I Classici Della Letteratura
I Classici Della Letteratura
I Classici Della Letteratura
ACHILLE CAMPANILE
E I CLASSICI DELLA LETTERATURA
A.A. 2004/2005
Ravenna: una visita alla tomba di Dante. E affollata di carovane di forestieri. Questo poeta! Ancora riceve omaggi da tutto il mondo. Sulle pareti si leggono parole in suo onore, a sua gloria, a gloria dItalia. Sono versi suoi. Non si pu dire niente di Dante, se non per mezzo dei suoi versi stessi. Nessuna epigrafe che non sia tolta al poema eterno. Di lui si pu parlare degnamente solo usando le sue parole. Nessuno mai riuscito a dire parole pi grandi delle sue. Ma andiam, che la via lunga ne sospigne.1
A. Campanile, Battista al giro dItalia. Intermezzo giornalistico, Milano, La Vita Felice, 1996.
INDICE Premessa........................................................................................................1 LUMORISMO NELLA NARRATIVA ITALIANA DEL 900 Introduzione ............................................................................................... 3 Cosa vuol dire essere umorista?.................................................................. 6 La ricerca der bon senso ................................................................... 13 Pitigrilli ovvero il riso come espressione di superiorit............................. 15 Giovanni Guareschi: lumorismo impegnato ............................................ 17 Zavattini: il coraggio nel divertimento...................................................... 21 La satira indignata. Longanesi e Flaiano: gli umoristi e la nazione ........... 23 ACHILLE CAMPANILE E I CLASSICI DELLA LETTERATURA Achille Campanile: Vita e Opere .............................................................. 27 I Classici nelle Opere di Achille Campanile ............................................. 34 Leopardi ................................................................................................... 42 Dante........................................................................................................ 48 Manzoni ................................................................................................... 54 Limportanza del latino ............................................................................ 65 ALCUNE DOMANDE A GAETANO CAMPANILE Conclusioni .............................................................................................. 75 Bibliografia delle opere ............................................................................ 77 Bibliografia Critica................................................................................... 81 Siti internet............................................................................................... 84
PREMESSA
E necessaria una breve considerazione sul metodo che si scelto nellesporre gli argomenti trattati. Come si evince dallindice la ricerca articolata in tre parti. La prima una panoramica intorno agli scrittori umoristici e le riviste alle quali collaborarono e che ebbero la funzione di laboratori nei quali si formarono molti di essi alle prime armi. Sono presi in considerazione, quegli scrittori nei quali lironia utilizzata esplicitamente e viene ad essere un tratto imprescindibile e ben individuabile. Scrittori questi, la cui conoscenza risulta adeguata ai fini della ricerca e viene ad essere sostenuta dalla simpatia di chi scrive per il soggetto trattato. Scelte fatte al fine di restringere il campo di indagine e in modo da esporre in veste chiara ed esaustiva i diversi approcci e obiettivi per cui gli autori selezionati hanno prevalentemente scelto lironia come mezzo attraverso il quale dare forma ai propri pensieri. Nella seconda parte, loggetto che la ricerca vuole evidenziare il rapporto di Achille Campanile con i classici della letteratura. Laccezione del termine classico, qui intesa non solo nel suo significato storico, con riferimento allantichit greca e romana2, ma anche in quello teorico. In questo caso il classico assume la connotazione di bellezza, o valore, eterno ed universale, e si oppone concettualmente con ci che ha valore transitorio o alla moda. Per dirla come Calvino un classico ci che persiste come rumore di fondo anche l dove lattualit pi incompatibile la fa da padrona.3 Con il termine classico, inoltre, si vuole
Quello utilizzato per opere storicamente determinate (sia in termini geografici approssimativamente il bacino del Mediterraneo sia in termini cronologici lintervallo circa tra il VI secolo a. C e il V secolo d. C.) e che rispettano canoni estetici precisi: il bello, larmonia, la misura. Ricordando la sua etimologia latina che deriva da "classicus", e indicava chi apparteneva alla prima classe di cittadini, i quali a Roma venivano divisi per censo. Il termine classico fu utilizzato per la prima volta da un erudito latino del secondo secolo d.C. Aulio Gallio, con il significato di autore eccellente, esemplare. Classicus equivale quindi a di prima classe di prima qualit. In senso traslato indicava quegli scrittori dellet aurea augustea degni per la loro importanza e per i risultati di alta elaborazione formale da essi raggiunti, di essere presi a modello. 3 I. Calvino, Perch leggere i classici, Milano, Mondadori, 2000, p. 14.
individuare ogni artista od opera che costituisce un modello esemplare o che riveste una particolare importanza.4 Partendo dalla biografia dellautore, si vuole mettere in evidenza come lintera opera di Campanile risulti una miniera di citazioni di autori classici. Si deciso tra laltro, in questa sezione, di lasciare ampio spazio allautore, antologizzando largamente, e ci al fine di facilitare lindividuazione degli argomenti trattati e di rendere pi piacevole la lettura attraverso pagine divertenti. La parte finale della tesi, consiste in alcune domande rivolte dal candidato al figlio di Achille Campanile, Gaetano5, e finalizzate a comprendere meglio la figura dello scrittore.
4
5
Da T. De Mauro, Il dizionario della lingua italiana, Milano, Mondadori, 2000. Gaetano Campanile, Silvio Moretti e Angelo Cannat sono i curatori del sito www.Campanile.it
NELLA
NARRATIVA
ITALIANA
DEL
Nel 900, negli anni fra le due guerre che si possono incontrare gli esponenti pi autorevoli del genere umoristico. Lumorismo persino durante il ventennio cosiddetto nero, non si arrese del tutto alla retorica di regime. La tradizione da cui discendeva, non avendone lItalia una propria, faceva capo, per lo pi, a quella anglosassone di Oscar Wilde e Bernard Shaw. Si svilupp una scrittura umoristica professionale che trov spazio nella stampa periodica, felice di riservarle spazi, previo, ovviamente, vaglio attento e scrupoloso della censura affinch non costituisse pericolo di eversione. I giornali, infatti erano tenuti sotto stretto controllo (come tutta linformazione scritta, radiofonica e filmata) e lo spazio per scherzare era minimo.6 Tra i primi bersagli della censura ci fu il settimanale umoristico, fondato nel 1900, il Travaso delle idee: organo delle persone intelligenti, nel quale, nel 1924, avvenne lesordio di Campanile con la pubblicazione a puntate del romanzo Ma che cosa questamore?. Inizialmente la linea del giornale fu quella di divertire il lettore attraverso argomenti di sapore populistico pi che aperta opposizione. Ma allindomani del delitto Matteotti, la satira venne impiegata allo scopo di irridere la classe dirigente, prendendo di mira Mussolini, Farinacci e la cultura organica al regime. Le conseguenze furono prevedibili: la censura si accan sul giornale. Quella di Campanile nei riguardi del fascismo, non fu un opposizione frontale, una critica diretta. Egli fece in modo che dalla dimensione spettacolare, da quel clima di eccezionalit evocato dal regime per celebrare i propri uomini e protagonisti e suggestionare le folle, potesse emergere il lato risibile. Sulle pagine della Gazzetta
6
Per molti anni nel dopoguerra si scaten attorno alla stampa umoristica del ventennio un dibattito nel quale ci si domandava se quei giornali nel loro complesso, rappresentassero una sorta di fronda sotterranea e irriverente o non piuttosto un ambiguo allineamento alla propaganda del regime.
del popolo dal 1934 fino al 1940, con cadenza settimanale, ironizz sulla piccola borghesia fascista attraverso il personaggio di Gino Cornab che incarnava difetti e frustrazioni dei cedi medi amareggiati dalla pochezza della propria esistenza.7 Numerosi gli umoristi che collaborarono alle non poche testate di successo negli anni fra le due guerre. La prima rivista del settore umoristico, che raccolse in parte leredit delle precedenti8, fu il MarcAurelio. Questo venne fondato il 14 marzo del 1931 da Oberdan Cotone, usciva due volte a settimana (mercoled e il sabato) e arriv a tirature altissime (350.000 copie a numero). Su questa rivista romana, rispettosa dei limiti di decoro stabiliti dalle veline governative eppure capace di scatenare un irriverente spirito popolaresco, cominciarono la loro attivit autori che oggi si possono riconoscere come tipici di un umorismo di consumo: Giovanni Mosca, Vittorio Metz, Giovanni Guareschi.9 La vita del MarcAurelio fu molto simile a quella di altri giornali dello stesso periodo. La sua fisionomia fu quella di un giornale attento a ritrarre il clima sociale della piccola borghesia romana, classe nella quale pi che altrove il fascismo cercava il consenso. Sulle sue pagine trovarono spazio le campagne promosse dal Minculpop, con la condanna delle rivendicazione delle donne e il culto della natalit e della lingua italiana. A seguito della campagna dEtiopia, comparvero battute razziste contro il Negus e i negri, nonch offese allInghilterra, mentre negli anni successivi seguirono le campagne contro i paesi democratici da cui il fascismo si sent assediato e nei quali erano ambientate le vignette su gangster, vita violenta e corruzione. Quando non esplicitamente schiacciate sulle veline, le vignette si abbandonarono a
7 8
C. De Caprio, Achille Campanile e lalea della scrittura, Napoli, Liguori, 1990, p. 46. Precedentemente ci furono due periodici: LAsino (fondato nel 1892 da Guido Podrecca e Gabriele Galantare) pi di una volta sequestrato per oltraggio al pudore, e il Becco giallo, che a causa delle leggi fasciste aveva dovuto chiudere definitivamente la redazione. 9 Questi furono poi chiamati da Angelo Rizzoli a Milano per dar vita alla rivista dalla linea satirico surreale intitolata il Bertoldo (1936). Successivamente, nel Novembre del 1945, dalle ceneri del Bertoldo nascer il settimanale umoristico il Candido.
quellumorismo devasione che insegnava a servirsi della fantasia per ignorare la realt, anzi per respingerla.10 Scrittura e disegno, quindi, si alternarono dando forma a un linguaggio che si avviava a indicare la visivit come tratto caratteristico della comunicazione. Numeroso, il pubblico di lettori che incominciarono a fruire di unesperienza non pi in chiave estetica ma di intrattenimento. Lambito non era solo letterario ma sconfinava nel cabaret, nella rivista, nella narrativa fantapolitica, nei fumetti, o comunque intorno alla cosiddetta paraletteratura. E lapporto del giornale umoristico (forse pi di quelli della letteratura, della cultura figurativa, della fotografia sofisticata, del giornalismo longanesiano) che fornisce al cinema italiano un tipo di comunicazione col pubblico gi collaudato, come stilizzazione di figure e di racconto.11 Chiare anticipazioni dei futuri film si trovano, per esempio, negli schizzi umoristici, nelle vignette di Fellini, che insieme a Steno e Maccari (tra il 1939 e 1942) collaborarono con la rivista MarcAurelio.
10
B. S. Anglani, Giri di parole: le Italie del giornalista Achille Campanile (1922-1948), Lecce, Piero Manni, 2000, p. 63.
11
Italo Calvino: nota I. Calvino, Autobiografia di uno spettatore, in F. Fellini, Quattro Film, Einaudi, Torino 1974, p. XXII.
Intervista del 1953: Tristezza degli umoristi di Sergio Zavoli con Achille Campanile.
Campanile per caso si scopr umorista. Un giorno avendo bisogno di quattrini mi presentai allo sportello di banca e dissi al cassiere: Per favore, mi potrebbe prestare centomila lire? Il cassiere mi rispose: Ma sa che lei un umorista? Cos scopersi di esserlo.13 Cosa sia un umorista, dunque, non richiede formule definitorie, ma un esempio illuminante:
Tragedia in due battute LUMORISTA Personaggi LUMORISTA IL NEGOZIANTE La scena rappresenta un negozio di cereali, riso e pasta. LUMORISTA Affacciandosi dalla strada nel negozio: Avete riso? IL NEGOZIANTE Si. LUMORISTA E allora leffetto raggiunto. Via
(Sipario)14
13 14
Con la parola umoristi, in generale, si vuole intendere quegli scrittori che solitamente accostano umorismo e ironia ad altre componenti della scrittura privilegiando il registro comico per fini diversi da quello esclusivamente ludico.15
Lironia pu : Servire a stemperare situazioni retoriche o morali, demolendo ogni comportamento, modo di pensare e di esprimersi; o ristabilire libert ed emancipazione nei confronti delle inibizioni dovute alleducazione intellettuale (v. Trilussa). Evidenziare superiorit nei confronti di un comportamento difforme (v. Pitigrilli). Mascherare contenuti polemici nei confronti di autorit costituite e figure dominanti. Oppure renderli espliciti, e in tal caso il riso diventa satira, cio comicit con cui si aggrediscono i nemici della cultura, societ, morale, politica (v. Flaiano, Longanesi). Essere fine a se stessa. Si ride per ridere, senza alcuna ragione apparente e senza prefiggersi un bersaglio. E allora abbiamo il riso evocato da Baudelaire, assoluto, metafisico, irrazionale e folle, messaggero dellAltro. (v. Campanile, Palazzeschi, Folgore). Essere utilizzata come antidoto al pessimismo. Rendere accettabile e istruttiva attraverso il paradosso e lo stravolgimento di una realt scomoda, una situazione di disagio annunciata, o servire come escamotage per non affrontare la drammaticit della situazione (sociale, politica, morale etc). Anche se possibile ridere in superficie, nel profondo gli eventi restano tragici: la vita
15
Il vero senso che si pu ricavare dai grandi umoristi il pessimismo.cit. in Mario Barenghi, Note e notizie sui testi, Marcovaldo, in Romanzi e racconti, vol. I, p. 1367.
inguaribile, ma se ne pu ridere a crepapelle16 (v. Guareschi - Diario Clandestino). Questa, beninteso, una schematizzazione di comodo: assai spesso i diversi modi di umorismo convivono tra loro fortemente intrecciati (nellambito del percorso artistico di uno stesso scrittore e anche in ciascuna sua opera). Agli inizi del secolo Bergson dava lavvio a una riflessione sul comico con il saggio Le rire, (Il riso17, 1900) che anticipava e forse influenzava Il motto di spirito e la sua relazione con linconscio18, pubblicato da Sigmund Freud cinque anni dopo. Secondo Bergson, infatti, lassurdit comica aveva la stessa natura di quella dei sogni. Ma gi precedentemente Nietzsche in Al di l del bene e del male19 (1886) aveva proposto di stabilire una gerarchia di filosofi, a seconda della loro capacit di ridere. Pi tardi Walter Benjamin confermer che per il pensiero non c partenza migliore del riso.20 Passaggio obbligato, il saggio LUmorismo21 di Luigi Pirandello (1908) che rappresenta il manifesto dellautore e in cui sono tracciabili le linee direttrici lungo le quali si sarebbero mossi in seguito, i maggiori narratori del Novecento. Il comico viene definito avvertimento del contrario mentre lumoristico il sentimento del contrario. Con quest ultimo, si riflette su ci di cui si riso, fino a pensarne il contrario e solidarizzare con lavversario che viene riconosciuto come fratello. Nel comico, invece, non si scende a compromessi. Chi ride non ha piet. Il nemico loggetto di cui si ride, il bersaglio, e in quanto tale, si cerca di colpirlo.
16 17
W. Pedull, Quadrare Il Cerchio , Roma, Donzelli editore, 2005, p.5. H.Bergson, Il riso. Saggio sul significato del comico , Bari, Laterza, 2003. 18 S.Freud, Il motto di spirito e la sua relazione con linconscio, Milano, Rizzoli, 1994. 19 F.Nietzsche, Al di l del bene e del male, Milano, Rusconi, 2004. 20 W. Benjamin, Lautore come produttore, conferenza tenuta a Parigi nel 1934, in Id., Avanguardia e rivoluzione, Torino, Einaudi, 1973, p. 214. 21 L.Pirandello, LUmorismo , Milano, Garzanti, 1995.
Di derivazione pirandelliana22 lumorismo di un grande del novecento qual Eduardo De Filippo. L'umorismo la parte amara della risata, non l'episodio ridicolo del vivere quotidiano. Esso determinato dalla delusione dell'uomo che per natura ottimista. Lumorismo doloroso lo defin Pandolci, in quanto nelle commedie talvolta le lacrime e il dolore possono divenire oggetto di farsa. Cinque anni pi tardi, il 23 dicembre 1913, Palazzeschi, scrive Il controdolore un manifesto futurista, pubblicato su Lacerba il 15 gennaio 1914, nel quale egli sostiene che bisogna abituarsi a ridere di quello di cui abitualmente si piange. Esaltando la sublime profondit della leggerezza, invitava ad entrare nella luce della risata come in uno stato di grazia. Provocatorio, in perfetto stile futurista, proponeva una severa educazione al riso, considerato anestetico per ogni dolore. Le malattie, le disgrazie, la sofferenza, non vanno rifiutati o esorcizzati, ma anzi, studiati, assaporati, guardati da ogni lato, anatomizzati freddamente; solo cos si potr intimamente ridere: Maggior quantit di riso un uomo riuscir a scoprire dentro il dolore, pi egli sar un uomo profondo. Sberleffo, irrisione, risata, erano armi futuriste per eccellenza, tanto nella propaganda che nelle stesse forme espressive, dalla poesia al teatro sintetico, che si rifaceva al comico popolaresco del variet. Di spirito vivace e polemico, Luciano Folgore, uno dei capostipiti e firmatari del manifesto futurista, per ribadire la volont di distanziarsi dalle anticaglie letterarie, per amore del nuovo e dellimprevisto, nelle Parodie dei poeti, si diverte a giocare con le poesie del Vate e dei suoi contemporanei.23 Aveva fatto conoscere le sue prime parodie (su Pascoli, Marino Moretti, Sem Benelli, Govoni) alla Sala Picchetti di Roma, durante un esposizione futurista, poi, alla radio
22
Lincontro con Pirandello, avvenuto nel 1933, al Sannazzaro di Napoli per motivi di lavoro, incise sulla sensibilit in fermento, e mosse Eduardo a chiarirsi con se stesso e il suo personaggio.
23
La figura di Luciano Folgore, la sua intensa partecipazione alle attivit di diffusione della poesia futurista, (dal primo contatto con Martinetti fino al distacco dallavanguardia con la scelta della cifra espressiva dellumorismo) testimoniata dalla ricostruzione operata da Claudia Salaris in Luciano Folgore e le avanguardie, con lettere e inediti futuristi, Scandicci, La Nuova Italia, 1997.
10
dove a partire dal 1924 per molti anni ebbe la rubrica umoristica Il grammofono della Verit. Scrisse in seguito al successo ottenuto le raccolte Poeti controluce24 e Poeti allo specchio25 e Novellieri allo specchio26. Ricevette critiche favorevoli da Pancrazi (una parodia riuscita nasconde una verit critica certa) e Luigi Russo, che notarono come le parodie lungi dallessere un passatempo di un letterato perditempo e virtuoso rispondessero ad una necessit spirituale dellautore. Dotato di senso critico affinatissimo, capace di cogliere il ritmo di ogni poeta parodiato, Folgore, faceva nascere il comico dalla perfetta imitazione del ritmo e della struttura formale, riempiti per di un contenuto prosaico e banale. Dallaccostamento tra atteggiamento profondo e contenuto superficiale caratterizzata la poesia che fa il verso ad Ungaretti, Limporto sepolto: Oggi sabato domani sar domenica poi, luned; sempre cos e non da ieri. Lho detto. Ora me ne vado a letto volentieri, perch sono stanco di questi grandi pensieri.27
24 25
L.Folgore, Poeti Controluce, Foligno, Campitelli, 1922. L.Folgore, Poeti allo specchio, Foligno, Campitelli, 1926. 26 L.Folgore, Novellieri allo specchio, Foligno, Campitelli, 1932. 27 L. Folgore, Limporto sepolto, in Poeti allo specchio, Foligno, Campitelli, 1926, p.81
11
Umorismo e ironia saranno patrimonio anche delle altre avanguardie, Dada e surrealismo: dallidiot esaltato da Tzara, allAntologia dellhumour noir28 di Breton (1939).
28
A.Breton, Antologia dellhumor noir, a cura di M.Rossetti e I.Simonis, Torino, Einaudi, 1970
12
29 30
Trilussa, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 1963, p.248. P.P. Pasolini , Poesia dialettale del Novecento, Torino, Einaudi, 1995, p.LXXI. 31 G. Orioli, Trilussa in Letteratura Italiana I Contemporanei, Milano, Marzorati, p.165.
13
infatuazioni, linsincerit altrui. E un delicato, discreto testimone; non un protagonista.32 Moralista epicureo, con il suo umorismo dal fondo amaro, era pronto a ridimensionare ogni cosa che si presentava ai suoi occhi come eccessiva. Guidato sempre dal buon senso raccont i vizi e le virt della piccola borghesia romana rievocando malinconicamente amori e affetti non goduti o troppo presto finiti. La sua satira serve a marchiare senza indulgenza atteggiamenti dettati da vanagloria, manie di grandezza o smodato desiderio di ricchezza. Ne viene fuori la meschinit della vita quotidiana fatta di compromessi, di ipocrisie e di egoismi, una vita concepita sotto il segno del male. E a questo punto che Trilussa scopre la tragicit della vita e ricorre a quella vena malinconica che al fondo della sua poesia. Ma una volta disvelata, sono lironia lillusione e il sogno a soccorrere luomo addolcendo la dura realt del vivere: Lideale de Broccolo consiste/ in una donna tanto bionda, tanto bella,/ che ci un solo difetto: nun esiste./ Per, de tante femmine chha viste,/ nuje piace che quella (). Ma intanto d li pizzichi a la serva/ e forse un giorno se la sposer.33 Trilussa dava voce al sentimento e alla mentalit piccolo borghese perch tale era egli stesso; la sua satira non risparmiava nessuno perch era lui per primo a non risparmiarsi; non si ergeva a giudice sicuro e severo del mondo contemporaneo, ma si dipingeva come un personaggio di quel mondo, non privo egli stesso di difetti. I luoghi e i personaggi descritti sono quelli tipici e fondamentali del mondo romano. Ha un vivo interesse per la mentalit delle varie classi sociali oltre che per il loro linguaggio quotidiano. La sua ironia si sofferma in genere su tipi sociali ben definiti gentaglia e gentarella, la donna falsa, la donna che ostenta virt, linnamorato, il parassita, il nobile spiantato, limpiegatuccio, tutti descritti attraverso un commento morale continuo che rispecchia lideale di saggezza perseguito dallautore: e metto tra er pensiero e la parola la guardia doganale der bon senso. 34
32 33
G. B. Angioletti, Luso della parola, Caltanissetta, Roma, Sciascia, 1958, p. 118. Trilussa, Lideale in Tutte le poesie, cit. p.380. 34 Trilussa, Er pensiero in Tutte le poesie, cit. p.679.
14
Pitigrilli. Mammiferi di lusso , Milano, Sonzogno, 1920. Pitigrilli, La cintura di castit , Milano, Sonzogno, 1921. 37 Pitigrilli, Cocaina, Milano, Sonzogno,1921. 38 Pitigrilli, Oltraggio al pudore, Milano, Sonzogno, 1922. 39 Pitigrilli, La vergine a 18 carati, Milano, Sonzogno 1924. 40 Pitigrilli, La piscina di Siloe, Milano, Sonzogno, 1948. 41 Pitigrilli, Gusto per il mistero, Milano, Sonzogno, 1954.
15
avere anche un vago sapore politico. I letterati che fanno della politica sono uggiosi e incompetenti come i politici che fanno della letteratura. La letteratura di Pitigrilli, come quella di Campanile, per la maggior parte caratterizzata da pezzi belli e pronti, di provata validit. Mentre per Campanile il pezzo prefabbricato viene riadattato al contesto in cui si trova, trasformandosi a seconda delle esigenze dellautore, in Pitigrilli, le citazioni brillanti, gli aforismi, i dialoghi teatrali fulminanti, che invadono i suoi scritti, vengono utilizzati senza parsimonia al solo scopo di accattivarsi il pubblico, dandogli modo di schierarsi e prendere una posizione precisa sui fatti. La continua e ostentata esibizione di un gioco intellettualistico, di cui sono complici le sue massime, trasmette al lettore un senso di superiorit, che si manifesta attraverso il riso. Si ride dellimbecillit dei propri simili, e il lettore sprovveduto, ne gode, crogiolandosi nellillusione di esserne esente. Non a caso Pitigrilli nell Autobiografia42 dice: Ho pubblicato qualche libercolo ignobile, moralissimo, che piacque molto ai fessi. La forza del paradosso di cui fa largo uso, risulta depotenziata, in quanto non viene come per Campanile a costituire il centro attorno cui ruota il racconto, ma si perde tra gli altri innumerevoli e brillanti aforismi, troppo spesso utilizzati a mo di sfoggio. Lironia di Pitigrilli nellatteggiamento morale, nel suo scetticismo ironico attraverso cui commenta i fatti del suo tempo, ora ironizzando sui fascisti e castigando i costumi dellera littoria, ora, sparlando delle donne come categoria e vagheggiando un suo ideale di femme fatale, colta, superba e vittima del gioco dellamore.
42
16
43 44
G.Guareschi, La scoperta di Milano, Milano, Rizzoli, 1941. G.Guareschi, Il destino si chiama Clotilde, Milano, Rizzoli, 1942.
17
assoluta", dove sbeffeggiava i militanti comunisti definiti trinariciuti (forniti di una terza narice dalla quale lasciar fuoriuscire la materia grigia). Indro Montanelli pi volte elogi l'uomo e l'amico, fino ad affermare: C' un Guareschi politico cui si deve la salvezza dell'Italia. Se avessero vinto gli altri non so dove saremmo andati a finire, anzi lo so benissimo. Nel 1950 fu condannato con la condizionale a otto mesi di carcere nel processo per diffamazione all'allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi, che era stato da lui accusato di interesse privato per la promozione dei vini delle sue tenute. Nel 1954 venne nuovamente accusato di diffamazione per avere pubblicato due lettere di Alcide De Gasperi (poi Primo Ministro nel dopoguerra) risalenti al 1944, nelle quali De Gasperi avrebbe chiesto agli Alleati anglo americani di bombardare Roma allo scopo di demoralizzare i collaboratori dei tedeschi. Il giudice non accolse la mozione di difesa di Guareschi, che chiedeva che le lettere fossero sottoposte a perizia calligrafica per accertare che De Gasperi fosse l'autore, cosa che era emersa in una prima perizia. Guareschi fu cos condannato a dodici mesi di carcere in primo grado. Essendosi rifiutato di ricorrere in appello contro quella che lui riteneva un'ingiustizia, venne recluso nel carcere di Parma, dove rimase per 409 giorni. Trascorse inoltre sei mesi di libert vigilata, che ottenne per buona condotta. Rifiut comunque sempre, coerentemente, di chiedere la grazia. Lesperienza della reclusione gi era stata vissuta da Guareschi dal 43 al 45 quando fu fatto prigioniero dai tedeschi e rinchiuso nei lager della Polonia e Germania. Da questa esperienza nacque il Diario Clandestino (1943-1945)45, diario di quella prigionia, che l'autore compose in quel periodo, leggendolo spesso ai compagni. Il Diario clandestino lopposto dei consueti racconti di guerra e di prigionia. In esso infatti lironia viene ad essere un valido strumento per superare la sofferenza. La sua caparbia promessa era non muoio neanche se mi ammazzano. Il mondo letterario di Giovanni Guareschi situato a Brescello, nella Reggio Emilia degli anni '50, poco dopo il termine del secondo conflitto mondiale. Don Camillo e
45
18
Peppone, celeberrimi protagonisti della serie su Don Camillo (Don Camillo46, Don Camillo e il suo gregge47, Il compagno Don Camillo48) simboleggiano lo scontro tra due culture opposte che, proprio negli anni '50, si scontrarono accanitamente proponendo due diversi modelli di vita. Da una parte il tradizionale contesto sociale dell'Italia cattolica e democristiana, rappresentata dal parroco Don Camillo, dall'altra il rivoluzionario modello comunista, rappresentato dal sindaco Peppone. Ma il confronto politico, che nella vita reale fu aspro e si protrasse per decenni, nei romanzi di Guareschi diventa anche un modo per riflettere, in maniera bonaria, divertita e sarcastica, sui modelli antropologici dell'italiano medio. In fondo Don Camillo e Peppone sono due lati della medesima medaglia: due italiani dal cuore d'oro che dietro l'apparente ostilit non possono fare a meno l'uno dell'altro. Conterranei, si capiscono e si stimano: cos, spesso divisi sulle faccende locali, si ritrovano poi uniti contro le avversit esterne. Rappresentano i due un modello ante litteram del compromesso storico. Nel 1954 fu pubblicato il Corrierino delle famiglie.49 Raccolta di frammenti di vita vera, di personaggi comuni: una famiglia come tante altre, travagliata dagli eterni piccoli dissidi che lo scrittore illustra e risolve con irresistibile comicit. Protagonisti Giovannino (Guareschi), la moglie Margherita (pseudonimo di Ennia Pallini), i due figlioletti Albertino e la Pasionaria (Carlotta). Offrono occasione al racconto, le tante incomprensioni quotidiane, i drammi infantili causati dal primo giorno di scuola o dallarduo confronto con la terribile "e", tra le righe del quaderno, lirrazionalit femminile di Margherita, leccessiva, ottimistica razionalit di Giovannino. Lesito davvero esilarante. La comicit di queste pagine non mai spicciola e scontata. Da autentico scrittore di rango Guareschi si muove con destrezza estrema su di un piano di arguto gioco logico-linguistico da cui scaturisce un humour fresco ma profondo.
46 47
G.Guareschi, Don Camillo, Milano, Rizzoli, 1948. G.Guareschi, Don Camillo e il suo gregge, Milano, Rizzoli, 1953. 48 G.Guareschi, Il compagno Don Camillo, Milano, Rizzoli, 1963. 49 G.Guareschi, Corrierino delle famiglie, Milano, Rizzoli, 1954.
19
Nel 1956, motivi di salute, costrinsero Guareschi a trasferirsi in Svizzera. Nel 1957 si ritir da redattore del Candido rimanendo come semplice collaboratore della rivista fino al 1961. Nel 1968 mor per un attacco di cuore.
20
50 51
C.Zavattini, Parliamo tanto di me, Milano, Bompiani, 2003. Alluscita del libro che ebbe subito successo Ferrante Azzole, critico letterario, scrive: Zavattini, con questo suo primo libro si pone dignitosamente in vista fra gli scrittori umoristici di oggi [] Zavattini sorprende perch anzich divertirvi banalmente vi fa pensare. E Massimo Bontempelli sulla Gazzetta del Popolo: A differenza degli altri umoristi piace allo Zavatini sfumare. Ha lorrore delleffetto immediato []. Qui lumorismo un mezzo, uno dei tanti mezzi per raggiungere il pensiero per sintesi e rarefarne latmosfera cui sarriva alla poesia []. 52 L. Malerba, Cesare Zavattini, in Opere 1931-1986, Milano, Bompiani, 1991.
21
Altre volte la soluzione umoristica consiste nel riscoprire come nuove le cose di ogni giorno e con insaziabile curiosit lasciarsi distrarre da ogni cosa che accade dinanzi ai propri occhi. La sua scrittura umoristica, caratterizzata da toni paradossali, assecondati da un gusto per il surreale, dar un contributo fondamentale al cinema neorealista. La collaborazione con De Sica segn alcuni dei risultati pi significativi e tipici del neorealismo come Teresa Venerd (1941), Sciusci (1946), Ladri di Biciclette (1948), Miracolo a Milano (1950), Umberto D (1951), LOro di Napoli (1954), Bellissima (1951) di Visconti e Il cappotto (1952) di Lattuada. Da segnalare inoltre, la collaborazione con Suso Cecchi DAmico per la realizzazione della riuscita sceneggiatura di Prima comunione (1950), film di Alessandro Blasetti. In questa commedia ad alta velocit e ritmo di balletto, si fa appello alla bont e alla solidariet in forma di satira dei vizi borghesi. Come spiega Zavattini in unintervista televisiva linizio della sua collaborazione nel cinematografo un inizio di commedia male intesa : era commedia tutto quello che si considerava divertente nel senso pi evasivo del termine. Era un concetto di divertente addomesticato ed era difficile insinuare degli elementi critici perch la situazione non lo permetteva. Ma la commedia offre in s delle possibilit di osservazioni di satira e di critica come il dramma e come la tragedia e ha bisogno di una dose di coraggio non minore rispetto agli altri generi dello spettacolo. Anzi ne ha bisogno di pi per fare da contrappeso a questa aura di divertimento che spesso sembra un compromesso con il pubblico.53
53
http://www.cesarezavattini.it/
22
23
di Campanile, e non poche risultano le suggestioni operate dallautore delle Tragedie in due battute nei confronti di quello che sar un fustigatore dei costumi nazionali. Etichettato da Natalino Sapegno come illuminista atipico, in quanto illuminista fantastico, dotato di un senso critico vigile e spregiudicato, Flaiano fa affidamento su una ragione consapevole dei propri limiti e capace di ironizzare sul mondo e su se stessa. Denuncia, alla stregua dei poeti satirici latini54 la cialtroneria, il pressappochismo, la vanit che aleggia intorno allItalia dello sviluppo industriale e del boom economico, il facile entusiasmo con cui vengono accolti i benefici del progresso a scapito della ricerca e conquista degli autentici valori morali e sociali. La consapevolezza della propria solitudine e limpossibilit di accettare la crescente degradazione e negativit della societ di massa, creano in Flaiano un acuto senso di disagio e dimpotenza dinanzi ad una realt che supera la satira.55 Scrittore ironico, il suo umorismo non mai aggressivo, caratterizzato da una continua ricerca della battuta di spirito, della derisone. Nel Diario degli errori 56 sottolinea come lassenza di ironia alla base del tranquillante narrativo. Latteggiamento satirico emerge come componente costitutiva dellautore in modo pi evidente in molti dei suoi articoli di giornale, brevi racconti, divagazioni critiche, epigrammi cos come in alcune sceneggiature. Lironia ha rappresentato per Flaiano, la valvola di sicurezza, la via di uscita, la possibilit di cambiare punto di vista, e gli ha permesso di prendere le distanze dal suo pessimismo di fondo, smuoverlo dal suo scetticismo e dargli una provvidenziale fiducia creativa. Personalit complessa la sua, poliedrica, consapevole della vanit di ogni fatto creativo e, perseguitato dal fantasma del gi stato tutto scritto, detto, e meglio sceglie la brevit del frammento, e
54 io forse non ero di questa epoca, forse appartengo a un atro mondo io mi sento pi in armonia
quando leggo Giovenale, Marziale, Catullo. E probabile che io sia un antico romano che sta qui ancora, dimenticato dalla storia, a scrivere cose che gli altri hanno scritto molto meglio di me, cio ripeto, Catullo, Marziale, Giovenale. Dalla intervista alla Radio Svizzera Italiana del 1971. 55 E.Ragni, Il malessere del satiro marziano: Ennio Flaiano in Storia della letteratura Italiana, Il Novecento, vol. IX, p. 789. 56 E.Flaino, Diario degli errori, Milano, Bompiani, 1995.
24
tratteggia un quadro variegato e incisivo della realt quotidiana con le sue contraddizioni e i suoi paradossi. Leo Longanesi nato a Bagnocavallo (Ravenna) nel 1905, fond nel 1926 Litaliano. Nello stesso anno pubblic il Vademecum del perfetto fascista e lanno dopo Sette anni di rivoluzione, opuscoli stravaganti che lo connotano subito come enfant terrible del regime. Nel 29 cominci a dirigere Lassalto, settimanale della federazione fascista bolognese, ma la sua ironia non si addice al battagliero foglio fascista e nel 31 venne sostituito da un direttore pi ortodosso. Fond nel 1937 Omnibus, il prototipo del moderno rotocalco. Vi collaborarono fra gli altri: Prezzolini, Savinio, Bacchelli, Moravia, Brancati, Pannunzio, Soldati, Praz, De Robertis. Eleganza, vivacit, eterodossia, e qualit culturali del periodico, divengono sospette al regime che ne fa sospendere la pubblicazione nel 1939. Nel 1946 intraprese lattivit editoriale, nel 1950 fond il Borghese. Collabor a numerosi quotidiani e periodici, pubblic memorie e pamphlets (In Piedi e Seduti57 , Un Morto fra Noi58 , Il Destino ha Cambiato Cavallo59 Ci Salveranno Le Vecchie Zie?60 ). Mor nel 1957 a 52 anni, stroncato da un infarto sul suo tavolo di lavoro in via Bigli, nel centro di Milano. Longanesi aveva il piglio di un pubblico ministero, era un accusatore, un provocatore, ma soprattutto, un sognatore pessimista. Amava scandalizzare, e lo faceva con naturalezza. Non cera nulla che detestasse pi degli uomini che avevano le sue stesse idee. Montanelli lo ricordava con uno scherzoso epitaffio: odiava il prossimo suo come se stesso. Per sua natura Longanesi, era sempre pronto a contraddirsi, condannato allergastolo della contraddizione61, bonariamente convinto e rassegnato che in ogni cosa sempre vero anche il contrario.
57 58
L.Longanesi, In Piedi e Seduti, Milano, Longanesi, 1948. L.Longanesi, Un Morto fra Noi, Milano, Longanesi, 1952. 59 L.Longanesi, Il Destino a Cambiato Cavallo, Milano, Longanesi, 1951. 60 L.Longanesi, Ci Salveranno Le Vecchie Zie?, Milano, Longanesi, 1953. 61 E.Cecchi, Letteratura Italiana Del Novecento, Milano, Mondadori, 1972.
25
Il suo pungente umorismo e la sua magistrale ironia avevano un bersaglio preferito: la borghesia. Attraverso i suoi aforismi, che sono diventati patrimonio di tutti, bacchettava la politica, il costume della sua amata Italia che tanto disprezzava a causa di quel popolo buono a niente ma capace di tutto. Soprattutto nei confronti dei mutamenti sociali e politici del dopoguerra, il bastian contrario, si present con la maschera del borghese conservatore e nostalgico, non tanto del passato regime, quanto piuttosto di quel tempo immaginario, utopico, che compare ancora nei suoi numerosi disegni.
26
A.Campanile, Ma cosa questo amore? , Milano, Corbaccio, 1927. A.Campanile, Le memorie di Casanova , a puntate sul "Travaso", non firmate, dal 22 febbraio al 29 marzo 1925. 64 A.Campanile, Tragedie in due battute,a cura di G. Bellavista, Milano, Rizzoli, 1978.
27
locomotive, fu pubblicata sul giornale Corriere Italiano nel 1924. Queste Tragedie in due battute, rappresentano il nucleo delle sue opere teatrali, lelemento costitutivo attraverso il quale hanno origine; i mattoni con i quali costruire le proprie opere. Vennero rappresentate al Teatro degli Indipendenti di Roma fondato e diretto da Anton Giulio Bragaglia e furono accolte da quello che lo stesso autore defin il pi clamoroso dei suoi insuccessi. Esse parvero coniugare la vena sferzante, quasi astratta di Ettore Petrolini con lirriverenza espressiva del futurismo pi agguerrito. Il primo impatto di queste minitragedie con la scena, avvenne con Colazione allaperto nel 1924 nel Salone Margherita di Roma, ad opera della compagnia Mazzuccato, e come ricorda Campanile in Autoritratto65, il flash fu talmente rapido che pass inosservato, in mezzo a balletti e a scenette pi lunghe: i siparietti si levano per precipitare subito dopo, sul vuoto, nellestasi dellinconsistenza. Ma la novit di Campanile, compresa solo nel dopoguerra, fu lintuizione di una lingua autistica che ripete se stessa, libera sia dalla necessit comunicativa, (Pancrazi defin infatti lumorismo di Campanile il pi vuoto degli umorismi) sia da quella evocativa. Nel 1954, da una Tragedia in due battute pubblicata da la Fiera Letteraria nel 1925, fu tratto uno degli episodi del film Tempi Nostri di Alessandro Blasetti: lo sketch Il bacio. Il 25 Febbario1925 and in scena per la prima volta, Centocinquanta la gallina canta, nellaprile dello stesso anno Linventore del cavallo e Il Ciambellone; successivamente LAnfora (1935) e il Viaggio di Celestino (1936).66 Gli anni dal 1925 segnarono il successo di Campanile come autore drammatico e subito dopo come romanziere. In questo periodo pubblic alcuni tra i suoi pi importanti romanzi, Ma che cosa questamore?67 (1927), Se la luna mi porta fortuna68 (1927), In campagna un altra cosa69(1931) e Agosto moglie mia non ti
65
Autoritratto, trasmesso per i programmi nazionali della radio il 6 Novembre 1960, poi riprodotto Ridotto, Marzo 1984. Trasmissione Il mondo per traverso , 1934. 66 Queste opere scritte per il teatro, sono raccolte in: A.Campanile, L'inventore del cavallo e altre 15 commedie, 1924-1929, a cura di G. Bellavita, Torino, 1971. 67 Clamoroso fu linsuccesso (con ovazioni allindirizzo di Pirandello e Niccodemi presenti in sala), quando fu portato in scena al Manzoni di Milano nel 30, con la ditta De Sica-Rissone-Melnati e la regia di Guido Salvini, ossia una delle compagnie primarie pi autorevoli del momento. 68 A.Campanile, Se la luna mi porta fortuna, Milano, Treves, 1927.
28
conosco70 (1931). Ma furono anche anni segnati da due eventi luttuosi che a distanza di poco tempo luno dallaltro, colpirono la famiglia. Nel 1927 il fratello Isidoro a 22 anni, ufficiale dartiglieria e studente di chimica, cadde da una scala mentre riparava una lampada e si frattur la base cranica, morendo quasi subito. Due mesi dopo, a causa del dolore causato dalle tragedia, mor anche la madre. Alla memoria della madre e del fratello, Campanile dedic Se la luna mi porta fortuna. Collaboratore dei maggiori giornali italiani, tra i quali la Gazzetta del Popolo71 di Torino, Campanile divenne popolare nel 1932, quando, inviato al seguito del Giro d'Italia, invent il personaggio di Battista. Lesperienza fu esaltante e venne accolta con gran favore di pubblico, come ricordava lo stesso autore che, raccogliendo i servizi nel libro Battista al Giro dItalia dichiar che lo aveva fatto per rendere omaggio al giornalismo. In questo periodo, alle prese con la preparazione di alcuni romanzi, tra cui Chiarastella72 (1934) deline un nuovo personaggio che divenne emblema e riferimento del ceto medio italiano, l'amareggiato Gino Cornab. Nel 1933 discostandosi dai precedenti lavori, usc Cantilena allangolo della strada,73 una raccolta di saggi, vere e proprie meditazioni che lo scrittore aveva composto nel corsivo della terza pagina de la Tribuna e de La Stampa, tra il 26 e il 27. Affiora in questo libro una vena crepuscolare, presente in quasi tutta lopera dellautore, che lo spinse a interrogarsi sul tema della morte. In Campanile non si ride mai della morte, ma della paura della morte e se ne parla sempre in termini comici. Con quest opera nel 1933 vinse il Premio Viareggio. Nel 1937 cominci a lavorare al soggetto del secondo film di Tot, scrivendo la sceneggiatura insieme con suo padre; ma il film, per mancanza di fondi, non fu girato.
69 70
A.Campanile, In campagna un'altra cosa (c' pi gusto) , Milano, Treves, 1931. A.Campanile, Agosto, moglie mia non ti conosco, Milano, Treves, 1931. 71 Collabora in diverse sezioni della rivista. Per la rubrica il Diorama letterario, Grilli pel capo, il Fuorisacco e una rubrica redatta da donne su argomenti di economia domestica. Si dedica inoltre spazio alla cronaca mondana e naturalmente alle vicende della famiglia reale, alle azioni del Duce, alla politica interna. 72 A.Campanile, Chiarastella, Milano, Mondadori, 1934. 73 A.Campanile, Cantilena all'angolo della strada, Milano, Treves, 1933.
29
Altra sceneggiatura a cui Campanile partecip solo per spirito di sacrificio fu Animali Pazzi per la regia di Carlo Lodovico Bragaglia, fratello di Anton Giulio. Prima della seconda guerra mondiale dal 1938 al 1940, con Cesare Zavattini, diresse il settimanale umoristico mondadoriano Settebello, nella cui redazione collaborarono anche Guasta, Steimberg, Trilussa e i giovani Marchesi, Patti e Marotta. Nel periodo del dopoguerra, quando decise di trasferire la sua residenza abituale da Roma a Milano Campanile collabor con il Corriere della Sera. La collaborazione sia con gli editori, sia con i direttori di giornale, non fu mai facile, come testimoniano i diversi scambi epistolari con i propri datori di lavoro, che lo sollecitavano a consegnare il pezzo concordato o il racconto che sarebbe dovuto uscire nel numero in fase di chiusura. Tutta la mia vita stata perseguitata dalla necessit di scrivere articoli, da quelle voci che ti telefonano di giorno e di notte, e ti chiedono tre cartelle, otto paginette, una cosa rapida, una cosa meditata. Tutti i viaggi che ho fatto nella mia vita sono stati rovinati dal fatto di dover poi scrivere un articolo74. Nel 1941 pubblic a puntate sull Oggi diretto da Arrigo Benedetti e Mario Pannunzio il romanzo La moglie ingenua e il marito malato75 la cui versione teatrale fu presentata nel 1942 al Teatro Eleonora Duse di Genova. Nel 1942 venne pubblicato il Diario di Gino Cornab76 presso Rizzoli e nello stesso anno muore a Roma il padre. Complessa la vicenda editoriale del romanzo Benigno, La casa dei vecchi77 (1981), apparso a puntate nella Nuova Antologia del 1942. Venne poi pubblicato in volume con il titolo Avventura di un anima, presso leditore romano Donatello De Luigi nel 1945 e poi ripreso successivamente dallautore che alla sua stesura dedic assiduamente gli ultimi trentanni della sua esistenza. Achille Campanile si spos una prima volta nel 1940, con una certa Maria Rosa Lisa, donna avida e dispettosa, detestata da tutti. Dopo tre anni di matrimonio
74 75
www.campanile.it A.Campanile, La moglie ingenua e il marito malato, Milano, Rizzoli, 1941. 76 A.Campanile, Il diario di Gino Cornab, Milano, Rizzoli, 1942. 77 A.Campanile, Benigno, La casa dei vecchi, Milano, Rizzoli 1981.
30
disgraziatissimo si separ; riusc ad ottenere lannullamento solo nel 1955. E cos due anni dopo spos con rito religioso Giuseppina Bellavista, conosciuta a Milano presso lo studio di un notaio, e dove la ragazza lavorava insieme ad una cugina. Giuseppina aveva solo diciassette anni (lui cinquantacinque) ed era nata in un paesino del Bergamasco, Cologno al Serio, il 13 Gennaio 1935. Giovane, estroversa, dinamica, Nuccia Campanile era esattamente l'opposto del marito e rappresent una presenza rassicurante e forte a fianco dello scrittore. Instancabilmente fino al 26 Novembre del 1996, anno della sua morte, provvide a mettere ordine nelle carte del marito decifrandone lilleggibile scrittura, e occupandosi anche della pubblicazione di diverse opere. Il 10 febbraio del 1956 nacque Gaetano, definito dallo scrittore il mio vero capolavoro. A Gaetano e Pinuccia, furono ispirati alcuni suoi racconti (in Manuale di Conversazione la figura della dattilografa riecheggia la moglie, mentre la nascita di Gaetano fu lo spunto per lesilarante dialogo sullAcqua minerale). Campanile fu con il figlio un padre molto permissivo; e si divert spesso con lui a organizzare scherzi a discapito di amici. Di alcuni memorabili, ne fecero le spese personaggi illustri come Leonida Repaci, Ercole Patti e Mario Camerini, abituali frequentatori della casa dello scrittore. Nel 1958 Campanile ottenne un altro grande riconoscimento: il premio Bagutta. Il pi antico premio letterario dItalia fu fondato l22 novembre del 1927 nella trattoria toscana dei Pepori a Milano da un gruppo di undici amici, letterati e artisti che collaboravano alla Fiera letteraria. Nel 1959 usc Il povero Piero78 romanzo che ha come tema la morte, esorcizzata attraverso lausilio di una comicit diretta. Un funerale si trasforma in un occasione per mettere in evidenza il lato assurdo dei sentimenti umani. Nel 1969, Campanile decise di ritirarsi a vivere in campagna, sia per appagare una sua vecchia aspirazione, sia per assecondare i desideri della moglie.
78
31
La casa di Roma era diventata troppo piccola, la famiglia era cresciuta. Poi stavo al Babuino, una strada molto trafficata, e quindi mi dava fastidio questo traffico eccessivo. Non si pu lasciare la macchina un momento che arriva il vigile scrittore che sta sempre a ispirarsi sulle macchine e scrive, scrive, scrive.79 A pochi chilometri da Velletri, in contrada Arcioni acquist un casale di contadini, con un viale daccesso di giovani cipressi. Lo rimodern con semplicit rendendolo ampio e comodo. Arred linterno con comodi divani, tappeti, quadri alle pareti, libri non sempre ben disposti negli scaffali, pianoforti, un tavolo enorme traboccante di carte, e una scaletta interna, diventata alla fine un po faticosa per Campanile, che prefer aggirarsi nelle stanze del pianterreno. Quando la famiglia acquist la casa cerano gi un vigneto e qualche ulivo. Non faccio la vita di Cincinnato ripeteva spesso Campanile come avevo sperato trasferendomi in campagna. Lillusione durata un anno. Lo sfizio del vino prodotto in casa si rivel subito pi costoso di un hobby per miliardari. Feci i conti dopo la prima vendemmia e venne fuori che avrei risparmiato di pi pasteggiando tutti i giorni a champagne. Anche il progetto pollo ruspante fall, questo non per motivi economici ma per superiori ragioni umanitarie. I nostri polli, infatti, dopo un breve tirocinio da ruspanti nella vigna trovarono pi confortevole proseguire la loro carriera in casa trasformandosi lentamente in quasi parenti e cos si infranse definitivamente il sogno della vita agreste. Negli anni 60 e 70 collabor come critico televisivo con LEuropeo dove oltre a stroncare celebri programmi televisivi e sceneggiati, mise in evidenza i limiti di questo mezzo di comunicazione di massa. Nel 1973 con Manuale di Conversazione80 (la prefazione di Carlo Bo) ricevette nuovamente il premio Viareggio, grazie ad un inaspettato successo di pubblico e alla consacrazione della critica francese che riconobbe in lui il padre dellumorismo moderno.
79 80
32
A pochi mesi dalla sua scomparsa ottenne, con il romanzo Leroe81 (1976), lultimo riconoscimento in vita. Si aggiudic infatti la quarta edizione del premio per la satira politica, assegnato nella cittadina di Forte dei Marmi. Tutti i critici furono concordi nel ritenere quel premio un riconoscimento al Maestro dellumorismo, per lattivit che aveva accompagnato oltre cinquantanni di vita italiana. La notte tra il 3 e il 4 gennaio 1977, allet di 77 anni, alle due, a Lariano si spense Achille Campanile. La causa del decesso, fu un collasso cardiocircolatorio provocatogli dalla bronchite di cui soffriva da tempo.
81
33
La scena rappresenta loltretomba, subito dopo la morte di Achille Campanile. Eschilo e Sofocle gli vanno incontro scompisciandosi di lacrime: ESCHILO E SOFOCLE: Oh fero lutto e quale mal sventura! Anche tu giungi nella valle oscura! ACHILLE CAMPANILE: Colleghi non facciamo una tragedia. Lumorismo di Campanile ha un anima classica. E un classico nel garbo, nella misura, nel gusto del paradosso e dellassurdo: doti avvalorate da una scrittura agile e sciolta che ha la sua cifra nella velocitas e nella brevitas, da un periodare conciso e
82
C.Bo, Il Manuale senza regole introduzione a Manuale di Conversazione, Milano, Rizzoli, 2001, p.V. 83 http://www.rai.it/RAInet/cultura/Rpub/raiRCuPubArticolo2/0,7745,id_obj=3544
34
talvolta incalzante, da una sintassi lineare, da una notevole variet di registri stilistici e da un esatto senso del ritmo.84 Campanile un classico per lo stile originale che non chiede prestiti a nessuno e per aver dato vita a un nuovo genere nato dalla intersecazione di diversi generi (narrativa, teatro, giornalismo). Anche da una lettura superficiale si possono individuare numerose trasposizioni di pagine scritte per il teatro in romanzi e viceversa. Ci avviene perch la sostanza, il materiale dei suoi scritti comune e si presta ad essere modellata e rielaborata, essendo per lo pi divagazione allo stato puro.
Tragedia in due battute AMLETO IN TRATTORIA Personaggi: AMLETO IL CAMERIERE AVVENTORI, CAMERIERI, SIGARARI, ETC. In una trattoria di Danimarca, allora del pranzo. AMLETO Esaminando il microscopico pollo che gli stato servito: Cameriere, che questo che mavete servito? IL CAMERIERE Oh, signore, era un pollo, ma ora morto, pace allanima sua, e non pi niente. (Sipario)85
84
Giorgio Cavallini, Estro inventivo e tecnica narrativa di Achille Campanile, Roma, Bulzoni, 2000, p.9.
35
Talvolta le conclusioni inaspettate a cui Campanile giunge, hanno luogo perch i personaggi attraverso improbabili divagazioni abbandonano il buon senso comune e attribuiscono, un eccessiva importanza ad aspetti secondari della comunicazione, conferendogli lo status di contenuto, e snaturando cos la situazione reale di partenza. Un esempio86 tratto dalle Vite degli uomini illustri dove Campanile inchioda lAlfieri allimmagine stereotipata dellartista che non accetta il compromesso. Sappiamo che Vittorio Alfieri fu un grande carattere, e la sua personalit sovrast di gran lunga quella dei suoi contemporanei. Costruito, contraddittorio, prevaricatore, insolente, prepotente, esibizionista, non privo di miserie morali; ma affascinante perch macroscopico in tutto, anche nei difetti. In particolare, nel bizzarro dialogo, Alfieri dichiara di essere disposto ad iniziare la conversazione, che ha per tema il fare o non fare la guerra, a patto che laltro sia daccordo sulle linee generali del discorso. Richiesta dunque singolare, che portata allestremo, fa di quella che sarebbe dovuta essere una conferenza ad alto livello, un dibattito sconclusionato che non approda a nulla; e questa aspettativa disattesa genera il riso nel lettore. Le sue storie spesso si svolgono laddove si riuniscono molte persone, e sar la loro conversazione a provocare corto circuiti che fanno saltare la logica. Tra i procedimenti di tecnica narrativa pi comuni e pi utilizzati da Campanile, Giorgio Cavallini87 ha ben evidenziato i seguenti: Rovesciamento di situazioni e comportamenti. Scomposizione e ricomposizione di motivi e vicende. (Si tratta di episodi apparentemente svagati, ma in realt orchestrati con preciso senso della misura e del ritmo).
85
A. Campanile, Tragedie in due battute, Milano, cit. p. 38. A. Campanile, Vite di uomini illustri, A. Campanile, Milano, Rizzoli, 2000, pp.118-121. 87 G. Cavallini, Estro inventivo e tecnica narrativa di Achille Campanile, passim.
86
36
Ricorso a equivoci e contrattempi sorprendenti. Assunzione di frasi fatte e di luoghi comuni per esiti paradossali o assurdi. Iterazione di motivi con effetti grotteschi di accumulo e moltiplicazione. Invenzioni e combinazioni linguistiche. Divagazioni o digressioni su note di costume. Variet di registri stilistici. Teatralit scenica (ricorso a colpi di scena, mutamenti improvvisi e trapassi di azione). Capacit mimica e abilit nellimpostare dialoghi serrati tra i personaggi facendoli muovere ed agire con vivacit e immediatezza. Campanile, precocissimo, allet di undici anni, prende in giro Sem Benelli parodiando una sua tragedia, Rosmunda, (Bevi Rosmunda nel cranio di tuo padre Caro Alboino bere non posso tutto quel vino dentro quellosso! Bevi Rosmunda, oggi gran festa, bevi del babbo dentro la testa! Di far bisboccia, d, non ti va, nella capoccia del tuo pap?88) riscuotendo un discreto successo tra i compagni di classe. Durante gli studi liceali legge e sia appassiona ai duecenteschi e a Dante ed elegge, in seguito, suoi scrittori preferiti Manzoni, (definisce i Promessi sposi: il libro pi umoristico di tutti. Ho riso a crepapelle leggendolo. Ancora adesso, rido89) il Belli, Boccaccio e il Burchiello. In quasi ogni opera possibile seguire le tracce di questa formazione classica. Tasso, Leopardi diventano personaggi di alcune delle sue pi celebri tragedie in due battute e racconta a suo modo, scenette di vita di alcuni uomini illustri come Manzoni, Dante, Kant, Voltaire, Casanova, Alfredo De Musset. Autori questi che non sono solo oggetto di studio ma assumono anche il ruolo di maestri, e come si pu constatare, non sono ricercati solo nella sfera della letteratura comica. Essi
88
http://www.campanile.it/index/ind_biog.htm La parodia della tragedia Rosmunda, (come si conf spesso a Campanile la trasposizione di pezzi tra le diverse opere) verr poi riadattata e utilizzata in Ma che cosa questamore ? (1924).
89
Ivi
37
sono a tal punto assimilati da far produrre a lui versi di antico sapore classicheggiante: Ed per questo che da un pezzo ho deposto la penna e le muse in negri veli lacrimano presso le ceneri del focolare spento.90 Altre volte, invece, riutilizza facendoli propri alcuni versi classici. Nella Tragedia in due battute dal titolo Il principe pensieroso91 nella descrizione dellambiente e dellatmosfera in cui si svolge la scena, si legge di unuggiosa pioggia che malinconicamente i campi lava. E questa unespressione leopardiana che si trova nellElegia Il Primo amore: E lunga doglia il sen mi ricercava,/ com quando a distesa Olimpo piove/ malinconicamente e i campi lava.92 La passione per la citazione colta un tratto caratteristico dello stile di Campanile e lo accompagna per lintera produzione, a partire dalle prime collaborazioni con la riviste umoristiche. E questo un indizio significativo, che sembra dare ragione a B. S. Anglani per lattribuzione di alcuni brani, sul il Travaso delle idee, che risulta incerta. Si veda, per esempio, larticolo del 31 maggio 1925, intitolato A Musa Dura e riferito ad una citazione dantesca pronunciata da Sonnino di fronte a Wilson in seguito alla quale lItalia avrebbe ottenuto il Brennero. Si legge del grande statista, colto in situazioni meno nobili, alle prese con le faccende quotidiane: Sera nel 1851. Sonnino, giovane, cercava una camera con ingresso libero sulle scale. La trov dopo lungo peregrinare. Sulle scale cera una porta, murata. Sonnino chiese che fosse aperta. Il padrone nicchiava. Allora il futuro statista apr bocca e declam:. E com dura calle lo scendere e salir per laltrui scale, e cos via, con un crescendo che fa perno sulle conoscenze di livello scolastico dei lettori.93 Nel 1975 continuando a utilizzare la Storia come serbatoio dal quale attingere, scrive le Vite degli uomini illustri nelle quali, specie negli episodi di Socrate e Papiro, lumorismo prende il via dalle nozioni e dalle parole impiegate nelle scuole. Ma Papiro lavora per la storia. Prepara due righe. Nessuno scopo pratico. Aspetta per
90 91
A. Campanile, Il diario di Gino Cornab, cit. p.160. A. Campanile, Tragedie in due battute, cit. p. 72. 92 G.Leopardi, Canti, a cura di Achille Tartaro, Bari, Laterza, 1987, p.72. 93 B. S. Anglani, Giri di parole: le Italie del giornalista Achille Campanile (1922-1948), cit. p.41.
38
compiere un gesto. Per dimostrare che un senatore romano non fugge, che non abbandona il proprio posto. Lavora per i libri di testo delle scuole medie.94 Nel romanzo Ma che cosa questamore? Campanile, con labilit di un Petrolini nei suoi veloci e incalzandi scioglilingua, in grado di esporre in due paginette un dettagliato resoconto della tragedia: lOtello. La riduce a farsa, ma d del suo intreccio un quadretto rapido e preciso. Sembra di vedere i personaggi dell immortale tragedia, giocare a ruba bandiera con il fazzoletto, motore della funerea vicenda.95 Sempre nello stesso romanzo96, ci si chiede perch, lautore ci tenga a far apparire, come personaggio (nel ruolo di un vecchissimo cocchiere e seppure come comparsa camuffata), Alfred De Musset.97 Si possono avanzare alcune ipotesi: Per solidarizzare con il collega e giocare con il luogo comune dellartista disilluso, squattrinato, che sferzato dal bisogno disposto ad accettare qualunque mestiere persino quello umile di cocchiere. La simpatia di Campanile per il poeta e commediografo francese. Quest ultimo infatti viene nominato pi volte, anche in altre opere. Per esempio, in Vite degli uomini illustri98 il poeta viene ritratto durante una scorcio di vita quotidiana alle prese con linvenzione del cafflatte. In seguito, come capita spesso, si prosegue per via di associazioni. Si accenna ad una disquisizione sul cappuccino e sulla scarsezza della bevanda servita al bar; si prosegue, poi, con un siparietto di due battute sullambivalenza del significato cappuccino99 e si conclude solidarizzando con De Musset e dichiarando una palese antipatia per Giorgio Sand, infelicit del poeta.
94 95
amata e causa di
A. Campanile, Vite degli uomini illustri, cit. p.40. A.Campanile, Ma che cosa questamore? In Opere Romanzi e racconti a cura di Oreste del Buono, Milano, Bompiani, 2001, pp. 70-72. 96 Ivi, pp. 27-31. 97 Lautore (Campanile) mi ha dato cento mila lire dichiara Gennaro Esposito per farmi interpretare la parte di A. De Musset. 98 A. Campanile, Vite di uomini illustri, cit. pp. 146-149. 99 Piazza San Pietro, in Roma. Un gruppo di suore sudute ai tavolini di un bar di Via della conciliazione: Cameriere, un cappuccino! .
39
Dato certo, il riso, che sorprende il lettore divertito . Nei suoi scritti, prende spesso di mira gli stili e i linguaggi dei vari generi letterari, e ne ricalca con intenzioni parodiche, le norme. Essendo sensibile ai fenomeni letterari non poteva mancare, da parte di Campanile, uno sfott al futurismo, che, per altro, nelle manifestazioni pi esasperate del movimento tanto si presta ad essere parodiato. Il manifesto futurista, con la distruzione della sintassi, il particolare utilizzo dei segni grafici, dellimpaginazione e con tutte le altre innovazioni formali sentite come necessarie ad una poesia visiva e ad una lotta contro laccademismo e larte del passato,100 diviene lo spunto per il trafiletto del 6 Dicembre 1925 apparso sul Travaso, che annuncia il rinvio della prima puntata di Jack lo squartatore:
X
Mantenere la promessa fatta ai lettori, avevamo gi impaginato la prima puntata di ,il nostro nuovo grande romanzo che sar, se possibile, anche
+
bello dei precedenti, allorch avvenuto in tipografia
1
scompiglio indescrivibile, che ha fatto saltare il piombo, rovesciare il bancone, capovolgere la rotativa e scoppiare le caldaie in
che non si dica, disperdendo la puntata del nostro sensazione (sic) romanzo ai quattro
20
Dapprima abbiamo creduto che fosse una rappresaglia di qualcuna delle
100
Il futurismo presentandosi come arte nuova definisce la Divina Commedia verminaio di glossatori.
40
7
segrete che noi combattiamo con ogni
.
In genere attua sempre una degradazione dei modelli elevati, esasperando un tratto particolare del personaggio preso di mira o calando in un contesto banalizzante espressioni altisonanti. Walter Pedull, dice di Campanile quello che Calvino diceva di DAnnunzio e di Landolfi e cio che conosce e sa usare tutto il vocabolario italiano. Nelle sue mani, litaliano si trasforma in una lingua capace di far ridere educatamente; un italiano cos lo ha ben descritto Masolino DAmico dalla purezza ostentata vorrei dire fino allironia: litaliano che una volta la scuola tentava di inculcare, e che per un po fu almeno ufficialmente lidioma della buona borghesia.101 Campanile autore che propone lumorismo dotto, perch richiede, per essere capito, che gi si sappiano molte cose sul mondo di cui racconta e sul suo linguaggio. E che questo sia costruito sul nonsense o sulla cultura classica, poco importa, perch fonte di conoscenza: Il che bello e istruttivo per dirla come un altro grande collega del genere umoristico, Giovanni Guareschi.
101
S. Perrella, La serena levit di Achille Campanile, in Asparagi e l'immortalit dell'anima, Milano, Rizzoli, 1999, p.III.
41
Leopardi
Nella tragedia in due battute intitolata Ad Angelo, mai con una virgola, trasforma il cognome del dotto filologo e custode della Biblioteca Vaticana, in avverbio e fa di una celebre canzone, unaffermazione gridata dal poeta esasperato dallo zio. Leopardi, nella quotidianit, durante un divertente siparietto, da grande interprete dellinfelicit umana si appresta a diventare uno che scrive poesie per cani e porci . Utilizzando i versi del passero solitario descrive la scena: Tragedia in due battute AD ANGELO, MAI Personaggi: GIACOMO LEOPARDI LOZIO La scena si svolge in casa Leopardi ai suoi tempi e precisamente nella camera di Giacomo. Tipico arredamento dellepoca. Molti libri, dizionari,manoscritti ammucchiati qua e l. Allalzarsi del sipario il poeta siede pensoso presso la finestra e fissa la vetta della torre antica din sulla quale il passero solitario va finch non muore il giorno, malgrado le sassate che dal basso gli tirano i monelli per farlo tacere. Primavera dintorno brilla nellaria e per i campi esulta. Dalla finestra sale un bruso festoso essendo tra laltro, il sabato del villaggio in sul calar del sole. La donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole ma non si vede. Entra in camera LO ZIO e si dirige spedito verso il Poeta. LO ZIO Giacomo. LEOPARDI Dimmi, zio. LO ZIO M venuta unidea. LEOPARDI Cio 42
LO ZIO Io te la riferisco ma poi non dirmi che mimmischio nei tuoi lavori, in cose che non capisco, e che farei meglio a occuparmi dei fatto miei. LEOPARDI Ti pare zio? LO ZIO No, no perch sei capacissimo LEOPARDI Insomma, sentiamo che cosa hai pensato. Il preambolo non fa presagire nulla di buono. LO ZIO Riflettendo al fatto che tu dedichi poesie, scusami, sai, a porci e cani, ne hai dedicata persino una a quella ragazzetta, come si chiamava, la la LEOPARDI La Silvia. LO ZIO La Silvia, giust appunto. E un altra lhai dedicata a un giocatore di pallone LEOPARDI Insomma, che vuoi dirmi? LO ZIO Ecco, ho pensato: perch non dedichi una poesia anche al nostro cocchiere? LEOPARDI A chi? Ad Angelo? LO ZIO A lui. E cos bravo, cos premuroso! LEOPARDI spoetizzato: Ma tu sei pazzo, zio mio. Non dire sciocchezze. LO ZIO Che ti costerebbe? 43
LEOPARDI reciso: Non far mai una cosa simile. (Sipario)102 E a proposito di Leopardi (cos intitolato un paragrafo dellantiromanzo In Campagna un'altra cosa) Campanile riesce a ridimensionare lausterit del poeta attraverso il Leopardi stesso. Applica alla lettera la teoria del piacere al fine di procurarsi il bisogno e quindi il piacere di dormire. Come? Attraverso la noia procurata dalla lettura dei pensieri e dalle tetre riflessioni leopardiane. E cullato dal pensiero che tutto nulla, gli occhi mi si appesantiscono, rileggo due o tre volte le stesse righe che mi ballano davanti agli occhi e mi addormento.103 In una raccolta di poesia dilettale intitolata Linferno della poesia napoletana. Versi proibiti di ogni tempo c una poesia, un po forte, dedicata a Giacomo Leopardi.
A GIACOMO LEOPARDI ... Na tanfa 'e 'nchiuso, n'aria 'e campusanto spannette tuorno tuorno, addo' 'a jettaste, sta rimma toja, mufteca e ammurbanta chiena 'e patenze, tutta mierche e gnaste... Avisse scritto maje: stono in salute, oggi mi sento il cuorio in allecra... Niente: na mutria eterna, nu tavto, na morta 'ncuollo a ogne passo 'e via...
102 103
A. Campanile, Tragedie in due battute,cit. p. 96-98. A. Campanile, In campagna un'altra cosa, cit. p. 91.
44
L'ommo fuj' fatto ca nu surzo doce sott' 'o cantaro 'e fele pure 'o trova: vita nun maj' tutta na croce: e pure tu n'avist 'a 'v na prova... E invece no! Chiss che te custava d'aus pure 'a panella assiem' 'a mazza! E mo vulisse ca scrivesse Bravo! ? Ma va fa nculo! Nun ce scass 'o cazzo...
A scriverla Angelo Manna poeta, scrittore, saggista e dissacratore determinato, nonch curatore della raccolta, scomparso nel 2001 allet di 66 anni. Il modo di ironizzare di A. Manna in classico humor partenopeo. Ovvero il poeta recanatese viene spernacchiato a causa dellatmosfera cupa, mefitica e ammorbante che aleggia intorno ai suoi scritti. Luogo comune questo, sottolineato anche da Campanile, ma con toni pi pacati. Le tetre riflessioni di cui si piglia gioco Campanile riguardano anche il suo alter ego Cornab, che il 17 agosto in una pagina del suo diario, durante i suoi quotidiani lamenti, confronta la sterminata solitudine del Poeta con la propria :
Come non odiare il mondo? Come avere ancora stima dei miei contemporanei?
Cominciamo col dire che ho passato un Ferragosto schifoso, come peggio non potevo passarlo. Solo come un cane. Tutti se ne sono andati al mare e ai monti e io sono rimasto solo. Ci fosse stato un cane che mavesse detto: Cornab, questo un biglietto ferroviario, un posto per una crociera, un accidenti che ti pigli; va, divertiti, ch anche tu hai diritto. Niente. Io non esisto. Dimenticato. Morto. Mi hanno lascito solo. Passero solitario, come Leopardi. E se in un cero senso m ragione di fierezza constatare che ho il destino comune col grande recanatese, purtuttavia non posso fare a meno di sentirmi pieno damarezza. Caro Giacomo, siamo molto simili; ma io non ho la tua flemma. Ah, no. Non sono il tipo di risolvere tutto 45
con un flebile: Ahim, quanto somiglia al mio costume il tuo. Differenza di caratteri, che vuoi farci? Io ho del sangue nelle vene.104 Di norma, fa ridere vedere inciampare una persona per strada o su qualche imprevisto. Se a scivolare, poi, un personaggio considerato importante leffetto sar dirompente: Seduto su di una pietra il pastore errante dellAsia, portavoce del pensiero leopardiano pi maturo, definitivamente approdato al pessimismo materialistico e cosmico, contempla la luna. E proprio nel mentre si accinge con il suo triste canto, ad interrogarla sul dolore che accomuna ogni vivente, si sente risponde con stizza da una luna risentita per la troppa confidenza. Lelegia non pu pi fare il suo corso.
Tragedia in due battute CHE FAI TU, LUNA? Personaggi: IL PASTORE ERRANTE DELLASIA LA LUNA (Un luogo deserto in Asia. Notte. La luna brilla nel cielo. All alzarsi del telone, il pastore errante erra.) IL PASTORE (guardando la luna) Che fai tu luna, in ciel, dimmi, che fai, silenziosa luna? LA LUNA Ma che questo tu? Quando mai abbiamo mangiato alla stessa taverna? (Sipario)105
104 105
A. Campanile, Il diario di Gino Cornab, cit. pp. 44-45. A. Campanile, In campagna un'altra cosa, cit. p. 276.
46
Ma non tutto. Il funambolo della parola e il suo spirito dissacratorio, non risparmiano neanche il celebre sabato del villaggio e riesce a dimostrare attraverso un procedimento basato sullamplificazione del motivo (Qual il giorno pi lieto?) con progressione inversa, che il sabato il giorno pi brutto e che tutti i giorni della settimana sono uguali. Si giunge cos alla paradossale conclusione che Leopardi avrebbe fatto bene a scrivere La settimana del villaggio106. Tutto questo naturalmente detto senza offese , sempre con rispetto, anche se talvolta, con gusto. Cos come con gusto accenna allinfermit fisica del poeta, in particolar modo, alla sua gobba, emblema della sua figura e ricordata da generazioni di studenti pi delle sue opere. La gobba diviene cos un facile bersaglio per lUmorista che con benevolenza e simpaticamente lo chiama gobbino. Infatti in Asparagi e limmortalit dellanima e in particolare nel racconto Ferragosto107 in unaria aprica e immobile, come per incanto e a comando, le statue delle citt darte italiane prendono vita, ed in carne ed ossa, nella desolazione estiva, sfilano in corteo per le vie principali delle citt deserte. Ed ecco scendere dal piedistallo Napoleone, Gioacchino Belli, Manzoni, e il gobbino Leopardi che redivivo e tutto fiero esclama: Sono lunico monumento al mondo che abbia la gobba.
106
107
A. Campanile, In campagna un'altra cosa, cit. p. 92. A. Campanile, Gli asparagi e l'immortalit dell'anima, cit.pp.45-50.
47
Dante
La comicit di Campanile, si ispira per lo pi alla realt quotidiana, la realt domestica della famiglia piccolo borghese dove la moglie sopraff spesso e volentieri il marito. Campanile ama le storie damore e pi di una volta saranno il grazioso fascino di una donna e un intreccio avvincente a costituire la forza dei suoi romanzi. E fa sorridere immaginare che un altro grande classico della letteratura italiana, Francesco Petrarca, sorpreso dalle moglie, nella vita di ogni giorno, mentre scrive poesie per una certa Laura108 venga fatto oggetto di pettegolezzo da salotto, e venga apostrofato, dalle amiche della moglie, come sfacciato e sporcaccione. E che dire poi di Dante, che nellintimit, alla compagna terribilmente gelosa di Beatrice risponde: Andiamo non c mai stato nulla fra me e quella donna109 ridicolizzando, cos, in due battute, il rapporto con la figura della donna eterea, impalpabile, angelicata del dolce stil novo. Campanile riesce anche a prendersi gioco, ispirandosi al comico involontario, della fama del sommo Poeta, cos chiara e imperitura, da divenire ingombrante. Inoltre offre occasione al lettore di riflettere sulle modalit duso del linguaggio e dei suoi limiti. Infatti potrebbe accadere che si tiri in ballo il nome di Dante, senza per questo riferirsi allautore della Comeda, come dimostra questa scenetta dal titolo:
108 109
48
Personaggi: IL TALE LALTRO IL TALE Si viaggia meglio in ferrovia che in automobile, come dice Dante. LALTRO Dante non s mai sognato di dire una cosa simile. IL TALE Ma io non parlo di Dante Alighieri, parlo dun mio amico che si chiama Dante. (Sipario)110
A proposito dei nomi in Se la luna mi porta fortuna Campanile osserva: Ma avreste mai chiamato Dante un poeta di quella fatta? Per un uomo simile ci voleva, a dir poco, un doppio nome: Gianfrancesco, Gianpaolo Gian Domenico. Oppure un nome solo, ma un Ercole. E da qui prende il via una disquisizione sullimportanza dei nomi, sulla difficolt di un autore a scegliere il nome da dare ai suoi personaggi e sullinfluenza dei nomi sul destino delluomo. Campanile per quel che riguarda i nomi trova come corrispettivo perfetto il detto latino Nomen omen: nel nome di ogni uomo racchiuso il proprio destino. E sempre a proposito di Dante, con fare scanzonato e irriverente racconta della leggenda su Dante e luovo111. Come accade spesso in altre occasioni, essa diviene il punto di partenza per invenzioni esilaranti. Dapprima attraverso il procedimento di enfatizzazione si viene a sapere che: Il tale che si era presentato al cospetto del poeta, altro non era che un segretario e scudiero, inviato da un potente signore del nord Europa il quale aveva ben pensato di
110 111
A. Campanile, Tragedie in due battute, cit. p. 50. A. Campanile, Vite di uomini illustri, cit. pp. 56-63.
49
chiedere allautore del Convivio, quale fosse la migliore pietanza da servire a degli amici invitati nel suo castello. In seguito si avverte un abbassamento del luogo romanzesco112: Dante, colto sempre nell atteggiamento abituale, ovvero seduto su di un sasso e immerso nella lettura, crede di dare la risposta ad uno che era stato mandato dalla moglie per sapere se linsalata che avrebbe mangiato per cena doveva essere condita con il pepe o con il sale. Ed ecco che svelato questo retroscena, il famoso aneddoto, raccontato per dimostrare la prodigiosa memoria del poeta, diventa agli occhi del lettore una curiosa coincidenza. Talvolta, sembra dire Campanile, il meglio che la vita ci riserva sta proprio in qualcosa che avviene per caso. La passione per Dante rivelata nelle prima pagine di In campagna un'altra cosa. La descrizione dellenorme folla che si dirige presso la Biblioteca Nazionale come se andasse ad una partita di calcio, e che si accalca allentrata per accaparrarsi le copie del poema eterno, non solo una delle sue solite trovate divertenti, ma un omaggio e un atto di amore per quella lettura: Io stesso mi son trovato ad abitarla per qualche tempo e vi so dire che si stava come un pasci.113 Tutti gli utenti leggono la Divina Commedia avidamente entusiasmandosi per i passi pi belli, e come Ultras in delirio imprecano contro larcivescovo Ruggeri e Giangiotto Malatesta e parteggiano invece per la sventurata storia damore di Paolino e Francesca. E a proposito di questultima, nelle strampalate cronache sul Giro DItalia114, la sosta della la IV tappa della corsa, d modo all io narrante Campanile di annotare le sue impressioni riguardo lo stato in cui si trova, la casa di Francesca da Rimini. Sotto la storica dimora, insediato con tende e baracconi, c un Luna Park, simbolo di modernit.
112
U. Eco, Ma che cosa questo Campanile introduzione a Se la luna mi porta fortuna, Milano, Rizzoli 1979, p VIII. 113 A. Campanile, In campagna un'altra cosa, cit. p.23. 114 A. Campanile, Battista al giro dItalia. Intermezzo giornalistico, cit. pp.68-69
50
Spoetizzato, immagina le ombre dei due eterni amanti, infastidite dalla bufera infernal delle macchinette da scontro aggirarsi inquiete intorno al luogo della colpa. Poi, addirittura, le vede: esse sono perfettamente inserite nel nuovo contesto e si divertono, come una qualunque contemporanea coppia di amanti. E come fosse Dante si rivolge a Battista-Virgilio, sua fidata guida, ed esclama: Volentieri parlerei a quei due che insieme vanno Ed egli a me: Vedr, quando saranno pi presso a noi! Difatti, quali colombe dal disio chiamate, mi piombarono addosso; e caddi come corpo morto cade. Ma il sogno destinato presto a svanire: (P.S. Vengo a sapere soltanto ora che la casa di Francesca fu costruita alcuni secoli dopo la morte di lei.) Inoltre Campanile ama spesso far proprie le alte parole dantesche, inserendole in un contesto quotidiano; ad esempio, far scrivere al mitomane Gino Cornab nel suo diario: Questa volta mi si era presentata loccasione di far conoscere il mio nome l dove si puote ci che si vuole; nelle alte sfere insomma; e nello stesso tempo di tramandarlo ai posteri.115 Cornab attratto dalla magnanimit di Dante, vorrebbe anche lui incarnare questo valore, Il magnanimo colui che si sente degno di grandi imprese e si volge alla ricerca di un modello di comportamento che non solo un atteggiamento psicologico ma un vero e proprio imperativo morale, un esercizio militante di virt. E ancora dal diario di Cornab mentre io pro bonis pacis, mi rimetto le scarpe, soffrendo trafitte che intender non le pu chi non le prova 116(Dante, Vita Nova).
115 116
51
Qualche pagina pi avanti scrive, O ombre vane fuor che nellaspetto, se voglio misurarmi con voi, mi ritrover come Dante quando, volendo abbracciare un anima nel Purgatorio, tre volte si ritrov con le mani al petto. Dillo tu Dante, che lo sai: coi fantasmi impossibile combattere.117 Cos come impossibile opporsi agli immutabili decreti di Dio rassegnandosi ad accettare inesorabilmente il proprio destino. Infatti Che giova nella fata dar di cozzo?.118 Frase questa pronunciata, nel quinto cerchio dellInferno dal Messo celeste, giunto in soccorso dei due poeti bloccati dai diavoli dietro la porta della citt di Dite. Per Cornab, novello Dante, non ci sono aiuti divini: La mia vita , per dirla come il Poeta, cenere e tosco. Tosco anche pi che cenere.119 La parola di Dante, quindi, viene spesso utilizzata in quanto parola altamente ambigua. Da un lato parola indicibile, dallaltro parola estremamente popolare perch si affida al gioco delle emozioni che appartengono a tutti. Quanto detto si pu constatare in Agosto, moglie mia non ti conosco, (romanzo damore e di mare dedicato alla moglie e al figlio) dove nellincipit del racconto sulle avventure amorose di Lanzillo limpenitente dongiovanni di fama mondiale, Campanile ricorre ai versi pronunciati da Francesca da Rimini nel V Canto dellInferno: Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria. Il lettore che conosce il personaggio di Lanzillo e il particolare contesto in cui si svolge la scena, rimane sbalordito e divertito nel sentire le parole dantesche. Non cos i protagonisti della scena (il cuoco, la cameriera, e la vecchia governante), gente umile che nella loro semplicit, pur non conoscendo i versi del Poeta, ne intuiscono la forza e impassibili commentano: Lesordio buono, purch sappia mantenersi sempre a questo livello.120
117
118
Ivi, p.157. Ivi, p. 290. 119 Ivi, p .253. 120 A.Campanile, Agosto, moglie mia non ti conosco, cit. p.99.
52
Nel racconto Le infermiere121, del Manuale di Conversazione in un atmosfera ovattata di sogno di un mattino dinverno, viene descritto il via vai delle infermiere, solerti dispensatrici di salute, che fin dalle primissime ore del giorno, recano conforto agli ammalati con iniezioni. Esse, per lo pi tristi zitelle, vengono paragonate dalla poetica fantasia dellautore ad api benefiche, vespe gentili che invece di iniettare veleno, lo suggono. Lo stuolo di gente ammalata, bisognosa della puntura (la convalescente, il ballerino che non si regge in piedi, il pittore senza compratori, lingegnere esaurito ) viene descritta con le stesse parole con cui Dante descrive le altrettanto numerose genti dellAntinferno. E, ai nostri tempi, Dante popolerebbe lantinferno di siringhe alate come libellule, intente a pungolare una s grande tratta di gente, che non si crederebbe che tanta lesaurimento nervoso ne abbia disfatta.122 Negli scritti di Campanile pu capitare inoltre, che il Poeta faccia soltanto capolino, venendo nominato non direttamente, come accade nel romanzo del 1976 Leroe.123 Nelle 170 pagine Dante compare cruciverba: Virginia! Chiam Zorapide. E fece cenno alla moglie di avvicinarsi. Un poeta antico di cinque lettere le disse a bassa voce. Virginia stette un po a pensare. Poi: Zorapide, lo sai, non voglio affaticarmi il cervello disse. Raggiunse la figlia del generale e uscirono insieme.124 in una rapida battuta, come indovinello per
121 122
A.Campanile, Manuale di conversazione, cit. pp.175-180. Ivi, p.176. 123 A. Campanile, LEroe, Milano, Rizzoli, 2000. 124 Ivi, pp. 21-22.
53
Manzoni
I classici sono libri che esercitano uninfluenza particolare sia quando simpongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.125 A farne le spese il solito sventurato Gino Cornab. Decide di scrivere un romanzo che, sfortunatamente, come gli ricorder successivamente un amico, ricalca passo passo la vicenda dei Promessi sposi. Scena questa che ricorda Peppino De Filippo nei panni della guardia scelta Giuseppe Manganiello (nel film Guardia, Guardia scelta, Brigadiere e Maresciallo)126 che, in cerca di fama, tronfio di velleit artistiche, canticchia celebri arie di Verdi sentendole proprie salvo poi accorgersene e con grande rincrescimento maledire compositore per avergli rubato lidea. 23 maggio Sfortunato nelle cose piccole come nelle grandi. Pensate. Da anni avevo in mente di scrivere un romanzo e avevo ideato un intreccio dei pi originali: un giovane e una ragazza di modesta condizione si amano; un potente signore, invaghitosi della ragazza, mette il veto alle nozze; i due innamorati fuggono, passano molti guai (tra l'altro la ragazza viene fatta rapire dal suo persecutore), ma alla fine, morto il potente signore, l'amore trionfa e i due giovani si sposano. Il fatto dovrebbe avvenire qualche secolo fa. Ebbene, giorni or sono raccontavo questo intreccio a un amico che a un certo punto mi dice: Ma questo romanzo stato gi scritto. Come?, Fo. Se ancora debbo cominciarlo? Ma s, sono I promessi sposi .
125 126
il povero
I. Calvino, Perch leggere i classici, cit. p. 7. Film, Guardia, Guardia scelta, Brigadiere e Maresciallo, 1956 Regia di Mario Bolognini, sceneggiatura Ettore Scola con Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Peppino De Filippo, Nino Manfredi, Valeria Morioni, Gino Cervi.
54
I promessi sposi . N pi n meno. Figuratevi, lo avevo letto da ragazzo, a scuola, solo qualche pagina, ma chi poteva immaginare che esso ha in tutto e per tutto la trama del mio racconto? Signori, non ci si crederebbe: c' perfino la fuga degl'innamorati; perfino il rapimento di lei da parte di un furfante che poi si ravvede. Tutto. Tutti i particolari del romanzo che io avevo in mente di scrivere sono nel libro di Manzoni. C' perfino la peste, che io avevo ideato di descrivere. Insomma, quando vi dico: tutto. Si pu essere pi jellati di cosi? Adesso, se mi metto a scrivere il mio romanzo, chi creder che si tratta d'una coincidenza puramente casuale? Tutti diranno: copiato da Manzoni. E sa il cielo se invece non tutta farina del mio sacco. lo non voglio dire che Manzoni abbia copiato da me, bisognerebbe essere pazzi o scemi per sostenere una cosa simile, ma certo che nemmeno io ho copiato da lui. Avevo letto da ragazzo il libro, ripeto, ma l'avevo completamente dimenticato. Come venuta a lui l'idea di quell'intreccio, cosi venuta a me... E intanto lui, ha potuto farci il romanzo, io non lo potr fare. E tutto questo perch? Perch io sono venuto al mondo dopo Manzoni. Voi capite che se fosse stato lui a nascere un secolo dopo me, a lui sarebbe capitata la tegola sul capo che invece ho avuto io; sarebbe stato lui a non poter scrivere il romanzo gi scritto da me. E invece sono io. Sfortunato in tutto. Non solo i contemporanei, ma anche i trapassati sono contro di me. Alessandro Manzoni mi taglia le gambe, mi traversa la strada, mi impedisce di far carriera, di scrivere il mio capolavoro. Lui ha potuto scriverlo, io no. Direte che lui non ha colpa in questa nuova disgrazia che mi colpisce in pieno, visto che nato prima. Ma nemmeno io ho colpa se sono nato dopo. Cosi, per una mera questione di date, Alessandro Manzoni famoso e celebrato in tutto il mondo, gli si fanno monumenti, s'intitolano al suo nome strade, piazze, teatri e ogni bendidio; e io passo oscuro e ignorato, non s'intitola al mio nome nemmeno un vicolo della suburra. Questo, sentite, non capitato a nessuno, mai. Tutti i grandi hanno potuto scrivere le loro opere, perch nessuno aveva fatto ad essi il bello scherzo di scriverle prima di loro; soltanto a me il destino fa un tiro simile, soltanto a me si impedisce di scrivere il mio capolavoro, perch udite altri l'ha scritto un secolo prima di me.
55
E inaudito.127 Per quanto riguarda il Manzoni, anche lui, come altri celebri autori rappresentati con le loro debolezze e talvolta nella loro umana scempiaggine, rimane vittima della propria fama. In Alessandro Manzoni o Della posterit128 Campanile esaspera un tratto caratteriale dello scrittore (la vita del Manzoni fu per lo pi solitaria e raccolta; era nel suo stile appartarsi e rifuggire dalle polemiche dirette). Ossessionato dall ardua sentenza che i posteri emetteranno sulla sua vita dopo averne letto lepistolario, eccolo barcamenarsi e ricorrere a stratagemmi per evitare brutte figure. Sceglie allora una carta che sia decorosa e che resista nel tempo e diviene cauto nello spiattellare faccende di casa troppo private che possano oscurarne la grandezza. Allo stesso modo il personaggio pi pirandelliano dellintera produzione di Campanile, luomo qualunque, Gino Cornab (pseudonimo dello scrittore) assillato dal timore di essere dimenticato e dallangoscia di non essere riconosciuto. Il protagonista de Il diario di Gino Cornab, definito da Oreste del Buono un romanzo insolitamente amaro,129 incarna tutti gli umori della letteratura del nostro tempo: senso di inadeguatezza, disperazione, perdita di identit. Siena? Riconosce la sua vita essere simile a quella di Napoleone, Socrate, Dante e vuole essere protagonista a tutti i costi. Assiste al palio di Dichiara di essere il vincitore pur non avendovi partecipato. Vede un matrimonio? Vuole esserne lo sposo. Un funerale? E il morto. Limportante che si parli di lui, nel bene e nel male, purch se ne parli. Ondivago tra il delirio di persecuzione (oberato di debiti, ossessionato dai creditori e perseguitato dal Maligno che sempre in agguato) e il delirio di grandezza, si rivolge ai posteri. La sua una posizione ambigua di chi, volontariamente, apertamente, sceglie il patimento, la sofferenza e vi si interna fino a gustare della vita pi lamarezza che la dolcezza. E in quellamarezza trova la soddisfazione che gli permetter di paragonare le sue sventure a quelle dei grandi personaggi e gli far dire: mi diverto a fare un parallelo fra me e il
127 128
A. Campanile, Il diario di Gino Cornab, cit. pp. 110-111. A. Campanile, Vite di uomini illustri, cit. pp. 125-127. 129 In Introduzione a A. Campanile, Il diario di Gino Cornab, cit. p. I.
56
grande corso.130 Vagheggia, per, un destino diverso, la possibilit di un riscatto che lo ripaghi della sua vita assurda. Una vita vista scorrere dal di fuori e mai pienamente vissuta. Preoccupazioni queste che tormentano ogni grande scrittore che voglia lasciare di s buona memoria. Ma non Campanile, che come ci ricorda Carlo Bo incurante del successo e sciolto da tutti i vincoli che ogni scrittore accetta pur di diventare ai propri occhi un monumento o una occasione di meditazioni compiaciute e di taciute esaltazioni delle proprie imprese.131 Nel romanzo Ma che cosa questamore? lautore, trovandosi nella delicata situazione di dover descrivere i preliminari di un rapporto amoroso, per non infangare la fama di Autore castigato(castigato s, ma dalla censura), ricorre ad un prontuario dove ad ogni parte del corpo corrisponde una parola diversa. Per esempio: bacio = ciclamino di bosco, labbra = montagne russe, seno = vecchio pescatore, ricciolo = Reno, guance = Piramidi altare = collo etc. etc. Bene, partendo dai semplici ciclamini, lapproccio dei due fidanzatini facendosi focoso nel giro di rapide battute, trova un passionale epilogo nellimpeto declamatorio del 5 Maggio: dallAlpi alle Piramidi dal Manzanare al Reno, due volte sulla polvere, due volte sullaltar!. Nel vedere utilizzati per la descrizione di un amplesso, i versi manzoniani che descrivono le alterne vicende di Napoleone, il lettore capisce che limperativo categorico, in questi felici e azzardati accostamenti, il lasciatemi divertire Palazzeschiano. Tutto, se necessario ad una risata, viene adoperato senza scrupoli di sorta: dalle chiacchere di portinaia alle citazioni letterarie. Sempre nello stesso romanzo, un personaggio dellavvincente storia damore, il marchese Fuscaldo, viene interpellato, in quanto studioso, per porre fine alla tediosa disputa sullorigine del cucco. I personaggi Carlo Alberto e Francesco Ilario Rossi, azzardano date sulla nascita di questo cucco; ma la soluzione a questo dialogo paradossale, addotta dal buon senso del fido servitore Battista, che ricorda
130 131
A. Campanile, Il diario di Gino Cornab, cit. p.16 . C. Bo, in Il Manuale senza regole introduzione a Manuale di Conversazione, cit. p. XI-XII.
57
ingenuamente come vecchio come il cucco solo un modo di dire, per cui non occorre fare tante speculazioni. Il compito di Campanile quello del depistatore, per cui se si crede di aver a che fare con dialoghi surreali, ci si deve ricredere, e se ci si affida al comune sentire, si rimane semplicemente sbalorditi dagli esiti inaspettati. Vittima prescelta della sua comicit, il linguaggio, la banalit della conversazione quotidiana.132 Sorprendere la parola dordine e ogni mezzo valido. Allinizio del romanzo,lautore, descrivendo i vari personaggi, lautore invita il lettore a prendere congedo da un tale che appare in un gesto sconclusionato e allimprovviso si dilegua. Quando a met del romanzo, poi, quel tale rispunta fuori i lettori diranno: Ma come, se lAutore ci aveva detto che non lavremmo rivisto, mai pi? LAutore ha voluto farvi una sorpresa. E uno stupido trucchetto, e nella sua imbecillit, irresistibile. Eccone un altro: Gli mise le mani sulla bocca e, con la solennit dun giuramento, le sue labbra sfiorarono la fronte del giovane duca. Ma una didascalia recita: In realt CarlAlberto non era duca. Ma qui, chiamarlo giovine duca, fa pi effetto.
Campanile nel 1956, prima per il Corriere dellinformazione, poi, dal 9 febbraio 1958 al 17 ottobre 1975 collabor al settimanale LEuropeo nella veste di critico televisivo. Chiarezza e naturalezza sono doti della critica di Campanile. Le sue recensioni nello stile graffiante, nellintelligente ironia, nella capacit di sintesi, sono la testimonianza di uno che la televisione la vedeva malvolentieri, pur amandola: come avrebbe
132
Il tram rappresenta magnificamente il luogo deputato per frasi insulse: Quanto tempo che piove? Vediamo subito. Dunque dunque dunque Niente, niente!! Pu venir gi luniverso intero, io esco sempre senza ombrello. Io invece, ci pu essere il pi bel sereno del mondo, esco sempre con lombrello (ilarit). Ma che sar questa fermata cos lunga? Io manco da Parigi dal 13; lanno prima della guerra Se la vede adesso non la riconosce A. Campanile, Ma che cosa questamore?, cit. p.55.
58
altrimenti potuto farle da sentinella per oltre un ventennio? Le era legato come un uomo che, ingenuo e un po goffo, si lasciato irretire da unamante non brutta, con qualche difetto. Poi la vede rapidamente ingrassare, sempre pi carica di imperfezioni. Ma, pur consapevole dessere in trappola non sa staccarsene. 133 Le sue cronache sono, inoltre, un appassionata difesa del romanzo di fronte alle innumerevoli riduzioni televisive che andavano tanto in voga in quegli anni. Gli sceneggiati, e pi in generale la tv, come profetizza Campanile con uno scenario apocalittico in cui le immagini e i suoni oscureranno la scrittura e lanalfabetismo la far da padrone, dispensano lascoltatore dalla fatica e dal piacere della lettura. Si dimenticher lortografia, e aggiunge, si dar il caso duno che far un gran poema (dettandolo al registratore), ma sar incapace di farci la propria firma sotto.134
Esempio di trasposizione malriuscita sono, I promessi sposi televisivi, sceneggiati in otto puntate (1 gennaio 1967), da Riccardo Bacchelli e Sandro Bolchi135 che a causa di tagli impropri e infedelt danno limpressione di una specie di conferenza con proiezioni136in cui manca il ritmo solenne della pagina Manzoniana. La scena si svolge nellEmpireo. Angioletti svolazzano qua e l, suonano arpe, fanno capriole. Anime passeggiano sulle nubi. A un tratto si vede passare velocemente lanima di Alessandro Manzoni con un grosso bastone sotto lascella e, in testa, lampio cappello di paglia che usava quando passeggiava per i viali della villa di Brusiglio. Appare chiaro che di partenza. Ha unaria che non fa presagire nulla di buono. Per dirla com, malgrado la presenza di tante creature celesti, sembra avere un diavolo per capello.
133
I. Montanelli, Prefazione a A.Campanile, La Televisione spiegata al popolo, Milano, Bompiani, 1989, cit.p.X. 134 A. Campanile, La Televisione spiegata al popolo, Milano, Bompiani, 1989, p. 406. 135 Con Nino Castelnuovo, Paola Pitagora, Tino Carraio, Elsa Merlini, Lilla Frignone, Massimi Girotti, Franco Parenti, Salvo Randone, Lea Massari, Cesare Polacco. 136 Ivi, p.400.
59
ANGIOLETTI. Ehi! Professore! Dove v con quel bastone? MANZONI. Lasciatemi andare! Non mi fermate. ANGIOLETTI. Ma che c? Come mai tanto alterato, Lei che sempre cos calmo, pacifico e filosofico? MANZONI. Lasciatemi stare, vi dico. Vado sulla terra a fare una carneficina. ANIME (affollandosi attorno). Dove? MANZONI. A Roma. Al Babuino! Cera da immaginarselo che prima o poi sarebbe toccato anche a me, dopo tante altre vittime. ANIME. Ma che cosa? MANZONI. Leggete questa notizia pubblicata dai giornali La televisione italiana ha allo studio un teleromanzo sceneggiato tratto dai Promessi Sposi. ANIME. E con questo? MANZONI. Ma come? Non avete visto quello che capitato al povero Nievo qui presente con le Confessioni d un italiano? NIEVO (intervenendo torvo). Non farmici ripensare. Mhanno cambiato i connotati. Perfino il titolo! Le Confessioni d un italiano sono diventate La Pisana. MANZONI Il fatto che tutta la Letteratura Italiana in pericolo.137
Al Babuino gli ideatori discutono sul taglio da dare allo sceneggiato138 (recensione questa che rappresenta soltanto un semplice pretesto per improvvisare felici divagazioni satiriche). Essendo diviso in puntate, ed essendo essi consci dellattesa e curiosit del pubblico per svolgimento della vicenda, pur arcinota, ipotizzano, al fine di creare ammodernamento e sorpresa (parole dordine per la riuscita del teleromanzo), diverse innovazioni e finali:
137 138
A.Campanile, La Televisione spiegata al popolo, cit. pp. 319 -320. Ivi, pp. 395-396.
60
BACCHELLI Propongo: Renzo sposa la Monaca di Monza! GRANZOTTO. Ammodernare, ammodernare! Io direi di fare cos: "Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene di ragazze tutte seni, senza golf n pullover, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, tra un promontorio e l'altro..." BERNABEI. Eh! Figurati se alla TV si possono far vedere i promontori delle ragazze! SBRAGIA. Voce del narratore: "La luce del sole gi scomparso scappava per i fessi..." GRANZOTTO. Alt! Questa storia della luce che scappava per i fessi mi pare un po' forte. E per i non fessi? BERNABEI. Allora, passiamo ai moti di Milano. Anzitutto, non solo Milano, ma anche Roma, Torino ecc. Invece che assalto a forni, io direi di fare assalto a banche, gioiellerie, ecc. Renzo arriva e trova lo sciopero dei servizi pubblici. Trova gioielli per terra. Grida: "A la banca! A la banca!" BACCHELLI. No, no. Azzecca Garbugli viene radiato dall' albo degli avvocati. La Monaca di Monza lo fa rapire e lo disonora. Nicoletta Aprosio scrive Le mie memorie. BACCHELLI. I bravi vanno a scuola per diventare "bravissimi". Ma a causa dell' alto numero di compiti a casa, si ammalano e non possono continuare gli studi. BOLCHI. Si procede alla premiazione dei "bravi" a scuola, che hanno avuto dieci in condotta; e dieci con lode. Il cinque maggio, in profitto. BOLCHI. Fra Cristoforo, preso da passione senile per Lucia, le tiene discorsi non punto belli. Fuggono insieme, si rifugiano nel convento di Pescarenico. Un momento!Altro finale: l'Innominato vuoi farsi un nome, scrive lettere anonime. Seccatissimo perch non viene mai nominato nelle cronache mondane, va ai funerali e alle prime della Scala. Nessuno lo nomina. 'Le solite camorre! Nominano porci e cani e me no! Ma che niente mi credano iettatore?' Protesta perch il suo nome non figura nemmeno nei programmi della TV. Finalmente si converte e ottiene un diploma in cui detto: 'Il sunnominato nominato Innominato viene nominato cavaliere.
61
Scrivendo di Ottocento139 poi, il critico inventivo, cos definito da Eco, (termine che allude alla capacit di fare delle sue recensioni dei piccoli e perfetti componimenti), mette in guardia dal sistema di fare ricostruzioni storiche in televisione, facendo pronunciare a personaggi frasi o detti storici come fossero pettegolezzi. Cita come chiaro esempio, la poesia Sio fossi foco arderei lo mondo del poeta Cecco Angiolieri viene presentata non come sudata opera darte, ma come battuta spicciola: LA MAMMA DI CECCO: Vedi, Cecco, se tu fossi un bravo figliolo, non faresti questo.Se tu fossi ubbidiente Se tu fossi laborioso Se tu fossi veritiero CECCO: (perdendo la pazienza per il lungo predicozzo, ed esplodendo) Sio fossi! Sio fossi!... Sio fossi!... Eh!...Sio fossi foco arderei lo mondo, / sio fossi vento io ltempesterei / sio fossi acqua , io lallagherei, / sio fossi Iddio lo manderei in profondo / S io fossi papa E via, via, tutto il famoso sonetto.140 Campanile nei suoi elzeviri non risparmia neanche storici programmi letterari e artistici divenuti oramai oggetto di culto come, Lapprodo,141 Incontri,142 e Chi legge?.143 Quest ultimo, reportage di valore assoluto, in cui si analizza il rapporto degli italiani con la lettura, rappresenta lanticipatore del miglior giornalismo televisivo al di l da venire. Mario Soldati scherzevolmente, viene descritto come un
139
Ottocento di Salvator Gotta. Riduzione televisiva di Alessandro De Stefani, con Sergio Fantoni, Warner Bentivegna, Lea Padovani, Lucilla Morlacchi, Virna Lisi; regia di Anton Giulio Majano. Cinque puntate, dal 6 dicembre 1959. 140 A.. Campanile , La Televisione spiegata al popolo , cit. p. 107. 141 L'approdo. Settimanale di lettere e arti, a cura di Leone Piccioni con la collaborazione di Raimondo Musu, presenta Edmonda Aldini. Comitato direttivo: G.B. Angioletti, Riccardo Bacchelli, Carlo Batocchi, Carlo Bo, Emilio Cecchi, Giuseppe De Robertis, Gino Doria, Nicola Lisi ,Roberto Longhi, Giuseppe Ungaretti, Diego Valeri. Redazione: Silvano Giannelli (arti figurative), Luigi Silori (libri), Giulio Cattaneo (dibbatiti e attualit culturali), Mario Cimnaghi (teatro), Guido Turchi (musica); realizzazione di Enrico Moscatelli. Dal 26 gennaio 1963. 142 Incontri di Indro Montanelli, 1959. 143 Chi legge? Viaggio lungo le rive del Tirreno di Mario Soldati e Cesare Zavattini. Cinque puntate, dal 19 novembre 1960.
62
pazzo che si aggira per lItalia in pigiama, e che tormenta i poveri malcapitati (per lo pi analfabeti), cercando invano di invogliarli alla lettura. Missione nobile, dunque, ma agli occhi del Guastafeste diviene un inchiesta fatta solo per dimostrare che gli analfabeti non sanno leggere, e che chi legge, in Italia, solo Soldati, che introduce ogni puntata, declamando un canto di Virgilio o di qualche altro immortale autore. Spesso se la prende con gli autori televisivi, che generalmente, come giustificazione al rimprovero mosso riguardo la qualit scadente della tv, adottano come alibi il fatto che il pubblico televisivo molto vasto e annovera molti analfabeti, e che la tv non fatta per intellettuali; ragion per cui, gli autori, danno vita a programmi insulsi nei quali scambiano la comprensibilit con le cretinerie. Allora come oggi, i programmi culturali venivano relegati a notte fonda, nellora del silenzio, delle streghe e dei fantasmi. E questi fantasmi sono proprio i poeti che conversano, affondati in basse poltroncine con le mani pendenti dai braccioli, quasi pinne di pinguini. I programmi culturali spaventano e annoiano perch non capiscono. Il 23 marzo del 62 ospite illustre della trasmissione culturale lApprodo il poeta Eugenio Montale, un classico del 900, premio Nobel nel 75 per la Letteratura. Il programma televisivo loccasione per vedere e ascoltare un artista di tale fatta (tra laltro amico di Campanile) e metterne in evidenza particolari bizzarri ingigantiti dallocchio della telecamera: Ebbene il video ci svela cose che il vero ci nasconde. In tanti anni, Eugenio, non mero mai accorto che fai con i muscoli facciali delle piccole contrazioni che ricordano quelle dei roditori. Le fai ripetutamente e a lungo, e non quando parli, ma quando taci, e resti impassibile con tutto il resto della faccia. Meraviglioso.144 Meraviglioso, infatti, per chi abbia visto Montale in video. Ci si accorge quanto sia vero il fatto che lumorista un attento osservatore. LEusebio Nazionale roditore, fantastico!145 si
144 145
A. Campanile, La Televisione spiegata al popolo, cit. p. 241. Il gioco di accostare uomo e animale non nuovo in Campanile; persino sul retro di una sua foto che lo ritrae a passeggio con la moglie c scritto: il tricheco Campanile e la foca Giuseppina.
63
Nella recensione a tale trasmissione poi, commenta con divertimento la difficolt di comprensione della poesia contemporanea: Credevo fosse colpa mia che non capivo. Si pu immaginare con quale soddisfazione ho sentito Montale dire candidamente: Mi difficilissimo capire la poesia. Ho dubbi sulla mia poesia, e perfino su quella degli altri.146 Durante la conversazione televisiva, Montale, racconta anche della passione per il canto, soffermandosi sulla vocazione mancata, e spiega la genesi fotografica della celebre poesia Dora Markus. Per Campanile: Montale uno che vede tutto nero. Lha detto in video: Atroce non la condizione umana, ma vivere tra questa gente.
146
Ibidem
64
65
insomma. Nel caso del marchese, lAutore ci spiega, che gli amici sapevano che il dotto studioso faceva delle ricerche, ma specifica, che nessuno poteva dire che cosa esse fossero. La parola ricerca, collocata accanto alle parole biblioteca e studioso, per associazione, induce immediatamente il lettore a pensare che di studio si tratti, lo d per scontato. Successivamente, fulmen in clausula, veniamo a sapere che il marchese, avendo in giovent trovato in un libro una banconota, che il padre avaro aveva nascosto, decise, per caparbia ostinazione, di ricercarne altre. Il marchese Fuscaldo nel corso dellintera vicenda parla in latino, o meglio, si limita a declamare versi estrapolati da vari autori classici: esto bonus miles, tutor bonus, arbiter idem errabant acti Fatis maria omnia circum nudarant gladios, occidite, dixit, inermem Imbecilla voles tibi quidam accedis ad illam E cos sfogliando tutti i Satire, Giovenale Eneide, Virgilio Fasti, Ovidio Sermones, Orazio
66
67
Domanda n.2 Pu dirmi qualcosa del rapporto di suo padre con gli autori classici? Amava la lettura, leggeva tutto. Ricordo che spesso si addormentava a notte fonda, nel suo letto col cuscino dietro la schiena, quasi seduto, con il libro tra le mani. Leggeva e rileggeva i russi ma non disdegnava il Belli e i contemporanei.
Domanda n.3 In che misura suo padre si identificava con autori classici? Credo che fosse consapevole della sua importanza nel mondo letterario, ma, probabilmente appagato dalla notoriet e riconoscimenti ricevuti in giovent, negli ultimi anni della sua vita si era ritirato in campagna, dove vivevamo lontani dai clamori mondani.
Domanda n. 4 Le opere di Campanile sono una miniera di citazioni dantesche. Su In campagna un'altra cosa, vi la descrizione di un' enorme folla che si accalca presso la Biblioteca Nazionale per accaparrarsi copie della Divina Commedia e leggerle avidamente. E si conclude dicendo "io stesso mi son trovato ad abitarla e mi sono trovato come un pasci". Questo grande amore per la Divina Commedia le stato trasmesso ? Glielo rendeva partecipe?
68
Spesso citava Dante e l'opera sua, ma non si soffermava a elogiarla. L'amore per la Divina Commedia non ha bisogno di essere trasmesso .
Domanda n. 5 In Ma che cosa quest'amore? c' la figura di un marchese, il marchese Fuscaldo, che per una particolare vicenda diventa un dotto latinista e si esprime soltanto in latino. Campanile amava in particolare gli autori latini? Quali? Non so se amasse particolarmente gli autori latini ma ricordo che ammirava particolarmente Cicerone e Cesare dei quali ricordava a memoria alcuni passi. Nella libreria di casa (la sua libreria) per non ci sono libri in latino. A volte leggeva brani contenuti nei miei libri di testo e li traduceva senza l'ausilio del vocabolario, cosa che mi riempiva di ammirazione e mi permetteva di non dover tradurre le versioni a me assegnate.
Domanda n. 6 Ricorda, quali testi Campanile consultava con maggior interessere? Non ricordo testi o generi particolari, come ho detto, leggeva di tutto; dai trattati di scienza naturale, ai sonetti del Belli; dalla Divina Commedia a Goldoni.
69
Domanda n. 7 Anche da una lettura superficiale si possono individuare numerose trasposizioni di pagine scritte per il teatro in romanzi e viceversa. La sostanza comune, e trova la cellula originaria nelle Tragedie in due battute. Prediligeva un genere in particolare? Certamente il genere a lui pi congeniale, quello che pi amava era il genere teatrale, spesso i suoi romanzi sono diventati copioni per mano sua e, strano, viceversa.
Domanda n. 8 Secondo lei potrebbe esserci un "percorso" per una lettura dell' opera di Campanile? Non mi sento di dare indicazioni o chiavi di lettura. Memore di ci che diceva su chi di mestiere interpretava l'altrui opera, me ne guardo bene. Trovava quasi ridicole le interpretazioni, le ricerche di significati nascosti, si divertiva a criticare i critici. Se ha scritto x voleva dire x e non y Il grande critico d'arte si interroga del perch l'artista abbia usato il rosso per dipingere un campo o il giallo per il mare: forse per un interiore stato d'animo. Ma quale stato d'animo! Forse aveva finito il blu..
Domanda n. 9 Parlava mai del suo lavoro in famiglia? Non parlava molto in genere, preferiva ascoltare. Forse perch era estremamente pigro. A volte ne parlava con mia madre, forse non ne parlava 70
con me perch io ero troppo piccolo per capirlo e quando ebbi l'et per capire, lui era ormai troppo vecchio e stanco.
Domanda n. 10 C' una Tragedia in due battute o un racconto a cui suo padre era legato in modo particolare o che ricordava con particolare affetto? Era molto affezionato a "Colazione all'aperto", credo che fosse stata la prima a essere rappresentata. Raccontava che, lui giovanissimo, ebbe l'opportunit di farla rappresentare all'inizio di uno spettacolo non suo. Era la prima volta che andava in scena una sua "opera". All'alzarsi del sipario in scena una panchina sulla quale siedono un signore che legge il giornale e un giovanotto che, come avverte una voce fuori campo, dopo aver speso tutti i propri averi per l'acquisto di un panino e di tre fette di salame, lo sta preparando con la massima cura. Al momento di iniziare il pasto si rivolge al signore che al suo fianco e educatamente: - Vuol favorire? - S, grazie Strappa il panino dalle mani del giovane e ne fa un sol boccone - Sipario La scena era talmente rapida e a ridosso dell'apertura del sipario, che il pubblico per parecchie sere non se ne accorse nemmeno, altri, pi attenti, credevano in una distrazione dei macchinisti che avevano aperto il sipario anzitempo mentre due colleghi stavano cenando dietro di esso e, accortisi dell'errore, s'affrettavano a richiuderlo.
71
Domanda n. 11 Perch secondo lei Campanile viene poco spesso citato nelle antologie e nelle storie di letteratura italiana? Non detto che chi scrive libri di testo sia veramente colto e soprattutto che gli vada di lavorare. Pi comodo lasciare tutto come sta.
Domanda n. 12 Spesso nelle biografie di Campanile, il nome di sua madre viene associato alla meticolosa attivit e all' amorosa dedizione con cui si occupava dei suoi scritti (mettendo ordine nelle carte e curando la pubblicazione di diverse opere). Lei attraverso il sito internet vuole proseguire ci che faceva sua madre? Mia madre sapeva come mio padre voleva organizzare il materiale inedito, purtroppo morta improvvisamente e ancora non aveva cominciato a sistemarlo. Mi piacerebbe riuscire a mettere in ordine i manoscritti, ma l'impresa pi che ardua perch oltre al gran disordine, ci si deve confrontare con una grafia pessima, illeggibile per lo pi, alternata a segni di stenografia da lui personalizzata. Con il sito internet, curato da Angelo Cannat e Silvio Moretti e me, intendiamo far omaggio a mio padre, piacere a quanti gi lo conoscono e scoprire ai giovani.
Domanda n. 13 Suo padre stato per un periodo critico televisivo per l' Europeo, Montanelli ricorda che i suoi interventi, sono "nell'intelligente ironia nella capacit di sintesi, nello stile graffiante, la testimonianza di uno che la televisione la vedeva mal
72
volentieri, pur amandola". Secondo lei come considerava i mezzi di comunicazione di massa e quale funzione attribuiva loro? Sono certo che intu subito la grande potenzialit della televisione, l'immediatezza dell'informazione e la capillare diffusione che se ne poteva trarre. Era per, usando un termine a lui caro, amareggiato dagli stupidi programmi che ci proponeva. Oggi sarebbe furiosamente addolorato.
Domanda n. 14 La seguiva nei suoi studi? S, anche perch ero piuttosto svogliato.
Domanda n. 15 Lei scrive? Segue in qualche modo le orme di suo padre? S, scrivo per rispondere a mail, lettere e compilare moduli o domande. Vede, ho sempre avuto paura di far la fine di tanti figli d'arte, di diventare la brutta copia del padre. Non mi avrebbe soddisfatto nemmeno di eguagliarlo e di superarlo, credo proprio che non mi sarebbe stato facile. Forse avrei dovuto rivolgermi ad altri generi. Chiss? Magari in vecchiaia (ovvero da domani).
73
Domanda n. 16 Quali sono i ricordi pi belli che ha di suo padre, quali quelli che ancora le suscitano una forte emozione? Era talmente ammirato da qualsiasi cosa facessi, fosse stata anche la pi grande stupidaggine, che di lui ho solo ricordi belli. In lui vedevo la figura del padre e del nonno. Ma il ricordo della soddisfazione e della gioia dipinto sul suo volto il giorno delle sue nozze di rito civile con mia madre avvenute nel 1972, ancora fortemente presente in me.
Domanda n. 17 Quale era il carattere di suo padre? Era una persona tranquilla, anzi, serafica. Appagata Schivo, almeno negli ultimi dieci anni di vita e riservato. Generoso. Taciturno ma gli piaceva stare in compagnia, soprattutto dei giovani che, a sua detta, lo facevano sentire meno vecchio.
74
Conclusioni
Il mondo che Campanile rappresenta con maggior freschezza e inesauribile divertimento suo e del lettore un mondo in cui parole e cose si confondono, ribellandosi ad un ordine prestabilito. La sua abilit di ricamare sopra la realt innumerevoli artifici e sottigliezze ambizione tipicamente barocca, cos come la capacit di trasferire le cose da un ambito a un altro, di illuminarne in modo nuovo mutando i loro normali contesti e rapporti. Ma lo Wit di Campanile (parola usata dagli inglesi per indicare una sorte fusione ideale tra spirito e intelligenza) differisce dalle argutezze barocche perch intende suscitare di fronte linaspettato non la Meraviglia, ma il Riso, e precisamente un riso scemo, come lo defin Pancrazi. E se la sua una simpatia dartista che predilige personaggi assurti al ruolo di classici, questo non per un motivo particolare. Tutto pu avere cittadinanza nelluniverso Campaniliano. In questi ritratti si ammira la capacit di vedere gli uomini controluce e le cose nella loro vanit nonch il gusto di sbalordire luditorio. Si rileva non una comicit cruda e tagliente ma un umorismo, come dice Almansi, bonario domestico e innocente.148 Campanile adora lo studio, gli artisti, i filosofi, in genere tutti gli uomini di alta levatura morale e austeri costumi; attratto inoltre, dalla cultura come valore in s, ne avverte limportanza e non esita a comunicarcela. Nel romanzo Ma che cosa questamore?, amico del marchese latinista un pensatore. Questi assorto nelle sue meditazioni e interrogato da Carlo Alberto, introduce nella conversazione quotidiana aforismi, pensieri profondi, sentenze. Il suo cervello tormentato dalla divina fiamma del pensiero. Ma quello del pensatore un vero e proprio mestiere, a tutti gli effetti. Ci sono colleghi pensatori, un capoufficio e orari di lavoro nei quali dobbligo pensare, pena, come capita al pensatore del racconto, il licenziamento. Ma alla lunga, il personaggio diventa prevedibile, e allora ecco che lennesima volta, alla domanda, quali pensieri attraversino la sua mente, destandosi come da profonde riflessioni,
148
75
risponde: Adesso penso ai casi miei. Non c nulla da fare, impossibile etichettare questi personaggi. Quando si arriva a farsi un idea su chi essi siano, Campanile non manca mai di sottoporci un loro aspetto diverso, depista, sorprende il lettore e lo sbalordisce con ogni mezzo. Ci ricorda, poi, che prima di essere pensatori, studiosi, e latinisti sono uomini. E capita cos quindi che anche i pensieri dell illustre pensatore divengano preda dei pi triti e ritriti luoghi comuni. Il settantenne scrittore dietro la sua lunga barba patriarcale, biblica (fatta crescere sotto consiglio del figlio Gaetano) e che lo fa assomigliare a un mezzo clown e mezzo frate149 sa che la vita fatta cos e bisogna accettarla quale , e che accettarla quale , il meglio che si possa fare. Il suo lo sguardo delluomo saggio, di colui che nellosservare la vita che lo circonda sa metterne immediatamente in risalto gli aspetti pi risibili e che attraverso lumorismo riesce a stemperare i miti e le esagerazioni della ragione e del sentimento alterati. Campanile riesce a far ridere col nulla perch nulla viene preso sul serio. E cos si ride di tutto e soprattutto di se stessi. LArcavolo degli umoristi italiani, cos anagraficamente si definisce. Grazie, Arcavolo.
149
F.Taviani, in " Commedia corta. Oppure lunga una vita " introduzione a "Linventore del cavallo e altre quindici commedie", BUR- Rizzoli, Milano, 2000, p. XXVII.
76
L'eroe o si direbbe che a uno squillo di tromba, Milano, Rizzoli, 1976. Tragedie in due battute,a cura di G. Bellavista, Milano, Rizzoli, 1978 Benigno, La casa dei vecchi, Milano, Rizzoli 1981. La televisione spiegata al popolo, Milano, Bompiani, 1989. Opere, Romanzi e racconti 1924-1933, Milano, Bompiani, 1989.(contiene: Ma cosa questo amore?, Se la luna mi porta fortuna, Giovanotti, non esageriamo!, Agosto, moglie mia non ti conosco, In campagna unaltra cosa, Amiamoci in fretta, Cantilena allangolo della strada). Poltroni numerati, Bologna, Il Mulino, 1992, con una Nota di Masolino dAmico. Opere, Romanzi e stravaganti 1932-1974, Milano, Bompiani, 1994.(contiene: Battista al Giro dItalia, Trattato delle barzellette, Manuale di conversazione, Gli asparagi e limmortalit dellanima). L'inventore del cavallo e altre 15 commedie, 1924-1929, a cura di G. Bellavita, Torino, 1971. TESTI TEATRALI L'inventore del cavallo, Roma, Editrice d'Arte Fauno, 1927 L'amore fa fare questo e altro, Milano, Treves, 1931 Nel palazzo delle sirene, "Gazzetta del popolo", 19 gennaio 1935 Il microbo nell'imbarazzo, "Gazzetta del Popolo", 6 febbraio 1937 La questione della villeggiatura, "Gazzetta del Popolo" 20 marzo 1937 Tragedie intime, "Gazzetta del Popolo", 28 agosto 1937 Nel mondo delle fiabe, "Gazzetta del Popolo", Il novembre 1937 L'austero prof Pertusius, l'austero prof Gaius, "Gazzetta del popolo", 16 gennaio1938 Le disgrazie di Ascanio Cgoma, "Gazzetta del Popolo", 3 aprile 1938 Il cappello (La conferenza sceneggiata), "Gazzetta del Popolo", 24 aprile 1 e 8 maggio 1938 78
Uno sciagurato, "Il Milione", 27 ottobre 1938 Il salvataggio, "La Lettura", XXXIX, 8 (agosto 1938) Amore vagabondo, sulla "Gazzetta del Popolo" tra il 1938 e il 1939 Il filosofo, "Gazzetta del Popolo", 9 luglio 1939 Un concerto andato a male, "Gazzetta del Popolo", 13 agosto 1939 Il salvataggio, "La Lettura", XXXIX, 8 (agosto 1939) John, l'austero ispettore, "Ecco", 27 dicembre 1939 Astuzie di un ladro e L'amore al buio, "Gazzetta del Popolo", 18 febbraio 1940 Le riflessioni errate, Fatale equivoco di un incantatore di serpenti, Paria, "Gazzetta del Popolo", 31 marzo 1940 Signore sole e Uomo solo, "Gazzetta del Popolo", 5 maggio 1940 Il vecchio Agenore, "Gazzetta del Popolo", 26 maggio 1940 Non era un ombrello, "Gazzetta del Popolo", 16 maggio 1940 Se gli uomini avessero la coda (ipotesi in tre quadri), La moglie ingenua e il marito malato, Milano, Rizzoli, 1941 Un servizio per ventiquattro, "Gazzetta del Popolo", 28 giugno 1942 Campionato di calcio di serie A, "Gazzetta del Popolo", 15 novembre 1942 Una domanda di matrimonio, "Illustrazione del Popolo", 2 agosto 1942 Vecchia Russia, "Orlando Paladino", 1945 Arrivo del duca Limone, "L'Europeo", 23 luglio 1950 L'umorista e l'atomica, conferenza tenuta al Circolo Ufficiali il "Ridotto", marzo 1984 16 dicembre 1950, Nozze di oggi, "L'Europeo", 30 agosto 1953 Armando oggi, "L'Europeo", 23 maggio 1954 Margherita oggi, "L'Europeo", 30 maggio 1954
79
Sera d'agosto, "L'Europeo", 15 agosto 1954 Una crociera in maschera, "L'Europeo", 27 settembre 1959 La canzone napoletana [1964], "Video", maggio 1969 Povero Piero, Commedia in un prologo e tre atti, "Sipario", luglio 1961. L'inventore del cavallo e altre quindici commedie 1924- 1939, a cura di G. Bellavita, Torino, Einaudi, 1971. Tragedie in due battute, a cura di G. Bellavita, Milano, Rizzoli, 1978. Atti unici ed inediti (L'occasione, Da capo, Il suicida gentile, Il nuovo pensionante, Autoritratto), "Ridotto" -Rassegna mensile di teatro, 3, marzo 1984, pp.38-102.
SOGGETTI CINEMATOGRAFICI Soggetto del film Animali pazzi (titolo iniziale Il neo col pelo) , diretto nel 1938 da Bragaglia, con Tot, 1937 L'amore si fa cos, soggetto e sceneggiatura in collaborazione tra A. Campanile, L.Bragaglia e M.T. Ricci, Produzione Atlas Film, Roma, Terenzi, 1939 Il Ciambellone, riduzione cinematografica, 1940 La zia di Carlo, per la Capitani film, Roma, 1942 Senza una donna, 1943
TESTI RADIOTRASMESSI Autoritratto, trasmesso per i programmi nazionali della radio il 6 novembre 1960, poi riprodotto" Ridotto", marzo 1984. Trasmissione Il mondo per traverso, 1934
80
Bibliografia Critica
G. Almansi, introduzione a A. Campanile, In campagna unaltra cosa, Milano, Rizzoli, 1999. B. S. Anglani, Giri di parole: le Italie del giornalista Achille Campanile (1922-1948),Lecce, Piero Manni, 2000. S. Bartezzaghi, Campanile allangolo della strada, introduzione a A. Campanile, Cantilena allangolo della strada, Milano, Rizzoli, 2000. C. Bo, Il Manuale senza regole introduzione a Manuale di Conversazione, Milano, Rizzoli, 1976. N. Bobbio, De senectute e altri scritti autobiografici,Torino, Einaudi, 1996. G. Calenduli, Achille Campanile, in Letteratura Italiana. I contemporanei, Milano, Mormoranti, 1974. I. Calvino, Perch leggere i classici, Mondadori, Milano, 2000. G. Cavallini, Estro inventivo e tecnica narrativa di Achille Campanile, Roma, Bulzoni, 2000. E. Cecchi, Achille Campanile in Letteratura italiana del Novecento diretta da E. Cecchi e N. Sapegno, Milano, Mondadori, 1972. L. Ciferri, Premessa in Battista al Giro dItalia. Intermezzo giornalistico, Milano, La Vita Felice, 1996. S. Cirillo, Il comico nella letteratura italiana. Teorie e poetiche, Roma, Donzelli, 2005. F. Cordelli ,introduzione a A.Campanile in L'Eroe, Milano, Rizzoli, 2000. M. DAmico, Le tragedie in due battute, introduzione a A. Campanile, Tragedie in due battute, Milano, Rizzoli, 2000. M. DAmico, Achille Campanile come Wit, in Poltroni numerati, Bologna, Il Mulino, 1992. C. De Caprio, Achille Campanile e lalea della scrittura, Napoli, Liguori, 1990. O. Del Buono, Introduzione e fortuna critica in A.Campanile. Opere, Racconti e romanzi 1924-33, Milano, Bompiani, 1989. E. Di Mauro, La nave dei folli, in il Caff illustraton.6, maggiogiugno 2002. U. Eco, Diario Minimo, Milano, Bompiani, 2004 U. Eco, Ma che cosa questo Campanile introduzione a Se la luna mi porta fortuna, BUR- Rizzoli, Milano, 1979. 81
U. Eco, Campanile: il comico come straniamento. Tra menzogna e ironia, Milano, Bompiani, 1998.
U. Eco, Il superuomo di massa. Retorica e ideologia del romanzo popolare, Milano, Bompiani, 2001. G. Ferroni, Achille Campanile e la scrittura umoristica in Storia della letteratura italiana, Milano, Mondadori, 1995. E.Flaiano, Opere. Scritti postumi, a cura di M.Corti e A.Longoni, Milano, Bompiani, 2001. A. Gargiulo, L'umorismo di Campanile in Letteratura italiana del Novecento, Firenze, Le Monnier, 1940. A. Grasso, Manuale di recensione, in A. Campanile, La televisione spiegata al popolo, Milano, Bompiani, 1989. M. Mari, introduzione a A.Campanile, Il povero Piero, Milano, Rizzoli, 1999. E. Montale, recensione di: A. Campanile, Cantilena allangolo della strada e di Amiamoci in fretta, in Pan, 1 dicembre 1933. I. Montanelli, prefazione a A.Campanile, La Televisione spiegata al popolo , Milano , Bompiani, 1989. C. Muscetta, Umoristi e satirici in La letteratura italiana, il Novecento. Let presente. Parte prima, Bari, Laterza, 1980. G. Pampaloni, Modelli ed esperienze della prosa contemporanea , in Storia della Letteratura Italiana, Tomo II, Garzanti, 1987. W. Pedull, Il terzo braccio di Campanile, in Miti, finzioni e buone maniere di fine millennio, Milano, Rusconi, 1983. W. Pedull, Le armi del comico. Narratori italiani del Novecento, Milano, Mondadori, 2001. W. Pedull, Quadrare il cerchio. Il riso, il gioco, le avanguardie nella letteratura del Novecento, Roma, Donzelli, 2005. W. Pedull, Comico e grottesco nella narrativa del novecento in Storia generale della letteratura italiana diretta da N. Borsellino e W. Pedull, Milano, Motta, 1999. W. Pedull, Lamore perfetto tra seppia e piselli, in Il caff illustrato, n.6 Maggio giugno 2002. S. Perrella, La serena levit di Achille Campanile, in Gli asparagi e l'immortalit dell'anima, Milano, Rizzoli, 1999.
82
E. Ragni, Cultura e letteratura dal primo dopoguerra alla seconda guerra mondiale in Storia della letteratura italiana diretta da E. Malato. Volume IX. Il Novecento, Roma, Salerno, 1995. D. Riposio, Achille Campanile in Grande Dizionario Enciclopedico, Torino, UTET, 1986. C. Salaris, Luciano Folgore e le avanguardie, Scandicci, La Nuova Italia, 1997. E. Siciliano, Achille Campanile, o l'inutilit del riso introduzione a Agosto, moglie mia non ti conosco, BUR-Rizzoli, Milano,1985. G.B. Squarotti, Il riso: Achille Campanile, Cesare Zavattini e Stefano Benni in Storia della civilt letteraria italiana, Torino, Utet, 1996. L. Terzi, introduzione a A. Campanile, Il diario di Gino Cornab, Milano, Rizzoli, 1999. Trilussa, Tutte le poesie, a cura di P.Pancrazi, Mondadori, Milano, 1951. L. Malerba, Cesare Zavattini, in Opere 1931-1986, Milano, Bompiani, 1991. G.Zaccaria e C. Benussi, Paraletteratura e letteratura di consumo in Storia generale della letteratura italiana diretta da N. Borsellino e W. Pedull, Milano Motta, 1999.
83
Siti internet
http://www.campanile.it/ http://www.cesarezavattini.it/ http://www.giovanninoguareschi.com/ http://www.pitigrilli.com http://www.rai.it/cultura/ http://www.teche.rai.it/ http://www.raiclicktv.it/
84