Professional Mentors. Atti del seminario
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Anteprima del libro
Professional Mentors. Atti del seminario - Associazione mentori professionisti
Indice
Ringraziamenti
Rossella Pin
Prefazione
Cristiano Abbate
Introduzione
Rossella Pin
1. Mentors in business
Yogesh Patgaonkar
2. Mentors in education
Jane E. Hoatson
3. Mentors in coaching
Jamee Tenzer
4. Diversity mentoring
Kirsten M. Poulsen
5. Cross-mentoring
Rita Knott
6. Solidarity mentoring
Matteo Perchiazzi
7. Coaching skills for mentors
Daisy Tse
8. Lifelong learning for mentors
Ujjal Gupta
9. Legal frameworks for professional mentoring
Rossella Pin
Appendice A - Associazioni
Appendice B - Fonti normative
Appendice C - Panoramica sul mentoring e la formazione dei mentori (progetto MAITRE)
Appendice D - Le competenze del mentore (progetto MAITRE)
Associazione Mentori Professionisti
Professional Mentors
Atti del seminario
11-12/12/2015, 16/01/2016
Pordenone
Interventi di Ujjal Gupta, Jane E. Hoatson,
Rita Knott, Yogesh Patgaonkar,
Matteo Perchiazzi, Rossella Pin,
Kirsten M. Poulsen, Jamee Tenzer, Daisy Tse
Edizione a cura di Cristiano Abbate
Youcanprint Self-Publishing
Titolo | Professional Mentors. Atti del seminario
Autore | Associazione Mentori Professionisti
ISBN | 9788892625310
Prima edizione digitale: 2016
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)
www.youcanprint.it
Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio,
prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il
previo consenso scritto dell’autore.
Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce
violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e
penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.
"Let me see my own youth revived in you;
let me be your Mentor,
and, with your parts and knowledge,
I promise you,
you shall go far"
Philip Dormer Stanhope, 4th Earl of Chesterfield
26 February 1754
Ringraziamenti
È per me un immenso onore e piacere presentare questo libro che rappresenta lo sforzo collettivo di tante persone, cari colleghi mentori esperti ed amici, che hanno creduto nella possibilità di vedere riconosciuto il ruolo svolto da molti per pura passione, senso del dovere o dedizione. Quella del mentore è una figura carica di significato e la cosa incredibile, che emerge dai tanti incontri formativi che ho svolto ed organizzo per promuovere la metodologia del mentoring, è che spesso non ha bisogno di spiegazioni.
Ricordo quando alcuni anni fa fui illuminata dall’osservazione di una mia grande mentore, la quale sosteneva come nei Paesi mediterranei la formazione in mentoring non potesse avere successo perché noi siamo già spontaneamente aperti al dialogo, al confronto, a condividere, consigliare, supportare, sostenere, sponsorizzare,… Allora capii una grande verità, il valore aggiunto della formazione dei propri talenti! Infatti, quando facciamo qualcosa istintivamente e spontaneamente non sempre la facciamo nel modo giusto, con le persone giuste o nel momento più opportuno, ovvero consapevolmente, responsabilmente e professionalmente. Questo avviene con molti dei nostri talenti innati che spesso tendiamo a non affinare ed utilizzare nel modo più appropriato, sprecandoli.
Un dato di fatto è che il mentoring fa parte della nostra cultura e molti di noi sono naturalmente
mentori. Infatti, quando chiedo alle persone Chi è un tuo mentore?
, tutti rispondono immediatamente, senza chiedere spiegazioni, ed iniziano a condividere storie meravigliose, emozionanti e coinvolgenti! C’è chi ricorda un nonno, chi un professore, chi un genitore, chi pensa ad un amico caro o al proprio coniuge. La cosa incredibile è che ad ognuno di questi mentori attribuiamo delle caratteristiche che li rendono unici, quelle stesse caratteristiche che guardandoci allo specchio riconosciamo in noi. Così scopriamo che sono i valori che possediamo e che ricerchiamo negli altri perché sono ciò a cui teniamo maggiormente!
Quindi, cosa distingue un mentore naturale
da un mentore professionista
? Sicuramente la formazione e poi la pratica applicata con persone diverse, l’apprendimento continuo, la sperimentazione di tecniche, il confronto con altri mentori, la supervisione, tutto ciò che distingue un amateur
da un professionista
.
Grazie a questa consapevolezza durante la XXI Conferenza Annuale dell’European Mentoring and Coaching Council a Venezia, quando mi ritrovai sull’attico dell’Hotel che ci ospitava a discutere con alcuni colleghi se quella del mentore fosse solo una passione, un ruolo, o potesse essere anche una professione, accolsi la sfida che ha portato alla creazione di AssoMentori: dimostrare che quella del mentore non solo può essere, ma è anche stata ed è una professione, una professione che può rappresentare oggi un’eccellente opportunità di reinserimento nel mondo del lavoro per tante persone dotate di grande esperienza. L’esperienza, infatti, pesa: pesa quando sei giovane, perché non ne hai abbastanza, e pesa quando sei maturo, perché ne hai troppa. Tuttavia, se tale esperienza è abbinata ad un’attitudine all’essere mentori e ad una formazione nelle competenze di mentoring, si possono aprire una moltitudine di opportunità ed un'appagante vita professionale!
Permettetemi di ringraziare tutte le persone che hanno creduto nel progetto di AssoMentori dando forza, idee e contenuti a questa iniziativa che ora è diventata un libro. Innanzitutto desidero ringraziare le co-fondatrici dell’Associazione Mentori Professionisti, la vicepresidente Dott.ssa Nicoletta Zanetti e le Dott.sse Francesca Cancian ed Elisa Benvenuto, sempre presenti e disponibili a mettersi in gioco con passione e dedizione. Poi desidero ringraziare i grandi mentori che hanno contribuito con le loro storie alla redazione di questo libro: il Dott. Cristiano Abbate, per aver curato l’edizione del volume ed averci accompagnato in un entusiasmante viaggio alla scoperta dei mentori nella storia; il Dott. Yogesh Patgaonkar, per aver condiviso la sua appassionata storia di mentore nel mondo aziendale; la Dott.ssa Jane E. Hoatson, per l’emozionante racconto del ruolo dei mentori nel mondo della formazione scolastica; la Dott.ssa Jamee Tenzer, per l’approfondimento sull’importante lavoro svolto dai mentori nell’elevare il livello di professionalità delle pratiche di coaching; la Dott.ssa Kirsten M. Poulsen, per l’illuminante panoramica sull’applicazione del mentoring alla diversità; la Dott.ssa Rita Knott, per l’interessante presentazione dei programmi di cross-mentoring e dei risultati delle attività da lei svolte; il Dott. Matteo Perchiazzi, per la coinvolgente relazione sulle iniziative di mentoring svolte nel sociale; la Dott.ssa Daisy Tse, per l’analisi dettagliata delle competenze di coaching richieste ai mentori professionisti; ed infine il Dott. Ujjal Gupta, per l’appassionata presentazione delle tecniche e strategie attuabili dai mentori per favorire il processo di apprendimento continuo. Tutti questi relatori sono dei mentori incredibili, ognuno nel proprio settore, ed a loro abbiamo quindi lasciato raccontare, come si fa nella pratica di mentoring, la propria storia e la propria visione del mentoring affinché chiunque sia interessato ad intraprendere questa meravigliosa professione, e trasformare una passione personale o un ruolo che gli è riconosciuto in una professione, possa intraprendere questo percorso con noi. Buona lettura, dunque, a nome di AssoMentori, l’associazione italiana dei mentori professionisti.
Rossella Pin
Presidente AssoMentori
www.assomentori.org
Prefazione
Tutti abbiamo sentito la parola mentore
almeno una volta nella vita, e quando ci è successo abbiamo probabilmente associato a questa parola il viso di una persona, un amico, un collega, un capo, un vicino di casa, un nonno o uno zio che, nel nostro passato, ci ha aiutato almeno un po’ a diventare quello che siamo oggi. È una parola poco utilizzata nel linguaggio comune, ma di forte impatto emotivo, capace di riportarci alla mente tanti ricordi e suscitare emozioni e sensazione non comuni.
Mentore
deriva dal nome di un personaggio dell’Odissea di Omero: prima di partire per la guerra di Troia, Ulisse, re di Itaca, affida le cure della famiglia e del regno al saggio ed esperto consigliere Mentore, figlio del caro amico e compagno d’armi Alcino. Volendo spingersi a rintracciare l’etimologia del nome nel greco antico, e da questa trarre interessanti analogie con le caratteristiche del personaggio, potremmo pensare alla combinazione della radice man (pensare
, conoscere
, come in manas, intelletto
, o manyè, penso
) con il suffisso tor (nomen agentis maschile utilizzato per indicare il soggetto di una determinata azione, come in rhetor, retore
): Mentore significherebbe insomma colui che sa
o colui che pensa
.
Come si legge nel Libro II dell’Odissea, nella traduzione classica di Ippolito Pindemonte¹, a questo amico particolarmente acuto e riflessivo, Ulisse, uomo dalla proverbiale astuzia, chiede in particolare di preparare il figlio Telemaco, che quando l’eroe è costretto a partire è appena un bambinello, a succedergli al trono:
"Mentore levossi,
del padre il buon compagno, a cui su tutto
vegghiar, guardar il tutto, ed i comandi
seguitar di Laerte, Ulisse ingiunse
quando per l’alto sal mise la nave".
Come evidenziato da diversi autori, nel corso dei venti lunghi anni di assenza di Ulisse, Mentore esegue il compito assegnatogli senza particolare efficacia. Nelle circostanze più delicate, però, la dea Pallade Atena, grande protettrice di Ulisse e della sua progenie, prende le sue fattezze per essere maggiormente d’aiuto a Telemaco senza fargli sentire il peso dell’intervento divino. In un altro passo del Libro II², la dea stimola esplicitamente il giovane ad emulare le opere ed il valore del padre, che già ella vede rivivere in lui, pur nella consapevolezza di quanto ingrato sia tale compito per la maggior parte dei figli:
"Gli pose allato
con la faccia di Mentore e la voce
Palla, e a nome chiamollo, e feo tai detti:
Telemaco, né ardir giammai, né senno
ti verrà men, se la virtù col sangue
trasfuse in te veracemente Ulisse,
che quanto impreso avea, quanto avea detto,
compiea mai sempre. Il tuo viaggio a voto
non andrà, qual temer, dove tu figlio
non gli fossi, io dovrei. Vero è che spesso
dal padre il figlio non ritrae: rimane
spesso da lui lungo intervallo indietro,
e raro assai che aggiungalo od il passi.
Ma senno a te non verrà men, né ardire,
ed io vivere in te Ulisse già veggo".
In diversi episodi, Atena dispensa al giovane saggi consigli che lo incoraggiano ed aiutano ad affrontare le situazioni più difficili.
Ad esempio, leggiamo nel Libro III³:
"Il prudente Telemaco rispose:
Mentore, per quale modo al rege amico
m’accosterò? Con qual saluto? Esperto
non sono ancor del favellar dei saggi:
né consente pudor, che a far parole
cominci col più vecchio il men d’etade".
Ma di tal guisa ripigliò la dea,
cui cilestrino lume i rai colora:
"Telemaco, di ciò che dir dovrai,
parte da sé ti nascerà nel core,
parte nel cor la ti porranno i numi".
Ronald Gallimore, Vera P. John-Steiner e Ronald G. Tharp⁴ mettono in evidenza come la relazione mitica tra Mentore e Telemaco contenga già molte delle problematiche con le quali deve confrontarsi chi instaura, ieri come oggi, una relazione di mentoring. Tra le altre, emerge la questione se tale relazione possa o debba sempre scaturire da precedenti legami, di tipo familiare, professionale o di amicizia, tra mentore e mentee o si possa instaurare in maniera autonoma, deliberata, originale ed eventualmente contrattuale tra i due soggetti. Volendo utilizzare la traduzione italiana di due espressioni coniate da E. Flaxman, C. Ascher e C. Harrington⁵, si tratta di voler distinguere tra mentoring naturale
e mentoring pianificato
. In realtà, nella relazione tra Mentore e Telemaco, entrambi i modelli di mentoring sono in un certo modo rappresentati in nuce: Mentore è già amico e consigliere di Ulisse nel momento in cui riceve l’incarico di seguire Telemaco, ed in questo senso la relazione di mentoring si configurerebbe come di tipo naturale
. Al tempo stesso, Mentore riceve dal re un mandato specifico che gli attribuisce da quel momento un nuovo ruolo nell’ambito della corte: ciò determina l’instaurarsi di un rapporto di mentoring pianificato
nel quale interagiscono, con un accordo non contrattualizzato, ma non meno vincolante nella cultura in cui si genera, Mentore, il mentore
, Telemaco, il mentee
, ed Ulisse, lo sponsor
.
Le scuole filosofiche classiche attingeranno a piene mani dall’interpretazione omerica della valenza sacrale del rapporto tra mentore e pupillo, identificando il fine ultimo dell’educazione dell’individuo nello sviluppo della sua capacità di congiungere in sé, in maniera unica, originale ed irripetibile, la materialità del contingente con la spiritualità del trascendente. Già Socrate alla maieutiké o "arte della