Trascrizione

operazione che consiste nel rappresentare i suoni di una lingua con il sistema di scrittura di una lingua diversa
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La trascrizione è, in grafemica, l'operazione che consiste nel rappresentare i suoni di una lingua con il sistema di scrittura di una lingua diversa.[1] Mira, dunque, a rappresentare (in modo più o meno approssimativo) il sistema fonologico della lingua trascritta per un parlante che non conosca il sistema di scrittura di quella lingua e usi quindi il proprio in sostituzione o, in ambiente scientifico, per rappresentare in maniera univoca delle stringhe di foni e fonemi.

Giovane che trascrive Omero, dipinto di Johannes Moreelse (1630)

Uso e tipologie di trascrizione

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Nell'uso si ricorre a tipologie di trascrizione diverse, a seconda dello scopo e dell'ambiente in cui sono usate: alcune trascrizioni, meno precise, tendono a sfruttare le regole del sistema di scrittura della lingua di arrivo per riprodurre i suoni della lingua che si vuole trascrivere: per trascrivere una parola straniera che contiene il primo suono della parola sciame, un italiano userà il digramma ⟨sc⟩[2] o il trigramma ⟨sci⟩, mentre un anglofono sceglierà ⟨sh⟩, un tedesco ⟨sch⟩, un francofono ⟨ch⟩ e un polacco ⟨sz⟩.

Altre trascrizioni, invece, traspongono univocamente i suoni della lingua da trascrivere, indipendentemente dal sistema di scrittura della lingua di arrivo. Appartengono a questa categoria di trascrizioni gli standard della traslitterazione dall'arabo e dell'alfabeto internazionale per la traslitterazione del sanscrito. Si noti che questi due casi sono anche esempio dell'uso improprio del termine "traslitterazione" (nella quale, invece di considerare i suoni come nella trascrizione, si ha una conversione biunivoca da un sistema di scrittura in un altro).

Trascrizione in linguistica

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Quando il sistema di trascrizione è usato in ambienti linguistici, si parla generalmente di trascrizione fonetica e di trascrizione fonemica. La prima rappresenta univocamente i foni di una lingua e, a seconda del numero di dettagli fonetici inclusi, può essere stretta, se presenta molti dettagli, o larga, se ne presenta meno; la seconda (detta a anche "trascrizione fonologica") trascrive i fonemi (in caso di allofoni, quindi, non viene segnata alcuna differenza). Per queste trascrizioni, il sistema di scrittura più diffuso è l'Alfabeto fonetico internazionale. Un terzo tipo di trascrizione è quella grafemica: questa segnala i grafemi stessi, invece dei suoni che questi rappresentano.

Per queste trascrizioni si ricorre alle seguenti convenzioni:

  • in caso di trascrizione fonetica (sia stretta che larga), si usa racchiudere i segni tra parentesi quadre [ ] (talvolta la trascrizione fonetica stretta è posta tra doppie parentesi quadre [[...]]);
  • in caso di trascrizione fonemica, si racchiudono i segni tra parentesi oblique / /;
  • la trascrizione grafemica, viene racchiusa tra parentesi angolari .

Romanizzazione

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Viene detto romanizzazione (o latinizzazione) un sistema di trascrizione da una scrittura in alfabeto non latino (come il cirillico, l'arabo, la devanàgari etc...) ad una scrittura in alfabeto latino. Questi sistemi di trascrizione hanno spesso un insieme di norme ufficiali nazionali o internazionali (norme ISO). Si parla di romanizzazione anche per la trascrizione delle lingue logografiche (come il cinese o il giapponese); processo, questo, che viene spesso indicato, erroneamente, come traslitterazione, in cui, invece di considerare i suoni, come nella trascrizione, si considerano i segni alfabetici, per passare da un sistema di scrittura ad un altro.

  Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua araba e Traslitterazione dall'arabo.

Tra le diverse traslitterazioni usate nei paesi non-arabofoni, la seguente è quella "scientifica", suggerita in un Congresso Internazionale degli Orientalisti svoltosi a Roma nel 1938:
A -  ; B -  ; T -  ; TH -  ; J (Ğ) -  ; H (Ḥ) -  ; KH -  ; D -  ; DH -  ; R -  ; Z -  ; S -  ; SH (Š) -  ; Sad (Ṣ) -  ; Dad (Ḍ) -  ; Ta enfatica (Ṭ) -  ; Za enfatica (Ẓ) -  ; ʿAyn (ʿ) -  ; GH (Ġ) -  ; F -  ; Q -  ; K -  ; L -  ; M -  ; N -  ; Ha hafifa (h) -  ; W -  ; Y - . La hamza è traslitterata ʾ .
Gli allungamenti vocalici sono per la fatha ā/Ā; per la kasra ī/Ī e per la damma ū/Ū.

Cirillico

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Traslitterazione scientifica.

La norma internazionale di trascrizione del russo è la traslitterazione scientifica del cirillico. La traslitterazione invece ha il numero ISO 9: in quest'ultima versione (1995), questo sistema fa corrispondere a ciascun carattere cirillico un carattere latino unico, ciò che rende le traslitterazioni perfettamente reversibili senza la minima ambiguità.

Per dare un esempio semplice della differenza fra traslitterazione e trascrizione, si prenda il nome Горбачёв; questo dovrà essere traslitterato Gorbačëv secondo la norma ISO 9 (ad un carattere corrisponde un solo carattere: ad ogni č deve corrispondere un ч e inversamente), ma potrà essere trascritto Gorbaciov, Gorbatchof, Gorbachof o ancora Gorbatschow, secondo la lingua del trascrittore, con un'equivalenza fonetica approssimativa che tiene conto degli usi della lingua bersaglio, in questo caso rispettivamente l'italiano[3], il francese, l'inglese e il tedesco.

In effetti, l'alfabeto greco antico è relativamente poco ambiguo (ad un grafema corrisponde quasi sempre una sola interpretazione fonetica) e le differenze tra trascrizione e traslitterazione saranno molto ridotte. Eppure la trascrizione del greco antico paradossalmente non è regolata da una norma internazionalmente condivisa, in quanto normalmente l'alfabeto greco è destinato a chi lo sappia già leggere senza bisogno di trascrizioni in altri alfabeti: di conseguenza la trascrizione che ne deriva è normalmente adattata alle abitudini fonetiche della lingua dei trascrittori. Per esempio, γνῶθι σεαυτόν potrà essere trascritto gnothi seauton (in caso di trascrizione va ricordato però che in greco antico la /γ/ era pronunciata [g] di gatto in tutte le posizioni) e traslitterato gnôthi seautón (o gnȭthi seautón). La traslitterazione inserirà soltanto gli accenti (e le quantità vocaliche). È possibile ritrovare facilmente l'originale anche a partire da una trascrizione meno rigida.

Il greco moderno, tuttavia, è molto più difficile da trattare. In effetti la pronuncia del greco si è notevolmente modificata nel tempo rispetto alla fase più antica, divergendo sempre più dalla grafia.

Una delle modificazioni maggiori è lo iotacismo, fenomeno per il quale sono oggi confluiti nell'unica pronuncia [i] ben tre fonemi e tre dittonghi differenti (con pronuncia originaria: ι /i/~/iː/, η /ɛː/, υ /y/~/yː/, ει /eː/~/ei̯/-/ej/, οι /oi̯/-/oj/, υι /yi̯/-/yj/) che, in greco antico, non erano affatto confusi. Allo stesso modo, ε e αι si pronunciano entrambi [e], mentre ο et ω valgono entrambi [o]. Così, la traslitterazione e la trascrizione saranno talora molto lontane (fatto che indica un'ortografia complessa: in effetti, non è possibile notare direttamente, all'ascolto, una parola greca senza conoscerne la grafia).

Ecco un esempio concreto. Si rende il verso seguente dell'Odysseus Elytis:

Στην αρχαία εκείνη θάλασσα που εγνώριζα (Diario di un aprile invisibile, « Sabato 11 »).

Una trascrizione (fonetica e con gli accenti) possibile sarebbe stin archjéa ekíni thálasa pou eghnóriza. Si contano quattro [i], scritti η, ει e ι, due [e], scritti αι e ε. Se si può proporre una traslitterazione, che permetterebbe di riconoscere il testo originale, è necessario distinguere queste grafie. Si potrebbe per esempio adottare la traslitterazione del greco antico: stēn archaía ekeínē thálassa pou egnōriza, che sarà molto lontana dalla trascrizione e richiederà al lettore di conoscere delle regole di lettura meno intuitive.

Il problema si pone quindi per i nomi propri attuali: bisogna scegliere la trascrizione o la traslitterazione? Per esempio, Γιάννης Αλευράς si traslittera Giánnēs Aleurás ma si trascrive Jánnis Alevrás. Peggio, Βασίλης Κοντογιαννόπουλος traslitterato sarà Basílēs, mentre trascritto sarà Vasílis. Quanto al patronimico, può essere sorprendente constatare che si traslittera Kontogiannópoulos e si trascrive Kondojannópoulos (o Kondojannopoulos).

  Lo stesso argomento in dettaglio: Romanizzazione della lingua cinese.

I sistemi principali di trascrizione dalla lingua cinese sono:

Coreano

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I sistemi principali di trascrizione dalla lingua coreana sono:

Giapponese

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Sistema generale reale thailandese di trascrizione.

Il sistema generale reale thailandese di trascrizione, chiamato anche SGRT, o RTGS, acronimo del nome in inglese, è il sistema ufficiale di trascrizione adottato in Thailandia delle parole thailandesi nell'alfabeto latino ed è stato pubblicato dall'Istituto Reale di Thailandia.

Viene usato ovunque in Thailandia, a partire dai cartelli stradali per finire alle pubblicazioni governative ufficiali. È un sistema che rende solo un'idea approssimativa della reale pronuncia thai, dato che in tale lingua esistono lettere e suoni non presenti in quella latina. Oltre al SGRT, in Thailandia vengono usati altri sistemi di trascrizione delle parole thai con lettere latine, e sono generalmente basati sul modo in cui queste ultime sono usate nella lingua inglese, ad esempio il verbo avere che si scrive มี, in SGRT viene trascritto mi, ma usando un altro sistema si trova trascritto con il più foneticamente fedele mee in cui il digramma ee viene pronunciato con una i lunga, come in Bruce Lee e come nella voce del verbo essere sii.

Imprecisioni nelle trascrizioni

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La diffusione della scrittura tramite tastiere il cui layout non è uniforme in tutte le lingue porta frequentemente a una sorta di traslitterazione imprecisa nel tentativo di rappresentare una parola straniera nella sua grafia d'origine. Quando l'alfabeto di partenza è latino, questa traslitterazione si esegue solitamente tralasciando i segni diacritici e altri segni che non esistono nella lingua d'arrivo. Tale pratica, legata alle necessità divulgative dei mass media e alle limitazioni tipografiche dei diversi paesi ha tuttavia dato vita a pronunce che talora non hanno più niente a che fare con la pronuncia della lingua di partenza.

Il caso è molto frequente con alfabeti latini modificati, come quello polacco. I caratteri estesi assenti dalle tastiere attuali sono semplicemente omessi, senza tuttavia adattarne l'ortografia nel modo in cui meglio renda la pronuncia reale. Così, il cognome di papa Giovanni Paolo II, ("Wojtyła" con una elle barrata ł, pronunciata [w]) è semplicemente scritto Wojtila, con una elle normale. La pronuncia più frequente, /vɔj'tila/, è un compromesso abbastanza vicino alla pronuncia polacca /vɔj'tɪwa/ alla quale non manca che il valore reale di "ł" e il valore di [ɪ] più vicino a /e/ che a /i/ italiano. La parola Walesa subisce lo stesso trattamento: il nome, scritto "Lech Wałęsa" in polacco, si pronuncia in questa lingua /'lɛx va'wɛ̃ŋsa/. La scrittura Walesa e la pronuncia /va'le:za/ è doppiamente erroneo. A differenza dell'italiano, che tende a mantenere le false traslitterazioni, in molte lingue non si esita a modificare la grafia dei nomi stranieri affinché essi siano letti nella maniera più corretta.

Un altro caso abbastanza frequente riguarda la lingua araba, per la quale esistono due grafemi e fonemi che rendono l'italiana "c dura" (kāf, traslitterata "k", e per il suo suono enfatizzato, qāf, traslitterata "q"). In quest'ultima evenienza non è infrequente l'ipercorrettismo di apporre subito dopo una vocale "u", nel rispetto della lingua italiana ma non della realtà fonetica dell'arabo. Classico esempio è al-Quaida al posto del più corretto al-Qaida (versione semplificata di al-Qāʿida).

  1. ^ Devoto, Giacomo, e Gian Carlo Oli. 2008. Il Devoto-Oli. Vocabolario della lingua italiana. Milano: Le Monnier.
  2. ^ Le parentesi angolate indicano un grafema o una sequenza di grafemi.
  3. ^ Sito www.ansa.it, pagina Gorbaciov 30 anni dopo la fine dell'Urss

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Collegamenti esterni

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