E se avessi paura?
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Anteprima del libro
E se avessi paura? - Patrizia Floris
PATRIZIA FLORIS
E SE AVESSI PAURA?
AmicoLibro
Patrizia Floris
E se avessi paura?
Proprietà letteraria riservata
l’opera è frutto dell’ingegno dell’autore
© 2019 AmicoLibro
Vico II S. Barbara, 4
09012 Capoterra (CA)
www.amicolibro.eu
Prima Edizione
settembre 2019
PREFAZIONE
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
LAURA
FABIO
All’amore che sa condurci verso percorsi insperati.
"E se vale la pena rischiare, io mi gioco
anche l’ultimo frammento di cuore"
(Ernesto Che Guevara)
PREFAZIONE
L’amore è la forza suprema che guida il nostro agire.
Saperlo ascoltare ci consente di armonizzare il rapporto fra cuore e ragione, avendo accesso all’inesauribile fonte della ricchezza spirituale.
La paura di assecondare i suoi percorsi tortuosi e non sempre congrui con quanto ritenuto giusto, gli si oppone spesso strenuamente, provoca blocchi emotivi, genera situazioni di stasi difficili da superare o determina scelte che si rivelano non conformi all’essenza che incarniamo.
Superare questi stati si può, imparando ad ascoltare il Sé più profondo che sa parlarci senza orpelli, false maschere e sterili giustificazioni.
Dall’urgenza di indagare i meandri dello spirito, penetrarne i recessi e far emergere da essi la Luce, nasce l’originale prima prova narrativa di Patrizia Floris.
Un uomo e una donna intersecano il loro andare. L’impatto genera sorpresa e analisi profonda che condurrà entrambi, in parallelo, a costruire un percorso mentale e fisico diverso da quello atteso.
La loro storia è paradigma calzante di questo nostro tempo che corre veloce e dietro al quale ci affanniamo, in cerca di appagamento costante, di bene assoluto che forse non c’è o che, semplicemente, risiede nelle piccole cose di tutti i giorni.
L’unica regola è che non possono esistere regole all’andare di ciascuno.
Proviamo a godere del viaggio e a fare tesoro del singolo dettaglio, delle esperienze, degli incontri che determineranno cambiamento, pienezza, gioia di vivere.
Soltanto così tutto avrà avuto un senso, davvero.
Elisabetta Frau
FABIO
È un giorno piovoso.
Lei cammina silenziosa, avvolta in una sciarpa di un blu intenso.
Una bufera la travolge.
Nascosto sotto un portico la osservo: la donna che ho immaginato in tutti questi mesi, conosciuta attraverso una realtà virtuale. Finalmente sto per incontrarla.
Il telefono vibra: è lei che mi chiede dove sono. Non rispondo al suo messaggio.
La mente ritorna al giorno in cui l’ho conosciuta per lavoro. Lei una ricercatrice, io un medico. Appena la vidi, il suo sorriso riuscì a illuminarmi la giornata.
Sono uomo del nord sempre triste e cupo, lei un’isolana solare ed estroversa.
Iniziammo così a conoscerci. Lei, particolare, inaspettata; pensavo a una collega inasprita dal lavoro, chiusa e opaca come tante altre che poi ho lasciato ad altri pur di non averci a che fare, perché diventavano anche troppo presenti nella mia vita.
Ogni giorno, ogni momento, trovavo l’occasione per chiamarla e per vederla attraverso Skype, l’unico mezzo che avevamo a disposizione. Mi rispondeva sempre con un: Ciao dottore, bentornato!
Non so se ci stesse provando o se mi prendesse in giro. Però attraverso amici e colleghi condivisi cominciai a chiedere notizie su di lei. Era single, non aveva una relazione. Come mai una donna così bella e interessante non aveva un compagno?
I colleghi continuavano a sostenere che era una ragazza vecchio stampo. Sempre schiva nei confronti di chi cercava di corteggiarla in modo insistente. Continuavo a chiedermi perché, ma ero e sono sempre attratto da lei. Visto che sono un tipo carismatico non ho mai avuto difficoltà a influenzare le donne, e sono riuscito a convincerla, tra una lusinga e l’altra, a raggiungermi a Parma.
Ora è finalmente da me.
Intanto mentre inseguo i miei pensieri, mi decido e mi avvicino frettolosamente. Fa freddo. La mia città ha un clima molto rigido d’inverno e afoso d’estate.
La raggiungo all’improvviso prendendola sotto braccio. Lei si muove spaventata, si volta e mi sorride dicendomi un semplice Ciao
.
Rispondo: Benvenuta… Fabio
. È molto bella, ha occhi profondi e scuri, capelli ricci lunghi che incorniciano il volto.
Rimango a fissarla, è diversa da come la vedevo sullo schermo, dove le sfumature si appiattivano in un’immagine quasi eterea ma che ci permetteva giorno dopo giorno di conoscerci e di entrare nella nostra intimità. Ora è reale, è qui. Emozionata e imbarazzata.
Mi osserva incantata mentre l’accompagno all’hotel, mi porge un regalo che ha portato dal viaggio. Lo apro, dentro ci sono una cuffia e una sciarpa e anche un cd di Zucchero: il mio preferito! L’abbraccio e la ringrazio senza lasciarmi andare troppo e guardandomi intorno. Mi chiede se andiamo a cena insieme, le rispondo con una scusa che sto aspettando l’arrivo di mio padre e non posso stare con lei.
In realtà provo paura. E mi accorgo che il suo viso si rabbuia.
LAURA
Sto per salire sull’aereo che mi porterà da lui, ansiosa e trepidante di conoscerlo dal vivo.
Fabio. L’uomo che ho conosciuto attraverso il computer per mesi, e con il quale abbiamo parlato di lavoro, di noi. I suoi sorrisi, le sue canzoni e le sue promesse. Così lontani e quasi irraggiungibili. So poco di lui, ho chiesto informazioni ad alcuni colleghi, ma rimangono sempre sul vago, dicendomi che è un tipo solitario. Ama il suo lavoro e trascorre intere giornate chiuso nel suo ufficio.
Dopo un’ora di volo e mezz’ora di treno arrivo a Parma: eccola questa bellissima e caratteristica città dell’Emilia. Appena arrivata alla stazione, prese le mie cose mi appresto a scendere. Di fronte c’è un viale alberato, auto che vanno e vengono e tante persone che percorrono le strade in bici. Noto che è il mezzo più usato in città. Mi incammino con il mio trolley verso l’hotel pensando a Fabio, e perché non sia venuto a accogliermi. Avrà avuto da fare, penso. E con il cuore in gola, emozionata, attraverso il centro gremito di persone. È buio e soffia un vento forte e freddo. Mi scompiglia i capelli e il paltò si apre quasi fosse una mongolfiera, facendomi perdere l’equilibrio.
All’improvviso un braccio mi sfiora il fianco, mi volto e lo vedo.
Bello con i suoi occhi scuri, capelli medio lunghi, neri, una barba rasa che gli dà un certo fascino, alto e snello. Il mio cuore batte all’impazzata, sicuramente si sarà accorto