Calzificio
Il calzificio è una fabbrica che produce calze, calzini, collant.
Storia
modificaIl più antico dispositivo per calze a maglia venne introdotto dal reverendo William Lee nel lontano 1609 in Gran Bretagna.[2] La prima rilevante manifattura per calze fu istituita a Parigi durante il regno di Luigi XIV, grazie all'attività del meccanico Hindret.[3] Ma solamente nel 1869 fu costruita la prima macchina a mano in grado di fabbricare tutte le parti della calza contemporaneamente e tre anni dopo Grinswold migliorò a tal punto gli automatismi della macchina, da trasformarla in un modello di riferimento valido per gran parte del Novecento.[4]
Nel 1923 nasce a Bagnolo Mella, in provincia di Brescia, uno dei primi calzifici da uomo, il Calzificio Italo Facenti Spa[5], per iniziativa di Italo Facenti e sua moglie Ernestina.[6] Questa apertura, insieme ad altri celebri calzifici bresciani, delinea in pochi anni un vero e proprio distretto della calzetteria da uomo,[7] diventando punto di riferimento per la produzione di tutto il paese.
Nel 1925 sorse a Castel Goffredo, in provincia di Mantova, il calzificio NO.E.MI. (sigla dei cognomi dei fondatori), per iniziativa di Delfino Eoli, del fratello Oreste e dell'ingegnere Achille Nodari, destinato a segnare la storia dell'industria e dell'economia locale. L'azienda produceva calze da donna e, in due anni, arrivò ad impiegare 50 dipendenti.[8]
I macchinari
modificaL'industria del settore si avvale di macchine circolari, con aghi a linguetta e uncino, simili a quelli utilizzati in tutto il comparto della maglieria.
Tali macchinari somigliano a quelli circolari di grandi diametri, utilizzati nella maglieria, ma hanno dimensioni ridotte e un numero di aghi che oscilla tra i 50 e i 450.
Si tratta di macchine molto sofisticate e oggi completamente automatizzate e gestite dal software di uno o più computer.
Oltre che per le dimensioni, si differenziano dalle macchine di maglieria, anche per la necessità di dover produrre il tallone e la punta delle calze, e in queste due fasi della lavorazione, il cilindro che supporta gli organi tessili, deve ruotare alternativamente in un senso e nell'altro, fino al termine della punta e del tallone, cosa che non avviene nelle macchine da maglieria, che ruotano sempre e solo in una direzione.
Altra differenza sostanziale è la rotazione degli organi tessili.
Solitamente le grandi macchine circolari per maglieria, hanno il cilindro in cui scorrono aghi, sliders e selettori, immobile, mentre i mantelli provvisti dei vari corridoi in cui si impegnano gli organi tessili, ruotano intorno a lui.
Situazione valida inizialmente anche per le macchine di calzetteria, ma successivamente, il cilindro, divenne rotante, all'interno dei dispositivi a cam, dedicati a gestire gli organi tessili.
Le caratteristiche principali, sono il numero degli aghi e il diametro del cilindro di lavoro. Questi due elementi determinano la finezza della macchina. La finezza (gauge in inglese) è il numero di aghi presente in un pollice della circonferenza, calcolata, misurando il diametro sul fondo di due canalette contrapposte, nelle quali si muovono gli organi tessili e non sull'esterno del cilindro. Quando parliamo di una finezza 18, significa dunque, che in un pollice della circonferenza, ci sono 18 aghi. Altro elemento importante è lo spessore degli aghi che viene indicato in millimetri. Tipicamente, 0,5 millimetri per la finezza 18 ad esempio, che può anche essere però 0,6 millimetri. Finezza 14, generalmente 0,7 millimetri e 0,4 millimetri per la finezza 26.
Questi macchinari si dividono ancora in due grandi categorie:
- Macchine "mono cilindro", che dispongono di un unico cilindro e possono produrre solamente maglia ad un verso (maglia diritta)
- Alcune eccezioni, sono macchine con un platorello (piccolo piatto scanalato, posto sulla sommità del cilindro, in cui scorrono aghi, posti orizzontalmente, rispetto a quelli verticali del cilindro, e in grado di produrre maglia rovescia)
Nell'ambito di questa particolare categoria di macchinari, va tenuta in considerazione la ditta "Busi" di Brescia, in grado di produrre quanto di meglio in questo particolare segmento (compresi macchinari capaci di produrre calze con punta chiusa)
- Macchine "Doppio cilindro", che dispongono di due cilindri sovrapposti l'uno sull'altro, e gli aghi possono lavorare indifferentemente nel cilindro inferiore o in quello superiore, con la conseguente possibilità di produrre maglia diritta quando gli aghi lavorano nel cilindro inferiore e maglia rovescia se lavorano nel cilindro superiore.
In queste macchine, gli aghi hanno due teste ad uncino e linguetta. Possono produrre calze in Links (maglia diritta e rovescia variabile, in modo da dar luogo a disegni Calze in Links Jaquard, a due, tre colori, con disegni a scartamento ago. Una menzione meritano le doppio cilindro Wildt Autoswift inglesi, in grado di avere piccoli disegni, senza lo scartamento ago, come veri e propri ricami. Queste macchine non più prodotte da nessuno, in doppio cilindro, ma con tecnologia differente, su mono cilindro sì.
Solitamente le macchine con 400 aghi vengono utilizzate per produrre calze velate per donna e utilizzano prevalentemente fibre sintetiche.
Nel settore delle calze da uomo, il numero degli aghi oscilla tipicamente tra i 168 e i 280 su diametri 3- 3/4 pollici, ma esistono altre finezze in cui il numero degli aghi scende anche intorno ai 50 e i diametri dei cilindri salgono anche fino a 5 pollici.
Principali marchi italiani
modificaPrincipali marchi di macchine da calze in Italia: Lonati,[9] Sangiacomo, Busi Giovanni,[10] Colosio Cesare,[11] Rumi,[12] Matec, Irmac,[13] Gatelli[14] e altre di dimensioni quasi artigianali.
Merita una particolare menzione la Matec[15] di Firenze, che era nata dalla Moncenisio di Condove in associazione con la Billy di Firenze e che era diventato un gruppo parastale, poi acquistato dalla Lonati e chiusa nel 2005. La Matec è nota soprattutto per le doppiocilindro, di elevatissima qualità e per le avanzate tecnologie implementate, di cui la Perfectoe ultima nata in sede Matec è il fiore all'occhiello, in quanto la calza esce completamente chiusa in punta e non necessita di ulteriori interventi per il suo finissaggio. Tutte le caratteristiche di questa macchina, sono state studiate con attenzione, compresa la insonorizzazione e si avvale per i sistemi Jaquard e Links di un dispositivo a campi magnetici, Monomagnete, capace di selezionare e attivare o disattivare gli aghi che devono o non devono lavorare, senza alcun contatto meccanico. Questa tecnologia è nata inizialmente per essere utilizzata su macchine da maglieria rettilinee, poi successivamente adottata su macchine monolicilindro e infine, con gli adattamenti necessari, sulla Perfectoe.
Un altro marchio che deve essere senz'altro citato è la Komet Bentley, di produzione inglese. Questa azienda ha costituito dalla fine dell'ultimo conflitto mondiale, quasi fino ad ora l'ossatura mondiale sulla quale si basava la produzione di calze nel mondo e la tecnologia tessile adottata, non è stata ancora superata da nessun produttore di macchine da calze e resta un riferimento assolto ancora adesso. La komet aveva sede a Leicester, in Inghilterra e ha chiuso i suoi stabilimenti intorno agli anni 70, a causa di gravi dissesti economici, proprio nel momento in cui questo genere di macchinari si avviava verso l'utilizzo sempre più massiccio di tecnologie computerizzate, che loro tardavano a realizzare, confidando sul predominio che avevano sul mercato mondiale.
Nell'immediato dopoguerra, la komet venne indirizzata dal governo inglese a consegnare le macchine, prima ai paesi del Commonwelt e successivamente ad altri paesi, tra cui l'Italia, che in quel periodo aveva bisogno di macchine da calze, per sviluppare la produzione di calzini. Sotto la pressione di alcuni importanti calzifici, nacque la San Giorgio di Genova, che durante la guerra era specializzata nella costruzione di armamenti e i tecnici della San Giorgio diedero poi vita alla Moncenisio di Condove. Parimenti, nello stesso periodo, da una piccola bottega artigianale, nel bresciano si sviluppò la Lonati, che divenne in seguito un colosso ancora dominante.
I materiali
modificaNaturalmente, i titoli dei filati che si impiegano devono essere adatti alla finezza della macchina e per la "finezza 26" della macchina a 280 aghi (la più fine per calze da uomo), si utilizza per una bella calza, due capi di cotone 120/2. Si sale con la titolatura dei filati, via via che diminuisce la finezza delle macchine e per una "finezza 18", in genere il cotone dovrebbe essere un 18/1 oppure un 36/2. Il 36 è la metà del 18 come titolo, ma in questo caso, nello stesso filo ci sono due capi di 36, strettamente legati insieme, che vanno insieme, a formare una titolatura di 18.
Le calze prodotte in queste aziende, soddisfano tutto il settore delle calze, utilizzando i più disparati filati, sia in fibre naturali che sintetiche.
Con gli stessi macchinari si producono anche collant, in lana, cotone e altre fibre, quale i collant in nylon velato per donna (mono cilindro con circa 400 aghi).
I produttori di calze e collant
modificaL'Italia è stata il più grande produttore di calze al mondo, ma a partire dagli anni 60 la concorrenza dei paesi emergenti si è fatta sempre più forte e sono davvero poche le aziende che riescono ancora a produrre in Italia, concentrate soprattutto nei distretti produttivi (Distretto N. 6 Castel Goffredo - Tessile - Calzetteria) della provincia di Mantova, di Brescia, del centro Italia e del sud Italia che ancora mantengono saldamente la produzione e la creazione in Italia. Per quanto riguarda la compressione graduata, una delle più importanti realtà si trova a Somma Lombardo nel varesotto.
I paesi emergenti in questo settore, sono la Cina, l'India, la Turchia, e anche i paesi dell'est Europa, che si avvantaggiano del basso costo della manodopera e del cambio a loro favorevole.
Fino a qualche anno fa, i prodotti importati erano di qualità scadente, ma si assiste ad una crescente ascesa qualitativa, che non consente più la concorrenza italiana, anche nei prodotti altamente qualificati. Fatta esclusione per l'altissima qualità che però è un mercato di nicchia. In Cina, ci sono oggi gruppi in grado di produrre 30.000.000 di capi al giorno e che sono in grado di dominare i mercati di tutto il mondo, avvalendosi da un lato dei bassi costi e dall'altro dei vantaggi dovuti all'elevatissima standardizzazione.
La produzione di macchinari per i calzifici è appannaggio dell'Italia, per quanto riguarda l'espressione di avanzata tecnologia nel mondo, ma ora soffre pesantemente a causa della scomparsa di calzifici dal mondo occidentale produttivo. Persino la Corea che era il secondo polo in grado di produrre macchine da calze di buona qualità, ma a prezzi più bassi, ha dovuto ora chiudere i propri stabilimenti e trasferirli in Cina.
La scomparsa quasi totale dei calzifici, dall'Italia, Europa, America e tutti i paesi avanzati occidentali, ha fatto cadere la domanda di macchinari avanzati tecnologicamente.
I paesi emergenti, come Cina, India, Paesi dell'Est, Turchia ecc. non necessitano ancora di tecnologie avanzate altamente automatizzate, che riducono l'utilizzo di manodopera. Per questo motivo, acquistano macchinari prodotti nei loro paesi, che oltretutto hanno un costo enormemente più basso e il mercato per le aziende italiane si è ristretto ed è quasi scomparso, nonostante la tecnologia sia a livelli altissimi.
Marchi italiani
modificaMarchi esteri
modificaNote
modifica- ^ musil - museo dell'industria e del lavoro, su www.musilbrescia.it. URL consultato il 5 settembre 2024.
- ^ (EN) Enciclopedia Britannica. William Lee.
- ^ Treccani.it Calza.
- ^ Universo, De Agostini, Novara, Vol. II, p. 533
- ^ Facenti, su facenti.it.
- ^ Facenti. Storia., su facenti.it. URL consultato il 4 gennaio 2023 (archiviato dall'url originale il 4 gennaio 2023).
- ^ Calze, il distretto made in Bs «tiene» con numeri da podio.
- ^ Cristiana Arrighi, Trame di seta. La genesi del distretto industriale di Castel Goffredo, Mantova, 1998.
- ^ Lonati.
- ^ Busi Giovanni.
- ^ Colosio.
- ^ Rumi.
- ^ Irmac.
- ^ Bmknit.
- ^ Matec spa.
Bibliografia
modifica- Cristiana Arrighi, Trame di seta. La genesi del distretto industriale di Castel Goffredo, Mantova, 1998. ISBN non esistente.