Papers by gabriele bonazzi
Tutte le informazioni contenute nella pièce corrispondono alla verità storica, come anche i perso... more Tutte le informazioni contenute nella pièce corrispondono alla verità storica, come anche i personaggi citati. Qualche eccezione e aggiustamento si sono resi tuttavia necessari: Margaretha Schnepp, la governante che compare fin dalla scena iniziale, risulta essere entrata a servizio di Schopenhauer a Francoforte soltanto l'anno successivo agli eventi descritti in questa prima scena e cioè nel 1849. Ma poiché è accertato che anche all'epoca dell'episodio del '48 il filosofo aveva una governante, per ragioni drammaturgiche ho anticipato la presenza della Schnepp già a quell'anno e l'ho identificata con lei. Totalmente inventata (l'unica tra le tante) è la figura del pastore Rottmann benché credibile sia la discussione sostenuta con Schopenhauer. Ridotto a uno solo, tra i molti, è il colloquio con la sorella Adele che Arthur al contrario incontra più volte, anche a Francoforte. E ancora: la pittrice Karoline Bardua, che figura tra gli ospiti della Schopenhauer a Weimar, aveva eseguito un famoso ritratto di Johanna con alle spalle Adele, bambina, già nel 1806. Pertanto, il ritratto al quale la si vede lavorare durante la prima scena in casa della Schopenhauer nel 1807, non è identificabile con quello e quindi la circostanza la si deve considerare come frutto di fantasia, del tutto plausibile però, dato che il disegno, il pastello, l'acquerello erano pratiche molto comuni all'epoca persino tra i non-artisti (Goethe compreso) e la stessa Johanna risulta che amasse dipingere (nel citato quadro del 1806 viene infatti ritratta seduta al cavalletto). Lo stesso vale per numerosi altri dettagli, tra cui gli argomenti di conversazione circolanti nel salotto di Johanna, i dialoghi tra Arthur e la governante e altri episodi, che, sebbene elaborati con la fantasia, seguono ciononostante precise indicazioni tratte dalle vicende realmente accadute: il caso della statuetta del Buddha, l'accenno al diverbio col macellaio Möhr, il dialogo tra Arthur e Wieland, il contenuto del lungo racconto fatto a Gwinner, per non parlare ovviamente della sparatoria del 1848 contro gli insorti, sono tra questi. Per comodità ed esigenze di stesura, informazioni ricavate da più fonti e relative a momenti temporali diversi sono stati condensati spesso in un'unica scena o esposti da un unico personaggio che diventa in tal modo riassuntivo di più personaggi. La dottrina filosofica di Schopenhauer è tutta rigorosamente dedotta dagli scritti, ma anche in questo caso trattandosi di un dramma teatrale e non di un manuale di storia della filosofia alcune delle considerazioni messe in bocca a Schopenhauer, pur diretti corollari delle sue teorie, sono tutte mie. Chi scrive di vicende storiche non può che attenersi alla storia, ma chi crea un testo letterario deve essere anche libero di immaginare tra le pieghe di essa e inventare se necessario il non detto o il non testimoniato e così ho fatto. Di conseguenza, ho preteso ricostruire, al di là del protocollo offerto dai documenti e dalla vulgata storica o dall'aneddoto spicciolo, l'autentico dramma di uomini e donne, avvincente come nel caso dello stesso Schopenhauer e più ancora della madre di lui o della sorella Adele. Inoltre, poiché i diverbi con la madre sono inevitabilmente testimoniati da lettere (lo stesso vale per i rapporti con la sorella), mi è stato necessario ricostruire esclusivamente su quelle basi scritte gli eventi, le azioni e le parole che si suppongono intercorse e mostrarle direttamente sotto forma di dialoghi e dunque come elaborazione delle lettere stesse. E anche questa è mia invenzione, un preciso dosaggio di verosimiglianza che mi ha messo qualche volta in difficoltà, specie quando ho dovuto evitare anacronismi (la presenza ad esempio di un personaggio in realtà già morto alla data in cui immaginavo la scena). Va da se che molto devo al bellissimo lavoro di Rüdiger Safranski (Schopenhauer e gli anni selvaggi della filosofia) e alle testimonianze raccolte in Colloqui, vero testo di riferimento, ma non certo il solo, per chi voglia entrare nella biografia di Schopenhauer. Stesso valore ha assunto per me anche il carteggio messo insieme da Ludger Lütkehaus e pubblicato in Italia da Sellerio col titolo La famiglia Schopenhauer. Non meno utili i documenti contenuti nel volume curato da Elvira Lima (Caro Arthur) a sostegno però esclusivo del il punto di vista della madre del filosofo. La quale -particolare già di per sé rilevante circa i rapporti col figlio -ha distrutto quasi interamente le lettere ricevute da Arthur. Molti cambi e passaggi di scena sono tra loro contigui, come le immagini di un sogno, e devono essere realizzati a vista. A vista sarà anche l'alternarsi degli attori (molti dei quali impegnati in più personaggi) da una scena all'altra. La figura di Schopenhauer deve essere rappresentata da due attori diversi, ciascuno relativo a due distinti momenti temporali della sua vita: uno di età compresa tra i 18 e i 35 anni (l'Arthur raccontato); l'altro tra i sessanta e i settanta (l'Arthur narrante). I due diversi personaggi sono facilmente individuabili e non ho ravvisato la necessità di segnalarlo di volta in volta. Il pastore Rottmann Il macellaio Möhr E inoltre Tre soldati boemi dell'esercito austriaco Tre studenti a Berlino Un bidello Un passante ubriaco Una prostituta Francoforte, settembre 1848. Appartamento di Schopenhauer sulla Schöne Aussicht. Arthur Schopenhauer, sessantenne, si aggira in una stanza del suo appartamento come se cercasse ansiosamente qualcosa o volesse nascondere qualcosa. E' molto agitato. Apre e chiude cassetti, fruga tra carte e libri, si accerta che la porta alla destra sia ben chiusa, poi va alla finestra sulla sinistra e spia sempre ansiosamente quello che sta succedendo fuori. Si sentono in lontananza urla, spari e clamori di folla. Per le strade, ingombre di barricate, la rivolta è al culmine. All'improvviso si sentono colpi alla porta. Arthur vi si avvicina senza aprire. Teme che i rivoltosi stiano per fare irruzione nell'appartamento e facciano ruberie. Interdetto, mentre i colpi proseguono frenetici, torna a rovistare in un cassetto, poi lo chiude dopo aver tolto fuori un malloppo di carte che nasconde meticolosamente in un altro cassetto che chiude a chiave. Ancora colpi alla porta.
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La segreteria di una piccola casa editrice. Mattino chiaro. Noemi Flock, la titolare, sui quarant... more La segreteria di una piccola casa editrice. Mattino chiaro. Noemi Flock, la titolare, sui quarant'anni, aria marpionesca quel tanto che basta per fare intuire il colossale inganno di cui è responsabile. La signorina Seppia, aspirante scrittrice, psichicamente instabile, grigia, depressa, dimessa, dai modi manierati. Le attrici dovranno evitare di essere eccessivamente parodistiche, con sottolineature farsesche. Le battute e tutta la situazione, molto seria in realtà, sono già sufficientemente parodistiche e sconsigliano di accentuarne il carattere con la recitazione. Flock ha l'aria saccente, fintamente svampita, ma sempre sotto controllo, melliflua e ringhiosa al tempo stesso, convinta di ciò che vuole ottenere e che otterrà. Seppia, pazzoide, è al contrario più asciutta nei toni, mai debordante. Esploderà soltanto verso la fine.
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