Nativi ameriCANI
ue occhi di ghiaccio che bucano lo schermo ed è curiosità a prima vista. Imbattendoci nelle immagini online di splendidi cani mai visti prima, leggiamo il commento della fotografa che li ha immortalati: “Oggi sono tornata dalla mia allevatrice di Catahoula preferita”. Simpaticamente risponde quest’ultima, sorridendo virtualmente con un emoji: “Anche perché sono l’unica!”. Già, perché . Che negli ultimi tempi, anche grazie al lavoro di allevatori europei come la Rota, che li esibisce nei campi cinofili di tutta Italia, stanno destando sempre maggiore interesse. No, non parliamo di ring di expo, perché la razza, originaria della Louisiana, è riconosciuta, per ora, solo dallo e dall’, oltre che dalla Nalc (, Inc.), che ne promuove l’integrità dagli Stati Uniti, e dall’Ealc ( ), attivo nel nostro continente; per ora niente dalla - Fci, tantomeno dall’ - Enci. Se non di esposizioni di bellezza, allora di che contesti parliamo? Quelli degli sport cinofili, dall’agility all’obedience, nei quali la Rota, come chiunque abbia una Catahoula dovrebbe fare, incanala le energie di questi Le origini del Louisiana Catahoula Leopard Dog sono sconosciute, ma si ritiene che discendano da incroci tra cani nativi americani, lupi rossi (alcuni dei quali vivevano come paria alla periferia dei villaggi) e soggetti portati nel Nuovo mondo dai conquistatori spagnoli, probabilmente Mastini e Levrieri. Alcuni esperti ritengono che i Beauceron, ai quali si imputa la trasmissione del gene merle, siano stati aggiunti al mix quando l’area fu colonizzata dai francesi. Quanto al nome, molte le leggende sull’origine del termine “Catahoula”: la più probabile è che si tratti di una corruzione della parola indiana “Choctaw”, nome di una tribù locale. L’unica cosa certa è che
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