Francesca Turini Bufalini

poetessa italiana

Francesca Turini Bufalini (Sansepolcro, 23 luglio 1553Città di Castello, 1641) è stata una poetessa e nobildonna italiana.

Francesca Turini Bufalini
La contessa Francesca Turini Bufalini in tarda età (dipinto conservato nel palazzo Bufalini a Città di Castello, 1630)
Contessa consorte di San Giustino
Stemma
Stemma
In carica1574 –
1583
Altri titoli
  • Contessa di Stupinigi
  • Contessa reggente del feudo di San Giustino (1583-1594)
NascitaSansepolcro, 23 luglio 1553
MorteCittà di Castello, 1641
Luogo di sepolturaCittà di Castello
DinastiaBufalini
PadreGiovanni Turini
MadreCamilla di Carpegna
ConsorteGiulio I Bufalini, conte di San Giustino, nobile di Città di Castello
Figli
  • Giulio II
  • Camilla
  • Ottavio
ReligioneCattolicesimo

Biografia

modifica

Contessa di Stupinigi e del feudo di San Giustino (Stato Pontificio), in quanto consorte del conte e colonnello pontificio Giulio I Bufalini, congiunto della nobile Ortensia (1575-1644), madre del cardinale Giulio Mazzarino. Francesca è stata tra le pochissime poetesse del panorama letterario italiano, l'unica autrice di sonetti autobiografici.[1]

I Turini erano una casata originaria da Ivrea, nel ducato di Savoia. Giovanni, occupato nei ranghi militari del ducato di Firenze, si trasferì a Sansepolcro, nello Stato Pontificio[Sans. era passata dallo S.P. a Firenze nel 1441]. Aveva sposato in seconde nozze Camilla di Carpegna, sorella del conte di Scavolino e governatore di Siena Pietro I. Pochi mesi dopo la nascita di Francesca (1553) morì, seguito poi anche dalla consorte. La bambina venne affidata allo zio materno e alla moglie Francesca Bentivoglio, con loro trascorse l'infanzia e l'adolescenza nel castello di Gattara e a Avezzano presso i parenti signori di Montaguto. Nel 1574, a 21 anni, si decise, con una buona dote, di darla in sposa al conte di San Giustino Giulio I Bufalini. Questi, vedovo di Giovanna Bourbon del Monte e di Elisabetta di Montevecchio, disponeva solo di prole femminile e, malgrado i suoi settant'anni, desiderava avere una discendenza maschile. Nacquero, infatti, tre figli: l'erede Giulio II (1576), Camilla (1579) e Ottavio (1581).[2][3]

La poetessa risiedeva principalmente a San Giustino nel castello Bufalini, strategica rocca di frontiera tra gli Stati del Papa e il Granducato di Toscana rimaneggiata e fatta affrescare dal marito, e nel nuovo palazzo sito in Città di Castello, da poco costruito da maestranze della scuola di Jacopo Barozzi da Vignola. Francesca si integrò completamente nella casata acquisita, utilizzandone lo stemma e mettendo da parte il blasone di origine, d'azzurro, al toro d'oro, furioso. Aderì all'Accademia degli Insensati (in cui gli associati erano di solito uomini) e si dedicò in modo più autonomo e consapevole alla scrittura di rime, madrigali e al commento del Canzoniere di Francesco Petrarca. Non era facile per una donna emergere nelle discipline umanistiche, soltanto l'appartenenza a un agiato e aristocratico contesto poteva permetterlo, come nei casi di Isabella di Morra e della marchesa Vittoria Colonna.[1]

Nel 1583 morì Giulio I che l'aveva nominata reggente del feudo per il primogenito Giulio II (fino al 1594), tutore e gestore dell'ingente patrimonio di famiglia. Questa scelta le procurò l'astio delle cinque figliastre e anche dei figli che, una volta adulti, facevano continue richieste di denaro. Trasferitasi nel palazzo di città fissò una somma vitalizia per sé e si recò, poi, a Paliano presso la duchessa Lucrezia Tomacelli Cybo, consorte di Filippo I Colonna, in qualità di dama di compagnia. Soggiornò nell'appartamento principesco della rocca di Paliano con l'incarico di provvedere all'istruzione delle giovani Vittoria e Anna Colonna. Poté coltivare la sua passione per la poesia e l'arte frequentando gli ambienti colti di Roma, dove i Bufalini disponevano di un palazzo.[4]

La duchessa di Paliano morì nel 1622 e Francesca ritornò nel palazzo di Città di Castello. Rattristata dall'improvvisa morte del figlio Ottavio (a causa di una schioppettata che lo raggiunse durante una battuta di caccia), si dedicò completamente alle sue liriche, di cui pubblicò due raccolte. Non riuscì a completare il poema eroico Florio, ispirato al Filocolo di Giovanni Boccaccio. La poetessa decedette, all'età di 88 anni, nel 1641.[5]

Sconosciuta fino a tempi recenti (solo Benedetto Croce la ricordò), grazie all'apertura al pubblico dell'archivio del castello Bufalini è aumentato l'interesse per questa donna e poetessa emergente da annoverare nella narrativa di genere della letteratura italiana.[6] Scrisse:

  • Rime spirituali sopra i misteri del Santissimo Rosario: pubblicate nel 1595.[4]
  • In morte del marito: poesie.
  • Rime: editate nel 1628.
  • I madrigali: pubblicati nel 2016.
  • Florio: poema cavalleresco, incompiuto, dato alle stampe nel 2013.

Galleria d'immagini

modifica

Bibliografia

modifica
  • Francesca Turini Bufalini, Autobiographical Poems, New York, Bordighera Press, 2009.
  • John Butcher, Francesca Turini Bufalini e "la letteratura di genere", Città di Castello, Nuova Prhomos, 2018.
  • Vittorio Corbucci, Una poetessa umbra. Francesca Turini Bufalini contessa di Stupinigi, Città di Castello, S. Lapi, 1901.
  • Giuseppe Milani e Paolo Bà, I Bufalini di San Giustino: origine e ascesa di una casata, San Giustino, Tiber, 1998.
  • Gabriella Rossi, Le donne forti del castello Bufalini a San Giustino, Città di Castello, Nuova Prhomos, 2017.
  • Giuditta Rossi, Un caso raro di donna emergente: Francesca Turini Bufalini (1553-1641), Pisa, Fabrizio Serra, 2015.

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
Controllo di autoritàVIAF (EN120219701 · ISNI (EN0000 0001 0788 3617 · SBN BVEV031469 · BAV 495/55757 · CERL cnp01240721 · LCCN (ENno2010197221 · GND (DE140956204 · BNF (FRcb17011464x (data) · J9U (ENHE987007503263905171