Nella presente ricerca, si è cercato di delineare, nel modo più possibile esaustivo, le tendenze... more Nella presente ricerca, si è cercato di delineare, nel modo più possibile esaustivo, le tendenze dominanti e le dinamiche espressive di una figura estremamente complessa ma imprescindibile per gli svolgimenti dell’arte del Novecento. Alberto Burri è un uomo determinato e un artista poliedrico, che attraverso una personalissima resa dell’espressione informale, crea, a partire dagli anni Cinquanta, una nuova arte materica, vicina al reale ma ordinata in ogni caso dalla geometria di una composizione sempre meditata in anticipo. Si è dunque proceduto partendo da una panoramica complessiva ma approfondita del movimento in cui l’artista si inserisce, ma mai del tutto, per poi passare dalle sue prime produzioni, epidemiche e informi, a quelle mature, trionfo della materia e contemporaneamente emblema del ritorno al pennello. Nel tentativo di individuare in maniera esatta e puntuale questo momento di passaggio, si è insistito in modo particolare su un Burri meno edito, quello della produzione pittorica e grafica, confermata ripetutamente come unica vera costante della sua parabola creativa, dal principio al termine. La produzione grafica in questione in effetti, oltre ad avere caratteri unici nel suo genere, si determina da subito come un’attività verso la quale Burri sceglie di concentrare una buona parte della sua energia, ispirazione e impegno. Inoltre questa tensione diversa, spesso parallela a quella notoriamente materica, lo avvicina ad ambienti nuovi dai quali detrae contatti fondamentali per la sua evoluzione e stimoli da sviluppare o riproporre attraverso media nuovi e inaspettati. Al fine di mettere in luce la sorprendente ed esuberante produzione di serigrafie, adombrate per anni dalla critica e dal disinteresse popolare, se poste in relazione alle grandi serie- capolavoro, ci si è cimentati nell’analisi di un Trittico di policromie serigrafiche e di una dichiarazione inedita, eccezionalmente concesse da alcuni lontani parenti del pittore. Attraverso le parole autografe di Burri, nelle quali è implicita una sottile svalutazione delle opere che vi allegava, si è avviata una riflessione ulteriore, che indaga le motivazioni subconsce di un simile atteggiamento. Avendo passato in rassegna alcune ipotesi e avendone scartate delle altre, si è arrivati a considerare e a sviscerare la problematica relazione dell’artista con la sua critica, topos non 4 completamente nuovo nel panorama storico-artistico contemporaneo. Qui è ulteriormente esplicitato dall’affezione intima e personale di Burri alla sua produzione “minore” e decisamente sostenuto da interviste e dichiarazioni pubbliche in cui dimostra di subire in ogni senso le etichette e le forzature dei suoi studiosi, che lo vogliono ad ogni costo “pittore dei sacchi”. Liberando quindi Burri dalle sovrastrutture e dalle definizioni bloccanti che hanno unificato la sua opera come materica e anti-tradizionale, si è voluto spostare il focus su un Burri totalmente bidimensionale, verticale, cromatico e pittorico, dove l’uso del pennello e dei suggestivi mezzi di riproduzione seriale non riducono il valore di una produzione, comunque rappresentativa di freschezza, intuizione e genio.
Nella presente ricerca, si è cercato di delineare, nel modo più possibile esaustivo, le tendenze... more Nella presente ricerca, si è cercato di delineare, nel modo più possibile esaustivo, le tendenze dominanti e le dinamiche espressive di una figura estremamente complessa ma imprescindibile per gli svolgimenti dell’arte del Novecento. Alberto Burri è un uomo determinato e un artista poliedrico, che attraverso una personalissima resa dell’espressione informale, crea, a partire dagli anni Cinquanta, una nuova arte materica, vicina al reale ma ordinata in ogni caso dalla geometria di una composizione sempre meditata in anticipo. Si è dunque proceduto partendo da una panoramica complessiva ma approfondita del movimento in cui l’artista si inserisce, ma mai del tutto, per poi passare dalle sue prime produzioni, epidemiche e informi, a quelle mature, trionfo della materia e contemporaneamente emblema del ritorno al pennello. Nel tentativo di individuare in maniera esatta e puntuale questo momento di passaggio, si è insistito in modo particolare su un Burri meno edito, quello della produzione pittorica e grafica, confermata ripetutamente come unica vera costante della sua parabola creativa, dal principio al termine. La produzione grafica in questione in effetti, oltre ad avere caratteri unici nel suo genere, si determina da subito come un’attività verso la quale Burri sceglie di concentrare una buona parte della sua energia, ispirazione e impegno. Inoltre questa tensione diversa, spesso parallela a quella notoriamente materica, lo avvicina ad ambienti nuovi dai quali detrae contatti fondamentali per la sua evoluzione e stimoli da sviluppare o riproporre attraverso media nuovi e inaspettati. Al fine di mettere in luce la sorprendente ed esuberante produzione di serigrafie, adombrate per anni dalla critica e dal disinteresse popolare, se poste in relazione alle grandi serie- capolavoro, ci si è cimentati nell’analisi di un Trittico di policromie serigrafiche e di una dichiarazione inedita, eccezionalmente concesse da alcuni lontani parenti del pittore. Attraverso le parole autografe di Burri, nelle quali è implicita una sottile svalutazione delle opere che vi allegava, si è avviata una riflessione ulteriore, che indaga le motivazioni subconsce di un simile atteggiamento. Avendo passato in rassegna alcune ipotesi e avendone scartate delle altre, si è arrivati a considerare e a sviscerare la problematica relazione dell’artista con la sua critica, topos non 4 completamente nuovo nel panorama storico-artistico contemporaneo. Qui è ulteriormente esplicitato dall’affezione intima e personale di Burri alla sua produzione “minore” e decisamente sostenuto da interviste e dichiarazioni pubbliche in cui dimostra di subire in ogni senso le etichette e le forzature dei suoi studiosi, che lo vogliono ad ogni costo “pittore dei sacchi”. Liberando quindi Burri dalle sovrastrutture e dalle definizioni bloccanti che hanno unificato la sua opera come materica e anti-tradizionale, si è voluto spostare il focus su un Burri totalmente bidimensionale, verticale, cromatico e pittorico, dove l’uso del pennello e dei suggestivi mezzi di riproduzione seriale non riducono il valore di una produzione, comunque rappresentativa di freschezza, intuizione e genio.
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Drafts by Ilaria Sola
Si è dunque proceduto partendo da una panoramica complessiva ma approfondita del movimento in cui l’artista si inserisce, ma mai del tutto, per poi passare dalle sue prime produzioni, epidemiche e informi, a quelle mature, trionfo della materia e contemporaneamente emblema del ritorno al pennello.
Nel tentativo di individuare in maniera esatta e puntuale questo momento di passaggio, si è insistito in modo particolare su un Burri meno edito, quello della produzione pittorica e grafica, confermata ripetutamente come unica vera costante della sua parabola creativa, dal principio al termine.
La produzione grafica in questione in effetti, oltre ad avere caratteri unici nel suo genere, si determina da subito come un’attività verso la quale Burri sceglie di concentrare una buona parte della sua energia, ispirazione e impegno. Inoltre questa tensione diversa, spesso parallela a quella notoriamente materica, lo avvicina ad ambienti nuovi dai quali detrae contatti fondamentali per la sua evoluzione e stimoli da sviluppare o riproporre attraverso media nuovi e inaspettati.
Al fine di mettere in luce la sorprendente ed esuberante produzione di serigrafie, adombrate per anni dalla critica e dal disinteresse popolare, se poste in relazione alle grandi serie- capolavoro, ci si è cimentati nell’analisi di un Trittico di policromie serigrafiche e di una dichiarazione inedita, eccezionalmente concesse da alcuni lontani parenti del pittore. Attraverso le parole autografe di Burri, nelle quali è implicita una sottile svalutazione delle opere che vi allegava, si è avviata una riflessione ulteriore, che indaga le motivazioni subconsce di un simile atteggiamento.
Avendo passato in rassegna alcune ipotesi e avendone scartate delle altre, si è arrivati a considerare e a sviscerare la problematica relazione dell’artista con la sua critica, topos non
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completamente nuovo nel panorama storico-artistico contemporaneo. Qui è ulteriormente esplicitato dall’affezione intima e personale di Burri alla sua produzione “minore” e decisamente sostenuto da interviste e dichiarazioni pubbliche in cui dimostra di subire in ogni senso le etichette e le forzature dei suoi studiosi, che lo vogliono ad ogni costo “pittore dei sacchi”. Liberando quindi Burri dalle sovrastrutture e dalle definizioni bloccanti che hanno unificato la sua opera come materica e anti-tradizionale, si è voluto spostare il focus su un Burri totalmente bidimensionale, verticale, cromatico e pittorico, dove l’uso del pennello e dei suggestivi mezzi di riproduzione seriale non riducono il valore di una produzione, comunque rappresentativa di freschezza, intuizione e genio.
Si è dunque proceduto partendo da una panoramica complessiva ma approfondita del movimento in cui l’artista si inserisce, ma mai del tutto, per poi passare dalle sue prime produzioni, epidemiche e informi, a quelle mature, trionfo della materia e contemporaneamente emblema del ritorno al pennello.
Nel tentativo di individuare in maniera esatta e puntuale questo momento di passaggio, si è insistito in modo particolare su un Burri meno edito, quello della produzione pittorica e grafica, confermata ripetutamente come unica vera costante della sua parabola creativa, dal principio al termine.
La produzione grafica in questione in effetti, oltre ad avere caratteri unici nel suo genere, si determina da subito come un’attività verso la quale Burri sceglie di concentrare una buona parte della sua energia, ispirazione e impegno. Inoltre questa tensione diversa, spesso parallela a quella notoriamente materica, lo avvicina ad ambienti nuovi dai quali detrae contatti fondamentali per la sua evoluzione e stimoli da sviluppare o riproporre attraverso media nuovi e inaspettati.
Al fine di mettere in luce la sorprendente ed esuberante produzione di serigrafie, adombrate per anni dalla critica e dal disinteresse popolare, se poste in relazione alle grandi serie- capolavoro, ci si è cimentati nell’analisi di un Trittico di policromie serigrafiche e di una dichiarazione inedita, eccezionalmente concesse da alcuni lontani parenti del pittore. Attraverso le parole autografe di Burri, nelle quali è implicita una sottile svalutazione delle opere che vi allegava, si è avviata una riflessione ulteriore, che indaga le motivazioni subconsce di un simile atteggiamento.
Avendo passato in rassegna alcune ipotesi e avendone scartate delle altre, si è arrivati a considerare e a sviscerare la problematica relazione dell’artista con la sua critica, topos non
4
completamente nuovo nel panorama storico-artistico contemporaneo. Qui è ulteriormente esplicitato dall’affezione intima e personale di Burri alla sua produzione “minore” e decisamente sostenuto da interviste e dichiarazioni pubbliche in cui dimostra di subire in ogni senso le etichette e le forzature dei suoi studiosi, che lo vogliono ad ogni costo “pittore dei sacchi”. Liberando quindi Burri dalle sovrastrutture e dalle definizioni bloccanti che hanno unificato la sua opera come materica e anti-tradizionale, si è voluto spostare il focus su un Burri totalmente bidimensionale, verticale, cromatico e pittorico, dove l’uso del pennello e dei suggestivi mezzi di riproduzione seriale non riducono il valore di una produzione, comunque rappresentativa di freschezza, intuizione e genio.