Lazzaro Ponticelli
Lazzaro Ponticelli (Bettola, 7 dicembre 1897 – Le Kremlin-Bicêtre, 12 marzo 2008) è stato un militare e supercentenario italiano naturalizzato francese, combatté nella prima guerra mondiale prima nella Legione Straniera Francese e poi, dal 1915, nel Corpo degli alpini italiani.
Lazzaro Ponticelli | |
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Nascita | Bettola, 7 dicembre 1897 |
Morte | Le Kremlin-Bicêtre, 12 marzo 2008 |
Cause della morte | naturali |
Dati militari | |
Paese servito | Francia Italia |
Forza armata | 1914-1915 : Armée de terre 1915-1918 : Regio Esercito |
Arma | Légion étrangère Alpini |
Grado | soldato |
Guerre | prima guerra mondiale |
Battaglie | Argonne |
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«Ero italiano però volevo difendere la Francia che mi ha accolto. Era il mio modo di dire grazie[2]»
Lazzaro (o Lazare) Ponticelli (per la doppia nazionalità), nacque nel villaggio di Cordani, frazione del Comune di Bettola nell’alta Val Nure piacentina[3] il 7 dicembre 1897. Con la morte, avvenuta il 20 gennaio 2008, di Louis de Cazenave (1897-2008)[4], uno dei due ultimi reduci ex combattenti della prima guerra mondiale, Lazzaro Ponticelli, ormai supercentenario, è stato l'ultimo sopravvissuto italo-francese della Grande Guerra, fino alla sua morte avvenuta il 12 marzo 2008 a 110 anni e 96 giorni.
Biografia
modifica«Ho appreso tutto dai 4 ai 7 anni e ciò che mio padre mi ha detto non l'ho dimenticato mai: col coraggio si arriva sempre ai fini che ci si è prefissi; sicuramente si vivono cattivi momenti, ma anche dei buoni.[5]»
L'infanzia
modificaLazzaro Ponticelli nacque a Cordani, una piccola frazione di Bettola vicino Groppoducale, in provincia di Piacenza. Il padre manteneva la numerosa famiglia arrangiandosi con i mestieri di ciabattino, di falegname e, quando a Bettola era giorno di mercato, offrendosi come mediatore nella compravendita di animali. Ma i suoi sacrifici non bastavano a sollevare dall'estrema miseria la famiglia, che contava quattro figli: Bonfiglio, Francesco, Caterina e Lazzaro, il più piccolo. La moglie decise di emigrare in Francia con tre dei quattro figli, lasciando Lazzaro con il padre, che però morì di lì a poco.
A soli quattro anni, Lazzaro (che non perdonò mai la madre per averlo abbandonato) cercò di sopravvivere facendo il pastore, catturando uccelli e costruendo zoccoli, iniziando a mettere da parte ciò che rimaneva dei suoi scarsi guadagni per acquistare un biglietto ferroviario per recarsi a Parigi dai suoi fratelli.[1]
A Parigi
modificaNel 1907, all'età di nove anni, senza conoscere la lingua francese e completamente analfabeta, Ponticelli arrivò a Parigi. Rimase nella stazione Gare de Lyon tre giorni e tre notti senza mangiare, finché fu notato da un capostazione, che gli chiese che cosa stesse facendo lì da solo e dove dovesse andare. Prima di partire, Lazzaro aveva avuto il nome di un oste di un bistrot, «Chez Colombo», che a Parigi faceva da punto di riferimento per gli italiani emigrati in Francia. Capace di ripetere solo quel nome, Lazzaro lo disse al capostazione, che fortunatamente lo conosceva: fu portato dall'oste e affidato a sua moglie, che se ne prese cura.
A Parigi Lazzaro fece i mestieri tipici dei bambini poveri: lo spazzacamino a Nogent-sur-Marne, dove risiedeva un'importante comunità italiana (soprannominata in maniera dispregiativa come rital), e lo strillone per vendere giornali.[6] In un'intervista che rilasciò a Le Monde nel novembre del 2006, Ponticelli raccontò: «Distribuivo 'L'Intransigeant' tra il Bon Marché e la Bastiglia. Il giorno in cui è stato assassinato Jaurès in rue du Croissant (il 31 luglio 1914), mi sono andate via subito tutte le copie.»[7]
Combattente nella Legione straniera
modificaFu proprio nel 1914 che, mentendo sulla sua età, Ponticelli decise di arruolarsi nella Legione straniera. Fu destinato al 1º Reggimento straniero della Legione a Sidi Bel Abbes, dove ritrovò uno dei suoi fratelli, e da lì fu successivamente inviato in prima linea a Soissons incorporato nella Legione Garibaldina.[8]
Di quel terribile periodo Ponticelli ricordava che sul fronte delle Argonne non faceva altro che scavare fosse o per i soldati morti, o per realizzare lunghe trincee per quella guerra di posizione dove si consumò tanta gioventù europea.
Rimase fisso nella sua memoria l'episodio di quando dalla sua trincea sentì i lamenti di un soldato ferito, che nella terra di nessuno era rimasto imprigionato nei reticolati. Raccontò: «I barellieri non osavano uscire. Io non ne potevo più. Ci sono andato con una pinza. Sono subito caduto su un ferito tedesco. Mi ha fatto due con le dita. Ho capito che aveva due figli. L'ho preso e portato verso le linee tedesche. Quando loro si sono messi a sparare, ha gridato di smetterla. L'ho lasciato vicino alla sua trincea. Mi ha ringraziato. Sono tornato indietro, verso il ferito francese. Stringeva i denti. L'ho trascinato fino alle nostre linee con la sua gamba di traverso. Mi ha abbracciato e mi ha detto: 'Grazie per i miei quattro bambini'.»[7]
Soldato in Italia
modificaNel 1915 Ponticelli si trovava presso Verdun, quando gli giunse dall'Italia il richiamo alle armi. Rientrato nel territorio nazionale, fu inquadrato nel 3º Reggimento Alpini e combatté contro gli austriaci nel Tirolo. Secondo il ricordo di Lazzaro, tra le due trincee v'erano appena una trentina di metri e i soldati dei due schieramenti alla fine fraternizzarono, come talora accadeva su altri fronti dove, quasi per un patto tacito, si cercava di sopravvivere evitando di spararsi addosso: «Loro ci davano il tabacco, che scambiavano con le nostre pagnotte. Quando lo stato maggiore l'ha saputo, ci ha dislocati in una zona più dura».[7]
Nel 1916 venne ferito alla testa e ricoverato all'ospedale militare di Napoli, fino alla smobilitazione avvenuta nello stesso anno.
Di ritorno in Francia nel 1921, fondò con i suoi fratelli un'impresa di fumisterie (camini, caminetti, stufe), denominata "Ponticelli Frères", che divenne poi un'azienda di rilievo internazionale, ancora oggi in espansione, prevalentemente nel campo della fabbricazione, del montaggio e dello smontaggio di tubazioni industriali per vari settori (industria petrolifera, chimica, delle costruzioni e dei lavori pubblici, produzione di energia termica e nucleare, siderurgia, cementifici, cartiere, agro-alimentare).[9]
Seconda guerra mondiale e Resistenza
modificaNel 1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, Lazzaro Ponticelli, ottenuta la nazionalità francese, chiese di arruolarsi, ma era troppo anziano per il servizio attivo e quindi venne assegnato agli uffici.
Quando nel 1942 la Francia fu occupata dai tedeschi, Ponticelli collaborò con la Resistenza contro gli occupanti nazisti.[10]
Il rifiuto dei funerali di Stato
modificaCome Louis de Cazenave, Ponticelli rifiutò i funerali di Stato e la sepoltura nel Pantheon, decisi nel 2005 dalla Presidenza della Repubblica francese: «Rifiuto questi funerali di stato. Non è giusto che spettino solo all'ultimo sopravvissuto, facendo un affronto a tutti gli altri che sono morti senza avere gli onori che meritavano. Non si è fatto nulla per loro... Anche un piccolo gesto sarebbe stato sufficiente»[11]. Ponticelli preferì essere sepolto nella sua tomba di famiglia. A Ponticelli furono comunque tributati i Funerali di Stato all'Hôtel des Invalides il 17 marzo 2008. Durante i funerali, il Presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy tenne un discorso con l'omaggio nazionale ai veterani della prima guerra mondiale[12].
Onorificenze
modificaItaliane
modificaFrancesi
modificaNote
modifica- ^ a b Fabio Gambaro, La Francia celebra l’eroe italiano. «Io, testimone della Grande Guerra», la Repubblica - 17 dicembre 2007
- ^ Lazzaro Ponticelli in ANA.it (Associazione nazionale alpini)
- ^ Manuela Martini, Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 84 (2015),Treccani
- ^ Le Monde «Louis de Cazenave, l'un des deux derniers poilus de la première guerre mondiale, est mort, dimanche 20 janvier, à l'âge de 110 ans, a annoncé le ministère des anciens combattants. L'information a ensuite été confirmée par son fils à l'antenne de France Info. M. de Cazenave est mort dans la matinée à son domicile de Brioude, dans la Haute-Loire. Il sera inhumé mardi.», su lemonde.fr. URL consultato il 2 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 23 gennaio 2008).
- ^ Lazzaro Ponticelli in un'intervista a Le Monde del novembre 2006
- ^ Fabio Gambaro,Op. cit. ibidem
- ^ a b c Storie di emigrazione
- ^ ANA.it (Associazione nazionale alpini)
- ^ Cfr. Sito Fratelli Ponticelli
- ^ Quotidiano.net
- ^ Gli ultimi reduci rifiutano i funerali di stato in "Le Monde" del 9 novembre 2007
- ^ Omaggio nazionale ai veterani della Prima guerra mondiale, su discours.vie-publique.fr. URL consultato il 26 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2008).
- ^ https://www.quirinale.it/onorificenze/ricerca
Bibliografia
modifica- (FR) Hubert Heyriès, Les Garibaldiens de 14, Nice, Serre Éditeur, 2005.
- (FR) Adieu à Lazare Ponticelli. Dossier. Doyen des légionnaires, derniers des "poilus", in Képi blanc, organo ufficiale della Legione straniera, n. 698, Aubagne, aprile 2008.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lazzaro Ponticelli
Collegamenti esterni
modifica- Manuela Martini, PONTICELLI, Lazzaro, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 84, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015.
- Articoli su Képi Blanc Magazine, su kbmagazine.com. URL consultato il 26 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2007).
- Istituto del Nastro Azzurro, su istitutonastroazzurro.it. URL consultato il 26 settembre 2015.
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