Agostino Tassi
Agostino Tassi, nato Agostino Buonamici (Ponzano Romano, 22 gennaio 1580 – Roma, 12 marzo 1644), è stato un pittore italiano, tardo manierista, influenzato dall'arte nordica di Matthijs Bril e Adam Elsheimer, oltre che insegnante principale di Artemisia Gentileschi.
Biografia
modificaIn giovanissima età arrivò a Roma ed entrò come paggio al servizio del marchese Tassi, del quale poi assunse il cognome. Lavorò inizialmente in Toscana (1594-1608) e in seguito a Genova, dove lavorò ad affrescare il Palazzo Spinola. Si sa che lavorò molto nell'abbellire con i suoi affreschi e graffiti le facciate di palazzi e di porte cittadine della neonata città di Livorno (1606-1615). Si hanno pochissime altre notizie sui primi quindici anni della sua attività di pittore, mentre al contrario gli anni dal 1615 al 1625 sono i più documentati.[1]
Dal 1610 si trasferì definitivamente a Roma,[2] dove fu molto attivo come quadraturista e paesaggista: alla sua bottega si formarono Viviano Codazzi, Costanzo de Peris e Claude Lorrain. Fu intimo di Orazio Gentileschi e della figlia Artemisia. Nella maturità si avvicinò al classicismo carraccesco del Domenichino.
Tra le sue opere, vi sono numerosi interventi per la decorazione di diversi palazzi e ville di Roma e dintorni (Casino Ludovisi, Quirinale, palazzo Pamphili, Palazzo Lancellotti), e palazzo Rospigliosi nel quale il Cardinale Scipione Caffarelli-Borghese gli aveva affidato la decorazione a fresco del Casino delle Muse, insieme a Gentileschi.
Tra i suoi allievi si può citare Giovanni Battista Primi.
Lo stupro
modificaNel febbraio 1612, mentre Orazio Gentileschi e Agostino Tassi stavano lavorando alla decorazione del Casino delle Muse, che li impegnò dal settembre 1611 all'aprile 1612,[3] Tassi venne accusato di aver stuprato Artemisia Gentileschi nel maggio 1611. Agostino Tassi venne infine condannato per lo stupro, la corruzione dei testimoni e la diffamazione di Orazio Gentileschi nel novembre 1612; su propria scelta, si esiliò da Roma [4] anche se non scontò mai effettivamente la pena.
Opere
modifica- La pesca miracolosa, olio su tela, 97 x 71 cm, Collezione privata, Milano
Note
modifica- ^ P.Cavazzini, Towards a Chronology of Agostino Tassi, in The Burlington Magazine, 144/1192 (2002), pp.396-397.
- ^ Artemisia, a cura di Roberto Contini e Gianni Papi, con un saggio di Luciano Berti, Roma, Leonardo de Luca, 1991, p. 21.
- ^ Artemisia, a cura di Roberto Contini e Gianni Papi, con un saggio di Luciano Berti, Roma, Leonardo de Luca, 1991, p. 48.
- ^ Patrizia Cavazzini, "Appendice 1. Documenti relativi al processo contro Agostino Tassi", in Orazio e Artemisia Gentileschi, a cura di Keith Christiansen e Judith W.Mann, Milano, Skira, 2001, pp.432-445.
Bibliografia
modifica- Luigi Lanzi, Storia pittorica della Italia dal Risorgimento delle belle arti fin presso al fine del XVIII secolo: fin presso al fine del XVIII secolo, Milano 1824, vol. II
- Teresa Pugliatti,Agostino Tassi tra conformismo e libertà, De Luca, Roma 1978: vol. di pp.190, con 233 ill.in bianco e nero e 12 ill.a colori.
- Artemisia, a cura di Roberto Contini e Gianni Papi, con un saggio di Luciano Berti, Roma, Leonardo de Luca, 1991.
- P.Cavazzini, Towards a Chronology of Agostino Tassi, in "The Burlington Magazine", 144/1192 (2002).
- AA. VV., Dizionario della pittura e dei pittori, diretto da Michel Laclotte con la collaborazione di Jean-Pierre Cuzin; edizione italiana diretta da Enrico Castelnuovo e Bruno Toscano, con la collaborazione di Liliana Barroero e Giovanna Sapori, vol. 1-6, Torino, Einaudi, 1989-1994, ad vocem, SBN IT\ICCU\CFI\0114992.
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Agostino Tassi
Collegamenti esterni
modifica- Tassi, Agostino, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Tassi, Agostino, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Agostino Tassi, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Agostino Tassi, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) Agostino Tassi, su Discogs, Zink Media.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 10758921 · ISNI (EN) 0000 0001 1631 0634 · SBN SBLV270060 · BAV 495/27638 · CERL cnp00576699 · Europeana agent/base/154924 · ULAN (EN) 500029953 · LCCN (EN) nr91040091 · GND (DE) 123622115 · BNE (ES) XX1501322 (data) · BNF (FR) cb14564388v (data) · J9U (EN, HE) 987007383204405171 |
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