Attentato di Napoli

L'attentato di Napoli del 1988 fu un attacco terroristico contro un circolo ricreativo militare statunitense, United Service Organizations (USO), nel centro di Napoli, il 14 aprile. Alle ore 19:49 una potente autobomba esplose di fronte al club USO in Calata San Marco causando la morte di cinque persone e il ferimento di altre 15. L'attacco fu commesso da un membro dell'Armata Rossa Giapponese (ARG) fatto nel secondo anniversario del bombardamento statunitense della Libia nel 1986.

Attentato di Calata San Marco
attentato
L'ingresso del circolo prima dell'attentato
TipoAutobomba
Data14 aprile 1988
19:49
Luogovia Calata San Marco, Quartiere San Ferdinando
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneCampania
ComuneNapoli
ArmaAutobomba
Mezzo coinvoltoFord Fiesta
ResponsabiliArmata Rossa Giapponese
MotivazioneRappresaglia
Conseguenze
Morti5
Feriti15

Vittime

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Le vittime furono quattro civili italiani, il venditore ambulante Antonio Gaezza,[1] i passanti Assunta Capuano, Guido Scocozza e Maurizio Perrone,[2] una portoricana militare statunitense in servizio presso la U.S. Navy di stanza a Napoli, la ventunenne Angela Simone Santos. Tra i feriti ci furono anche quattro marinai americani e alcuni nordafricani. Molti marinai dell'USO sfuggirono all'attentato in quanto al momento dell'esplosione si trovavano nei seminterrati del circolo.[3][4]

Le indagini

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Lo scenario di Calata S. Marco dopo l'attentato

L'attentato fu rivendicato da due gruppi armati arabi fino ad allora sconosciuti, uno dei quali affermava che gli "Imperialisti americani devono morire due anni dopo il loro barbaro attacco contro lo stato arabo libico", riferendosi al bombardamento degli Stati Uniti contro la Libia del 1986. In seguito la polizia identificò Junzō Okudaira come il principale sospettato, insieme alla sua complice, la connazionale Fusako Shigenobu, entrambi membri dell'Armata Rossa Giapponese (ARG) di estrema sinistra con collegamenti con gruppi in Libano. Okudaira era già ricercato in Italia per un razzo e un attentato dinamitardo contro le ambasciate americana e britannica di Roma del 1987, dove nessuno era rimasto ferito.[3][5] Okudaira soggiornava in un hotel sotto falsa identità taiwanese. L'ambasciatore libico affermò che il suo paese non aveva nulla a che fare con l'attacco.[6]

Alcuni giorni prima dell'attentato, il membro dell'ARG Yū Kikumura fu arrestato negli Stati Uniti.[7] Si pensava che Kikumura pianificasse un attentato dinamitardo in un centro della marina militare statunitense a New York per rappresaglia all'attacco alla Libia del 1986, e che fosse simultaneo all'attentato di Napoli.[4][8]

Nel 1993, Okudaira fu condannato in contumacia per omicidio. Non è mai stato catturato.[9] La Shigenobu fu invece catturata in Giappone nel 2000 e condannata a 20 anni di carcere.

Nel 2020 il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, nel corso di una conferenza stampa,[10] ha confermato che Junzō Okudaira risulta ancora oggi a distanza di anni dall'attentato essere in cima alla lista dei latitanti più ricercati dalla magistratura partenopea.

Commemorazioni

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Dal 2021 una targa commemorativa a Calata San Marco ricorda le 5 vittime dell'attentato terroristico. Il consolato USA e le autorità italiane sono solite depositare una corona di fiori in occasione dell'anniversario. La comunità militare americana a Napoli commemora Angela Santos con una messa che si svolge nella cappella della base di Gricignano.[11][12]

  1. ^ Enzo La Penna, Terrorismo, trent'anni fa Calata San Marco, strage dimenticata, ansa.it, 14 aprile 2018. URL consultato il 23 dicembre 2018 (archiviato il 1º dicembre 2022).
  2. ^ Domenico Ascione, 14 aprile 1988. L’attentato che fece tremare tutta Napoli: una strage dimenticata, vesuviolive.it, 14 aprile 2017. URL consultato il 23 dicembre 2018 (archiviato il 23 dicembre 2018).
  3. ^ a b (EN) Roberto Suro, A Japanese With Lebanese Links Blamed in Naples U.S.O. Bombing, su The New York Times, 16 aprile 1988. URL consultato il 2 luglio 2024 (archiviato dall'url originale il 29 novembre 2014).
  4. ^ a b (EN) Roberto Suro, 5 Die in Blast Outside U.S.O. in Naples, su The New York Times, 15 aprile 1988. URL consultato il 2 luglio 2024 (archiviato dall'url originale il 26 dicembre 2020).
  5. ^ (EN) John Tagliabue, Rome Explosions Shake U.S. and British Embassies and Wreck Car, su The New York Times, 1987. URL consultato il 2 luglio 2024 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2018).
  6. ^ (EN) Police today were looking for a suspected Japanese terrorist..., su United Press International, 15 aprile 1988. URL consultato il 2 luglio 2024 (archiviato il 27 maggio 2022).
  7. ^ (EN) William D. Montalbano, Japanese Terrorist Sought in USO Blast in Naples, su Los Angeles Times, 16 aprile 1988. URL consultato il 2 luglio 2024 (archiviato il 17 settembre 2016).
  8. ^ (EN) Robert Hanley, U.S. Links Man With 3 Bombs To a Terror Plot, su The New York Times, 4 febbraio 1989. URL consultato il 2 luglio 2024 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2021).
  9. ^ (EN) Jury Indicts Fugitive In Uso Bombing, su Orlando Sentinel, 10 aprile i993. URL consultato il 2 luglio 2024 (archiviato dall'url originale il 19 novembre 2015).
  10. ^ Giancarlo Tommasone, Junzo Okudaira: chi è il latitante in cima alla lista della Procura di Napoli, su Stylo24 - Giornale d'inchiesta, 29 dicembre 2020. URL consultato il 29 dicembre 2020.
  11. ^ https://www.interno.gov.it/it/notizie/targa-napoli-memoria-vittime-dellattentato-terroristico-calata-san-marco, su interno.gov.it.
  12. ^ (EN) Ways to Support, About Us, Careers, Wishbook, Media Room, Diversity and Inclusion, Find A. USO, Volunteer, Share Your Story, Facebook, Twitter, Youtube, Instagram, Linkedin, Telephone:+1 (888) 484 3876, DC 20077-7677 Address:PO Box 96860 Washington, Contact FAQs Terms of Use Privacy State Disclosures, Contact, FAQs, Terms of Use, Privacy, State Disclosures, Inc All Rights Reserved ©2024 USO, Woman Visits Site of Naples Bombing that Killed Sister, su United Service Organizations. URL consultato il 13 maggio 2024.

Voci correlate

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