Hebdomon fu il nome di un quartiere di Costantinopoli, corrispondente all'odierna Bakırköy, e per estensione il nome del palazzo imperiale bizantino che vi era costruito. Il quartiere si trovava nella zona sud-occidentale della città, lungo il Mar di Marmara, a sette miglia dal centro, come suggerito dal nome che significa "settimo".[1]

Il palazzo imperiale era anche noto con il nome proprio Magnaura, ed era stato costruito dall'imperatore Valente.[2] Il palazzo venne distrutto all'inizio del IX secolo da Krum.[3]

Il quartiere ospitava la chiesa di San Giovanni in Hebdomon, dove l'imperatore Teodosio I pregò prima di partire per una campagna militare nell'ovest, nel primo atto di pubblica pietà cristiana della storia dell'Impero Romano.[4] Il quartiere fu seriamente danneggiato dal terremoto del 568; in tale occasione crollò la colonna di porfido di Teodosio II, che era stata eretta di fronte al palazzo imperiale.[1]

Una processione di ringraziamento per la sconfitta degli Avari nel 617 partiva da Hagia Sophia e giungeva al Tribunale del Campo Marzio, nel quartiere di Hebdomon; tale processione era ancora celebrata nel X secolo.[5] Il campo di marte è stato il luogo dell'incoronazione di diversi imperatori bizantini.

L'imperatore Basilio I il Macedone celebrò due trionfi a Hebdomon. Nell'873 da qui partì la parata trionfale, che giunse ad Hagia Sophia attraverso la Porta d'Oro. Nell'879 venne accolto in Hebdomon dalla folla festante, e poi pregò a San Giovanni Battista in Hebdomon, da lui restaurata.[3]

L'imperatore Basilio II Bulgaroctono vi fece erigere la propria tomba, oggi non più esistente perché demolita dai soldati crociati.

  1. ^ a b Pseudo-Dionisio, p. 126.
  2. ^ Crisafulli, p. 236.
  3. ^ a b MacCormick, p. 155.
  4. ^ MacCormick, p. 107.
  5. ^ MacCormick, p. 75.

Bibliografia

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  • Virgil Crisafulli (trad.), The Miracles of St. Artemios, Brill Academic Publishers, 1997, ISBN 90-04-10168-3
  • Michael MacCormick, Eternal victory, Cambridge University Press, ISBN 0-521-38659-4
  • Pseudo-Dionisio di Tel-Mahre, Chronicle, trad. Witold Witakowski, Liverpool University Press, 1996, ISBN 0-85323-760-3

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