Mefite

divinità italica legata alle acque, invocata per la fertilità dei campi e per la fecondità femminile
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Mefite è una divinità italica legata alle acque, invocata per la fertilità dei campi e per la fecondità femminile.

Mefite
Volto in bronzo della dea Mefite, frammento conservato presso il museo archeologico nazionale della Basilicata
Lingua orig.Mefitis
Caratteristiche immaginarie
EpitetoAravina, Utiana, Caporoinna[1]
SessoFemmina

Etimologia

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Il nome Mefitis è sicuramente osco, con la caratteristica -f- intervocalica, e deriva forse da "medio-dluitis", donde "mefifitis" e quindi Mefitis, cioè "colei che fuma nel mezzo" oppure da "Medhu-io" cioè "colei che si inebria"[2] o ancora - sembra con maggiore probabilità - "colei che sta nel mezzo", ovvero entità intermedia fra cielo e terra, fra morte e vita. A lei veniva attribuito il potere di fare da tramite e di presiedere al passaggio.

Luoghi di culto

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Il culto era diffuso in tutta l'Italia osco-sabellica, in particolare nelle zone abitate o frequentate dalle popolazioni sannitiche. Notizie di scrittori antichi e rinvenimenti archeologici ne documentano l'esistenza soprattutto in Irpinia: a Rocca San Felice, Frigento e in Valle d'Ansanto[3], così come nella valle del Miscano[4] tra Ariano, Montecalvo e Casalbore; inoltre in Lucania (a Grumentum e Rossano di Vaglio, il cui ruolo di centro di culto fu ereditato nel I secolo d.C. dalla città romana di Potentia[5][6]), nel basso Lazio a Casalvieri nella località Pescarola, a Casalattico, località San Nazario, nella Valle di Canneto a Settefrati, a San Donato Val di Comino, nonché nel Sannio pentro presso il tempio italico di Vastogirardi[senza fonte] e l'area di Cantoni di Sepino, nel Matese[7]. La presenza di Mefite si riscontra anche fuori dell'area osco-sabellica: a Cremona, a Lodi Vecchio,[senza fonte] a Roma - dove sono attestati un tempio (aedes Mefitis) e un boschetto sacro (lucus Mefitis) a lei dedicati sull'Esquilino fin dal III secolo a.C.[8] e a Tivoli.[senza fonte]

I luoghi di culto di Mefite sono situati quasi sempre in un ambiente caratterizzato dalla presenza di acque fluviali o lacustri. È stato ipotizzato che, da divinità legata alle acque e alle sorgenti in generale, dopo la romanizzazione dell'Italia sia stata connessa maggiormente e poi esclusivamente alle esalazioni emanate da mofete e da acque sulfuree o corrotte come quelle stagnanti, che essa doveva impedire, o comunque a luoghi contrassegnati da fenomeni vulcanici[9][10].

Un aspetto non ancora indagato è l'eventuale rapporto tra questo culto e un rito di transizione quale la transumanza, che costituiva il passaggio delle greggi ai nuovi pascoli stagionali. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che a ridosso dei percorsi tratturali erano presenti antiche aree sacre dedicate alla Mefite.[11]

  1. ^ Fabrizio Loffredo, LA DEA MEFITIS: DALLE MOFÉTE DEL SANNIO AD ABANO TERME (PDF), in I Quaderni del Ramo d'Oro on-line, n. 5, 2012.
  2. ^ Giacomo Devoto ha visto un collegamento fra Mefitis e la sabina Mefula suggerendo che originariamente fosse la dea dell'ebbrezza e della vertigine (Gli antichi italici. Firenze, 1967, p.238)
  3. ^ Michele Sisto et al., Geocartographic history of a natural monument of Southern Apennines: the Geosite of Mephite in Ansanto Valley, academia.edu, link verificato il 1 luglio 2020.
  4. ^ Il teonimo Mefitis è riportato in un'iscrizione di epoca romana reperita alla località San Vito, lungo la via Ariano-Montecalvo.
    Tommaso Vitale, Storia della regia città di Ariano, p. 20.
  5. ^ Annarita Di Noia, Potentia. La città romana tra età repubblicana e tardo antica. (PDF), in I quaderni - documentazione regione, Consiglio regionale della Basilicata, 2008, pp. 22-23. URL consultato il 23 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 15 febbraio 2017).
  6. ^ NOTE SULLE ORIGINI DI POTENZA - Potentia Review, su web.archive.org, 23 giugno 2019. URL consultato il 23 giugno 2019 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2019).
  7. ^ Il santuario di San Pietro in Cantoni
  8. ^ Aedes Mefitis Fest. 348: Cispium a Laevo Cispio Anagnino, qui... eam partem Esquiliarum, quae iacet ad vicum Patricium versus, in qua regione est aedes Mefitis, tuitus est; Varrone, De lingua latina, V 49 : (in Esquiliis) lucus Mefitis et Iunonis Lucinae quorum angusti fines
  9. ^ L'aggettivo "mefitico" è in effetti rimasto nell'uso proprio col significato di "puzzolente, malsano".
  10. ^ La stessa sorgente è il simbolo della forza dell'acqua che dalla terra sgorga e quindi passa all'aria [...] Essa riassume in sé le valenze, celesti ed ultraterrene, attribuite in ambito greco ad Afrodite, Demetra e Persefone. All'origine era la deità ctonia protettrice delle sorgenti [...], ma l'evolversi del culto l'ha protesa verso i benefici derivanti dall'utilizzo delle acque termali e quindi solforose, connesse alla valenza di "sanatio" [...] Non è storicamente provato però che all'origine il culto della dea Mefite venisse sempre collegato con i fenomeni del vulcanesimo. [...] È probabile che il collegamento tra il culto della dea Mefite e le acque vulcaniche solforose sia postumo alla romanizzazione della penisola italiana e che una dea originariamente adorata dalle popolazioni osche quale ninfa delle sorgenti sia stata adorata come dea dai Sanniti ma, con l'avvento dell'amministrazione romana, sia stata relegata quale divinità delle mofete e delle acque stagnanti, lasciando il culto relativo al fenomeno delle acque sorgive a divinità del pantheon consoni a Roma (Davide Monaco, Mefitis: la deità della transizione, citato in bibliografia)
  11. ^ Davide Monaco, Mefitis: la deità della transizione, citato in bibliografia

Bibliografia

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  • R. Antonini. Dedica osca a Mefite Aravina dalla Valle d'Ansanto, in «Annali dell'Istituto universitario Orientale di Napoli. Seminario di studi del mondo classico. Sezione di Archeologia e Storia Antica» (Napoli), 3 (1981), pp. 55 e ss.
  • Flavia Calisti. Mefitis: dalle madri alla madre. Roma, Bulzoni, 2006.
  • Giovanna Falasca. Mefitis, divinità osca delle acque (ovvero della mediazione), in «Eutopia», nuova serie II/2 2002, Edizioni Quasar; con bibliografia aggiornata.
  • Massimo Gusso, La dea Mefitis a Cremona in un passo di Tacito (Storie III, 33): esistette un suo culto ominoso dedicato agli imperatori Flavi?, Bollettino Storico Cremonese, X (2003), pp. 213-218.
  • Alberto Manco. Mefitis: gli epiteti, in «AION Linguistica» 31, 2009.
  • Davide Monaco. Mefitis: la deità della transizione, consultato in rete l'8.1.2007.
  • Helena M. Fracchia, Maurizio Gualtieri. The social context of cult practices in pre-Roman Lucania, in American journal of archaeology, vol. 93, No. 2. (Apr., 1989), pp. 217–232.
  • Crescenzo Marsella. Storia della Madonna di Canneto. Sora, 1928. (contiene una dissertazione archeologica di Eugenio Fusciardi sul culto di Mefite)
  • Ivan Rainini. Il Santuario di Mefiti in valle d'Ansanto. Roma, Giorgio Bretschneider, 1985.
  • Vincenzo Maria Santoli. “De Mephitis et Vallibus Anxanti,cum observationibus nonnullurbibus Hirpinorum quorum lapides et antiquitatus relique illustra” 1783

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