Terremoto di Rieti del 1898
Il terremoto di Rieti del 1898 fu un sisma che si verificò in Italia centrale nel 1898, con epicentro a Rieti.
Terremoto di Rieti del 1898 | |
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Data | 28 giugno 1898 |
Ora | 00:47[1] (CEST) |
Magnitudo Richter | 5,8[2] |
Magnitudo momento | 5,48[3] |
Distretto sismico | Faglia della Conca Reatina[2] |
Epicentro | tra Rieti e Santa Rufina 42°24′54″N 12°54′18″E |
Stati colpiti | Italia |
Intensità Mercalli | VIII[4] |
Vittime | 7 morti[2] |
Posizione dell'epicentro
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Insieme al terremoto del 1298, è stato l'evento più distruttivo nella storia sismica della città tra quelli con epicentro locale.[4][5]
Eventi
modificaLo sciame sismico ebbe inizio nella prima metà del 1898 con delle scosse minori, le più rilevanti delle quali avvennero l'8 febbraio e il 23 aprile.[6]
Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1898, intorno alla mezzanotte e mezza si verificò una prima, debole scossa,[1] che tuttavia non destò preoccupazioni.
Poco dopo, alle 00:47 del mattino,[1] si verificò la scossa principale: un fortissimo scuotimento di carattere ondulatorio[1] anche se di breve durata (la terra tremò per circa nove secondi), cosa che probabilmente ne limitò le conseguenze.[1] Ebbe epicentro in corrispondenza di Colle Puzzaro (al confine tra i comuni di Rieti e Cittaducale), nei pressi della frazione Cupaello e dell'odierno quartiere di Campoloniano,[3] e avvenne ad una profondità di 8,1 km.[7]
Le conseguenze più gravi si ebbero nel paese di Santa Rufina, dove il terremoto provocò cinque morti, e a Castelfranco, dove si registrarono un morto e cinque feriti.[1]
Inoltre Cupaello di Sotto, villaggio di poche case posto nelle immediate vicinanze dell'epicentro,[8] venne pressoché raso al suolo[4] e non fu mai più ricostruito.
A Rieti non si verificarono crolli totali, e grazie a questa circostanza si contarono molti feriti ma nessuna vittima.[9] Tuttavia i danni agli edifici furono consistenti, pari all'VIII grado della scala Mercalli:[10] pochissime costruzioni rimasero incolumi, e le lesioni gravi furono diffusissime.[9] Il numero di edifici inagibili o a rischio crollo fu altissimo, tanto che si ebbe la sensazione di aver scampato per poco l'ecatombe: il Brucchietti notò che «tutte le case, dal palazzo al tugurio, sono giunte al limite massimo della loro resistenza; ancora un piccolo urto e tutto sarebbe caduto al suolo»,[11] mentre il quotidiano Il Messaggero scrisse che «un secondo di più che avesse durato la scossa – senza esagerare – Rieti sarebbe rimasta spianata al suolo».[1]
Tra i danni più frequenti furono riscontrati il crollo di tetti, solai e muri interni, il cedimento di volte e muri portanti, nonché la perdita di perpendicolarità delle pareti esterne.[12] Tali effetti furono determinati, oltre che dalla scossa, anche dalla scarsa qualità delle costruzioni, molte delle quali carenti nella statica e nella qualità dei materiali impiegati.[13]
Feriti e danni gravi si riscontrarono inoltre a Cittaducale,[1] Torricella, Poggio San Lorenzo e Casaprota.[1]
Il sisma provocò inoltre la formazione di sette grandi spaccature nel terreno a Santa Rufina ed altre cinque spaccature vicino Castelfranco,[14] nonché l'intorbidimento delle acque delle terme di Cotilia.[15]
Gestione dell'emergenza
modificaSubito dopo la scossa, gli abitanti di Rieti furono presi dal panico e si riversarono nelle piazze e nelle campagne, trascorrendo la notte all'aperto.[1] Il terremoto provocò inoltre l'interruzione dell'illuminazione elettrica, cosa che contribuì ad aumentare la confusione.[1]
I primi soccorsi furono portati da un gruppo di volontari dell'Assistenza Pubblica guidato dal parlamentare Domenico Raccuini.[1] Nel corso della prima giornata, per la sistemazione dei più bisognosi furono utilizzati i vagoni presenti nella stazione ferroviaria, mentre i Vigili del Fuoco iniziarono il puntellamento degli edifici pericolanti.[1] La notte seguente, alle cinque del mattino, si verificarono due leggere repliche.[16]
A causa dell'inagibilità di moltissime abitazioni, il numero degli sfollati fu altissimo e gran parte degli abitanti di Rieti non poté fare rientro a casa. Il governo Italiano incaricò il prefetto di Perugia Tommaso Tittoni di provvedere al ricovero degli sfollati,[1] e il 29 giugno inviò in città 300 vagoni ferroviari[16] e 4000 tende militari da campo,[16] insieme a cento soldati zappatori del Regio Esercito che provvedettero a montarle e a realizzare gli accampamenti[16] (dislocati nella campagna circostante alla città). Fu disposto inoltre l'invio di pane dal panificio militare di Foligno.[16] Re Umberto I donò 25 000 lire a favore dei terremotati di Rieti e 15 000 per quelli di Cittaducale,[17] mentre l'industriale Emilio Maraini elargì 2000 lire ai propri operai e 20 000 lire a favore dell'amministrazione comunale.[18]
Grossi disagi si ebbero il 6 luglio, quando un forte temporale allagò la tendopoli;[19] inoltre, ad appena dieci giorni dal sisma, i cittadini dovettero restituire le tende e provvedere autonomamente ad una sistemazione.[20] Il 7 luglio si registrò inoltre un episodio di sciacallaggio, con la diffusione della falsa voce di un'imminente scossa, che provocò il panico tra la popolazione.[20]
Lo sciame sismico fu intenso e proseguì per diversi mesi, con decine di repliche che durarono fino al mese di settembre.[12]
Nuovi terremoti, non è chiaro se collegati o meno a quello del 1898, tornarono ad interessare Rieti nell'ottobre del 1902 (magnitudo 4,8) e nel maggio del 1903 (magnitudo 4,6).[21]
Danni e interventi di ricostruzione
modificaIl terremoto lasciò gravemente danneggiati gran parte degli edifici di Rieti, con numerose perdite sia nel patrimonio artistico che nella fruibilità delle loro funzioni civili o religiose.
Tra gli edifici lesionati ci fu il Teatro Flavio Vespasiano, inaugurato appena cinque anni prima, dove crollò la cupola (insieme all'affresco di Giuseppe Casa che la ornava) e una parte della facciata. Alla sua ricostruzione, nel 1901, la cupola venne ornata con una nuova pittura realizzata da Giulio Rolland.[22]
Il Palazzo Comunale fu gravemente danneggiato, con il crollo di diverse parti della struttura e la caduta della campana dell'orologio civico.[16] Il 20 luglio collassò un'altra ala del municipio,[23] che pochi giorni dopo fu sgomberato e trasferito in palazzo Vincentini, permettendo l'inizio della demolizione delle parti pericolanti.[24] Mentre alcuni sostenevano la necessità di demolire e riedificare l'intero edificio, l'architetto Giuseppe Sacconi propose di riparare e consolidare il fabbricato esistente, e nel 1903 il consiglio comunale accolse quest'ultima proposta.[25] Gli interventi di riparazione furono avviati nel 1909 ed eseguiti dall'architetto Cesare Bazzani.[26]
Rimase pericolante anche l'edificio adiacente al Palazzo Comunale, che ospitava il principale albergo della città (l'albergo della Croce Bianca) ed era attribuito da alcuni al Valadier.[27] Il problema della ricostruzione dell'albergo si trascinò a lungo e fu risolto definitivamente solo negli anni Trenta, quando su un altro lato della piazza fu costruito il nuovo albergo centrale (il Quattro Stagioni) mentre il vecchio albergo fu demolito e sostituito dalla torre in stile razionalista ancora oggi presente.[28]
Il terremoto peggiorò la già precaria stabilità del Palazzo Vescovile e dell'Arco di Bonifacio VIII,[29] e fece crollare alcuni tratti della cinta muraria medievale.[16] A causa del terremoto crollarono inoltre gran parte delle altane che ornavano gli edifici della città, una caratteristica architettonica tipica e precedentemente molto diffusa, di cui sopravvissero solo pochi esempi.[12]
Furono danneggiati inoltre i centri della vita economica e civile come l'ospedale,[1] lo zuccherificio (nel quale crollò una ciminiera e furono lesionate le pareti esterne),[16] la caserma dei Carabinieri e il carcere di Santa Scolastica.[30]
Quasi tutte le chiese furono danneggiate, in particolare la chiesa di San Francesco dove crollò la volta barocca (in seguito sostituita da un tetto a capriate ancora oggi presente) e la chiesa di Sant'Agostino a cui crollò il tetto.[16][30] Subì danni notevoli anche il seminario vescovile.[16]
Il campanile duecentesco della cattedrale di Santa Maria Assunta rimase pericolante[16] e fu condannato alla demolizione dal Genio civile, salvandosi solo grazie all'opposizione del vescovo Bonaventura Quintarelli che pagò personalmente le spese del consolidamento.[29]
A Castelfranco il terremoto provocò il crollo della chiesa parrocchiale e dell'antica torre di guardia.[1]
A Cittaducale furono danneggiati la torre civica, la torre angioina e vari edifici istituzionali (quali municipio, sottoprefettura, ufficio del registro e agenzia delle imposte).[1]
In generale, in seguito al sisma, quasi tutti gli edifici furono riparati e in qualche misura consolidati, ma spesso questi interventi furono portati avanti in economia (a volte dai diretti proprietari degli edifici e non da carpentieri esperti), e mancò uno stretto controllo sulla qualità dei materiali e sul rispetto delle buone norme dell'edilizia.[31] Fu notato, in particolare, il diffuso impiego di malte di scarsa qualità,[11] l'errata applicazione delle catene, e il mancato consolidamento di muri deboli o lesionati.[32]
Note
modifica- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q Il terremoto di ieri notte nell'Italia Centrale, in Il Messaggero, 29 giugno 1898, p. 2 (col. 3 e 4)., consultabile online su ASR, pagina su Il Messaggero
- ^ a b c Alessandra Lancia, Terremoti, allarme del Cer: «Il centro di Rieti è a rischio», in Il Messaggero edizione di Rieti, 19 giugno 2013. consultabile online qui (pag. 116)
- ^ a b Catalogo dei terremoti italiani. Finestra temporale: 1691 - 1899, su emidius.mi.ingv.it. URL consultato il 18 luglio 2016.
- ^ a b c Risposta sismica, pag. 148.
- ^ R. Camassi, Il terremoto di riferimento: la sequenza, storia sismica, pericolosità (PDF), su INGV, p. 18. URL consultato il 12 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2017).
- ^ Brucchietti, pag. 88.
- ^ Protezione Civile di Rieti, Centro studi CE.S.I.S.S., 118 anni dal Terremoto del 1898, su facebook.com. URL consultato il 18 luglio 2016.
- ^ Marinelli, pag. 5.
- ^ a b Risposta sismica, pag. 150.
- ^ INGV, 1898 giugno 27 23:38 Reatino, in Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani 2015. URL consultato il 13 febbraio 2018.
- ^ a b Brucchietti, pag. 81.
- ^ a b c Roberto Lorenzetti, Che cosa ci insegna la storia: terremoti nel Reatino dal Medioevo a oggi, su Il mondo degli Archivi, 24 novembre 2016. URL consultato il 13 febbraio 2018.
- ^ Marinelli, pag. 9-17, pag. 23.
- ^ Microzonazione sismica livello 1 (PDF), su Sito istituzionale del Comune di Rieti, p. 36. URL consultato il 14 febbraio 2018.
- ^ Brucchietti, pag. 86, nota a piè di pagina.
- ^ a b c d e f g h i j k Il terremoto a Rieti, in Il Messaggero, 30 giugno 1898, p. 2 (col. 5 e 6)., consultabile online su ASR, pagina su Il Messaggero
- ^ Il cuore del Re, in La Nazione, 6 luglio 1898, p. 3 col. 4., consultabile online su ASR, pagina su La Nazione
- ^ Il terremoto in Italia, in La Nazione, 30 giugno / 1º luglio 1898, p. 3 col. 3., consultabile online su ASR, pagina su La Nazione
- ^ Il terremoto di Rieti, in Il Messaggero, 7 luglio 1898, p. 2, col. 4., consultabile online su ASR, pagina su Il Messaggero
- ^ a b Il terremoto di Rieti, in Il Messaggero, 9 luglio 1898, p. 2, col. 1 e 2., consultabile online su ASR, pagina su Il Messaggero
- ^ Catalogo dei terremoti italiani. Finestra temporale: 1900 - 1963, su INGV, 28 giugno 2016. URL consultato il 18 luglio 2016.
- ^ TRADIZIONI POPOLARI - Il teatro a Rieti, su Rieti 2000. URL consultato il 14 febbraio 2018.
- ^ Echi del terremoto a Rieti, in Il Messaggero, 23 luglio 1898, p. 4, col. 2., consultabile online su ASR, pagina su Il Messaggero
- ^ Echi del terremoto a Rieti, in Il Messaggero, 24 luglio 1898, p. 2, col. 3., consultabile online su ASR, pagina su Il Messaggero
- ^ Francesco Palmegiani, Rieti e la Regione Sabina. Storia, arte, vita, usi e costumi del secolare popolo Sabino: la ricostituita Provincia nelle sue attività, Roma, edizioni della rivista Latina Gens, 1932, p. 232.
- ^ Palazzo Comunale - Rieti, su Travel Italia. URL consultato il 14 febbraio 2018.
- ^ POR FESR LAZIO 2007-2013 - Piano Locale Urbano di Sviluppo (P.L.U.S.): “Fare centro - Fare città” - Sintesi generale (PDF), su frontierarieti.com, p. 89. URL consultato il 27 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2018).
- ^ Laura Saladino e Maria Carla Somma, Elementi per una topografia di Rieti in età tardoantica ed altomedievale, in Mélanges de l'Ecole française de Rome. Moyen-Age, tome 105, nº1 1993, p. 95. URL consultato il 27 aprile 2016.
- ^ a b Ileana Tozzi, La tutela del patrimonio architettonico e storico-artistico della Diocesi di Rieti, su Amministrazione Beni Civici di Vazia, 28 gennaio 2012. URL consultato il 18 luglio 2016.
- ^ a b 28 giugno 1898 – 28 giugno 2016, 118 anni dal terremoto che inginocchiò Rieti, su Rieti in Vetrina, 28 giugno 2016. URL consultato il 18 luglio 2016.
- ^ Marinelli, pag. 26.
- ^ Marinelli, pag. 26-27.
Bibliografia
modifica- G. Brucchietti, Sul terremoto di Rieti del 28 giugno 1898 (PDF), Modena, 1898.
- Ludovico Marinelli, Memoria sul terremoto di Rieti, Roma, 1899.
- (IT) (EN) Valerio Comerci, Diego Molin, Federico Pasquaré Mariotto, Leonello Serva, Risposta sismica dell'area urbana di Rieti in occasione del terremoto del 27 giugno 1898 nel bacino di Vazia (RI), su Bollettino - Societa Geologica Italiana, 01/2003. URL consultato il 18 luglio 2016.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su terremoto di Rieti del 1898
Collegamenti esterni
modifica- Archivio di Stato di Rieti, ENEA, Il terremoto di Rieti del 28 giugno 1898, su asrieti.it.