Le locomotive a vapore Gruppo 870 erano locomotive costruite per varie reti ferroviarie, soprattutto per la Rete Adriatica, che le Ferrovie dello Stato riunirono nel gruppo 870 per il servizio viaggiatori su linee secondarie ad andamento altimetrico non troppo difficile.

Locomotiva FS Gr. 870
già RA Gr. 280
Locomotiva a vapore
Foto di fabbrica della locomotiva n. 2836 della Rete Adriatica
Anni di costruzione 1903- 1911
Anni di esercizio 1903 - anni sessanta
Quantità prodotta 168
Dimensioni (lunghezza tra respingenti)
Interperno 3.600 mm
Massa in servizio 38.700 kg
Massa aderente 38.700 kg
Massa vuoto 42.200 kg 1ª serie
43.400 kg 2ª serie
Rodiggio 0-3-0 (C)
Diametro ruote motrici 1.500 mm
Distribuzione Walschaerts
Potenza oraria 360 CV a 45 km/h
Velocità massima omologata 65 km/h
Alimentazione Carbone
Autonomia Acqua: 4.500 litri
Carbone: 1700 kg

Le locomotive del gruppo 870, costruite a partire dal 1903 per varie società ferroviarie, nacquero dall'esigenza di economia nell'esercizio dei treni viaggiatori su linee secondarie dal profilo altimetrico non molto difficile. Vennero studiate infatti per il servizio con un solo agente coadiuvato dal capotreno e a tale scopo esisteva una porta di comunicazione tra la cabina e il primo veicolo e la ringhiera per tutto il praticabile della locomotiva[1].

Le consegne, che si succedettero fino al 1911, rusultarono così suddivise[2]:

Le 870 pur non brillando nelle prestazioni si dimostrarono però delle buone ed affidabili locomotive; Vennero radiate dal servizio nel secondo dopoguerra ma alcune di esse rimasero attive nelle Ferrovie del Sud-Est fino agli anni sessanta. Altre unità furono cedute, talora in regime di noleggio, a imprese private o a ferrovie secondarie quali la Società Anonima Elettrovie Romagnole (SAER), che eserciva la Ferrovia Mantova-Peschiera (4 unità acquistate nel 1934 e rinumerate FMP 001-004)[3].

Caratteristiche tecniche

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Le locomotive 870 erano delle macchine a tre assi accoppiati, a 2 cilindri esterni, a vapore saturo e a semplice espansione. Avevano una minore produzione di vapore, e quindi una minore potenza, rispetto alle 851 di cui conservavano le ruote alte e il rodiggio 0-3-0.

Furono progettate soprattutto per economizzare nel servizio e nel numero di macchinisti sulle linee secondarie e pianeggianti e pertanto ebbero le pedane di intercomunicazione tra locomotiva e prima carrozza del treno su ambedue le testate e il passaggio attraverso la locomotiva, sulle fiancate accanto alla caldaia, protetto da una serie di vistosi corrimano. Ciò costrinse a diminuire le scorte d'acqua e quindi l'autonomia perché le casse dovettero essere montate più in basso, ai fianchi del telaio.

Vennero costruite nel consistente numero totale di 168 unità con poche varianti tra l'una e l'altra. Come la maggior parte delle locotender italiane con rodiggio 0-3-0 venne inizialmente utilizzata per trainare convogli merci e passeggeri su molte linee secondarie; per poi essere utilizzata come locomotiva da manovra all' interno scali merci fino al termine dell'era a vapore a fronte di un impiego sempre maggiore di macchine più potenti.

  1. ^ A. Riccardi, Le locomotive 870 FS, op. cit., p. 27.
  2. ^ A. Riccardi, Le locomotive 870 FS, op. cit., p. 28.
  3. ^ A. Riccardi, Le locomotive 870 FS, op. cit., p. 31.

Bibliografia

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  • Bruno Bonazzelli, L'Album delle Locomotive 1963, in HO-Rivarossi. Como
  • Aldo Riccardi, Le locomotive 870 FS. Mercenarie della rotaia, in Tutto treno, 13 (2001), n. 147, pp. 26–32.
  • Alcide Damen, Valerio Naglieri e Plinio Pirani, Treni di tutto il mondo. Italia locomotive a vapore, Ermanno Albertelli Editore, Parma, 1971, pp. 84–85.

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