Vendetta
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Ungheria, agli inizi del 1900, anno imprecisato. A Budapest un ladro penetra nell’abitazione del Procuratore del Re per rubare dei documenti. L’attende una sorpresa: nella stanza in cui questi sono riposti trova il cadavere di una donna completamente nuda legata ad una croce ad X. La donna, di una bellezza fuori del comune, è la signora Molnár, moglie del Procuratore del Re, di origine francese e con un passato pieno di mistero.
Ad indagare sul delitto, oltre la polizia, viene incaricato un giornalista del Budapester Zeitung, Miklós Pilinszky. L’indagine non si preannuncia per niente facile. Gli interrogativi che si pone Pilinszky sono: perché la donna, che è stata pugnalata con uno spillone da cappello, si trova legata ad una croce completamente nuda? Una casualità o un rito? Il ladro che è penetrato nell’appartamento è veramente innocente e cosa nasconde con la sua reticenza. Il tenente di cavalleria Dániel Berzsenyi, accusato dell’omicidio, è veramente colpevole? In passato è stato l’amante della vittima? Chi sono gli adepti della Croce Uncinata e che rapporti hanno con Guido von List, creatore di una cerchia di dieci persone denominata Hoher Armanen-Orden, Alto Ordine Armanico, che si propone di finanziare e incoraggiare ricerche storico-religiose e riunire in sé tutti i nomi più importanti dell'esoterismo tedesco e austriaco dell'epoca? In un susseguirsi di colpi di scena in cui, di volta in volta, compaiono altri probabili colpevoli, si dipana una storia avvincente e affascinante che ci porta sapientemente al colpo di scena finale.
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Vendetta - Natalia Sunner
Vendetta
Natalia Sunner
I Capolavori dei Romanzi Polizieschi
img1.jpgAnno 2024
Indice
Indice
Introduzione
Vendetta
1 – Il Ladro
2 – Un Delitto!
3 – Ipotesi
4 – L’Istruttoria
5 – Colpo di Scena
6 – Colpevole
7 – Le Due Amiche
8 – Il Ballo
9 – Jókai fa il misterioso
10 – Béla Lugosi
11 – Un Incontro con il Procuratore del Re
12 – Invidia, Odio, Malignità e Collera
13 – La Signora Bálint
14 – Miklós e Meszaros
15 – Una proposta di matrimonio
16 – Krisztina
17 – Gli Adepti della Croce Uncinata
18 – Condanna a morte
19 – L’Affare si complica
20 – Il Taccuino
21 – Jókai ha sbagliato tutto
22 – L’Assassino confessa
23 – Brigitta si confessa
24 – La Ricompensa
Catalogo Amazon
Collana Universi Inesplorati: Fantascienza e Fantasy
Collana Romanzi e Racconti Erotici
Collana Le Avventure di Kit Carson
Le nuove avventure del Commissario Carlo De Vincenzi
Donne Fatali
Collana Romanzi e Racconti Sentimentali
Collana Cinema Gotico Italiano
I Capolavori dei Romanzi Polizieschi
Collana Lo Specchio delle Muse
Introduzione
img2.jpgThriller poliziesco, basato sull’indagine di carattere deduttivo che porta alla scoperta del colpevole. Elementi complementari: azione, mistero, avventura, amore.
Ungheria, agli inizi del 1900, anno imprecisato. A Budapest un ladro penetra nell’abitazione del Procuratore del Re per rubare dei documenti. L’attende una sorpresa: nella stanza in cui questi sono riposti trova il cadavere di una donna completamente nuda legata ad una croce ad X. La donna, di una bellezza fuori del comune, è la signora Molnár, moglie del Procuratore del Re, di origine francese e con un passato pieno di mistero.
Ad indagare sul delitto, oltre la polizia, viene incaricato un giornalista del Budapester Zeitung, Miklós Pilinszky. L’indagine non si preannuncia per niente facile. Gli interrogativi che si pone Pilinszky sono: perché la donna, che è stata pugnalata con uno spillone da cappello, si trova legata ad una croce completamente nuda? Una casualità o un rito? Il ladro che è penetrato nell’appartamento è veramente innocente e cosa nasconde con la sua reticenza. Il tenente di cavalleria Dániel Berzsenyi, accusato dell’omicidio, è veramente colpevole? In passato è stato l’amante della vittima? Chi sono gli adepti della Croce Uncinata e che rapporti hanno con Guido von List, creatore di una cerchia di dieci persone denominata Hoher Armanen-Orden, Alto Ordine Armanico, che si propone di finanziare e incoraggiare ricerche storico-religiose e riunire in sé tutti i nomi più importanti dell'esoterismo tedesco e austriaco dell'epoca? In un susseguirsi di colpi di scena in cui, di volta in volta, compaiono altri probabili colpevoli, si dipana una storia avvincente e affascinante che ci porta sapientemente al colpo di scena finale.
img3.jpgimg4.jpgVendetta
img5.jpg1 – Il Ladro
Un lieve, lievissimo scricchiolio ruppe il silenzio. Poi una mano penetrò attraverso un’apertura praticata nel vetro della finestra. Il filo d’un dispositivo di sicurezza fu tagliato con cautela e la mano armeggiò attorno al catenaccio della finestra. Il telaio si alzò senza rumore e per un secondo la figura d’un uomo si delineò contro il cielo stellato prima che l’intruso balzasse giù dal davanzale sul pianerottolo della scala.
Per qualche minuto egli rimase accoccolato dietro il pesante tendaggio ma il suo ingresso era stato troppo silenzioso per destare qualcuno nella casa. Il silenzio assoluto gli infuse coraggio ed egli cominciò a scendere i gradini in punta di piedi. Attraversò il vestibolo e andò a fermarsi davanti ad un uscio alla sua sinistra. Con cautela girò la maniglia ed entrò nella stanza.
Udiva il proprio respiro nel silenzio greve, mentre richiudeva il battente. Accese una lampadina elettrica tascabile per esplorare l’ambiente: non c’era nessuno. Dopo aver accertato questo punto essenziale l’intruso non perdette tempo, ma sempre camminando con una leggerezza felina attraversò la stanza dirigendosi verso quello che sembrava la porta di una stanza. Una porta blindata.
Piazzando la lampadina in guisa che illuminasse il punto che più l’interessava, l’intruso si diede a manovrare attorno alla serratura della porta. Con sua grande sorpresa si accorse che la serratura della porta blindata era aperta. Che fortuna. Si sarebbe sbrigato in pochi minuti.
Il pesante sportello girò silenzioso sui cardini ben lubrificati e l’uomo, afferrata la lampadina, ne diresse il raggio verso l’interno della stanza. Per un secondo la luce continuò a brillare, poi si spense nella mano divenuta inerte.
Numi del cielo! Era impazzito! Si trattava di una visione scaturita dal suo cervello sopreccitato. Con un disperato sforzo di volontà egli si dominò e lentamente il raggio della lampadina riaccesa risali sino ad illuminare quella cosa orribile collocata al centro della stanza. Una stanza composta da una scrivania, da due poltroncine e da una croce ad X. E sulla croce ad X vi era legata una donna, nuda, completamente nuda, e morta, inequivocabilmente morta.
Gli occhi negli occhi si fissarono, per così dire...il vivo e la morta! L’intruso respirava affannosamente dietro la maschera. La luce si spense di nuovo. Nello stato di terrore senza nome in cui egli si trovava, l’istinto fece per lui ciò che più non poteva la ragione. Annaspò alla cieca con una mano cercando la porta della stanza blindata. Soltanto quando questa fu richiusa l’uomo ritrovò un poco del suo sangue freddo.
In silenzio, misteriosamente com’era entrato, egli svani.
2 – Un Delitto!
— Aiuto! Aiuto! Un delitto! Un delitto!
Il grido sinistro risuonò per tutta la casa.
Seduto a tavola per la colazione, con sua figlia di fronte e il giornale mattutino accanto, il Procuratore del Re balzò in piedi, pur non rendendosi conto del significato del grido che aveva udito. Subito dopo, la porta della sala da pranzo si spalancò e il segretario privato del Procuratore apparve.
— In nome del cielo, Csiky, che cosa succede? — domandò il Procuratore afferrando per un braccio il giovanotto che sembrava aver perso la testa.
— Papà, papà, dagli tempo... non vedi che è tutto sconvolto? — implorò Brigitta avvicinandosi a sua volta e posando una mano sulla spalla del padre.
Dugonics, l’impassibile maggiordomo, abbandonando per, una volta tanto, la sua calma, accorse anche lui per aiutare il padrone ad adagiare András Csiky in una poltrona, poi portò un bicchierino di whisky al giovane semisvenuto.
— La stanza blindata, eccellenza la stanza blindata... — balbettò Csiky sforzandosi di ricomporsi.
— La stanza blindata? — ripetè il Procuratore del Re.
— Si, si... lei è là... morta!
— Lei chi?
— La signora Molnár.
— Mia moglie? Sciocchezze, giovanotto. Mia moglie sta facendo colazione in camera sua!
— Scusate, signore — interruppe Dugonics — Margaréta ha riportato il vassoio un momento fa. Dice di aver bussato più volte senza ottenere risposta.
Il Procuratore del Re e sua figlia si scambiarono un’occhiata. Sarebbe stato impossibile dire quale dei due fosse più pallido. Senza una parola, Molnár girò sui tacchi e corse fuori della stanza.
Si accorse appena della presenza dei domestici agitati che attratti dalle grida si erano già riuniti nell’ampio vestibolo davanti all’uscio dello studio privato del padrone. Con passo rapido e deciso egli attraversò la stanza e andò a fermarsi davanti alla porta spalancata della camera di sicurezza. Un grido di orrore indescrivibile gli sfuggi dalle labbra. Per un attimo ebbe l’impressione che tutto roteasse attorno a lui mentre sentiva nelle orecchie il rombo di cento grida.
— Papà!
Con uno sforzo violento Molnár ritrovò il proprio equilibrio.
— Non entrare — disse in tono severo alla ragazza che si era fermata tremebonda sull’uscio del vestibolo. — Questo non è uno spettacolo per te. Dugonics, mandate a chiamare subito il dottor Katona. Per ora, non avvertite la polizia. Voglio prima parlare con il dottore. Csiky, chiudete quell’uscio e non lasciate entrare nessuno all’infuori del medico. Telefonate al Ministero che oggi non sarò in ufficio.
I suoi ordini furono eseguiti subito.
Il Procuratore del Re si volse di nuovo verso la stanza blindata e fissò la figura immobile che sembrava vegliare sui suoi averi. La luce spietata di quella mattina di sole cadeva in pieno sul viso molto bello. Le splendide chiome tizianesche, di cui la signora Molnár era stata tanto orgogliosa, erano state completamente sciolte a ricoprire il corpo nudo.
Ella stava leggermente chinata con il capo in avanti. Aveva le labbra lievemente dischiuse e gli occhi spalancati, con le pupille dilatate. Non c’era bisogno di ascoltarle il polso o il cuore. L’osservatore più superficiale e inesperto avrebbe capito che era morta.
Sua moglie così bella e così giovane! Ernő Molnár mandò un gemito e si nascose il volto con le mani. Csiky stette ad osservarlo per un momento in silenzio, poi, senza rumore, si rincantucciò nel vano della finestra e si mise a guardare fuori con occhi che non vedevano.
L’ampio edificio di mattoni e granito era situato in una delle località più eleganti di Budapest, all’angolo di Clark Ádám con Róbert Károly. Quando l’avevano nominato Procuratore del Re, Molnár l’aveva preso in affitto per un lungo periodo. L’aveva scelto tra i molti che gli avevano offerto, poiché era assai esteso dalla parte di Puskás Ferenc glosbe e gli offriva la possibilità di avere il salotto, la biblioteca e la sala da pranzo intercomunicanti.
Sulla destra del vestibolo c’era un salottino da ricevere dal quale si accedeva a un’ampia sala di forma ottagonale le cui portefinestre guardavano in un giardino cintato. Era quello l’ambiente che il Procuratore aveva scelto per il proprio studio. Gli era piaciuta in modo particolare l’enorme stanza blindata che era quasi una camera di sicurezza. Infatti il proprietario l’aveva fatta costruire in quello che un tempo era stato un ampio ripostiglio. Molte volte era stata utile a Molnár.
Qualcuno bussò all’uscio rompendo il silenzio.
— Il dottor Katona, Eccellenza — annunciò Dugonics.
— Sono venuto subito, perché... — cominciò il medico avanzandosi verso il Procuratore, poi si fermò e un’esclamazione di raccapriccio gli sfuggi alla vista della figura tragica. Retrocesse di qualche passo, ma subito l’istinto professionale ebbe il sopravvento ed egli procedette ad un esame superficiale del corpo, inginocchiandosi al suolo. Quando si rialzò vide che Molnár lo guardava fisso, e in silenzio scosse il capo.
— La morte risale a parecchie ore fa — mormorò. — C’è una rigidità cadaverica molto pronunciata.
Molnár soffocò un singhiozzo. Il suo raziocinio gli aveva fatto comprendere la situazione sin dal primo momento che si era avvicinato alla stanza blindata, ma nonostante tutto si era aggrappato ciecamente a una speranza assurda.
— Non si potrebbe trasportarla nella sua camera? — domandò non appena potè dominare la propria voce.
Il medico fece cenno di no.
— Non possiamo rimuoverla sino all’arrivo della polizia.
Dette per scontato che fosse stata chiamata.
Mentre il dottore faceva i suoi rilievi, il Procuratore del Re assieme a Csiky esaminò il contenuto della stanza blindata. Avevano appena terminato il lavoro quando Brigitta entrò nella stanza.
Brigitta Molnár era ben nota nella società di Debrecen, di Vienna, di Parigi, di Londra e di Budapest. Era alta, aveva una figura superba e un portamento regale e aggraziato. Non era quel che si dice una bellezza classica, i suoi lineamenti non erano abbastanza regolari. Però molti uomini l’adoravano e poche donne mettevano in discussione il suo fascino.
Sua madre era morta quando lei aveva cinque anni e da allora, fino al suo diciottesimo anno di età, la ragazza aveva vissuto sola col padre. Poi Molnár aveva conosciuto e conquistato la bella straniera la cui vita frivola e mondana era giunta a una fine tanto prematura.
— Papà, io devo sapere che cosa è accaduto.
— Oh, mia cara, credevo che te l'avessero già detto -— rispose il Procuratore del Re con voce accorata. — Françoise deve essere entrata nella stanza blindata per riporre le sue gioie... ed è legata alla croce ad X che avevamo riposto lì in attesa di una diversa collocazione. E’ morta ….. È terribile ... terribile ...
Fu sopraffatto dall’intensità dell'emozione.
— Io... Che cosa c’è, Dugonics?
— Un agente chiede di voi, Eccellenza. È mandato dalla Centrale di polizia.
— Un agente? Che diavolo... siete stato voi a telefonare alla polizia, Csiky?
Il segretario scosse il capo.
— No? Ebbene, Dugonics, fatelo passare nello studio.
L'uomo che entrò non aveva nessuna delle caratteristiche tradizionali del poliziotto. Era un signore distinto, di mezza età, sobriamente vestito e dal portamento eretto. Lo si sarebbe creduto un ufficiale in borghese. Infatti aveva servito cinque anni nella polizia a cavallo del Canada nord occidentale e ciò aveva lasciato un’impronta nel suo aspetto.
— Buon giorno, Eccellenza. Dolente d’incomodarvi, ma la mia ambasciata non richiederà che pochi minuti.
— Accomodatevi, signor...
— Jókai... Mór Jókai, Eccellenza. Stamane, prima dell'alba, l'agente Polgár che era di servizio in questa zona, ha notato un uomo che sgusciava furtivamente fuori del cortile dietro la vostra casa. Polgár gli ha dato subito la caccia e l’ha acciuffato mentre tentava di prendere un treno per Debrecen. L’ha condotto al posto di polizia dove è stato trattenuto come persona sospetta. Siccome l'arrestato è in possesso di un completo armamentario per scasso, il Capo mi ha mandato da voi per domandarvi se non siete stato derubato.
— Oh, no — rispose subito il Procuratore. — Poco fa ho compiuto un esame completo della mia stanza blindata e ho trovato ogni cosa al suo posto. Ma ….
Poi, come a prendere tempo chiese al maggiordomo:
— A voi non è mancato nulla, Dugonics? — soggiunse volgendosi al maggiordomo.
— No, signore, nulla, signore.
Il brav'uomo fissava l'agente e parlava con voce tremante.
In quel punto il dottor Katona spuntò dalla camera blindata dicendo:
— Mi dicono che c’è un investigatore qui.
Molnár fece un cenno d'assenso e indicò Jókai.
— Appartenete proprio alla polizia? — soggiunse Katona.
L'altro si sbottonò la giacca per mostrargli il distintivo.
— Eccellenza, gli avete detto della morte di vostra moglie?
— No. Stavo per farlo ...
— E’ indubbiamente un omicidio.
La voce del medico si era fatta stridula per l'emozione.
Il Procuratore del Re si alzò a metà dalla poltroncina, poi vi si lasciò ricadere.
— Katona — disse in tono quasi aggressivo — chi poteva volere la morte di mia moglie?
Era un interrogativo stupido, rivolto al medico, ma comprensibile.
L'investigatore fissava con vivo interesse ora l'uno ora l'altro dei due uomini.
Dopo una pausa il medico soggiunse lentamente:
— Procedendo a un esame più accurato, ho trovato una piccola ferita nella parte sinistra del petto. L'arma è penetrata sino al cuore provocando una emorragia interna. Due sono le ipotesi che mi sento di formulare. La prima è che la signora Molnár sia stata legata alla croce e poi uccisa, la seconda è che quando è stata legata alla croce fosse già morta. In entrambi i casi aveva un bavaglio alla bocca affinchè non potesse chiedere aiuto.
L'agente della polizia ruppe il silenzio greve che era seguito alla rivelazione.
— Un assassinio, dunque!
Senza una parola, Brigitta Molnár stramazzò svenuta ai piedi del padre.
3 – Ipotesi
Non molte persone venivano invitate solitamente ai grandi ricevimenti della signora Gyöngyössy. Non fosse altro che per questo motivo i suoi inviti erano molto ambiti da coloro che aspiravano a lanciarsi in società.
Da anni e anni la Budapest ufficiale e diplomatica si riuniva periodicamente su piede di parità nella sua ospitale dimora di Utász glosbe. Nella buona società di Budapest la signora Gyöngyössy era molto popolare ed ella era davvero una gran dama di stampo antico.
In occasione del matrimonio di sua figlia con il duca di Glad ella aveva dato un magnifico pranzo nuziale, un pranzo d’importanza internazionale. Vi avevano partecipato il Principe ereditario, il gabinetto al completo e il corpo diplomatico.
La signora Gyöngyössy si trovava nel salotto in conversazione con il Principe ereditario. Nel momento in cui il maggiordomo spalancava i battenti della porta scorrevole che dava nella sala da pranzo, la lunga tavola sovraccarica di argenteria, di vasellame e