C’È VITA SU MARTE
UN FRULLARE D’ALI NERE annuncia l’arrivo di un corvo bianconero che plana sulla biforcazione di un albero morto da tempo e inizia a emettere il proprio verso. Simile a un lamento, il suono si propaga in una silenziosa distesa di argilla secca che all’alba assume una sfumatura vagamente azzurra ma vira in un bianco accecante via via che a est il sole si alza sopra le cime delle dune rosse. Una volta questo era il letto del fiume Tsauchab che dalle Naukluft Mountains della Namibia centrale si snodava qui tra le dune del deserto. Nel corso dei secoli forti venti hanno sospinto la sabbia fino a soffocare il corso d’acqua, la cui sorgente si prosciugò circa novecento anni fa creando una depressione di argilla essiccata dal sole cocente e dura come la pietra.
Questa zona è conosciuta con il nome di Deadvlei, una definizione quanto mai appropriata per un luogo fatto di pareti di sabbia e terra arida spaccata da scanalature, in cui l’unico segno di vita è un corvo dagli occhi piccoli e penetranti. Traccia del suo passato, un
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