“Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza”. Sono le parole con le quali Carlo Levi, in “Cristo si è fermato a Eboli” descrive la cittadina lucana. Siamo nel 1945, l’Italia usciva faticosamente dalle macerie della seconda guerra mondiale, dilagava la miseria e il nostro sud era dimenticato da tutti: nel libro Eboli è il punto estremo della civiltà, il punto dove la strada s’inoltra nelle desolate terre di Lucania, il punto oltre il quale vi è il nulla, vi sono condizioni di vita antiche e pagane ben rappresentate – secondo l’autore - dalla città di Matera, con la vita nei Sassi, luoghi, perlopiù sotterranei, dove migliaia di persone vivevano ammassate in condizione di degrado, incuria e senza standard sanitari minimi.
Questo libro scosse l’opinione pubblica e la classe politica del tempo: il segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, nel 1948 visita Matera e definisce le condizioni degli abitanti nei Sassi una “vergogna nazionale”. Intellettuali come Tommaso Fiore, industriali come Adriano Olivetti - che edifica Borgo La Martella