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I Racconti dello Specchio Magico
I Racconti dello Specchio Magico
I Racconti dello Specchio Magico
E-book105 pagine53 minuti

I Racconti dello Specchio Magico

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Un antico specchio magico attraversa le epoche e compare di luogo in luogo, narrando vicende fuori dall’ordinario. I racconti, dal tono sempre ironico, ruotano attorno a personaggi fantastici oppure meramente terreni: donne affamate di libertà come in “Tre mogli in gioco”; icone da santificare come in “Sorelle, sante e suppliziate”; uno psichiatra impegnato a curare i suoi pazienti (ovviamente matti). Non mancano neppure le extraterrestri: Monna Liena, venuta sulla Terra per fare da modella a grandi pittori; Endora, costretta ad atterrare per un guasto al motore. Vi sono anche donne assassinate, mordicchiate da vampiri inesperti, vittime di maniaci sessuali o con i diavoli alle calcagna... Incontriamo infine un aspirante suicida, un ispettore alle prese con una piuma gialla, un gruppo di gatti musicisti, una coppia di ladri innamorati e un pappagallo fuggitivo. Il vero protagonista, tuttavia, è proprio lo specchio creato dalla maga Kikilia, che continua nel suo compito imperituro di narratore fatato... E chissà se la storia finirà qui, visto che tutt’oggi alloggia presso una stravagante lady inglese! Contiene 24 illustrazioni, di cui 10 a colori.
LinguaItaliano
Data di uscita24 apr 2015
ISBN9788891186423
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    Anteprima del libro

    I Racconti dello Specchio Magico - Cristina Paola Colesanti

    Monna Liena

    Son qui, sepolta al cimitero dell’Incisa vicino a Firenze, ormai da tant’anni che non ricordo più la data precisa, ma credo fosse verso la metà del 1500. Se non avessi la compagnia dello spirito - lo si può chiamare così senza timore di sbagliare - di Monna Liena, a quest’ora sarei morta dalla noia, ma che dico? Son già trapassata da un pezzo! D’altra parte non viene a trovarmi più nessuno al cimiterino, e neppure i preti si affacciano, se non per le feste comandate.

    Che ci volete fare, ringraziando Iddio non mi hanno mai spostata di tomba, altrimenti la mia cara amica col cavolo che mi avrebbe trovata, anche se lei possiede doti particolari. Proprio di questa madonna vorrei parlarvi: conobbe la fama al tempo del maestro Leonardo da Vinci, poiché era solita posare per quest’ultimo nei ritratti delle grandi dame di corte e nei dipinti con soggetti religiosi. Non solo costei era richiesta da Leonardo, ma anche da altri artisti meno famosi e pur sempre autorevoli; così io, che alle mie colombelle di modelle facevo da badante, mi ritrovai a prestare servizio accanto ai più grandi maestri dell’epoca, perché monna Liena era diventata una vera diva. Le grandi dame non avevano tempo per stare lì a posare: facevano a gara per ottenere il proprio ritratto ma, una volta che il pittore aveva finito di tracciare il volto tra il sì e il no, le signore erano bell’e stanche e buonanotte al secchio... Così subentrava la mia amica, abbigliata via via con gli abiti della dama di turno, affinché il quadro potesse essere completato.

    Io, dal canto mio, mi sforzavo di accontentare Monna Liena in tutto ciò che mi chiedeva, e devo dire che uno dei suoi bisogni mi risultava particolarmente odioso: infatti la fanciulla, che Madre Natura aveva fornito di ogni pregio e dote, doveva fare i conti con un piccolo difetto. Costei diceva che nel Paese natio non si usavano le scarpe, e le fanciulle di nobile levatura non si sognavano nemmeno di posare i piedi a terra, ma volavano... Alla parola volare quel ragazzaccio di Leonardo si faceva attento e sempre si affrettava a interrogare la sua modella preferita senza alcun riguardo. Monna Liena, tanto gentile e tanto onesta, non si ritraeva affatto e narrava cose straordinarie sul luogo da cui veniva. Non è che io credessi a tutto, ma a lei il maestro prestava orecchio, e quando protestavo eran legnate sulla mia malconcia schiena!

    Insomma, il difetto in questione (scusate le chiacchiere, ma capita una volta ogni morte di papa che qualcuno si metta ad ascoltare le mie ciance) consisteva nel fatto che la fanciulla mal sopportava le adorabili scarpette e a me, dopo circa mezza clessidra di tempo, toccava correre a riempire il bacile al pozzo per farle un bel lavacro ai delicati piedini marcescenti! Ella si lamentava di continuo per le fìtte di dolore, e certo l’espressione del suo volto, ai fini del ritratto, non poteva trarne giovamento, cosa questa che infastidiva assai sia Leonardo sia gli altri pittori. Allo scopo di risolvere tale problema dei piedi putridi e martoriati m’ingegnavo di utilizzare erbe, decotti, pomate, alchimie e quant’altro, ma purtroppo senza successo. Fatto sta che molti cominciarono a farla posare per quadri di morti, crocifissioni e tormenti vari, anche sante suppliziate: d’altra parte dopo circa mezza clessidra che stava in piedi, o che indossava le scarpe, Liena già pativa le pene dell’inferno, povera

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