Nino Bixio: differenze tra le versioni

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{{nota disambigua|la nave con questo nome|Nino Bixio (esploratore)}}
{{militare
|Nome = Nino Bixio
|Immagine = Nino Bixio.jpg
|Data_di_nascita = 2 ottobre 1821
|Nato_a = [[Genova]]
|Data_di_morte = 16 dicembre 1873
|Morto_a = [[Banda Aceh]], [[Indie orientali olandesi]]
|Luogo_di_sepoltura = [[GenovaCimitero monumentale di Staglieno]]
|Religione = <!--[[Deismo]] solo se enciclopedica -->[[Massoneria|massonico]]
|Nazione_servita = {{SAR 1816-1848}}<br />{{Bandiera|ITA 1861-1946}} [[Regno d'Italia (1861-1946)|Regno d'Italia]]
|Forza_armata = [[File:Flag of the Kingdom of Sardinia (1848-1851).svg|21px]] [[Regia Armata Sarda]] <br/> [[File:Flag of Italy (1860).svg|21px]] [[Regio Esercito]]
|Unità = [[Camicie rosse]]
|Anni_di_servizio = 1837-1844, 1848-1849, 18701859-1860, 1861-1871
|Grado = [[GeneraleTenente generale|Luogotenente generale]]
|Guerre = * [[Prima guerra d'indipendenza italiana]] <br/>
* [[Seconda guerra d'indipendenza italiana]] <br/>
* [[Terza guerra d'indipendenza italiana]]
|Campagne = [[Spedizione dei Mille]]
|Altro_lavoro = Politico
|Ref = Fontifonti nel testo
|Battaglie = * [[sbarco di Marsala]]
* [[Battaglia di Varese]]
* [[Battaglia di Calatafimi]]
* [[Insurrezione di Palermo (1860)|insurrezione di Palermo]]
* [[Strage di Bronte]]
* [[Battaglia di Piazza Duomo]]
* [[Battaglia del Volturno]]
* [[Battaglia di Custoza (1866)]]
* [[Battaglia di Mentana]]
* [[Presa di Roma]]
|Corpo = * [[Marina del Regno di Sardegna]]
* [[Cacciatori delle Alpi]]
* [[I Mille]]
* [[Esercito meridionale]]
}}
{{Carica pubblica
|nome = Nino Bixio
 
|carica = [[Senato del Regno (Italia)|Senatore del Regno d'Italia]]
|carica = [[Senatore del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio = 6 febbraio [[1870]]
|mandatoinizio = 6 febbraio 1870
|mandatofine = 16 dicembre [[1873]]
|mandatofine = 16 dicembre 1873
|legislatura = {{NumLegRegno|S|X}}
|legislatura = {{NumLegRegno|S|X|6 febbraio 1870}} all'{{NumLegRegno|A|XI}}
|gruppo parlamentare =
|tipo nomina = {{Categoria Senatori|3|14}}
|coalizione =
|circoscrizione =
|collegio =
|tipo nomina =
|incarichi =
|sito = {{Senatori Regno}}
 
|carica2 = [[Camera dei deputati del Regno d'Italia|Deputato del Regno d'Italia]]
|carica2 = [[Deputato del Regno d'Italia]]
|mandatoinizio2 =
|mandatoinizio2 = 18 febbraio 1861
|mandatofine2 =
|mandatofine2 = 6 febbraio 1870
|legislatura2 = {{NumLegRegno|D|VIII|IX|X}}
|gruppo parlamentare2 = Estrema sinistra
|collegio2 = {{Lista|Genova II (VIII)|Castel San Giovanni (IX e X)}}
|coalizione2 =
|incarichi2 =
|circoscrizione2 =
'''VIII legislatura'''
|collegio2 = Genova II <small>(VIII legislatura)</small>,<br />Ancona <small>(IX legislatura)</small>,<br />Parma II <small>(IX legislatura)</small>,<br />Castel San Giovanni <small>(IX e X legislatura)</small>
{{Lista|*Membro della Commissione d'inchiesta parlamentare sul brigantaggio (17 dicembre 1862–21 maggio 1863)|Membro della Commissione di inchiesta parlamentare sulle condizioni della marina militare e mercantile (11 maggio 1863–21 maggio 1863)|Membro della Commissione d'inchiesta sulla marina (11 maggio 1863–7 settembre 1865)}}
|tipo nomina2 =
'''IX legislatura'''
|incarichi2 =
*Membro della Commissione generale del bilancio (17 gennaio 1867–13 febbraio 1867)
|sito2 = {{Deputati Regno}}
 
|partito2 =
|professione = Militare di carriera
|tendenza2 =
|titolo di studio2 =
|alma mater2 =
|professione2 = Militare di carriera
|firma2 =
}}
{{Bio
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|GiornoMeseMorte = 16 dicembre
|AnnoMorte = 1873
|AttivitàAltre = e [[politico]]
|Epoca = 1800
|Attività = generalerivoluzionario
|Attività2 = politicogenerale
|Attività3 = navigatore
|Nazionalità = italiano
|PostNazionalità = , tra le più note figure storiche legate al [[Risorgimento italiano]]
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==Biografia==
===Infanzia e adolescenza===
Ottavo e ultimo [[figlio]] di Colomba Caffarelli e di Tommaso Bixio, direttore della [[Zecca (moneta)|Zecca]] di Genova, a nove anni rimase orfano della madre. Il suo [[Carattere (psicologia)|carattere]] particolarmente ribelle e la reciproca insofferenza con la matrigna Maria, della quale il padre era succube, furono tra le principali cause dei difficili rapporti con la famiglia. Espulso più volte dalla scuola, a 13 anni fu imbarcato come mozzo a bordo del brigantino ''Oreste e Pilade'' che salpava per le [[Americhe]]<ref>[http://www.corriere.it/unita-italia-150/recensioni/11_novembre_07/colombo-peripezie-nino-bixio-bronte-indonesia_b2ba25ba-092b-11e1-a272-24f31f5e1b69.shtml ''Le peripezie di Nino Bixio, da Bronte all'Indonesia''], ''[[Corriere della Sera]]'', 7 novembre 2011.</ref>, dove per la sua giovane età gli venne affibbiato il nomignolo di "Nino", che lo accompagnerà per tutta la vita.
 
Rimase in mare per tre anni e fece ritorno a Genova nel [[1837]], ma per lui la porta di casa a [[Castelletto (Genova)|Castelletto]] era sbarrata e fu costretto a vivere tra le vecchie baracche delle povere persone, a volte sfamato da una scodella di minestra passatagli dai fratelli attraverso la finestra. Visto il suo immutato carattere indocile, la matrigna pensò di servirsene per surrogare nel servizio militare in marina il fratello [[Giuseppe Bixio|Giuseppe]], che aveva buone possibilità di entrare nell'[[Ordine dei gesuiti]], come poi avvenne. Nino si oppose e fu dai genitori denunciato come ribelle all'autorità paterna e fatto arrestare con uno stratagemma. Dopo molte settimane di carcere, nel novembre 1837, si rassegnò ad arruolarsi "volontario" nella [[marina del Regno di Sardegna]] come surrogante del fratello.
 
Rimase in mare per tre anni e fece ritorno a Genova nel [[1837]], ma per lui la porta di casa a [[Castelletto (Genova)|Castelletto]] era sbarrata e fu costretto a vivere tra le vecchie baracche delle povere persone, a volte sfamato da una scodella di minestra passatagli dai fratelli attraverso la finestra. Visto il suo immutato carattere indocile, la matrigna pensò di servirsene per surrogare nel servizio militare in marina il fratello [[Giuseppe Bixio|Giuseppe]], che aveva buone possibilità di entrare nell'[[Ordine dei gesuiti]], come poi avvenne. Nino si oppose e fu dai genitori denunciato come ribelle all'autorità paterna e fatto arrestare con uno stratagemma.
===La vita di mare===
Dopo molte settimane di carcere, nel novembre 1837, si rassegnò ad arruolarsi "volontario" nella [[marina del Regno di Sardegna]], come surrogante del fratello.
Imbarcato sull'[[avviso a ruote]] ''Aquila'', fu preso a ben volere dal capitano Millelire, che gli consentì di studiare e formarsi per la carriera nella marina militare. Nel [[1841]] fu allievo pilota a bordo della nave [[Gulnara (avviso)|Gulnara]] e nel 1844, inaspettatamente, Nino fu a sua volta surrogato da un altro marinaio che, dichiarandosi suo "volontario surrogante", si arruolò restituendogli la libertà. L'[[azione surrogatoria]] era stata organizzata dal fratello maggiore [[Jacques Alexandre Bixio|Alessandro]], che in [[Francia]] era divenuto un importante funzionario di banca e, non appena avutane la possibilità, era intervenuto in soccorso di Nino.
 
Imbarcato sull'[[avviso a ruote]] ''[[Aquila]]'', fu preso a ben volere dal capitano Millelire, che gli consentì di studiare e formarsi per la carriera nella [[Marina del Regno di Sardegna|marina militare sarda]]. Nel [[1841]] fu allievo pilota a bordo della nave [[Gulnara (avviso)|Gulnara]] e nel 1844, inaspettatamente, Nino fu congedato, a sua volta surrogato da un altro marinaio che, dichiarandosi suo "volontario surrogante", si arruolò restituendogli la libertà con un anno d'anticipo. L’azione surrogatoria era stata organizzata dal fratello maggiore [[Jacques Alexandre Bixio|Alessandro]], che in [[Francia]] era divenuto un importante funzionario di banca e, non appena avutane la possibilità, era intervenuto in soccorso di Nino.
Tornato a Genova, conobbe la bellissima nipote Adelaide Parodi, figlia della sorella maggiore Marina. I due s'innamorarono e vissero un lunghissimo rapporto clandestino, osteggiato dai famigliari, prima di convolare a nozze undici anni più tardi<ref name="treca">Fiorella Bartoccini, [http://www.treccani.it/enciclopedia/nino-bixio_%28Dizionario-Biografico%29/ Bixio, Nino] in [[Dizionario Biografico degli Italiani]], Volume 10 (1968).</ref>.
 
Tornato a Genova, conobbe la giovane nipote Adelaide Parodi, figlia della sorella maggiore Marina. I due s'innamorarono e vissero un lunghissimo rapporto clandestino, osteggiato dai familiari, prima di convolare a nozze undici anni più tardi<ref name="treca">Fiorella Bartoccini, [http://www.treccani.it/enciclopedia/nino-bixio_%28Dizionario-Biografico%29/ Bixio, Nino] in [[Dizionario Biografico degli Italiani]], Volume 10 (1968).</ref>.
 
Durante il servizio nella regia marina sarda, Nino aveva accumulato molte esperienze, navigando su legni di vario tipo, sulle rotte dei vicini mari come dell'[[oceano Atlantico]]. Non ebbe quindi difficoltà a trovare un nuovo ingaggio in mare, imbarcandosi come capitano in seconda su un bastimento mercantile diretto in [[Brasile]]. Al porto di [[Rio de Janeiro]], però, gli fu comunicato che l'[[armatore]] aveva ceduta la nave ad un'altra società che l'avrebbe utilizzata per il trasporto degli schiavi dall'[[Africa]], offrendogli il comando. Bixio rifiutò e scese a terra con tre compagni italiani, ben sapendo che quel diniego, nonostante il nobile motivo, avrebbe troncata sul nascere la sua carriera di capitano mercantile.
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Nuovamente a Genova, con gli amici Parodi e Tini fu ingaggiato come secondo nostromo sul bastimento guidato dal capitano [[quacchero]] Baxter e diretto nei [[Mar Cinese meridionale|mari della Malesia]] per raccogliere un carico di [[Piper nigrum|pepe]] da portare negli [[Stati Uniti d'America]]. Un viaggio molto avventuroso per innumerevoli episodi, che cominciarono con l'abbandono della nave di Bixio e dei due compagni a bordo di una [[scialuppa]], per un furibondo litigio con il comandante. La scialuppa naufragò sugli scogli e, nel tentativo di raggiungere a nuoto la terraferma, i tre furono attaccati dagli [[squalo|squali]]. Parodi fu sbranato, mentre Tini impazzì per lo spavento. Catturati dagli indigeni, Bixio rifiutò di convolare a nozze con la regina di quella popolazione e i due furono ceduti a dei mercanti di schiavi. Fortunatamente furono acquistati dallo stesso capitano Baxter che, dopo averli riscattati, li riprese a bordo, sbarcandoli nel porto di [[Salem (Massachusetts)|Salem]], da dove raggiunsero [[Anversa]], nell'ottobre [[1846]]. Bixio imbarcò l'amico per Genova e, gravemente percorso da febbri, raggiunse il fratello Alessandro a [[Parigi]]. I due si incontravano per la prima volta.
 
===Gli incontriL'incontro con Mazzini e Garibaldi===
Rimase ospite del fratello nei mesi di convalescenza, durante i quali conobbe [[Giuseppe Mazzini]], che ebbe su Nino una grande influenza politica nell'iniziarlo all'idea di un'Italia unita e repubblicana, conquistandolo alla causa della [[Giovine Italia]], l'associazione mazziniana che auspicava l'unione e l'indipendenza di tutti gli stati d'[[Italia]]. Mazzini, esule in Francia, era protetto da Alessandro Bixio, data la grande amicizia che aveva unito le loro madri. Al suo ritorno nella penisola italiana, Nino Bixio partecipò attivamente ai fervori che precedettero la "[[Primavera dei popoli]]". La sera del 4 novembre 1847, durante una manifestazione in [[piazza Carlo Felice]] a [[Torino]], fermò il cavallo di [[Carlo Alberto di Savoia]] afferrandolo per le briglie e gli disse: «Sire, passate il [[Ticino (fiume)|Ticino]] e siamo tutti con voi»<ref name="britannica">Hugh Chisholm, [https://en.wikisource.org/wiki/1911_Encyclop%C3%A6dia_Britannica/Bixio,_Nino Bixio, Nino] in [[Enciclopedia Britannica]], '''4''' (11th ed.), Cambridge University Press, 1911</ref>.
 
Al suo ritorno nella penisola italiana, Nino Bixio partecipò attivamente ai fervori che precedettero la "[[Primavera dei popoli]]". La sera del 4 novembre 1847, durante una manifestazione in [[piazza Carlo Felice]] a [[Torino]], fermò il cavallo di [[Carlo Alberto di Savoia]] afferrandolo per le briglie e gli disse: «Sire, passate il [[Ticino (fiume)|Ticino]] e siamo tutti con voi»<ref name="britannica">Hugh Chisholm, [https://en.wikisource.org/wiki/1911_Encyclop%C3%A6dia_Britannica/Bixio,_Nino Bixio, Nino] in [[Enciclopedia Britannica]], '''4''' (11th ed.), Cambridge University Press, 1911</ref>.
Nel [[1848]] partecipò alla [[Prima guerra d'indipendenza italiana|prima guerra di indipendenza]], combattendo a [[Governolo]], a [[Verona]] e a [[Treviso]]. Poi raggiunse [[Roma]], al seguito di [[Giuseppe Garibaldi]], dove tentò invano di difendere la neonata [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]] dall'attacco restauratore dei francesi. Condusse a termine [[Battaglia di Velletri (1849)|varie azioni]], dimostrando una determinazione e un'audacia che rasentavano la temerarietà. Il 3 giugno [[1849]], respingendo l'assalto francese, si distinse guidando personalmente diversi contrattacchi alla baionetta. Per due volte i colpi francesi gli uccisero la cavalcatura e infine fu ferito in modo serio. La sua condotta gli valse una medaglia d'oro decretata dalla Repubblica Romana ed ebbe il personale elogio di Garibaldi, che lo promosse sul campo al grado di maggiore. Venne sommariamente curato da [[Pietro Ripari]] e [[Agostino Bertani]], riuscendo poi a raggiungere Genova, dove finalmente fu possibile estrarre la pallottola, rimasta conficcata nel fianco sinistro. Contro ogni previsione, venne accolto e amorevolmente curato dalla matrigna.
=== Garibaldi e la Repubblica romana ===
Nel [[1848]] partecipò, volontario, alla [[Prima guerra d'indipendenza italiana|prima guerra di indipendenza]], col grado di sottotenente, combattendo a [[Governolo]], a [[Verona]] e a [[Treviso]]. I primi di novembre, raggiunse in Romagna [[Giuseppe Garibaldi]].
 
Poi raggiunse [[Roma]], al seguito di Garibaldi, dove tentò invano di difendere la neonata [[Repubblica Romana (1849)|Repubblica Romana]] dall'attacco restauratore dei francesi. Condusse a termine [[Battaglia di Velletri (1849)|varie azioni]], dimostrando una determinazione e un'audacia che rasentavano la temerarietà. Il 3 giugno [[1849]], respingendo l'assalto francese, si distinse guidando personalmente diversi contrattacchi alla baionetta. Per due volte i colpi francesi gli uccisero la cavalcatura e infine fu ferito in modo serio. La sua condotta gli valse una medaglia d'oro decretata dalla Repubblica Romana ed ebbe il personale elogio di Garibaldi, che lo promosse, nella battaglia sulle mura di Roma, al grado di maggiore.
La sua ultima azione da carbonaro della Giovane Italia fu, nel [[1852]], il tentativo di rapire l'imperatore [[Francesco Giuseppe]] nel corso della sua visita a [[Venezia]] e [[Milano]], sventato dalla polizia austriaca. Dopo aver inutilmente atteso la caduta delle monarchie europee teorizzata da Mazzini, nel frattempo riprendendo gli studi nautici e conseguendo la patente di capitano mercantile per la navigazione illimitata, prese le distanze dagli ambienti mazziniani e nel gennaio [[1853]] riprese l'attività marinara. Nel [[1855]], dopo anni di scontri in famiglia e ottenuta la necessaria dispensa papale, riuscì finalmente a sposarsi con la nipote Adelaide, dalla quale ebbe poi i figli Giuseppina, Riccarda, Garibaldi e Camillo.
 
Venne sommariamente curato da [[Pietro Ripari]] e [[Agostino Bertani]], riuscendo poi a raggiungere Genova, dove finalmente fu possibile estrarre la pallottola, rimasta conficcata nel fianco sinistro. Contro ogni previsione, venne accolto e amorevolmente curato dalla matrigna.
 
La sua ultima azione da carbonaro della Giovane Italia fu, nel [[1852]], il tentativo di rapire l'imperatore [[Francesco Giuseppe]] nel corso della sua visita a [[Venezia]] e [[Milano]], sventato dalla polizia austriaca. Dopo aver inutilmente atteso la caduta delle monarchie europee teorizzata da Mazzini, nel frattempo riprendendo gli studi nautici e conseguendo la patente di capitano mercantile per la navigazione illimitata, prese le distanze dagli ambienti mazziniani e nel gennaio [[1853]] riprese l'attività marinara.
 
Nel [[1855]], dopo anni di scontri in famiglia e ottenuta la necessaria dispensa papale, riuscì finalmente a sposarsi con la nipote Adelaide, dalla quale ebbe poi i figli Giuseppina, Riccarda, Garibaldi e Camillo.
 
===L'impresa dei Mille===
DuranteNel 1859, durante la [[Seconda guerra d'indipendenza italiana|seconda guerra di indipendenza]] fu nuovamente al fianco di Garibaldi nei [[Cacciatori delle Alpi]] dove comandò un battaglione col grado di maggiore, combattendo a [[Malnate]] nella [[battaglia di Varese]] e poi difendendo strenuamente il [[passo dello Stelvio]], tanto da essere insignito della Croce Militare di Savoia.

L'anno successivo fu tra gli organizzatori della [[Spedizione dei Mille]] alla conquista del [[Regno delle Due Sicilie]]. Grazie alla sua esperienza marinara, Bixio riuscì ad impadronirsi (tramite un furto, in realtà segretamente concordato con il direttore amministrativo della società di navigazione [[Rubattino]] [[Giovanni Battista Fauché]]) delle navi ''[[Piemonte (nave)|Piemonte]]'' e ''[[Lombardo (nave)|Lombardo]]'', quest'ultima da lui comandata nel viaggio da [[Quarto dei Mille|Quarto]] a [[Marsala]]<ref name=treca/>.
 
[[File:Genova-statua a Nino Bixio-DSCF9324.JPG|thumb|[[Genova]], quartiere di [[Carignano (Genova)|Carignano]],<br />statua a Nino Bixio]]
 
Prese parte alla [[battaglia di Calatafimi]], comandando lail 1ªº Compagniabattaglione, e successivamente all'[[insurrezione di Palermo (1860)|insurrezione di Palermo]], guidando l'assalto al [[ponte dell'Ammiraglio]]. Nei combattimenti riportò una ferita alla clavicola causata da una palla vagante. Dopo una breve convalescenza, fu incaricato di guidare la 1ª Brigata della Divisione Turr verso [[Corleone]] e [[Agrigento|Girgenti]], trovandosi a espletare incarichi di polizia militare, su disposizioni di Garibaldi, che temeva altri eccidi come quello accaduto a [[eccidio di Partinico|Partinico]].
 
Dopo la battaglia di Calatafimi Bixio si avvide di un abitante locale che infieriva sui cadaveri dei soldati borbonici caduti; gridando "''Uccidete l'infame!''", Bixio con la sciabola sguainata e spronando il cavallo si slanciò verso il soggetto, che però riuscì a scappare. Questo fatto dimostra come Bixio, pur avendo un carattere duro, sapeva però essere leale e rispettoso verso il nemico sconfitto.<ref>[https://archive.org/stream/daquartoalfarono00abbauoft#page/84/mode/2up/search/villano Da Quarto al Faro - noterelle di uno dei Mille - Cesare Abba - pag. 86]</ref>
Fu promosso [[colonnello]] l'11 giugno.
 
Intervenne con decisione a [[Santa Croce Camerina]], dove erano stati trucidati i marinai di un bastimento [[svezia|svedese]], e a [[Bronte]] per fermare la [[strage di Bronte|celebre rivolta]]: erano stati saccheggiati diversi edifici e trucidati sedici uomini<ref>[http://www.comune.bronte.ct.it/citta/cenni_storici/cenni_storici_fatti1860.htm Cenni storici sui fatti del 1860], sito del Comune di Bronte.</ref>. Per ristabilire l'ordine, Garibaldi vi inviò il fidato generale Bixio, che applicò lo stato d'assedio {{Senza fonte|e pesanti sanzioni economiche alla popolazione}}. Costituito un tribunale di guerra, in poche ore vennero giudicate circa 150 persone e di queste 5 furono condannate all'esecuzione capitale. Promosso Maggiore Generale con decreto del 15 agosto 1860, gli venne affidato il comando della 15ª Divisione, con la quale sbarcò a [[Melito di Porto Salvo]] e, nella notte del 21 agosto, prese d'assalto la città di [[Reggio Calabria]], conquistandola nella [[battaglia di Piazza Duomo]]. Durante i combattimenti il suo cavallo fu abbattuto da 19 pallottole, mentre Bixio se la cavò con una ferita al braccio sinistro<ref>[http://www.lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/S0230-00139/ Album storico artistico. Garibaldi nelle due Sicilie ossia guerra d'Italia nel 1860. Scritta da B. G. con disegni dal vero, le barricate di Palermo, ritratti e battaglie, littografati da migliori artisti], lombardiabeniculturali.it.</ref>.
 
Promosso [[Maggior generale]] con decreto del 15 agosto 1860, gli venne affidato il comando della 15ª Divisione, con la quale sbarcò a [[Melito di Porto Salvo]] e, nella notte del 21 agosto, prese d'assalto la città di [[Reggio Calabria]], conquistandola nella [[battaglia di Piazza Duomo]]. Durante i combattimenti il suo cavallo fu abbattuto da 19 pallottole, mentre Bixio se la cavò con una ferita al braccio sinistro<ref>[http://www.lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/S0230-00139/ Album storico artistico. Garibaldi nelle due Sicilie ossia guerra d'Italia nel 1860. Scritta da B. G. con disegni dal vero, le barricate di Palermo, ritratti e battaglie, littografati da migliori artisti], lombardiabeniculturali.it.</ref>.
Il 2 ottobre dello stesso anno 1860 i garibaldini sconfissero definitivamente il grosso delle truppe borboniche nella [[battaglia del Volturno]], in cui il genovese si ruppe una gamba<ref name=britannica/>. Poco dopo l'[[incontro di Teano]] tra [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] e [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele]], Bixio organizzò i [[plebisciti risorgimentali|plebisciti]] che sancirono l'annessione dell'Italia centro-meridionale al Regno di Sardegna. Un anno dopo venne eletto deputato nel [[collegio elettorale di Genova II (Regno d'Italia)|collegio di Genova II]] e sedette tra le file della [[Destra storica]].<ref name=treca/>
 
Il 2 ottobre dello stesso anno 1860 i garibaldini sconfissero definitivamente il grosso delle truppe borboniche nella [[battaglia del Volturno]], in cui il genovese si ruppe una gamba<ref name=britannica/>. Poco dopo l'[[incontro di Teano]] tra [[Giuseppe Garibaldi|Garibaldi]] e [[Vittorio Emanuele II di Savoia|Vittorio Emanuele]], Bixio organizzò i [[plebisciti risorgimentali|plebisciti]] che sancirono l'annessione dell'Italia centro-meridionale al Regno di Sardegna. Fu nominato da Garibaldi luogotenente generale, con decreto dittatoriale del 29 ottobre. Finita la campagna, decise di entrare nel [[Regio esercito]] italiano.
 
Nel gennaio 1861 venne eletto deputato nel [[collegio elettorale di Genova II (Regno d'Italia)|collegio di Genova II]] e sedette tra le file della [[Destra storica]].<ref name=treca/>
 
Bixio aveva un carattere duro e difficile, che creava problemi ai suoi soldati, i quali però ne ammiravano le grandi doti di combattente; di lui [[Giuseppe Cesare Abba|Abba]] scrisse: {{Citazione|''... Se una palla lo togliesse di mezzo sarebbe come ad avere le nostre forze scemate a un tratto un bel poco: e se il Borbone avesse un uffiziale come Bixio , forse .... ma no non voglio scrivere questo pensiero. Dicono che Bosco vale lui ? Eresia !''|G. Cesare Abba, ''Da Quarto al Faro'', pagg. 265-266 }}
 
===La politicaDeputato e lla terza guerra d'esercitoindipendenza ===
Il suo grado di generale dell'[[esercito meridionale]], gli venne riconosciuto, il 27 marzo 1862, con anzianità al 1861.
Alle [[elezioni politiche italiane del 1861]] si presentò candidato nel 2º collegio di Genova, risultando eletto deputato. Fu più volte rieletto. Dedicò la sua attività parlamentare nel promuovere ogni possibile azione per liberare [[Venezia]] e [[Roma]]. Nella primavera del 1861 tentò invano di mediare e riconciliare le posizioni di [[Conte di Cavour|Cavour]] e Garibaldi, soprattutto per quanto concerneva la [[questione romana]]: mentre lo statista piemontese (che morì improvvisamente nel giugno 1861) professava una soluzione diplomatica, il nizzardo era disposto a passare all'azione anche in prima persona. Inoltre si prodigò nell'incitare continuamente il governo italiano a intensificare i traffici commerciali con il [[Medio oriente|Medio]] ed [[Estremo Oriente]], creando basi marittime sul [[Mar Rosso]] e in [[Cina]], come già facevano [[Francia]], [[Gran Bretagna]] e [[Stati Uniti d'America]].
 
Alle [[elezioni politiche italiane del 1861]] si presentò candidato nel 2º collegio di Genova, risultando eletto [[deputato]] del Regno. Fu più volte rieletto. Dedicò la sua attività parlamentare nel promuovere ogni possibile azione per liberare [[Venezia]] e [[Roma]]. Nella primavera del 1861 tentò invano di mediare e riconciliare le posizioni di [[Conte di Cavour|Cavour]] e Garibaldi, soprattutto per quanto concerneva la [[questione romana]]: mentre lo statista piemontese (che morì improvvisamente nel giugno 1861) professava una soluzione diplomatica, il nizzardo era disposto a passare all'azione anche in prima persona. Inoltre si prodigò nell'incitare continuamente il governo italiano a intensificare i traffici commerciali con il [[Medio oriente|Medio]] ed [[Estremo Oriente]], creando basi marittime sul [[Mar Rosso]] e in [[Cina]], come già facevano [[Francia]], [[Gran Bretagna]] e [[Stati Uniti d'America]].
[[File:Image taken from page 135 of 'Album della guerra del 1866' (11089363335).jpg|thumb|Bixio nel 1866]]
[[File:Busto di Nino Bixio 2007 CIMG1172.JPG|thumb|Busto di Nino Bixio al Gianicolo in Roma]]
Bixio tornò sul campo di battaglia nell'estate [[1866]] tra le file del [[Regio esercito]] come [[Tenente generale|luogotenente generale]], comandante della 7ª Divisione alla [[battaglia di Custoza (1866)|battaglia di Custoza]] nel corso della [[Terza guerra di d'indipendenza italiana|Terza guerra d'indipendenza]]. Il 3 novembre 1867 nella [[battaglia di Mentana]] Bixio fu fatto prigioniero da un battaglione francese, ma riuscì a fuggire e ricevette dal re [[Vittorio Emanuele II di Savoia]] una [[medaglia d'oro al valor militare]]<ref name=treca/>.
 
[[Massoneria in Italia|Massone]], venne eletto, nel 1867, Primo Sorvegliante della Loggia ''Valle di Potenza'' di [[Macerata]] e ringraziò i Fratellifratelli affermando: "Massone da qualche anno nella Loggia di Genova, desidero che il nostro lavoro sia proficuo all'Italia". Dopo la sua morte quattro Logge furono intestate al suo nome, fra cui una di [[New York]].".<ref>Vittorio Gnocchini, ''L'Italia dei Liberi Muratori'', Erasmo ed., Roma, 2005, p. 42.</ref>.
 
===Senatore e la presa di Roma===
Fatto senatore il 6 febbraio del [[1870]], nello stesso anno partecipò alla [[Presa di Roma]]<ref name=britannica/>. La sua divisione fu incaricata di espugnare la cittadella fortificata di [[Civitavecchia]], che capitolò dopo pochi scontri, dopo un ''ultimatum'' in perfetto "stile Bixio":
Nominato [[senatore del Regno]] il 6 febbraio del [[1870]], nello stesso anno partecipò alla [[Presa di Roma]]<ref name=britannica/>. Nel 1869 era stato incaricato Luogotenente generale comandante della 2ª divisione attiva dell'esercito italiano, con quartier generale a [[Orvieto]], presso la caserma di S. Agostino, ex convento. La sua divisione fu incaricata di espugnare la cittadella fortificata di [[Civitavecchia]], che capitolò dopo pochi scontri, dopo un ''ultimatum'' in perfetto "stile Bixio":
{{Citazione|Ho dodicimila uomini di terra, dieci corazzate, cento cannoni sul mare. Per la resa non accordo un minuto di più di ventiquattro ore altrimenti domani mattina si chiederà dove fu Civitavecchia.|Nino Bixio, ''ultimatum'' alla fortezza di Civitavecchia, 15 settembre 1870<ref>[http://ternifil.org/tag/nino-bixio/ In ricordo di Nino Bixio], Circolo Filatelico Numismatico "Annibale Aromatici" – Terni.</ref>}}
Alle ore 7 del 16 settembre la [[Terribile|corazzata ''Terribile'']] faceva il suo ingresso in porto e alle 10 alcuni battaglioni dell'esercito italiano entravano in città, prendendone possesso. Il 20 settembre con la sua divisione entrò a [[Roma]] da [[porta San Pancrazio]].
 
Nel giugno 1871 fu collocato a riposo dall'esercito.
 
===La morte===
Successivamente Bixio riprese il mare, iniziando con [[Salvatore Calvino]] un'impresa di navigazione per il collegamento commerciale dell'Italia con l'[[Estremo Oriente]]. Durante una traversata si ammalò di [[colera]] e morì il 16 dicembre 1873 sull'[[isola di WeWeh]]<ref>{{Cita libro|autore=Tiziano Terzani|titolo=Un indovino mi disse}}</ref> (nei pressi di [[Banda Aceh]], [[isola di Sumatra]]<ref>Appartenente alle [[Indie orientali olandesi]]</ref>), dove fu provvisoriamente seppellito in attesa di poter traslare la salma in patria.<ref>[http{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/bixio-gerolamo-detto-nino/|titolo=Bìxio, Nino Bixio]Gerolamo, suldetto sitoNino web dell'[[enciclopedia- Enciclopedia|sito=Treccani]]|lingua=it|accesso=2024-06-15}}</ref>
 
La tomba di Bixio venne presto profanata e saccheggiata da tre indigeni, due dei quali vennero contagiati dal colera e ne morirono. Tre anni dopo, grazie alle indicazioni del terzo sopravvissuto, fu possibile rintracciare i resti di Bixio, che vennero cremati a cura del [[Consolato (diplomazia)|Consolato italiano]] di [[Singapore]]. Le sue ceneri furono portate a Genova nel [[1877]] e inumate all'interno del [[Pantheon (Genova)|Pantheon]] nel [[Cimitero di Staglieno]].<ref>Mino Milani, ''La crociera del «Maddaloni». Vita e morte di Nino Bixio'', [[Mursia]], Milano, 1977</ref>
 
== Opere ==
*Eugenio Rosellini, Nino Bixio, ''Riflessioni sulla pratica di navigazione'', (con Eugenio Rosellini), Stabilimento Tipografico Nazionale, Genova, 1857
* ''Epistolario'', Ist.per la Storia del Risorgimento Italiano, 1949
 
==Onorificenze==
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|motivazione=
}}
== Filmografia ==
*''[[Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato]]'', regia di [[Florestano Vancini]] ([[1972]]), dove Nino Bixio è interpretato da [[Mariano Rigillo]];
*[[Mameli - Il ragazzo che sognò l'Italia]], regia di [[Luca Lucini]] e [[Ago Panini]] (2024)<ref>{{Cita web|url=https://www.tvserial.it/serie-tv/mameli-il-ragazzo-che-sogno-litalia-2024/|titolo=Mameli - Il ragazzo che sognò l'Italia: trama, cast e dove vederlo|sito=Tvserial.it|lingua=it-IT|accesso=2024-02-19}}</ref>, nel quale Nino Bixio è interpretato da Amedeo Gullà.
 
== Note ==
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* {{DBI |nomeurl = |nome = BIXIO, Nino |autore = Fiorella Bartoccini |volume = 10 |anno = 1968 |accesso = 13 agosto 2013}}
* Maurizio Ferrara, ''Le ossa del generale'', Firenze, Passigli, 2021.
 
== Filmografia ==
*''[[Bronte: cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato]]'', regia di [[Florestano Vancini]] ([[1972]])
 
== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
Nel 1883 la città di Piacenza ("Primogenita") gli ha intitolato una società canottieri<ref>{{Cita web|url=https://www.canottaggio.org/news/2020/focus-sulle-societ-remiere-la-societ-canottieri-nino-bixio/|titolo=Focus sulle Società Remiere: la Società Canottieri Nino Bixio|autore=admin_liquidfactory|sito=Federazione Italiana Canottaggio|data=2020-07-27|lingua=it-IT|accesso=2024-02-19}}</ref>
* {{Collegamenti esterni}}
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<references />
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