La più bella estate della mia vita
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Anteprima del libro
La più bella estate della mia vita - Andrea Ansevini
Prefazione
Quanto è difficile rendersi conto che dietro a ogni corpo, a ogni volto, c’è un essere umano, una storia. Una storia che si intreccia, determina e modifica mille altre storie, che a loro volta… Che, insomma, non siamo un unicum ma siamo, anche, il risultato di tante storie. In fondo, il risultato di tutte le storie del mondo.
E allora, davvero, quel battito d’ali di una farfalla agli antipodi può veramente modificare e determinare il nostro destino.
Potenzialmente, nessuno è solo e ciò, fosse anche solo per un attimo, nel bene e nel male, interagisce con noi. Forse è impossibile essere sempre coscienti di questo, ma ogni tanto è bene rifletterci. Un aiuto potrebbe venire dall’insegnamento buddhista del riconoscere in ogni essere senziente la reincarnazione della propria madre
.
Ecco, quando qualcuno ci urta per strada; quando un questuante ci infastidisce, magari mentre leggiamo in metropolitana, con la sua musica; o quando uno sconosciuto si avvicina per chiedere un’informazione… ecco, almeno allora, ricordiamocene.
Quando Andrea mi ha chiesto tempo fa di leggere il manoscritto di questo libro, devo dire che ne sono rimasto molto affascinato e contento, a tratti folgorato.
Ci siamo conosciuti per puro caso alla fine di un mio concerto a Macerata e, come tanti fan e come spesso accade, quella sera si era avvicinato a me con aria sorridente, desideroso di un autografo sul biglietto del concerto e di una foto ricordo assieme.
Ho concesso a lui tutto quanto, esaudendo le sue richieste e abbiamo parlato di musica e di libri, essendo, come mi disse, anche lui musicista e scrittore.
A un certo punto ha estratto dal suo zaino un libro e me lo ha donato assieme a un suo bigliettino da visita, chiedendomi con tanta umiltà, cosa rara in molti giovani di oggi, impegni miei personali permettendo, di leggerlo e di fargli conoscere il mio parere appena lo avessi ultimato.
Non conoscevo ancora bene questo ragazzo dalle mille doti…
Le ho scoperte a mano a mano, tra un concerto e l’altro, mentre mi spostavo da una città all’altra, la sera prima di coricarmi, da Internet…
È proprio grazie a questo ultimo magico e potente mezzo tecnologico che ho scoperto la vera Anima
di Andrea.
Ho letto e visto la sua enorme produzione in ambito musicale e, soprattutto, culturale, riguardo a quanto dà alla letteratura, non solo con i suoi libri, ma anche allo spazio che concede ai cosiddetti scrittori emergenti
nelle sue numerose dirette condotte con l’aiuto di varie amicizie.
Mentre, nei miei ritagli di tempo, mi acculturavo, assorbendo informazioni su questo giovane, leggevo nel contempo con avidità le pagine del libro di cui mi aveva omaggiato, rimanendo molto sorpreso dalla trama e dalle situazioni da lui magistralmente descritte, come se quel libro fosse magico
.
Mi sembrava, con le sue parole, di vedere un film e mi sono rispecchiato in pieno nelle situazioni da lui narrate, così nel giro di poco tempo sono arrivato alla fine.
Un giorno, libero da impegni, ho ripreso in mano il libro, in cui c’era il suo biglietto da visita, desideroso di esaudire la sua richiesta di fargli sapere una mia opinione, così l’ho chiamato e durante quella conversazione ci siamo scambiati numerose considerazioni, opinioni, idee…
Già, le idee!
Un mio amico, l’indimenticabile Giorgio Gaber, per tutti il Signor G. , nel suo brano C’è solo la strada
recitava così: Le idee, sì, le idee sono cambiate, e i loro discorsi il modo di vestire. Gli esseri meno. Gli esseri non sono molto cambiati.
Con la sua semplicità assordante Andrea è diverso
dai giovani di oggi, un ragazzo con la testa sulle spalle, dalla risposta sempre pronta, loquace, intraprendente.
Durante quella conversazione a un certo punto mi ha esposto, con discrezione e dovuto tatto, una sua nuova richiesta: leggere un suo manoscritto tratto, come mi disse, da una storia vera, dal titolo La più bella estate della mia vita
e scriverne, se fosse stato possibile, la prefazione.
Lì per lì, lo ammetto, sono rimasto un momento titubante, ma alla fine ho accettato anche questa sua richiesta, per due motivi.
Il primo consegue da quello che ho visto e letto di lui, dall’amore profondo e incondizionato che dedica ogni giorno alla letteratura e alla cultura.
Il secondo, per me, il più importante, ha a che fare con un dramma familiare: la morte di uno dei miei figli, il terzogenito di quattro, di sclerosi multipla.
Ai figli bisogna raccontare che la vita è aperta, magnifica, e che anche ogni momento di dolore presuppone una possibilità di rivincita. È un enorme momento di dolore, è quello che la vita, con le sue innumerevoli sfide, ci mette davanti.
Anche in questo libro, in modo magistrale e senza tanti fronzoli, Ansevini racconta a mo’ di film le vicende di un ragazzo quindicenne di Pistoia, Tobia Caporali (detto Tobi), che si sta per affacciare nel mondo dell’adolescenza.
Figlio di, come canta De Gregori in una sua canzone, un padre d’acciaio e una madre distratta
, tutte le estati, con padre e madre al seguito, va in vacanza a Favignana.
Sarà proprio lì che il ragazzo cercherà di dare ali alla sua libertà…
La bellezza di quei paesaggi marini fa volare
la sua fantasia, come i gabbiani che lui rincorre ogni volta che giunge sulla riva del mare, mentre, aprendo le braccia come fossero due ali, immagina appunto di volare.
Il suo senso di libertà raggiunge l’apice ogni volta che si tuffa dalle scogliere a picco sul mare: dapprima da quelle più basse fino ad arrivare a quelle più alte e infine alla scogliera più alta dell’isola, su cui scrive il suo nome nella grotta del Bue Marino
prima di tuffarsi da quell’altezza vertiginosa.
Per lui, come tanti ragazzini della sua età, la vita sembra scorrere bene, fino a quando, dopo quel volo
spericolato e rischioso, comincia a incontrare sul suo cammino vari imprevisti che ne compromettono la quotidianità.
Dapprima le serie conseguenze della sua incoscienza lo costringono a girare vari ospedali prima di rimettersi in forma, poi arriva la scoperta di una malattia ancora oggi poco conosciuta: la sindrome di ROHHAD.
Nel bel mezzo di questi sconvolgimenti, Tobi incontrerà l’amore della sua vita: Margherita, figlia di una famiglia benestante. Grazie alla costante e gioviale presenza della giovane la salute del ragazzo migliora e tornerà il sereno nel suo cuore, ora innamorato e rivolto solo alla sua dolce metà.
È qui che emerge la diversità tra la famiglia di Tobi, di ceto medio, e quella di Margherita, altolocata. Si tratta di un tipo di disparità che io definisco estetica esistenziale
, che non deriva dalla razza, dal colore della pelle o dalla classe sociale, bensì dal modo di essere, di muoversi, di porsi. Non una bellezza estetica, esteriore, ma esistenziale
, appunto.
Vitale, della vita.
C’è chi è bello nella povertà e con abiti logori e chi non riesce a nascondere la sua bruttezza interiore
dietro vestiti eleganti e gioielli luccicanti. Estetica esistenziale che non è solo visiva ma direi culturale
. Comportamentistica. Interiore.
Purtroppo gli imprevisti, si sa, sono sempre dietro l’angolo…
Cosa succederà?
Se siete curiosi, leggete questo libro per nulla scontato
e seguite il consiglio di un ottantenne diversamente giovane
.
Noi
, nel ’68 facevamo la rivoluzione per far valere i nostri diritti, per cercare di difendere la libertà in tutte le sue forme.
Noi
manifestavamo contro i problemi della società ed eravamo contrari al Governo di allora (il 35-40% dei fondi per il finanziamento delle Università veniva dirottato verso il Ministero della Difesa per la guerra in Vietnam).
Per la libertà noi
abbiamo combattuto incazzandoci, scendendo nelle strade e le piazze in numerose manifestazioni, esponendoci e gridando a voce alta il nostro malcontento.
La libertà
che Ansevini descrive con questo libro è un’altra…
È la libertà di apprezzare le piccole cose quotidiane che ci riserva la vita con le sue innumerevoli sfaccettature; quella senza pregiudizi e differenze tra vari ceti sociali; la libertà del diverso; quella di viaggiare con la fantasia nei labirintici caleidoscopici pensieri della nostra mente.
Il mio consiglio è di leggere questo libro con molta attenzione, cercando di vedere con i nostri occhi le scene descritte e immaginarle accompagnate dallo sciabordio delle onde del mare.
Immaginare di volare come Tobia sulle ali di un gabbiano, lasciarci andare tra le pagine per vivere anche noi l’estate più bella della nostra
vita, come se fossimo parte integrante di questa sublime, e per nulla scontata, storia, che fa riflettere, gioire, sorridere e piangere, che questa maledetta notte dovrà pur finire, perché la riempiremo noi da qui: di musica e parole…
R. V. - Cantautore
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