Cinquecentine oggetto di studio: il Danthe historiado del 1507; l'Aldina del 1515; i due esemplar... more Cinquecentine oggetto di studio: il Danthe historiado del 1507; l'Aldina del 1515; i due esemplari della Commedia del 1564 e le due copie del 1568. Testimoni che, fatta eccezione per un esemplare del 1564 conservato in San Pietro in Silki a Sassari, si trovano nella Biblioteca Universitaria di Cagliari.
La ricerca ha avuto l’obiettivo di analizzare il rapporto dialettico tra Dante e la Sardegna nel ... more La ricerca ha avuto l’obiettivo di analizzare il rapporto dialettico tra Dante e la Sardegna nel contesto del Mediterraneo. Si e privilegiato un approccio critico che tenesse conto di un punto di osservazione radicato nel presente per compiere una retrospettiva nella ponderosa tradizione dantesca, con il fine di giungere ad una mappatura degli studi sulla connessione tra la fortuna e diffusione di Dante in Sardegna e, di converso, come la tematica ‘Sardegna’ sia stata enucleata da Dante e dai commentatori. La ricerca e stata divisa in due sezioni connesse tra loro: i testimoni presenti in Sardegna relativi alla Commedia – un manoscritto (Cagliaritano M76) e sette testi a stampa (delle edizioni: con commento di Landino del 1481; Danthe historiado del 1507; aldina del 1515; sansoviniana del 1564; con commento di Daniello del 1568 – sono stati confrontati con la tradizione, fortuna critica ed editoriale tra Quattro e Cinquecento; nella seconda sezione i passi danteschi – relativi a fra...
- L’area semantica delle “sorelle” dantesche, tra «serocchie» e «suore», in Sorelle e sorellanza.... more - L’area semantica delle “sorelle” dantesche, tra «serocchie» e «suore», in Sorelle e sorellanza. Il rapporto sororale nella letteratura e nelle arti, a cura di Claudia Cao e Marina Guglielmi, Firenze, Cesati, 2017, pp. 189-209:
Nel volgare fiorentino tra Due e Trecento per indicare il legame sororale di sangue era utilizzato il lemma «serocchia», mentre le appartenenti a un ordine religioso erano dette «suore». Ciononostante, l’italiano letterario sarà scompaginato dalle scelte stilistiche di Dante, il quale giunge a fissare nella Commedia un paradigma dell’area semantica delle ‘sorelle’, dopo aver privilegiato alcuni lemmi rispetto ad altri nella produzione giovanile. Il quadro delle attestazioni, significative seppur esigue, disvela la misura della consapevolezza autoriale e offre inedite indicazioni stilistiche. Un caso rappresentativo è dato dal lemma «sorella», che viene utilizzato per significare ‘sorella carnale’ e ‘suora’, riferito a Piccarda Donati: «La mia sorella, che tra bella e buona» (Pg XXIV 13) e «I’ fui nel mondo vergine sorella» (Pd III 46). L’esempio specifico sostiene la norma generale del dettato dantesco in cui una religiosa mai è nominata «suora», come avrebbe imposto l’uso del tempo, bensì «sorella». Nel contributo sono stati variamente indagati luoghi e personaggi danteschi che attingono all’area semantica sororale e inoltre un’analisi cursoria è stata rivolta ai corrispettivi maschili che hanno mostrato di possedere elementi di peculiarità.
G. Ortu, «Vale, carissima soror». Una lettura di Chiara d'Assisi, in L’eredità di Antigone. Sorel... more G. Ortu, «Vale, carissima soror». Una lettura di Chiara d'Assisi, in L’eredità di Antigone. Sorelle e sorellanza nelle letterature, nel teatro, nelle arti e nella politica, a cura di Monica Farnetti e Giuliana Ortu, Firenze, Cesati, 2018, pp. 93-106
- Dimentiche e dimenticate. Di alcune figure di donne nella “Commedia” (a partire da Pg VIII), «S... more - Dimentiche e dimenticate. Di alcune figure di donne nella “Commedia” (a partire da Pg VIII), «Schifanoia», 36-37 (2009), pp. 53-63;
- Chiara Matraini, in Liriche del Cinquecento, a cura di Monica Farnetti e Laura Fortini, Roma, I... more - Chiara Matraini, in Liriche del Cinquecento, a cura di Monica Farnetti e Laura Fortini, Roma, Iacobelli, 2014, pp. 129-69;
- Visi dischiusi ad ascoltare: Goliarda Sapienza narratrice di visioni, in Cinema e scrittura fem... more - Visi dischiusi ad ascoltare: Goliarda Sapienza narratrice di visioni, in Cinema e scrittura femminile. Letterate italiane tra la pagina e lo schermo, a cura di Lucia Cardone e Sara Filippelli, Roma, Iacobelli, 2012, pp. 92-105;
- Cosa vedono gli occhi di quella bambina. “Lettera aperta”, in Appassionata Sapienza, a cura di... more - Cosa vedono gli occhi di quella bambina. “Lettera aperta”, in Appassionata Sapienza, a cura di Monica Farnetti, Milano, La Tartaruga, 2011, pp. 148-179;
L’indagine riguarda alcuni specifici lemmi, vere e proprie pietre d’inciampo sul percorso della d... more L’indagine riguarda alcuni specifici lemmi, vere e proprie pietre d’inciampo sul percorso della dannazione del genere femminile. Se per Andrea Cappellano non vi è dubbio che le donne siano in se stesse senz’altro dannate, e se a due secoli di distanza Francesco da Barberino ancora insiste ad avallare questa opinione, sono le occorrenze dantesche della Commedia a introdurre elementi di novità nella tradizione di pensiero, riservando inaspettati risvolti all’uso di «femmina», «meretrice» e «puttana». L’analisi dei luoghi in cui compaiono i lemmi, accostati ad altri semanticamente affini, evidenzia il modo in cui Dante si distingue nel panorama letterario e culturale del suo tempo per la inusitata peculiarità del suo pensiero nei confronti del genere femminile.
Cinquecentine oggetto di studio: il Danthe historiado del 1507; l'Aldina del 1515; i due esemplar... more Cinquecentine oggetto di studio: il Danthe historiado del 1507; l'Aldina del 1515; i due esemplari della Commedia del 1564 e le due copie del 1568. Testimoni che, fatta eccezione per un esemplare del 1564 conservato in San Pietro in Silki a Sassari, si trovano nella Biblioteca Universitaria di Cagliari.
La ricerca ha avuto l’obiettivo di analizzare il rapporto dialettico tra Dante e la Sardegna nel ... more La ricerca ha avuto l’obiettivo di analizzare il rapporto dialettico tra Dante e la Sardegna nel contesto del Mediterraneo. Si e privilegiato un approccio critico che tenesse conto di un punto di osservazione radicato nel presente per compiere una retrospettiva nella ponderosa tradizione dantesca, con il fine di giungere ad una mappatura degli studi sulla connessione tra la fortuna e diffusione di Dante in Sardegna e, di converso, come la tematica ‘Sardegna’ sia stata enucleata da Dante e dai commentatori. La ricerca e stata divisa in due sezioni connesse tra loro: i testimoni presenti in Sardegna relativi alla Commedia – un manoscritto (Cagliaritano M76) e sette testi a stampa (delle edizioni: con commento di Landino del 1481; Danthe historiado del 1507; aldina del 1515; sansoviniana del 1564; con commento di Daniello del 1568 – sono stati confrontati con la tradizione, fortuna critica ed editoriale tra Quattro e Cinquecento; nella seconda sezione i passi danteschi – relativi a fra...
- L’area semantica delle “sorelle” dantesche, tra «serocchie» e «suore», in Sorelle e sorellanza.... more - L’area semantica delle “sorelle” dantesche, tra «serocchie» e «suore», in Sorelle e sorellanza. Il rapporto sororale nella letteratura e nelle arti, a cura di Claudia Cao e Marina Guglielmi, Firenze, Cesati, 2017, pp. 189-209:
Nel volgare fiorentino tra Due e Trecento per indicare il legame sororale di sangue era utilizzato il lemma «serocchia», mentre le appartenenti a un ordine religioso erano dette «suore». Ciononostante, l’italiano letterario sarà scompaginato dalle scelte stilistiche di Dante, il quale giunge a fissare nella Commedia un paradigma dell’area semantica delle ‘sorelle’, dopo aver privilegiato alcuni lemmi rispetto ad altri nella produzione giovanile. Il quadro delle attestazioni, significative seppur esigue, disvela la misura della consapevolezza autoriale e offre inedite indicazioni stilistiche. Un caso rappresentativo è dato dal lemma «sorella», che viene utilizzato per significare ‘sorella carnale’ e ‘suora’, riferito a Piccarda Donati: «La mia sorella, che tra bella e buona» (Pg XXIV 13) e «I’ fui nel mondo vergine sorella» (Pd III 46). L’esempio specifico sostiene la norma generale del dettato dantesco in cui una religiosa mai è nominata «suora», come avrebbe imposto l’uso del tempo, bensì «sorella». Nel contributo sono stati variamente indagati luoghi e personaggi danteschi che attingono all’area semantica sororale e inoltre un’analisi cursoria è stata rivolta ai corrispettivi maschili che hanno mostrato di possedere elementi di peculiarità.
G. Ortu, «Vale, carissima soror». Una lettura di Chiara d'Assisi, in L’eredità di Antigone. Sorel... more G. Ortu, «Vale, carissima soror». Una lettura di Chiara d'Assisi, in L’eredità di Antigone. Sorelle e sorellanza nelle letterature, nel teatro, nelle arti e nella politica, a cura di Monica Farnetti e Giuliana Ortu, Firenze, Cesati, 2018, pp. 93-106
- Dimentiche e dimenticate. Di alcune figure di donne nella “Commedia” (a partire da Pg VIII), «S... more - Dimentiche e dimenticate. Di alcune figure di donne nella “Commedia” (a partire da Pg VIII), «Schifanoia», 36-37 (2009), pp. 53-63;
- Chiara Matraini, in Liriche del Cinquecento, a cura di Monica Farnetti e Laura Fortini, Roma, I... more - Chiara Matraini, in Liriche del Cinquecento, a cura di Monica Farnetti e Laura Fortini, Roma, Iacobelli, 2014, pp. 129-69;
- Visi dischiusi ad ascoltare: Goliarda Sapienza narratrice di visioni, in Cinema e scrittura fem... more - Visi dischiusi ad ascoltare: Goliarda Sapienza narratrice di visioni, in Cinema e scrittura femminile. Letterate italiane tra la pagina e lo schermo, a cura di Lucia Cardone e Sara Filippelli, Roma, Iacobelli, 2012, pp. 92-105;
- Cosa vedono gli occhi di quella bambina. “Lettera aperta”, in Appassionata Sapienza, a cura di... more - Cosa vedono gli occhi di quella bambina. “Lettera aperta”, in Appassionata Sapienza, a cura di Monica Farnetti, Milano, La Tartaruga, 2011, pp. 148-179;
L’indagine riguarda alcuni specifici lemmi, vere e proprie pietre d’inciampo sul percorso della d... more L’indagine riguarda alcuni specifici lemmi, vere e proprie pietre d’inciampo sul percorso della dannazione del genere femminile. Se per Andrea Cappellano non vi è dubbio che le donne siano in se stesse senz’altro dannate, e se a due secoli di distanza Francesco da Barberino ancora insiste ad avallare questa opinione, sono le occorrenze dantesche della Commedia a introdurre elementi di novità nella tradizione di pensiero, riservando inaspettati risvolti all’uso di «femmina», «meretrice» e «puttana». L’analisi dei luoghi in cui compaiono i lemmi, accostati ad altri semanticamente affini, evidenzia il modo in cui Dante si distingue nel panorama letterario e culturale del suo tempo per la inusitata peculiarità del suo pensiero nei confronti del genere femminile.
Uploads
Papers by Giuliana Ortu
Nel volgare fiorentino tra Due e Trecento per indicare il legame sororale di sangue era utilizzato il lemma «serocchia», mentre le appartenenti a un ordine religioso erano dette «suore». Ciononostante, l’italiano letterario sarà scompaginato dalle scelte stilistiche di Dante, il quale giunge a fissare nella Commedia un paradigma dell’area semantica delle ‘sorelle’, dopo aver privilegiato alcuni lemmi rispetto ad altri nella produzione giovanile. Il quadro delle attestazioni, significative seppur esigue, disvela la misura della consapevolezza autoriale e offre inedite indicazioni stilistiche. Un caso rappresentativo è dato dal lemma «sorella», che viene utilizzato per significare ‘sorella carnale’ e ‘suora’, riferito a Piccarda Donati: «La mia sorella, che tra bella e buona» (Pg XXIV 13) e «I’ fui nel mondo vergine sorella» (Pd III 46). L’esempio specifico sostiene la norma generale del dettato dantesco in cui una religiosa mai è nominata «suora», come avrebbe imposto l’uso del tempo, bensì «sorella». Nel contributo sono stati variamente indagati luoghi e personaggi danteschi che attingono all’area semantica sororale e inoltre un’analisi cursoria è stata rivolta ai corrispettivi maschili che hanno mostrato di possedere elementi di peculiarità.
Nel volgare fiorentino tra Due e Trecento per indicare il legame sororale di sangue era utilizzato il lemma «serocchia», mentre le appartenenti a un ordine religioso erano dette «suore». Ciononostante, l’italiano letterario sarà scompaginato dalle scelte stilistiche di Dante, il quale giunge a fissare nella Commedia un paradigma dell’area semantica delle ‘sorelle’, dopo aver privilegiato alcuni lemmi rispetto ad altri nella produzione giovanile. Il quadro delle attestazioni, significative seppur esigue, disvela la misura della consapevolezza autoriale e offre inedite indicazioni stilistiche. Un caso rappresentativo è dato dal lemma «sorella», che viene utilizzato per significare ‘sorella carnale’ e ‘suora’, riferito a Piccarda Donati: «La mia sorella, che tra bella e buona» (Pg XXIV 13) e «I’ fui nel mondo vergine sorella» (Pd III 46). L’esempio specifico sostiene la norma generale del dettato dantesco in cui una religiosa mai è nominata «suora», come avrebbe imposto l’uso del tempo, bensì «sorella». Nel contributo sono stati variamente indagati luoghi e personaggi danteschi che attingono all’area semantica sororale e inoltre un’analisi cursoria è stata rivolta ai corrispettivi maschili che hanno mostrato di possedere elementi di peculiarità.