Books by Marianna Zanetta
Giorgia Sallusti (a cura di) – Genere e Giappone. Femminismi e queerness negli anime e nei manga., 2023
Uno sguardo sulle eroine di manga e anime, e sul rapporto con rappresentazione della donna e ster... more Uno sguardo sulle eroine di manga e anime, e sul rapporto con rappresentazione della donna e stereotipi orientalizzanti
A Enrico Comba. Per la guida paziente in mondi distanti. Come solo uno sciamano saprebbe fare.
Natura animata. Cerimonie, feste, tradizioni attraverso tempi e culture. Studi in memoria di Enrico Comba, 2022
Capitolo nel volume: "Natura animata. Cerimonie, feste, tradizioni attraverso tempi e culture. St... more Capitolo nel volume: "Natura animata. Cerimonie, feste, tradizioni attraverso tempi e culture. Studi in memoria di Enrico Comba"
Ogni cultura riflette sul proprio territorio, e sulle relazioni tra la comunità umana e l'ambiente circostante. Il Giappone non fa eccezione, e in particolare le montagne, yama (che qui costituiscono più del 70% della superficie nazionale) sono state oggetto di culto, di adorazione e di timore per gran parte della storia del paese. Le montagne giapponesi sono territori sacri, inaccessibili all'essere umano; sono la dimora di kami, di diversi Buddha e di antenati e alle loro pendici si radunano spiriti e spettri di varia potenza e indole. Sono oggetto di adorazione e reverenza: il sangaku shinko, il culto giapponese per le montagne, è un fenomeno trasversale che coinvolge in diverse modalità le varie credenze religiose del paese. Parlare di montagne sacre, e di rapporto tra uomo e natura in Giappone, è tuttavia un'impresa complessa, perché ci obbliga-prima ancora di addentrarci nel cuore della tematica-ad alcune riflessioni e precauzioni preliminari. È necessario innanzitutto riflettere su cosa sia il sacro, su come questo si innesti sul binomio controverso natura-cultura, e soprattutto su come queste riflessioni si articolino in terra giapponese. Ci impone inoltre cautela nel discorso sul "Giappone" e i "giapponesi", perché negli ultimi due secoli di storia di questo paese abbiamo assistito a dinamiche complesse in cui tradizioni locali, istanze politiche e forza ideologica si sono sommate per restituire un'immagine specifica e strutturata, che però non sempre riesce a rappresentare la realtà religiosa e quotidiana. Il discorso ci spinge inoltre a ricordare che gli immaginari più diffusi nel presente, e quelli più conosciuti negli ambiti accademici internazionali, non sono per forza gli unici né i più longevi, e che spesso si configurano come la narrazione della cultura dominante, di coloro che hanno imposto sul paesaggio la loro specifica narrazione. Nelle pagine seguenti procederemo quindi ad una riflessione preliminare sul concetto di sacro, su quello di natura, e sulle più significative trasformazioni politiche e culturali nel Giappone dell'ultimo secolo. Ci addentreremo poi nella specifica tematica della montagna, della sua rappresentazione variegata, e della sua relazione con altri elementi dell'ambiente giapponese. Cercheremo infine di individuare le figure che più spesso si muovono in questo ambiente, e le loro interazioni con il mondo degli esseri umani. Occorre ancora una premessa veloce ma indispensabile sul panorama religioso giapponese; le credenze della popolazione nipponica sono infatti variegate e composite e si discostano dalla concezione di fede e appartenenza tipica del pensiero giudaico-cristiano. Le due maggiori religioni presenti sul territorio sono lo Shintō 1 (spesso descritto come una forma di animismo politeistico che adora i kami, essenze divine 2) e il Buddhismo (prevalentemente quello di matrice
Il termine mizuko 水子 viene tradotto letteralmente con bambino d’acqua, e nella cultura giapponese... more Il termine mizuko 水子 viene tradotto letteralmente con bambino d’acqua, e nella cultura giapponese rappresenta l’anima dei bambini abortiti. L’immaginario vede gli spiriti dei bambini radunarsi lungo il fiume dei morti, incapaci di attraversarlo perché i demoni impediscono loro di salire sulla barca che conduce al di là; su questa riva grigia le piccole anime giocano e cercano di costruire degli stūpa con i sassi del fiume, così da accumulare meriti e raggiungere l’altra sponda del fiume o una rinascita immediata; immancabilmente i demoni arrivano e distruggono senza pietà le costruzioni, e immancabilmente i piccoli spiriti ricominciano da capo. È un’immagine estremamente triste: la piccola anima è rappresentata sola, spesso dimenticata dai genitori e incapace di liberarsi da questo luogo di pena, per certi versi simile al Limbo cristiano, a metà tra la vita e la morte. Nelle diverse preghiere e composizioni in cui questa credenza può essere rintracciata, a un certo punto entra in scena il bodhisattva Jizō, divinità estremamente popolare in Giappone, che distrugge i demoni e salva i piccoli dal loro stato di tristezza e miseria. Questi culti, raccolti sotto il nome generico di mizuko kuyo 水子供養, si sono sviluppati a partire da tradizioni antiche, e rispetto a esse hanno subito un notevole slittamento di significato; essi inoltre non fanno riferimento a un’unica particolare tradizione religiosa, ma sono in qualche modo trasversali rispetto alle varie correnti contemporanee. L’analisi di una realtà così lontana rispetto al nostro panorama culturale vuole provare a spostare la riflessione su un altro piano, e cercare di vedere come affrontare la problematica dell’aborto da una angolazione diversa. L’intento è dimostrare che esiste un modo di rapportarsi al problema che non è solo quello di una negazione del diritto o del lutto; al contrario, partendo dall’assunto che il diritto all’aborto è irrinunciabile, si cercano soluzioni, modalità di mediazione del dolore che permettano alle donne e alle famiglie di affrontare la realtà della loro sofferenza senza essere costrette a rinnegarla o nasconderla.
capitolo del volume Invention of Tradition and Syncretism in Contemporary Religions: Sacred Creat... more capitolo del volume Invention of Tradition and Syncretism in Contemporary Religions: Sacred Creativity, ed. Stefania Palmisano e Nicola Pannofino, Palgrave, 2017
D come Donne, D come Dio.
A cura di Alberta Giorgi e Stefania Palmisano.
Book Chapter
Papers by Marianna Zanetta
The region of Tōhoku offers a varied and interesting number of folk religious practices and tradi... more The region of Tōhoku offers a varied and interesting number of folk religious practices and traditions, one of the most popular being the itako イタ コ, the blind minkan fusha 民間巫. 1 They are well attested in Tōhoku from at least the Edo period, as well as in Tochigi and Ibaraki prefectures, which border Fukushima, and are known in particular for their activity as mediums, with the ritual called kuchiyose 口寄せ, the calling of the dead through the possession of the practitioner's body. 2 Because of a combination of circumstances, such as the drop in new recruits and elderly practitioners abandoning the profession, the itako practices, as we know them, are inevitably destined to disappear. Various factors converge to explain this prediction; for example, blindness, the main distinctive characteristic of these professionals, is disappearing as a result of the improvement and diffusion of the health system: contemporary welfare is better equipped to manage sight disabilities,
Religion and Gender, Feb 19, 2017
Journal of religion in Japan, Jun 14, 2019
Research on shamanism is a delicate and complex arena, as shamanism itself has been perhaps one o... more Research on shamanism is a delicate and complex arena, as shamanism itself has been perhaps one of the most analyzed, used (and misused) concept in the history of anthropology. Murakami Aki leads us in the specific Japanese arena, with a thorough and significant analysis of kamisama practices
La 4e journée doctorale du Centre de recherche sur les civilisations de l'Asie orientale (CRC... more La 4e journée doctorale du Centre de recherche sur les civilisations de l'Asie orientale (CRCAO) se tiendra le jeudi 9 novembre à la Maison de l'Asie (Paris). Date Jeudi 9 novembre 2017, de 10h00 à 17h30 Lieu Grand salon (1er étage) 22 boulevard du Président Wilson - 75116 Paris Plus d'information Programme (pdf) http://www.crcao.fr/spip.php?article123
Religioni e società, 2019
Itako are blind female shamans of North-East Japan whose activity has witnessed significant chang... more Itako are blind female shamans of North-East Japan whose activity has witnessed significant changes starting from the postwar period. In this paper, we aim to analyse how this practice has been (re-)invented in recent years as well as the reasons which foster these transformations. Moving on from our distinction between invented and inventive tradition, we shall demonstrate how the historically demonstrable (therefore not invented) tradition of itako has been transformed according to new interpretations and contemporary demands.
L’on peut encore rencontrer de nos jours, dans le nord-ouest de l’archipel japonais, les ultimes ... more L’on peut encore rencontrer de nos jours, dans le nord-ouest de l’archipel japonais, les ultimes représentantes d’une forme très particulière de chamanisme : les itako, ou chamanes aveugles. Les itako peuvent être considérées comme les dernières héritières d’un chamanisme qui trouve ses origines dans le mythe ; malgré tout elles ont souvent suscité de vives polémiques dans le milieu des spécialistes d’anthropologie religieuse, qui remettaient en question l’authenticité de leur expérience et donc, la possibilité de la verser au dossier du chamanisme proprement dit. Néanmoins, si l’on renonce à tout parti pris leur rôle, leur parcours, l’ensemble de leur expérience semblent bien justifier qu’on les rattache au phénomène du chamanisme. Les activités des itako trahissent une focalisation fonctionnelle extrêmement intéressante. Leur spécialité consiste à communiquer de façon préférentielle avec les âmes des ancêtres, qui ne trouvent pas la paix et qui représentent ainsi une menace pour l...
Journal of Religion in Japan, 2019
Research on shamanism is a delicate and complex arena, as shamanism itself has been perhaps one o... more Research on shamanism is a delicate and complex arena, as shamanism itself has been perhaps one of the most analyzed, used (and misused) concept in the history of anthropology. Murakami Aki leads us in the specific Japanese arena, with a thorough and significant analysis of kamisama practices
Proposal must be submitted by January 15, 2018.Bergamo (Italy) – June 6-9, 2018 Organized by: Uni... more Proposal must be submitted by January 15, 2018.Bergamo (Italy) – June 6-9, 2018 Organized by: University of Bergamo Etnografia e Ricerca Qualitativa (ERQ) / Ethnography and Qualitative Research Since 2006, the Ethnography and Qualitative Research Conference in Bergamo has become an increasingly recognised and established scientific meeting for social researchers. The Conference is organised bi-annually, and has grown positively both in terms of numbers (with the 2016 edition gathering almos..
D come donne, D come Dio, 2016
D come Donne, D come Dio. A cura di Alberta Giorgi e Stefania Palmisano. Book Chapter
Invention of Tradition and Syncretism in Contemporary Religions, 2017
The region of Tōhoku offers a varied and interesting number of folk religious practices and tradi... more The region of Tōhoku offers a varied and interesting number of folk religious practices and traditions, one of the most popular being the itako イタ コ, the blind minkan fusha 民間巫. 1 They are well attested in Tōhoku from at least the Edo period, as well as in Tochigi and Ibaraki prefectures, which border Fukushima, and are known in particular for their activity as mediums, with the ritual called kuchiyose 口寄せ, the calling of the dead through the possession of the practitioner's body. 2 Because of a combination of circumstances, such as the drop in new recruits and elderly practitioners abandoning the profession, the itako practices, as we know them, are inevitably destined to disappear. Various factors converge to explain this prediction; for example, blindness, the main distinctive characteristic of these professionals, is disappearing as a result of the improvement and diffusion of the health system: contemporary welfare is better equipped to manage sight disabilities,
Itako are blind female shamans of North-East Japan whose activity has witnessed significant chang... more Itako are blind female shamans of North-East Japan whose activity has witnessed significant changes starting from the postwar period. In this paper, we aim to analyse how this practice has been (re-)invented in recent years as well as the reasons which foster these transformations. Moving on from our distinction between invented and inventive tradition, we shall demonstrate how the historically demonstrable (therefore not invented) tradition of itako has been transformed according to new interpretations and contemporary demands.
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Books by Marianna Zanetta
Ogni cultura riflette sul proprio territorio, e sulle relazioni tra la comunità umana e l'ambiente circostante. Il Giappone non fa eccezione, e in particolare le montagne, yama (che qui costituiscono più del 70% della superficie nazionale) sono state oggetto di culto, di adorazione e di timore per gran parte della storia del paese. Le montagne giapponesi sono territori sacri, inaccessibili all'essere umano; sono la dimora di kami, di diversi Buddha e di antenati e alle loro pendici si radunano spiriti e spettri di varia potenza e indole. Sono oggetto di adorazione e reverenza: il sangaku shinko, il culto giapponese per le montagne, è un fenomeno trasversale che coinvolge in diverse modalità le varie credenze religiose del paese. Parlare di montagne sacre, e di rapporto tra uomo e natura in Giappone, è tuttavia un'impresa complessa, perché ci obbliga-prima ancora di addentrarci nel cuore della tematica-ad alcune riflessioni e precauzioni preliminari. È necessario innanzitutto riflettere su cosa sia il sacro, su come questo si innesti sul binomio controverso natura-cultura, e soprattutto su come queste riflessioni si articolino in terra giapponese. Ci impone inoltre cautela nel discorso sul "Giappone" e i "giapponesi", perché negli ultimi due secoli di storia di questo paese abbiamo assistito a dinamiche complesse in cui tradizioni locali, istanze politiche e forza ideologica si sono sommate per restituire un'immagine specifica e strutturata, che però non sempre riesce a rappresentare la realtà religiosa e quotidiana. Il discorso ci spinge inoltre a ricordare che gli immaginari più diffusi nel presente, e quelli più conosciuti negli ambiti accademici internazionali, non sono per forza gli unici né i più longevi, e che spesso si configurano come la narrazione della cultura dominante, di coloro che hanno imposto sul paesaggio la loro specifica narrazione. Nelle pagine seguenti procederemo quindi ad una riflessione preliminare sul concetto di sacro, su quello di natura, e sulle più significative trasformazioni politiche e culturali nel Giappone dell'ultimo secolo. Ci addentreremo poi nella specifica tematica della montagna, della sua rappresentazione variegata, e della sua relazione con altri elementi dell'ambiente giapponese. Cercheremo infine di individuare le figure che più spesso si muovono in questo ambiente, e le loro interazioni con il mondo degli esseri umani. Occorre ancora una premessa veloce ma indispensabile sul panorama religioso giapponese; le credenze della popolazione nipponica sono infatti variegate e composite e si discostano dalla concezione di fede e appartenenza tipica del pensiero giudaico-cristiano. Le due maggiori religioni presenti sul territorio sono lo Shintō 1 (spesso descritto come una forma di animismo politeistico che adora i kami, essenze divine 2) e il Buddhismo (prevalentemente quello di matrice
Papers by Marianna Zanetta
Ogni cultura riflette sul proprio territorio, e sulle relazioni tra la comunità umana e l'ambiente circostante. Il Giappone non fa eccezione, e in particolare le montagne, yama (che qui costituiscono più del 70% della superficie nazionale) sono state oggetto di culto, di adorazione e di timore per gran parte della storia del paese. Le montagne giapponesi sono territori sacri, inaccessibili all'essere umano; sono la dimora di kami, di diversi Buddha e di antenati e alle loro pendici si radunano spiriti e spettri di varia potenza e indole. Sono oggetto di adorazione e reverenza: il sangaku shinko, il culto giapponese per le montagne, è un fenomeno trasversale che coinvolge in diverse modalità le varie credenze religiose del paese. Parlare di montagne sacre, e di rapporto tra uomo e natura in Giappone, è tuttavia un'impresa complessa, perché ci obbliga-prima ancora di addentrarci nel cuore della tematica-ad alcune riflessioni e precauzioni preliminari. È necessario innanzitutto riflettere su cosa sia il sacro, su come questo si innesti sul binomio controverso natura-cultura, e soprattutto su come queste riflessioni si articolino in terra giapponese. Ci impone inoltre cautela nel discorso sul "Giappone" e i "giapponesi", perché negli ultimi due secoli di storia di questo paese abbiamo assistito a dinamiche complesse in cui tradizioni locali, istanze politiche e forza ideologica si sono sommate per restituire un'immagine specifica e strutturata, che però non sempre riesce a rappresentare la realtà religiosa e quotidiana. Il discorso ci spinge inoltre a ricordare che gli immaginari più diffusi nel presente, e quelli più conosciuti negli ambiti accademici internazionali, non sono per forza gli unici né i più longevi, e che spesso si configurano come la narrazione della cultura dominante, di coloro che hanno imposto sul paesaggio la loro specifica narrazione. Nelle pagine seguenti procederemo quindi ad una riflessione preliminare sul concetto di sacro, su quello di natura, e sulle più significative trasformazioni politiche e culturali nel Giappone dell'ultimo secolo. Ci addentreremo poi nella specifica tematica della montagna, della sua rappresentazione variegata, e della sua relazione con altri elementi dell'ambiente giapponese. Cercheremo infine di individuare le figure che più spesso si muovono in questo ambiente, e le loro interazioni con il mondo degli esseri umani. Occorre ancora una premessa veloce ma indispensabile sul panorama religioso giapponese; le credenze della popolazione nipponica sono infatti variegate e composite e si discostano dalla concezione di fede e appartenenza tipica del pensiero giudaico-cristiano. Le due maggiori religioni presenti sul territorio sono lo Shintō 1 (spesso descritto come una forma di animismo politeistico che adora i kami, essenze divine 2) e il Buddhismo (prevalentemente quello di matrice
Il secondo dopoguerra è stato per il Giappone un periodo di immense trasformazioni politiche e culturali, di passaggio da una terribile crisi economica al boom degli anni Sessanta, di forte urbanizzazione e di americanizzazione degli stili di vita.
In tale contesto, uno degli elementi che più di altri ha manifestato i segni del cambiamento è l’unità familiare (ie 家), che ha visto modificare la propria fisionomia da elemento centrale nel discorso pubblico e politico a entità frammentata e sradicata dai propri contesti di origine. Tali trasformazioni hanno avuto, e stanno avendo tutt’ora, un significativo impatto sul culto degli antenati e sui riti funebri, così strettamente connessi alla famiglia come entità intorno alla quale tali riti si sviluppano e si configurano. In particolare, la difficoltà di garantire dei discendenti per il mantenimento delle tombe di famiglia e per la ripetizione annuale dei riti della memoria sta modificando le pratiche funerarie, fornendo nuove soluzioni per prendersi cura del proprio aldilà senza pesare o dipendere dalla presenza di discendenti, trasformando così gradualmente le pratiche di sepoltura da simbolo di unità e di appartenenza familiare a manifestazione della volontà e della speranza individuale
Queste donne, colpite da cecità in giovanissima età o addirittura dalla nascita, scelgono tale professione come via per la propria sopravvivenza, come strumento per garantirsi un sostentamento e una sorta di riconoscimento sociale.
Questo fattore «utilitaristico» è stato la causa principale delle polemiche e dello scetticismo che ruota intorno a queste figure; se analizziamo l’esperienza delle itako, ci rendiamo subito conto dell’assenza dei tipici elementi di vocazione o di ereditarietà rintracciabili nelle tradizionali esperienze sciamaniche. È comunque altrettanto vero che il loro percorso, il loro ruolo, e nell’insieme la loro esperienza possono essere fatti rientrare nel solco dello sciamanesimo.
In questa sede, tuttavia, non intendo soffermarmi sulle specifiche del percorso iniziatico che porta le apprendiste a diventare itako a tutti gli effetti; quello che si intende qui indagare è invece il particolare rapporto che intercorre tra la sciamana e il mondo dei morti, ambito privilegiato di attività delle itako, e in particolare il rapporto tra sciamana e morti inquieti. È infatti alle itako che le famiglie per cercare di pacificare un morto inquieto o lo spirito di un defunto particolarmente pericoloso.
Si cercherà di dimostrare che il motivo di questo legame risiede in un particolare elemento che caratterizza itako e morto inquieto, vale a dire l’impurità; è proprio questa comunanza che permette ai due soggetti di comunicare.
Murakami Aki leads us in the specific Japanese arena, with a thorough and significant analysis of kamisama practices
Autobiographical Writings of the Tibetan Buddhist
Visionary Sera Khandro. New York: Columbia
University Press 2014, 422 pp., ISBN 9780231147682
The methodological approach here employed consists of a first ethnographic analysis following my PhD fieldwork, and a subsequent intense bibliography work in order to acquire a deeper comprehension of the historical evolutions and modifications in the practice. Therefore, historic and anthropological methods and practices were both used in order to offer a wider picture of the situation.
Adopting a historical approach, the analysis will follow the evolution of these entanglements starting with the Meji period on. This peculiar dynamic, which involves the imperial government, the ancestor worship and the consequent relationship with death, has caused important variation in the interpretation of the family relations and the ritual practice, from the Sengoku period on (1467 – 1603) during which the lineal family system is established.
Brief presentation of the situation in Tohoku, with a possible interpretation of Itako practices and their developments in the recent years
"Les Itako du Japon"