Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $9.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Rapporti tra Stato e Chiesa. La revisione del 1984
Rapporti tra Stato e Chiesa. La revisione del 1984
Rapporti tra Stato e Chiesa. La revisione del 1984
E-book31 pagine21 minuti

Rapporti tra Stato e Chiesa. La revisione del 1984

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La revisione dei Patti Lateranensi – studiata attraverso gli eventi politici e sociali, ed analizzata con la rilettura della principale dottrina ecclesiasticistica – è l’epitome delle occasioni perse nella storia d’Italia: partendo dalla revisione del 1984, questo scritto giunge alla critica del principio concordatario, inadeguato alla risoluzione di problemi come convivenza interetnica, radicalizzazione religiosa, integralismi e terrorismo, cioè, in ultima istanza, incapace di garantire il principio di laicità.
LinguaItaliano
Data di uscita16 ago 2016
ISBN9788892623156
Rapporti tra Stato e Chiesa. La revisione del 1984

Correlato a Rapporti tra Stato e Chiesa. La revisione del 1984

Ebook correlati

Diritto per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Rapporti tra Stato e Chiesa. La revisione del 1984

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Rapporti tra Stato e Chiesa. La revisione del 1984 - Vincenzo Gaglianese

    633/1941.

    1. La situazione socio-politica

    Trent’anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, l’Italia era un Paese profondamente diverso da quello del secondo dopoguerra. La causa prima del cambiamento fu il miracolo economico: l’industrializzazione spinse i meridionali al nord e gli abitanti delle zone rurali nei grandi centri urbani, mutando sensibilmente il tessuto sociale di una Nazione che era stata per secoli agricola ed ingessata; col benessere economico giunse anche l’emancipazione culturale delle classi più basse, che per la prima volta poterono garantire un’istruzione superiore ai propri figli. Tali fattori innescarono quella stagione di proteste e rivendicazioni – economiche ma soprattutto sociali – passata alla storia col nome di contestazione: questo movimento (se di movimento può parlarsi, poiché mancava in realtà un qualunque tipo di organizzazione o di coordinamento tra i diversi gruppi ed individui al suo interno), pur nato all’estero, trovò in Italia terreno fertile soprattutto negli universitari politicizzati, figli del proletariato ma anche della buona borghesia¹. Se all’estero il movimento si caratterizzò principalmente come sostenitore delle idee pacifiste e oppositore della guerra in Vietnam, in Italia assunse il ruolo di maggiore antagonista dello status quo: oggetto di critica erano i valori borghesi e la morale cattolica tradizionale, tacciati di ipocrisia e provincialismo; la Democrazia Cristiana, il partito naturale di governo che esercitava il potere ininterrottamente dal 1948; ma anche il Partito Comunista, il quale, oltre a raggiungere spesso accordi con la DC (nonostante la conventio ad excludendum che ne impediva sostanzialmente la partecipazione organica all’Esecutivo), fu colpevole di appoggiare l’invasione dell’Ungheria da parte delle forze del Patto di Varsavia per reprimere la rivolta ivi nata nel 1956. I contestatori, in sostanza, attaccavano tutto quello che essi percepivano come potere costituito, ogni istituzione in senso lato; se non

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1