Mustafa Abdel Gelil

politico libico

Muṣṭafā ʿAbd al-Jalīl (in arabo مصطفى عبد الجليل?; Beida, 1952) è un politico libico.

Muṣṭafā ʿAbd al-Jalīl
مصطفى عبد الجليل

Capo di Stato della Libia
ad interim
Durata mandato20 ottobre 2011 –
8 agosto 2012
ViceʿAbd al-Ḥafīẓ Ghōqa
PredecessoreMuʿammar Gheddafi
(come Guida e Comandante della Rivoluzione della Grande Jamāhīriyya Araba Libica Popolare)
SuccessoreMohammed Ali Salim
(ad interim)

Presidente del
Consiglio nazionale di transizione
Durata mandato23 febbraio 2011 –
8 agosto 2012
Predecessorecarica istituita
Successorecarica abolita

Ministro della giustizia
Durata mandatogennaio 2007 –
21 febbraio 2011
Successorevacante

È stato capo di Stato ad interim della Libia, dopo la morte di Muʿammar Gheddafi e l'insediamento del Consiglio nazionale di transizione come governo provvisorio, e fino alla sua dissoluzione l'8 agosto 2012. Gli succedette nella carica Mohammed Ali Salim, in quanto presidente del Congresso nazionale generale, all'insediamento di questo nuovo organismo.

Biografia

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Compiuti gli studi scolastici nella sua città natale, Muṣṭafā ʿAbd al-Jalīl Faḍīl proseguì a livello universitario la sua preparazione, frequentando dapprima l'Università Gāryūnis di Bengasi per poi tornare ad al-Baydāʾ per frequentare i corsi della locale Università Islamica[1] (in arabo جامعة محمد بن علي السنوسي?, Jāmiʿa Muḥammad b. ʿAlī al-Sanūsī, "Università Muḥammad b. ʿAlī al-Sanūsī") svolti nella sua Sezione (qism) di "Shari'a e giurisprudenza", facenti parte della Facoltà di Lingua araba e Studi islamici di quell'Ateneo. Qui si laureò nel 1975.[2]

Diventò giudice (in arabo ﻗﺎﺿﻲ?, qāḍī) nel 1978, consigliere di tribunale (in arabo مستشار?, mustashār) nel 1996 e nel 2002 diventa presidente di corte d'appello (in arabo محكمة استئناف?, Maḥkama istiʾnāf). In questa veste, fu indicato dal settimanale francese L'Express come responsabile dell'intransigenza della corte nel condannare a morte (condanna successivamente commutata in ergastolo) le sei infermiere bulgare ritenute responsabili dell'epidemia di HIV scoppiata, nel 1998, all'ospedale pediatrico El-Fatih di Bengasi: 400 bambini infettati per trasfusione di sangue infetto, deliberatamente infettati da parte dei condannati per ordine della CIA, secondo la ricostruzione processuale, mentre per la difesa i bambini erano vittime di sangue infetto presente in ospedale prima dell'arrivo delle sei infermiere.[3] Nel 2006, fu nominato presidente del tribunale di al-Bayḍāʾ. Nel gennaio 2007 è ministro della giustizia della Libia.

Nell'agosto 2010, un rappresentante di Human Rights Watch elogiò la presa di posizione pubblica di Jalil contro i metodi di arresto e prolungata detenzione senza processo dei cittadini libici.[4] Dichiarazioni dello stesso tenore furono rilasciate da Amnesty International, nel novembre 2010,[5] e nuovamente da Human Rights Watch durante la Universal Periodic Review (UPR) del 2010 presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.[6]

In seguito alle sommosse popolari in Libia cominciate il 16 febbraio 2011, il 21 febbraio ha rassegnato le dimissioni dal governo di Muhammad Abu l-Qasim al-Zuwayy ed è passato alle forze anti-Gheddafi. Il 23 febbraio 2011, intervistato dal quotidiano svedese Expressen, l'ex ministro ha ammesso le responsabilità dirette del colonnello Gheddafi nell'ordinare l'attentato al Volo Pan Am 103 nel 1988 che costò la vita a tutte le 259 persone a bordo e a 11 abitanti della cittadina scozzese di Lockerbie.[7][8]

Dal 27 febbraio 2011 svolge a Bengasi la carica di segretario del Consiglio Nazionale Libico, che riunisce parte delle opposizioni anti-Gheddafi. Il regime di Gheddafi il giorno 9 marzo 2011 ha promesso una ricompensa di 500.000 dīnār (circa 270.000 euro) a chi lo catturerà e lo consegnerà; inoltre chi fornirà informazioni utili alla sua cattura riceverà una ricompensa di 200.000 dīnār (130.000 euro). Muṣṭafā ʿAbd al-Jalīl è infatti definito dal regime di Gheddafi una "spia".[9] Il 20 ottobre 2011, in seguito alla morte di Gheddafi, assume "ad interim" la carica di capo di Stato.

L'11 dicembre 2012 viene coinvolto nell'inchiesta avviata dalla magistratura, nel quadro dell'assassinio del gen. Abd al-Fattah Yunis, il capo di stato maggiore all'epoca di Gheddafi, passato poi dalla parte degli insorti. La prima udienza è stata fissata per il 20 febbraio 2013.[10]

  1. ^ La sottolineatura della sua fede islamica è palesata dalla zabība (in arabo زبيبة?, ossia "acino d'uvetta") al centro della sua fronte: segno inequivocabile delle reiterate prosternazioni (sujūd) effettuate nelle ṣalāt, canoniche e volontarie.
  2. ^ Scheda in arabo su al-Jazīra, alcune parti della quale sono riprodotte letteralmente sul lemma di Wikipedia in lingua araba. URL consultato il 1º agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 5 agosto 2011).
  3. ^ Lévy Alexandre, Quand le chef des rebelles libyens oeuvrait pour Kadhafi [When the Libyan rebel leader was working for Gaddafi], in l'express.fr, 29 marzo 2011. URL consultato il 4 aprile 2011.
  4. ^ «The Minister of Justice has taken a very good stance on this group of prisoners. He's publicly criticized the security agencies for continuing to detain prisoners, despite the fact that they have been acquitted by the courts. And, the problem really is that the Internal Security Agency and the Ministry of Interior have been ignoring court orders.» Fonte: Peter Clottey, Rights Researcher Calls for Expanded Libyan Prisoner Compensation, in 2010-08-08, Voice of America. URL consultato il 23 febbraio 2011.
  5. ^ «At least 200 others remain detained after serving their sentences or being acquitted by courts. Justice Minister Mostafa Abdeljalil has publicly called for the release of these prisoners, but the Internal Security Agency, which holds them, refuses to comply... Justice Minister Abdeljalil has said that he is unable to order an investigation into abuses by Internal Security Agency Officers because they have immunity. Only the Interior Ministry can waive immunity, but it has consistently refused to do so, he said.» Fonte: Public statement: Libya: Carry out UN calls for reform: Government rejects much-needed changes at first Human Rights Council review, su amnesty.org, 17 novembre 2010. URL consultato il 23 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2014).
  6. ^ Relazione di Human Rights Watch (PDF). URL consultato il 21 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2011). per la Universal Periodic Review (UPR) del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, aprile 2010
  7. ^ (SE) "Khadaffi gav order om Lockerbie-attentatet", su expressen.se (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2012).
  8. ^ Libia: Gheddafi ordinò strage Lockerbie, in Ansa, 23 febbraio 2011. URL consultato il 23 febbraio 2011.
  9. ^ Governo Gheddafi: taglia su capo consiglio Jalil, su tio.ch, 9 marzo 2011. URL consultato il 20 ottobre 2020 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2013).
  10. ^ Libia. Jalil sospettato dell'omicidio del generale Yunis | Esteri | Rinascita.eu - Quotidiano di Sinistra Nazionale, su rinascita.eu. URL consultato il 12 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2013).

Voci correlate

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