Giorgio Mangani
Giorgio Mangani si è occupato per oltre trentacinque anni di politica dei beni culturali, geografia culturale e dei beni culturali, con particolare attenzione per lo studio del ruolo esercitato dalla Cultura, il Patrimonio Culturale, il Paesaggio, le tradizioni locali nello sviluppo locale, non solo turistico, impegnandosi per lo sviluppo dei cosidetti “Distretti Culturali” e poi dei “Distretti Culturali Evoluti”.
Ha prodotto analisi e studi finalizzati alle scelte strategiche di politica economica e di sviluppo locale, soprattutto delle Marche, ma anche di carattere teorico sul paesaggio, inteso come veicolo complesso di tradizioni immateriali, stili di vita e di informazioni caratteristiche delle culture tradizionali.
Specialista di storia del pensiero geografico, di storia della cartografia e di teoria del paesaggio, ha insegnato a contratto materie geografiche presso gli atenei di Ancona, Bergamo, Bologna (Cesena) e Urbino, conseguendo l’Abilitazione nazionale universitaria a professore di Geografia (raggruppamento disciplinare 11B1) di seconda fascia nella tornata concorsuale del Miur del 2012, ed ha proposto con continuità i risultati delle proprie ricerche in contesti qualificati come relatore invitato a seminari e convegni italiani e internazionali e, nel 2001, come Fellow della Newberry Library Foundation di Chicago.
Come storico della cartografia ha contribuito al rinnovamento degli studi italiani con pubblicazioni che hanno modificato alcuni modelli di analisi della cartografia, studiata come documento storico complesso e vettore di informazioni geografiche, ma anche culturali, ideologiche, religiose. In questa direzione sono andati gli studi dedicati al primo atlante a stampa edito nel 1570 ad Anversa da Abramo Ortelio, analizzato come strumento di propaganda politica e religiosa, quelli dedicati ai significati ermetici e religiosi della proiezione cordiforme di Mercatore e della sua teoria del magnetismo terrestre, all’utilizzo della cartografia come strumento per la memorizzazione, associato agli emblemi, e impiegato per influenzare i comportamenti (cfr. Cartografia morale, 2006).
Ha ricevuto il premio “Pasquale Rotondi. Arca dell’arte” 2014, il Premio “Metauro” 1999 per la sua attività culturale, e il Premio “Giovanni Crocioni” 1998 per opere di impegno regionalista.
Ha prodotto analisi e studi finalizzati alle scelte strategiche di politica economica e di sviluppo locale, soprattutto delle Marche, ma anche di carattere teorico sul paesaggio, inteso come veicolo complesso di tradizioni immateriali, stili di vita e di informazioni caratteristiche delle culture tradizionali.
Specialista di storia del pensiero geografico, di storia della cartografia e di teoria del paesaggio, ha insegnato a contratto materie geografiche presso gli atenei di Ancona, Bergamo, Bologna (Cesena) e Urbino, conseguendo l’Abilitazione nazionale universitaria a professore di Geografia (raggruppamento disciplinare 11B1) di seconda fascia nella tornata concorsuale del Miur del 2012, ed ha proposto con continuità i risultati delle proprie ricerche in contesti qualificati come relatore invitato a seminari e convegni italiani e internazionali e, nel 2001, come Fellow della Newberry Library Foundation di Chicago.
Come storico della cartografia ha contribuito al rinnovamento degli studi italiani con pubblicazioni che hanno modificato alcuni modelli di analisi della cartografia, studiata come documento storico complesso e vettore di informazioni geografiche, ma anche culturali, ideologiche, religiose. In questa direzione sono andati gli studi dedicati al primo atlante a stampa edito nel 1570 ad Anversa da Abramo Ortelio, analizzato come strumento di propaganda politica e religiosa, quelli dedicati ai significati ermetici e religiosi della proiezione cordiforme di Mercatore e della sua teoria del magnetismo terrestre, all’utilizzo della cartografia come strumento per la memorizzazione, associato agli emblemi, e impiegato per influenzare i comportamenti (cfr. Cartografia morale, 2006).
Ha ricevuto il premio “Pasquale Rotondi. Arca dell’arte” 2014, il Premio “Metauro” 1999 per la sua attività culturale, e il Premio “Giovanni Crocioni” 1998 per opere di impegno regionalista.
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Papers by Giorgio Mangani
Il rapporto di Mercatore con il magnetismo e la teoria della declinazione magnetica sono stati
centrali nella storia del suo pensiero cosmologico. Dietro i suoi continui calcoli, il magnetismo
continuò a rappresentare, per Mercatore, l’idea che il funzionamento dei corpi celesti era
strutturalmente collegato con l’harmonia mundi, con la natura intima della materia e la presenza
viva di Dio nel cosmo, secondo il rapporto di corrispondenza tra Alto e Basso teorizzato dalla
tradizione ermetica. Per questo motivo la declinazione magnetica terrestre doveva avere una
corrispondenza con la declinazione del centro del cielo (Medium coeli), chiamata da Cardano
Cor coeli.
Il rapporto di Mercatore con il magnetismo e la teoria della declinazione magnetica sono stati
centrali nella storia del suo pensiero cosmologico. Dietro i suoi continui calcoli, il magnetismo
continuò a rappresentare, per Mercatore, l’idea che il funzionamento dei corpi celesti era
strutturalmente collegato con l’harmonia mundi, con la natura intima della materia e la presenza
viva di Dio nel cosmo, secondo il rapporto di corrispondenza tra Alto e Basso teorizzato dalla
tradizione ermetica. Per questo motivo la declinazione magnetica terrestre doveva avere una
corrispondenza con la declinazione del centro del cielo (Medium coeli), chiamata da Cardano
Cor coeli.
Things changed actually a lot in the while. Culture-driven development, Creative classes and cities, Knowledge-based economies have become to-day new slogans and fashonable recepies, master keys for the local economic development. They seem a kind of revenge of the Culture on the Industrial production, now obliged to fully overturn the old style of thinking because of the need to make innovation and manufacturing cool products in the place of mass goods.
This manual shows how long Culture and Cultural Heritage have been exploited in the economic and political world, in the building of the modern state nations, then to face to the first Western crisis of the Fordist paradigm in the Seventies of the last century, till to try inventing the new European Union cultural identity.
The twenty-two chapters of this book also offer a shrewd path through many banal and simplifyng, sometimes too bright pictured approaches to the culture-led development and its satellite notions, clearifying the bad and good sides of this theory, to make able the reader, and possibly the planner, to find his/her original and site-specifc way in the always mobile and different on going territorial contexts.
Things changed actually a lot in the while. Culture-driven development, Creative classes and cities, Knowledge-based economies have become to-day new slogans and fashonable recepies, master keys for the local economic development. They seem a kind of revenge of the Culture on the Industrial production, now obliged to fully overturn the old style of thinking because of the need to make innovation and manufacturing cool products in the place of mass goods.
This manual shows how long Culture and Cultural Heritage have been exploited in the economic and political world, in the building of the modern state nations, then to face to the first Western crisis of the Fordist paradigm in the Seventies of the last century, till to try inventing the new European Union cultural identity.
The twenty-two chapters of this book also offer a shrewd path through many banal and simplifyng, sometimes too bright pictured approaches to the culture-led development and its satellite notions, clearifying the bad and good sides of this theory, to make able the reader, and possibly the planner, to find his/her original and site-specifc way in the always mobile and different on going territorial contexts.
Things changed actually a lot in the while. Culture-driven development, Creative classes and cities, Knowledge-based economies have become to-day new slogans and fashonable recepies, master keys for the local economic development. They seem a kind of revenge of the Culture on the Industrial production, now obliged to fully overturn the old style of thinking because of the need to make innovation and manufacturing cool products in the place of mass goods.
This manual shows how long Culture and Cultural Heritage have been exploited in the economic and political world, in the building of the modern state nations, then to face to the first Western crisis of the Fordist paradigm in the Seventies of the last century, till to try inventing the new European Union cultural identity.
The twenty-two chapters of this book also offer a shrewd path through many banal and simplifyng, sometimes too bright pictured approaches to the culture-led development and its satellite notions, clearifying the bad and good sides of this theory, to make able the reader, and possibly the planner, to find his/her original and site-specifc way in the always mobile and different on going territorial contexts.
This book tries to explain it had been actually his very “eye of merchant” and diplomat, even of spy, to make the difference. Cyriac, in fact, made two things: (1) he contributed spreading the interest for collecting antiquities among the Western ruling classes producing a “commoditization” of still not considered trading and commercial goods (later become actually appreciated from an economic point of view too), and (2) employed those he found, bought or copied in Greece as gifts for convincing politicians, aristocrats and rich merchants helping the Byzantine empire attacked by the Turks.
In this second mission, Cyriac followed in fact the traditional habit of Byzantine diplomacy to give christian relics as gifts, substituting actually them with ancient (pagan) relics.
Merchant, antiquarian and diplomat, Cyriac builds in the Fifteenth century, on this Byzantine diplomatic tradition, a new way of interpreting the classical heritage, transforming it in the Western tradition, radicating a still not discovered interest for collecting antiquities among Western ruling classes.
Substituting the holy Christian relics with the ancient, pagan ones, Cyriac represented himself as who wanted “to wake the deads”. His aim was however improving the appeal of the Byzantine empire in the Western Christian world, transforming it in the most important container of the documents of the ancient classical heritage. European humanism and collecting antiquities had finally a deep political and conjunctural origin in the “clash of civilization” the geopolitical setting of the Balkans and the Adriatic region showed in that time.
Thanks to his formidable work made of public relations, letters, and antiquarian gifts, Cyriac modified in about a generation Western idea of the Byzantine world, which in turn was becoming a Greek state modifying its original identity of a Roman empire. Both changes were a way of “branding” the Byzantine world in a very different shape than before: ancient classical heritage became then the “cultural capital” of Western civilization to defend, creating the contingent, political and military necessity to avoid the fall of Constantinople under the Turks.
Cyriac’s life represents the models of the cultures developed in between, in the border territories, among different worlds, able crossing in a not authoritarian way, sometimes opportunistic, the clash of civilization of their time. It clearly represents the liquid, cultural models the late medieval state towns, such as Venice, Ragusa and Ancona, employed as tools of resistance in managing the conflictual and unstable Fifteenth-century Adriatic geopolitical situation.
An example perhaps useful to study to-day, in the contemporary crisis of the state nation, among other similar ideological and religious conflicts.
This work underlines Franciscus Monachus’s probable role in training young Mercator in
hermetic studies, then shared with John Dee, which influenced Mercator’s cosmology (that he considered “scientifically Christian”).
In this cosmology, the device of the pythagoric Y is central. It represents the profound structure
of his world, as in the “typus universitatis” sent to Vivianus in 1573, but it is also connected, I propose, to magnetic declination and the correct, new representation of the “rhumb lines” for sailing, featured in Sixteenth-century nautical maps. It was also the model for drawing the other letters of the alphabet in Mercator’s 1540 monograph about italic humanist writing.
Pythagoric Y was, in fact, a symbolic and cabalistic device, also employed by Dee in his astrological and alchemic works, which finally represented moral choice; human free will in the providential mechanisms of Creation.
Mangani has a long experience in managing historical heritage; he has been director and administrator of cultural institutions, he projected many programs of development founded in the principle of the Cultural and Evolued Cultural districts. He has been consultant and director of many public institutions and private firms such as the publishing house Il Lavoro Editoriale, the Museums Network of the province of Ancona, the Mole Vanvitelliana Foundation, the Cassa di Risparmio di Pesaro Foundation, the Commune of Ancona.
He taught geographical matters in the Universities of Ancona, Bologna (Cesena/Architecture) and Ravenna (Dep.t of Cultural Heritage), Bergamo, Urbino, and at the Iulm University, Milan.
In 2001 he has been Fellow for the History of Cartography at the Newberry Library, Chicago, Ill.
He has been awarded the 2014 “Pasquale Rotondi Award” for the book Gherardo Cibo, dilettante di botanica e pittore di paesi, published with Lucia Tongiorgi Tomasi (2013); the 1999 “Metauro Award” for his cultural activities; the 1998 “Giovanni Crocioni” Award for works about regionalist matters for his book Fare le Marche. L’identità regionale fra tradizione e progetto (Making Marche region. The regional identity between tradition and project, 1998).