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Fascino argentino: Harmony Collezione
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E-book164 pagine2 ore

Fascino argentino: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Sabrina Kendricks non poteva certo immaginare la piega che avrebbe preso quello che lei riteneva solo "un affare": il matrimonio con Javier D'Alessandro, milionario argentino, gentiluomo galante e passionale, doveva essere soltanto un accordo, vantaggioso per entrambi. E non un continuo gioco di sguardi, di contatti cercati e poi evitati, di parole capaci di bloccare il respiro. Mentre Sabrina comincia a domandarsi che cosa stia succedendo, qualcosa è già successo.

LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2015
ISBN9788858940815
Fascino argentino: Harmony Collezione
Autore

Maggie Cox

Quando non è impegnata a scrivere o a badare ai figli, ama guardare film romantici mangiando cioccolato.

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    Anteprima del libro

    Fascino argentino - Maggie Cox

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Convenient Marriage

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2003 Maggie Cox

    Traduzione di Paola Ingenito

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-081-5

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Bell’aiuto che mi hai dato! Sabrina si studiò nel completo rosso borgogna per il quale aveva dissipato un paio di centinaia di sterline e capì che, prima di indossarlo ancora, avrebbe dovuto buttare ogni altro indumento che possedeva. Al confronto di quell’abito, il suo vecchio guardaroba faceva una ben magra figura. Lo scopo di fare impressione su Richard Weedy, il borioso dirigente di banca che aveva incontrato meno di un’ora prima, era miseramente fallito.

    «Lei non è un rischio remunerativo, signorina Kendricks» si era lagnato.

    Non era un rischio remunerativo? Era proprietaria della East-West Travel da quindici anni; dunque, di che cosa parlava quell’uomo? Che cosa voleva, una garanzia a prova di bomba? L’attività commerciale in generale era fondata proprio sul rischio.

    Fortuna che non aveva un gatto, altrimenti l’avrebbe preso a calci da tanto era infuriata.

    Invece, andò scalza in cucina e guardò speranzosa dentro quello che già sapeva essere un frigorifero vuoto. Vuoto perché non aveva avuto tempo per la spesa e perché il cibo non era in cima alla lista delle sue priorità, avendo un bisogno urgentissimo di un investimento per poter adeguare la sua piccola agenzia turistica alla tecnologia del ventunesimo secolo.

    Il pensiero la ossessionava. Non avrebbe permesso che l’attività che aveva faticato ad avviare venisse inghiottita dalle grosse catene che stavano monopolizzando l’industria dei viaggi.

    Riflettendo sul recente colloquio, si chiese se era stata troppo fiduciosa o semplicemente disperata. Fece una smorfia di fronte ai ripiani desolati, richiuse lo sportello e si versò un bicchiere di acqua. Pensava di essersi giocata bene le sue carte, ma forse il suo sorriso era stato troppo forzato? Forse l’acconciatura raccolta era stata troppo severa? Forse il rossetto rosso fuoco era risultato intimidatorio? O magari Richard Weedy aveva paura delle donne in carriera intraprendenti, come sua madre definiva quelle che non vagavano sempre per casa con uno straccio della polvere in mano?

    Pensare a sua madre le fece contrarre lo stomaco, tanto più che non aveva mangiato un solo boccone dalle sei e mezzo della sera prima. Adesso erano le undici e trenta della mattina e aveva un senso di nausea. Era ora che cambiasse istituto di credito? Poteva farlo? Una cosa era certa, nessun dirigente bancario smunto, condiscendente e misogino, l’avrebbe dissuasa dal rendere la East-West Travel l’autentico successo che era convinta potesse essere. Avrebbe venduto ogni paio di scarpe che possedeva e sarebbe andata in giro a piedi nudi, prima che ciò accadesse.

    «Non andare, zio Javier! Ti prego, non andare!» La ragazzina undicenne con gli occhi marroni e i capelli neri si aggrappò allo zio alto e dalle spalle robuste con una stretta sorprendentemente forte per una bambina tanto leggera.

    La supplica della sua voce e la sua espressione addolorata spezzavano in due il cuore di Javier. Sopra la testa della piccola, il suo sguardo cercò il padre di lei. La faccia di Michael Calder era quella di uno spettro.

    «Calma, Angelina, calma, angelo mio» disse Javier contro i capelli della nipote. «Stavo solo andando a fare una telefonata per disdire il mio incontro. Resterò con te finché vorrai, se tuo padre è d’accordo.»

    Il cenno silenzioso di Michael fu breve, ma di estremo sollievo. Padre e figlia stavano affrontando una situazione che poteva distruggere la famiglia e in cui Javier si immedesimava profondamente. Otto anni prima era morta Dorothea, la sua amata sorella nonché madre di Angelina. E ora la bambina paventava l’eventuale morte del padre. Non era crudele? Il giorno prima a Michael Calder era stata diagnosticata una forma particolarmente devastante di cancro e la prognosi non era buona. L’indomani sarebbe entrato in ospedale per un trattamento d’urto e solo Dio sapeva quanto ci sarebbe rimasto... e se ne sarebbe mai uscito.

    Javier scacciò il pensiero funesto e strinse più forte la nipote. Era ingiusto che il cognato sostenesse quel peso da solo. Javier giurò che avrebbe fatto quanto in suo potere per lenire la loro sofferenza. Avrebbe tentato di apportare una qualche stabilità nella giovane vita di Angelina mentre il mondo le crollava addosso, e di essere un buon amico e un sostegno per suo padre.

    Ma prima di tutto, doveva trovare un modo per risiedere in maniera permanente in Gran Bretagna... Essendo cittadino argentino, gli occorreva un permesso di soggiorno.

    «Dirò a Rosie di prepararti un letto.» Incapace di sopportare oltre la disperazione della figlia, Michael andò in cerca della babysitter gallese.

    «Vogliamo trovare una videocassetta da guardare assieme?» Sorridendo alla nipote, Javier le asciugò le lacrime e la condusse per mano nel salotto lussuosamente arredato.

    Fu svegliato dalle gocce di pioggia che battevano contro la finestra della sua camera come se un centinaio di missili fossero stati lanciati da catapulte. Ma non fu la vista del cielo grigio che rese pesante il cuore di Javier. Angelina aveva pianto fino a crollare nel sonno. A undici anni, sapeva già cosa significasse perdere un genitore. Lui era rimasto fino a notte fonda con lei, ascoltando il suo respiro, pregando Dio di portarle dei sogni tranquilli, che non fossero abitati da immagini terrificanti di dolore e di perdita. Aveva lasciato Michael in salotto a bere un bicchiere di whisky, troppo scosso lui stesso per suggerire al cognato di rinunciare al drink, considerate le sue condizioni. Non potevano continuare così. Dovevano trovare presto una soluzione.

    La fronte abbronzata e corrugata, Javier uscì dal letto e andò nel bagno. Una volta fattosi la doccia e vestitosi, avrebbe preso una tazza del buon caffè preparato da Rosie e poi ne avrebbe portata una a Michael. Il poveretto avrebbe avuto i postumi della sbornia, ma non ne aveva il diritto? Come si sarebbe sentito lui a dover affrontare un futuro tanto tetro? Aprì il rubinetto dell’acqua calda e si spogliò.

    «Va bene, ti ha voltato le spalle, non è la fine del mondo.»

    Solo sua sorella poteva uscirsene con un’osservazione tanto disinvolta di fronte alla sua delusione e preoccupazione, rifletté Sabrina esasperata mentre si inginocchiava per giocare con la bambina. A volte si domandava se la maternità avesse diminuito la percezione di Ellie su cosa accadeva nel mondo del lavoro. Un tempo ambiziosa, ora madre di tre vivaci bambini sotto i cinque anni, Ellie sembrava avvolgere ogni problema in una nuvola rosa, e l’adorante marito Phil non faceva nulla per disilluderla.

    «Forse non per te.» Sabrina solleticò la nipotina sotto il mento, poi prese un fazzoletto per pulirle la saliva dalle dita. «Ma è del mio sostentamento che stiamo parlando. Se non ottengo il finanziamento che mi serve, non potrò mai modernizzare l’attività e sarebbe solo questione di tempo prima di dover chiudere bottega. E Jill e Robbie? Saranno disoccupati. Dopo anni di servizio!»

    Ellie smise di correre appresso agli altri due figli per scuotere la testa. «Non ne capisco il fascino, è un mondo di accanita rivalità là fuori, Sabrina. Non sei stufa del lavoro, dopo quindici anni? Quanti ne hai ora, trentasette? Presto sarai troppo vecchia per avere bambini, e poi? La tua attività ti darà un freddo conforto quando non avrai altro che un appartamento vuoto dove tornare.»

    «Cominci a parlare come la mamma.» Prese in braccio Tallulah e il profumo di talco della piccola di sei mesi le procurò una stretta al cuore.

    «Vuole solo che tu sia felice.»

    «Io sono felice, santo cielo! Perché voi due non capite che sto facendo ciò che voglio fare? Non sono come voi: non sono il tipo materno, io.»

    «No?» Con un sorriso, Ellie si gustò la scena della sorella maggiore che cullava Tallulah come fosse nata per quel compito.

    «In ogni caso» ribatté Sabrina, «non ho il fisico per farlo.»

    «Ah, no? Ho visto le occhiate che ti lanciano gli uomini quando cammini per strada e credimi, hai le curve nei punti giusti. Quello che io non riesco a credere è che tu non sia uscita con nessuno da almeno un anno, forse più. Gli uomini che incontri sono ciechi, nonché morti dalla cintola in giù?»

    «Non ho tempo per gli appuntamenti. L’agenzia assorbe ogni ora che passo sveglia.»

    «È davvero una triste condanna per una giovane donna.» Ellie raccolse una manciata di giocattoli disseminati sul pavimento e li lasciò cadere nel box. «Dimentica il lavoro per un po’. Esci e divertiti. Questa è la mia soluzione per il tuo attuale dilemma.»

    «È già così tardi?» Guardando l’orologio, Sabrina si alzò in piedi, mise la piccola nelle braccia della madre, si fermò a baciare ognuno degli altri due bimbi seduti di fronte alla TV e si diresse alla porta. «Ti chiamo più tardi. Scusa se scappo ma devo dare il cambio a Jill per il pranzo. Sta alla scrivania dalle otto e non ha mangiato un boccone.»

    «Ti darò comunque i miei consigli, che tu lo voglia o no!» le urlò dietro Ellie mentre lei si affrettava alla macchina parcheggiata nel vialetto. «Procurati un appuntamento, e presto!»

    Con il consiglio - senz’altro a fin di bene - della sorella nelle orecchie, Sabrina si immise sulla strada. «Procurarmi un appuntamento» borbottò irritata, aggiustando la sintonia della radio. «Come se non avessi già abbastanza problemi senza aggiungerci un uomo!»

    Armeggiando con l’ombrello nonché con il sacchetto bagnato dei panini e con la borsa, non vide l’uomo di fronte alla vetrina dell’East-West Travel che sbirciava dentro finché non lo urtò. Mentre un braccio robusto la sosteneva, fu avvolta dal persistente profumo di una costosa colonia maschile e dal sorprendente calore che parve trasmettersi al suo corpo dal breve ma risoluto contatto.

    «Mi dispiace. Non l’avevo vista... Di solito non cerco di uccidere la gente con l’ombrello.» Dopo averlo chiuso, trasferì il sacchetto bagnato dei panini nella borsa e si scansò i capelli castani dagli occhi. A quel punto, prestò attenzione all’uomo.

    Strepitoso. Era l’unico aggettivo che le veniva in mente. Slanciato e dall’aspetto latino, capelli e occhi neri come l’inchiostro. Occhi così scuri che rilucevano come gioielli di onice.

    Quando lui non replicò, lei si sentì una stupida; stupida e impreparata... ma impreparata per cosa? «Se cerca un posto caldo in questo periodo dell’anno, Tenerife è sempre una buona scelta» gli disse per nascondere l’imbarazzo. «Posso metterla in contatto con qualche delizioso albergo a conduzione familiare; o se preferisce qualcosa di qualità superiore, potrei raccomandarle dei posti formidabili.»

    Ancora silenzio. Sabrina ebbe qualche attimo di panico. Non parlava inglese? La stava guardando chiedendosi di cosa blaterasse quella matta con i capelli fradici e i panini inzuppati?

    «Oh, bene.» Pensando che sarebbe stata meglio una repentina ritirata, scrollò le spalle, ostentò uno dei suoi sorrisi più solari e spinse la porta dell’agenzia.

    «Aspetti.»

    Curioso come una semplice e innocua

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