Danzas fu una società spedizioniera nata nel 1878. La società svizzera con sede a Basilea e origini francesi, venne acquisita nel 1999 dalla Deutsche Post. Il marchio Danzas fu tenuto in vita fino al 2006 e poi eliminato definitivamente una volta completata l'acquisizione della società statunitense DHL da parte di Deutsche Post.

Danzas
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Un Airbus A300F4-203 della MNG Airlines Cargo con i colori Danzas
StatoSvizzera (bandiera) Svizzera
Altri statiGermania (bandiera) Germania
Fondazione1878 a Basilea
Chiusura1999 fusione con DHL
 
Trattore stradale Renault con rimorchio Danzas

Dopo la battaglia di Waterloo del 1815 l'ufficiale francese Louis Danzas, il cui cognome originale era d'Anzas, entrò in società con Michel L'Evêque-Moll a Bourglibre vicino a Basilea.[1] L'azienda divenne ben presto attiva nelle spedizioni. Dopo la guerra franco-prussiana la sede venne spostata in Svizzera. Nel 1878 divenne Danzas & Cie. e dal 1º gennaio 1903 divenne società per azioni. Vennero aperte filiali in Francia, Italia e Germania.

In Germania dal 1901 venne operativa la filiale a Ludwigshafen am Rhein. Nel 1919 divenne Danzas GmbH con sede durante l'occupazione della Renania a Mainz. La sede appena trascorso un anno venne spostata a Mannheim e nel 1949 a Francoforte sul Meno. Nel 1965 esistevano 30 filiali in Germania.

Nel 1999 viene acquisita dalla Deutsche Post e creata la Danzas Holding.[2] Divenne parte della Deutsche Post World Net. Con un rebranding verso DHL, Deutsche Post EuroExpress e Danzas divennero marchi della DHL. Il marchio Danzas fu attivo fino al gennaio 2006 con la DHL Danzas Air & Ocean e poi inglobata in DHL Global Forwarding. Il marchio Danzas dopo la dissoluzione di DHL Danzas Air & Ocean rimase solo come Danzas Messen GmbH e Danzas Lebensmittelverkehr GmbH. Poi divenute DHL Trade Fairs & Events (TFE) e DHL FoodServices.

  1. ^ (NL) DHL Forwarding/Freight viert 200 jaar (dankzij Danzas), su Flows. URL consultato il 23 luglio 2023.
  2. ^ (FR) Danzas n'opérera plus que sous l'enseigne DHL dans le giron de Deutsche Post - Le Temps, 1º novembre 2002. URL consultato il 23 luglio 2023.

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