Il destino è un'amante senza pietà
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Anteprima del libro
Il destino è un'amante senza pietà - Claudio Montini
scritto
Capitolo primo: Ritorno di fiamma letale
Chiuse la porta con delicatezza, come se volesse lasciare intatto il sogno rubato al loro passato e consumato in quell’albergo a ridosso del confine; il taxi arrivò puntuale con la fine dell’ultima sigaretta e lui si avviò a salirvi sforzandosi di ricambiare i cortesi e professionali saluti del personale: come avrebbe potuto essere altrimenti dopo avere rilasciato un gran numero di autografi di nascosto dal direttore?
La presentazione dell’edizione slava della sua prima raccolta di racconti, quella che gli aveva permesso di uscire trionfalmente dall’anonimato operaio, la scoperta che il suo misterioso editore era la moglie di un potente finanziere balcanico la cui fortuna si doveva a torbide origini, la rivelazione che quella affascinante quarantenne era stata la ragazzina fuggita da casa per amore e da lui rispedita intatta ai genitori e poi lasciata, come quando si riceve merce non conforme all’ordine: erano tutte cose che, insieme alla torrida notte trascorsa a raccontarsi senza parole vent’anni di reciproca assenza, non potevano lasciare indifferenti.
Anche Gorizia aveva una luce strana che rifletteva nel suo animo stupore e smarrimento.
Gli stessi elementi che colse nel suo sguardo, quando al ricevimento vennero ufficialmente presentati e quando poi, a notte fonda appena rientrato in albergo, aprendo la porta della sua camera fu lei ad accendergli la luce; portandosi l’indice della mano destra alle labbra, mentre la sinistra liberava morbidamente i capelli sulle spalle, stroncò sul nascere gli interrogativi che stavano per ruzzolare fuori dalla bocca di lui chiarendo quale fosse il copione che sarebbe andato in scena. Mentre il tremulo contatto tra le dita aveva deformato i contorni della stanza, il bacio, prima incerto poi sempre più bramoso di trasmettere passione, sgusciò i loro corpi dagli indumenti proiettandoli in un prato di soffici nubi sovrastato dal cielo con le stelle accese da una luna discreta e muta, fuori dal tempo dove avevano lasciato la ragione e le sue remore. Erano consapevoli solo delle loro cellule che ardevano dal desiderio di fondersi in una cosa sola: così percorsero tutto il labirinto del piacere sensuale fino a pulsare all’unisono della nota motrice e sinfonia, rumore di fondo e voce dell’universo.
L’alba lo svegliò solo e nudo: fu solo il profumo di lei ancora sospeso nell’aria e aderente alle sue mani che cancellarono il dubbio che fosse stato un sogno molto intenso, simile a certi che si fanno nell'adolescenza.
Avrebbe voluto sapere qualcosa di più della sua vita attuale, perchè quella notte aveva risposto a tutti gli interrogativi che, dal passato, aveva trascinato dentro di sè: ma il suo tempo lì era scaduto e doveva ripartire, anche se malvolentieri. Infatti, attraversando Gorizia nel taxi che lo portava a Monfalcone, in piedi presso il binario mentre l’intercity da Trieste si fermava per raccogliere nuovi passeggeri, poi seduto da solo nel suo scompartimento, i ricordi affioravano dagli abissi della memoria, così netti e vivi da vederli nei riflessi sfocati rimandati da cromature e vetri dei finestrini.
Assorto e rapito dai suoi pensieri, non s’accorse che qualcuno fosse entrato nello scompartimento; solo quando l’olfatto riconobbe quel profumo, si volse senza avere il tempo di riprendersi dalla sorpresa: accompagnati da minuscoli soffi, dardi plumbei forarono la camicia ed il petto lasciando scappar fuori la vita.
A nulla valse serrare denti e palpebre distorcendo le labbra in una smorfia di dolore; a piccoli fiotti, l’anima scioglieva i suoi vincoli e se ne andava chissà dove lasciandogli solo il tempo di un'ultimo pensiero: non già alla moglie, di cui era ancora innamorato sebbene fossero separati da tempo, bensì al titolo di un libro che avrebbe voluto leggere, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Capitolo secondo: Un prete è comunque un uomo
La grata metallica era a maglia stretta ed il legno odorava di antico incenso, ma la voce ed il profumo della donna si espansero ugualmente nella cabina del confessionale dandogli i brividi lungo la schiena; non poteva distinguerne i lineamenti, eppure quella miscela, in pochi attimi si rivelò sempre più dirompente per i catenacci del voto di castità dietro cui aveva rinchiuso tutti gli istinti carnali, sin dai tempi del seminario.
Avrebbe potuto stemperare quella maligna tensione evitando le consuete formule rituali, come faceva coi rari giovani che passavano di lì, ma la sua bocca s’avviò da sola e, per un’istante, il prete si sentì proiettato all’esterno di sé come se dovesse rendersi conto d’essere un minuscolo perno d’un ingranaggio maggiore mosso da una catena di eventi, comunque, avulsi da quel contesto e dalla propria volontà.
La donna ripeteva a se stessa di essere capitata lì per caso, ma non era vero: la vendetta, questa volta, si era rivelata un piatto freddo con un retrogusto sgradevole.
Parlarne a uno sconosciuto avrebbe forse dissolto il dubbio d’aver oltrepassato il confine con la patologia psichiatrica; faceva volentieri a meno dell’etichetta di serial killer: anche se non li beccano o li fermano in qualsiasi modo, quelli finiscono preda dei fantasmi della loro mente e, comunque, fanno tutti un'inutile brutta fine.
Al riparo della grata metallica, il sacerdote recitò per intero tutta la parte prevista per lui dal rito, seguendo la spinta di quella forza invisibile che faceva di lui un giunco nel corso del fiume incontro al mare.
Lei rispose meccanicamente bene alle frasi introduttive del prete, anche se non ascoltò nemmeno mezza parola: dunque, non colse il suo invito a vuotare il sacco e, quello, riformulò la richiesta in modo meno formale.
« Bene, mia cara, il Padre Nostro che lassù risiede è in linea e tutt’orecchi, solo per te. »
« Ne è tanto certo, reverendo? » chiudendo la frase in modo languidamente sospiroso.
« Se non lo fossi, dovrei cercarmi in fretta un altro mestiere e ricominciare altrove un’altra vita, perché qui ho sbagliato tutto: non ti pare? »
La irritava profondamente sentirsi rispondere con una domanda ma in quella replica, ammise malvolentieri a se stessa, c’era quel bilancio che lei aveva sempre rinviato per non trovarsi di fronte a risultati poco lusinghieri, per non constatare di essere solamente sopravvissuta a tutte le sue scelte scellerate.
Da tempo non credeva più a nulla, ma volle giocarsi la carta della Maddalena che lava i piedi di Gesù con le sue lacrime asciugandoli poi coi capelli, umile e muta domanda di un perdono nemmeno immaginabile nè da lei nè dai benpensanti di ogni tempo. Del resto le Sacre Scritture, tanto care al suo momentaneo antagonista, erano costellate di esempi analoghi.
« La prego, padre, non mi fraintenda: mi domandavo, piuttosto, se lei sarà in grado di sostenere il peso dei peccati che le confiderò e …poi… » Sospirò, tanto bene da parer vera, e seguitò simulando pena come aveva fatto con molti orgasmi passati. « ...neppure immagina quanto fitte siano le tenebre che opprimono la mia anima o quel che ne resta. »
La trappola era posata e, se davvero fosse stato uno di quelli che credono in ciò che tuonano dal loro pulpito, secondo lei non poteva far altro che cascarci dentro coi due piedi e la tonaca intera perchè un prete è soltanto un uomo, convinto da altri uomini di avere visto la verità e di essere in grado di guidare ogni fedele credente alla felicità eterna.
Dunque, trovarsi di fronte una pecorella da riportare alla luce del santo ovile, perchè smarrita nel buio del peccato, salendo magari un gradino sulla beata scala per l'onore degli altari per questa meritoria impresa, avrebbe dovuto suscitare in lui nuovo fuoco mistico e retorico. Irrimediabilmente per il prete, i fatti si susseguirono proprio in quella direzione.
« La luce e la pace che cerchi le troverai solamente nella misericordia dell’Onnipotente di cui, ora, mi sento unghia per grattare via il sudiciume che cela la vista della bontà dell'universo creato, cioè il santo spirito che innerva anche l'anima tua sebbene, come dici tu stessa, essa sia lordata da errori che sembrano soffocarla. Perdono e salvezza sono vette che si conquistano a piccoli e dolorosi passi: tu, il primo, l’hai compiuto accostandoti al sacramento della confessione. »
« Mio buon padre, temo che voi, dico lei e il suo principale, dovreste lavorare di piccone e dinamite per cavare una briciola di buona essenza dall'anima mia: con le sole unghie, vi consumereste le braccia fino ai gomiti, andando ben oltre la fine dei giorni! »
« Il confessionale non ha il tassametro, Dio ha fatto l'universo in sei giorni e il settimo si è riposato; inoltre, suo figlio, in punto di morte, si è portato in cielo un ladrone, condannato alla sua stessa lenta agonia: pensi davvero che noi si possa fare nulla per te? »
Disse bonariamente il sacerdote, come se avesse a che fare con una nipotina riottosa a mandare giù lo sciroppo per la tosse o una qualsiasi medicina amara.
Allora dillo che vuoi la guerra, pensò la donna: vediamo quanto ti piace giocare col fuoco che mi sta divorando.
Era giunto il momento di menare una sferzata acida e un compiaciuto fendente alla serenità santa, cattolica e apostolica.
« Ho conosciuto molti uomini, padre: li ho avuti vicino a me, sopra di me e dentro di me...Li ho posseduti tutti regalando loro un mare di piacere e l'illusione di essere padroni del proprio godimento tanto quanto fonte del mio. »
Silenzio totale al di là della grata.
La lussuria consapevole, lucidamente voluta e ostentata, insieme al profumo di donna che non smetteva di filtrare dalle maglie metalliche, erano un colpo inatteso appena sopra la cintura che bloccò il respiro al prete per un lungo istante, avendo quella miscela effetto pure sotto la medesima cintura: è evidente quanto anche la veste talare fosse riempita da carne d'uomo ed è risaputo quanto quest'ultima sia , in ogni caso, più incline ai dettati dell'istinto che non a quelli della ragione o, altrimenti, agli obblighi della vocazione religiosa.
La donna calò una ciliegina sulla torta, senza pietà.
« Molti di loro, dopo averli elevati al delirio della passione carnale anche più di una volta, con due confetti di piombo li ho spediti senza rimpianti all’inferno. »
Un colpetto di tosse le fece addirittura immaginare che il sacerdote stesse sudando freddo nell’attesa di chissà quali altri particolari; non gli consentì di riprendersi nè di replicare.
« Ne ho avuti molti, è vero, ma ne ho amato uno solo e non è stato mio marito, sebbene debba a quest'ultimo la mia attuale agiatezza, anzi, la mia ricchezza materiale. In fondo, è l’unica cosa di cui potrebbe vantarsi, in qualsiasi angolo del fuoco eterno stia arrostendo... Le garantisco che il piacere di consegnargli quel biglietto di sola andata per l'inferno è stato tutto mio: sono certa che il mondo abbia respirato meglio dopo che il suo sangue, di fiele e di vetriolo, ha riscattato tutto il male che aveva procurato e con cui aveva fatto fortuna. »
Non poteva e non voleva più fermarsi, ora che aveva rotto il vaso di acido che le pesava sull’anima da tanti anni e che, ogni volta che sentiva predicare baggianate insulse sull’amore, si riempiva e traboccava corrodendole le pareti del cuore.
« Grazie ciò che ho vissuto con lui, ho smesso i panni della ragazzina ingenuamente convinta che sesso e amore potessero convivere in simbiosi, sostituendosi vicendevolmente all’infinito... finchè morte non vi separi!...è facile a dirsi: ma poi lo zucchero da leccare finisce e si scopre cosa ci sta sotto...
Grazie a lui e alla fine che gli ho riservato, ho assunto in pieno il ruolo della donna pericolosa quant’altre mai per tutto il genere maschile: quella che pensa, riflette, ragiona, calcola anche quando potrebbe godersi l’estasi della passione. Nel mondo, i maschi che guardano una femmina vogliono poche cose e una su tutte le altre: placare con soddisfazione le bramosie dell'istinto animale; allora, tentano ogni lusinga ed ogni ricatto per appagare il loro egoismo, dimenticandoti in un angolo buio come un giocattolo rotto o un vestito fuori moda, sia che tu li abbia appagati sia che abbiano fallito: perchè la loro presunzione di forza e fascino li stanca in fretta e li illude di poter cogliere un successo dopo l'altro, saltando di fiore in fiore e pensando di farla sempre franca...Ah, darmi per scontata e pronta ad ogni suo capriccio, è stato il suo ultimo errore... »
Gli occhi erano lucidi, ma non di commozione: era furore e rancore distillati, concentrati e stagionati; non gli importava della speranza nel mondo migliore che il sacerdote le avrebbe potuto promettere in cambio del pentimento: voleva scacciare da sé una croce e fastidiosa inutile come un senso di colpa, gettandola addosso a chi ne aveva fatto la sua bandiera.
« Ho deciso che un essere così non meritava la vita che gli aveva regalato la fatica delle cosce e del ventre d’una donna. »
Lasciò cadere una pausa strategica, altra trappola in cui il prete si infilò a rotta di collo balbettando una richiesta di spiegazione cui rispose fredda e asciutta.
« Ma è chiaro, padre, l’ho ucciso e lo stesso ho fatto con altri a lui simili, per carattere e mentalità, che erano capitati nella mia vita e caduti nel mio letto. »
Sudato, atterrito, buttato addosso alla parete del confessionale come un pugile sfinito da un round piuttosto duro, il prete cercava parole di speranza, nella memoria o nel cuore o in tutti e due i posti per credere nella redenzione della potenziale penitente che stava dall'altra parte della grata. La cruda e, a tratti, compiaciuta confessione di costei si era invece spalmata sui suoi pensieri come petrolio nero e vischioso sulle ali dei gabbiani che cercano scampo dal mare, violentato dagli uomini: il male era lì davanti a lui e lo sfidava a duello.
Allora s’affidò alla santa ingenuità che l’aveva condotto a mettere i piedi nelle orme di Cristo e a farsi suo discepolo plasmando la sua vita sul suo universale comandamento.
Quasi con pudore, chiese alla donna: « Che ne è stato di quell’unico che hai amato? »
Contropiede rapidissimo dell’ala sulla fascia laterale con traversone al centro ben calibrato per la testa del centravanti che, svettato imperiosamente sopra un nugolo di attoniti avversari, con elegante torsione del busto, insaccava la sfera alle spalle del portiere tuffatosi in lievissimo ritardo.
La partita sembrava riaprirsi con un sorprendente scambio di posizioni: il sacerdote intuiva d’aver trovato il fulcro su cui agire per risollevare quell’anima in pena, mentre la donna ripensava a quell’intensa notte che aveva cancellato il ricordo di tutte le altre perchè, di fatto, attesa da oltre vent'anni; quella era stata la sola volta in cui aveva fatto l’amore con ogni sua cellula: ragione per cui, faticò a trovare le parole giuste.
« Reverendo padre, l’ho amato più di chiunque altro ma in un tempo piccolo e sbagliato...Anche lui se ne è andato, con lo stesso treno che me l’aveva riportato. »
Dovette ammettere con sè stessa d'aver fallito: la croce di cui voleva liberarsi, era rimasta al suo posto e stava sgretolando ogni suo alibi e ogni ragionamento. Infatti le era ormai chiaro che, qualunque cosa le avesse detto il prete, non si sarebbe placato il dolore ignoto che la tormentava, così come tutti quei colpi di pistola esplosi in passato non avevano sanato alcuna ferita del suo orgoglio, in particolare gli ultimi due.
Aveva sfidato, sfiorandolo una volta di troppo, il confine con la follia e quello l’aveva risucchiata facendola sporgere sul baratro: adesso era lì, aggrappata con le mani e coi gomiti al ciglio mentre tentava di tirarsi su, ma con gli occhi chiusi per non guardare in faccia ai rimorsi, per non cedere alla tentazione di lasciarsi cadere.
Mentre si accingeva a tessere una paziente mediazione tra la pecorella smarrita e la misericordia del buon Dio, calcolando un congruo numero di orazioni, insieme al silenzio il sacerdote avvertì un brusco calo nell’intensità del profumo di donna che copriva quello di legno e di antico incenso: sporgendosi dalla porta del confessionale, dovette limitarsi seguirne solamente il concitato scalpiccio che la proiettava dentro l’automobile che prendeva il largo dalla chiesa con rabbioso stridore di pneumatici e rombo di pistoni.
Capitolo terzo : Valkowskij
La prima azione più stupida per un essere umano è quella di innamorarsi: la seconda è illudersi che il passato, in quanto tale, non possa più nuocere.
Così pensò mentre distribuiva i quotidiani per importanza geografica sulla scrivania (prima leggeva quelli locali, poi quelli nazionali) e oggi scorgeva su tutti, distribuita in tagli diversi ma con le stesse parole, una notizia che aveva i potere di avvelenargli la tazza di the, addolcito dal miele, che varava ogni nuova giornata di lavoro.
Per la maggior parte dei suoi collaboratori, era l'onnipresente, rigoroso, brillante e generoso direttore del complesso alberghiero a ridosso del confine con la Slovenia; non si era mai permesso di trattarli come subalterni o servi sciocchi, rispettava la loro fatica ma pretendeva dedizione al lavoro perchè da quello derivava la fortuna di tutti quanti, non solo dell'azienda: e, quest'ultima, premiava lautamente l'impegno.
Era stata una delle prime regole imposte dalla Signora, una volta preso possesso della holding Oslavia S.p.A. per riscattarla dai suoi oscuri natali, subito dopo essersi liberata del marito: scindere lavoro e persone rispettando entrambi e premiando con generosità la professionalità di ciascuno.
Con un anno di anticipo sul previsto, avevano le carte in regola per la quotazione in borsa: come mai, ora, non gli aveva ordinato il medesimo lavoretto di pulizia e, per giunta, aveva agito da sola e in trasferta?
Pur avendo conservato dai tempi del KGB l’abitudine a compilare minuziosi dossier su qualsiasi persona con cui fosse entrato in contatto, elucubrando su ogni possibile mossa dei soggetti che indagava, era stato incapace di prevedere un esito simile a una vicenda che avrebbe volentieri archiviato come romantico scherzo del destino. Due amanti che si ritrovano dopo vent'anni, là dove hanno lasciato le macerie del loro sogno giovanile, era un evento che non poteva essere catalogato altrimenti. L’amore e il destino risultavano essere astrazioni inconcepibili per chi, come lui, s’era affacciato fugacemente alla soglia dei sentimenti umani frequentandone soltanto l’anticamera, cioè quella della carne e del sangue.
Tatiana bussò tre volte e poi