Magnum Opus (alchimia)

concetto dell'alchimia

La Grande Opera, conosciuta in latino come Magnum Opus, è l'itinerario alchemico di lavorazione e trasformazione della materia prima, finalizzato a realizzare la pietra filosofale. Consiste in diversi passaggi che conducono gradualmente alla metamorfosi personale e spirituale dell'alchimista, ai quali corrispondono, secondo la tradizione ermetica, altrettanti processi di laboratorio caratterizzati da specifici cambiamenti di colore, metafore del percorso iniziatico di individuazione.[1]

Le tre fasi principali della Grande Opera, raffigurate come tre ampolle contenenti ingredienti di colore diverso, nel manoscritto attribuito a Georges Aurach Pretiosissimum Donum Dei (1415)

Originariamente le fasi della Grande Opera erano quattro:[2]

La conoscenza di queste quattro fasi risale almeno al primo secolo. Zosimo di Panopoli, collocabile alla fine del terzo secolo, scrisse che erano già note a Maria la Giudea.[3] Dopo il Medioevo molti scrittori tesero tuttavia a prendere in considerazione solo tre di esse, inglobando la Citrinitas, ossia l'Opera al Giallo, nella Rubedo.[4]

Altri stadi associati a un diverso colore vengono a volte aggiunti, in particolare la Viriditas, ossia un'Opera al Verde che precede la Rubedo, e la Cauda Pavonis o "coda di pavone", in cui compare una vasta gamma di colori, situabile subito dopo la Nigredo.

Le tre fasi principali divennero a ogni modo la Nigredo, l'Albedo e la Rubedo; le prime due, cioè le Opere al Nero ed al Bianco, che conducevano alla realizzazione della «Piccola Opera», rappresentavano gli opposti che avrebbero trovato la sintesi finale nel colore rosso della terza fase,[5] compimento dell'Opera in Grande. Anche il verde era considerato, su un piano diverso, una tintura intermedia tra bianco e nero, seppure fosse anch'esso solo un passaggio preparatorio alla Rubedo o Opera al Rosso, culmine di ogni colore.

L'Opus Magnum aveva una varietà di simboli animali ad esso collegati, in particolare uccelli, come il corvo, il cigno, e la fenice, utilizzati per rappresentare la progressione spirituale attraverso i tre colori principali.[6]

Tali cambiamenti di colore potevano essere effettivamente osservati in laboratorio per l'effetto del fuoco sulla materia prima, come testimoniato ad esempio da un trattato attribuito a Tommaso d'Aquino:

(Latino)

«Si autem post mensem vel duos inspicere volueris flores vivos et colores principales, puta nigrum, album, citrinum, et rubeum, tunc sine aliqua operatione manuum tuarum, regimine solius ignis, manifestum erit absconditum et absconditum manifestum sit.»

(IT)

«Se dopo un mese o due vorrai osservare i fiori vivaci e i colori principali dell'Opera, ovvero il nero, il bianco, il giallo citrino e il rosso, allora senza alcuna altra operazione manuale, ma solo con la regolazione del fuoco, ciò che era manifesto sarà nascosto; ciò che era nascosto sarà manifesto.»

Corrispondenze chimiche

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Alle varie fasi corrispondevano dei precisi processi chimici da eseguire, ad esempio alla Nigredo sarebbe stato associato il nero della putrefazione,[1] all'Albedo poteva essere associata la purificazione ottenuta per distillazione oppure calcinazione, alla Citrinitas la combustione, e infine alla Rubedo la sublimazione o la fissazione.[8]

La calcinazione consisteva nel riscaldamento ad alte temperature di una miscela semisolida, quale il mercurio, fino a farne evaporare tutte le sostanze volatili; la fissazione, viceversa, nell'addensamento di un elemento liquido, ad esempio coagulando il mercurio nello zolfo. Simili processi chimici furono elencati e ordinati dai vari autori ora in gruppi di sette tappe, ora di dodici, in analogia ai sette pianeti classici dell'astrologia o ai dodici segni zodiacali.

Differenti catalogazioni di questo genere sono presenti nel Mutus Liber, nelle Dodici chiavi di Basilio Valentino, o nelle «dodici porte» di George Ripley.[9]

  1. ^ a b Giuseppe Vatinno, Aenigma. Simbolo mistero e misticismo, pag. 110, Armando editore, 2013.
  2. ^ Joseph Needham, Science & Civilisation in China: Chemistry and chemical technology. Spagyrical discovery and invention: magisteries of gold and immortality, pag. 23, Cambridge, 1974.
  3. ^ Henrik Bogdan, Western esotericism and rituals of initiation, pag. 197, State University of New York Press, Albany.
  4. ^ John Hawkins, Amore Alchemico, pag. 18, 2007.
  5. ^ Il rosso, e non il grigio, era considerato sin dall'antichità il colore intermedio tra bianco e nero, cfr. Sul significato dei colori di Claudio Widman.
  6. ^ Animali e alchimia.
  7. ^ Trad. it. di Paolo Cortesi, pag. 69, Newton, 1996.
  8. ^ L'oro segreto, a cura di Stefano Valente.
  9. ^ Dal Compendio di Alchimia di George Ripley (1471).

Voci correlate

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