Giovanni Battista Derchi
Giovanni Battista Derchi (San Pier d'Arena, 4 giugno 1879 – San Pier d'Arena, 22 febbraio 1912) è stato un pittore e decoratore italiano.
Biografia
modificaNacque da Antonio Martino Derchi ed Elena Palazzo, nella casa di famiglia posta in via Colombo 48[1] a San Pier d'Arena, allora ancora comune autonomo.[2] Nel novembre 1892 si iscrisse all'Accademia ligustica di belle arti, presso la quale studiò fino al 1895, divenendo allievo di Clemente Perosio (1839 – 1899)[3] e avvicinandosi ad altri pittori provenienti da San Pier d'Arena quali Dante Conte, Ernesto Rayper, Angelo Vernazza, Carlo Orgero e Arnaldo Castrovillari.[2] Terminato il percorso di studi all'Accademia, Derchi lavorò come disegnatore industriale all'Ansaldo, ma riprese presto una più intensa attività pittorica, specialmente come decoratore di caffè e teatri.[2][4]
Tra il 1901 e il 1904 Derchi affiancò il pittore e decoratore Achille Filippini Fantoni nei suoi lavori: del 1903 la loro decorazione dei portici di Via XX Settembre.[5] Iniziò ad avere svariati committenti nei dintorni di Bergamo in seguito a una sua visita nella zona avvenuta nell'anno 1902 e a suoi contatti con il decoratore Fermo Taragni, con cui svolgerà diversi lavori di decorazione.[6][2][5] Opere del Derchi sono presenti a Santa Lucia Vecchia di Bergamo, Villa Sola, Songavazzo e Ponte Selva (frazione di Parre).[2]
Nel 1911 il pittore fu chiamato a staccare un affresco di Luca Cambiaso intitolato Il ratto di Elena e presente a Villa Lomellini-Boccardo per trasferirlo a Villa Scassi.[3][5] Derchi dipinse numerose vedute di tale villa, peraltro uno degli edifici più caratteristici di San Pier d'Arena,[4][5] giacché ne fece meta di numerose visite, trovandosi la villa a breve distanza da casa sua in via del Campasso.[3] Afflitto a lungo da una grave malattia, morì verso le ore 24[7] del 22 febbraio 1912.[2] Nel 1938 al pittore venne intitolata una via a Genova, a Sampierdarena.[6][8]
Stile
modificaLa pittura dell'artista fu influenzata dai maestri della Scuola grigia, originaria proprio di Genova.[2] Svariate sue opere sono ricche di luce e di colore, dipinte en plein air similmente a quelle di Serafín Avendaño Martínez e Alberto Issel.[2] Successivamente, Derchi virò verso uno stile più simile ai macchiaioli, alle cui opere fu introdotto da Nicolò Barabino e Antonio Varni, e si ispirò a Giuseppe Abbati e Raffaello Sernesi.[2]
Note
modifica- ^ Atto di nascita di Derchi Giovanni Battista, numero 338 dell'anno 1879 del comune di San Pier d'Arena. Registro degli atti di nascita del comune di San Pier d'Arena, anno 1879, pagina 114.
- ^ a b c d e f g h i Alessandra Quattordio, DERCHI, Giovanni Battista, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ^ a b c via G.B. DERCHI, su sanpierdarena.net. URL consultato il 5 agosto 2020.
- ^ a b Cristina Bonagura (a cura di), Derchi Giovanni Battista, in Dizionario degli artisti. Ospitato su Istituto Matteucci.
- ^ a b c d DERCHI GIOVANNI BATTISTA, su Pittori Liguri, IDAL 800900 - Istituto Documentazione Arte Ligure.
- ^ a b Past, Nuovi toponimi genovesi, in Genova. Rivista municipale, n. 3, Genova, Fratelli Pagano, marzo 1938, p. 26.
- ^ Atto di morte di Derchi Giovanni Battista, numero 96 dell'anno 1912 del comune di San Pier d'Arena. Registro degli atti di morte del comune di San Pier d'Arena, anno 1912, pagina 25.
- ^ Via Gian Battista Derchi, su TuttoCittà, Italiaonline.
Bibliografia
modifica- Vitaliano Rocchiero, Giovanni Battista Derchi e «Villa la Bellezza», Genova, Fenespart, 1987.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- Alessandra Quattordio, DERCHI, Giovanni Battista, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 39, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1991.