Nello Diaco - Vol. 1: Un hombre peligroso
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Anteprima del libro
Nello Diaco - Vol. 1 - Edmondo Trammannone
Prefazione
Questo romanzo nasce dal successo del racconto La scelta pubblicato nell’antologia Racconti di un illustre sconosciuto del quale è sostanzialmente l’antefatto. Nei messaggi che ho ricevuto, i lettori si dispiacevano per la fine del protagonista e così, dato che non era propriamente esplicitata, ho pensato bene di salvarlo. Subito dopo però si è aperto il grosso interrogativo: Cosa ne faccio di Nello Diaco? Ciò che affascinava maggiormente di lui era la certezza dell’impossibilità di uscire vivo da una situazione disperata; occorreva quindi trovare qualcosa di adatto, che non fosse banale e soprattutto che non snaturasse il personaggio e il contesto nel quale si muoveva. Per pura coincidenza un mio amico, che aveva letto il racconto ed è anche molto informato sul nazismo, mi ricordò che molti ex appartenenti alle SS, dopo la fine della IIa Guerra Mondiale, avevano trovato rifugio proprio in Sud America per scampare ai tribunali di guerra; ma questa parte di storia è ampiamente descritta in libri e film per cui l’idea non si presentava particolarmente originale; decisi comunque che valeva la pena di vedere se c’era la possibilità di tirarci fuori qualcosa che, come dico sempre a me stesso rendesse la trama convincente tenendo conto del fatto che non volevo discostarmi dal genere action-pulp che costituiva la matrice del racconto originario. Poco tempo dopo e grazie al mio lavoro, mi capitò di riversare una clip sul Cile e il suo dittatore Augusto Pinochet in cui si citava il Plan Condor organizzato e realizzato dalla C.I.A. negli anni ‘70 proprio in America Latina. Nei giorni successivi sul web incominciai a cercare il materiale che occorreva per imbastire la trama che iniziava a girarmi nella testa, in cui ho mescolato eventi documentati con altri mai del tutto provati, sospesi cioè tra mito e realtà come i presunti esperimenti genetici nazisti per creare l’Ubersoldier ovvero il prototipo del super soldato senza coscienza, spietato e inarrestabile come una macchina da guerra in carne e ossa. Infine, una piccola ma doverosa precisazione: ho optato per una stesura piuttosto corta
per il semplice fatto che l’articolazione della trama che ho in mente è, al contrario, piuttosto lunga e complessa, pertanto, ho pensato di dividerla in più parti; perciò, mentre leggerete questo Volume Uno, io mi starò già dedicando al seguito in modo da potervelo consegnare in tempi ragionevoli. Non mi resta quindi che augurarvi, come sempre, Buona Lettura e soprattutto ricordarvi che Nello Diaco è vivo, vegeto e piuttosto incazzato. Perciò attenti perché, di sicuro, non finisce qui!
Eddie Trammannone
Un hombre peligroso
Vol. 1
…E quando la mattina non ti sveglia nessuno.
E quando la sera non ti aspetta nessuno.
Quando puoi fare quello che vuoi.
Come la chiami? Libertà o solitudine?
- cit. Charles Bukowski -
Prologo
Santiago del Cile, 2 febbraio 1974
- ...Bene, brindiamo al nostro accordo. - la frase aleggiò sinistra fra i presenti per qualche istante poi Juan Manuel Contreras, capo indiscusso della DINA e braccio destro di Augusto Pinochet, batté una sola volta le mani e dal nulla comparvero sette ragazze, molto belle, che si affrettarono a riempire i calici degli ospiti; quando l’ultimo fu riempito, sollevò il proprio verso l’alto e riprese con voce solenne - Al Plan Condor. Che possa essere l’inizio di una cospicua e duratura collaborazione fra i nostri Governi! - dal nascondiglio adiacente la sala, Michael Vernon Townley sorrise di riflesso a quelle parole. Nessuno tranne lui, il Segretario della Difesa e lo stesso Presidente degli Stati Uniti d’America, era a conoscenza di quell’accordo e in realtà nemmeno loro potevano prevedere la portata e le conseguenze di quell’atroce patto fra i più importanti dittatori dell’America Latina. Ma in quel momento era parsa a tutti una grande idea. Un’idea che sarebbe costata milioni di morti silenziose e altrettante vite spezzate.
Ospedale di San Cristobal de Las Casas, marzo 2018
L’ausiliario aprì lo sportello, scese dall’ambulanza e spalancò frettolosamente il portellone posteriore; poi, aiutato dall’autista e dai paramedici, scaricò la barella autocaricante e tutti assieme la spinsero verso l’ingresso del Pronto Soccorso evitando per un pelo il medico lì fuori
- Ma che diavolo... - esclamò questi accodandosi al piccolo corteo
- …Nome sconosciuto. Maschio. Bianco. Caucasico. Molte ferite al torace e alle gambe. Una alla testa. Ha perso molto sangue. - riassunse breve Mirella Echevarria, dottoressa a capo dell’equipe che aveva prelevato l’unico sopravvissuto della sparatoria davanti alla chiesa di San Cristobal de Las Casas
- È un miracolo che lo sia. - commentò sarcastico Alvaro Murray, vice primario del Reparto Chirurgia
- Se non hai altre stupide ovvietà da proferire, preparati per la Sala Operatoria. - lo rimproverò lei continuando a spingere la barella
- Capisco la tua grande devozione nel salvare le vite umane, Mirella... Ma questo è solo un cadavere che respira. - le fece osservare l’uomo
- Esatto. - si bloccò un istante la donna - E finché respirerà, il nostro dovere di medici è quello di provare a salvargli la vita. -
Diciotto ore dopo, Alvaro Murray si accese la prima Benson & Hedges della giornata; aspirò una lunga e avida boccata poi la pose alla dottoressa Echeverria
- Bel lavoro. Complimenti. Non pensavo ci saresti riuscita. - disse ammirato
- Grazie. Ma per il momento lo abbiamo solo tenuto in vita. Comunque, senza di te non ce l’avrei fatta. - sorrise stanca lei aspirando a sua volta
- Perché non te ne torni negli Stati Uniti? La paga sarebbe sicuramente migliore e non dovresti combattere tutti i giorni con... -
- …Con dottori indolenti e primari rompipalle come te, Alvaro? Sì. Ci ho pensato... Ma poi mi perderei il divertimento. - sorrise lei più convinta
- Forse hai ragione tu. - fece l’uomo pensieroso riprendendosi ciò che restava della sigaretta - ...E comunque non sono Primario. Non ancora. - puntualizzò restituendole un sorriso furbo
- Il dottor Murray e la dottoressa Echeverria? - chiese un uomo prestante, in abito scuro e la faccia impassibile comparso dal nulla
- Sì. - confermò lei voltandosi - Chi... -
- Lo sconosciuto della sparatoria alla chiesa. È Trasportabile? - la interruppe sbrigativo spostando lo sguardo dall’una all’altro
- Sì. - rispose Alvaro Murray per primo
- No. - si oppose Mirella Echeverria
- È trasportabile. - ribadì il medico lanciandole un’occhiata di disapprovazione - Sono io il vice Primario, Mirella. - le ricordò prima di rivolgersi nuovamente all’uomo - Dateci solo cinque minuti e... –
- Non è necessario. - disse l’altro - I miei uomini stanno già provvedendo al trasporto. -
- Bene. - fece accondiscendente Alvaro Murray - Immagino lei sia della Guardia Nacional. Posso sapere il suo nome, così... -
- C.I.S.E.N. - lo corresse l’uomo, conscio del sinistro monito insito in quell’acronimo mentre mostrava loro il distintivo - Ora, se volete scusarmi... - fece per andarsene ma poi ci ripensò e si voltò nuovamente verso i due medici che lo fissavano perplessi - A proposito... È meglio che dimentichiate questa conversazione. Buona serata. - li salutò freddamente cordiale.
- Sicuro che i dottori non diranno niente? - chiese l’uomo alla guida del fuoristrada Mercedes che scortava l’ambulanza
- Il dottore mi è parso ragionevole. Ha capito subito la situazione. La donna invece era più ostinata ma lui l’ha messa al suo posto. No, direi che non ci daranno problemi. E poi, anche se volessero, cosa potrebbero raccontare? Il corpo è sparito, le cartelle cliniche e i registri pure. Questo qui... - indicò l’ambulanza davanti a loro - …Non è mai esistito. -
- Almeno era carina? -
- Chi? -
- La dottoressa. Almeno era carina? - chiese ancora l’uomo alla guida
- Stai attento alla strada. Cabron! - sorrise l’altro dandogli un buffetto sulla nuca.
Capitolo 1
Born Again - Nato di nuovo
Chiapilla, 20 km sudovest di San Cristobal de Las Casas
- Ok, mettetelo lì... Fate attenzione alle flebo... Piano... - si raccomandò il dottor Deamesa, ex Direttore Sanitario del Nuovo Ospedale di Città del Messico, luminare in fatto di genetica e bioingegneria
- Què puñetas doctor! - esclamò spazientito Alejandro Gomez - E’ solo un altro dei tuoi stupidi esperimenti, che fallirà come tutti gli altri. Non capisco come mai Panthera Onca non ti abbia già liquidato! -
- Forse perché, a differenza tua, io posso fare cose che tu non sai fare. Tipo: creare esseri umani più intelligenti e spietati di te. Macchine di morte inarrestabili, fedeli e senza scrupoli. Tu ne sei capace Alejandro? - lo irretì lo scienziato
- Finora ho visto solo dei pazzi svitati e incontrollabili, che ho dovuto ammazzare con le mie mani. - ribatté l’uomo astioso - Comunque, prima o poi la tua fortuna finirà, dottore. E quel giorno m’incaricherò personalmente di chiudere il tuo rapporto professionale con Panthera Onca. - sorrise cattivo
- Sarò qui ad aspettarti. - sorrise a sua volta il dottor Deamesa indicandogli l’uscita con lo sguardo.
- Alejandro è pericoloso. Non dovresti sfidarlo. - disse Alina Kaufmann, ricercatrice di Biologia Molecolare e Psicoterapeuta, quando fu sicura che fossero soli
- Alejandro è solo un uomo infido e grezzo. Un ottimo sicario e un efficiente esecutore d’ordini. Ma resta fondamentalmente un idiota. Non rappresenterà mai un problema. - replicò Rodrigo Lopez Deamesa chinandosi su di lei per baciarla affettuosamente sulla testa
- Forse hai ragione. - finse di convincersi la donna mentre iniziava ad analizzare i dati che scorrevano rapidi sugli schermi dei computer - Nessuna lesione dell’esoscheletro. Il proiettile alla testa è entrato e uscito ma l’attività cerebrale sembra perfetta. Almeno in questo siamo stati fortunati. - commentò asettica
- Lo so che ti ho trascinato in questa follia e ancora una volta ti chiedo perdono, Alina. - disse il dottore carezzandole la guancia - ...Ma qui posso mettere in pratica le mie teorie di Genetica Applicata, Bioingegneria, manipolazione del DNA e condizionamento della psiche umana che in nessun altro posto convenzionale mi sarebbero permessi. Capisci, io... -
- Sei mio marito. - lo interruppe la donna sollevando per un istante lo sguardo dai monitor - Sei la mente più geniale e affascinante che conosca, Harald. -
- Ti prego. Non chiamarmi con quel nome. - s’irrigidì lui cambiando espressione
- D’accordo. Allora occupiamoci del nuovo arrivato. Il Paziente 9B. - sorrise stanca lei
- Bene. Se sopravvive, tra una settimana inizieremo col solito imprinting di base. Poi passeremo al trattamento degli arti. Intanto vediamo cosa possiamo fare per la scatola cranica. -
- Non pensi che sia il caso di aspettare? Le sue funzioni vitali sono al minimo. - suggerì Alina Kaufmann
- Hai sentito Alejandro. Abbiamo bisogno di risultati. Finora solo il Paziente 17A è ancora operativo. Ma credo d’aver individuato l’errore di base. E spero tanto che 9B mi dia le risposte che cerco. - sorrise lui fiducioso.
Chiapilla, due mesi dopo
- Molto bene. Direi che con l’impiantistica abbiamo finito. - decretò il dottor Deamesa lanciando uno sguardo ai monitor - Il Paziente 9B finora ha reagito benissimo. Oltre ogni più rosea aspettativa. - commentò ottimista
- Pensi sia il caso d’iniziare col decremento dei sedativi? - chiese Alina Kaufmann, impaziente di verificarne le condizioni cerebrali
- Non ancora. Dobbiamo eliminare le cicatrici sul corpo e terminare la ricostruzione facciale. Sarà un processo lungo e doloroso. Meglio tenerlo così fino al completamento della Fase-2. -
Luci forti. Accecanti. Rumori confusi. Era strano come tutto gli apparisse lontano eppure incredibilmente vicino al tempo stesso. Riusciva a comprendere tutto. Lui sapeva tutto! Un sorriso. Troppo vicino e sfocato. Era certo si trattasse di una donna. Ma non la conosceva. Dov’era? Forse era morto? Se lo chiedeva sempre nei rari momenti in cui la sua coscienza si destava ma poi la Voce riprendeva a martellargli la testa e lui si addormentava di nuovo. O credeva di farlo. D’improvviso qualcosa ruppe la routine di quella strana condizione. Il senso gli era chiaro, tuttavia, c’era una discordanza che non riusciva a spiegarsi. Il prete gli parlava, solo che lui non poteva a sentirlo per via della Voce. Tentò di concentrarsi ma per quanto si sforzasse, la Voce predominava su tutto. Buio.
Chiapilla, stesso posto sei mesi più tardi
- Allora, dottore, a che punto siamo? - chiese impaziente Alejandro Gomez
- Abbiamo terminato la Fase-3 ma forse dovremmo aggiungere altre sedute per eliminare completamente i residui di memoria. 9B ha una psiche ostinata. Gli esami strumentali hanno rilevato delle piccole zone d’ombra che potrebbero… Non lo so… L’imprinting è andato a buon fine e non dovrebbero esserci problemi. Però io... -
- E chi se ne frega. Quanto tempo ancora? - tagliò corto l’altro
- Be’... Direi almeno altri quindici giorni. Il tempo di effettuare nuovi test e... -
- …Non c’è tutto questo tempo. Dev’essere pronto per la prossima settimana. - ordinò sbrigativo Alejandro Gomez
- Ma è poco tempo. -
- Una settimana. Non avrai altro tempo, dottore! - ribadì l’altro con un ghigno per nulla rassicurante.
Chiapilla, la settimana seguente
L’uomo scese dalla Mercedes Classe G, si sistemò l’abito nero, aggiustò il cravattino di pelle scuro, poi si avviò con passo lento all’ingresso della villa
- Señor Fernandez. Ben arrivato. Fatto buon viaggio? - lo accolse deferente Alejandro Gomez
- Fino a Tuxtla Gutiérrez direi di sì. Dopo è stato insopportabile. - rispose l’uomo infastidito - Dov’è il dottore? - chiese entrando nella villa seguito dalla sua guardia del corpo
- Ci sta aspettando in soggiorno con Jaime e il nuovo soggetto. Il Paziente 9B. Pare prometta bene. - tentò di calmarlo lui
- L’avete detto anche sei mesi fa. L’anno scorso, quello prima e quello prima ancora. - sottolineò irritato l’uomo - A Mexico City si chiedono se valga la pena tenere in piedi il progetto, visti gli scarsi risultati. -
- Quelli di Buenos Aires pensano di sì. - ribatté prontamente Alejandro Gomez ufficialmente Agente Operativo del C.I.SE.N., acronimo di Centro de Investigación y Seguridad Nacional l’equivalente dell’F.B.I. per il Messico, ma soprattutto uno dei capi del braccio armato di Panthera Onca - Ma mi rendo conto che... -
- No, Alejandro. Lei non si rende conto. - lo contraddisse l’altro guardandolo negli occhi - Occorrono risultati. In fretta e soddisfacenti. Chiaro? -
- Chiaro come il fatto che non dipendono da me, Don Pablo. Io la mia parte l’ho fatta. E bene. - rimarcò lui
- Se l’aveste fatta bene, Alejandro, io non sarei qui. - chiarì perentorio Pablo Fernandez Urrejola, Direttore Operativo della sede di Città del Messico di Panthera Onca, la più potente e spietata organizzazione criminale del Sud America, residuo mal sopportato di una sciagurata idea dal nome Plan Condor ma tuttora utile a molti governi che ne richiedevano i servigi.
- Bene, Paziente 9B. Ci siamo. Tra poco la presenteremo al Direttore. - sorrise nervoso Rodrigo Lopez Deamesa mentre Alina Kaufmann gli lanciava un’occhiata di disapprovazione - Spero per lei che gli faccia una buona impressione. - aggiunse cercando di nascondere la preoccupazione
- Come mi chiamo? - chiese lui, ignorando le sue parole
- Non lo sappiamo. E al momento non le abbiamo ancora dato una nuova identità. - confessò lo scienziato sotto lo sguardo vigile di Jaime Ibarra Cardona, braccio destro di Alejandro Gomez - Così abbiamo pensato di chiamarla temporaneamente 9B. - rispose conciliante il dottore
- Tutti hanno un nome. - osservò lui fissandolo inespressivo
- Certo, è ovvio. Solo che, come le ho detto, nessuno qui conosce il suo. Per cui… -
- Ma che me stai a pija pe’r culo? - scattò lui tentando d’afferrarlo per il bavero della giacca mentre Jaime si precipitava a fermarlo. Nello stesso istante la porta si aprì e tre uomini entrarono nella stanza
- Buongiorno. - salutò Alejandro Gomez lanciandogli uno sguardo di disappunto. Immediatamente qualcosa scattò in lui. Uno strano stato d’allerta, come l’animale che fiuta il pericolo prima ancora di vederlo. Mollato il dottore, fece un paio