Papers by Silvia De March
ENTHYMEMA, Dec 23, 2012
Numerose dichiarazioni di Amelia Rosselli istituiscono un rapporto saldo tra l'ultimo suo poemett... more Numerose dichiarazioni di Amelia Rosselli istituiscono un rapporto saldo tra l'ultimo suo poemetto, Impromptu, edito nel 1981, e le poesie di Ingeborg Bachmann. Alla luce dei documenti conservati nel Fondo Amelia Rosselli del Centro di Tradizione Manoscritta di Pavia, analizziamo le convergenze testuali tra le due produzioni poetiche e le premesse teoriche affini. Concludiamo che l'ispirazione alla Bachmann è piuttosto labile e che di contro l'insistenza nel proclamare un'ascendenza genetica da una parte convalida una corrispondenza maggiormente retrospettiva, dall'altra rientra nella strategia di autocostruzione di una figura autoriale da parte della Rosselli.
Credono nella narrativa. Gli investimenti nella poesia sono nettamente inferiori, tanto meno su p... more Credono nella narrativa. Gli investimenti nella poesia sono nettamente inferiori, tanto meno su progetti editoriali che abbiano il respiro di collane vere e proprie. La tiratura media di un libro in versi è tra le 500 e le 700 copie; «se supera le 1500 copie vendute va considerato un bestseller; in realtà oltrepassare le 250 è un miracolo». «L'etimo di autore», rincara Andrea Cortellessa, «-da augeo: "colui che aumenta"-s'è rideclinato in termini finanziari: autore è solo colui che aumenta il fatturato di chi lo pubblica». Eppure, in Italia si pubblicano circa 2.400 titoli di poesia all'anno. Case editrici minori-Transeuropa, d'If, Le Lettere-, oltre ad altre più storiche come Marcos y Marcos o Scheiwiller, si sono recentemente affermate come punto di riferimento per selezioni di qualità in poesia. La loro distribuzione è tuttavia periferica rispetto ai marchi realmente attivi, ovvero la Bianca dell'Einaudi e lo Specchio di Mondadori. Le scelte editoriali di queste ultime, «molto connotate dal punto di vista delle poetiche» a detta di Vincenzo Ostuni, determinano la tipologia letteraria più divulgata al largo pubblico: «una poesia molto tradizionale di impianto lirico» in controtendenza rispetto alla produzione più attuale. Larga parte delle edizioni poetiche circola senza patente di letterarietà 4 , forse grazie a quelle credenziali di «trasparenza, espressività ridotta al minimo, riproduzione dell'oralità quotidiana», che Cesare Viviani individua come effetti collaterali di una semplificazione dei linguaggi oggi dominante, imposta e richiesta dal mercato stesso. Valerio Magrelli 5 ricorda quando, a soli 23 anni, vide uscire presso Feltrinelli Ora serrata retinae, la sua raccolta d'esordio edita nel 1980. Oggi, un talento coetaneo «forse non troverebbe né un editore né i lettori di trent'anni fa». «Vivacità creativa e livello espressivo da tempo non costituiscono più, per un testo, un reale privilegio simbolico», sintetizza Cortellessa. Per un altro poeta, Gianni D'Elia, interpellato da Di Stefano, è saltato un patto generazionale: mentre «un tempo, i poeti erano funzionari o consulenti editoriali di riferimento […] e vantavano un prestigio dentro l'industria culturale», la generazione di mezzo non ha alcun potere contrattuale, né credito presso i grandi editori. Fabio Pusterla 6 mette a fuoco più nitidamente l'origine della marginalità della poesia. Dopo aver rievocato un fulgido passato in cui le uscite editoriali di poesia erano reclamizzate anche all'interno di altri libri, come i gialli Mondadori, aggiunge: Dagli anni Settanta in avanti queste pubblicità scompaiono. Che cosa significa? Io penso che 4 Una "patente di letterarietà" non si può nemmeno guadagnare a punti: pubblicazioni (spesso autofinanziate e nella migliore delle ipotesi sconosciute alla distribuzione), introduzioni (estorte da una fittizia rete amicale), premi (assegnati dopo autotassati da giurie di dubbio valore scientifico) non possono essere elementi di garanzia. Il confronto col testo da parte dell'editore dovrebbe essere ineludibile. Google plus evidenzia oggi quanto era già palese: cerchie letterarie funzionano innanzitutto da aggregatori sociali, in secondo luogo da mercato di distribuzione, in terzo da lobby. L'appartenenza legittima l'edizione. 5 citato da Di Stefano. 6 intervistato da Loredana Lipperini.
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