Proverbi veneti commentati
Di Paolo Tieto
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Info su questo ebook
Un piccolo volume che contiene grandi verità, e strappa qualche sorriso.
Le illustrazioni sono tratte dalle Incisioni di G.F.Costa
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Anteprima del libro
Proverbi veneti commentati - Paolo Tieto
Brenta".
Introduzione
Quasi tutti i proverbi - afferma il Guicciardini - benché espressi con parole diverse, si ritrovano in ogni nazione. Ciò è dovuto al fatto che una massima nasce generalmente dall'esperienza, dall'osservazione delle cose, da quanto accade continuamente intorno all'uomo, da fatti e realtà che sono sempre e in ogni parte del mondo gli stessi. Non vi è pertanto un luogo unico e preciso per la loro origine, così come manca un inizio di ordine temporale; essi sono vecchi quanto l'uomo (almeno nella formulazione orale) e al pari dell'uomo sono d'ogni parte della terra, quindi universali.
Volendo tuttavia, per maggior fondatezza storica, puntualizzare età ed ambienti, basterà andare a ritroso nel tempo di alcuni millenni e accostarsi alle culture egiziana, indiana e, più ancora, a quella ebraica, per ritrovare tutto un mondo straordinariamente ricco di acute intuizioni e vasto sapere, sintetizzato in brevi espressioni a carattere appunto di massima.
Anche presso i Greci ebbe ampia diffusione la letteratura proverbiale, sia dotta sia popolare; e così pure tra i Romani i quali coniarono davvero in gran numero detti colti e detti d'impronta popolaresca nell'intento di guidare lo spirito alla pietà, di insegnare all'uomo come agire nei confronti dei propri simili o come meglio destreggiarsi nell'esercizio del lavoro e in ogni altra attività della vita quotidiana.
Non venne meno nel medioevo il gusto per una regola di vita, per una credenza, per un dato dell'esperienza codificati in proverbio, allorché anzi emerse la tendenza di impreziosirlo d'andamento ritmico, mentre più tardi, in età moderna, prevalse invece l'uso dei metri ad andatura irregolare.
Si è affermato che i proverbi presentano carattere cosmopolita, sono di ordine universale; è vero, va nondimeno sottolineato il fatto che nella traslazione
da un luogo ad un altro, da una popolazione ad altre genti, spesso essi hanno, sia pur parzialmente, modificato il loro senso; ciò a motivo dei differenti sentimenti e costumi, ma anche in virtù delle particolari colorazioni di talune espressioni linguistiche e in speciale modo di taluni dialetti. È il caso dei detti proverbiali veneti i quali, nella trasposizione culturale di questa terra e adorni della parlata ruzantina e goldoniana, hanno assunto una forza tutta propria, un vigore non sempre poi parafrasabile in altre lingue, compresa quella stessa nazionale. Etimo e dizione di non poche parole presentano infatti rispettivamente addentellati e suono particolarissimi, cosicché solo se in sintonia con siffatte peculiarità uno può cogliere nel giusto senso e in tutta la sua interezza il significato, il profondo senso del proverbio. Di quelle sentenze per le quali si diceva, e si usa ancor oggi ripetere - ad avallo d'un carattere inviolabile - quale premessa: coì dice l'àntico
o così dice il contadino
. Anche per tale motivo, nella presente raccolta, si è fatto precedere alla stesura letteraria italiana quella tipica dialettale veneta, tale e quale il detto popolare è conosciuto e, più o meno, ripetuto in tutto l'ambito regionale.
Considerato l'ambiente geografico - pressoché l'intero mondo - ed il tempo - ogni tempo - in cui i proverbi hanno preso ad essere formulati e detti, è difficile, anzi impossibile, poter pervenire ad una loro catalogazione completa. Si trovano comunque raccolti in buon numero nella Sacra Bibbia, dove è loro dedicato un intero libro e dove ancora riaffiorano qua e là in altre parti fino agli evangeli; quindi se ne ha ampia traccia in Grecia, particolarmente ad opera dell'insigne filosofo Aristotele; e più ancora a Roma, città in cui durante il periodo imperiale sono stati raccolti, numerosissimi, in tutta una serie di volumi. In epoca moderna poi, con l'avvento della stampa, hanno trovato vasta e rapida diffusione in numerose pubblicazioni: nella originale formulazione latina per gli intellettuali e studiosi, nell'idioma nazionale per la gente delle città, nei differenti, particolari dialetti per gli uomini semplici delle zone rurali, per i contadini. Del presente tempo si hanno quindi edizioni di proverbi stampate in lingua nazionale o in vernacolo o ancora in entrambi i modi insieme, ad opera di letterati ma anche per iniziativa di tanti dilettanti, appassionati di usi, costumi e tradizioni locali. Ne è nata anzi una scienza vera e propria, la paremiologia, la quale si propone appunto di indagare sull'origine e sul carattere intrinseco del proverbio, di chiarirne tutto lo spirito. Tra i molti raccoglitori di detti popolari, uno va ricordato in modo tutto speciale: il palermitano Giuseppe Pitrè (1841-1916), fondatore in Italia della scienza folkloristica, il quale ne ha collezionato più di quattordicimila tra siciliani ed altri in lingua e con varianti di tutte le regioni d'Italia. Una vera summa
dove è reperibile anche la più fantasiosa sentenza, la più originale arguzia, spaziando dal carattere etico a quello pratico: un ventaglio di proverbi senza pari, di ampiezza unica.
Quanto esposto fa ben comprendere come - volendolo - sarebbe stato facile riportare in queste pagine una raccolta copiosa e variegata di proverbi d'ogni tempo e luogo, in grado di soddisfare appieno tutte le attese d'ogni persona; non si è invece, e di proposito, inteso fare questo, bensì operare una scelta di massime e detti tra i più significativi, tra i meno conosciuti o caduti in disuso per mutate condizioni di vita, tra i tanti che sentivamo, bambini, ripetere con autorevolezza dai vecchi, dai nonni. Una scelta quindi tra quelli che offrono maggiormente spunto alla riflessione o che, sotto parvenze di metafora, parabole ed allegorie, celano grandi verità, ammaestramenti di fondamentale importanza per la formazione e per i comportamenti della persona. Così, pur non trascurando i temi inerenti la bellezza fisica, la famiglia, la salute, la coltivazione dei campi, gli usi e i costumi, si è inteso dare maggior spazio alle sentenze fondate sull'amore, sul rispetto e sulla giustizia; in altri termini si è anteposto al carattere contingente l'ordine morale. Per scelta determinata ed intenti, ma anche per coerenza con il proverbio più genuino ed autentico, quello che fin da epoche remote, dai tempi di Salomone, si presentava come frutto della ragione e della esperienza, come un'autentica filosofia etica. Carattere riscontrato del resto nel corso degli stessi studi accademici e quindi nei testi di filosofia morale dove, al di là dell'aspetto di più severo e puntuale linguaggio, si ritrovano pur sempre i medesimi concetti, la stessa identica sostanza del vecchio proverbio, simbolo di saggezza popolare, di eterna verità. È così dato - mediante tali sintesi sapienziali - di conoscere veramente da vicino l'animo delle genti, di cogliere in misura più approfondita la psiche dell'individuo, tutte le luci e le ombre del suo operare, del suo essere. E proprio allo scopo di meglio potersi addentrare in tali sentieri, si è fatto seguire ad ogni proverbio un breve commento; poche righe con l'intento di precisare soltanto situazioni, tempi, luoghi e non di fornire spiegazioni concettuali esaustive. Perché anche il mistero