Papers by GREGORIO GUMINA
Nella complessa società feudale la vita sociale degli antichi regimi ed i diritti di proprietà er... more Nella complessa società feudale la vita sociale degli antichi regimi ed i diritti di proprietà erano stati regolamentati per lungo tempo dalle consuetudini: diversificate a seconda dei vari regni, vennero codificate in una importante collezione da alcuni giuristi milanesi, assieme a quelle che concesse l'imperatore Corrado II detto il Salico (990 c.-1039), durante l'assedio di Milano del 1037, nel famoso Edictus de beneficiis (o Constitutio de feudis) riguardanti il riconoscimento dell'ereditarietà anche ai feudi minori, il servizio militare ed altri doveri dei feudatari verso il sovrano. Con lo sviluppo della vita comunale e la creazione delle corporazioni civili in diverse zone del nostro Paese, viene messo in crisi il vecchio sistema feudale, ma molte di quelle antiche consuetudini sopravviveranno sino al termine del XIX secolo. Tra queste troviamo i diritti che il baronaggio si era attribuito sulle persone; l'impiego di mano d'opera gratuita sia nella manutenzione stradale che nelle costruzioni sull'intero territorio baronale, la somministrazione gratuita di animali per trasporto e coltura, la riscossione delle rendite spettanti al barone, i servizi domestici nella sua corte, il servizio militare e il servizio postale. Fortunatamente l'antico jus primae noctis -sull'esistenza del quale sono molto discordi gli storici moderni -si era trasformato in un tributo in denaro. La nascita dei Comuni soprattutto in Italia ed in Francia fu fondamentale per il raggiungimento delle libertà civili ed il primo passo per il superamento definitivo dell'intero sistema feudale (1). In Sabina, nell'antica baronia di origine imperiale di Collalto, diverse di queste angherie e perangherie le troviamo, ad esempio, a partire dall'omaggio vassallatico, di origine carolingia, che si rinnovava ad ogni investitura ereditaria e che vediamo riproporsi di sovente anche nei documenti ufficiali -ovviamente per interposta persona e attraverso forme meno celebrative ed enfatizzanti. Ad ogni nuovo possessore del feudo venivano tributati il ligium tributum, il juramentum vassallaticum e l'assicurazione di fedeltà di tutte le terre a lui soggette (2). Taluni aspetti di questa usanza li possiamo ravvisare anche nelle procedure che descrivono il rituale eseguito all'ingresso di un nuovo governatore della baronia; costui, dotato di una patente d'investitura manoscritta e sigillata dal barone, si presentava in cavalcata con il suo seguito di famigli e collaboratori ai tre priori della Magnifica Communità di Coll'Alto, che lo accoglievano con austeri abiti cerimoniali nella cancelleria priorale -situata nel Palazzo del Governatore, sotto le mura castellane -ed una volta poste le mani sopra un libro delle sacre scritture, pronunziava il solenne giuramento di servire fedelmente il suo Padrone et Signore, di amministrare bene la giustizia civile e criminale per tutte le comunità e di sottomettersi, una volta terminato il suo mandato semestrale, alla revisione dei conti o Sindacatione (3). Immediatamente dopo qualche ricco Particolare (benestante) del luogo si offriva per la Sicurtà del nuovo governante, vale a dire che s'impegnava a pagare per lui tutti gli eventuali debiti che avrebbe lasciato insoluti. Assolte tutte le formalità di rito, veniva presentato ai maggiorenti della baronia, accompagnato da grandi scampanamenti festosi delle tre chiese locali, San Gregorio Magno, Santa Lucia e Santa Maria di Valle Pinciona (4). Altri aspetti non meno rilevanti del contorto jus feudalis tardo medievale relativo agli obblighi vassallatici, li possiamo evidenziare nei bandi (Banni) emessi dal governatore Aristius Florellus de Abbatia Florentilli nel 1589 (5), ministro di Alfonso Soderini, soprattutto nei capitoli riguardanti la Grascia, il Danno dato nelle selve o 5 Vecchia cartolina
come è noto il concilio di trento del 1547-1563 (2) -dal quale prese avvio la controriforma della... more come è noto il concilio di trento del 1547-1563 (2) -dal quale prese avvio la controriforma della chiesa cattolica contro il dilagare del protestantesimoemanò le disposizioni per l'istituzione degli Archivi Parrocchiali allo scopo di conservare i registri con tutte le informazioni relative ai battesimi (Liber Baptizatorum) ed ai matrimoni (Liber Matrimoniorum) celebrati in ogni parrocchia, anche se tale consuetudine era già diffusamente praticata in diverse diocesi italiane già dal sec. XIV (3). la necessità di censire le persone sia per scopi erariali che militari era molto sentita anche in ambito civile, se consideriamo, ad esempio, che Firenze aveva effettuato un primo sistematico censimento della sua popolazione già nel 1427 allo scopo di ripartire equamente le imposte e che l'amministrazione siciliana, sin dal 1402, usava far conteggiare a scadenze periodiche la popolazione isolana in base al numero dei fuochi, ossia delle famiglie (4). solo con successive disposizioni Papa Paolo V (5), nel "rituale romano" del 1661, estese l'obbligo di compilare e conservare anche il libro dei morti (Liber Mortuorum), gli stati d'anime (Status Animorum) dei censimenti parrocchiali nonché i registri dei cresimati (Liber Confirmatorum) ed il Cronicon, vale a dire un vero e proprio diario della vita parrocchiale. Il paese di collalto (che con meraviglia trovo descritto molto superficialmente da vari scrittori ottocenteschi) (6), proprio grazie alla sua posizione strategica dominante posta sui confini tra il regno di sicilia (7) e lo stato Pontificio, era stato per diversi secoli il capoluogo dell'antica Baronia imperiale costituita da sette Terre: collalto, Paganico, nespolo, collegiove, ricetto, san lorenzo e Marcetelli (8). nelle sue secolari vicissitudini passò di mano dalla famiglia collalto ai savelli (9), dagli strozzi (10) ai soderini (11), per finire ai Barberini di Palestrina (12) che furono costretti dagli stravolgimenti politici ed economici susseguenti alla rivoluzione francese ed alla restaurazione, oltre che dal nuovo e definitivo riassetto territoriale della delegazione di rieti stabilito con il Motu Proprio di Papa Pio VII del 6 luglio 1816 (13), a rinunziare nel dicembre del 1817 a tutti i diritti feudali su di essa, mantenendo soltanto alcune proprietà fondiarie ed immobiliari (14). Intorno ai primi di settembre del 1822, don Bernardino teodori arciprete della chiesa di san gregorio Magno di collalto (15), dopo l'avvenuta visita pastorale il 29 luglio del vescovo di rieti mons. Francesco saverio Pereira (16) alle chiese della sua diocesi, compilò lo Stato delle anime della sua parrocchia. I dati che possiamo ricavarne sono piuttosto scarsi, in realtà, poiché sono limitati alla sola citazione dei cognomi e dei nomi componenti i singoli nuclei familiari, senza peraltro considerare i cognomi delle 39
Dalla prima metà dell'Ottocento e sino agli inizi degli anni '30 del Novecento alcune piccole com... more Dalla prima metà dell'Ottocento e sino agli inizi degli anni '30 del Novecento alcune piccole comunità dell'alta valle del Turano (1) vissero un breve ma intenso sviluppo economico e sociale reso possibile, soprattutto, dall'incremento della pastorizia, dall'allevamento, dall'agricoltura e da alcune tipiche attività artigianali (2). Ma tale sviluppo s'arresto drasticamente sul finire degli anni '30 per effetto del colpo mortale inferto alle sue antichissime popolazioni dal regime fascista, che le saccheggiò della gran parte dei migliori terreni agricoli per fare spazio ad un'inutile bacino artificiale ed alla sua diga costruita a Stipes (3). Non soltanto tali opere "grandiose", così fascisticamente enfatizzate dalla propaganda di regime, sono costate ai contribuenti italiani d'allora un'enormità ma non hanno prodotto alcun vero progresso o beneficio a tutti quei paesi che si affacciano sulle acque del fiume: al contrario, hanno causato enormi ed incalcolabili danni economici, morali e culturali a centinaia di agricoltori ed alle loro famiglie, hanno prodotto una disoccupazione insanabile, da generazioni, costringendo migliaia di famiglie ad emigrare in terre lontane per sopravvivere, e come se tutto ciò non bastasse, hanno eroso all'intera collettività le memorie storiche di cui questa terra era ricca. Cosa ancora più grave, ed a mio avviso da non sottovalutare, è che la creazione del bacino idroelettrico del Turano -tra l'altro oggi estremamente pericoloso tenuto conto sia delle vecchie tecnologie usate nella costruzione e sia dell'alta sismicità di questi territori -sommate alla perenne mancanza di concrete politiche occupazionali a sostegno delle popolazioni locali, ha innestato un'inarrestabile processo di spopolamento di questi piccoli comuni, determinandone l'inevitabile scomparsa. Vedere oggi, agosto 2012, ciò che resta di quei magnifici campi sapientemente coltivati prima della realizzazione dell'invaso artificiale, rattrista molto; paradossalmente, se in passato era l'uomo che sottraeva terreni da colonizzare ai boschi per le sue necessità, oggi, al contrario, su quei terreni la natura sta riprendendosi ciò che le era stato tolto. In questa parte dell'antica terra sabina, fra le ricchezze naturali, vi è sempre stata senza dubbio l'abbondanza dei corsi d'acqua che in primavera, allo sciogliersi delle prime nevi, scorrono prepotentemente dalle alture circostanti per andare ad alimentare l'antico fiume Turano; la sua particolare orografia ha favorito, sin dall'antichità, la costruzione di vari tipi di mulini adatti alle diverse necessità delle popolazioni locali. Nel vasto territorio dell'antica baronia imperiale di Collalto, che comprendeva, oltre a questo castello, quelli di Paganico, Collegiove, Nespolo, Ricetto, S. Lorenzo, Marcetelli, l'esistenza di una piccola rete di mulini a grano è sufficientemente documentata, soprattutto nella stretta gola naturale dell'Ovito (4), tra i paesi di Paganico Sabino ed Ascrea (paese che per un certo periodo fece anch'esso parte della baronia) dove ne ritroviamo attivi addirittura quattro, molto vicini uno all'altro, con un grande granaio (che servì probabilmen-Sansone di Carl Bloch, Roma 1863 Macinatrice egiziana, Museo archeologico di Firenze Funzionamento delle mole di O. Strada
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