Papers by Elettra Ingravallo
New radiocarbon and thermoluminescence dating obtained from Salve burial mounds allowed
to date t... more New radiocarbon and thermoluminescence dating obtained from Salve burial mounds allowed
to date the building of the necropolis between the end of the IV millennium and the beginning of III millennium BC and to establish its long duration until the Bronze Age. It is also confirmed the beginning of the Copper Age in the Salento peninsula in the IV millennium
BC, as already documented in other regions.
Radiocarbon, 2014
Archaeological surface surveys carried out near Salve in southern Italy led to the identification... more Archaeological surface surveys carried out near Salve in southern Italy led to the identification of about 90 stone mounds spread over an area of about 100 ha. Systematic archaeological investigations allowed to identify the mounds as funeral structures with some having megalithic features. In the necropolis, both the inhumation and cremation rituals are evident, in some cases within the same mound. This article presents the results of an accelerator mass spectrometry (AMS) radiocarbon dating campaign carried out on different kinds of samples recovered from several structures: unburned and cremated bones, charcoals, and organic residues extracted from pottery sherds. The results allowed to assess the chronology of the site and to shed new light on the different funeral practices in Copper Age southern Italy.
Books by Elettra Ingravallo
La necropoli di Macchie Don Cesare nel territorio di Salve (LE) ha aggiunto nuovi dati alla conos... more La necropoli di Macchie Don Cesare nel territorio di Salve (LE) ha aggiunto nuovi dati alla conoscenza dei costumi funerari dell’eneolitico meridionale: ha rivelato, infatti, la pratica dell’incinerazione sotto tumulo affermatasi tra la metà del IV e il III millennio a.C.
I tumuli di Salve, fatti di terra e di pietre, ricoprivano monumenti realizzati con tipologie diverse, alcuni con articolazioni complesse al loro interno, altri molto semplici costituiti solo da una piattaforma basale su cui poggiavano i vasi con i resti incinerati o questi stessi sparsi sulla superficie, privi di contenitori. In nessuno dei tumuli era presente il corredo.
Ma, accanto all’incinerazione, nella necropoli è attestato anche l’uso dell’inumazione come nei tumuli 6, 9 e 7: nei primi due si trattava di ossa non combuste; nel tumulo 7, invece, all’interno di una cista litica che pure conteneva alla base tre incinerati, erano stati deposti circa 50 individui in seguito sottoposti a manipolazioni. Essi, a differenza degli incinerati avevano con sé il corredo i cui componenti, vasi in ceramica e oggetti di ornamento, sono molto simili a quelli rinvenuti a Grotta Cappuccini di Galatone.
E’ un quadro composito quello che restituisce la necropoli di Salve: documenta la pluralità di tradizioni esistente tra comunità che vivevano nel medesimo territorio e che condividevano la medesima cultura ispirata ai canoni di Gaudo e Laterza.
L’architettura dei tumuli, inoltre, rinvia a modelli diffusi che – se pure con tipologie varie – caratterizzavano il paesaggio funerario di molte regioni europee, inserendo il Salento in quel “mondo interconnesso” che era l’Europa del III millennio a.C.
Geomorfologia, paleobotanica, antropologia, analisi archeometriche contribuiscono a ricostruire una visione d’insieme in cui la dimensione funeraria risulta ancorata a dati di realtà che ne affiancano gli aspetti ideologici.
Non ultima, la cronologia: la serie di datazioni ottenuta dai vari tumuli fornisce importanti aggiornamenti sull’eneolitico meridionale, spostandone l’insorgenza alla metà del IV millennio in linea con quanto avviene nel resto della penisola.
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to date the building of the necropolis between the end of the IV millennium and the beginning of III millennium BC and to establish its long duration until the Bronze Age. It is also confirmed the beginning of the Copper Age in the Salento peninsula in the IV millennium
BC, as already documented in other regions.
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I tumuli di Salve, fatti di terra e di pietre, ricoprivano monumenti realizzati con tipologie diverse, alcuni con articolazioni complesse al loro interno, altri molto semplici costituiti solo da una piattaforma basale su cui poggiavano i vasi con i resti incinerati o questi stessi sparsi sulla superficie, privi di contenitori. In nessuno dei tumuli era presente il corredo.
Ma, accanto all’incinerazione, nella necropoli è attestato anche l’uso dell’inumazione come nei tumuli 6, 9 e 7: nei primi due si trattava di ossa non combuste; nel tumulo 7, invece, all’interno di una cista litica che pure conteneva alla base tre incinerati, erano stati deposti circa 50 individui in seguito sottoposti a manipolazioni. Essi, a differenza degli incinerati avevano con sé il corredo i cui componenti, vasi in ceramica e oggetti di ornamento, sono molto simili a quelli rinvenuti a Grotta Cappuccini di Galatone.
E’ un quadro composito quello che restituisce la necropoli di Salve: documenta la pluralità di tradizioni esistente tra comunità che vivevano nel medesimo territorio e che condividevano la medesima cultura ispirata ai canoni di Gaudo e Laterza.
L’architettura dei tumuli, inoltre, rinvia a modelli diffusi che – se pure con tipologie varie – caratterizzavano il paesaggio funerario di molte regioni europee, inserendo il Salento in quel “mondo interconnesso” che era l’Europa del III millennio a.C.
Geomorfologia, paleobotanica, antropologia, analisi archeometriche contribuiscono a ricostruire una visione d’insieme in cui la dimensione funeraria risulta ancorata a dati di realtà che ne affiancano gli aspetti ideologici.
Non ultima, la cronologia: la serie di datazioni ottenuta dai vari tumuli fornisce importanti aggiornamenti sull’eneolitico meridionale, spostandone l’insorgenza alla metà del IV millennio in linea con quanto avviene nel resto della penisola.
to date the building of the necropolis between the end of the IV millennium and the beginning of III millennium BC and to establish its long duration until the Bronze Age. It is also confirmed the beginning of the Copper Age in the Salento peninsula in the IV millennium
BC, as already documented in other regions.
I tumuli di Salve, fatti di terra e di pietre, ricoprivano monumenti realizzati con tipologie diverse, alcuni con articolazioni complesse al loro interno, altri molto semplici costituiti solo da una piattaforma basale su cui poggiavano i vasi con i resti incinerati o questi stessi sparsi sulla superficie, privi di contenitori. In nessuno dei tumuli era presente il corredo.
Ma, accanto all’incinerazione, nella necropoli è attestato anche l’uso dell’inumazione come nei tumuli 6, 9 e 7: nei primi due si trattava di ossa non combuste; nel tumulo 7, invece, all’interno di una cista litica che pure conteneva alla base tre incinerati, erano stati deposti circa 50 individui in seguito sottoposti a manipolazioni. Essi, a differenza degli incinerati avevano con sé il corredo i cui componenti, vasi in ceramica e oggetti di ornamento, sono molto simili a quelli rinvenuti a Grotta Cappuccini di Galatone.
E’ un quadro composito quello che restituisce la necropoli di Salve: documenta la pluralità di tradizioni esistente tra comunità che vivevano nel medesimo territorio e che condividevano la medesima cultura ispirata ai canoni di Gaudo e Laterza.
L’architettura dei tumuli, inoltre, rinvia a modelli diffusi che – se pure con tipologie varie – caratterizzavano il paesaggio funerario di molte regioni europee, inserendo il Salento in quel “mondo interconnesso” che era l’Europa del III millennio a.C.
Geomorfologia, paleobotanica, antropologia, analisi archeometriche contribuiscono a ricostruire una visione d’insieme in cui la dimensione funeraria risulta ancorata a dati di realtà che ne affiancano gli aspetti ideologici.
Non ultima, la cronologia: la serie di datazioni ottenuta dai vari tumuli fornisce importanti aggiornamenti sull’eneolitico meridionale, spostandone l’insorgenza alla metà del IV millennio in linea con quanto avviene nel resto della penisola.