Conference Presentations by Lisa Accurti
D. FIORINO, G. DAMIANI (a cura di), Military landscapes: scenari per il futuro del patrimonio militare: un confronto internazionale in occasione del 150° anniversario della dismissione delle piazzeforti militari in Italia, atti del convegno internazionale, La Maddalena, giugno 2017. Milano: Skira , 2017
The fortified site of Fenestrelle, called the "Great Wall of Piedmont", consists of eight defensi... more The fortified site of Fenestrelle, called the "Great Wall of Piedmont", consists of eight defensive works, featuring the largest European alpine fortress; its building began in 1728, according to the project by I. Bertola. The fortress-which is still a State property-was abandoned after ending its military life in 1947, and suffered damages due to degradation until 1990, when the recovery began, mainly for small lots, and with specific major interventions. This contribution will illustrate the process leading to the restoration and reuse of a good part of the inferior fortress San Carlo, and of the visit trails, allowing to return the site to fruition for museal, educational and cultural purposes; special attention is reserved to the restoration of the Royal Gate, which was in the state of ruin. In order to frame the interventions in the contemporary debate on restoration and museum adaptation, we can't omit to point out the concertation actions from which the financial resources for restoration and reuse came, and the main topics addressing the critical-evaluation approach. The reflection on intrinsic and extrinsic factors that influenced the restauration choises will be displained with particular reference to needs for economic sustainability, cultural purposes of implementing the users range, and new trends in visitors' enjoyment models. The essentially conservative and minimalist nature of the restoration works, the subordination of the new museal fittings to the peculiarity of the existing artifacts, the chance to live safely and freely a true exploring experience of military spaces and paths, made the Fort an attractive place, appreciated both by common visitors and scholars. Introduzione. Storia e composizione della Fortezza di Fenestrelle La costruzione del complesso di forti di Fenestrelle, monumento simbolo della Provincia di Torino dal 1999 (e detto la 'Grande muraglia piemontese' per le sue dimensioni, e il suo sviluppo lungo tutto il fianco sinistro della valle), rientra all'interno di importanti interventi fortificatori voluti da Vittorio Amedeo II per bloccare un possibile ritorno francese in Val Chisone, passata sotto il controllo dei Savoia in seguito alla Pace di Utrecht del 1713 (fig. 1); alla fine del XIX secolo fu inoltre deciso di costruire una serie di opere a presidio del colle dell'Assietta e del Colle delle Finestre, collegate tra loro e alle fortificazioni della vicina Valsusa con rotabili e mulattiere. Il Primo Ingegnere di S.M. e architetto militare Ignazio Bertola progettò un complesso che, includendo il Fort Mutin e il piccolo forte a metà del versante, voluto contro i Savoia nel 1692 dal Re Sole (A.A.V.V., 2009; Minola, 2012), proteggesse la pianura torinese da eventuali tentativi francesi di invasione dei territori persi; i lavori iniziarono nel 1728, proseguendo fino al 1793 e poi dal 1836 al 1850 (Ridotta Carlo Alberto, che sbarrava la strada verso la Francia, e forse l'attuale chiesa) (A.A.V.V., 2009). Nella progettazione dell'opera e nella direzione dei lavori si alternarono poi diversi altri ingegneri e architetti militari, tra cui V.A. Varino de La Marche, L.B. Pinto, C. A. Rana (Minola, 2012). Dopo l'Unità d'Italia, tra il 1874 e il 1896, la fortezza venne ulteriormente potenziata (pur non essendo mai coinvolta in assedi o assalti di rilievo, fu infatti molto importante, grazie al suo ruolo "dissuasivo"), divenne poi sede del Battaglione "Fenestrelle" del 3° Reggimento Alpini (A.A.V.V., 2005), e terminò la sua vita militare come carcere fascista, se si escludono alcuni assalti partigiani al termine della II Guerra Mondiale; già dal XVIII secolo i suoi spazi furono comunque spesso adibiti a celle di detenzione per personaggi di prestigio, detenuti comuni, avversari politici, militari. Nel 1947 l'esercito italiano decise di dismettere la struttura, che fu abbandonata e subì danni dovuti al degrado, alle intemperie e a saccheggio. Il complesso (fig. 2) è composto da otto opere difensive, tra cui tre forti (San Carlo (fig. 3), Tre Denti, Delle Valli), sette ridotte (le principali sono la Carlo Alberto, Santa Barbara, Delle Porte) e due batterie (Dello Scoglio, Ospedale), ognuna con ruolo specifico nelle strategie di difesa. Tutte le strutture sono collegate da spalti, bastioni, ben 28 risalti (postazioni di artiglieria disposte a gradoni, unite tra loro da
Papers by Lisa Accurti
The architecture of the covered market in Novara derives from the structural devices adopted duri... more The architecture of the covered market in Novara derives from the structural devices adopted during the period 1938 to 1939. The study points out the peculiar-shaped roof, in the form of a parabolic curve and similar to the curve resulting from the catenary equation. The roof is held up by reticular curved beams in reinforced concrete and reinforced brick, 13.5m wide and 11.8m high, covering a total area of 5,000 square meters. This solution saved a large amount of building steel, since the geometric shape of the structure mainly produces compressive forces. In this paper, the geometric shape of the building has been analysed from the structural point of view (static and dynamic), so as to verify the structural stability of both the load bearing parabolic arches and purlins. The state of conservation of the building materials was investigated. Results point out the almost unique use of materials, such as empty bricks as load bearing materials, and building technique, which can be co...
A.A.V.V.. La chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Armeno., Borgomanero (NO), Andersen S.p.a., 2012
G. Canella ( a cura di) Il diritto alla tutela: architettura d'autore del secondo Novecento, Milano: Franco Angeli, 2019
222 223 Architetture a rischio del secondo Novecento italiano. Un primo censimento Architetture a... more 222 223 Architetture a rischio del secondo Novecento italiano. Un primo censimento Architetture a rischio del secondo Novecento italiano. Un primo censimento Lisa Accurti L'azione di salvaguardia condotta dal MiBAC (Ministero per i beni e le attività culturali) sul patrimonio culturale nazionale-in parti-colare per il tramite dei suoi Uffici periferici-si fonda in primo luo-go sull'individuazione su basi criticamente fondate dei beni che, in quanto "testimonianza di civiltà", sono meritevoli di essere conserva-ti e valorizzati, al fine di consentirne il massimo godimento attuale e futuro da parte della collettività. Il riconoscimento di valore culturale delle architetture contem-poranee è tema relativamente recente nell'ambito disciplinare della tutela; mentre dal punto di vista concettuale è legittimo estendere a tale categoria di beni l'applicazione dei consolidati criteri di rilevan-za e significatività di contenuti, che consentono di attribuire lo status di bene culturale a un'entità (non necessariamente materiale) avente valore testimoniale, va al contrario evidenziato che, nell'ambito del vigente corpus normativo, le usuali procedure amministrative adot-tate per ratificare l'importante interesse culturale di un manufatto (da cui deriva la cruciale conseguenza dell'assoggettamento a tutela) non sempre risultano efficacemente applicabili ai prodotti della civil-tà contemporanea. A questo proposito l'attività di analisi e valutazione dell'interesse culturale delle architetture olivettiane, svolta dalla Soprintendenza torinese nell'ambito dell'iter di candidatura per l'iscrizione di "Ivrea città industrale del XX secolo" all'Unesco World Heritage List, ha offerto una significativa occasione per verificare a quale titolo, e con quali strumenti, gli organi periferici del MiBAC possono operare per la tutela e valorizzazione del patrimonio di architettura contempora-nea. In primo luogo, lo studio diretto e integrato dei manufatti ha as-sodato che le architetture olivettiane in Ivrea costituiscono senza dubbio, nel loro insieme e nella loro individuale specificità, patrimo-nio costruito di rilevantissimo interesse culturale-in termini di rap-presentatività, significatività, unicità-, in quanto documentano ma-terialmente sia la storia dell'esperienza socioeconomica olivettiana, che quella della cultura urbanistica che ne orientò l'impianto fisico sul territorio eporediese; per non parlare del pregio oggettivo dei singoli immobili che, per varietà del repertorio, esiti estetico-formali, qualità tecnico-costruttiva, ed elevata capacità professionale dei progettisti-tra i più rappresentativi maestri dell'architettura contemporanea-, offrono un contributo testimoniale fondamentale della produzione architettonica italiana del XX secolo, come peraltro già evidenziato dai numerosi studi storico-critici sull'argomento. Le architetture olivettiane possono inoltre essere considerate a pieno titolo "monumenti", intesi secondo l'etimologia latina del ter-mine (da monere, admonere, cioè "ricordare", "rimandare a"), ossia "oggetti" di forte connotazione simbolica e rappresentativa, a cui consapevolmente è attribuito il compito di comunicare, a quanti più "utenti" possibile, e quanto più a lungo possibile, un ulteriore mes-saggio sotteso. Esse sono infatti esito di un preciso e intenzionale progetto organico, che intendeva sostanziare in manufatti tangibili i principi fondativi del programma socio-economico olivettiano: ac-compagnare l'esistenza dei dipendenti e delle loro famiglie in tutte le sfere della quotidianità, da quella lavorativa (la fabbrica, gli uffici) a quella sociale (l'istruzione, la salute), a quella privata (la casa, il tempo libero), offrendo "luoghi" a ciò espressamente dedicati. I caratteri degli edifici esprimono oltretutto chiaramente il modo in cui Adriano Olivetti immaginava che ciò dovesse attuarsi: la "modernità" delle ar-chitetture, sotto il profilo formale, funzionale, tipologico, tecnologico, avrebbe espresso tutta la carica rivoluzionaria e innovativa del suo disegno imprenditoriale; il diverso approccio tipologico adottato per le differenti destinazioni funzionali (più razionale per la produzione, più libero e organico per le funzioni sociali e ricreative, ma anche per quelle di studio e ricerca) avrebbe dovuto sottolineare il credo nella necessità di un equilibrio tra rigore e libertà, tra dovere e piacere, al fine della piena e gratificante realizzazione della persona; l'integrazio-ne complessiva dei manufatti architettonici in felice fusione recipro-ca, e con l'ambiente circostante, denunciava l'intenzione di prefigu-rare il futuro nel rispetto della storia e dei luoghi, in contrasto con lo sradicamento sociale e ambientale che in passato aveva talvolta con-notato, in Italia e in Europa, l'affermazione dell'economia di impresa. Dopo avere verificato sotto il profilo concettuale la sussistenza di contenuti d'interesse culturale nei manufatti indagati, la proce-dura per il loro assoggettamento a tutela ha richiesto di individuare riferimenti normativi diversificati.
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