Bruno Visentini

politico e imprenditore italiano (1914-1995)

Bruno Visentini (Treviso, 1º agosto 1914Roma, 13 febbraio 1995) è stato un politico, avvocato e dirigente d'azienda italiano.

Bruno Visentini

Presidente del Partito Repubblicano Italiano
Durata mandato1979 –
1992
PredecessoreUgo La Malfa
SuccessoreGuglielmo Negri

Ministro delle finanze
Durata mandato23 novembre 1974 –
12 febbraio 1976
Capo del governoAldo Moro
PredecessoreMario Tanassi
SuccessoreGaetano Stammati

Durata mandato4 agosto 1983 –
17 aprile 1987
Capo del governoBettino Craxi
PredecessoreFrancesco Forte
SuccessoreGiuseppe Guarino

Ministro del bilancio e della programmazione economica
Durata mandato26 marzo 1979 –
4 agosto 1979
Capo del governoGiulio Andreotti
PredecessoreUgo La Malfa
SuccessoreBeniamino Andreatta

Senatore della Repubblica Italiana
Durata mandato5 luglio 1976 –
11 luglio 1983

Durata mandato2 luglio 1987 –
13 febbraio 1995
LegislaturaVII, VIII, X, XI, XII
Gruppo
parlamentare
Misto
CoalizioneAlleanza dei Progressisti
CollegioVII, VIII: Torino Centro
X, XI: Roma I
XII: Venezia-Spinea
Sito istituzionale

Deputato della Repubblica Italiana

Durata mandato12 luglio 1983 –
1° luglio 1987
LegislaturaVI, IX
Gruppo
parlamentare
Repubblicano
CollegioVI: Pisa
IX: Venezia
Incarichi parlamentari
  • VI
    • membro della VI commissione finanze e tesoro (25 maggio 1972 - 4 luglio 1976)
    • membro della commissione speciale per l'esame dei disegno di legge di conversione del decreto-legge concernente modifiche e integrazioni in materia di riforma tributaria (6 giugno 1972 - 4 luglio 1976)
    • membro della commissione parlamentare per il parere al governo sulle norme delegate relative alla riforma tributaria (25 luglio 1972 - 23 novembre 1974, 27 febbraio 1976 - 4 luglio 1976)
    • membro della commissione parlamentare per il parere al governo sulle norme delegate in materia di interventi per la salvaguardia di Venezia (1º agosto 1973 - 4 luglio 1976)
    • membro della commissione parlamentare per il parere al governo in materia di mercato mobiliare e di società per azioni (4 luglio 1974 - 23 novembre 1974)
  • IX
    • membro della VI commissione finanza e tesoro (12 luglio 1983 - 1º luglio 1987)
Sito istituzionale

Europarlamentare
Durata mandato17 luglio 1979 –
4 agosto 1983

Durata mandato25 luglio 1989 –
18 luglio 1994
LegislaturaI, III
Gruppo
parlamentare
Gruppo liberale e democratico riformatore
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoAD (1993-1995)
In precedenza:
Pd'A (1942-1946)
PRI (1946-1993)
Titolo di studioLaurea in giurisprudenza
UniversitàUniversità degli Studi di Padova
ProfessioneAvvocato, dirigente d'azienda

Militò nel Partito d'Azione e poi nel Partito Repubblicano del quale fu uno dei principali esponenti accanto a Ugo La Malfa. Allievo di Ezio Vanoni, fu per due volte Ministro delle finanze, rinnovando la struttura amministrativa del ministero e riformando profondamente il sistema fiscale. A lui si deve la disciplina delle società per azioni, l'obbligatorietà dello scontrino fiscale e la spinta all'introduzione di una normativa antitrust anche in Italia.

Biografia

modifica

Dopo la maturità classica, studiò legge presso la Facoltà di Giurisprudenza di Padova, dove si laureò nel 1935. Sin da quegli anni si dedicò all'antifascismo militante. Agli inizi del 1943 venne arrestato a Roma e accusato di propaganda contro il regime; rimase recluso fino al 26 luglio 1943, l'indomani della caduta del fascismo. Avvocato e professore universitario, ha insegnato diritto commerciale all'Università degli Studi di Urbino.

Tra i fondatori del Partito d'Azione insieme a Ugo La Malfa, Parri e Ragghianti, in occasione della scissione romana di questo passò al Partito Repubblicano (PRI). Per il PRI fu deputato dal 1972 al 1976 e dal 1983 al 1987 e senatore dal 1976 al 1979 e dal 1987 al 1994. Di quel partito fu anche presidente dal 1979 al 1992. Nel 1994 fu rieletto al Senato con i Progressisti e ricoprì la carica fino alla morte. Fu inoltre deputato al Parlamento Europeo dal 1979 al 1983 e dal 1989 al 1994.

Il suo primo incarico di governo fu quello di sottosegretario alle Finanze nel primo governo De Gasperi (dicembre 1945-luglio 1946). Successivamente fu Ministro delle finanze nel quarto governo Moro (novembre 1974-gennaio 1976), Ministro del bilancio e della programmazione economica nel quinto governo Andreotti (marzo-agosto 1979) e nuovamente delle Finanze nel primo e nel secondo governo Craxi (agosto 1983-aprile 1987). Tra il 1950 al 1972 ricoprì la carica di vicepresidente dell'IRI. Fu anche presidente dell'Olivetti S.p.A. quasi ininterrottamente dal 1964 al 1983[1], succedendo a Giuseppe Pero. Nel 1974 divenne vicepresidente di Confindustria, dimettendosi però pochi mesi dopo. Il 29 novembre 1976 Bruno Visentini fu chiamato nel consiglio della fondazione "Giorgio Cini", e ne fu eletto presidente l'11 marzo 1977, rimanendo in carica sino al 1995.

L'attività nelle commissioni ministeriali e parlamentari

modifica
 
Bruno Visentini

Fece parte di numerose commissioni ministeriali, in particolare delle commissioni per la riforma del diritto societario presiedute da Francesco Santoro Passarelli (1959), da Alfredo de Gregorio (1964, i cui lavori confluirono in un progetto redatto da Gino de Gennaro e dallo stesso Visentini nel 1967) e da Dino Marchetti (1973). La riforma, sia pure circoscritta alle sole società per azioni, fu portata a compimento dalla legge del 7 giugno 1974 n. 216 (conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 1974 n. 95), a cui Visentini diede un apporto significativo[2], anche in quanto membro autorevole della commissione Finanze e Tesoro della Camera.

Dal confronto tra il testo della legge di conversione e il decreto-legge, appare evidente come il contenuto di quest'ultimo sia stato interamente riscritto nel corso dei lavori parlamentari, recependo quasi integralmente le proposte in materia di società per azioni contenute nel progetto Marchetti[3]. Nel 1972 fece parte della commissione ministeriale incaricata di redigere il Testo Unico delle Imposte dirette del 1973. Si devono a Visentini, in particolare, l'introduzione dell'IRPEF e del sostituto d'imposta per i redditi da lavoro dipendente. Nel 1985 promosse inoltre la normativa che obbligava i commercianti al dettaglio all'utilizzo del registratore di cassa con emissione dello scontrino fiscale; ciò rese immediatamente verificabili gli effettivi incassi e ridusse l'evasione, ma il fatto che la ditta leader nella produzione dei registratori di cassa fosse la Olivetti, di cui Visentini era stato presidente, diede origine a polemiche.

Le "leggi Visentini"

modifica

Bruno Visentini fu l'ispiratore di alcune leggi, la "Legge Visentini" del 1975 e la "Visentini-bis" del 1983, che riformarono le norme per la stesura dei bilanci societari. Queste introdussero una disciplina delle riserve che le imprese potevano accumulare. Le riserve erano: "riserva da sovrapprezzo azioni" per gli aumenti di capitale sopra la pari (con prezzo maggiore del valore nominale), "riserva legale" obbligatoria, "riserve statutarie" aggiuntive che l'azienda poteva introdurre fino ad un massimo del 5% del capitale sociale.

Con un duplice strumento di un limite all'entità delle riserve e di trasparenza con l'obbligo di evidenziarle a parte in bilancio, questa riforma contabile ostacolava la creazione di conti per nascondere utili all'erario, o la creazione di fondi neri, di cui agli azionisti non era nota l'esistenza e tanto meno la destinazione. La riforma assumeva un ruolo importante nel settore bancario, dove l'ammontare di queste riserve era particolarmente consistente, così come un uso dei fondi estraneo alla mera attività d'impresa.

La proposta di "governo istituzionale"

modifica

Nel 1980 Visentini, contro la pratica della partitocrazia che si esprimeva negli estenuanti negoziati tra le segreterie dei partiti per arrivare alla composizione del governo, indicò un "ritorno alla Costituzione" nella forma di un "governo istituzionale": secondo Visentini, il governo avrebbe dovuto essere nominato autonomamente dal Presidente della Repubblica e insediato a seguito del voto di fiducia del Parlamento. Il governo istituzionale doveva trasformare la concezione del bene comune della maggioranza parlamentare in provvedimenti legislativi e amministrativi sotto il controllo del Parlamento.

Il ruolo dei partiti doveva limitarsi alla raccolta del consenso popolare e alla sua discussione in Parlamento.[4] Il dibattito sul "governo istituzionale" vide contrari quasi tutti i partiti, compreso lo stesso PRI di Visentini; l'unico appoggio, ma non incondizionato, venne espresso dal PCI di Luigi Longo ed Enrico Berlinguer.[4] Secondo Eugenio Scalfari, la proposta di Visentini ha trovato applicazione nel governo Monti.[4]

  1. ^ Olivetti, storia di un'impresa - Cronologia Olivetti 1908-1977, su storiaolivetti.it. URL consultato il 13 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  2. ^ Lettera di Bruno Visentini alla Repubblica del 2 febbraio 1988.
  3. ^ Giuseppe Ferri: La filosofia della mini riforma delle società per azioni, Rivista di diritto commerciale, vol. 1975 7-8, pag. 209
  4. ^ a b c La Repubblica, 20 novembre 2011

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica

Controllo di autoritàVIAF (EN165472374 · ISNI (EN0000 0001 0968 4697 · SBN CFIV032081 · LCCN (ENn2001113822 · GND (DE122935810 · BNF (FRcb15028833c (data)