologico, comportamentale e operativo
metacognitivo.
Gli studiosi delle scienze cognitive, e per primi gli psicologi della Gestalt,
hanno studiato il ruolo cruciale della ristrutturazione cognitiva necessaria per
arrivare ad una soluzione. In particolare Wertheimer, parlando del pensiero
produttivo, ha sottolineato limportanza, nella didattica, della stimolazione che
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146
Come fase finale del lavoro, i bambini hanno relazionato per iscritto le fasi di
costruzione, le osservazioni e le regolarit scoperte. Questa fase ha permesso
di verificare lapprendimento delle scoperte argomentate nella discussione
collettiva, consentendo inoltre agli allievi di formalizzare le relazioni tra i
numeri e di fissare le rappresentazioni mentali.
147
Bibliografia
Davenport H. (1994). Aritmetica superiore. Bologna: Zanichelli.
Dehaene S. (2000). Il pallino della matematica. Milano: Mondadori.
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Topping K. (2006). Tutoring. Linsegnamento reciproco tra compagni. Trento:
Erickson.
Wertheimer M. (1997). Il pensiero produttivo. Firenze: Giunti.
148
1. Finalit generali
I lavori didattici che presentiamo hanno come finalit:
1. affrontare un determinato problema scientifico con la narrazione;
2. il coinvolgimento degli allievi utilizzando, come strumento, la tecnica del
teatro di figura;
3. la costruzione di un manufatto che sia uno strumento di osservazione
astronomica o un modellino che sintetizzi il problema affrontato o
unapplicazione pratica.
2. La narrazione
La narrazione il pi potente mezzo di cui dispone luomo per trasmettere le
proprie esperienze, individuali o collettive, alla sua discendenza. Fino a che
non stata inventata la scrittura, la narrazione nella sua forma orale stato
149
3. Il teatro di figura
Per narrare le nostre storie,
abbiamo scelto la tecnica del
teatro di figura o di oggetti. Il
palcoscenico un tavolo su
cui
vengono
posti
in
successione i personaggi e gli
oggetti che costituiscono la
trama della storia. La voce
narrante si incaricher via via
di muovere i personaggi o di
costruire la scena con
levoluzione della storia.
Personaggi ed oggetti della
150
scenografia sono realizzati con materiali e tecniche varie tra cui carta pesta,
pasta di sale o di segatura, cartone ed altri. Illuminazione e musica fanno da
ulteriore contorno alla rappresentazione.
Nel corso della narrazione, il pubblico a volte coinvolto in prima persona,
stimolato dal narratore. I personaggi delle storie, sia fantastici che reali, sono
sempre individui che si distinguono per la loro curiosit nei confronti della
natura, per la loro insofferenza ai dogmi ed alle restrizioni della libert di
pensiero e sfidando tutto e tutti arrivano ad un risultato significativo: la
scoperta di un fenomeno, di un principio, di un teorema. Molto spesso il
personaggio principale della storia un bambino dellet del pubblico a cui
rivolta la storia: vogliamo cos mostrare loro che a tutte le et si possono fare
scoperte, si pu cominciare un percorso di apprendimento.
La pice teatrale ha una durata media di 30-40 minuti ed rivolta a gruppi di
circa 25 bambini.
Alla fine della rappresentazione il pubblico viene invitato a prendere visione e
contatto con gli oggetti della scena e
viene spiegato loro come sono stati
realizzati.
A conclusione della pice teatrale viene
proposta la costruzione di uno strumento
o di un manufatto che sintetizzi il
problema e ricordi la storia. Il manufatto
pu essere sia uno strumento di
osservazione
astronomica
sia
un
modellino che sintetizzi il problema
affrontato (storia di astronomia) o
unapplicazione pratica (storia di
matematica).
4. Le storie
Il ladro di stelle. Storia per bambini di 4-6 anni. una favola che ha per tema
unamicizia molto forte tra un bambino ed una bambina. Per suggellare
lamicizia lui le promette di portarle una stella ogni notte. Via via che le notti
si susseguono e lui mantiene la promessa, il cielo si va impoverendo di stelle
finch una notte il bambino incontra in cielo uno strano personaggio che lo
sorprende a portar via le stelle. Dal dialogo tra i due nascer la consapevolezza
nel bambino a desistere nella sua impresa e trovare un altro modo di
dimostrare la sua amicizia.
Nel laboratorio annesso si parla delle costellazioni, di cosa sono veramente e
di come gli uomini le abbiano inventate. Segue la costruzione della propria
151
costellazione di fantasia che unita a quelle di tutti gli altri formeranno un cielo
di gruppo.
Il lampionaio. una storia rivolta a bambini di 6-8 anni. In una valle sperduta
tra le montagne, dove mai nessuno era entrato ed uscito c un villaggio. In
questa valle il cielo era sempre stato nuvoloso e nessuno conosceva lesistenza
del Sole, della Luna e delle stelle. Il personaggio principale ogni giorno
accende lampioni e torce al calare delloscurit e li spegne col ritorno del
giorno. Per conoscere il momento esatto in cui svolgere queste operazioni usa
un orologio a polenta che, come una clessidra, gli segna il tempo. Ma un
fenomeno mai visto prima nella valle sar lo stimolo per Lautaro (il
lampionaio) per scalare le montagne e scoprire un nuovo universo. Di ritorno
alla valle non sar creduto, rischiando loblio. Tuttavia un fenomeno
inaspettato porter finalmente il Sole nella valle e Lautaro lascer il suo lavoro
di lampionaio per dedicarsi allo studio dei fenomeni del cielo, cominciando
dalla costruzione di un orologio solare.
Il laboratorio annesso prevede la costruzione di un semplice orologio solare
che permetta sia di visualizzare la relazione tra posizione del Sole nel cielo che
lunghezza e spostamento delle ombre. Per i pi grandi si utilizza anche come
strumento per lindividuazione dei punti cardinali.
Il popolo di Stonehenge. La storia rivolta a bambini di 7-10 anni. Si narra in
modo fantasioso la costruzione del monumento megalitico di Stonehenge che
nasce dalla curiosit di tre bambini di dieci anni di conoscere i ritmi della
natura per aiutare i grandi a fare i lavori agricoli. anche la storia romanzata
della nascita dellagricoltura. Dalle iniziali osservazioni di uno di loro nasce la
consapevolezza che il cammino del Sole comincia e finisce in posizioni
diverse durante lanno. Successivamente insieme ad altri due amici Cedric, il
protagonista della storia, edifica un cerchio di tronchi che serve da calendario
solare per stabilire inizio e fine di ogni stagione. Da questa epopea il suo
villaggio e quelli vicini ne traggono le informazioni per dare vita
allagricoltura. Cedric ormai grande racconta questa storia e come dal cerchio
di tronchi si passi al monumento di pietre che lattuale Stonehenge. Alla fine
della sua vita Cedric passer il testimone ai suoi discendenti.
Nel laboratorio annesso si costruisce un semplice modellino che schematizza il
giro del Sole durante le varie stagioni mostrando come ad un diverso percorso
corrispondano punti di levata e calata del Sole diversi sullorizzonte.
Il paese dei quadrati. Storia per bambini di 9-12 anni. Questa storia
liberamente ispirata dal libro Il paese dei quadrati di Francesco Tonucci. Un
fiume divide due citt. In una ci abitano i quadrati nellaltra i triangoli. I
quadrati prendono in giro i triangoli per la loro stravaganza ma un giorno un
terremoto colpisce le due citt con effetti completamente diversi: molti danni
152
nella citt dei quadrati pochissimi invece in quella dei triangoli. Una
delegazione dei quadrati viene spedita nellaltra citt per capire il perch e qui
scoprono che il triangolo una figura indeformabile a differenza dei quadrati.
Dalla loro alleanza nasceranno altre figure geometriche e successivamente dal
loro incontro con i cerchi si amplier la gamma di figure.
Il laboratorio annesso conduce alla ricerca e costruzione di figure geometriche
semplici e composte, alle loro propriet e ad una serie di giochi che si possono
fare con le stesse.
Talete e la Piramide. una storia rivolta a bambini di 10-13 anni. Qui si narra,
tra verit e leggenda, di come lastronomo greco Talete abbia misurato la
piramide di Cheope. Durante un viaggio di studio in Egitto a Talete viene
lanciata la sfida di misurare la piramide. La geometria della piramide esclude
una misura diretta della sua altezza. Talete dovr escogitare un metodo
indiretto di misura e lo trova usando come paragone la sua ombra. Questa
storia coniuga quindi la geometria (la piramide), con lastronomia (posizione
del Sole e le ombre) e con la matematica (le proporzioni). Nella leggenda
quindi si sostiene che Talete con questa geniale trovata per misurare laltezza
della piramide abbia scoperto la scienza delle proporzioni che alla base di
qualunque rappresentazione in scala di oggetti.
Il codice di Eratostene. Storia rivolta a ragazzi di 11-14 anni. In questa storia,
similmente a quella di Talete, si suppone, lavorando di fantasia, come
lastronomo Eratostene sia riuscito ad eseguire la prima misura delle
dimensioni della Terra. Partendo da due fondamentali presupposti (forma della
Terra e parallelismo dei raggi del Sole) e con considerazioni di geometria della
circonferenza Eratostene ricava le dimensioni della Terra con solo misurare un
arco di meridiano terrestre e lombra di uno gnomone. La storia vera per non
spiega come sia riuscito a misurare larco di meridiano. Nella versione
romanzata che viene utilizzata, che parte dal ritrovamento di un antico codice,
questo mistero verr chiarito.
A seguire viene proposto nel laboratorio di utilizzare lo stesso metodo per
determinare la circonferenza di una sfera valutando in questo modo anche gli
inevitabili errori nelle misure e nelle approssimazioni che vengono compiute.
153
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SEZIONE 5
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apprendimento, secondo una prospettiva di tipo autobiografico. Inoltre, esso crea nei
gruppi di lavoro dei ragazzi un clima motivante, favorevole allapprendimento
scientifico; sviluppa negli allievi competenze di tipo comunicativo, argomentativo e
organizzativo/progettuale, nonch competenze metacognitive.
Le docenti di A scuola la matematica si fa rete ritengono lesperienza di Su18
particolarmente significativa; per questo la matematica regolarmente in mostra a
Su18 Monza e Brianza nella sezione Exhibit - ovvero progetti che propongono
esperimenti, macchine, manufatti, ecc. che permettono uninterazione diretta e
immediata tra gli studenti espositori e i visitatori - oppure nella sezione Teatro
scientifico.
Anna Maria Canzi e Luisa Longoni, docenti della scuola primaria R. Pezzani Villa
Raverio, I. C. Giovanni XXIII di Besana in Brianza (MB).
158
159
Vincenza Bellani e Luisella Riva, docenti di scuola primaria e secondaria di 1 grado I.C.
Bernareggio.
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Sabrina Ambrogetti, docente di scuola secondaria di 1 grado, I.C. di Calusco DAdda (BG).
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169
Competenza:
comunicazione
Nellattivit Geometria
in societ relativa alla
conoscenza e alluso
delle propriet dei
quadrilateri lallievo:
Livello
elementare
Livello intermedio
Livello avanzato
utilizza in modo
generalmente corretto la terminologia e le convenzioni
utilizza in modo
corretto la terminologia e le convenzioni, talvolta facendo uso di connettivi logici o
quantificatori
utilizza in modo
corretto la terminologia e le convenzioni,
padroneggiando luso
di connettivi e quantificatori
a
richiesta
di
chiarimento, ripete
la sua affermazione senza sostanziali variazioni
a
richiesta
di
chiarimento, modifica alcune affermazioni per precisare e rendere pi
efficace la sua opinione
ascolta gli argo- interagisce in modo argomenta e interagimenti degli altri generalmente effi- sce in modo personainteragisce utiliz- cace e pertinente
le
zando schemi semplici
Commenti (punti di forza/ debolezza/ suggerimenti):
Livello assegnato
E
I
A
170
Bibliografia
Arrigo G., DAmore B., Sbaragli S. (2010). Infiniti infiniti. Trento: Erickson.
DAmore B., Fandio Pinilla M.I. (2006). Perimetro e area. Trento: Erickson.
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Tecnodid.
Radford L., Demers S. (2006). Comunicazione e apprendimento. Bologna: Pitagora.
Sbaragli S. (2004) Le convinzioni degli insegnanti sullinfinito matematico Tesi di
dottorato. http://math.unipa.it/~grim/tesi_it.htm.
171
172
173
3. Fasi di lavoro
Mod. 1
Mod. 2
I diari di lavoro, con i verbali completi delle discussioni, sono reperibili sul sito della
Sezione Mathesis Pesaro: www.mathesispesaro.altervista.org.
174
175
176
4. Osservazioni
La lettura e lanalisi dei protocolli dei ragazzi e dei verbali delle discussioni ci
hanno offerto numerosi spunti di riflessione e di approfondimento in merito
allefficacia del percorso presentato; sono venuti alla luce, naturalmente, anche
aspetti che richiedono di essere meglio indagati o parzialmente ripensati, ma
nel complesso il bilancio dellesperienza positivo. Riassumiamo quelli che
sono, a nostro avviso, i principali punti di forza di questa metodologia.
Attraverso la partecipazione attiva degli allievi, la discussione e il confronto
delle idee, si rivelano allinsegnante misconcetti che spesso restano latenti;
questo un passo importante, perch consente di attivare strategie volte a
rimuoverli o almeno a rendere gli allievi consapevoli della loro presenza nel
proprio sistema di conoscenze. Questa consapevolezza pu rendere possibile,
da parte loro, un controllo critico sulle loro congetture e affermazioni.
Il progressivo affinamento delle definizioni strettamente connesso con la
conquista di un linguaggio sempre pi essenziale e scevro di ambiguit.
I controesempi (altri modelli o anche altre figure Cabri) hanno un ruolo
fondamentale sia per laccuratezza e la precisione del linguaggio che per la
consapevolezza delle conoscenze; in particolare riducono significativamente il
rischio che gli allievi considerino come caratterizzanti per una figura delle
propriet che non le appartengono in modo esclusivo.
Nelle classi di scuola primaria, alcuni scambi di battute nel corso delle
discussioni testimoniano la progressiva maturazione di un punto di vista pi
oggettivo sui fenomeni; lo evidenzia il passaggio dalluso di forme verbali
soggettive (vedo che .) a considerazioni su ci che accade oggettivamente e
che quindi ritenuto pi convincente perch condiviso.
La dialettica tra modello concreto e Cabri ha consentito non solo di acquisire
in modo non passivo nuove conoscenze, ma anche di sottoporle a verifica e
validazione attraverso metodologie di lavoro diverse e complementari.
Sia i modelli che Cabri, infine, incorporano unidea dinamica della geometria
pur essendo registri di rappresentazione diversi; rispetto ad un approccio
statico, si realizza cos un forte stimolo alla flessibilit del pensiero e si
arriva alla costruzione di immagini mentali pi ricche, integrate e solide.
177
Bibliografia
Bartolini Bussi M. G., Mariotti M. A. (2009). Mediazione semiotica nella didattica
della matematica: artefatti e segni nella tradizione di Vygotskij.
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Uso integrato di Cabri e modelli dinamici: resoconto di una esperienza sui
parallelogrammi. Terza parte. Linsegnamento della matematica e delle scienze
integrate. A, 5, 429 444.
178
SEZIONE 6
SCUOLA SECONDARIA
DI SECONDO GRADO
179
180
1. Premessa
Uno degli argomenti pi difficili per gli allievi allinizio delle scuole superiori
quello delle operazioni con i polinomi e in modo particolare la gestione dei
prodotti notevoli e delle scomposizioni.
Il presente testo non ha lambizione di proporre percorsi innovativi della
didattica dellalgebra in senso generale; lo scopo quello di condividere la
seguente esperienza e di mostrare com possibile scomporre una situazione
didattica, analizzando i percorsi cognitivi dellallievo, tramite gli strumenti
della didattica della matematica e le ricerche svolte in questo campo.
Lesperienza in aula (svolta in una 1a ITC) anticipa il trattamento delle
scomposizioni, proponendone il primo approccio insieme ai prodotti notevoli.
181
Per la definizione della terminologia specifica della didattica della matematica ed unanalisi
del triangolo della didattica consiglio DAmore (1999) e DAmore, Fandio Pinilla (2002);
sullanalisi del termine misconcezione si pu vedere anche DAmore, Sbaragli (2005).
2
Quando per esempio nella soluzione dei problemi si passa da un frame allaltro o da un
dominio di conoscenza allaltro (DAmore, 1999).
182
Per un trattamento approfondito sulle diverse modalit di lavorare in gruppo, si veda Triani
(2000).
4
Si veda Arzarello, Bazzini e Chiappini (1994) e Bagni (2008).
183
184
185
4. Conclusioni
Oltre allo scopo specifico (la condivisione dellesperienza daula), questo testo
aveva anche un compito meno evidente, ma non meno importante: mostrare
come le riflessioni sui processi di apprendimento degli allievi diventano ottime
occasioni di riflessione sulla trasposizione didattica ed inevitabilmente anche
sulle proprie convinzioni e sulla propria epistemologia; su ci che si sa e
soprattutto sul come lo si sa. Un fatto estremamente utile, visto che le nostre
immagini mentali potranno diventare le future misconcezioni dei nostri
studenti (DAmore, Fandio Pinilla, Marazzani, Santi, Sbaragli, 2009).
6
Dal punto di vista geometrico si tratta della proposizione 4 del II libro degli Elementi di
Euclide (proposizione 7 nel caso dei monomi con segni opposti) (Bagni, 1996).
7
Questo disagio emerso anche in seguito, quando questi ragazzi, in ripetute occasioni, hanno
iniziato ad omettere il simbolo di uguaglianza, cercando di ovviare allincertezza attraverso la
scrittura delle varie trasformazioni su righe successive.
186
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Piretro Terme (Bo), 23 settembre 2006. Bologna: Pitagora. 117-120.
8
187
misconcezione;
ostacolo
epistemologico;
188
1. Premessa
Il progetto nasce dal desiderio espresso dai partecipanti ai corsi [email protected],
tenutisi al Liceo Marinelli di Udine, di proseguire il confronto e la
formazione iniziati negli a. s. 2006/07 e 2007/08.
Durante i corsi i docenti avevano analizzato e utilizzato alcune attivit gi
predisposte da docenti esperti (UMI - Matematica 2001 e 2003): al termine,
stato loro proposto di diventare a loro volta autori di schede di laboratorio, per
diventare sempre pi autonomi e fiduciosi nella costruzione di una didattica
laboratoriale su misura per le proprie classi. I docenti si sono cos impegnati in
una attivit di ricerca-azione, secondo le peculiarit proprie di questa
metodologia (Spagnolo, 1999): Il ricercatore profondamente implicato
perch egli stesso fattore di cambiamento. Egli preso dentro la situazione
e vi partecipa attivamente. Gli attori sono anche ricercatori, quindi devono
essere consapevoli di ci che realizzano. Questa consapevolezza gi
promotrice di cambiamento. La valutazione viene fatta dal collettivo. intesa
in senso formativo, come analisi del feedback per poter meglio orientare la
marcia futura.
A tale scopo, sono stati attivati incontri mensili, guidati da 3 tutors [email protected],
con la partecipazione di 25 docenti di tutta la regione; hanno prodotto schede
di laboratorio fruibili in classi della scuola secondaria di 1 o di 2 grado, ora
messe a disposizione dei colleghi interessati sotto forma di pubblicazione
cartacea (stampa a cura della Provincia di Udine) o multimediale (nel sito
www.liceomarinelli.it).
189
190
191
192
PER LO STUDENTE
100 cm
80 cm
x
x
193
4 x 3 360 x 2 8000 x
Questa attivit ha il vantaggio di presentare inizialmente un polinomio sotto
forma fattorizzata, necessaria per scrivere il volume di un parallelepipedo. In
questo modo lo studente dovrebbe in futuro percepire naturalmente
194
13,5
14
14,5
15
15,5
39
39,5
40
40,5
41
49
49,5
50
50,5
51
51,5
52
volume
V(x)
= (100-2x)(802x)x
0
3910,5
7644,0
11203,5
14592,0
..
52231,5
52416,0
52504,5
52500,0
52405,5
.
1716,0
829,5
0
-769,5
-1476,0
.
-1764,0
-940,5
0
1060,5
2244,0
3553,5
4992,0
nullo
+
+
+
+
+
+
+
max
+
+
+
+
+
nullo
nullo
+
+
+
+
195
Bibliografia
Beltrame S., Faccin G. (2010). Didattica laboratoriale in Matematica: 20 schede del
Laboratorio Permanente. Udine: Ufficio stampa Provincia di Udine.
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Spagnolo F. (1999). La ricerca in didattica. Sito internet della Treccani, ITER,
Dialogare. http://math.unipa.it/~grim/ricercirsae.pdf.
196
Sunto. Quando in unaula troviamo ragazzi diversi per esperienze, etnia, lingua e
colore, ma saldamente accomunati da fallimenti nella scuola secondaria, da
mancanze di fiducia in s e negli altri, di sogni, di passioni, di autostima, e quindi
delusi ed arrabbiati o, nel peggiore dei casi, rassegnati, occorre che noi insegnanti
strutturiamo una situazione didattica in cui gli studenti siano i veri protagonisti della
progettazione delle attivit. A ragazzi quasi o gi maggiorenni viene richiesto di
ipotizzare, agire, costruire, verificare e allinsegnante chiesto di attuare una
pedagogia attiva che permetta allallievo di costruirsi il proprio sapere attraverso la
realizzazione di un singolo artefatto o di un lavoro pi ampio. Il lavoro pratico
diventa dunque luogo e occasione di coinvolgimento di pi gruppi di allievi e di
insegnanti, ognuno dei quali ha un ruolo specifico e nello stesso tempo tutti i membri
si sentono accomunati dallo stesso obiettivo. Lapprendimento non solo mezzo di
conoscenza, ma ci che permette di riconoscere e contattare la voglia di lavorare e di
scoprire che ci si pu divertire ad imparare perch ci si sente parte essenziale nel
progetto: alla fine facciamo matematica tutti quanti.
1. La motivazione
Insieme ad un bel gruppo di persone ed a un variopinto insieme di studenti,
lavoro presso il Centro di Formazione Professionale Forma Giovani a San
Pietro in Casale, paese della provincia di Bologna; tale scuola opera sui profili
professionali meccanico ed elettrico, offrendo ai ragazzi corsi biennali gratuiti.
Le tante persone che vi lavorano ed i distinti ruoli che si integrano, hanno le
stesse motivazioni e finalit: difendere i ragazzi da una deludente dispersione
scolastica e garantire unimportante offerta didattica nellambito dellObbligo
Formativo di Istruzione e di Formazione, per insegnare il mestiere ai ragazzi,
senza per escluderli mai da quelle conoscenze di cultura di base, che
conferiscono loro la dignit di cittadini italiani.
Io insegno matematica e mi piace pensarla non come la materia del calcolo
professionale arido e sterile, ma come una vera forma di educazione al
ragionamento, alla ricerca di strategie, al pensiero matematico vero e proprio.
Pur lavorando in un centro professionale, non umilier mai la matematica per
ridurla ad una disciplina finalizzata alle materie pratiche di indirizzo, il
servilismo non ci appartiene. La matematica pu essere s un supporto, ma
197
bella anche da sola, fatta magari in modo laboratoriale, con ipotesi, ricerca e
valutazioni e mostre finali delle attivit svolte.
Perci ci siamo chiesti: Se nel nostro Centro non usiamo libri (un unico testo
non potrebbe rispondere alle nostre richieste didattiche), ma usiamo solo
fotocopie o appunti personali troppo spesso vaganti e/o volanti, allora perch
non costruire insieme il nostro strumento, una nostra grande dispensa con le
indicazioni delle lezioni e le esperienze realizzate insieme ai ragazzi?
Formata didatticamente e sostenuta nelle emozioni e nelle convinzioni da
Silvia Sbaragli, con la sua supervisione e superlettura, ho pensato quindi,
assieme ad alcuni colleghi altrettanto coraggiosi e convinti e con laiuto di
alcuni studenti, di realizzare un nostro Libro di Aula: un lavoro forse un po
presuntuoso, ma senza alcun dubbio altamente stimolante per i nostri ragazzi,
spesso con pi problematiche degli adolescenti comuni, quasi sempre con
meno autostima, ragazzi simili al giovane Step di Moccia, facili da perdere,
difficili da conoscere, ragazzi che forse si scandalizzano solo se li consideri
bravi ragazzi.
Abbiamo cos pensato, progettato e realizzato insieme e con passione, un
percorso didattico interdisciplinare che fosse attento sia ai programmi
ministeriale ed agli Indicatori degli obiettivi da raggiungere, sia e soprattutto
alle esigenze degli allievi, con i quali si pu sperimentare senza dimenticare
mai che sono persone reali.
Abbiamo raccolto la maggior parte delle attivit che svolgiamo nel corso dei
due anni, presentando lo stesso argomento secondo le varie discipline tecnico
scientifiche e nellordine reale in cui le trattiamo: consideriamo, per
esempio, il cubo con la criticit del matematico, lattenzione del disegnatore al
CAD, la praticit del costruttore.
Il sapere passa dallaula di matematica, uno spazio gestito insieme, ricco di
materiali diversi e di voci di ragazzi che ricercano, ipotizzano, misurano,
calcolano, provano, verificano, allaula del disegno tecnico tradizionale e
computerizzato dove trovano ulteriori conferme o smentite al lavoro iniziale,
allofficina dove loggetto si concretizza e tale artefatto in materia diventa il
veicolo attraverso il quale il sapere concretamente si realizza.
In aula si progetta, in officina si realizza, si ritorna in aula per
istituzionalizzare la lezione: la matematica - andata e ritorno -.
Il gusto dellapprendere avviene quando ce n il bisogno. Sono convinta che
non sia sufficiente motivare i nostri ragazzi al fare, ma occorre che in essi
nasca la voglia di fare e questo avviene se stimolati in realizzazioni di oggetti
o coinvolti in situazioni reali.
Il nostro manuale un oggetto di carta, ma pu anche viaggiare in rete, ed
ricco di oggetti che i ragazzi hanno fatto prima con la testa e poi con le mani.
Ci piacerebbe molto se le sue 125 pagine diventassero 250 o ancora il doppio
con il contributo delle esperienze - matematica e non solo - di altre scuole di
Obbligo Formativo.
198
2. Il libretto didattico
Il nostro manuale didattico, dal titolo Appunti di un viaggio della matematica
(aula - laboratorio - officina, andata e ritorno), si divide in due parti: unarea
meccanica ed unarea elettrica.
Nella sezione meccanica abbiamo presentato il programma dellarea tecnico
pratico scientifica del biennio.
Inizialmente consiste nella realizzazione di una morsa meccanica: partendo da
un pezzo di ferro grezzo tutti gli studenti arrivano al prodotto finito eseguendo
una serie di lavorazioni pratiche che devono essere presentate e seguite anche
nelle aule di matematica e di disegno. Alla fine del corso ogni allievo potr
portare a casa la propria morsa didattica.
Quindi, se in officina si usano metro e righello, nel laboratorio matematico si
studiano gli insiemi numerici e le unit di misura nel sistema metrico
decimale; se in officina si limano piani perpendicolari del pezzo grezzo, in
aula si studia la geometria partendo dal solido per arrivare al piano, poi alla
retta e infine al punto privo di dimensione. motivante per me insegnante e di
grande credibilit per gli allievi studiare geometria con i pezzi che
comporranno la loro morsa, perch i solidi che via via costruiscono
contengono tutte le informazioni, competenze e conoscenze che uninsegnante
vuole trasferire.
Quando in officina linsegnante ed i ragazzi lavorano sul pezzo con il
goniometro universale o il compasso per misurare e per segnare circonferenze
o archi su una superficie, in aula si ragiona di angoli e di diedri, cos puntuale
sorge la domanda: Perch 30 50 non sono trenta gradi e mezzo?, e quasi mai
sono riuscita a convincere proprio tutti che il loro radicato parere forse una
misconcezione radicata nel tempo da superare.
In seguito i meccanici adopereranno le macchine utensili e con il trapano
realizzeranno fori diversi con punte cilindriche con attacco cilindrico e
cilindriche con attacco conico.
A questo punto il docente di matematica deve incontrare e diventare il collega
di tecnologia perch la conicit una caratteristica meccanica del tronco di
199
cono ed data dal rapporto tra la differenza dei diametri delle due basi
circolari e laltezza del solido stesso. Con il cartoncino in aula costruiamo un
cono, poi lo sezioniamo per ricavare il tronco di cono ed infine risezioniamo
tale solido con un piano perpendicolare a due diametri e ragioniamo sulla
seziona piana, che risulta essere un trapezio isoscele (in questo modo i
diametri del tronco di cono diventano i lati paralleli del trapezio).
La morsa
Un pezzo conico
200
201
Un pezzo eccentrico
I blocchetti p.p.
Il barraseni
Alla fine del secondo anno, quando il programma sopra velocemente descritto
stato appreso con convinzione, ci piace mostrare agli allievi luso del
divisore meccanico, uno strumento che permette di eseguire degli spostamenti
angolari equidistanti, grazie ai quali possiamo costruire una serie di fori
equidistanti in un pezzo: i fori dei cerchioni di una ruota o dodici fori per i
numeri di un orologio, sono esempi di n divisioni su un oggetto. Il divisore
viene annesso al mandrino della macchina utensile, con un rapporto di
trasmissione 1/K: a 1 giro di mandrino corrispondono K giri di manovella del
divisore. I fori vengono realizzati inserendo dei dischi divisori, ognuno dei
quali ha un certo numero di fori equidistanti, distribuiti su circonferenze
concentriche.
La scelta del disco e della circonferenza di quel disco dipende dal numero di
divisioni n che dobbiamo effettuare. Indicando con x il numero di fori del
disco da passare mentre ruotiamo la manovella del divisore, con f il numero
dei fori della circonferenza scelta, diciamo che per effettuare n divisioni
occorre passare il seguente numero di fori: x = Kf / n.
Il divisore di cui disponiamo in aula ha K = 40, per cui diventa interessante
lavorare con divisori e multipli, facendo scegliere ai ragazzi dischi con fori f in
funzione di n.
Possono realizzare cos piccoli oggetti, non solo con utilit meccanica, ma
anche un ciondolino per s o per un amico.
Per facilitare la comprensione delle funzioni goniometriche, stato costruito
un quarto di cerchio (di raggio 1 metro per facilit di lettura), come
simulazione del primo quadrante del cerchio goniometrico, allorigine stata
posta unestremit di unasta che termina con un filo al quale legato un
pesetto. Mediante una vite, lasta scorre da 0 a 90 e il pesetto cadendo a
piombo ci permette di leggere il valore del coseno dellangolo descritto.
Abbiamo inoltre costruito un cubo scheletrato con le facce reticolate come lo
schema del gioco della schiera o del filetto. Tale realizzazione stata molto
utile per la comprensione della terna di coordinate nello spazio, il programma
nellindirizzo meccanico comprende anche la conoscenza del CNC dove la
fresa lavora seguendo le direzioni dei tre assi ortogonali.
202
Il divisore
Il primo quadrante
Il cubo reticolato
203
3. Conclusione
Parte del materiale raccontato e descritto nella nostra dispensa, stato
presentato nel 2008 al Convegno di Didattica della Matematica Incontri con la
matematica n. 22 a Castel San Pietro Terme, dove i ragazzi hanno esposto i
loro lavori, non senza quella timidezza sottile che spesso nascondono.
Dovevamo per fare ancora molte cose. Cera esigenza di un ordine.
Serviva a noi ed ai ragazzi un quaderno di appunti con i loro lavori, i loro
disegni, un quaderno aperto che si potr arricchire con le idee di molti altri.
Appunti di un viaggio della matematica ha come sottotitolo: - aula laboratorio - officina, andata e ritorno, ma si pu sempre ripartire per unaltra
esperienza, perch non si mai arrivati e anche per questo insegnare vuole
dire sperimentarci.
204
205
206
Appendice
Disegni prodotti dallo studente e rappresentazioni grafiche proposte
dallinsegnante.
Fig. 1. Formula riprodotta dallo studente. La consegna era anche di creare, seguendo
la sua creativit, uno sfondo che si intonasse, visivamente ed emotivamente, con il
tema della formula, cio la velocit media delle particelle di un gas, secondo la teoria
cinetica dei gas. Le linee incurvate verso destra rappresentano appunto la velocit. Il
tipo di colori caldi utilizzati anche questo frutto di una scelta dello studente. Va
anche ricordato che i disturbi dello spettro autistico e i disturbi pervasivi dello
sviluppo possono comportare spesso particolari idiosincrasie, come lassoluta
intolleranza verso particolari colori o altre caratteristiche di oggetti e di persone, o al
contrario grande predilezione per altri aspetti delle cose e delle persone. Un
insegnante di sostegno di norma prende atto di queste idiosincrasie e le rispetta; solo
se la situazione lo permette e, soprattutto, se lo studente lo tollera, si pu cercare di
aiutarlo ad attenuarle.
207
208
Per migliorare larea della riproduzione degli oggetti nella loro giusta
proporzione spaziale stato deciso di continuare il percorso facendo svolgere
allo studente una serie di tavole di copia dal vero, in particolare di copia di
immagini di animali, con il compito preciso di preservare le proporzioni tra le
varie parti del disegno con lausilio di una griglia riprodotta sopra il disegno
(una tecnica di base nellinsegnamento del disegno artistico).
209
Bibliografia
Bertolini P. (2001). Pedagogia fenomenologica. Genesi, sviluppo e orizzonti. Firenze:
La Nuova Italia.
Cadamuro A. (2004). Stili cognitivi e stili di apprendimento. Da quello che pensi a
come lo pensi. Roma: Carocci.
Canevaro A. (1999). Pedagogia speciale. La riduzione dellhandicap. Milano:
Mondadori.
DAmore B. (1991). Ricerca-azione, possibile paradigma della ricerca in didattica. La
Scuola Se. 79-80, 14-17.
DAmore B., Frabboni F. (1996). Didattica generale e didattiche disciplinari.
Milano: Franco Angeli.
Lichtner M. (1999). La qualit delle azioni formative. Criteri di valutazione tra
esigenze di funzionalit e costruzione del significato. Milano: Franco Angeli.
210
Sunto. Vengono ripresi i concetti della categoria degli insiemi che si rivelano
fondamentali per lo studio dei morfismi reali di variabile reale e dei problemi di
ordine ad essi collegati.
1. Premessa
La nozione di morfismo o applicazione da un insieme a un altro senza
esagerazione la pi importante e la pi generale di tutta la matematica.
Questo concetto entra nel pensiero matematico nel XVII secolo; la definizione
come un insieme di coppie ordinate opera del XX secolo.
Per noi un morfismo sar una regola o azione che assegna ad ogni elemento
di un insieme non vuoto , detto dominio, un unico elemento
di un
insieme non vuoto , detto codominio. Lelemento
viene chiamato
limmagine dellargomento
nel morfismo ; si scriver
per
descrivere leffetto di una regola su un elemento variabile del suo dominio.
Linsieme di tutte le immagini degli elementi del dominio
detto
limmagine del morfismo
e viene indicato con
: esso sempre un
sottoinsieme di .
Nel caso in cui
, il morfismo chiamato suriettivo.
Useremo lo schema
, detto diagramma esterno, per tenere traccia del
dominio e del codominio di un morfismo ;9 la notazione completa che
rappresenta la seguente:
.
Emerge che un morfismo resta determinato quando se ne specifichino il
dominio, il codominio e limmagine che esso assegna ad ogni elemento del
suo dominio. Tenendo conto di questo, luguaglianza
di due morfismi
significa che:
e hanno lo stesso dominio;
e hanno lo stesso codominio;
per ogni punto del dominio
211
10
Per esempio, i morfismi
e
sono
diversi perch hanno codomini diversi anche se vengono descritti dalla stessa
regola. Nondimeno, il morfismo suriettivo, laddove non suriettivo.
Cos il nostro criterio di uguaglianza per morfismi tra insiemi necessario se
vogliamo che propriet quali la suriettivit abbiano senso. Viceversa, morfismi
come {
} e {
}, descritti da
regole diverse, sono uguali. Lidea che un morfismo fra insiemi non la
regola stessa, ma ci che la regola realizza.
Da qui, e non solo, il ruolo rilevante che questo criterio riveste nello studio dei
morfismi e dei problemi ad essi collegati.
Esempi di morfismo sono:
il morfismo costante, la cui immagine consta di un unico elemento;
il morfismo identico di un insieme , {
};
il morfismo restrizione ,
, di un morfismo ,
, con
,
e
per ogni
.
il morfismo proiezione canonica su , {
} oppure su
,{
};
il morfismo composto
di due morfismi che si ottiene dalla azione
successiva prima di e poi di , purch questo abbia senso, purch, cio, il
dominio di sia il codominio di ;
10
, dove
212
2. I morfismi elementari
Lo schema seguente propone i morfismi che dovrebbero essere costruiti in un
corso di studio elementare.
costante
modulo
circolare
inverso
circolare
polinomi
oo
potenza
esponenziale
logaritmo
eee
La costruzione di ognuno di essi porta con s quella di determinare anche, se
possibile, la costruzione dellinverso. Ci avviene di rado. Allora, come i
morfismi elementari, che associano numeri reali a numeri reali, dovrebbero
essere tenuti nella memoria? Un morfismo prodotto da parole e simboli
alquanto impalpabile; esso acquista un aspetto caratteristico non appena il suo
grafico11 viene rappresentato per il tramite di punti in un piano riferito a un
sistema di coordinate cartesiane. La continuit li organizza in una forma
connessa e sensibile per rivelare una curva. questo laspetto che, pi di ogni
altra cosa, ne spiega lidentit.
Tuttavia, una curva riferita ad un sistema di coordinate cartesiane non
sempre rappresentativa del grafico di un morfismo ;
11
Si chiama grafico di
radice
linsieme
213
214
La relazione
che sta ad indicare il morfismo identico dellinsieme
se dispari risulta indeterminata se pari, non sapendo a quale dei due
insieme
o
si fa riferimento; in altri termini, non sappiamo quale segno
attribuire a , n la posizione
contribuisce a farlo, essendo
lespressione analitica di un morfismo non pi identico. Ecco che la
sostituzione di
con pu essere fonte di errore se pari.
Rimanendo nellambito dellinvertibilit, lesponenziale
e
il logaritmo
danno luogo alle relazioni:
e
;
queste identit risultano molto utili in svariate circostanze, soprattutto nella
forma:
,
.
3. Un problema di ordine
Il mndala dei morfismi elementari porta a intuire come essi agiscono sulla
struttura di ordine dei reali sia a livello locale che globale: a questa struttura
sono legati diversi notevoli problemi.
Proviamo a chiedere a un interlocutore: Che cos una disequazione?, oppure:
Che cos unequazione? Le risposte che si ricevono sono variegate e quasi
mai centrano il problema, perch di un problema si tratta.
Innanzitutto, qual il contesto in cui siffatte domande hanno senso e quali
conoscenze occorre possedere per dare una degna risposta?
Ebbene, il concetto fondamentale che soggiace a simili problematiche
proprio quello di morfismo tra insiemi che presentano una determinata
struttura: quella di ordine.
Sia un siffatto morfismo.
La disequazione
, come anche laltra
, pongono il problema
di determinare quali sono gli elementi del dominio che porta in elementi
negativi oppure positivi del codominio.
Una prima interpretazione del problema per i morfismi reali di variabile reale,
da un punto di vista del tutto generale, insita nella nozione di grafico di un
morfismo: si tratta di determinare le coppie ordinate
la cui seconda
componente soddisfa la relazione richiesta per
e prendere come
soluzione linsieme formato dalle prime componenti di queste coppie.
Questo approccio chiarisce il problema che si sta affrontando ma del tutto
impraticabile per individuarne le eventuali soluzioni.
A tal fine consideriamo la curva rappresentativa del grafico di : essa ci
consente di vedere le soluzioni del nostro problema nelle ascisse di quei punti
che hanno ordinata negativa, nulla o positiva.
215
, siano
morfismi reali di
veste
, si ha
.
La propriet di monotonia di cui gode il morfismo esponenziale, in base
, consente di passare dalle immagini agli argomenti. Si ottiene
216
e quindi
Bibliografia
AAVV (1963). Strutture algebriche e strutture topologiche. Milano: Feltrinelli.
Artin M. (1997). Algebra. Torino: Boringhieri.
DAmore B. (1999). Elementi di didattica della matematica. Bologna: Pitagora.
Hersh R. (2003). Cos davvero la matematica. Milano: Baldini Castoldi Dalai.
Israel G. (2008). Chi sono i nemici della scienza? Torino: Lindau.
Lolli G. (2002). Filosofia della matematica. Bologna: Il Mulino.
Prodi G. (1970). Analisi matematica. Torino: Boringhieri.
217
1. Introduzione
Lattivit qui descritta nata quasi per caso, nellambito di un progetto
didattico pluridisciplinare che coinvolgeva studenti delle seconde e terze
classi, sul tema del disagio adolescenziale e del bullismo scolastico. Per
quanto riguardava la matematica, il progetto prevedeva un esame delle
informazioni sullargomento, presenti in forma numerica e grafica, sui
quotidiani distribuiti a scuola e abitualmente letti dagli studenti in classe.
218
Dal Corriere delle Sera di mercoled 27 maggio 2009. Articolo: I fumatori di nuovo
in aumento
219
220
3. Alcuni esempi
Ecco alcuni grafici analizzati sul WIKI. Sono presentate le immagini
esaminate e il commento su di esse elaborato dagli studenti.
1. Nellarticolo, riguardante la variazione dei posti di lavoro in 5 note industrie
italiane, c un ideogramma. Nel grafico viene fatto un confronto fra il numero
dei lavoratori del passato e il numero dei lavoratori attuali.
Da Il Sole 24 Ore del 27 febbraio 2009 - Articolo: Sussidi? Come 23 Ponti sullo
Stretto
Per ogni industria citata lideogramma presenta 2 file di omini; nella prima
fila, di colore arancione, sono rappresentati i dati di oggi, nella seconda fila, di
colore celeste, sono rappresentati i dati del passato.
Il grafico non presenta una legenda completa, in quanto vi compaiono solo i
simboli che rappresentano i dati di oggi e quelli del passato, senza chiarire
quante unit essi indichino; ma i numeri accanto a ciascuna fila ci consentono
di calcolare quanti lavoratori rappresenti ogni omino. Osservando i dati
riportati per ciascuna industria si evince che ogni omino corrisponde a 2.000
lavoratori. Ad esempio, per lindustria Ilva, per un totale di 12.000 occupati
nel 2009, sono disegnati 6 omini (62=12) mentre per il passato, nel 1984,
sono disegnati 13 omini per un totale di 26.000 lavoratori (132=26).
221
Dal Corriere della Sera del 9 Gennaio 2009. Articolo: Donne Imprenditrici il Boom
contro la crisi
222
Nel grafico non c legenda, ma per ogni sezione compare una linea collegata
al tipo di spazzatura che rappresenta e alla relativa percentuale. Nel secondo
grafico viene descritta la situazione della spazzatura spaziale; dalla
rappresentazione grafica si desume che il 37% della spazzatura spaziale alla
deriva, il 31% sotto controllo, il 5% composta da oggetti non identificati, il
14% da oggetti incontrollati e il 13% da altri oggetti. In questo grafico ognuna
delle cinque voci rappresentata da un cerchio; si chiarisce che sono presenti
quantit di satelliti e navi spaziali in funzione, quantit di pezzi di razzo,
quantit di oggetti delle missioni spaziali e quantit di frammenti vari.
Nellarticolo, inoltre, si viene a sapere che ci sono seimila satelliti lanciati dal
1957 (Sputnik) a oggi, e tremila satelliti ancora funzionanti.
223
224
Bibliografia
225
1. Introduzione
Il formalismo dei sistemi di Lindenmayer, brevemente L-sistemi, viene
introdotto per studiare la logica della riproduzione di unalga (Lindenmayer,
1968). A partire da allora vengono sviluppati modelli di processi biologici
basati sugli L-sistemi come la crescita di colonie di funghi, lo sviluppo di
foglie e di piante, la pigmentazione nei gusci delle chiocciole o nella pelle di
un leopardo. I primi modelli si limitano a cogliere semplici aspetti della
struttura topologica delle piante, formalizzando la relazione di vicinanza tra
cellule o tra organi di una pianta. Nei modelli successivi si usano delle
tecniche per rappresentare in modo pi fedele la geometria dellorganismo
biologico (Prusinkiewicz, 1996).
possibile costruire dei percorsi didattici centrati sullattivit di
modellizzazione, in cui si possono vedere interpretazioni ed applicazioni dei
sistemi di Lindenmayer in contesti diversi. Vedremo una rassegna delle
possibili applicazioni realizzabili in un laboratorio didattico, con computer
dotati di Mathematica.
226
3. Interpretazione biologica
Dal punto di vista biologico, una computazione a0, a1, a2, a3, , an generata
da un L-sistema si pu interpretare come il processo di crescita di un
organismo, in cui il tempo discreto e a0, a1, a2, a3, rappresentano gli stati
del processo ad istanti successivi. Uno stato pu essere inteso come la
generazione di una popolazione batterica o di una colonia di funghi ad un dato
istante.
I primi modelli di Lindenmayer erano stati concepiti per studiare la logica
della divisione cellulare in semplici organismi multicellulari come lalga
anaebena catenula (Lindenmayer, 1968). Le cellule di questi organismi sono di
due tipi e si dispongono in filamenti in cui si osservano sequenze di cellule di
un tipo separate da singole cellule dellaltro tipo. Lindenmayer fa un modello
del processo di crescita che spiega la disposizione delle cellule.
227
Fig. 2. Due figure kolam, ottenute aggiungendo alla geometria della tartaruga una
funzione Mathematica per generare curve Spline. La figura di destra nota come la
cavigliera di Krisna (Ascher, 1994).
228
229
Fig. 5.
230
231
durata 0,40 sec. Jensen ottiene cos un metodo per interpretare musicalmente
la sequenza di Fibonacci.
Bibliografia
Abelson H., diSessa A. (1981). Turtle geometry: the computer as a medium for
exploring mathematics. Cambridge, MA: MIT Press.
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Figures of Some Fullerenes by Using L-Systems. Croatica Chemica Acta,
CCACAA 81. 2, 341-345.
232
Sunto. In questo contributo si parte dallanalisi della situazione esistente per quanto
riguarda i programmi e la prova scritta di matematica allesame di Stato di liceo
scientifico. I programmi di matematica non precisano in modo chiaro che cosa gli
studenti devono conoscere e saper fare per affrontare la prova desame. Con il
riordino dei licei, degli istituti tecnici e professionali (2010) questi vecchi programmi
sono in via di superamento. Per lesame per le nuove indicazioni nazionali per la
matematica non entreranno in vigore prima del 2015. Di qui la necessit di un
syllabus nel quale siano elencate con precisione - nel passaggio dai vecchi
programmi alle nuove indicazioni - le conoscenze e le abilit matematiche da
raggiungere al termine della scuola secondaria di II grado.
233
cui viene insegnata una data materia e questo vale ancor pi per la matematica.
Con lentrata in vigore delle nuove indicazioni nazionali - pubblicate nel
periodo maggio-luglio 2010 - per i licei, gli istituti tecnici e professionali i
vecchi programmi cominciano a essere mandati in pensione. Queste nuove
indicazioni arriveranno per allesame non prima dellanno 2015.
La prova scritta di matematica allesame di Liceo scientifico presenta quindi
una situazione paradossale. I programmi di matematica del liceo scientifico sia quelli tradizionali che quelli sperimentali PNI e Brocca, ancora in vigore
agli esami per i prossimi quattro anni - non precisano in modo chiaro che cosa
gli studenti devono conoscere e saper fare (anche le nuove indicazioni
nazionali per la matematica appaiono comunque piuttosto carenti per quanto
riguarda lesame finale). In assenza di chiare indicazioni gli insegnanti
seguono quanto stato assegnato nelle prove scritte degli anni precedenti. Le
prove desame di matematica di liceo scientifico sono quindi guidate quasi
esclusivamente dalle prove stesse, con grave stortura della didattica e della
preparazione matematica degli allievi.
La prova finale del liceo scientifico dovrebbe verificare negli studenti il
raggiungimento degli obiettivi della scuola stessa, ma si evidenzia in
particolare unincongruenza macroscopica. I programmi di matematica del
Liceo Scientifico tradizionale risalgono al 1945 e quelli sperimentali (PNIPiano Nazionale per lInformatica, programmi della Commissione Brocca,
ecc.) a circa ventanni fa. ovvio che le conoscenze matematiche necessarie
per affrontare gli studi universitari sono cambiate, e che levoluzione della
matematica e soprattutto delle tecnologie e degli strumenti di calcolo hanno
modificato sia gli argomenti fondamentali, sia il taglio da dare ad essi e il
peso di vari aspetti. I programmi tradizionali di matematica sono ormai
obsoleti; ad essi si sostituita una prassi didattica in particolare nel liceo
scientifico tradizionale - che insiste sulladdestramento alla risoluzione di
esercizi complicati, e in definitiva stereotipati. Conviene in particolare citare
alcune questioni che si pongono da anni:
la presenza nei programmi di temi del tutto anacronistici, quali le tavole
trigonometriche e logaritmiche e il regolo calcolatore, che ormai hanno solo
laspetto di curiosit di carattere storico, ma la cui utilit pratica si persa;
la presenza, nelle prove assegnate, di temi di interesse limitato rispetto a una
cultura matematica generale, almeno se inseriti nel programma di una scuola
superiore, quali i problemi con discussione;
la mancanza nei programmi del liceo scientifico tradizionale di interi temi,
quali la statistica e la probabilit, ma anche di elementi di aritmetica, di
algebra lineare, dei vettori e in generale di tutto quanto possa almeno fornire
unintroduzione alla matematica contemporanea e al suo linguaggio.
Sarebbe inoltre interessante che fossero disponibili valutazioni generalizzate
sugli effettivi livelli di conoscenza, ma soprattutto di comprensione, degli
elementi fondamentali della matematica studiata nella scuola secondaria di II
234
grado. Laddove queste valutazioni sono state svolte - si vedano per esempio le
indagini INVALSI in collaborazione con lUMI-Unione Matematica Italiana
sulla prova scritta di matematica del 2007 del liceo scientifico - i risultati sono
stati decisamente deludenti.
Daltro lato evidente che le conoscenze e competenze matematiche sono
fondamentali per tutti quegli studenti che si iscrivono alluniversit in facolt
scientifiche o tecnologiche. In queste facolt sono ormai presenti delle prove
di ammissione e di verifica delle conoscenze di base. un dato di fatto che
molti studenti che si iscrivono in facolt scientifiche e tecnologiche presentano
carenze nella preparazione matematica di partenza. Si riscontra inoltre una
grande variabilit relativamente agli argomenti che sono stati svolti nella
scuola secondaria di II grado oltre al loro livello di approfondimento.
Emerge quindi la necessit di fissare le conoscenze, le abilit e le competenze
di base, in modo il pi possibile dettagliato perch gli insegnanti e gli studenti
possano avere unidea precisa di quali sono le richieste dellesame e
delluniversit per quanto riguarda gli apprendimenti matematici.
235
236
indicazioni nazionali per i licei, per gli istituti tecnici e professionali. Per
scrivere un documento di questo tipo, il riferimento privilegiato, soprattutto
per la metodologia indicata, dovrebbe essere la proposta UMI (Unione
Matematica Italiana) di curricolo di matematica, contenuto nei volumi
Matematica 2003 e Matematica 2004 (per la scuola secondaria di II grado).
Questi documenti sono stati parzialmente recepiti nelle nuove indicazioni
nazionali che sono entrate in vigore con lanno scolastico 2010-2011, ma con
orari settimanali del tutto insufficienti per poterli realizzare nella maggior
parte dei licei, dei tecnici e dei professionali.
Le conoscenze e le abilit dovrebbero quindi aggregarsi attorno ai quattro
nuclei fondamentali:
numeri e algoritmi (aritmetica e algebra nelle indicazioni nazionali);
spazio e figure (geometria nelle indicazioni nazionali);
relazioni e funzioni;
dati e previsioni;
con riferimenti continui - per quel che riguarda soprattutto le competenze - ai
nuclei trasversali (non presenti esplicitamente nelle nuove indicazioni
nazionali): argomentare, congetturare e dimostrare - risolvere e porsi problemi
- misurare, e una forte attenzione alle tecnologie (software di tipo matematico)
e alluso degli strumenti di calcolo e di rappresentazione disponibili.
Il syllabus di matematica dovrebbe quindi essere uno strumento molto
concreto e flessibile, necessario non solo per rendere pi precise le finalit
della prova scritta dellesame ma anche per esplicitare in modo concreto le
indicazioni nazionali di matematica per i licei, per gli istituti tecnici e
professionali emanate di recente.
La stesura di queste indicazioni, soprattutto per i licei, a volte generica e
necessita di ulteriori precisazioni, in particolare per lesame conclusivo.
Allo stato attuale il syllabus dovrebbe essere adottato per la prova scritta di
matematica dellesame di liceo scientifico, ma poi dovrebbe essere esteso con opportuni adattamenti e modifiche - anche a tutte le altre scuole
secondarie di II grado.
Solo in questa prospettiva il syllabus di matematica potrebbe diventare uno
strumento utile al lavoro degli insegnanti e nello stesso tempo un aiuto per gli
studenti, per una formazione matematica che sia al passo con gli sviluppi
attuali e futuri della societ e in particolare con le richieste delluniversit.
4. Conclusioni
In questo contributo stata esaminata la situazione attuale per quanto riguarda
la valutazione degli apprendimenti matematici al termine della scuola
secondaria di II grado e per lingresso alluniversit. La scuola secondaria in
un anno di transizione. I vecchi programmi verranno progressivamente
237
Bibliografia
Accascina G. (1998). La strage degli innocenti. Problemi di raccordo in matematica
tra scuola e universit. Paderno: C.R.D.U. Morin, Battagin Editore.
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liceo scientifico. Archimede. 2, 61-70.
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alcune riflessioni e qualche ragionevole proposta. Linsegnamento della
matematica e delle scienze integrate. 32B, 4, 413-416.
Chimetto M.A., Tomasi L. (2010). Un syllabus per la prova scritta di matematica
allesame di Stato di liceo scientifico: alcune osservazioni e considerazioni su
una richiesta degli insegnanti finita nel nulla. Linsegnamento della matematica
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Ciarrapico L. (2002). Linsegnamento della matematica, dal passato recente
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termine della scuola secondaria di II grado. Sito Enciclopedia Treccani
Scuola:
www.treccani.it/Portale/sito/scuola/in_aula/matematica/syllabus/mainArea.html
238
SEZIONE 7
SCUOLA PRIMARIA E
SECONDARIA DI SECONDO GRADO
239
240
Sunto. Da anni con gli studenti delle classi quinte viene scelto un argomento
interdisciplinare da portare agli esami di maturit e dato che le problematiche
connesse allo zero (1/0, 0/0, 00) si dovevano trattare nel programma di matematica,
con gli studenti della V G del liceo linguistico Giovanni da San Giovanni abbiamo
scelto di studiare la storia di questo numero, perch stato introdotto nella nostra
numerazione cos tardi, e anche perch suscita tante difficolt agli studenti di ogni
et e ordine e grado di scuola. Abbiamo poi realizzato una mostra dal titolo Much
ado about nothing (Molto rumore per nulla). La storia dello zero dalle origini ad oggi
che presenteremo al convegno di Castel San Pietro Terme.
Inoltre con gli studenti abbiamo fatto degli incontri con gli allievi della classe 4
della scuola primaria Don Milani di San Giovanni Valdarno, ove abbiamo
presentato lo zero, il suo comportamento da birbante e abbiamo fornito dei
questionari, i cui risultati verranno presentati in questo articolo. Gli studenti hanno
anche animato alcuni racconti riguardanti lo zero e il suo strano comportamento.
Poi sono stati forniti alcuni esercizi, per verificare se gli scolari avevano capito le
propriet dello zero e volevano proporre osservazioni personali e disegni su questo
numero.
241
242
243
244
Alla domanda: Se non ci fosse il numero zero cosa cambierebbe?, gli allievi
hanno risposto:
Non potrei tifare i giocatori col numero 10 20 30 40;
Lo zero per me un numero molto strano dispettoso che fa venire dubbi
anche nelle operazioni pi facili come laddizione;
Cambierebbero i conti, i numeri delle carte di credito;
Ci sarebbe un argomento in meno da studiare a matematica YUP!
Cos, quando il prof. Ferrini e gli studenti della V G mi hanno proposto di
lavorare in classe sullargomento zero ho accettato perch poteva essere una
occasione per arricchire le conoscenze dei bambini.
245
4. Conclusione
Il lavoro ha entusiasmato gli studenti della scuola superiore che si sono trovati
protagonisti di unesperienza didattica in cui sono riusciti a trasmettere in
modo non astratto le conoscenze acquisite sui banchi di scuola.
Ha entusiasmato i bambini perch hanno interagito con insegnanti che
potevano identificare come figure familiari (fratelli e sorelle).
Per noi insegnanti, questa esperienza al di l dei risultati strettamente scolastici
acquisiti dai bambini (maggiore consapevolezza del ruolo dello zero nelle
operazioni aritmetiche, nella numerazione decimale, .), ha evidenziato
limportanza dello scambio e del confronto tra ordini diversi di scuola che
generalmente vengono considerati distanti fra loro.
246
Bibliografia
Barrow John D. (2001). Da zero a infinito. La grande storia del nulla. Milano:
Arnoldo Mondatori.
Boyer C. B. (1998). Storia della matematica. Milano: Arnoldo Mondatori.
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Trento: Erickson.
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Rodari G. (1960). Filastrocche in cielo e in terra. Torino: Einaudi.
247
248
Quante palline ci sono sotto il cartoncino? Il gioco viene poi ripetuto tra
bambini, a coppie. Questa attivit si rivelata difficile. stato necessario
proporre attivit che rendessero lapproccio pi graduale.
1.4. Quarta parte
Le due quantit nascoste.
249
Negli anni successivi il gioco del nascondere stato ripresentato in altre classi
prime, in forme pi o meno diverse (Bonalumi et al., 2009).
250
251
252
-2
-
-1
+
1
+
6
-
Anni di pratica hanno mostrato che, contro ogni previsione, le difficolt degli
studenti si sono concentrate sulla determinazione del valore della funzione in
un punto non critico; difficolt dovute alla gestione contemporanea di due
insiemi distinti: linsieme dei numeri della retta rappresentata e linsieme dei
valori che la funzione assume in essi. Queste difficolt hanno comportato
limpiego di specifiche attivit che permettessero allo studente di andare oltre,
di salire per esse su esse oltre esse. Egli deve, per cos dire, gettar via la
scala dopo che v salito (Wittgenstein, 1969, penultima proposizione).
Bibliografia
Bonalumi S., Carola M., Daleffe A., Gatta F., Orsino F., Rottoli E., Sorgato S.,
Sperlari C. (2009). Il senso del numero in prima elementare: una rilettura
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253
254
SEZIONE 8
255
256
1. Il progetto
MATh.en.JEANS lacronimo di Metode dApprentissage des THeories
Mathematiques EN Jumelant des Etablissements pour une Approche Nouvelle
du Savoir, ovvero Metodo di apprendimento delle teorie matematiche
attraverso il gemellaggio degli Istituti scolastici per un approccio nuovo al
sapere.
opinione ampiamente diffusa nellambito della ricerca in didattica della
matematica che lo studio della regina delle scienze non debba essere
ricondotto alla memorizzazione di formule o alla mera acquisizione di
tecniche di calcolo. Il vero cuore pulsante della matematica risiede infatti nel
257
258
259
260
261
Bibliografia
Dossier Math.en.JEANS 2009/2010 (Scuola secondaria di primo grado)-Raccolta
degli abstract, XlaTangente. 21, 13-36.
Dossier Math.en.JEANS 2009/2010 (Scuola secondaria di secondo grado)-Raccolta
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Polya G. (1971). La scoperta matematica. Capire, imparare e insegnare a risolvere i
problemi. Volume I. (Traduzione da: Mathematical discovery, 1962). Milano:
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Testi Saltini P. (a cura di) (2010). Partiti! XlaTangente. 18, 45.
Testi Saltini P. (a cura di) (2010). Linfinito in una perla. XlaTangente. 19, 46-47.
Testi Saltini P. (a cura di) (2010). Eccoci al traguardo! XlaTangente. 20, 46-47.
www.mathenjeans.it
www.xlatangente.it
262
SEZIONE 9
263
264
Sunto. La Scatola di Einstein, raccolta di giocattoli con cui svolgere delle esperienze
scientifiche nelle scuole primarie, stata il punto di partenza per sviluppare diverse
attivit nellambito della formazione scientifica degli allievi, degli insegnanti e per il
pubblico in generale. Nellarticolo sono presentate le attivit svolte e alcune proposte
per utilizzare i giocattoli nelle attivit didattiche nei diversi livelli scolastici.
1. La Scatola di Einstein
Lidea della Scatola di Einstein nacque nellestate del 2004 in vista del
successivo anno mondiale della fisica ed figlia della mostra I giocattoli e la
scienza sviluppata dal prof. Vittorio Zanetti dellUniversit di Trento ospitata
al liceo di Bellinzona nel 1996. La collezione della Scatola comprendeva oltre
cinquanta pezzi tra giocattoli e altri oggetti con i quali gli insegnanti delle
scuole primarie e secondarie di I grado potevano studiare con i loro allievi
diversi argomenti di fisica, dal moto alle trasformazioni di energia, dalla luce
allelettromagnetismo. Il risultato fu molto positivo: lAlta Scuola Pedagogica
265
diede in prestito una scatola a diverse scuole del Cantone dal 2005 in avanti,
due scatole furono acquistate dai Centri didattici cantonali di Bellinzona e di
Massagno, che ne suddivisero il contenuto in contenitori tematici, ancora oggi
molto richiesti dagli insegnanti.
2. Le attivit successive
Lesperienza della Scatola di Einstein fu un punto di svolta decisivo per
sviluppare nuove attivit: durante il 2005 fu possibile presentarne il contenuto
per decine di volte in scuole, convegni, mostre, festival della scienza e corsi di
formazione, evidenziando linteresse suscitato dalla proposta e la necessit di
trovare nuove strade per avvicinare i giovani alla scienza. Le esperienze di
alcuni convegni e della manifestazione Science on stage, organizzata al CERN
nel novembre 2005, permisero poi di conoscere altre interessanti situazioni e
avvicinare ulteriori attivit di sviluppo. A partire dalla primavera 2006 inizi
la collaborazione con Marco Cal e Pamela De Lorenzi, allora insegnanti in
formazione di scuola secondaria di I grado e di scuola primaria, con i quali fu
possibile far partire allAlta scuola pedagogica il progetto Giovani scienziaTI,
attivit rivolta agli allievi degli ultimi anni di scuola primaria e dei primi anni
di scuola media (8 12 anni) del locarnese.1 Dal 2006 al 2008 ebbero luogo
una quindicina di incontri al sabato mattina, nei quali si svolsero attivit basate
sullosservazione e sullesecuzione di esperimenti, sulla costruzione di oggetti
e sullinterpretazione di fenomeni fisici. Lattivit inizi con una trentina di
iscritti per terminare con oltre settanta. I temi degli incontri e le attivit svolte
sono descritte al sito
http://www.aspti.ch/giocafisica/pagine/giovani_scienziati.html.
Questa proposta fu ripresa in seguito a Giubiasco e a Barbengo presso le
scuole secondarie di primo grado con la collaborazione del Gruppo Genitori.
Dal 2005 si moltiplicarono anche le presentazioni della Scatola in pubblico a
studenti, a corsi per insegnanti e in molte altre occasioni.
Dalla Scatola si pass poi a pi contenitori, tra i quali grandi valigie, per
facilitare i viaggi in aereo. Si aggiunsero pure via via diverse nuove esperienze
con lo scopo di rendere pi scenografica e attraente la presentazione, anche nel
caso di un numero elevato di spettatori.
Continuarono le attivit nellambito della formazione iniziale e continua per
gli insegnanti e prese avvio una collaborazione con due colleghe spagnole che
inserirono nel loro programma annuale un percorso didattico centrato sulluso
dei giocattoli e le semplici esperienze svolte dagli allievi.
A completare il quadro delle attivit si aggiunse nel 2009 la partecipazione
alla trasmissione televisiva della RSI Colazione con Peo2 dove, durante una
1
2
Con la collaborazione di Guido Della Bruna, presidente del Gruppo Genitori Locarnese.
RSI (Radio della Svizzera italiana) http://la1.rsi.ch/peo/welcome.cfm.
266
267
4.1. Da 4 a 6 anni
Magia, scienza o magie scientifiche? In occasione della VII edizione del
Festival della Mente di Sarzana http://www.festivaldellamente.it/, ci stato
chiesto di svolgere unattivit di unora per una trentina di bambini, da
ripetersi per tre volte nellarco di una mattinata. Nella prima parte dellatelier
mostravamo magie chimiche in cui facevamo sparire lacqua con un po di
poliacrilato di sodio in fondo a un bicchiere, utilizzando poi altri tipi di
polimeri idrofili per mostrare altri effetti particolari, come le palle dacqua e la
neve istantanea. Abbiamo pure fatto volare una corda, dellaria e del fumo con
i nostri apparecchi speciali (string launcher e airzooka) e abbiamo parlato di
diavoletti magici e di buchi nellacqua (diavoletto di Cartesio e il Vortice).
Nella seconda parte abbiamo fatto costruire un braccialetto fotosensibile, fatto
di perline che si colorano con i raggi ultravioletti, e abbiamo distribuito il
materiale per costruire a casa un diavoletto-calamaro, una ninfea di carta.
4.2. Nelle scuole primarie
Nellautunno 2009 abbiamo proposto un corso di formazione per docenti delle
scuole dellinfanzia e primarie nel quale abbiamo proposto alcune delle attivit
che avevamo sperimentato con i Giovani scienziaTI. A seguito di questo
incontro siamo stati contattati dalla sede scolastica di Stabio per progettare con
loro alcune attivit riguardanti lo studio del galleggiamento. Le lezioni si sono
svolte allinizio del 2010 e sono state articolate in un incontro plenario, in cui
abbiamo mostrato degli esempi di come si pu studiare la fisica con i
giocatoli, a cui sono poi seguite delle attivit svolte in parte con il nostro
contributo e in parte in maniera autonoma dalle docenti della sede. La nostra
funzione stata quella di fornire il materiale per costruire il Vortice e il
Diavoletto e di presentare una serie di esperimenti di galleggiamento.
268
269
270
6. Le trasmissioni TV
Peo un cane blu di peluche che lavora alla Televisione della Svizzera
italiana. Dal 1995 conduce trasmissioni per bambini in cui sono proposti
cartoni animati e telefilm. Con Peo sono presenti ospiti che avvicinano i
bambini allarte, al mondo quotidiano, alla natura e alla scienza. Dal 2009
collaboriamo con Peo mostrando semplici esperienze di fisica e presentando la
storia delle scoperte scientifiche e tecnologiche. Questa attivit ci ha permesso
di riflettere su molti aspetti della comunicazione scientifica per i pi piccoli e
per le peculiarit del mezzo televisivo. La preparazione delle puntate richiede
molta attenzione nel proporre esperienze che siano spettacolari, non
pericolose, che rispettino le dimensioni dello studio di registrazione e che
seguano un filo logico facile da comprendere. Nella fase di registrazione si
scelgono le esperienze pi adatte alla ripresa televisiva, si devono trovare le
271
8. Conclusioni
La convinzione che la formazione scientifica degli allievi debba essere oggetto
di particolare attenzione sin dallinizio del percorso scolastico sta
affermandosi anche in quei contesti dove finora era stata trascurata. I pi
piccoli sono particolarmente interessati alle attivit didattiche in cui sono
presenti la scienza e il gioco. Per poter mettere in atto delle strategie in questo
campo necessario lavorare nellambito della formazione e
dellaggiornamento dei docenti sulla loro capacit di trasporre le conoscenze
per mezzo dei giocattoli e delle semplici esperienze, vincendo cos le paure e
le incertezze accumulate nel corso degli studi. Per i pi grandi e in generale
per il pubblico dogni et, i giocattoli sono loccasione per capire come la
fisica sia intorno a noi e non solo nelle formule.
A tutti i livelli, i giocattoli aiutano a sviluppare competenze che i normali
strumenti didattici non possono raggiungere perch rispetto ad essi, sono in
grado di coinvolgere aspetti emotivi e relazionali capaci di far amare la fisica e
lo studio dei fenomeni naturali.
Bibliografia
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GIREP Intenational Conference Duisburg 23-28 August 1998. 29-39; 138-147;
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Gioca con la fisica http://www.aspti.ch/giocafisica
Steve Spangler Science http://www.stevespanglerscience.com/
Educational Innovations http://www.teachersource.com/
Science Kit http://sciencekit.com/
Betzold http://www.betzold.ch/
Nitinoldrath http://www.nitinoldraht.de/
Supermagnete http://www.supermagnete.ch/
Opitec http://www.opitec.ch/
Grand Illusion http://www.grand-illusions.com/
Klangspiel www.klangspiel.ch
DinoDirect http://www.dinodirect.com
Riferimenti agli oggetti citati nel testo:
Poliacrilato di sodio - www.teachersource.com/ - PolyacrylateDiaperPolymer
String launcher - www.teachersource.com/ - StringLauncher
Airzooka - www.teachersource.com - AirZooka
Diavoletto di Cartesio - www.teachersource.com/ - CartesianDiversionsClassKit
Vortice - www.teachersource.com - VortexBottleConnectors
Perline che si colorano con i raggi ultravioletti - www.teachersource.com/ UltravioletDetectingBeads
Sole-Terra-Luna - www.betzold.ch/ - Sonnensystem
Disco a cuscino daria - www.teachersource.com - AirPowerSoccerDisk
Oggetti galleggianti - www.teachersource.com/ - FloatingAndSinking.
Generatore di onde stazionarie - www.teachersource.com - 3DStandingWaveMachine
Campioni di metalli - www.teachersource.com/ - MoleElementSampleSet
[email protected]
273
La Bottega Matematica
Lorenza Resta
Liceo E. Torricelli di Faenza
Questo testo stato scritto da Lorenza Resta, coordinatrice della mostra, con la collaborazione
dei docenti/studenti che hanno realizzato gli elaborati vincitori del concorso legato alla mostra.
Sunto. Nel testo viene descritta una mostra di contenuto matematico, con concorso
annesso, svoltasi a Faenza nella primavera del 2010. Vengono anche illustrati gli
elaborati, prodotti dalle scuole dei vari ordini, che sono risultati vincitori o
menzionati al concorso.
12
274
275
276
277
16
sufficiente realizzare il crivello per eliminare i multipli dei numeri primi minori della
radice quadrata del numero massimo dato (in tal caso 100).
278
279
stato
realizzato un mezzo composto
da acqua e glicerina, in cui
lindice di rifrazione variava
con continuit, in modo
decrescente, dal fondo di una
vaschetta fino alla superficie.
Gli studenti hanno osservato
la curvatura che un raggio laser subisce allinterno della vaschetta e hanno
cercato langolo di incidenza migliore per evidenziare il fenomeno. La curva
stata riprodotta utilizzando un software specifico per il tracciamento di grafici,
come Derive, ed risultato utile il confronto e la sovrapposizione fra la curva
teorica disegnata dal software e quella ottenuta sperimentalmente.
3 Classificato: Dimostrazione idraulica del
Teorema di Pitagora.
Classe: seconda della sezione tecnica dellIstituto
Tecnico Industriale e professionale Luigi Bucci
di Faenza, insegnante S. Belletti.
Descrizione: Il modello costituito da un
pannello girevole con un triangolo rettangolo, ai
lati del triangolo sono state collegate delle
vaschette sigillate, di forma quadrata, in grado di
contenere un liquido colorato. Il liquido colorato
inizialmente riempie esattamente il volume della
vaschetta collocata sullipotenusa del triangolo,
ruotando il pannello, il liquido inizia a scendere e
progressivamente riempie esattamente i recipienti connessi ai due cateti del
triangolo.
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