Giuseppe Termite
Vive ed opera a Massafra. Laureato in Pedagogia all’Università di Bari, ha ricoperto nelle scuole il ruolo di operatore psico-pedagogico utilizzando maggiormente la tecnica diagnostica del “Disegno proiettivo” dei ragazzi e quella terapeutica dell’Origami x la resettazione dei “vissuti” psicologici e comportamentali degli studenti.
Ha completato la sua formazione professionale con la partecipazione a masters di alta specializzazione sulla Psicosintesi di Roberto Assagioli a Firenze e sull’Ecopsicologia di Marcella Danon a Lecco.
Nel 2002 ha conseguito a Roma il titolo di Operatore di Training Autogeno alla scuola del viennese Heinrich Walnofer, discepolo di Schultz, creatore di questa psicoterapia breve.
Nel 2005 ha conseguito a Roma la specializzazione nel Counseling umanistico – transpersonale.
Come Naturalista ed ambientalista, è ancora impegnato operativamente nelle scuole e nella società per far crescere una coscienza eco-centrica nella gente.
Utilizza l’escursionismo naturalistico come terapia per “promuovere” il benessere psicofisico, emotivo e spirituale della propria personalità.
Oggi il suo impegno è rivolto a far conoscere i risultati delle sue ricerche storico-ambientali.
Ha già pubblicato:
1. Massafra Sotterranea, (1999) mappatura provvisoria di alcuni percorsi sotterranei il cui epicentro è Piazza Garibaldi;
2. La Cinquecentesca Chiesa di SS. Nunziata (2001);
3. Sotterranei della Chiesa di SS. Nuziata (2002);
4. Stralcio, dal diario dei lavori di ricerca sulla scoperta dell’area cimiteriale della Chiesa della SS. Nunziata (2003);
5. Una Passeggiata nel Parco Regionale “Terra delle Gravine” (2010):
6. Il Saluto della Croce ed i suoi luoghi (2016)
7. Una Celletta di Preghiera nel Castello di Massafra (2019)
Se sei interessato all'acquisto di qualcuno dei miei libri puoi contattarmi al seguente indirizzo email [email protected]
Ha completato la sua formazione professionale con la partecipazione a masters di alta specializzazione sulla Psicosintesi di Roberto Assagioli a Firenze e sull’Ecopsicologia di Marcella Danon a Lecco.
Nel 2002 ha conseguito a Roma il titolo di Operatore di Training Autogeno alla scuola del viennese Heinrich Walnofer, discepolo di Schultz, creatore di questa psicoterapia breve.
Nel 2005 ha conseguito a Roma la specializzazione nel Counseling umanistico – transpersonale.
Come Naturalista ed ambientalista, è ancora impegnato operativamente nelle scuole e nella società per far crescere una coscienza eco-centrica nella gente.
Utilizza l’escursionismo naturalistico come terapia per “promuovere” il benessere psicofisico, emotivo e spirituale della propria personalità.
Oggi il suo impegno è rivolto a far conoscere i risultati delle sue ricerche storico-ambientali.
Ha già pubblicato:
1. Massafra Sotterranea, (1999) mappatura provvisoria di alcuni percorsi sotterranei il cui epicentro è Piazza Garibaldi;
2. La Cinquecentesca Chiesa di SS. Nunziata (2001);
3. Sotterranei della Chiesa di SS. Nuziata (2002);
4. Stralcio, dal diario dei lavori di ricerca sulla scoperta dell’area cimiteriale della Chiesa della SS. Nunziata (2003);
5. Una Passeggiata nel Parco Regionale “Terra delle Gravine” (2010):
6. Il Saluto della Croce ed i suoi luoghi (2016)
7. Una Celletta di Preghiera nel Castello di Massafra (2019)
Se sei interessato all'acquisto di qualcuno dei miei libri puoi contattarmi al seguente indirizzo email [email protected]
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Papers by Giuseppe Termite
"Girovagando per rupi e dirupi, interrogando pietre, muri, palizzate, grotte e resti di fortificazioni, il gruppo di ricerca di “archeologia urbana” ed io ci siamo imbattuti in tante testimonianze storico-archeologiche, presenti nella Gravina di San Marco e nella millenaria fortezza di Massafra.
Questa nostra curiosità culturale finora ha trovato una serie di riscontri che ci testimonierebbero la presenza certa, non più ipotetica, di popoli colonizzatori ed invasori che si sono avvicendati nel nostro territorio che ha vissuto in modo parallelo le stesse sorti della millenaria e leggendaria storia di Taranto: Messapi, Magno-Greci, Romani, Bizantini; Longobardi, Arabi e fino a giungere al XV secolo quando si avvicendarono gli illustri Casati nobiliari napoletani dei Pappacoda, dei Carmignano e degli Imperiali.
Questo millenario avamposto sopraelevato aveva, da sempre, svolto il ruolo di “sentinella” sulla piana ionica e di difesa della gente, sparsa nei numerosi villaggi dei nostri canaloni, rupi e gravine dalle scorribande di popoli stranieri che si erano avvicendati nel corso dei passati secoli.
Nelle nostre ricerche, abbiamo accertato una verità storica: l’insediamento di Colonie saracene nel villaggio rupestre della gravina di San Marco. Questa loro presenza è testimoniata dalla “colonizzazione” della pianta del fico d’india, presente sulle due sponde ed è stata introdotta, qui da noi, come “cultivar” , ai tempi in cui questi saccheggiatori arabi occuparono Taranto ed i paesi del suo interland di cui Massafra faceva parte.
Nel territorio di Taranto gli Arabi furono presenti per oltre 80 anni in 2 lunghi periodi: 840-880 e 928-968. Le fonti storiche ci fanno sapere che furono i Saraceni ad introdurre i fichi d’India in Sicilia, Calabria e Puglia allorquando, nell’827, sbarcarono a Capo Granitola presso Mazara del Vallo in Sicilia e vi restarono per 665 anni, cioè fino al 1492.
Da tutte queste promettenti scoperte ho estrapolato quelle ricerche che riguardano la presente pubblicazione e che si trovano nel castello di Massafra, governata da un sacerdote negli anni ’30–‘40 del 1600.
Nel 1980 durante i lavori di ricostruzione della torre di sud-ovest, crollata la notte del 12 - 13 febbraio 1965 e di un restauro conservativo nella parte centromeridionale del castello di Massafra, veniva scoperta una “Celletta di preghiera” scavata nel 1641 nell’intercapedine della cinta muraria che guarda verso il mare.
Questo grazioso Confessionale privato aveva tutte le pareti interne, adornate da pannelli agiografici che ci raccontavano episodi della vita e di miracoli di S. Antonio di Padova. Dopo i distruttivi interventi del 1980 e senza alcun mezzo di protezione, il castello veniva abbandonato alla lima del tempo che tutto distrugge lentamente.
Con questa pubblicazione viene fatto conoscere un ciclo pittorico composto da una serie di episodi della vita di S. Antonio di Padova, racchiusi in 14 formelle di forma quadrata e rettangolare di varie dimensioni, che si snoda lungo le sue quattro pareti.
Tre sono invece i pannelli di cui non abbiamo trovato traccia in quanto totalmente distrutti prima dell’arrivo della mia macchina fotografica.
Dell’altare tufaceo (cm.90 x 60 x 42), addossato al pannello absidale non è rimasto altro che lo spazio vuoto delle sue dimensioni, contrassegnate dalla bianca calce e privo di tracce di pittura.
Nella celletta, i pannelli sono distribuiti spazialmente nel seguente modo:
1 ad est, lato absidale;
1 ad ovest, lato posteriore (+2 andati distrutti);
4 a nord, lato sinistro;
2 al soffitto;
6 a sud lato destro (+1 andato distrutto).
Un’ultima mia nota: per dare alla luce questa mia ricerca, ho bevuto alle numerose fonti agiografiche di questo insigne “Dottore della chiesa” e Santo taumaturgo portoghese: Padre Missaglia, l’Arbusti, i Bollandisti, San Bonaventura, Waddingo, i Padri Domenicani della Zattera, Cardoso, il Facciolati, il Polentone, il de Azevedo, etc."
Per ulteriori informazioni riguardanti il libro "Una Celletta di Preghiera nel Castello di Massafra" invia una semplice email a [email protected] e ti risponderò nel più breve tempo possibile.
"Girovagando per rupi e dirupi, interrogando pietre, muri, palizzate, grotte e resti di fortificazioni, il gruppo di ricerca di “archeologia urbana” ed io ci siamo imbattuti in tante testimonianze storico-archeologiche, presenti nella Gravina di San Marco e nella millenaria fortezza di Massafra.
Questa nostra curiosità culturale finora ha trovato una serie di riscontri che ci testimonierebbero la presenza certa, non più ipotetica, di popoli colonizzatori ed invasori che si sono avvicendati nel nostro territorio che ha vissuto in modo parallelo le stesse sorti della millenaria e leggendaria storia di Taranto: Messapi, Magno-Greci, Romani, Bizantini; Longobardi, Arabi e fino a giungere al XV secolo quando si avvicendarono gli illustri Casati nobiliari napoletani dei Pappacoda, dei Carmignano e degli Imperiali.
Questo millenario avamposto sopraelevato aveva, da sempre, svolto il ruolo di “sentinella” sulla piana ionica e di difesa della gente, sparsa nei numerosi villaggi dei nostri canaloni, rupi e gravine dalle scorribande di popoli stranieri che si erano avvicendati nel corso dei passati secoli.
Nelle nostre ricerche, abbiamo accertato una verità storica: l’insediamento di Colonie saracene nel villaggio rupestre della gravina di San Marco. Questa loro presenza è testimoniata dalla “colonizzazione” della pianta del fico d’india, presente sulle due sponde ed è stata introdotta, qui da noi, come “cultivar” , ai tempi in cui questi saccheggiatori arabi occuparono Taranto ed i paesi del suo interland di cui Massafra faceva parte.
Nel territorio di Taranto gli Arabi furono presenti per oltre 80 anni in 2 lunghi periodi: 840-880 e 928-968. Le fonti storiche ci fanno sapere che furono i Saraceni ad introdurre i fichi d’India in Sicilia, Calabria e Puglia allorquando, nell’827, sbarcarono a Capo Granitola presso Mazara del Vallo in Sicilia e vi restarono per 665 anni, cioè fino al 1492.
Da tutte queste promettenti scoperte ho estrapolato quelle ricerche che riguardano la presente pubblicazione e che si trovano nel castello di Massafra, governata da un sacerdote negli anni ’30–‘40 del 1600.
Nel 1980 durante i lavori di ricostruzione della torre di sud-ovest, crollata la notte del 12 - 13 febbraio 1965 e di un restauro conservativo nella parte centromeridionale del castello di Massafra, veniva scoperta una “Celletta di preghiera” scavata nel 1641 nell’intercapedine della cinta muraria che guarda verso il mare.
Questo grazioso Confessionale privato aveva tutte le pareti interne, adornate da pannelli agiografici che ci raccontavano episodi della vita e di miracoli di S. Antonio di Padova. Dopo i distruttivi interventi del 1980 e senza alcun mezzo di protezione, il castello veniva abbandonato alla lima del tempo che tutto distrugge lentamente.
Con questa pubblicazione viene fatto conoscere un ciclo pittorico composto da una serie di episodi della vita di S. Antonio di Padova, racchiusi in 14 formelle di forma quadrata e rettangolare di varie dimensioni, che si snoda lungo le sue quattro pareti.
Tre sono invece i pannelli di cui non abbiamo trovato traccia in quanto totalmente distrutti prima dell’arrivo della mia macchina fotografica.
Dell’altare tufaceo (cm.90 x 60 x 42), addossato al pannello absidale non è rimasto altro che lo spazio vuoto delle sue dimensioni, contrassegnate dalla bianca calce e privo di tracce di pittura.
Nella celletta, i pannelli sono distribuiti spazialmente nel seguente modo:
1 ad est, lato absidale;
1 ad ovest, lato posteriore (+2 andati distrutti);
4 a nord, lato sinistro;
2 al soffitto;
6 a sud lato destro (+1 andato distrutto).
Un’ultima mia nota: per dare alla luce questa mia ricerca, ho bevuto alle numerose fonti agiografiche di questo insigne “Dottore della chiesa” e Santo taumaturgo portoghese: Padre Missaglia, l’Arbusti, i Bollandisti, San Bonaventura, Waddingo, i Padri Domenicani della Zattera, Cardoso, il Facciolati, il Polentone, il de Azevedo, etc."
Per ulteriori informazioni riguardanti il libro "Una Celletta di Preghiera nel Castello di Massafra" invia una semplice email a [email protected] e ti risponderò nel più breve tempo possibile.